Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

Franco Vanzati, della C.G.I.L. di Pavia

Volevo portarvi l’esperienza personale di una contrattazione aziendale fatta in tempi non sospetti, perché risale a circa due anni fa quando, in una nota azienda meccanica milanese, ponemmo la richiesta dell’assunzione di detenuti.

Richiesta che non fu facile da ottenere, perché noi agimmo su due versanti, il primo quello di intervenire sulla sensibilità degli operai e degli impiegati di quell’azienda, che già fu difficile, perché ovviamente l’idea corrente era che, se dovevamo assumere qualcuno, doveva essere un disoccupato, un giovane, e così via. Alla fine, comunque, con i nostri ce la facemmo.

Poi discutemmo con l’azienda. Una contrattazione aziendale che aveva altri punti, parecchi punti, il reddito, le qualifiche, l’ambiente, ma questo dell’assunzione del detenuto fu l’unico punto dove l’azienda, con una resistenza molto forte, ci disse di no. Noi andammo avanti e, addirittura, vi sembrerà una cosa di altri tempi, su questo punto riuscimmo a organizzare un’iniziativa di sciopero. Alla fine ottenemmo un accordo che prevedeva l’assunzione di un detenuto in quell’azienda. È una piccola goccia, io me ne rendo conto, però ho l’impressione che, attraverso una sperimentazione contrattuale, ponendo i temi sociali come temi da sperimentare, contrattare, conquistare, sia possibile aprire interessanti varchi, per dare tutele a coloro che non ne hanno e per operare per la inclusione sociale.

Mi rendo conto benissimo che oggi l’impresa non ragiona come una entità che si fa carico anche di questi problemi, però noi dobbiamo insistere, perché altrimenti la nostra è una società di inclusi e di esclusi, ed è chiaro che il sindacato, ma non solo, ha la possibilità di, o lavorare per una società che include, oppure noi avremo sempre più una società di un terzo garantito, sicuro, e di due terzi dei quali una parte consistente sarà sempre esclusa.