Prospettiva: lavoro

 

Il reinserimento è un problema che riguarda tutti

 

Dove i sindaci sono attenti e le comunità disponibili. Tre domande al sindaco di Conegliano, Floriano Zambon

 

A cura di Luigi Auletta

 

Sindaco, ci parla delle convenzioni che avete recentemente stipulato con il Ministero della Giustizia e con il Tribunale di Venezia?

È con piacere che rispondo in merito agli interventi che il Comune di Conegliano ha realizzato ed intende realizzare a favore dei soggetti che si trovano in stato di reclusione in carcere. Sin dalla programmazione degli interventi in ambito sociale per l’anno 2003, nel Piano delle Politiche Sociali e di Comunità per il Comune di Conegliano, si è prevista la stipula di convenzioni con gli organi del Ministero della Giustizia.

In particolare, l’Amministrazione Comunale, a fronte dei contatti avviati con il Tribunale di Treviso, sezione distaccata di Conegliano, ha ritenuto di investire la Conferenza dei Sindaci dell’ambito territoriale dell’Azienda ULSS nr. 7 di Pieve di Soligo della questione inerente la convenzione da stipularsi con il Ministero della Giustizia, in attuazione dei disposti di cui all’articolo 54 Decreto Legislativo 274/2002 e al Decreto Ministeriale 26.3.2001 (Pena dei lavori di pubblica utilità applicata dal Giudice di Pace).

Il coinvolgimento di più enti locali limitrofi, infatti, può garantire anche un maggior coordinamento a livello territoriale ed amministrativo. Siamo in attesa di raccogliere le adesioni da parte degli ultimi comuni interessati, ma già sono stati avviati i contatti per la redazione della bozza di convenzione con la Presidenza del Tribunale di Treviso. Il Comune di Conegliano ha, peraltro, inteso farsi pienamente carico delle attribuzioni di cui all’articolo 23 del D.P.R. 616/77, in base al quale spettano al comune stesso le funzioni amministrative inerenti alle attività relative all’assistenza post-penitenziaria. La scelta dell’Amministrazione Comunale di Conegliano è stata, quindi, volutamente ampia ed ha inteso coinvolgere anche le persone che sono in affidamento in prova al servizio sociale.

 

Ecco, siete andati oltre alle "solite" convenzioni riguardanti le condanne inflitte dai Giudici di Pace, avete allargato la possibilità anche alle persone in misura alternativa alla detenzione. Com’è la situazione attuale, avete già avviato dei programmi, assunto delle persone, e con quali incarichi lavorativi?

In data 10 giugno 2003 è stato sottoscritto il protocollo di intesa con il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Centro Servizio Sociale per gli Adulti di Venezia - per l’inserimento in attività e servizi gestiti dal Comune di soggetti residenti e/o domiciliati a Conegliano sottoposti a misure alternative alla detenzione.

Due soggetti sono già stati inseriti a partire dalla fine di luglio in attività comunali di piccola manutenzione, previa valutazione da parte dei Servizi sociali dei servizi e degli orari più idonei, e questo è solo l’inizio. Le attività potranno spaziare dalle prestazioni a favore di organizzazioni di assistenza sociale o volontariato nei confronti di malati, anziani, handicappati, insomma le categorie "deboli", alle attività di protezione civile, di tutela del patrimonio ambientale e culturale, compresa la custodia di musei e gallerie, fino alla manutenzione di edifici ed aree pubbliche.

 

L’iniziativa ha anche finalità di reinserimento nella società oppure è limitata prevalentemente alle necessità dell’Amministrazione comunale?

L’accordo nasce dal convincimento che, nello specifico dell’esecuzione penale, lo svolgimento di attività a beneficio della collettività possa sia costituire un risarcimento alla collettività stessa, e indirettamente o direttamente alla vittima del reato, sia offrire percorsi utili al reo per rielaborare criticamente il suo percorso deviante.

L’attenzione alla persona del soggetto inserito è infatti massima, dato che si intende offrire a tali persone la possibilità di sperimentarsi in contesti diversi da quelli abituali, che aprano a nuove prospettive e conoscenze tramite l’inserimento in attività e lavori che siano rilevanti e utili per l’intera comunità. Non meno rilevante comunque l’opportunità data all’intera comunità, che può beneficiare del contributo offerto, aprendosi concretamente all’accoglienza e alla condivisione.

 

Elettrodomestici guasti o da rottamare? Rivolgetevi ai detenuti

 

Dal carcere di Lauro l’esperienza di un laboratorio artigianale davvero innovativo

 

A cura di Marino Occhipinti

 

"Elettrodomestici guasti? Rivolgetevi ai detenuti". Apparso qualche mese fa sulle pagine del Mattino di Napoli, questo titolo non poteva che incuriosirci e indurci a saperne un poco di più. Non ci siamo limitati, così, a leggere l’articolo, in cui si parlava di un esperimento-pilota appena partito a Lauro, in Irpinia, dove è stato creato un laboratorio in cui alcuni detenuti in articolo 21, il lavoro all’esterno, provvedono alla riparazione di piccoli elettrodomestici, ma abbiamo voluto approfondire l’argomento, chiedendo ulteriori informazioni alla Direzione del carcere irpino.

Lo abbiamo fatto, da "ristretti" che siamo, nell’unico modo che ci è consentito: ovvero scrivendo, in questo caso alla dottoressa Maria Luisa Palma, direttrice dell’Istituto, e sottoponendole una serie di domande specifiche nella speranza che trovasse il tempo, e la voglia, di risponderci. Cosa per nulla scontata, dato che non sempre gli interlocutori a cui ci rivolgiamo sono tanto prodighi d’attenzione e di spirito collaborativo nei nostri confronti.

Ebbene, la dottoressa Palma non solo ci ha risposto, e in tempi rapidi. Ma lo ha fatto in maniera talmente circostanziata ed esauriente da indurci a pubblicare - qui di seguito - la sua lettera come un vero e proprio articolo, che risponde pienamente alle domande che noi le avevamo posto. Nel ringraziarla per la sua preziosa collaborazione, ci sembra opportuno sottolineare il carattere sperimentale dell’iniziativa lavorativa che ha contribuito a promuovere, con il concorso della Regione Campania, del Comune di Lauro e dell’associazione di volontariato Il Pioppo.

All’origine del progetto (riparazione di piccoli elettrodomestici) c’è, infatti, l’individuazione di forme di lavoro poco convenzionali per la "tradizione carceraria" ma realmente radicate nel territorio, e in grado quindi di dare risposte concrete a esigenze altrettanto concrete, e anche la capacità di trovare, se necessario, gli aggiustamenti necessari a farle funzionare. Non a caso, il servizio inizialmente proposto a Lauro (riparazione piccoli elettrodomestici) si sta sviluppando con l’intelligente conversione dell’attività del laboratorio dalla riparazione alla rottamazione di elettrodomestici. Nessuna attività imprenditoriale può infatti nascere e crescere "in vitro": per risultare vincente, deve sapersi misurare con la realtà che la circonda, adattandosi dinamicamente a quell’insieme di mutevoli esigenze che si chiama "mercato".

Personalmente vorrei riportare anche un paio di frasi della dottoressa Palma, rivolte a me, che nella mia intervista l’avevo invitata a dire, dell’esperienza di Lauro, ciò che riteneva più opportuno, perché mi hanno colpito per l’ironia e la capacità di scherzare sui ruoli e i complessi rapporti tra un detenuto-redattore e un direttore di carcere: "Mi ha fatto invece sorridere che lei chiede a me di dirle quello che ritengo più opportuno. Se fosse un ospite del carcere di Lauro le direi di avere ancora le sbarre in testa, come dico spesso ai miei".

 

La risposta della dottoressa Maria Luisa Palma, Direttrice della Casa Circondariale di Lauro

 

Mi complimento innanzi tutto con tutta la redazione del giornale Ristretti Orizzonti. Come solo qualche altra rivista pubblicata in carcere, ha secondo me la forza di riuscire ad uscire realmente dalle mura e di farsi leggere con piacere. Il giornale mi piace perché fa emergere non ciò che è opportuno ma più o meno quello che è la realtà penitenziaria. Sono anche lieta di raccontare un po’ del carcere che dirigo.

La Casa Circondariale di Lauro è un istituto a custodia attenuata per tossicodipendenti. Ha una capienza di 54 detenuti e raggiunge quasi in tutto l’anno tale numero. Purtroppo l’edificio risente del limite di essere stato costruito come Casa Mandamentale, limite che, comunque, con tutti gli sforzi che mi sono sembrati possibili, si è cercato di ridurre.

E così vi è un laboratorio di informatica per l’acquisizione della ECDL, la cosiddetta Patente del computer, un corso teatrale che produce spettacoli che hanno avuto l’interesse anche della critica specializzata, un laboratorio di videomaker, pittura, musica, yoga Kundalini, palestra e due corsi di formazione professionale regionali, per cuochi e pizzaioli, cineforum, un corso di scuola media. Sarà pronto, tra poco, il sito dell’istituto, a cui stanno lavorando i detenuti e gli operatori di informatica.

L’istituto è aperto dal marzo del 1993; dal 1998 è stato organizzato, tra gli altri, anche un corso di riparatori di piccoli elettrodomestici. Per questo, nel 1999, a seguito di un bando regionale, il Comune di Lauro, in partenariato con il carcere, con la Comunità per tossicodipendenti Il Pioppo, il Ser.T. ed il C.S.S.A. di Avellino, ha presentato un progetto per il finanziamento dell’allestimento di un laboratorio di riparazione e rottamazione di piccoli elettrodomestici, della durata di un anno.

Il progetto, dopo alterne vicende e rielaborazioni economiche, è stato finanziato a marzo del 2003 per l’importo complessivo di 70.930,19 €. Il budget copre il pagamento di 4 borse lavoro di 250 euro per ciascun detenuto, il pagamento del compenso per un coordinatore che fa parte dell’Associazione "Il Pioppo", di un animatore di comunità, di un mastro d’arte e di un supervisore tecnico. Il Comune di Lauro ha fornito gratuitamente un locale dove allestire il laboratorio, che è poi risultato un grande stanzone che gli stessi detenuti hanno ristrutturato.

Il progetto, inizialmente, prevedeva il coinvolgimento di 8 detenuti, che frequentavano il corso di formazione interno di riparazione piccoli elettrodomestici, poi, a seguito della riduzione del budget, ne coinvolge attualmente 4, che, ovviamente, non sono quelli presenti nel 1999.

I quattro detenuti sono stati selezionati più che per le loro abilità tecniche, per la necessità di sperimentare un percorso esterno prima della fine della detenzione. Alla fine del progetto è prevista la realizzazione di una cooperativa sociale. I detenuti usufruiscono del lavoro all’esterno ex art. 21 O.P. ed il laboratorio è aperto tutti i giorni, escluso la domenica, dalle 8.30 alle 16.30.

Gli stessi detenuti che hanno avuto problemi di uso di sostanze stupefacenti stentano ad essere protagonisti della loro vita.

In verità, in questi 5 mesi di attività è emerso che nella realtà lavorativa di Lauro, è ben difficile che possa funzionare come laboratorio per la riparazione di piccoli elettrodomestici. Ma invece sta funzionando come laboratorio di rottamazione. In questo senso sono diretti tutti gli sforzi degli operatori che stanno cercando di attivare convenzioni con i comuni, con i privati (meccanici, carburatoristi, ecc…) perché nel territorio manca un servizio del genere.

Molte sono le difficoltà. In un incontro che il 13 novembre si è tenuto all’interno del carcere con il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza, che ha avuto come illustri testimonial il presidente Margara, il giudice Maisto ed i rappresentanti regionali del C.N.C.A., abbiamo potuto toccare con mano quanto sia complesso lo svolgimento del nostro lavoro nella regione Campania. L’inerzia degli Enti Locali, la rigidità della Magistratura di Sorveglianza, la scarsa presenza di agenzie del privato sociale rendono il lavoro di reinserimento dei detenuti irto di ostacoli.

Ed il discorso non può escludere gli stessi detenuti che hanno avuto problemi di uso di sostanze stupefacenti che stentano ad esser protagonisti della loro vita, che prendono rare iniziative personali.

Spero di essere stata esauriente, ma mi accorgo di essere stata anche prolissa. Vi ringrazio e vi invio i miei più cordiali saluti. Con un’espressione napoletana fulminante, come quel dialetto sa essere, vi auguro una "presta libertà".

 

 

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