Editoriale

 

Un progetto che ha davvero “fatto parlare” il carcere con le scuole

 

Un progetto nato con l’idea di sensibilizzare gli studenti sui temi della devianza, del carcere e del disagio sociale e di abbattere pregiudizi e stereotipi sui detenuti, e che ha finito per fare piazza pulita anche di pregiudizi e stereotipi degli adulti sui giovani: questo ci pare lo straordinario risultato di un paziente lavoro di mesi, che ha portato, tra l’altro, detenuti in permesso nelle scuole superiori di Padova, a farsi “interrogare” dagli studenti, e poi gli studenti in carcere, in un confronto serrato e vorremmo dire anche “spietato”. Spietato, perché i ragazzi si sono buttati dentro a questa iniziativa con passione, curiosità, “senza peli sulla lingua”, e ne è nato uno scambio che nemmeno noi ci aspettavamo così ricco.

Questo numero di Ristretti Orizzonti è davvero speciale: è prima di tutto un numero “allargato”, con ben sessantaquattro pagine, perché non volevamo tagliare le tante testimonianze piene di spunti curiosi, di disarmante sincerità, di onestà intellettuale da parte di tutti, di chi ha partecipato al progetto da fuori e di chi lo ha fatto da dentro. E poi è un numero che ci ha ridato fiducia nella possibilità di rompere il fronte ostile del “comune sentire”: gli studenti infatti di ostilità e di diffidenza ne avevano in gran quantità, quando hanno iniziato questa esperienza, eppure il percorso che hanno fatto li ha portati a fare uno sforzo personale importante per capire, per non giudicare, per non escludere. E ancora, è un numero in buona parte scritto dai ragazzi, e anche qui vanno in fumo tanti luoghi comuni che vedono le nuove generazioni tutte prese dall’apparire, dal successo, dai consumi facili, dagli SMS come unica forma di “scrittura”. Sarà anche così, ma da tutti i testi che ci hanno mandato, e che invitiamo a leggere pazientemente, perché in ognuno c’è qualcosa di non banale e non scontato, esce una immagine diversa, di gente che ragiona e che è pronta a capire e a dare un calcio a paure e pregiudizi.

Lo sforzo che ha accomunato giovani e adulti, persone “libere” e detenuti, in questo progetto è stato quello di affrontare il confronto sgombrando la mente e rinunciando a qualcuna delle proprie certezze per mettersi all’ascolto delle ragioni degli altri: i ragazzi lo hanno fatto, guidati dai loro insegnanti, con incredibile entusiasmo e coinvolgimento personale, i detenuti a loro volta hanno imparato quanto sia importante riuscire a comunicare con il mondo “fuori” con più sincerità possibile.

Alla fine di questo numero speciale c’è un testo difficile che proponiamo ai nostri lettori, e già il titolo fa capire quanto sia forte e dura questa testimonianza, “Nella testa di un uomo che ha ucciso”,  che è il racconto dell’impatto con il carcere di un uomo che entra dentro dopo aver ammazzato una persona. A quegli studenti, ma soprattutto ai tanti adulti, che pensano che chi ha ucciso sia privo di qualsiasi caratteristica di “umanità” e debba essere tenuto fuori dalla società, rispondiamo con una testimonianza che dice una cosa elementare: che il concetto di “mostro” non dovremmo permetterci di usarlo con nessuno.

Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere

 

Il progetto “A scuola di libertà. Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere” è stato realizzato dalle associazioni “Il Granello di Senape” e “Tangram” in collaborazione con la Casa di reclusione di Padova e con il finanziamento e il sostegno del Comune di Padova, Assessorato alle Politiche Sociali. Il primo momento importante è stato l’incontro nella Casa di Reclusione, nell’area delle attività culturali, all’interno della redazione di Ristretti Orizzonti, con i docenti delle Scuole Superiori che hanno aderito al progetto, per stabilire alcune ipotesi di lavoro e le modalità per sviluppare il progetto stesso… Ogni classe ha seguito un suo percorso nell’affrontare i temi della devianza, del carcere e del disagio sociale, ma ci sono stati alcuni momenti comuni: gli incontri con detenuti e operatori nelle scuole, la preparazione di un video, i laboratori di scrittura giornalistica, che hanno portato alla realizzazione di questo numero di Ristretti Orizzonti, l’entrata in carcere delle classi, in un momento di festa e confronto, con la musica della Extra & Communitarian Orchestra, le domande ai detenuti e agli operatori, la proiezione del video. Ci sono state poi molte altre iniziative, tra le quali: un incontro di pallavolo tra detenuti e studentesse di una scuola, la realizzazione di un questionario sulla percezione del carcere all’esterno, realizzato da un Liceo delle Scienze Sociali, la proiezione di un film recensito poi da studenti e da detenuti…

Detenuti coinvolti: Sono stati coinvolti nel progetto i detenuti del Centro di Documentazione (Gruppo Rassegna Stampa, Redazione di Ristretti Orizzonti, TG 2Palazzi, Gruppo Legatoria) e del gruppo musicale ECO nella Casa di reclusione, e alcuni gruppi di detenuti della Casa circondariale.

 

 

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