Marco Crimi

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Marco Crimi (Avvocato penalista del Foro di Padova)

 

Sono un avvocato, credo che molti mi conoscano, e volevo rifarmi all’intervento di Luciano, il detenuto che ha parlato prima. Apprezzo molto i contenuti di quanto ha detto, così come mi è piaciuto molto il film che abbiamo visto alle 12,30. Credo che dia da pensare a tutti. Finalmente si parla di affettività, più esattamente di sessualità all’interno del carcere. Un tempo c’era una certa reticenza su questi temi, anche e soprattutto da parte degli stessi detenuti. Finalmente mi sembra che questo scoglio sia stato superato. Io ho fatto un’esperienza in Brasile alcuni anni fa, visitando le carceri di Manaus, Rio de Janeiro, Belem, Santa Rem. In Brasile le condizioni detentive sono veramente spaventose: i detenuti stanno in otto - dodici in una cella in cui non hanno lo spazio per sdraiarsi tutti insieme contemporaneamente, in cui c’è solo terra battuta, dove non esistono servizi igienici e il cibo consiste solo di farofa e riso. La farofa è una farina ben poco nutriente. Solo la domenica viene distribuito un pollo per un’intera cella, per cui il più forte ovviamente se ne avvantaggia. Al di là di tutto questo però è diritto di ciascun detenuto avere una volta alla settimana un rapporto di carattere affettivo - sessuale con la persona che crede. Quindi non vengono posti neppure ostacoli di convivenza, di rapporti sanciti e riconosciuti dallo Stato. Ho conosciuto un detenuto italiano che era da oltre cinque anni rinchiuso a Manaus. Manaus è la capitale dell’Amazzonia, quindi una zona piuttosto dura. Questo detenuto mi diceva che era riuscito a sopravvivere tutto questo periodo perché lui sapeva che, una volta alla settimana, due sue amiche si davano il turno per andarlo a trovare e passavano quell’ora di sessualità o affettività che fosse insieme. E il carcere che lascia i detenuti per 24 ore al giorno in uno stato veramente di abbandono però per quell’ora alla settimana concede al detenuto una stanza con un letto, una doccia e dei preservativi. Mi diceva questo detenuto: "Non è detto che io per forza debba fare sesso in quell’ora. Ma il solo fatto di poter stare abbracciato a questa donna, di sentire il suo calore corporeo, di poterci scambiare carezze mi ha fatto preservare la mia sanità mentale a fronte di una situazione che invece parrebbe invivibile".

Mi viene da pensare che il nostro sistema che è l’esatto opposto: abbiamo carceri pulite, con i servizi igienici, un cibo e un livello sanitario accettabile, però diventa più disumano da questo punto di vista. La nostra Costituzione prevede sì la detenzione come misura punitiva, anche se si parla di rieducazione, non dice però che il detenuto debba essere privato anche della propria sessualità.

 

 

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