Editoriale

 

Ma cosa succede ai ragazzi che oggi finiscono in carcere?

 

di Ornella Favero

 

Ormai le cose vanno così: che di qualsiasi argomento parliamo, non possiamo però non dare ogni volta gli ultimi dati sul sovraffollamento. Oggi il tasso di crescita è di mille detenuti al mese, ma sale ancora, visto che negli ultimi dieci giorni i detenuti sono cresciuti di ben 355 unità. Nel frattempo, dovremmo aspettare il piano per l’edilizia penitenziaria e immaginare, lavorando con la fantasia, che così si possa risolvere il problema, anzi l’emergenza, perché tra tante emergenze immaginate nel nostro Paese, questa delle carceri è un’emergenza vera, verissima.

Allora, bisognerebbe credere ai miracoli: il miracolo di costruire nuove carceri a tempo di record, il miracolo di ristrutturarne e ampliarne altre sempre a velocità stratosferiche, il miracolo di trovare soldi a palate per l’edilizia penitenziaria, ma soprattutto il grande, vero miracolo di trovare i soldi per assumere il personale che le gestisca, visto che già la Polizia penitenziaria è sotto organico e i nuovi educatori, quasi quattrocento, che hanno vinto un concorso durato anni ancora non sono stati assunti, e c’è una promessa di cominciare a maggio le assunzioni, “scaglionate” per mancanza di fondi, e intanto ci sono galere nelle quali la rieducazione si fa con un educatore per duecentocinquanta detenuti.

Nel frattempo, mentre aspettiamo i miracoli, facciamo i conti con la realtà: allora domandiamoci un po’ chi sta entrando oggi ad affollare le nostre carceri. Persone sempre più giovani, ragazzi con problemi di droga, di alcol, con reati legati all’uso di sostanze. E qualcuno speriamo cominci a domandarsi anche che cosa aspetta questi ragazzi, quando arrivano in carcere.

In questo numero di Ristretti parliamo molto di omicidi colposi per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze, e sappiamo bene che si tratta di reati per i quali in tanti continuano a chiedere più carcere, ma qualcuno immagina cosa succederà, per esempio, a un ragazzo di diciotto o venti o trent’anni, così irresponsabile da mettersi al volante ubriaco, perdere il controllo dell’auto e uccidere qualcuno? Quando si parla di reati, nessuno vuole pensare che a commetterli non sono i mostri, e spesso nemmeno i “delinquenti per scelta”, ma piuttosto sempre più di frequente i figli, fratelli, padri di famiglie perbene: se però per un attimo smettiamo di dare retta alla cronaca nera, che ci racconta con grande risalto del Rom che, ubriaco, investe e uccide quattro persone, e però magari dedica poche righe allo studente modello che il sabato sera dimentica ogni buon senso e finisce per fare gli stessi disastri, allora forse ci verrà voglia di andare a vedere dove potrebbe finire quello studente modello e cosa potrebbe succedergli, se insistiamo a pensare che l’unica pena possibile è il carcere. Ebbene, quel ragazzo finirà molto probabilmente in una casa circondariale, in cella con cinque, sei, sette persone, italiani, magrebini, romeni, tossicodipendenti, disperati, con reati di ogni tipo. Potrebbe anche capitargli, come succede nel carcere di Torino, di dormire con altri ottanta sfortunati su materassi buttati in una palestra. Incontrerà magari nel colloquio di primo ingresso un educatore, e poi molto probabilmente per mesi non vedrà altri operatori, passerà venti ore in cella e forse quattro all’aria, se starà male però nessuno gli rifiuterà un po’ di gocce di “terapia”. Allora, vogliamo continuare a riempire le galere di gente sempre più giovane prospettandole questo percorso di “cambiamento”, o prima o poi ci decideremo a capire che le pene possono essere anche altre, che per esempio passare per qualche anno i fine settimana a soccorrere chi arriva dalla strada in un Pronto Soccorso, o a fare volontariato in un Centro di riabilitazione per politraumatizzati può essere infinitamente più responsabilizzante di anni di galera? E allora forse il problema del sovraffollamento non si porrà più. Meglio comunque sognare questo tipo di miracoli, che non il miracolo di una rapida moltiplicazione dei posti branda nelle prigioni italiane.

 

Home Su Successiva