Editoriale

 

Figli

 

Poco prima di chiudere questo numero del giornale ci siamo resi conto che ci mancava ancora il tema di fondo, quello che di volta in volta riteniamo più rilevante. Poi, riordinando gli articoli, abbiamo visto che di fatto, senza che lo scegliessimo, un argomento si era "autoimposto" alla nostra attenzione: i figli. Figli sotto i tre anni, condannati, come dice una donna detenuta alla Giudecca, per "concorso in reato" con le loro madri; figli che, dopo una separazione, diventano strumenti di odio, ripicche, accuse, e spesso finiscono per non incontrare più il padre detenuto, o lo incontrano ogni tanto, quando la madre decide di "farglieli vedere"; figli che diventano adulti troppo in fretta, quando in casa gli viene a mancare l’appoggio del padre o della madre, finiti in galera; figli costretti, a quindici anni, in paesi poveri come la Romania o la Moldavia, ad assumersi il ruolo di capofamiglia, mentre i genitori sono all’estero per guadagnare qualcosa di più, e magari sono pure finiti in carcere; e poi anche figli che, finendo in carcere, distruggono la tranquillità, gli equilibri, la vita sociale, la "reputazione" di intere famiglie.

Candido Cannavò, l’ex direttore della Gazzetta dello Sport che si è "appassionato" al carcere e ha scritto un libro su San Vittore, ha detto a proposito dei bambini che ha visto nel carcere milanese: "Se il Comune di Milano, avanguardia d’Europa, non riesce a risolvere il problema di sette bambini, non dico settanta, che cittadini siamo?". Cannavò è una persona perbene, ancora capace di scandalizzarsi, ma purtroppo si fa l’abitudine a tutto, anche ai "bambini detenuti": qualche giorno fa, nel nido del carcere femminile della Giudecca, ce n’erano 17.

Se nella nostra società sono pochi quelli che hanno voglia di fare qualcosa per i detenuti, c’è almeno da sperare che ci siano ancora tante persone perbene che provino un po’ di vergogna a vedere quanti sono i ragazzi innocenti, i figli travolti dalla galera, che pagano non solo per gli errori dei genitori, ma anche per l’indifferenza di tutti, per il cinismo di chi non distingue le responsabilità, e pensa che i figli debbano portarsi addosso le colpe dei padri. Nonostante viviamo in un paese, dove la famiglia sembra essere sempre un grande valore. La famiglia propria, naturalmente, non quella degli altri.

 

La Redazione

 

Home Su Successiva