Lapis

 

CONVEGNO

"Difesa di ufficio e gratuito patrocinio: una difesa effettiva?"

21 settembre 2001 ore 9.00 presso la Casa di Reclusione di Padova, via Due Palazzi, 35/A

 

Dr. Teresa Lapis (Ex Difensore civico della Provincia di Venezia)

 

Io, dato che hanno parlato di Difensore civico nelle carceri, colgo l’occasione per promuovere, dato che ho fatto questa esperienza e sono perfettamente convinta della bontà dell’istituzione. per poterne parlare, comunicare, discuterne con altri.

E, quindi, cogliendo questa occasione, mi viene da pensare, se abbiamo discusso... di tutti quei relatori che mi hanno preceduto e anche Aurora: se abbiamo parlato di ruolo della difesa, della difesa d’ufficio gratuita, abbiamo parlato, semplicemente, non "d’educazione alla legalità" ma di "legalità". Perché mi sembra che abbiamo parlato di attuazione della legge: cioè quando esce o entra un documento che deve avere la certezza legale dell’uscita e della data, si chiama legge sul protocollo. Legge sul protocollo vuol dire che qualsiasi documento che esce da un’amministrazione deve essere protocollato, così si ha la certezza del momento in cui esce, cosa che non fanno nemmeno in questura. In questura, se uno straniero va a chiedere un documento, e voi sapete che il documento va accettato ed eventualmente integrato, se manca, non glielo accettano. E quindi torna cinquecento volte in questura, non sapendo che c’é questa legge del protocollo e forse non lo sanno neanche loro.

Ecco, allora io volevo soltanto dire che "ruolo della difesa", "patrocinio", "nuova normativa", ma in realtà concentriamoci anche sull’attuazione della legge e, quindi, sulle possibilità o meno di istituti come Difensore civico che sono strutture garanti, anche senza poteri come sono in Italia, che attuano e facilitano questi rapporti.

Perché quello che diventa difficile per noi, in un ufficio... i rapporti, per una persona che sta dentro il carcere, diventano difficilissimi e vitali. Quindi, portare un documento, avere un documento, fare una domanda e avere una risposta. E quindi si parla anche di tempi e spazi e soggetti della garanzia dell’attuazione della legge. Quando parliamo di autocertificazione... io sono riuscita ad effettuare una autocertificazione, a far certificare un documento del Consolato della Somalia, quando ero Difensore civico, perché ho mandato tutta la documentazione al Consolato, dicendogli come doveva fare per documenti che erano assolutamente perduti da una signora eritrea, cittadina italiana.

Quindi le possibilità ci sono, è chiaro che ci vuole non tanto il potere o la competenza... che purtroppo servono anche negli uffici... ci vuole l’autorità, o una struttura istituzionale che esprime una competenza istituzionale, quindi riconosciuta. Quindi, secondo me, oggi si parla non soltanto di legalità ma anche di istituzioni e tecniche di tutela; quindi, non solo del diritto di tutela, ma se ci sono istituzioni intorno alla difesa che la rendono possibile.

Infatti Tamburino ha parlato del linguaggio, della comunicazione: perché, voglio dire, è inutile che parliamo di difesa se non si capiscono difensore e difeso. Quando ero Difensore civico veniva da me della gente che mi diceva: "Scusi, io ho l’avvocato... mi può spiegare questo, perché il mio avvocato non me lo spiega?". Può capitare anche ad un italiano, voglio dire, quindi anche un nuovo ruolo dell’avvocato: come fare gli avvocati.

Ma non è soltanto il ruolo competente dell’avvocato, perché l’avvocato è sempre colui che ha prestato la sua competenza: io, provocatoriamente, dato che possiamo discutere, parlerei anche di che cosa ne pensiamo (dato che ne abbiamo parlato in questo contesto) di esercizio privato di pubblica funzione. Perché, se difendere diventa una funzione pubblica, cioè un esercizio di un servizio pubblico, l’avvocato diventa un esercitatore privato di una pubblica funzione, che dovrebbe essere adeguatamente formulata, prima, in sua autonomia, ma poi adeguatamente controllato, per l’adeguatezza dell’incarico.

Io sarei disponibile a questa idea, perché è giusto che il giurista esprima la sua competenza, ma allora diventa una funzione pubblica, garantita dallo Stato... voglio dire, è un’idea: degli avvocati, ormai, hanno bisogno tutti. Pensiamo ai notai... ma non pensiamo solo all’Italia, pensiamo a cosa fanno i giuristi nel resto d’Europa, che fanno i certificatori, gli avvocati, dispensano e producono e distribuiscono la loro competenza perché è una competenza che serve a tutti i cittadini, a tutte le persone, per autotutelarsi e muoversi, perché noi abbiamo sempre a che fare con la burocrazia. Ma non in senso degenere, nel senso che abbiamo a che fare con uffici, e quelli che sono dentro gli uffici, a loro volta devono andare spesso a aggiornarsi, perché esprimono un servizio e non sempre sono adeguati o controllati.

Quindi io proporrei il Difensore civico sempre, naturalmente. Io sono convinta, che se ne discuta e se ne veda l’adeguatezza; anche Difensore civico del carcere. Se ne è parlato a un convegno, con il Mediatore europeo Soderman, che è stato ex Ministro di Grazia e Giustizia in Finlandia e Mediatore nazionale. E lui sosteneva, come anche il Difensore civico canadese, dato che sono questi paesi che abbiamo citato, che lì i Difensori civici hanno l’obbligo di andare in carcere, e se non c’è il Difensore civico specifico tutti i Difensori civici (e lì ci sono nazionali) hanno l’obbligo di andare in carcere, ma non solo per i detenuti: per tutelare i rapporti, e semplificarli, di tutti i soggetti dell’amministrazione, compreso gli operatori, compreso coloro che lavorano lì, e di rendere agevole il rapporto tra carcere e territorio.

Quindi io non capisco perché ne ho parlato prima con Tamburino (e lui è stato a parlare di linguaggio) e mi ha detto: "Queste figure  un po’ obsolete, queste autority..."; è questo l’atteggiamento italiano medio, anche delle amministrazioni, su queste figure di garanzia e invece semplificherebbero tantissimo i rapporti, permettendo agli avvocati di non occuparsi del diritto alla difesa, ma di lavorare tranquillamente, con un interprete, con un’amministrazione che rispetta i tempi. Quindi non ha bisogno, l’avvocato, di patire i tempi, perché i tempi sono per legge previsti: il giusto processo è un processo sulla adeguatezza e il rispetto dei tempi, di tutti i tempi.

Quindi "il testo" è la difesa civica ma, dato "il contesto", scusatemi lo scherzo, quello che è importante è parlare "del pre-testo", cioè di tutto il diritto che sta intorno alla difesa, perché la difesa civica intorno alla confusione e alla mancanza di adeguatezza, non si può esercitare; è uno dei tanti diritti che non si possono esercitare. Quindi io propongo formazione, ma anche controllo e, sopratutto, sinergia tra avvocati e altri giuristi e altre figure operative che esprimono competenza nel diritto, anche se non sono giuristi, e quindi creare questo nuovo modo di comunicare la legge, che sia effettivamente un modo di apprendere, da parte di tutte le persone, giuristi e non. Quindi, per esempio, quei corsi organizzati dalle Camere Penali potrebbero essere aperti a operatori e a tutti coloro che sono interessati a livelli diversi di specializzazione o di comunicazione.

 

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