Il lavoro pRecluso

 

Loris Cervato Settore Servizi Area Sociale della Lega delle Cooperative

 

 

Ringrazio e chiedo subito alla regia quanto ho di tempo, sono 10 minuti? 10 minuti, perfetto. Cercherò di essere conciso, breve, sintetico ed anche veloce. Innanzitutto ringrazio l’Associazione Tangram per l’invito al seminario, al convegno di oggi che vuol fare il punto della situazione anche rispetto ad una legge tanto attesa, ma che ci ha anche tanto deluso diremo adesso, che è la legge SMURAGLIA. Io parto da un dato reale che è il dato che abbiamo come cooperazione sociale in Veneto in quanto nella Lega Cooperative io mi occupo della cooperazione sociale del Veneto. Vi do un dato molto semplice, nel ’95 le cooperative sociali che lavoravano in Veneto erano all’incirca 80, 90. Oggi, dico molto probabilmente perché i dati ci verranno forniti alla fine dell’anno, saranno 500. Una crescita enorme, una crescita in 7 anni di quasi il 500%, una crescita che sta anche a testimoniare il fatto che la cooperazione sociale sia quel tipo di cooperazione che svolge i servizi alla persona ma anche quel tipo di cooperazione che inserisce persone svantaggiate, ha trovato un notevole sviluppo, si è molto fortemente radicata nel territorio. Grazie alle istituzioni questa è riuscita anche a fare dei notevoli passaggi di qualità ed oggi è considerata a pieno titolo uno dei soggetti interlocutori dal punto di vista imprenditoriale e sociale maggiormente riconosciuti e privilegiati per portare insieme, per costruire insieme quelle politiche sociali che sono necessarie per la nostra società. Si stima che il numero di persone svantaggiate inserite nelle nostre cooperative sociali, qualche dato veniva prima anche fornito ma purtroppo non c’è un dato certo, c’è solo un dato molto stimato che si aggira intorno alle 2200 persone inserite. Attenzione, le 2200 persone inserite, non contano le persone che hanno svolto un’attività di inserimento e che successivamente hanno trovato un modo di lavorare all’interno di cooperative o comunque di imprese non sociali. Le attività che svolgono le cooperative sociali, oggi già avete avuto modo di sentirle, vanno dai lavori di pulizia, ai lavori di assemblaggio, a cooperative sociali industriali e ben venuta la cooperativa sociale che farà pizze, dico benvenuta perché sono delle cose straordinarie che solo il terzo settore, solo la cooperazione sociale oggi riescono a porre in piedi. Sono delle situazioni così innovative all’interno di un’attività merceologica come è quella di fare pizze che veramente andrebbero salutate con simpatia e magari troverebbero spazio anche per dare risposte concrete a quelli che sono bisogni reali. Cooperative sociali che si certificano sulla qualità, cooperative sociali che lavorano sulla progettazione comunitaria e non solo, anche nella gestione di progetti comunitari. Giustamente prima è stato sottolineato quanto la Comunità Europea sta ponendo l’attenzione, non solo per gli stati membri e quindi anche il nostro, ma altri stati che fra non molto, parlo dei Paesi dell’Est che si aggiungeranno all’Unione Europea e anche quegli stati del Magreb dove si sta cercando di costruire dei rapporti non solo commerciali ma anche di Politiche Sociali che sono sempre più stringenti. Ebbene la cooperazione sociale è fortemente chiamata a dare una risposta in questo senso. Mi preme dare una precisazione rispetto una informazione che è stata data prima, che le cooperative sociali fanno in fondo anche loro del lucro. Chiariamoci, le cooperative sociali fanno lucro, fanno utile perchè questo utile deve essere fatto in quanto sono un’impresa e come tale il 31/12 di ogni anno devono depositare alla Camera di Commercio il bilancio. L’utile che fanno deve essere reinvestito in nuove attività sociali e non viene suddiviso tra i soci e qui si differenzia perciò l’aspetto lucrativo da quell’aspetto che viene chiamato no-profit . Lo dico perché oggi ad esempio la cooperazione sociale ed in particolare la cooperazione per l’inserimento lavorativo, viene studiata dall’Unione Europea come modello di impresa sociale proprio per la sua capacità di inserire al lavoro persone svantaggiate, malati psichiatrici, persone disabili, persone tossicodipendenti, inserire carcerati. Una molteplicità di soggetti che vengono inseriti all’interno del mondo del lavoro grazie ad unico soggetto che è rappresentato dalla cooperazione sociale. Già stamattina abbiamo sentito alcune cose relativamente alle leggi, c’è la legge 381 quella che riguarda le cooperative sociali, c’è la legge SMURAGLIA che facilita non solo le cooperative sociali e ma anche le aziende per l’inserimento al lavoro dei detenuti ma anche per fare dei corsi di formazione, ci sono una serie di dispositivi normativi che agevolano quindi il rapporto tra cooperazione sociale, mondo imprenditoriale e carcere. Mi sembra anche dagli interventi che ci hanno preceduto, che ci sia anche, almeno sembra, una chiara volontà politica di porre in essere tutte quello situazioni che dal punto di vista politico potrebbero rappresentare dei problemi, ma sembra che queste siano state, non dico sciolte, ma certamente vengono un po’ meno e quindi la volontà politica di avvicinare la cooperazione, di avvicinare il mondo imprenditoriale al carcere c’è. Ma allora perché questa benedetta legge SMURAGLIA non ha ancora trovato attuazione, piena e definitiva attuazione? E’ un problema anche di comunicazione, è un problema anche di regolamenti attuativi, è un problema cioè, io provo a pensare ad una cooperativa sociale che ho seguito un anno e mezzo fa, che aveva in gestione dal Comune un appalto, un servizio di verde pubblico ed entro due settimane doveva selezionare i lavoratori. Non ce l’ha fatta e ha chiamato il carcere perché nel carcere ci sono tutta una serie di procedure che hanno ostacolato la selezione di queste persone. Voglio dire la velocità del lavoro, la velocità della cooperazione, la velocità delle imprese oggi stride, è inconciliabile, dobbiamo purtroppo dirlo con la lentezza degli Istituti Carcerari e in questo senso ci sono delle grossissime difficoltà. Per i Corsi di Formazione parliamo ad esempio dei fondi sociali europei, prima Antonella diceva che ieri sono stati rilasciati gli attestati con ottimo profitto per i corsi che sono stati svolti. Le regole dei fondi sociali europei e parlo in particolare per quelli che riguardano i disoccupati, hanno delle regole molto rigide perché ovviamente la Regione, la nostra Regione vuole essere tutelata di fronte a situazioni nelle quali qualcuno ci possa magari lucrare sopra. Il carcere ha delle regole molto, molto, molto più rigide, molto più ferree, ebbene spesso le regole che da la Regione e le regole che da il carcere sono tra loro inconciliabili. Di mezzo chi ci sta? Di mezzo ci sta la cooperativa sociale che cerca di fare questo corso ma è avvolta, veramente intrappolata e non riesce a venirne fuori. Siamo ancora ad un problema di regole, ripeto, la volontà politica c’è, le leggi ci sono e queste benedette regole ci ostacolano nel facilitare questo circuito, in molti casi propositivo ed attuato, in altri ancora virtuale che non facilita l’inserimento pieno dei detenuti all’interno del mondo lavorativo. Un ultima questione che non è solamente una questione di regole ma centra molto sulla procedura burocratica e spesso, come dire, è più sostanza della sostanza. Antonella prima ha parlava , oltre ad all’inserimento delle persone per fare corsi, delle persone vittime di tratta. Ebbene le vittime di tratta non sono considerate come categoria di persone svantaggiate dalla legge 381. La legge 381 ci da un elenco di certe categorie di persone, queste categorie di persone possono essere inserite in cooperative sociali, la cooperativa sociale ha la fiscalizzazione degli oneri contributivi grazie ai quali con minor costo investe, dal punto di vista sociale, per inserire queste persone all’interno della cooperativa. Ebbene la legge dice anche che devo avere, per essere considerato cooperativa sociale, almeno il 30% di queste persone dentro in cooperativa. Siccome le vittime di tratta non sono considerate categoria svantaggiata, l’INPS mi fa una questione di questo genere, mi dice questa cooperativa sociale non può inserire queste persone svantaggiate perché non sono persone svantaggiate, se le inserisce, non solo deve pagare i contributi per intero ma anche non viene considerata più sociale. Siamo all’assurdo dell’assurdo. Io non accuso l’INPS con la cui direttrice sono già andato a parlare e che peraltro è una persona molto disponibile, io metto ancora sotto accusa queste benedette regole, regolette, regolamenti che inficiano poi la sostanza della norma che era quella poi di favorire questo tipo di persone all’interno della cooperativa. Ora stiamo facendo anche un lavoro a livello nazionale per far venir fuori, non so se una legge, non so se un decreto, qualsiasi cosa che agevoli la cooperativa nel portare avanti con estrema difficoltà questo tipo di situazione, già mi dicono stop, e perciò devo chiudere dicendovi due cose: la prima, studieremo come Lega delle Cooperative di far parte dell’Osservatorio Regionale che affronta i problemi carcerari, io credo che la cooperazione non sia oggi rappresentata in questo luogo, ed è in questo luogo deputato ad affrontare certi problemi che, grazie anche alla Cooperazione perché è questa che da soprattutto un lavoro, trova una risposta all’interno anche del confronto tra Istituti Penitenziari; in secondo luogo, vogliamo prendere il toro per le corna, facciamo un protocollo di intesa con le altre associazioni di categoria ed anche con le Amministrazioni Penitenziarie per affrontare i problemi che non ci fanno decollare questa legge SMURAGLIA. Tutti siamo solerti nel dare delle buone indicazioni, delle buone volontà, ma a questo punto è necessario dare un segnale in più. Vediamo di concretizzare questo punto. Mi dispiace che l’Assessore sia già andato via, so che il Comune di Padova in questo è molto disponibile a fare certi ragionamenti. Non dimentichiamo che qui a Padova c’è la sede di Banca Etica, c’è il Forum del Terzo Settore, che qui a Padova c’è una realtà di cooperazione sociale che è molto forte. In questo senso perciò Padova può veramente rappresentare un’occasione per sviluppare nel concreto quelli che poi sono i temi che vanno poi a sviluppare un’economia sociale a livello regionale, un’economia civile dove il carcere ed i detenuti sono a pieno titolo inseriti nella società. Vi chiedo scusa se sono andato oltre e vi ringrazio.

 

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