Prigioni degli altri

 

Carceri albanesi e carceri italiane a confronto

 

Il racconto di un ragazzo che, purtroppo, le ha sperimentate tutte e due

 

di Ilir Ceka

 

"Si sa quel che si lascia, ma non si sa ciò che si trova", dice un vecchio proverbio italiano, e gli albanesi detenuti in Italia lo hanno imparato bene dopo aver appreso la notizia della firma dell’accordo tra l’Italia e l’Albania per il trasferimento delle persone condannate. Le paure sono tante e la maggior parte dei condannati non ne vuole sapere di tornare in Albania.

Molti ragazzi, spesso giovanissimi, hanno intrapreso il viaggio della speranza in cerca di una vita migliore, sono partiti senza avere qualcuno che li ospitasse, senza sapere un mestiere, senza avere esperienze di vita autonoma; sono partiti soltanto con l’idea di giungere in occidente dove c’è il benessere e la civiltà. Delusi e traditi dalla realtà che non aveva riservato nulla per loro, spesso sono caduti nella tentazione dell’illecito e del guadagno facile, cercando di imitare gli storici ladri, rapinatori, truffatori, trafficanti, sfruttatori e chi altro è vissuto per secoli nelle strade della vecchia Europa. In questo modo, i ragazzi arrivati dall’est, oltre ad occupare le strade del crimine, immancabilmente hanno riempito anche le galere, e ora si trovano a scontare anni e anni di carcere lontano dalle proprie famiglie, abbandonate da giovanissimi.

Il trattato firmato dal ministro Castelli, secondo il quale tutti questi giovani dovrebbero tornare a scontare la pena in patria, comporta ansia e inquietudine poiché tanti non gradiscono di andare a finire in carceri dove lo stato è impotente a intervenire. Quasi per tutti gli albanesi detenuti in Italia, il carcere albanese è soltanto una leggenda - qualcosa che ha preso forma nell’immaginazione dai racconti e dalle testimonianze degli altri - soltanto pochi di loro sono stati detenuti in un carcere albanese. Ed è per questo motivo che anche noi sul nostro giornale, nonostante abbiamo scritto articoli e testimonianze su molte carceri straniere da persone che vi sono state detenute, non abbiamo mai scritto qualcosa sulle carceri d’Albania.

Per sfortuna sua un mese fa qui nel carcere di Padova è arrivato un ragazzo albanese e, parlando con lui, è venuto fuori che ha trascorso molto tempo come detenuto in Albania. Allora ne abbiamo approfittato per farci raccontare la sua triste esperienza detentiva, in modo che i detenuti albanesi in attesa di essere trasferiti sappiano cosa vanno a trovare. Lui si chiama Bledar Dinja, ha ventinove anni ed è di Scutari, il capoluogo del nord d’Albania.

 

Che età avevi quando ti hanno arrestato, e quanti anni di carcere hai fatto?

Quando mi hanno arrestato avevo 15 anni, e ho fatto in tutto 7 anni di carcere, quindi sono uscito a ventidue anni.

 

Dalla tua esperienza personale ci puoi spiegare cosa avviene in Albania dal momento dell’arresto fino all’arrivo in carcere?

I giorni dell’arresto sono il momento più duro, e preghi che finisca prima possibile e che ti portino in carcere. In Albania il fermo in questura durava 72 ore (oggi è 48 ore), e sono i giorni più brutti di tutta la carcerazione. Se hai mai visto quei film della seconda guerra mondiale, le torture che faceva la GESTAPO, ecco, lì era peggio. Ti spaccavano tutto (parlo al passato, perché ricordo quello che è successo a me e forse succede tuttora) finché accettavi le loro accuse, uno che è già stato dentro lo sa e lo accetta subito e prende meno botte di un novellino, perché in ogni caso alla fine delle torture quasi tutti accettano le accuse che gli contestano. Dopo di che ti preparano il mandato di arresto e ti mandano nel carcere giudiziario.

 

Il carcere giudiziario, come è il primo impatto e come sono le condizioni?

Il primo impatto è terribile, del resto come tutta la detenzione nel carcere giudiziario. Anche lì esiste il carcere giudiziario e quello penale. La detenzione nel carcere giudiziario si trascorre tutta in isolamento, finché prendi la condanna di primo grado. Le celle sono piccole 2 metri per 3 con una finestra piccola nel soffitto, e lì stanno 5-6 detenuti. Le condizioni igieniche sono pessime, il bagno si trova in corridoio e puoi andare ogni ora chiamando l’agente fino alle dieci di sera. Esistono delle specie di materassi di paglia, se tali si possono chiamare, invece di lenzuola e coperte non se ne parla. L’aria è 30 minuti la mattina e 30 minuti nel pomeriggio. Il colloquio lo puoi fare una volta a settimana per un’ora. Il cibo è pessimo, e anche i pestaggi sono all’ordine del giorno e avvengono per la più piccola stupidaggine. Questo periodo di detenzione dura da 5-6 mesi fino ad un anno, tutto dipende dal reato che hai commesso.

 

Una volta condannato cosa succede?

Una volta condannato ti trasferiscono, nel giro di 2-3 giorni, nel carcere penale. Da quel momento ti puoi dire: "Ora sono salvo" e puoi tirare un sospiro di sollievo.

 

In che senso?

Nel senso che sei consapevole che la tua condanna la devi scontare, ma almeno lì la sconti da essere umano e non come un animale.

 

Come sono le condizioni di vita nel carcere penale?

Da come sto vedendo qui a Padova, per certi versi le carceri penali albanesi sono meglio delle carceri italiane. Ora ti spiego: lì le celle sono grandi, ci sono celle di 4 per 7 metri dove stanno 8 persone e celle di 6 per 10 metri per 16 persone. Lì però sei tutto il giorno con le celle aperte dalle 6 di mattina fino a mezzanotte. Ci sono campi di calcio, di pallavolo, di basket e tante altre attività sportive che possono essere frequentate ogni giorno. I pasti si consumano in mensa, però, chiedendo il permesso all’agente, puoi andare a cucinare qualcosa di particolare in cucina da solo, usando le cose che puoi acquistare nello spaccio del carcere o quello che ti portano i tuoi tramite colloquio. Il colloquio si fa una volta a settimana per un’ora, però lì esistono i colloqui speciali, cioè quelli che fai con la tua donna o tua moglie. Questi colloqui avvengono due volte al mese e durano 16 ore ogni volta, dalle 16 alle 8 del giorno seguente. Si fanno nelle camere apposite con letto matrimoniale, bagno e tutto il necessario. Mancano fondi per il carcere, però almeno il governo è molto tollerante, se hai buone condizioni economiche puoi portare tramite il colloquio televisione, videoregistratore, frigo, stereo, antenna satellitare, play-station, e tante altre cose che rendono la detenzione meno pesante.

 

All’inizio della risposta hai detto che le carceri albanesi sono migliori "per certi versi", cosa volevi dire?

Come penso avrai sentito dire anche tu, nonostante tutto questo spazio e anche questa libertà di movimento, lì esiste la legge del più forte e dei gruppi dominanti. Ogni detenuto che fuori è "qualcuno", quando entra in carcere va a stare con i ragazzi della sua città, in questo modo si creano dei gruppi, e quelli più forti sono rispettati da tutti. In realtà, tutti i gruppi si rispettano tra loro e si temono l’un l’altro, invece tutti quelli che non fanno parte di qualche gruppo subiscono ritorsioni, estorsioni e minacce.

 

Succede che i gruppi si scontrano?

Certo che sì, e quando ciò avviene, cioè una volta che comincia una faida tra i gruppi, sicuramente ci scappa il morto. Successivamente trasferiscono tutti i componenti di uno dei gruppi. In un carcere ogni anno si uccidono tra loro 5-6 detenuti e altrettanti ne muoiono per i pestaggi delle guardie.

 

Quando scoppiano queste faide, che genere di armi vengono usate?

Di tutto: coltelli, baionette, c’è stato qualche caso in cui hanno usato anche pistole. Sempre, quando muore un detenuto, si fa la perquisizione ministeriale, vale a dire radicale, e allora vedi saltare fuori di tutto, dai bastoni alle armi da fuoco.

 

Nell’ordinamento penitenziario albanese esistono i benefici di legge o le misure alternative?

I benefici di legge esistono solo per chi è per la prima volta in carcere. Chi è per la prima volta in carcere fa solo metà pena, cioè chi è condannato a 10 anni ne fa 5. Invece chi ha subito una condanna per la seconda volta o la terza non usufruisce di niente. I permessi vengono concessi per un funerale oppure per un matrimonio di un parente stretto. I permessi premio per buona condotta semplicemente non esistono. Inoltre le misure alternative non esistono così come la condizionale, a parte per quelli che hanno i soldi e gli agganci forti nel governo, per i poverini esiste la galera e basta.

 

Gli educatori e i vari corsi e le scuole esistono?

Corsi e scuole non esistono proprio. Esistono i vari lavori per l’amministrazione penitenziaria, i lavoranti della cucina gli scopini dei raggi e delle sale colloquio e basta. Da un po’ di tempo però hanno messo anche gli educatori nel carcere. Per quello che possono, fanno molto. Non hanno un grande potere ma si impegnano a organizzare tornei sportivi e iniziative culturali, e cercano di fare da tramite tra i detenuti e la direzione. Da parte dei detenuti sono visti di buon occhio, perché si impegnano veramente e cercano di fare di tutto per migliorare la vita carceraria, però hanno molti limiti dalla parte della legge.

 

Quante carceri penali ci sono in Albania e la vita carceraria è uguale in tutte le carceri?

In Albania ci sono sette carceri penali e ti posso dire per la mia esperienza personale che la vita carceraria è uguale in tutte le strutture. Di queste ne ho visitate cinque come detenuto e non ho visto la minima differenza tra loro. In Albania il regolamento del carcere lo fa il ministero ed è molto rigido, non ci possono essere "adattamenti" da parte dei Direttori.

 

Ma in Albania come sono divise le carceri per i minorenni da quelle per adulti?

Prima esistevano le carceri minorili, invece adesso no. Quando commette un reato chi ha meno di 15 anni lo portano in un istituto di rieducazione, così si chiamano in Albania, e non e punibile per legge. Invece chi ha più di 15 anni viene trattato come un adulto: trascorrerà la sua detenzione con i grandi e potete immaginare quante ne subirà prima di diventare uomo.

 

In questi mesi è stato firmato un accordo tra l’Italia e l’Albania per il ritorno dei detenuti nel loro paese d’origine. Cosa ne pensi?

A me personalmente sembra buono per quelli che hanno molto carcere da fare, perché si possono avvicinare alle loro famiglie per i colloqui e per non perdere gli affetti famigliari e sociali. Invece quelli che hanno da fare pochi anni è meglio che non facciano la domanda di trasferimento, perché quegli anni li passeranno meglio qui che là.

 

Con questa ultima domanda ho finito, ti ringrazio e ti auguro buona fortuna.

Perché, esiste per noi la buona fortuna?

 

 

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