Lorenzo Rampazzo

 

Progetti e interventi sul territorio per il trattamento

e la prevenzione della devianza: l’esperienza della regione Veneto

di Lorenzo Rampazzo

 

Al fine di illustrare l’esperienza della Regione del Veneto m materia di progetti e interventi sul territorio per il trattamento e la prevenzione della devianza è necessario predefinire le funzioni dell’ente locale Regione alla luce delle modifiche introdotte di recente al Titolo V della Costituzione: la regione ha una titolarità diretta e completa (legislativa e programmatoria, ma anche attuativa attraverso le aziende ULSS) in materia sanitaria (e sociosanitaria), mentre m materia sociale la regione ha funzioni legislative e programmatorie, mentre la titolarità attuativa è attribuita alle amministrazioni comunali.

Lo strumento fondamentale di programmazione regionale m materia di servizi sanitari, socio sanitari e sociali è rappresentato dal Piano triennale: è tuttora in vigore il PSSR per il triennio 1996/98, mentre sono m corso le audizioni per il nuovo piano che - per sottolineare il passaggio dall’attenzione prioritaria all’integrazione tra sociale e sanitario come problema non ancora risolto all’attenzione ai veri destinataci e agli attori delle politiche di welfare che appunto sono le persone, le famiglie, le comunità locali - sarà denominato Piano regionale dei servizi alla persona e alla comunità. il nuovo Piano regionale è chiamato a risolvere problemi non più eludibili:

il riequilibrio delle responsabilità istituzionali

la regolazione del sistema di offerta

la valorizzazione della famiglia

la valorizzazione delle risorse proprie delle comunità locali

Gli obiettivi strategici del nuovo Piano includono:

il diritto del cittadino e delle famiglie alla libera scelta

la partecipazione dei soggetti istituzionali e sociali

la garanzia dei livelli essenziali di assistenza sanitari e sociali

l’accesso unitario ai servizi e la valutazione integrata dei bisogni

la Gestione unitaria dei servizi m ambiti territoriali omogenei mediante nuove forme integrazione istituzionale e gestionale

il ruolo di protagonista del terzo settore nella coprogettazione e gestione

la promozione in tenDini di globalità, personalizzazione, appropriatezza, efficacia delle politiche la mission della regione in materia sanitaria è quella di garantire a tutti i cittadini residenti nel proprio territorio i livelli essenziali di assistenza (LEA), definiti dal DPCM 29.11.2001 e recepiti dalla Regione del Veneto con DDGGRR nn. 492 del 8.3.2002, 2227 del 9.8.2002 e 3972 del 30.12.2002. Le aree "devianti" tutelate dai LEA includono:

le dipendenze da sostanze psicoattive ( ossia l’ attività sanitaria e socio sanitaria a favore dei tossicodipendenti e alcoldipendenti),

la salute mentale ( ossia l’attività sanitaria e socio sanitaria nell’ambito di programmi riabilitativi a favore delle persone con problemi psichiatrici e/o delle famiglie), e le infezioni da HIV (ossia l’attività sanitaria e sociosanitaria a favore degli affetti da HIV).

In analogia, sono in corso di definizione a livello regionale i livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS), ai sensi della Legge quadro 328/00, finalizzati a tutelare i diritti civili e sociali dei cittadini residenti nel territorio regionale.

Al fine di garantire i LEA nell’area "dipendenze da sostanze psicoattive" la Regione del Veneto ha promosso la realizzazione di un Sistema integrato preventivo-assistenziale che si articola in:

21 Dipartimenti (funzionati) per le dipendenze, uno per ciascuna azienda ULSS, che coordina tutti servizi del pubblico e del privato sociale che operano nel territorio locale;

38 Ser. T (Servizi per le Tossicodipendenze);

34 Enti ausiliari iscritti all’Albo regionale delle Comunità terapeutiche, con oltre 60 sedi operative;

8 Comunità Terapeutiche pubbliche, delle quali una residenziale e una alcologica;

oltre 600 gruppi di auto aiuto (nel settore dell’alcolismo: Club alcolisti in trattamento e Alcolisti Anonimi);

65 Associazioni di volontariato (30 in materia di alcol-dipendenza, 21 in materia di tossicodipendenza, 8 in materia di AIDS, 6 in materia di carcere);

cui vanno aggiunti i 7 N.O.T. (nuclei operativi tossicodipendenze) degli Uffici Territoriali del Governo nel Veneto e il Servizio contenimento del danno del Comune di Venezia, che collaborano e si integrano con il sistema socio sanitario regionale.

Mediante questo sistema di servizi la Regione Veneto risponde ai bisogni di intervento a mediolungo termine a carattere socio-riabilitativo, psicoterapico e farmacologico integrato di un’utenza tossicodipendente che continua a crescere costantemente e che ha oramai raggiunto le 13.000 unità all’anno, anche per effetto di un costante afflusso di nuovi utenti che supera costantemente il 20%. Di questi utenti, circa 2.000 usufruiscono di programmi terapeutico-riabilitativi residenziali e semiresidenziali in comunità terapeutica Inoltre, all’utenza tossicodipendente del sistema socio-sanitario regionale, si aggiungono quasi 7.000 utenti alcoldipendenti all’anno.

Le attività istituzionali del Sistema sono integrate dai Piani triennali di intervento (uno per ciascun territorio ULSS, per un totale di oltre 200 progetti locali) finanziati con la quota regionalizzata del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga (DPR 309/90 e L 45/99).

Al fine di garantire i LEA nell’area "salute mentale" la Regione del Veneto ha sviluppato una rete capillare di servizi, coordinati dai Dipartimenti di Salute mentale; che hanno il loro centro strategico del CSM (centro di salute mentale) collocato nell’area distrettuale, garantendo anche la dimensione ospedaliera mediante gli SPDC (servizi psichiatrici di diagnosi e cura) e il raccordo con le altre strutture territoriali semiresidenziali e residenziali. La rete regionale dei servizi psichiatrici si articola in:

21 Dipartimenti di salute mentale;

46 Centri di salute mentale;

48 Centri diurni;

30 Day hospital territoriali;

53 comunità alloggio e appartamenti, con 271 posti;

44 comunità terapeutiche residenziali protette, con 580 posti;

36 Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, con 474 posti letto;

26 Day hospital ospedalieri, con 62 posti letto.

 

Attraverso questa rete di servizi psichiatrici viene garantita l’assistenza a oltre 46.000 utenti, in prevalenza con disturbi psicotici (42%). Per quanto riguarda gli immigrati irregolari vanno richiamate le disposizioni della Legge 40/98 in materia di assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al SSN che assicura - senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti - le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio, nonché i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva, con particolare riferimento a: tutela sociale della gravidanza e della maternità; tutela della salute del minore; vaccinazioni nell’ambito delle campagne di prevenzione collettiva; profilassi internazionale; profilassi, diagnosi e cura delle malattie infettive.

Per quanto riguarda invece i detenuti (circa 2.500 nei 10 istituti di prevenzione e pena del Veneto, dei quali 1/3 tossicodipendenti) va ricordato che in applicazione del D.Lvo 230/99 l’assistenza sanitaria rimane in capo all’Amministrazione penitenziaria, mentre alle regioni sono state trasferite le sole competenze relative alla prevenzione e all’assistenza ai detenuti tossicodipendenti. Tra le :finalità perseguite dal PSSR 1996-98 (LR 5/96) vi è la tutela psico-fisica ed il reinserimento sociale dei soggetti ristretti negli Istituti di prevenzione e pena del Veneto attraverso la collaborazione tra la Regione ed i soggetti istituzionali competenti: le funzioni di assistenza sanitaria (specialistica, in quanto quella ordinaria rimane di competenza del Servizio sanitario penitenziario) e di igiene pubblica (tramite sopralluoghi semestrali) vengono realizzate direttamente dalle aziende ULSS, così come gli interventi di cura e riabilitazione dei tossicodipendenti. Un intervento specifico regionale, finalizzato alla tutela psico-fisica della popolazione detenuta, consiste nel finanziamento di progetti relativi ad attività sportive, ricreative e culturali, in attuazione del Protocollo d’Intesa con il Ministero di Giustizia (4 nel 1998, 20 nel 1999, 9 nel 2000, 18 nel 2001 e 19 nel 2002.

Per quanto riguarda la formazione professionale, la L.R. 10/1990 (Ordinamento del sistema di formazione professionale e organizzazione delle politiche regionali del lavoro) prevede, tra le azioni formative da avviare annualmente, anche quelle destinate ai detenuti, da attuare in collaborazione con il Ministero di Giustizia.

Per contrastare il fenomeno della prostituzione (nel nostro territorio regionale si stima una presenza di prostituzione di strada pari a 1.200 unità), la Regione del Veneto si è data nel 1997 la Legge regionale n. 41 (Abuso e sfruttamento sessuale: interventi a tutela e promozione della persona), finalizzata a promozione umana e sociale delle persone oggetto di sfruttamento; conoscenza del fenomeno e denuncia degli aspetti di maggiore pericolosità; cambiamento dei comportamenti attivi e passivi; prevenzione sociosanitaria, contrasto delle forme più pericolose di contagio e educazione alla salute; formazione e informazione dei singoli e delle comunità; promozione della solidarietà tra le persone; raggiungimento della parità dei diritti uomo-donna; corresponsabilizzazione individuale, sociale e comunitaria nella tutela dei diritti, nella coscienza e nell’esercizio dei doveri. Attraverso la L.R. 41/97 nel triennio 1998/2003 sono stati finanziati 50 progetti presentati da enti locali e aziende ULSS che trattano specificamente la prostituzione, finalizzati alla prevenzione, alla sensibilizzazione e alla riduzione della conflittualità nelle comunità locali, nonché all’inserimento sociale e lavorativo.

Infine, va citata l’applicazione dell’art. 28 della L. 328/00: usufruendo dei contributi statali, è stato possibile programmare per il periodo 2001/2003 n° 15 progetti di intervento a bassa soglia (prima accoglienza) e di inclusione sociale nelle città capoluogo di provincia diretti alle persone senza fissa dimora ed in stato di estrema povertà. Per il periodo 2003/2004 con provvidenze regionali verrà riproposto analogo provvedimento di sostegno estendendolo anche ai consorzi di Comuni con oltre 50 mila abitanti.

Da questa rapida presentazione dell’esperienza della Regione del Veneto in materia di progetti e interventi sul territorio per il trattamento e la prevenzione della devianza si possono trarre due conclusioni: esiste un intervento sistematico e consistente, seppur migliorabile, in materia sanitaria e sociosanitaria, per cui è garantita un’ampia tutela per le "devianze" che richiedono interventi di natura prevalentemente sanitaria, in particolare per i malati di mente e per tossico e alcoldipendenti;

esiste un intervento promozionale in materia sociale che pone l’attenzione alle "devianze" che richiedono interventi di natura prevalentemente sociale, in particolare detenuti, prostitute e poveri, mentre la relativa tutela varia ampiamente a seconda del diverso impegno comunale.

 

 

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