Relazione Lia Sacerdote

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Il genitore dimenticato

Il mantenimento della relazione genitoriale nella 

separazione della detenzione: un intervento possibile

 

"Bambini senza sbarre" opera all’interno di San Vittore e si occupa del rapporto tra genitori e figli da circa cinque anni. Nasce dal Gruppo Carcere Mario Cuminetti presente in carcere con attività culturali e la gestione delle biblioteche dall’85.

Il percorso di sviluppo del nostro intervento sul tema della relazione genitori/ figli ha visto diverse fasi, ognuna delle quali ha contribuito a individuare e strutturare più precisamente un’attività che ha come finalità il mantenimento del legame figlio-genitore detenuto e che oggi sta vivendo un momento di particolare vivacità.

 

Questo è dovuto principalmente al suo essere sempre più radicato all’interno del contesto del carcere, e quindi sul territorio, ma anche al suo essere in relazione con Relais Enfants Parents di Parigi, la Fondazione olandese Bernard van Leer e Eurochips, l’organismo di rete europea di cui oggi "Bambini senza sbarre" fa parte.

L’incontro con il Relais ha permesso di avere una conferma delle idee guida del nostro intervento e di scoprire che le reciproche esperienze stavano sviluppandosi parallelamente, senza sapere l’una dell’altra, ma portando avanti sostanzialmente pratiche simili sostenute da obiettivi analoghi, con le differenze dovute al diverso contesto socio politico e all’entità dell’esperienza (che per i francesi risale a più di un decennio prima). Da quell’incontro è nato uno scambio di esperienze che nel tempo si è rafforzato.

 

Uno degli aspetti più dolorosi dovuti alla detenzione - chi opera in carcere ne è costantemente testimone - è proprio quello della separazione dalla famiglia ma soprattutto dai figli. Per molti detenuti separarsi dai figli significa non solo una separazione ma una vera e propria sparizione, e questo è particolarmente rilevante per i detenuti padri. E non solo dal figlio, ma anche dalla rete sociale di riferimento, la scuola, i servizi sociali e tutti i soggetti coinvolti nella sua storia genitoriale. Sparizione che per il figlio significa anche perdita di punti di riferimento, di radici, di storia personale con cui fare i conti, quando non anche emarginazione e discriminazione sociale che porta spesso a ripetere lo stesso percorso di carcere. I numeri ci indicano che degli 800.000 figli di detenuti in Europa 43.000 sono italiani e di questi il 30% segue la strada della detenzione. In questo scenario il nostro intervento cerca di muoversi anche in una prospettiva di prevenzione sociale, nel tentativo di interrompere un destino di carcere che pare ripetersi nei figli in modo inesorabile.

 

"Bambini senza sbarre" opera all’interno del carcere con un’azione che da esso entra e esce continuamente: parte dal genitore detenuto per allargare il proprio intervento all’esterno ai soggetti coinvolti (famiglia, scuola, servizi) avendo al centro l’interesse del bambino, del figlio.

 

Pur nella consapevolezza che i nostri obiettivi sono ambiziosi, in sé e anche rispetto alle nostre forze, la nostra esperienza sviluppandosi continua a precisare meglio e a confermare alcune ipotesi di lavoro da cui siamo partiti.

Prima fra tutte è che il mantenimento del legame con il genitore è un diritto del figlio e un diritto-dovere del genitore. Questo significa operare nel campo dei diritti ma su un piano delicatissimo e privato come quello degli affetti. Ma gli affetti per essere rispettati richiedono uno spazio e un luogo adeguati, spazio fisico e mentale, e qui entrano in gioco il carcere con tutte le sue mura interne ed esterne, e la società fuori del carcere, con le mura del giudizio, del pregiudizio, del rifiuto.

Il pregiudizio principale da affrontare è il mascheramento della verità del carcere al figlio. Questo è un portato della cultura dominante fuori dal carcere, ma anche un ostacolo interiore del genitore detenuto, ostacolo lacerante e che viene vissuto drammaticamente.

Abbiamo lavorato a lungo a un progetto che prevedeva gli incontri con i figli fuori dal carcere ("Incontri senza sbarre", disponibile nei dettagli a chi volesse conoscerlo, ma bloccato, in pratica, dal Tribunale di Sorveglianza) perché crediamo fermamente che in questo ambito in particolare sia giusto privilegiare la possibilità di incontri esterni. Naturalmente quando questo non sia consentito è meglio facilitare i colloqui con i figli in carcere che non averne. È una posizione non ideologica ma mutuata dai francesi che operano in questo delicato contesto da più di 15 anni e che ci insegnano quanto sia importante per il figlio sapere in quale realtà si muova il genitore, soprattutto quale sia la sua verità, e quanto contino per lui chiarezza e parole di verità. Essere testimone della sofferenza del genitore permette al bambino di comprendere. Anche questo è un diritto molto speciale.

 

Da questi punti di partenza abbiamo ipotizzato un percorso di accompagnamento della coppia genitore-figlio durante la separazione dovuta alla detenzione. Percorso condiviso e personalizzato.

 

Partiamo dal genitore detenuto decentrandoci poi per trovare un punto di equilibrio determinato soprattutto dal benessere del bambino. I detenuti sono genitori dimenticati e il nostro intervento cerca di sostenere la loro funzione genitoriale per farli entrare a pieno titolo nella rete di relazioni (carcere, figlio, famiglia d’origine, servizio sociale, famiglia affidataria, comunità, scuola, ospedale, amici).

È un lavoro di mediazione con l’esterno, mediazione che assume un’importanza, un ruolo e un’efficacia quando, superata la resistenza iniziale della rete esterna al carcere, venga accolta.

Pur rendendoci conto di quanta strada debba ancora fare il nostro intervento e quante fasi di crescita debba ancora attraversare, abbiamo potuto verificare l’importanza e l’efficacia di un tale intervento. Anche se emergono chiaramente alcuni "punti deboli" come la possibilità di offrire un sostegno ai nuovi giunti (la fase dell’ingresso è decisamente tra le più critiche della detenzione, soprattutto in relazione alla separazione dei figli) e ai detenuti stranieri che ormai rappresentano oltre il 60% della popolazione detenuta.

L’attività in corso

 

Colloqui domenicali e presenza di Bambini senza sbarre

 

I colloqui alla domenica mattina sono una possibilità praticata a San Vittore dal 2000 e sono il risultato delle richieste nate all’interno del nostro "Gruppo d’incontro" nella sezione femminile e accolte con disponibilità dalla direzione del carcere..

Durante i colloqui domenicali i bambini non devono fare le estenuanti ore di attesa in uno spazio angusto, affollato e inadeguato. Possono utilizzare giochi, consumare una merenda, socializzare tra loro e creare legami di amicizia che permettano di vivere il colloquio e, anche di vivere l’attesa di quel momento durante la settimana, in uno stato d’animo meno ansioso e difficile. Il colloquio, infatti, è il momento decisivo per il mantenimento della relazione, ma spesso di grave disagio per le modalità in cui si svolge.

A questi colloqui da quest’anno è presente, in modo discreto e disponibile, una operatrice di "Bambini senza sbarre" per sostenere i bambini nell’opera di socializzazione fra loro e per qualsiasi eventuale necessità si presenti.

 

Accompagnamento bambini al colloquio

 

In qualche caso (difficoltà contingenti della famiglia o elemento programmato nel lavoro di sostegno psicopedagogico) si verifica la necessità di accompagnare ai colloqui il figlio. Questo intervento è destinato ad essere incrementato soprattutto nel caso in cui riuscissimo a organizzare un luogo e un tempo per i colloqui destinati solo ai figli anche nella sezione maschile (modello colloqui domenicali delle donne madri).

 

Allestimento spazio incontri

 

Nell’ottica di migliorare anche lo spazio fisico che ospita gli incontri genitori/figli abbiamo dotato due sale colloqui (quella dove avvengono i colloqui speciali domenicali e ordinari durante la settimana e quella della sezione femminile) di giochi per i bambini con la prospettiva di individuare uno spazio solo per gli incontri con i bambini anche nella sezione maschile con ricadute significative su tutto il problema della relazione genitori/figli.

 

"Gruppi d’incontro" con le donne madri

 

Incontri di gruppo con le donne madri nel reparto femminile (con due o tre operatori e 10-15 donne) dove vengono affrontati i temi che riguardano il problema della relazione con i figli (soprattutto il problema di come comunicare ai figli la propria detenzione) permettendo uno scambio di esperienze e una decantazione dell’ansia e della sofferenza legate alla separazione dei figli. È uno spazio dove lo specifico "femminile" dovrebbe poter trovare un luogo di analisi e riflessione. In questi incontri sono anche previsti interventi di specialisti.

 

"Gruppi d’incontro" misti con le donne madri e gli uomini padri

 

Incontri di gruppo con i padri e le madri (circa 25 persone) nella sezione penale maschile dove vengono affrontati i temi che riguardano il problema della relazione con i figli con la partecipazione anche di esperti, psicopedagogisti, psicologi, giudici, assistenti sociali e rappresentanti istituzionali.

La presenza di entrambe le figure genitoriali permette lo scambio di esperienze e il confronto con modalità diverse di affrontare il problema del rapporto con i figli.

 

Colloqui individuali nelle sezioni maschile e femminile

 

Esistono casi in cui i problemi non possono essere affrontati in gruppo e vengono richiesti colloqui individuali con le nostre operatrici psicopedagogiche Non si tratta di colloqui terapeutici ma di counseling e di sostegno psicopedagogico, attraverso i quali il genitore ha la possibilità di parlare dei propri figli, esprimere i propri desideri e propositi rispetto alla loro educazione nonostante la carcerazione, le proprie emozioni e ansie, le eventuali difficoltà di rapporti con i servizi sociali, con famiglie affidatarie o istituti dove sono ospitati i figli, i rapporti con il Tribunale dei minori e altro secondo i casi. Da questi colloqui può nascere un percorso condiviso di "accompagnamento".

 

Sportello sul diritto di famiglia

 

Si tratta della possibilità di consultare periodicamente uno specialista in materia di diritto di famiglia. Questa esigenza emerge con forza dalle continue richieste di chiarimento riguardo i propri diritti e doveri rispetto alla tutela dei figli. Abbiamo constatato come la presa di coscienza di questi aspetti sia decisiva per sostenere o attivare un percorso di responsabilizzazione genitoriale e di propria titolarità.

Quasi sempre infatti i padri e le madri che si trovano in carcere sono passati attraverso procedimenti di separazione o di divorzio o in molti casi sono stati destinatari di provvedimenti del Tribunale per i minorenni. La particolare procedura dei procedimenti minorili, più simile a un procedimento inquisitorio che si svolge ancora oggi senza la necessaria presenza di un difensore, i termini molto ristretti per reclamare contro i provvedimenti emessi, le conseguenze gravi ed a volte irreparabili che ne derivano comportano la necessità che vengano chiaramente spiegati al detenuto il contenuto della decisione del giudice, le conseguenze, la possibilità di contrastare e di opporsi a tale decisione.

 

"Atelier di mediazione" per la confezione degli oggetti relazionali

 

Dal rapporto con l’associazione francese Relais Enfants Parents e dalla nostra esperienza presso di loro a Parigi è nata l’esigenza di realizzare anche da noi l’iniziativa "atelier di mediazione" per la confezione di oggetti di stoffa (oggetti relazionali) destinati ai figli. Questa esperienza è particolarmente adatta alle madri straniere che non possono incontrare i figli perché molto lontani e per le quali l’invio di un oggetto costruito per loro rappresenta perlomeno uno strumento concreto di mantenimento del legame.

L’atelier di mediazione è strettamente collegato al lavoro dei "gruppi di incontro", nel senso di costituire comunque uno spazio mentale per il proprio figlio dove può decantare l’ansia e trovano posto la riflessione, la memoria, il confronto con il proprio ruolo di madre e con le altre donne.

 

Il nostro impegno sarà comunque indirizzato a consolidare le attività in corso e più in generale:

Riuscire a modificare la prassi dei colloqui in carcere, nel senso che venga riconosciuto ai figli il diritto di avere spazi (di attesa e di svolgimento dei colloqui) tempi e modalità proprie, che chiedono un adeguamento organizzativo dell’istituzione.

Assicurare la continuità dell’intervento, che sia più organico senza istituzionalizzarsi, mantenendo la propria autonomia e riuscendo a creare un’ampia rete di rapporti istituzionali e sul territorio, che consolidino il nostro intervento e ne riconoscano il contributo.

 

In questa prospettiva siamo disponibili, e lo riteniamo parte integrante del nostro intervento, a offrire ad altri gruppi che volessero intraprendere una strada analoga alla nostra il nostro sostegno, la collaborazione e la nostra esperienza entrando nei dettagli delle prassi messe a punto.

 

Siamo infatti consapevoli della necessità di una profonda trasformazione culturale che richiede un processo di cambiamento ampio e condiviso.

 

Bambini senza sbarre – via Castelmorrone 17 – 20129 Milano tel. 02 70005859

e-mail: bambinisenzasbarre@genie.it

Le tappe principali di "Bambini senza sbarre"

 

1996

 

Indagine/questionario sul tema della genitorialità e incontri regolari con padri e madri detenuti e professionisti (magistrati, medici, avvocati, assistenti sociali, rappresentanti istituzionali).

 

1997

 

Convegno svoltosi dentro a San Vittore "Bambini senza sbarre" (sono disponibili gli atti).

Sportello consulenza legale in collaborazione con il "Centro donna" del Comune di Milano.

Prime feste dell’affettività (questa iniziativa è fatta in collaborazione con altre associazioni presenti a San Vittore).

 

1998/99

 

Progetto "Incontri senza sbarre" in collaborazione con la direzione del Dipartimento Amm. Penitenziaria, Carcere San Vittore, Assessorato politiche sociali Provincia e Comune di Milano. Prevedeva il colloquio con i figli fuori dal carcere in uno "Spazio neutro" attrezzato.

 

2000

 

Avvio dell’attività interna al carcere sulla genitorialità. Colloqui individuali di sostegno psicopedagogico. Gruppi d’incontro. Collaborazione con la Federazione Relais Enfants Parents di Parigi. Iniziativa "colloqui domenicali": apertura del carcere la domenica per i colloqui con i figli delle donne detenute per tre ore con modalità e spazi più idonei.

 

2001

 

Collaborazione con Eurochips e organizzazione del convegno internazionale dentro a San Vittore su "Il tempo e lo spazio della relazione figli-genitori in carcere" e stampa degli atti.

 

2002

 

Nuova indagine conoscitiva sulla genitorialità. Avviamento dell’"Atelier di mediazione" per la confezione degli oggetti relazionali. Presenza di Bambini senza sbarre ai colloqui domenicali delle donne madri con i figli.

 

 

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