Luigi Nieri

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

 

Luigi Nieri, Assessore al lavoro del Comune di Roma

 

Io vi ringrazio veramente dell’opportunità che mi date oggi, che date all’amministrazione comunale di Roma di far sapere cosa sta tentando di fare sul lavoro in carcere. Come diceva Carmen Bertolazzi, il problema è un po’ più ampio, perché il carcere sta sul territorio. Noi a Roma abbiamo due istituti, Rebibbia e Regina Coeli, più il carcere minorile di Casal del Marmo, e sentiamo che questi luoghi fanno parte del territorio. Lo scorso novembre noi siamo andati con l’intera Giunta, con l’intero Consiglio Comunale, a tenere una riunione del Consiglio stesso, all’interno del carcere, scegliendo Rebibbia, in quel caso.

Erano alcuni mesi che si era insediata la nuova amministrazione e abbiamo voluto portare lì quello che avevamo fatto fino a quel momento e, soprattutto, ci siamo presi degli impegni per il futuro, con un rapporto che teniamo costantemente, con tutte le difficoltà che ovviamente tutti quelli che stanno qui oggi conoscono, che non dobbiamo nascondere, proprio per capire come essere sempre più incisivi.

Gli enti locali e i Comuni hanno un ruolo importante, determinante, e le amministrazioni, oltretutto, possono intervenire in più settori, tant’è che noi abbiamo fatto un lavoro che ha coinvolto tutto l’associazionismo, che ci ha portato alla creazione del Piano regolatore sociale. Anche lì abbiamo fatto degli incontri e sono coinvolti più Assessorati, tra i quali anche il nostro, l’Assessorato ai Servizi sociali e quello alla Semplificazione: ho sentito, qui oggi, per esempio quanto siano importanti quelle pratiche per chi sta in una condizione di detenzione.

Il nostro è anche un Assessorato particolare, che affronta le tematiche delle politiche della periferia urbana, dello sviluppo locale e del lavoro, però ci è sembrato necessario e fondamentale, tra gli interventi sul lavoro e sulle politiche attive del lavoro, pensare proprio in quell’ottica nella quale il carcere fa parte del territorio del Comune di Roma, e iniziare a organizzare una politica seria, concreta, costante, sul problema del lavoro in carcere. Per questo abbiamo istituito l’Ufficio Lavoro in carcere, del quale è direttore, oltre tutto a titolo gratuito, il dottor Stefano Anastasia, e abbiamo iniziato ad avviare una serie di politiche attive del lavoro.

Considerate che noi a Roma abbiamo, nei vari istituti, circa 3.500 detenuti, e solo il 20% lavora, quindi siamo nella media e, forse, anche un po’ sotto, rispetto ad alcuni istituti. Ma la percentuale, se le cose continuano ad andare avanti così, può solo diminuire, perché se pensiamo ai dati sentiti nell’intervento prima del mio, di quante persone in questo paese sono in carcere e potrebbero non esserci, e se poi pensiamo a tutta la vicenda legata alla tossicodipendenza…

Allora, questo che cosa significa? Significa che, siccome i lavori interni al carcere rimangono gli stessi, perché sono i lavori domestici, è chiaro che la percentuale di chi lavora, purtroppo, può continuare solo a restringersi. E credo che questo sia un problema che può solo preoccuparci, per tante ragioni.

La legge Smuraglia, se non è adeguatamente finanziata, non può produrre quegli effetti che noi tutti vorremmo. Allora, concretamente, che cosa pensiamo debba fare il nostro Ufficio Lavoro in carcere? Ci impegniamo perché possa coordinare tutti gli interventi dell’Amministrazione sul lavoro, sulla formazione, in tutta l’area penale minorile e per adulti; attivare percorsi di inserimento lavorativo; preparare una mappatura e fornire informazioni sui servizi di sostegno e inserimento, pubblici e privati, del volontariato, operanti sul nostro territorio; facilitare l’accesso di nuove risorse per il lavoro e la formazione per i detenuti; facilitare l’acquisizione di informazioni e procedure per la ricerca del lavoro, sulle opportunità di formazione e qualificazione professionale, dentro e fuori dal carcere.

Poi c’è un impegno, che speriamo di concretizzare nei tempi più rapidi possibili: ci siamo impegnati a dar vita a un Protocollo d’Intesa con il Ministero della Giustizia sul lavoro in carcere e fuori dal carcere per i detenuti, abbiamo già fatto una serie di incontri e ci auguriamo di arrivare su questo, in tempi rapidissimi, ad una conclusione.

Cosa siamo riusciti a fare fino ad oggi e su cosa siamo impegnati, anche con il bilancio di quest’anno? Tra le deleghe che ha il mio Assessorato, noi abbiamo la gestione della legge 266 del ‘77, che ci permette di dare finanziamenti a fondo perduto, per la creazione di imprese e di cooperative, fino a 100.000 euro.

Nei nostri bandi, nel programma denominato "Nuovi lavori per le periferie", abbiamo dato una preferenza in termini di punteggio per chi assume detenuti, detenuti in misura alternativa, o ex detenuti che abbiano espiato la pena da meno di sei mesi. In bandi precedenti, riferiti all’area Tiburtina, dove si insedia il carcere di Rebibbia, abbiamo esteso apposta il perimetro dell’area del bando, comprendendo anche il carcere, per permettere anche ai detenuti di partecipare a questo bando.

Il lavoro che abbiamo fatto a Roma intende permettere a chiunque voglia intraprendere una attività di autoimprenditorialità di essere nelle condizioni di poterlo fare. In realtà i risultati ci danno ragione, perché siamo passati, da quando siamo arrivati e ai bandi partecipavano più o meno 100-120 progetti, a 800 domande per gli ultimi bandi. Oltre tutto non facciamo più un solo bando all’anno, ma ne facciamo tre. Almeno dal punto di vista della conoscenza, della partecipazione, questa è una cifra molto alta.

In questa fase poi molte cooperative integrate, composte da detenuti in esecuzione penale esterna, hanno avuto consulenza gratuita da parte degli Uffici dell’Amministrazione comunale. In tutti i bandi che mettiamo in cantiere - ne abbiamo pubblicato uno proprio la scorsa settimana, che è un bando particolare, perché serve per aprire librerie nella periferia romana (diamo finanziamenti fino a 50.000 euro) - ci sono le stesse condizioni di preferenza per chi assume detenuti ed ex detenuti nelle condizioni che vi ho detto prima.

Poi l’Assessorato ha messo a disposizione 10 borse di inserimento lavorativo, per detenuti nelle carceri romane: il bando è scaduto il 7 ottobre 2002 ed era riservato a cooperative sociali ed associazioni. È stata una iniziativa diretta a creare opportunità mirate di occupazione, in stretta collaborazione con le realtà del territorio, del mondo produttivo e del privato sociale, e abbiamo avuto circa 40 richieste di partecipazione. Abbiamo già dato inizio all’assegnazione delle borse e alcuni hanno già avviato le attività.

Si è parlato prima del C.I.L.O., il Centro di orientamento al lavoro, noi abbiamo effettuato questa prima esperienza ed è stata estremamente interessante, adesso abbiamo, in modo itinerante, coperto con il Centro di orientamento al lavoro tutti gli Istituti, compreso anche il carcere minorile. Poi abbiamo realizzato un libro sul lavoro per i detenuti, curato dall’Assessorato. Abbiamo anche deciso di rilanciare la formazione professionale in carcere, e a partire dal gennaio di quest’anno è nato il primo corso di formazione per i detenuti ristretti nell’alta sicurezza. Si tratta di un corso di telelavoro e alfabetizzazione informatica.

Vi dicevo del Centro di orientamento a Casal del Marmo. Lì, ovviamente, essendo ragazzi e ragazze, l’abbiamo voluto costruire tenendo non solo conto di orientare al lavoro, ma abbiamo pensato a uno Sportello che orienti ma dia anche informazioni educative e culturali. Presenteremo, nei prossimi giorni, un corso di formazione per tre ragazzi, che poi andranno a lavorare in una fattoria, vicino all’istituto di Casal del Marmo, una fattoria che lavora nella filiera del biologico.

Quest’anno abbiamo inserito in bilancio, per tutte queste attività, 300.000 euro, siamo aumentati rispetto all’anno passato e vorremmo utilizzare bene questi fondi per fare un ulteriore rialzo il prossimo anno.

Una delle novità, che partirà nei prossimi giorni, perché arriverà la delibera in Consiglio comunale, è che verrà ufficialmente istituito l’Ufficio del Difensore civico delle persone private della libertà personale a Roma, con compiti di promozione e tutela dei diritti individuali dei detenuti. Questa è una novità assoluta, sulla quale dobbiamo lavorare con grande attenzione.

Nel carcere femminile di Rebibbia verranno riattivate alcune lavorazioni da tempo ferme, attraverso un sostegno di tipo strutturale, formativo e autoimprenditoriale. Si tratta di un progetto che intende riaprire i laboratori semi-industriali: la lavanderia, la conceria, etc.. Quindi, formare le detenute, dare vita a cooperative integrate che possano gestire sul mercato questo tipo di attività.

Verrà bandita poi una nuova gara, un nuovo bando della legge 266, quella di cui vi parlavo prima, proprio diretta a sostenere economicamente ed a fondo perduto piccole imprese e cooperative che si impegnano ad assumere almeno una persona in esecuzione penale e a tempo indeterminato. Le iniziative di formazione professionale, sul tipo di quelle che vi ho detto precedentemente, le replicheremo nuovamente in autunno.

Per chiudere, verranno realizzate e pubblicate inchieste sul lavoro penitenziario a Roma e sulle condizioni dei detenuti migranti nelle carceri romane – che è l’altro grande pezzo di popolazione che occupa le nostre carceri.

Una parte di quei fondi che abbiamo inserito in bilancio, li vorremmo utilizzare anche come incentivo rispetto ad un’attenzione maggiore alla defiscalizzazione prevista della legge Smuraglia, facendo un’operazione di questo tipo: raddoppiando l’offerta che fa il governo; nel senso che quante imprese sono coinvolte dal governo, noi mettiamo i soldi per raddoppiare quel numero, perché secondo me le condizioni per fare l’operazione ci sono, il problema è fare uno sforzo dal punto di vista economico.

 

 

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