Anna Maria Pensa

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Anna Maria Pensa (Responsabile del "Progetto Carcere" di Telefono Azzurro)

 

Credo che Telefono Azzurro sia conosciuto, dalla maggior parte di noi, per il suo numero gratuito per i bambini. Meno conosciuta è l’attività che i volontari svolgono a contatto diretto con i bambini. Il progetto "Bambini e Carcere" è uno di questi, è un progetto che vede la possibilità che i bambini entrino all’interno del carcere, a trovare i propri genitori, in un ambiente decisamente diverso da quelle che sono state, fino a poco tempo fa, le stanze adibite ai colloqui.

Questo progetto è partito con un’esperienza pilota nel carcere di Monza, nel 1998, dove prevedevamo che una ludoteca potesse accogliere i bambini in attesa del colloquio con i propri genitori.

È chiaro che, lì dove è possibile, dove viene individuando uno spazio interno attiguo alle sale dei colloqui, noi possiamo anche utilizzare la nostra ludoteca per l’accoglienza dei bambini e dei genitori detenuti, in modo che sia uno spazio d’incontro tra genitori detenuti e bambini.

I bambini che entrano per la prima volta nella nostra ludoteca si trovano a sgranare gli occhi, perché non sono abituati a quegli ambienti, propri alla loro fascia di età: ci sono i colori, ci sono i giocattoli. Ma non è solo una stanza piena di giocattoli, è una stanza piena di giocattoli dove ci sono anche delle persone, appunto dei volontari, formati per accogliere i bambini, aiutarli a rileggere un ambiente che, fino ad ora, hanno letto in una maniera estremamente difficile.

In questo spazio i bambini vengono accolti, vengono messi in condizioni di giocare autonomamente, di scegliere liberamente con cosa poter giocare e, giocando, di aspettare il proprio papà o la propria mamma, in modo di invitarlo poi a giocare. Quindi noi utilizziamo il gioco e il giocattolo come uno strumento per ricollegare la comunicazione che purtroppo il carcere ha interrotto.

Piano piano si alza anche la fascia di età dei frequentatori della ludoteca perché gli adolescenti, che questa mattina qualcuno ha nominato, sono bambini cresciuti molto in fretta che si irrigidiscono e, quindi, reputano il gioco come qualcosa da bambini.

Noi abbiamo visto che la prima volta sono passati guardando di sottecchi poi, con la scusa di accompagnare il fratellino più piccolo in ludoteca, si sono fermati anche loro, perché anche per loro c’è uno spazio, c’è una possibilità di essere all’interno e di provare una sensazione diversa insieme ai genitori detenuti.

Una delle ultime esperienze interessanti è stata quella di allestire non solo uno spazio - come si diceva nell’esperienza francese - "adeguato ai bambini", ma anche di pensare al motivo per cui molti detenuti non volevano utilizzare le scatole di giochi che noi avevamo in ludoteca. Questo è accaduto, poco tempo fa, a Prato: ci siamo domandati perché i detenuti non volessero giocare con quelle scatole. Ci siamo resi conto che per molti era difficile insegnare ai propri bambini il gioco e non volevano essere svalutati ai loro occhi, perché erano attività complicate.

Dopo una trattativa con la direzione del carcere siamo riusciti ad ottenere il prestito dei giochi alle persone detenute, non soltanto ai bambini; perché voi sapete che il servizio della ludoteca è quello del prestito all’esterno. Noi non lo possiamo svolgere, perché sovraccarichiamo l’organizzazione per il controllo di queste scatole che entrano ed escono, però abbiamo effettuato ed effettuiamo il prestito ai detenuti. Portano in cella il gioco, lo sviluppano, lo imparano e poi sono loro che lo insegnano ai propri figli, quindi non si sentono più svalutati.

Abbiamo visto che il sistema sta funzionando benissimo; questa non è che una parte delle nostre esperienze, però dove possibile operiamo con questi criteri.

 

Giovanni Anversa

 

Il "Progetto Tonino", che ora ci presenterà Apollonia Annunziata, si collega abbastanza con quello che Telefono Azzurro fa a Milano e anche in altre carceri.

 

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