Il punto di vista dei volontari

 

 

Gli affetti si salvano soprattutto con i permessi per le persone detenute

 

di Fra Beppe

 

Quest’anno ricorrono i 50 anni da quando entro in carcere, ancora non ero frate, nel ’63, e avevo letto su Famiglia Cristiana che un uomo aveva preso una condanna all’ergastolo ed è allora che ho deciso di fare questa scelta e ho visitato subito il carcere di Porto Azzurro.

Devo dire a riguardo dell’importanza di “salvare gli affetti” delle persone detenute, che io mi metto in ginocchio davanti ai magistrati di Sorveglianza per chiedergli che i detenuti vengano di più in permesso.

Io sono contento che in questi anni vengano in permesso alcuni detenuti, anche se vengono in un convento, questo mi ha consolato molto. Ecco io dico che gli affetti si salvano anche con dello spazio in più dentro al carcere per gli incontri con le famiglie, ma ancora di più si salvano fuori dal carcere. I permessi sono molto importanti, io non lo chiamerei neanche un permesso premio, è un permesso di verifica, permesso di diritto a vedere la propria famiglia.

Ogni terza domenica del mese noi organizziamo degli incontri con le famiglie a Verona, quelle famiglie alle quali hanno appena arrestato un fratello o il marito, quei genitori che sono stanchi magari dei colloqui in carcere, per questo dico che è ora di aprire di più ai permessi.

 

 

 

 

Su questi temi il Volontariato è chiamato a un impegno comune

 

di Maurizio Mazzi

 

Sono Maurizio Mazzi, presidente della Conferenza Volontariato Giustizia del Veneto e faccio parte del Direttivo della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia.

La Conferenza ha aderito con tutti i suoi volontari a questa campagna sugli affetti, e quindi in questo periodo siamo impegnati a raccogliere le firme a sostegno di una nuova legge in materia.

Noi ringraziamo i promotori per questa opportunità, perché nonostante molte esperienze soprattutto

nell’ambito dei minori e iniziative nell’ambito degli affetti come quelle ad esempio di Verona per le famiglie delle persone detenute, per l’affettività e la paternità e di Bolzano dove Caritas sta allestendo un appartamento per incontri affettivi tra ospiti del progetto Odos e le loro partner, non abbiamo considerato però un impegno a livello più globale, legislativo in grado di rispondere a tutte le questioni relative ai rapporti della persone detenute con le loro famiglie.

Questa campagna quindi un po’ ci aiuta a riflettere sul ruolo politico del volontariato e misura la nostra capacità di intervenire sia in questa iniziativa sugli affetti come anche nel progetto “A scuola di libertà”.