Nicoletta Carrelli

 

Associazione "Diritti umani - Sviluppo umano" di Padova e Associazione "Antigone"

Il difensore civico per le carceri

 

 

Nicoletta Carrelli

 

(Legge la relazione del difensore civico del Comune di Padova dott. Raffaele Bartolomeo)

 

L’Ombudsman penitenziario è un’idea attinta dalla tradizione scandinava, che prevede, in ogni carcere, l’istituzione di un Ufficio di Supervisione delle condizioni dei detenuti. Anche dall’esperienza acquisita in questi anni in veste di Difensore Civico, mi preme fare una riflessione che riguarda proprio la tutela dei cittadini, tenuto conto delle istanze e delle segnalazioni ricevute nel corso della mia attività. Si può constatare, infatti, che vengono proposte da più parti le istituzioni di difensori civici a tutela di diritti vari di cittadini, con la conseguenza del moltiplicarsi della figura; difatti, esistono già difensori civici regionali, provinciali, comunali, delle banche, dell’Università, dei diritti del malato e, recentemente, è stata fatta la proposta di creare il Difensore Civico a tutela dei minori: tutto questo comporta un enorme spreco di energie e di risorse culturali, oltre che creare situazioni comprensibili di confusione nei cittadini. Per questi motivi, personalmente, non sarei d’accordo sull’istituzione di un Ombudsman penitenziario. Naturalmente sono perfettamente favorevole alla creazione di forme di tutela dei diritti e degli interessi dei detenuti alla stregua della tutela civica per il cittadini e quindi dei diritti umani nei luoghi di detenzione, conferendo tale tutela ad un soggetto terzo rispetto alle amministrazioni degli Interni, della Difesa e della Giustizia. Penso che sarebbe più utile creare a livello costituzionale o almeno istituzionale un organo di "difesa civica" a più larga competenza e formato da un collegio di difensori, in grado di garantire la tutela dei diritti dei cittadini non solo nei riguardi dell’ordinamento degli enti locali, ma anche delle altre istituzioni pubbliche operanti nel territorio.

In realtà, i detenuti della Casa di Reclusione sono dei cittadini che vivono nel territorio del Comune di Padova e che pertanto avranno anche diritto di potersi rivolgere al Difensore Civico, alla stessa stregua - anche se con modalità diverse - degli altri cittadini del Comune. Conseguentemente, tenuto conto delle molteplici funzioni che il Difensore Civico dovrebbe svolgere, invece di avere un Difensore Civico monocratico, dovremmo avere un Difensore Civico composto da un collegio con competenza vasta sui vari problemi dei cittadini, ivi compresi quelli dei detenuti, oltre che degli extracomunitari, dei minori, dei malati, delle categorie di persone socialmente deboli e di altre categorie da individuare. È da notare che la legge n. 104 del 5.02.1992 "Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate", prevede per il Difensore Civico la facoltà di costituirsi parte civile, per tutelare un interesse diffuso, nei procedimenti penali per reati di particolare gravità commessi contro una persona handicappata. Ciò induce a pensare che il legislatore potrebbe in un secondo momento estendere questa tutela anche per gli interessi diffusi della persona umana in genere e quindi anche dei detenuti.

Quale potrebbe essere il modo concreto di attuare la tutela dei detenuti?

A) Una soluzione potrebbe essere l’istituzione di un ufficio ad hoc in seno alla struttura del Difensore Civico nazionale, unico su base nazionale, che assicuri una effettiva e sostanziale tutela dei diritti umani dei detenuti. Secondo me, però, in questo modo avremmo una struttura centrale, lontana dai vari, effettivi e concreti problemi dei detenuti: questi non avrebbero la possibilità di avere un contatto immediato e diretto con il Difensore Civico, così come attualmente l’hanno i cittadini con i Difensori civici regionali, provinciali e comunali.

B) Altra ipotesi potrebbe essere l’istituzione, presso l’Ufficio del Difensore Civico regionale, di un ufficio a tutela dei diritti dei detenuti da parte dello stesso Difensore Civico regionale, in attesa che venga istituito un collegio di difesa civica.

Il collegio dovrebbe svolgere le stesse funzioni che, in genere, svolgono i Difensori Civici eletti, e cioè funzioni di tutela dei diritti dei detenuti, tutela extra giudiziale, senza formalità alcuna, funzioni di mediazione, composizione di conflitti, collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria e con il Magistrato di Sorveglianza, per risolvere i problemi insorti.

 

Poteri del Difensore Civico penitenziario

 

Per quanto riguarda i Poteri, relativamente al Difensore Civico comunale, mancano previsioni negli Statuti di poteri veri e propri: da un’indagine eseguita dalla Regione Veneto risulta che il 31% degli Statuti non parla affatto dei poteri di intervento. Volendo fare un esempio dei poteri che il Difensore Civico ha nel Comune di Padova, si può in sintesi dire che lo stesso ha potere di accertamento sulla regolarità nella trattazione delle varie pratiche, interviene in caso di omissioni o ritardi di atti di ufficio, può imporre agli uffici l’osservanza di termini entro cui chiudere una pratica; può indicare come rispettare le disposizioni di legge e può anche chiedere che siano fatti accertamenti disciplinari per scarsa diligenza a carico di dipendenti comunali.

Cosa potrebbe fare il Difensore Civico penitenziario?

Un ipotetico Difensore Civico penitenziario ha quale primario obiettivo, nel rispetto della tradizione della difesa civica, l’allentamento delle tensioni, la mediazione, la promozione di un luogo di incontro/confronto di soggetti interessati. Egli non deve aggiungersi ai soggetti a cui è già possibile rivolgere reclamo formale, perché il modus operandi tipico del Difensore Civico è proprio la mancanza del rispetto di forma solenni.

Per lo svolgimento delle sue funzioni, egli potrebbe:

-verificare le condizioni di detenzione, per una sostanziale tutela dei diritti umani dei detenuti;

-chiedere agli organi e agli uffici competenti notizie sullo stato delle pratiche e delle situazioni sottoposte alla sua attenzione;

-consultare ed avere copia di tutti gli atti e documenti relativi al caso;

-collaborare con il Magistrato di Sorveglianza e con il suo Ufficio ed acquisire elementi conoscitivi;

-emanare una proposta al fine del componimento del problema insorto;

-dare le informazioni necessarie, ad esempio, per l’accesso al patrocinio gratuito per i non abbienti.

Non sono d’accordo sull’idea che sia necessario dotare il Difensore Civico di un potere ispettivo, ma solo di vigilanza "etica", anche al fine di verificare che la pubblica amministrazione svolga i propri compiti con umanità, sollecitudine ed equità, per un trattamento rispettoso della dignità umana.

Cosa fa il Comune di Padova a favore della popolazione carceraria?

Ritengo molto utile far conoscere le iniziative che il Comune di Padova sta attuando per i detenuti. È stato approvato un progetto carcere, con deliberazione di G.M. n.92 del 2.02.1995, su proposta dell’Assessore Giovanni Santone e avente per oggetto "iniziativa di formazione/lavoro a favore dei detenuti": tale progetto è volto in particolare alla finalizzazione rieducativa della pena (art. 27 Cost.) e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, attraverso iniziative finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro. Per la realizzazione del progetto è stato necessario avvalersi della collaborazione di ditte, cooperative, associazioni ed altri operatori economici disponibili a condurre nel proprio ambito programmi individualizzati per l’avviamento occupazionale e la qualificazione lavorativa di detenuti in misura alternativa o di ex detenuti. Per quanto riguarda i programmi educativi di avviamento occupazionale, a conclusione dei tre mesi di formazione del soggetto inserito presso cooperative sociali o associazioni di volontariato, si procede a verifica per l’inserimento occupazionale con durata massima di nove mesi. Inoltre, con deliberazione di G.M. n.797 del 16.07.1997, sempre nel campo delle iniziative a favore della popolazione carceraria, è stato approvato un programma di attività per l’anno 1997, che prevede:

- corsi interni ed esterni al carcere, finalizzati alla formazione professionale pre - lavorativa dei detenuti, per un possibile avviamento al mondo del lavoro;

- inserimenti di formazione - lavoro per detenuti in misura alternativa o ex detenuti da realizzare all’esterno del carcere, in collaborazione con cooperative sociali, associazioni o ditte, secondo le modalità attuative, previste dal progetto Formazione Lavoro approvato dalla Giunta Regionale;

- laboratori teatrali permanenti all’interno della Casa di Reclusione, che offrano la possibilità di entrare in contatto con i mezzi ed i modi del teatro, quale momento di condivisione e di crescita collettiva.Spero di aver apportato un modesto contributo sul tema del convegno, con particolare riferimento all’argomento a me assegnato , certo dell’importanza del problema posto in discussione e dell’utilità che comunque sia assicurata idonea tutela dei diritti umani nei luoghi di detenzione.

 

Giuseppe Mosconi

 

Grazie, l’intervento documenta la grande diversità di approcci e interpretazioni sulle funzioni che questa figura deve avere e quindi evidentemente il dibattito è tutto aperto e c’è parecchio lavoro da fare in base alle diverse competenze che ognuno ha coltivato e dal cui punto di vista interpreta il problema. Andando a concludere la carrellata di interventi ascoltiamo l’intervento di Lorena Orazi e Antonella Barone, educatrici presso la Casa di Reclusione di Padova.

 

 

 

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