Corrado Mandreoli

 

Le droghe domani, tra controriforme e volontà punitive

 

Milano, 27 giugno 2003

 

 

Corrado Madreoli (Responsabile Politiche sociali della C.G.I.L. di Milano)

 

Userò degli esempi per sottolineare questa questione, mi pare che sul tema che oggi era all’ordine del giorno e cioè quali ricadute avremo sul sistema penitenziario anche rispetto non solo alle mancate applicazioni della legge, non solo alla mancata applicazione dell’indulto ma a quanto si prepara dal punto di vista delle tossico dipendenze, questo mi sembra un fatto abbastanza approfondito e sviscerato. Quello che dobbiamo fare e la ricerca di percorsi che ci permetta d’incidere di più quello che in realtà è il movimento reale e cioè che di fatto di scenari che noi continuiamo a descrivere non solo non vanno avanti ma peggiorano. Per cui la domanda è come mai rispetto a questo tipo di situazione, sempre di più ci ritroviamo a chiamarci per fermare, cambiare, modificare azioni e leggi e invece queste passano in misura comune.

Questa riflessione può illudere veramente al pessimismo, ma sicuramente è da qui che dobbiamo partire. Volevo parlare della mia esperienza in regione Lombardia, mi occupo di politiche sociali in modo particolare di psichiatria, di carcere e di tossico dipendenza. Sulla psichiatria siamo passati dalla chiusura degli ospedali psichiatrici per cercare di realizzare la rete dei servizi territoriali che si occupano di salute mentale. Di fatto gli ospedali sono stati chiusi l’alternativa non sono i servizi territoriali, ma una serie di modelli che presentano della salute mentale tutt’altro che legati ai servizi territoriali, ma si parla sempre di più di un intervento istituzionale, meno in altri ipotesi che non in quello manicomiale, ma sempre di contenzione si tratta. E cioè vengono spostati i fondi, risorse, uomini, personale dai C.P.S., cioè centri psico sociali, calati sul territorio si riempiono i reparti di psichiatria, le case di cura ecc. ecc. . Su questo è nato un coordinamento, abbiamo fatto iniziative e la regione va avanti spedita, a seconda dei momenti che riusciamo a fare. Lo stesso sul carcere, noi come regione Lombardia, siamo stati protagonisti attraverso i nostri comitati Carcere e Territorio, radicati in tutte le province, comune, segreteria regionali, siamo andati a scrivere il protocollo d’intesa Regione Lombardia e Ministero della Giustizia, l’abbiamo scritto noi, l’ha firmato il Ministro Di liberto e Formigoni e quel documento è rimasto lettera morta, sia sui temi della sanità, che del trattamento, del lavoro, e chi si va a leggere quel protocollo è una carta programmatica incredibilmente dettagliata. Sulle tossico dipendenze abbiamo fatto, insieme al Ser.T., insieme al CEA, la delibera va avanti spedita. Qual è la riflessione che io mi sono fatto e che quindi ripropongo, perché tutte queste realtà si sono mosse nella loro specificità in splendida solitudine rispetto alla realtà generale. Per cui chi aveva il problema della salute mentale si è coordinato con quelli di tale ramo, così hanno fatto anche quelli che avevano il problema del carcere così come sulle tossicodipendenze, ormai è un circuito diretto in splendida solitudine rispetto alle generalità delle persone che vivono volta per volta magari con gli stessi problemi ma sicuramente al di fuori di questi circuiti. Qui il tema è sicuramente importante e cioè quando questi circuiti, che pur sanno leggere che dietro i singoli vertici c’è una strategia comune.

Quando si riuscirà ad avere la capacità di fare sintesi e di mettersi insieme perché sia smascherato il disegno vero, finale del cittadino e non del singolo pezzo, ma la vera strategia finale cioè che della dei cittadini non gliene frega una "mischia" a nessuno ma che il problema vero che in questi anni si è parlato, si è cambiato il riferimento dal tema della salute alle soprastrutture che si occupano di salute. Anche qui il mercato è diventato un elemento, la spesa, i soggetti beneficiari della spesa, c’è una premessa alla legge di riforma della salute del sistema sanitario in Lombardia, che è qualcosa di vergognoso, il problema vero per la nostra giunta regionale è il riequilibrio tra il privato, che poveretto è stato represso, e lo strapotere del pubblico.

E il tema della salute cosa c’entra su questa questione, cosa immetto il tema della salute che è l’elemento centrale, allora un po’ di autocritica noi su questo tema dobbiamo farla e faccio sicuramente mio questo pezzo d’autocritica, per quanto riguarda la G.G.I.L., che su questa questione ha qualche responsabilità in più magari di una associazione come meno prospettive di essere elemento significativo nella popolazione della nostra Regione. Però è un problema che dobbiamo affrontare tutti, dobbiamo uscire da questi specialisti perché la questione non è più specialistica, io sono d’accordo con Susanna, la parola normalizzazione faccio sempre fatica ad usarla mi piace parlare di normalità, di riportare in tale ambiti tematiche che sono state escluse dalla normalità e discusse al di fuori di essa. Però è un percorso che dobbiamo assolutamente fare, in Lombardia vuol dire, siccome siamo sempre noi C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L., la Caritas, il C.N.C.A. ecc. dovremo da questo punto di vista davvero darci degli appuntamenti che trovino una strada specifica e cominciano da questo punto di vista a lavorare sapendo che ci sono ambiti di specificità e momenti in cui le specificità vanno rinunciate a favore di una capacità dimessa in comune di forze e di intelligenze maggiori. L’altro esempio che volevo farvi, che vale per la nostra organizzazione e sta dentro a questo ragionamento di ricondurre, riportare alla normalità le tematiche che invece vengono trattate spesso in ambiti specialistici e che fa si indicare qual è la strada per il partito, abbiamo fatto un accordo con U.S.L..

Di Milano che i delegati sindacali eletti nelle realtà lavorative possono diventare soggetti importanti per la moltiplicazione di azioni di prevenzione. I delegati comunque sono eletti da una popolazione lavorativa e ripongono in loro una certa fiducia e che questi delegati siano adeguatamente formali potevano diventare nei luoghi di lavoro elementi significativi ma il fatto di prolungamento dell’azione dei servizi in tema di prevenzione all’abuso di sostanze, tutte, nel senso che dovete sapere che il mondo del lavoro è uno degl’ambienti in cui si consuma di tutto, in primis i psicofarmaci, l’alcool e via dicendo. Dall’azione formativa su questi delegati, in realtà luoghi di lavoro dove abbiamo parecchi lavoratori e parecchi iscritti, si sono ipotizzati lavori di progettazione di azione di prevenzione, dove la logica era l’informazione sui consumi, che cosa succede quando consumiamo una sostanza.

Qual è l’elemento davvero incredibile è che abbiamo svolto assemblee generali, di reparto parlando di consumi di sostanza in un ottica non repressiva ma semplicemente informativa. Attraverso un lavoro che ha coinvolto prima i delegati, poi i lavoratori ci ha portato a contattare con la ditta spazi e strumenti d’informazioni, io sono sicuro che non tutti i lavoratori hanno assunto un quadro generale ma io sono sicuro che se va in assemblea a parlare di attacco ai Sear.T, e cioè servizi che per noi lavoratori abbiamo fatto questo tipo di ragionamento, sono soggetti a cui abbiamo fatto riferimento per azioni di prevenzione, la reazione che noi otteniamo da parte dei lavoratori è una reazione consapevole e cioè se la questione è stata discussa e dibattuta anche l’attacco, la messa in discussione dei servizi, di risorse è vissuta in modo diverso.

Voglio dire che vanno praticate di più gli anni della normalità perché dobbiamo portare li i ragionamenti che qui oggi sono stati fatti, e dico tutti anche quelli più scomodi, anche quelli che sappiamo in prima battuta troveranno la reazione perché le assemblee ci dicono che invece quando si discute, alla reazione iniziale che è figlia di anni e anni di malainformazione, i ragionamenti riportano tutto questo aspetto in ambito completamente diverso, va detto che spesso si ha paura di parlare alla gente. Ultima riflessione, la politica, io sono anche stanco nel senso che io appartengo a una generazione che ha fatto della riflessione sulla politica una delle stagioni più belle delle propria vita, nel senso che noi non consideravamo politica il partito, o il funzionario, o l’amministratore noi pensavamo che la politica appartenesse a tutti e che stava nell’attività quotidiana di tutti, di questo ne sono profondamente convinto e peccato che in questi ultimi anni invece questo tipo di concetto in politica se lo sono fumati tutti.

La politica è tornate ad essere il leader che vince, che ha carisma, abbiamo votato leggi che hanno sepolto qualsiasi ragionamento sulla politica della partecipazione, l’uomo più importante, è lui che ci guida, importante è il sindaco perché è la persona che noi tutti ci fidiamo. Con il ragionamento ai quali io sono stato abituato sulla politica oggi, io però sono profondamente convinto di questo che la vera politica è la capacità di far passare tra le persone la voglia di riappropriarsi del gusto dell’informazione, del sapere e io di questo ne sono molto convinto. Nessun "pistolotto" o questo o quel dirigente politico cambierà, secondo me, le sorti del nostro Paese, le sorti cambieranno quando sempre più persone cominceranno a riappropriarsi del gusto dell’azione della politica, del pensiero, del confronto secondo me questa è la strada maestra.

 

 

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