Editoriale

 

Una estate drammatica nelle carceri

 

Nella Casa di Reclusione di Padova, è a rischio una delle poche esperienze all’avanguardia, dove al posto dell’abbandono estivo ci sono da anni detenuti impegnati in attività qualificate di formazione e informazione

 

Anni di lavoro che possono essere distrutti in un attimo

 

Si dice che l’Italia è il paese delle emergenze. Sfogliando le Rassegne Stampa sul carcere, realizzate nella Casa di Reclusione di Padova, eravamo convinti che l’emergenza carceri, d’estate, fosse rappresentata dal sovraffollamento sempre più insopportabile, dai suicidi sempre più frequenti, dal disagio crescente. Un’estate drammatica nelle carceri, alla quale pensavamo di rispondere, come facciamo ormai da cinque anni, con l’unica alternativa possibile: non andare in vacanza, come operatori e volontari, non smobilitare, continuare le attività, dare ai detenuti una possibilità di vita decente, nonostante il disinteresse ormai totale della società rispetto al carcere e lo stato di abbandono generalizzato, e d’estate ancora più pesante.

Ma l’emergenza, questa volta, è un’altra: mancano agenti, ci dicono, per garantire l’apertura dell’area delle attività culturali e di informazione. Ne basterebbe uno, di agente, per farla funzionare, ma non c’è. Cinque anni di attività del Centro di Documentazione Due Palazzi, con il gruppo Rassegna Stampa e la redazione di Ristretti Orizzonti, il TG 2Palazzi e la legatoria, senza mai una emergenza. Ora, in concomitanza con il cambio della direzione, ci troviamo invece in una situazione di emergenza che si aggrava di giorno in giorno, e giustifica la chiusura di tutte le attività, che noi operatori garantivamo anche d’estate.

La Casa di Reclusione di Padova è considerata una situazione d’avanguardia, a Padova negli ultimi anni si è lavorato insieme, volontari, operatori penitenziari, insegnanti, detenuti, per costruire una rete di informazione, che servisse a tutti e rendesse più trasparente e più civile il carcere. Fondamentali per costruire questa realtà sono state in questi anni la collaborazione quotidiana e la disponibilità degli agenti di Polizia penitenziaria. Abbiamo organizzato convegni con centinaia di ospiti sui problemi dei detenuti stranieri, sul volontariato e l’informazione, sull’affettività; preparato e tradotto una guida per i detenuti che poi la Regione Veneto ha finanziato e distribuito in tutte le carceri venete; allestito un sito fra i più informati e aggiornati sul carcere; dato vita a un giornale di qualità che è un punto di riferimento per chi si occupa di carcere in Italia; prodotto Rassegne Stampa che vengono fornite a enti e associazioni; realizzato un telegiornale che una emittente locale trasmette regolarmente; coinvolto i detenuti in corsi di formazione che hanno dato loro competenze spendibili anche all’esterno.

Cosa serve per distruggere tutto questo? Pare pochissimo. Manca un agente e si chiude tutto, e noi non possiamo più rispettare gli impegni presi, consegnare i lavori commissionati, garantire la qualità e la puntualità dei servizi che forniamo.

Vogliamo assolutamente credere al nuovo direttore e agli impegni che ha preso: garantire l’apertura delle attività durante l’estate, fare di tutto perché il lavoro continui nel modo in cui è avvenuto finora, con serenità, alta qualità, rispetto delle scadenze previste. Siamo anche certi che appoggerà le richieste, che rivolgiamo al Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria perché venga garantito il personale necessario per tenere in vita, e non far morire per sfinimento, una fra le realtà più interessanti presenti nelle carceri italiane. 

La redazione

 

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