Rassegna Stampa sulla manifestazione

 

Certezza della pena o certezza del recupero?

San Servolo (VE) - 22 settembre 2002

Una "due giorni" di musica e dibattiti sul tema detenuti

 

Il Gazzettino di Venezia, 19 settembre 2002

 

Il carcere è una realtà spesso, anzi sempre rimossa nella coscienza collettiva, e Venezia non fa eccezione. Ma nel carcere, luogo di "giustizia", vivono in condizioni quasi sempre ingiuste migliaia di persone con attese, sofferenze, aspettative che questa collettiva rimozione rende vane, dolorose, tradite. Bene fa, dunque, un’associazione di volontariato penitenziario come "Il granello di senape" a riportare almeno una volta all’anno il carcere al centro dell’attenzione di tutti, magari con una festa come quella che sabato e domenica, per la settima volta, si svolgerà all’isola di San Servolo, concessa dalla Provincia.

"Quest’edizione cade in un momento di mobilitazione nelle carceri per sollevare un problema dimenticato", ha sottolineato il presidente dell’associazione, Gianni Vianello, richiamando in particolare l’attenzione sul tema dei reinserimento lavorativo del detenuto a fine pena, condizione essenziale per il suo pieno recupero alla società. Una condizione, invece, che raramente si realizza, dato che l’80 per cento dei detenuti è escluso già in carcere da qualsiasi attività lavorativa, non avendo così nessuna preparazione al "dopo", e che il 70 per cento della popolazione carceraria è recidiva, a testimonianza dell’incapacità dell’istituzione, ma anche del mondo esterno, di innescare per il detenuto un circuito virtuoso.

"A meno che - ha aggiunto Vianello - qualcuno non pensi davvero che il carcere sia un albergo a 4 stelle". Quel "qualcuno" è il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che l’assessore alla Sicurezza sociale del Comune, Beppe Caccia, ha attaccato duramente, affermando che "le sacrosante proteste dei detenuti affondano le radici nei problemi cronici delle carceri, aggravati dalle chiacchiere di un ministro che dice cose che non stanno né in cielo né in terra". L’assessore provinciale Bruno Moretto ha rincarato la dose, avvertendo quanto le politiche di solidarietà degli enti locali siano condizionate dal patto di stabilità previsto dalla Finanziaria 2002.

La festa ("perché quando uno di noi ladroni si rifà una vita nuova è festa", ha scritto un detenuto) si aprirà sabato alle 18 con una visita guidata ai restauri dell’isola, cui seguirà alle 20.45 un concerto dei virtuosi dell’ensemble di Venezia (le 4 stagioni di Vivaldi) offerto dal Centro culturale della Pietà. La domenica vedrà alle 10 (dopo il saluto di Luigino Busatto) un dibattito sul recupero lavorativo, cui parteciperanno Alessandro Margara (già direttore dell’amministrazione penitenziaria), Massimo Cacciari, Cesare Campa, Sergio Cusani (Ass. Liberi), Sergio Segio (gruppo Abele), Luca Sofri (Liberi Liberi), Livio Ferrari (Conferenza volontariato Giustizia), cui seguirà il pranzo in isola, la proiezione (alle 15.30) del film "Fine amore mai" realizzato dai detenuti di San Vittore, lo spettacolo di cabaret "Aspetto" con Viviana Porro (alle 17).

Sabato e domenica prossimi convegni e musica
Festa a San Servolo pensando ai detenuti

 

La Nuova Venezia, 19 settembre 2002

 

Impossibilità di svolgere attività fisica e addirittura di leggere con l’80% dei detenuti esclusi dalle attività lavorative e scolastiche. Di questo e di molti altri problemi, tra cui la pesante situazione carceraria italiana, si discuterà durante la "due giorni" di incontri, dibattiti e spettacoli organizzata nell’isola di S. Servolo dall’associazione il Granello di Senape.

"Una manifestazione, giunta alla settima edizione, che cade in un momento gravissimo per i detenuti", spiega Gianni Vianello, presidente dell’associazione di volontariato penitenziario veneziano e padovano. "Ma a Venezia grazie alla sensibilità degli enti locali il mondo dei detenuti ha molte più relazioni con l’esterno", ha aggiunto il consigliere comunale Beppe Caccia, presente alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione, insieme all’assessore provinciale Bruno Moretto. I temi della condizione di vita in carcere, ma soprattutto delle iniziative per il coinvolgimento dei detenuti in attività lavorative che ne aiutino il reinserimento, sono gli obiettivi principali dell’associazione Granello di Senape ed anche della manifestazione in programma a S. Servolo negli spazi concessi dalla Provincia. Una festa in isola, aperta a tutti, che inizierà sabato con la visita guidata all’isola ed a seguire il concerto de "I virtuosi dell’ensemble di Venezia". Domenica alle 10 la tavola rotonda sul tema "Certezza della pena o certezza del recupero?", cui parteciperanno anche Massimo Cacciari, Luca Sofri dell’associazione "Liberi Liberi", Sergio Cusani ed il magistrato Alessandra Margara. La giornata continuerà con il pranzo, la proiezione del film "Fine amore mai", realizzato dai detenuti di S. Vittore e con lo spettacolo di cabaret "Aspetto".

In festa a San Servolo sognando la libertà. Obiettivi principali il reinserimento sociale, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, l’allestimento di progetti specializzati

 

Il Gazzettino di Venezia, 23 settembre 2002

 

All'ingresso si percepisce subito la voglia di farsi conoscere. Di uscire dal "guscio" e dall'emarginazione. Un paio di computer collegati a Internet anche se in carcere questo tipo di "evasione" non è consentito, numerose pubblicazioni sui tavolinetti in esposizione, ma soprattutto parecchi stand con materiale confezionato dai detenuti di Santa Maria Maggiore oppure dalle donne recluse nell'istituto femminile della Giudecca.

Così, accanto ai temi delicati della carcerazione e dell'organizzazione penitenziaria in Italia, i banchetti allestiti da alcune associazioni come "Granello di senape" oppure cooperative sociali come "Il cerchio" oppure "Rio Terà dei Pensieri" che hanno presentato e messo in vendita magliette, pelletteria, profumi, borse e borsette e tanto altro materiale per sottolineare come i detenuti, uomini e donne, vogliono e chiedono la possibilità di un reinserimento sociale anche dopo - se non addirittura durante - il periodo di detenzione. E a sintetizzare questa situazione, con nel cuore l'anelito di "forzare" idealmente le sbarre, ci hanno pensato lo stand del periodico "Ristretti" (www.ristretti.it) edito, scritto e diretto da detenuti degli istituti di pena a Padova e Venezia.

Così, per il settimo anno consecutivo, l'isola di San Servolo si è trasformata in luogo di festa e di riflessione su un tema delicato come quello della detenzione e delle misure alternative al carcere. Un incontro, organizzato dall'associazione di volontariato penitenziario veneziano e padovano "Granello di senape", con il patrocinio di Regione, Provincia e Comune e che ha visto affluire sull'isola centinaia di persone, tra i quali molti detenuti in regime di semi-libertà, giunte per partecipare non solo ad un dibattito sul tema: "Certezza della pena o certezza del recupero?", ma anche per una "scampagnata" con tanto di pranzo, proiezione di un film intitolato "Fine amore mai" realizzato dai detenuti del carcere di San Vittore e per assistere allo spettacolo di cabaret "Aspetto" con Viviana Porro. Ma già sabato, gli organizzatori avevano portato sull'isola oltre 350 persone per una visita guidata ai restauri in atto sull'isola e per ascoltare un concerto di musica classica con i "Virtuosi dell'ensemble di Venezia".

"Noi lavoriamo prevalentemente nel carcere femminile della Giudecca - sottolinea il presidente dell'associazione "Granello di senape", Gianni Vianello - Siamo nati nel 1996 e da allora abbiamo sempre operato per limitare al massimo la divisione tra "dentro" e "fuori" dal carcere. I nostri obiettivi principali sono il reinserimento di queste persone nella società, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, l'allestimento di progetti specializzati e l'organizzazione di attività ricreative e culturali nelle carceri".

Gli fa eco Gianni Trevisan, presidente della cooperativa "Il cerchio" costituitasi nel 1998 e che da allora punta a fornire un impiego a chi ha abbandonato il carcere dopo la fine della pena o che è ancora in stato di semi-libertà. "I nostri soci sono impegnati in più settori. Abbiamo complessivamente una settantina di dipendenti - sottolinea Trevisan - che operano in strutture pubbliche. Quindici dipendenti sono ex detenuti che, anche dopo la carcerazione, hanno deciso di rimanere con noi; 30 hanno avuto pene alternative e ci sono stati affidati. Poi ci sono una trentina di civili e una decina di volontari". La coop. "Il cerchio" offre personale al Consorzio Venezia Nuova (10 persone per la pulizia dell'arenile di Pellestrina); 17 nelle strutture per la pulizia pubblica gestita da Vesta più 6 per la gestione del verde pubblico sempre per conto dell'azienda dei rifiuti, altri alla Certosa (6), alla darsena di Sant'Elena (6), agli imbarcaderi ACTV (7) e per la sorveglianza di alcuni impianti sportivi in Sacca San Biagio e Sant'Alvise (8). 

Piano Marshall per i detenuti

 

Il Gazzettino di Venezia, 23 settembre 2002

 

La "voglia di libertà" è rappresentata dagli stand a cornice della settima edizione della Festa sull’isola di San Servolo. Ci sono borse, borsette, pelletteria, magliette e anche alcune foto in primo piano che riprendono i visi allegri di alcune detenute del carcere femminile della Giudecca.

Ma il divario tra il "fuori" e il "dentro" è fin troppo evidente, addirittura pesante da colmare: per i detenuti vi sono da una parte l’inevitabile "certezza della pena", dall’altra poche "certezze di recupero".

Ed è stato proprio su questo tema che ieri sull’isola si sono dati appuntamento, sotto gli auspici dell’associazione di volontariato penitenziario veneziano e padovano "Il granello di senape", Alessandro Margara, magistrato tra gli ispiratori della legge Gozzini sulle carcerazioni, Sergio Cusani, condannato eccellente di Tangentopoli, ora dell’associazione "Liberi" di Milano, Sergio Segio, già militante di Prima Linea, ora nel Gruppo Abele del capoluogo lombardo, Francesco Morelli, detenuto e responsabile del Centro Studi del periodico "Ristretti" edito, scritto e diretto dai reclusi degli istituti di pena di Venezia e di Padova e l’Assessore alle Politiche sociali del comune di Venezia, Beppe Caccia.

Mi meraviglio - ha sottolineato Morelli - che il 30 per cento degli ex detenuti riesca a trovare un reinserimento nella società. Sono in carcere da dodici anni e tutto questo tempo non si è mai avuta attenzione verso il problema degli istituti di pena".

E su questo argomento si è misurato anche Alessandro Margara: "Dobbiamo ricollegarci alla decisione della Corte Costituzionale che, fin dal 1974, ribadiva la fase del reinserimento sociale del detenuto seguendo il dettato dell’articolo 27 della Costituzione - ha detto - ma non è stato così. Il penitenziario è un luogo che ora serve nascondere il disagio sociale".

L’assessore Caccia ha voluto condannare l’atteggiamento degli schieramenti di sinistra e di destra che, entrambi per la loro parte, non hanno saputo garantire un profondo cambiamento dell’organizzazione penitenziaria italiana.

Ma sono stati prima Cusani e poi Segio a mettere il dito nella piaga, sottolineando il "clima esplosivo" che accompagna la vita degli istituti di pena in Italia. "C’è un calo di pensiero e della ragione critica – ha attaccato Cusani – che porta ad una distorsione del concetto di legalità. Stiamo vivendo un periodo dove alla globalizzazione dell’economia non fa da contraltare un’altrettanta globalizzazione dei diritti. E, soprattutto in questi ultimi anni, stiamo assistendo ad una progressiva riduzione del reinserimento sociale del detenuto. In poco tempo assisteremo alla scomparsa di questo progetto mentre trionferà il modello americano di organizzazione, dove anche gli unici momenti di socialità, come la mensa comune, verranno ridotti al limite se non aboliti del tutto Occorre un piano Marshall per salvare i detenuti".

Sulla stessa linea anche Sergio Segio: "Finora vi sono state tante parole - ha detto - ma poche realizzazioni. Si è fatta una legge per aiutare le mamme detenute, ma molte donne sono ancora recluse con i loro bambini. Mancano le risposte per il reinserimento sociale. E, invece, ci ritroviamo con i nuovi detenuti, soprattutto extracomunitari, che comunicano la loro protesta attraverso il loro corpo, tagliandosi la carne. E se questo accade, è responsabilità di tutti".

"In carcere senza più futuro. Reinserimento inesistente"

Granello di Senape in festa a S. Servolo

La Nuova Venezia, 23 settembre 2002

 

Mentre la protesta dei detenuti entra nella terza settimana e si allarga (hanno aderito anche i detenuti di Santa Maria Maggiore e le donne della Giudecca) l'associazione veneziana di volontariato penitenziario "Il granello di senape" ha organizzato sull'isola di San Servolo per il settimo anno consecutivo la festa, occasione di discussione e divertimento.
Dopo il concerto di sabato sera con "I virtuosi dell'ensemble di Venezia", al quale hanno partecipato almeno cinquecento invitati, ieri si è tenuto il dibattito su "Certezza della pena o certezza del recupero?". Un quesito provocatorio, ha spiegato Alessandro Margara, magistrato ed ex direttore del Dipartimento penitenziari. "La nostra Costituzione - spiega - sancisce che la pena deve essere flessibile e servire al recupero, ma questo accade davvero raramente". E dati li fornisce Francesco Morelli, detenuto a Padova da 12 anni: "La percentuale di recidivi in Italia è molto elevata: il 70 per cento dei detenuti torna in carcere dopo aver scontato la pena una prima volta".
"La pena - prosegue Morelli - non è uguale per tutti: per chi ha risorse economiche e culturali, rapporti sociali è più facile ottenere le misure alternative al carcere, mentre per chi non le ha la pena è certissima e il reinserimento sociale, quindi, il recupero inesistente". Un concetto che Vincenzo Pipino, un noto ex ladro veneziano che in carcere ha passato 20 anni della sua vita, ha vissuto sulla sua pelle: "Quando uscivo, dopo aver scontato la pena - racconta - non trovavo lavoro, nessuno mi voleva e io ricominciavo. Adesso mi hanno dato questa possibilità, hanno capito che anch'io, un pregiudicato, potevo essere inserito". "E' necessario sfatare un grave pregiudizio - sottolinea - i recidivi vanno curati, vanno seguiti come malati. Io ne sono l'esempio vivente: quando ho avuto la possibilità di avere un lavoro onesto me ne sono innamorato e ritengo che non verrò mai meno alla fiducia che hanno riposto su di me".
E chi lavora per il reinserimento sono l'associazione "Il granello di senape" e la cooperativa ad essa legata, "Il Cerchio". "La cooperativa ha un bilancio di tre miliardi - racconta il presidente Gianni Vianello - e siamo riusciti a trovare lavoro ad una settantina tra detenuti con misure alternative ed ex detenuti: c'è chi lavora all'ACTV e alla Vesta, chi per il Consorzio Venezia Nuova e altri per il Comune".
Al dibattito c'erano anche Sergio Cusani, protagonista in qualità di imputato dello storico processo di Tangentopoli a Milano e ora dell'Associazione Liberi, e Sergio Segio, un tempo leader dell'organizzazione terroristica "Prima Linea" e ora del Gruppo Abele. "Il ministro Castelli ha detto che la sinistra sobilla la ribellione dei detenuti - afferma il secondo - e io credo che sia ancora una volta il tentativo di buttarla in politica, di strumentalizzare in modo infondato e senza dati di fatto. C'è da essere preoccupati, invece, non per chi sobilla ma per le condizioni di estremo degrado in cui si vive nelle carceri". Segio invita maggioranza e opposizione a mettere da parte le divisioni e a cercare di trovare e dare risposte concrete.

 

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