Il lavoro pRecluso

 

Paola Giannacchi Ufficio Studi e Comunicazione U.P.A.

 

 

L’U.P.A. rappresenta il 60% delle imprese artigiane di tutta la provincia di Padova. Io sono qui come rappresentante dell’Ufficio Studi nella condivisione di una responsabilità sociale, rispetto al problema della professionalizzazione dei detenuti, dell’inserimento sociale. Il dialogo tra la città esterna al carcere ed il carcere non è facile, non è facile proprio perché non è alla pari in un certo senso e la responsabilità qual è, forse è una mancanza di riflessione della città esterna. Allora, qualora non c’è la riflessione si parla di scarsità di iniziative, di sperimentazioni. Noi proviamo ad intervenire in quanto soggetto sociale attivo, attore di sviluppo perché queste sperimentazioni si creino. Abbiamo già lavorato, come diceva Antonella Pan, con alcune realtà della cooperazione sociale a livello formativo e vorremmo che non fossero episodi che la singola impresa assume il detenuto alla fine di un percorso virtuoso. Allora quale idea, si può pensare ad un protocollo di intesa, benissimo e vorremmo capire meglio come informare le imprese artigiane in che cosa consiste la legge SMURAGLIA ed in che cosa può essere attrattiva. Allora io vorrei proporre un’ipotesi di lavoro comune, brevemente, il canale è quello del lavoro e forse il lavoro artigiano è quello più rappresentativo per capacità di espressione della persona, di formazione, di acquisizione di una professionalità interessante poi nella ricerca di lavoro successivamente.

L’altra azione è quella del laboratorio attraverso un’azione di informazione alle aziende, di sensibilizzazione al tema e faccio anche presente che abbiamo una struttura di formazione che da un anno ha attivato dei corsi non rivolti agli imprenditori ma a soggetti svantaggiati, ci sono delle donne immigrate che frequenteranno dei corsi di panificazione piuttosto che acconciatura e a disoccupati. Quindi ben venga la possibilità di collaborare col carcere.

 

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