In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

Notiziario n° 5, del 14 gennaio 2010

Notizie da Padova

Associazione Nemesi: progetti e attività nella C.C. di Padova

Associazione Fantalica: progetti e attività nella C.C. di Padova

Notizie da Venezia

Gian Antonio Stella e il razzismo in Italia

Notizie da Treviso

Alternativa e Alternativa Ambiente per il reinserimento lavorativo

Notizie da Verona

E ora, un Garante anche per chi è recluso in Veneto

Agenti subissati di impegni. E la Ugl non ci sta

Con i detenuti si parla di pace

A Montorio cinema, ginnastica e attività su attività

Progetto Carcere a caccia di nuovi volontari

Il libro "Sto imparando a non odiare"

Il sussulto del diritto per i diritti

Appuntamenti a Padova

Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali

Tavola rotonda: Il suicidio, tra interrogativi sociali ed aspetti etici

Incontro: Federazione Nazionale Informazione dal e sul carcere

Notizie da Padova

 

Associazione Nemesi: progetti e attività nella C.C. di Padova

 

L’Associazione Nemesi è stata costituita circa tre anni fa a Padova da operatori che da tempo operano nell’ambito della devianza, della marginalità sociale, delle dipendenze, della tutela minori; molti di loro, inoltre, lavorano o hanno lavorato per lunghi periodi presso istituti penitenziari (in particolare la referente, Franca Fazzini, lavora in carcere dal 1991 e dal 1987 si occupa di tossicodipendenze e terapia familiare). Si tratta di un gruppo interdisciplinare, composto principalmente da psicologi, educatori, professionisti nel settore dell’integrazione e della mediazione linguistica, esperti teatrali in ambito pedagogico.

Da alcuni anni l’associazione realizza attività nella Casa Circondariale di Padova e per il 2010 proporrà ai detenuti un progetto innovativo di orto biologico, su finanziamento della Regione Veneto. L’obiettivo principale del progetto è insegnare la coltivazione biologica, ma senza la pretesa di ottenere prodotti biologici, per l’utilizzo dei quali sarebbe necessaria una certificazione.

Il corso, che si comporrà di lezioni teoriche e pratiche - l’orto verrà realizzato in un terreno recintato, all’interno del cortile del carcere -, sarà coordinato da un agricoltore esperto di coltivazioni biologiche, con il supporto di uno psicologo. Ad esso potranno partecipare 12-13 detenuti e i gruppi saranno comunque aperti, visto l’elevato turn-over delle presenze nell’Istituto: ogni fine mese verrà fatto un aggiornamento e, qualora si siano liberati dei posti, avverrà l’inserimento di nuovi partecipanti, sulla base di una lista d’attesa.

I detenuti avranno l’opportunità di apprendere e sperimentare interessanti tecniche di coltivazione biologica di prodotti agricoli, quali ad esempio il "letto caldo", una serra fatta con materiali di recupero, utile per tenere caldo il terreno e far così germogliare le sementi in anticipo, già da febbraio - di modo che chi partecipa al corso possa vedere in itinere i risultati del proprio lavoro -.

Il Consorzio Agrario di Padova ha accettato di fare da sponsor al progetto, fornendo materiali e attrezzature per le attività e dispense sulle lezioni del corso, da distribuire ai partecipanti.

A dicembre 2009 l’Associazione Nemesi ha concluso, inoltre, il percorso di cineforum, rivolto a detenuti con problemi di tossicodipendenza, che da diversi anni realizza nella Casa Circondariale. All’interno dell’Istituto sono a disposizione circa sessanta film su devianza e marginalità, carcere e privazione della libertà, integrazione sociale: tutti argomenti vicini alla condizione dei "ristretti", su cui poter ragionare e discutere in gruppo.

Data la struttura del nuovo carcere, sono stati realizzati tre incontri settimanali, uno per sezione, di modo che tutti i detenuti potessero parteciparvi: si è registrata una buona affluenza e, poiché all’interno dei gruppi vi è un’alta percentuale di detenuti immigrati, sono stati richiesti anche film di registi stranieri o relativi al tema del viaggio, che hanno permesso uno stimolante confronto rispetto al tema della diversità culturale.

I detenuti hanno dimostrato interesse per l’attività, tanto che in alcuni momenti gli operatori l’hanno portata avanti in qualità di volontari, in quanto non vi erano più risorse a disposizione; attualmente stanno cercando dei finanziamenti per poter dare seguito al progetto anche quest’anno.

L’Associazione Nemesi realizza, inoltre, in partnership con la Casa Circondariale e la Questura di Padova, il progetto Legal-Mente, rivolto ai soggetti del territorio - in particolare comuni e scuole - per lavorare in rete, giovani e adulti assieme, sulla definizione di regole indispensabili per la convivenza civile. Quest’anno, nei mesi di febbraio e marzo, verranno effettuati diversi incontri nelle scuole su temi inerenti la legalità: dalla tutela dell’ambiente, alla prevenzione della violenza negli stadi, ai problemi della guida sotto effetto di alcool, ecc.

Nel mese di febbraio si terrà inoltre un incontro sulle tematiche della devianza, in collaborazione con la Casa Circondariale.

 

Associazione Fantalica: progetti e attività nella C.C. di Padova

 

L’Associazione Culturale Fantalica, nata nell’ottobre del 2002, si occupa della promozione dell’arte e della cultura nel territorio padovano, in particolare attraverso l’organizzazione di percorsi didattici, spettacoli teatrali ed eventi culturali. Alcune iniziative hanno importanti valenze in ambito sociale, in particolare quando sono rivolte ad anziani e a soggetti di categorie svantaggiate.

Da gennaio 2005, ha ricevuto l’approvazione dalla Regione Veneto per un progetto che prevede interventi didattici nella Casa Circondariale di Padova, che, grazie al successo ottenuto, è stato replicato anche negli anni successivi.

In particolare da giugno 2009 si sta realizzando un percorso di arte-terapia (che si concluderà a gennaio 2010), che coinvolge i detenuti con problemi di tossicodipendenza, di tutti e tre i piani dell’Istituto, con frequenza variabile: per ogni incontro si va dalle quattro alle tredici persone per ciascun piano, con un turn-over molto alto.

Il progetto ha come obiettivo quello di affrontare il problema della dipendenza, ma anche tematiche quali la vita in carcere, l’integrazione per i detenuti immigrati, l’autostima, il senso del futuro, attraverso dei laboratori artistici. In questo modo si superano barriere emotive e linguistiche, sempre con la supervisione, il controllo e il supporto dell’insegnante, una psicologa (Marianna Cavaliere), coadiuvata da un’artista (Vanilla Ragana).

Gli elaborati prodotti e il video realizzato su alcuni dei lavori, verranno presentati in una mostra che si realizzerà entro novembre 2010, presso uno spazio messo a disposizione del Comune di Padova. Visto il successo ottenuto tra i detenuti durante questi mesi di attività, gli operatori intendono replicare l’esperienza. Per ulteriori informazioni e contatti: www.fantalica.com; mail: fantalica@fantalica.com

 

Notizie da Venezia

 

Gian Antonio Stella e il razzismo in Italia

 

L’ultimo libro di Gian Antonio Stella "Negri, Froci, Giudei & Co.", affronta in modo chiaro il tema del razzismo, sottolineando come l’incapacità di rielaborare la nostra storia e di fare una sana autocritica da parte degli italiani porti a sottovalutare certi atteggiamenti e linguaggi, che in altri Paesi sarebbe impensabile "assolvere". L’autoindulgenza, il raccontarsi che noi italiani siamo tutti buoni e soprattutto più buoni degli altri, la manipolazione della nostra storia coloniale, la non-riflessione sulla fine del colonialismo, che in altri Paesi è stata profonda, la sottovalutazione della gravità delle leggi razziali, hanno portato il nostro Paese verso una deriva che si è materializzata in molti fatti anche gravi, ultimo dei quali la rivolta di Rosarno.

Il libro fornisce, tra l’altro, strumenti per meglio identificare i connotati del razzismo e dell’intolleranza, e ricorda che il razzismo è fomentato dalla paura, usa stereotipi e ridicole giustificazioni scientifiche, ma soprattutto che basta molto meno di quel che si pensa perché tutto possa repentinamente volgere al peggio. Dimostrazione di quanto possano essere pericolose certe situazioni è stato il caso Rosarno, che è scoppiato proprio venerdì 8 gennaio il giorno in cui nella sala dell’Ateneo Veneto di Venezia, in una sala gremitissima, è stato presentato questo nuovo libro di Stella alla presenza del nuovo Presidente dell’istituto, Michele Gottardi, e del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori.

Nella sua introduzione Gottardi ha spiegato come il termine tolleranza sia, a suo vedere, un termine negativo, restrittivo, riduttivo, specie nell’uso che se ne fa in questo momento, e ha riportato anche la definizione che ne dà la Treccani che scrive: tolleranza descrive l’atteggiamento di chi deve sopportare cose spiacevoli, o per pazienza o perché ritenute inevitabili, oppure per indulgenza.

Stella è partito dal presupposto che tutto nasce dalla paura del "diverso", da una visione del mondo basata sulla centralità del proprio luogo di provenienza, dalla riduzione di un’identità collettiva a uno stereotipo (i negri puzzano, i rumeni stuprano, gli islamici sono tutti terroristi etc.). Stella però ha toccato anche un altro punto importante: il razzismo è trasversale in diverse realtà. È esistito nella Chiesa Cattolica, esiste in Africa. Esiste il razzismo sottile e strisciante della damnatio memoriae, che è il negare la storia a un popolo come dimostrazione dell’inferiorità dello stesso.

Stella, alla domanda di Amadori sull’esistenza o meno di un problema immigrazione, ha risposto che non si può nascondere che il problema c’è, ma che esiste una strumentalizzazione politica da parte della Lega. È chiaro che l’Italia non si può far carico di tutti, ma sono altre le strade percorribili. Secondo Stella, la fuga di persone dalla miseria per cercare una vita migliore è inarrestabile, per cui bisogna innanzitutto cambiare le regole economiche per invertire questa tendenza.

Regolamentare l’immigrazione, magari chiudendo le frontiere a quei Paesi che non hanno situazioni di grave pericolo per la popolazione in modo da dare accesso fluido a quelle popolazioni che hanno diritto di asilo o di rifugio politico. Far sentire la voce degli antirazzisti in modo meno timido di come viene fatta sentire ora. Far sapere ad esempio che gli immigrati producono in Italia ricchezza per il 9,6%, mentre la spesa sociale a loro indirizzata è del 2%. In Veneto la ricchezza da loro prodotta sale addirittura al 12%.

E qui si è inserita la domanda del Presidente dell’Ordine sul ruolo e sulle colpe dell’informazione, che secondo Stella ha colpe gravi, visto che fa passare la convinzione che siano gli immigrati a creare criminalità, quando invece i dati ufficiali, che però spesso vengono "rimossi" dall’informazione sia radiotelevisiva che cartacea, a parte qualche rara voce fuori dal coro che però non ha copertura mediatica, dicono che così non è. "Bisogna inquadrare i fatti nel loro contesto - dice Stella - solo così aiuti la gente a capire, che è poi il ruolo vero dell’informazione", portando come esempio il fatto che gli omicidi sono un quinto che negli anni 80 e un sesto rispetto agli anni 60, un sedicesimo rispetto a quelli di un secolo fa, ma quello che passa è che oggi non si può uscire di casa altrimenti ti tagliano la gola!

In un excursus storico Gian Antonio Stella ha citato anche dei dati ricavati dal libro di Luigi Piva (O soldi, o vita! Brigantaggio in Bassa padovana e nel Polesine alla metà dell’Ottocento), che riporta il numero di condanne a morte per rapine in casa comminate dal tribunale di Este dal 1848 al 1852: 1.144! Non si può dire che questo reato sia entrato in Italia con l’immigrazione degli ultimi anni!

Chiaro che, dice Stella, alcune figure di reato sono aumentate - vedi gli scippi o lo spaccio che prima non esisteva - e si deve essere chiari anche su altro: il tasso di delinquenza tra gli immigrati regolari è di poco superiore a quello tra gli italiani, soprattutto calcolando le fasce d’età. Se si paragonano gli immigrati, che appartengono perlopiù alla fascia d’età tra i venti e i quarant’anni, e gli italiani nella fascia d’età tra gli zero e i novant’anni, non si fa una buona informazione, ma soprattutto se andiamo a guardare i dati che riguardano gli stranieri regolari che sono qui da tempo, si scopre che hanno un tasso di delinquenza più basso degli italiani della stessa tipologia. Insomma, secondo Stella bisogna che le cose vadano dette come stanno, non per essere buoni ma per riuscire ad affrontare in modo concreto un problema reale. Invece il nostro Paese non sta affrontando questo cambiamento epocale con sufficiente lucidità, non si rende conto di quanto la diversità sia ricchezza e non ha la lungimiranza di insegnarlo nelle scuole.

Alla domanda, se si aspetta lo stesso riscontro di vendite rispetto al suo libro "La Casta", che ha avuto un successo strepitoso perché parlava dei politici in un clima e in un momento di forte diffusione di atteggiamenti antipolitici, a proposito di questo libro sul razzismo Stella ha risposto di sapere chiaramente che non sarà così: questo è un tema scomodo, di cui la maggioranza degli italiani non vuol sentir parlare.

L’autore ha richiamato inoltre vari autori che si sono occupati del tema nel corso degli anni, sottolineando così l’importanza che si dovrebbe dare alla conoscenza e alla coscienza storica, perché una nazione possa affrontare in modo efficace, corretto e serio i problemi che ha da risolvere. È un libro che soprattutto chi si occupa di informazione dovrebbe leggere.

 

Notizie da Treviso

 

Alternativa e Alternativa Ambiente per il reinserimento lavorativo

 

Alternativa e Alternativa Ambiente sono due Cooperative sociali, di tipo A e B, nate all’inizio degli anni 90 in Provincia di Treviso, che si occupano di offrire concrete possibilità lavorative a persone provenienti dall’area del carcere, della tossicodipendenza, della malattia mentale e del disagio in genere.

Alternativa intende rendere possibile l’uscita da situazioni di devianza ed emarginazione sociale, attraverso l’attuazione di percorsi riabilitativo-occupazionali, che offrano alle persone con disagio (in particolare detenuti, ex-detenuti e tossicodipendenti) stimoli significativi e speranze per rifarsi una vita. Alternativa Ambiente si pone come possibilità concreta di inserimento lavorativo a conclusione della fase riabilitativa, sostenendo la crescita personale ed il reinserimento sociale di soggetti deboli, che faticano a trovare opportunità occupazionali. Nello specifico all’interno della Casa Circondariale di Treviso, vengono proposti i seguenti percorsi riabilitativo - occupazionali:

- un laboratorio di falegnameria, attivo dal 2004, grazie ad un accordo con la Casa Circondariale di Treviso e la Conferenza dei Sindaci dell’Azienda Ulss 9. Attualmente vi lavorano quattro detenuti, che costruiscono in particolare prodotti per l’apicoltura (arnie e accessori vari), che vengono poi commercializzati direttamente dalle Cooperative, attraverso la partecipazione a fiere nazionali del settore (come ad esempio la mostra mercato nazionale di apicoltura, dei prodotti e delle attrezzature apistiche Apimell di Piacenza);

- un laboratorio di riparazione hardware, realizzato dal 2007, in collaborazione con Informatici Senza Frontiere, in cui al momento sono assunti due detenuti, per conto della ditta Aton S.p.a.;

- un laboratorio di incisione artistica di vetro-cristallo, attivo dal 2007, in cui sono impiegati due detenuti, che lavorano su commesse di cantine, aziende private, enti pubblici. I prodotti vengono presentati e venduti anche in occasione di varie manifestazioni artigianali (ad esempio "Artigianato Vivo" di Cison di Valmarino - TV, la "Biennale Arte" di Trevignano - TV, "Culturando" a Caerano di San Marco - TV);

- un laboratorio di assemblaggio, che dal 2008 occupa circa 8-9 detenuti, che producono, su commessa continuativa della ditta Contarina S.p.a., bidoni per la raccolta differenziata e, su commesse periodiche della ditta Piazzetta Caminetti, vari pezzi specifici.

Dal 2010, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Treviso e su finanziamento della Regione Veneto, verrà attivato un nuovo laboratorio per la formazione di web-designer, a cui parteciperanno tre detenuti.

Questi percorsi rappresentano sia una possibilità lavorativa per i detenuti, che una parte importante del trattamento rieducativo: essi vengono "modellati" in base alle caratteristiche di ciascun partecipante, tenendo conto delle sue difficoltà, ma anche delle sue capacità da valorizzare. Si cerca, inoltre, di conciliare le esigenze temporali dei laboratori, con quella di "turnare" i membri, in modo da poter offrire l’opportunità di frequentarli a più detenuti.

Ai laboratori partecipano sia italiani, che stranieri: il clima è positivo ed essi diventano una risorsa anche per imparare a superare le differenze tra gruppi di diversa provenienza, in quanto lavorando assieme è più facile interagire, conoscersi, confrontarsi sulla quotidianità.

Rispetto alle attività esterne al carcere, nel territorio trevigiano Alternativa e Alternativa Ambiente occupano circa 200 soci lavoratori, di cui circa 30 sono ex-detenuti, che lavorano in diversi settori: coltivazione biologica di prodotti agricoli, raccolta carta e altri materiali, assemblaggio, gestione di vari servizi.

Tali proposte di lavoro "protetto" si contraddistinguono per un clima relazionale positivo, in cui alle persone con disagio viene data particolare attenzione, ma viene anche chiesta una prestazione di qualità, adeguata alle esigenze produttive. Il lavoro viene svolto da squadre operative composte da soci lavoratori, svantaggiati e non, da utenti di Alternativa in stage e, talvolta, da un educatore. Insieme si eseguono i diversi interventi e si valutano le attività realizzate: in questo modo chi è in difficoltà partecipa da protagonista all’esperienza proposta e, grazie al confronto con i colleghi, riscopre le proprie abilità professionali e relazionali.

La presenza di questi percorsi sul territorio permette di continuare il percorso occupazionale e di reinserimento iniziato in carcere: durante questi anni di lavoro sono stati raggiunti risultati molto buoni sul piano sociale, in quanto molti di coloro che desideravano ritornare a far parte della società "libera" in maniera positiva ce l’hanno fatta. A dicembre 2009 è stato festeggiato il ventennale della Cooperativa Alternativa, con diverse iniziative, tra cui una mostra, presso il battistero del Duomo di Treviso, delle opere di incisione su vetro, realizzate dai detenuti della Casa Circondariale di Treviso. Per ulteriori informazioni e contatti: www.cooperativa-alternativa.it; mail: info@cooperativa-alternativa.it

 

Notizie da Verona

 

E ora, un Garante anche per chi è recluso in Veneto

 

Mediazione, collaborazione e lavoro in rete, per far sì che il carcere diventi una palestra per la sicurezza, luogo privilegiato per ricostruire il percorso di vita di chi ha infranto la legge. E per far questo, secondo l’assessore alle politiche sociali Stefano Valdegamberi, anche in Veneto servono le risorse di un Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Una carica che a livello regionale ancora manca, ma che Valdegamberi sembra determinato a voler far istituire. L’iniziativa è già stata approvata dalla Giunta veneta e attende di essere deliberata.

"Tra il 2000 e il 2010 nelle carceri italiane ci sono stati 565 suicidi (ben 72 nel solo 2009 "massimo storico" di tutti i tempi, ndr) e 1568 casi di morti sospette", ha sottolineato l’assessore alle politiche sociali. "Anche per arginare fenomeni come questi è necessario un Garante, una sorta di figura super partes, indispensabile per assicurare un attento esame della situazione carceraria e per migliorare le forme in cui si realizza l’esecuzione penale". E non solo per i detenuti, ma anche per gli stessi agenti penitenziari e il mondo del volontariato, come specificato da Maurizio Mazzi, presidente della Conferenza regionale volontariato giustizia del Veneto, che vede nel garante "una figura a cavallo tra l’istituzione chiusa e la realtà esterna".

Il ruolo di Garante a livello comunale, a Verona è appena stato affidato a Margherita Forestan. È proprio lei a parlare di mediazione come parola chiave per affrontare la complessa realtà carceraria, nella consapevolezza, certo, che poi "bisogna fare i conti con le leggi dello Stato". "Finché la pena continua a essere scontata solo in carcere - precisa la Forestan - è difficile risolvere i problemi interni alle strutture. Ma non si tratta solo di metri quadrati e sovraffollamento: si può anche dormire un po’ stretti se poi di giorno si è impegnati in una serie di attività".

Qualche numero comunque vale la pena darlo. E a farlo ci pensa la direttrice dell’ufficio detenuti e trattamento del Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Angela Venezia. "Nelle 17 carceri del Triveneto sono rinchiusi poco meno di 4500 detenuti - dichiara - per una capienza ottimale di circa 2700 unità. Tra questi, i definitivi non sono più di mille". Il carcere deve smettere di essere pensato come un vaso di Pandora in cui rinchiudere il male - conclude poi la direttrice - poiché prima o poi chi è stato recluso torna in società".

Del resto, è lo stesso Comandante della polizia penitenziaria di Verona, Paolo Presti, a ricordare che "nei compiti istituzionali assegnati a chi lavora in carcere, sicurezza e trattamento vanno di pari passo". E il ruolo della rieducazione, per citare ancora Valdegamberi, "non può spettare solo al volontariato (o alla scuola, ndr), ma deve essere sempre più strutturato".

Al Garante dei detenuti, quindi, il compito di vigilare sul rispetto delle norme previste dall’Ordinamento penitenziario. Presente all’interno degli istituti di pena, il Garante dovrà anche promuovere azioni di analisi e riflessione all’esterno delle strutture, formulare proposte e, in generale, dare sempre più visibilità e voce a una realtà troppo spesso relegata ai margini.

 

Agenti subissati di impegni. E la Ugl non ci sta

 

Non nascondono il loro disappunto i sindacalisti dell’Ugl di fronte alle numerose incombenze alle quali sono sottoposti gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Verona. "Siamo obbligati anche al trasporto dei detenuti, sottoposti alla direttissima" afferma Gianluca Floris, "quando i regolamenti prevedono che ci devono provvedere le forze dell’ordine che hanno operato l’arresto". Un incarico in più per gli agenti del penitenziario scaligero, già subissato di impegni con una popolazione carceraria che supera anche il limite di tollerabilità in fatto di presenza di carcerati. "In attesa della direttissima", aggiunge Floris, "i detenuti non dovrebbero nemmeno entrare in sezione". Una situazione sempre più pesante alla luce anche del suicidio di Giacomo Attolini, avvenuto in carcere a Verona l’8 gennaio scorso.

 

Con i detenuti si parla di pace

 

"Pace è quando sto bene con tutti i miei amici e compagni di cella. Quando si ride e si scherza allora c’è pace. Pace è anche quando stanno bene tutti i miei famigliari, allora c’è una grande pace e un piacere perché tutti noi soffriamo per loro e anche loro soffrono per noi, perché la famiglia è la cosa più bella nel mondo". Queste le parole di un detenuto di Montorio che, tra ottobre e dicembre scorso ha partecipato al corso di Intercultura organizzato dall’associazione La Fraternità nella sezione maschile.

Un progetto ambizioso, che si è sviluppato attraverso dieci incontri condotti dall’insegnante di religione Maurizio Malvestio e da Suor Alma Pizzocchero per riflettere "sulla costruzione di un futuro felice per tutti gli uomini e le donne".

Spiega Maurizio Malvestio: "Il numero elevato di 15 partecipanti e la presenza di 6 nazionalità, ha permesso di creare quell’incontro di intercultura da sempre auspicato da noi volontari della Fraternità. Inoltre le trascrizioni di alcuni testi hanno voluto rispettare le capacità espressive e sintattiche di ciascuno mentre altri, che hanno subito la traduzione dall’inglese all’italiano, non presentano correzioni". Ogni incontro ha avuto al centro del confronto un simbolo diverso, attorno al quale si sono sviluppate le riflessioni e le discussioni dei partecipanti. "Quest’anno il corso è stato particolarmente intenso e sentito sia dai detenuti che da noi", precisa suor Alma. "Grazie all’esperienza accumulata - prosegue - oggi possiamo percepire meglio le sensazioni che si creano in carcere e orientare il discorso su temi che coinvolgono gli amici reclusi. La più grande soddisfazione è stata vedere la gioia degli iscritti al corso e la delusione quando le nostre ore sono finite. Alcuni hanno chiesto di potersi iscrivere al nuovo ciclo". È infatti in partenza un secondo ciclo di incontri, previsto tra gennaio e marzo, e condotto questa volta da Emanuela Lugli e dalla psicologa Simona Polzot.

 

A Montorio cinema, ginnastica e attività su attività

 

Stanno riprendendo in questi giorni le attività portate avanti ormai da anni dall’associazione Progetto Carcere 663 in nome di una maggiore apertura del carcere con l’esterno, perché chi vi è recluso non si senta abbandonato dalla società civile.

Incontri sportivi tra studenti e detenuti quindi, e un’uscita in programma nella parrocchia di Cadidavid, fissata per il 28 gennaio, oltre a una serie di appuntamenti con le scuole per parlare di educazione alla legalità e giustizia (prossimamente alle Seghetti, al Pindemonte, a Castelletto di Brenzone, al CSF Provolo, al Roveggio di Cologna, all’IPSAA di Legnago e al Medi di Villafranca. E probabilmente per fine mese anche alle Stimate).

L’associazione ha inoltre organizzato un corso di ginnastica nella sezione femminile di Montorio, che si avvale della collaborazione di Scienze motorie e vede la partecipazione, al fianco degli insegnanti, anche di tre tirocinanti. È iniziato inoltre sabato scorso il corso di ginnastica con la volontaria storica dell’associazione, Odessa Peraccchi e, sempre al femminile, pur con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, avrà inizio un corso di aiuto-scrittura.

Al via poi anche tornei di carte nelle sezioni maschili e, se tutto va bene, anche il cinema domenicale al femminile (finora inspiegabilmente bloccato) tornerà a offrire un po’ di svago alle recluse, mentre, spiega il presidente dell’associazione, Maurizio Ruzzenenti: "Siamo ancora al palo, senza saperne il perché, per il cinema al maschile che lo scorso anno funzionava egregiamente, e anche per un corso di yoga".

 

Progetto Carcere a caccia di nuovi volontari

 

Sono più di millecinquecento gli studenti - di sessanta istituti scolastici di Verona e provincia della secondaria superiore - che quest’anno hanno chiesto il permesso di varcare l’ingresso della Casa Circondariale di Verona per partecipare alle attività sportive organizzate dall’associazione Progetto Carcere 663. E per far sì che tutto fili liscio anche nel corso di questa ventiduesima edizione del progetto "Carcere & Scuola", sono necessari nuovi accompagnatori preparati, da affiancare a quelli che hanno già esperienza. Da qui l’appello del presidente dell’associazione, Maurizio Ruzzenenti, per reclutare nuovi volontari che si prestino ad accompagnare e fare da punto di riferimento dei giovani studenti durante gli incontri sportivi - di calcio nella sezione maschile e di pallavolo in quella femminile - che prenderanno il via a metà marzo per concludersi nei primi giorni di giugno.

L’invito è rivolto in particolare agli studenti e studentesse delle facoltà di scienze dell’educazione e di scienze motorie. Per diventare accompagnatori è necessario seguire un corso ideato e messo a punto dall’Equipe Formativa dei volontari di Progetto Carcere 663, che consiste in una ventina di ore teoriche alle quali si aggiungerà un tirocinio pratico in carcere. Ai partecipanti verrà in seguito consegnato un attestato di partecipazione. Chi fosse interessato a far parte di questa ventiduesima edizione di "Carcere & Scuola" dovrà inviare il proprio curriculum comprendente obbligatoriamente, pena esclusione, nome e cognome, data e luogo di nascita, residenza anagrafica, professione e recapiti telefonici - ed eventuale indirizzo di posta elettronica a: Progetto Carcere 663 - Maurizio Ruzzenenti, via Tagliamento 8 - 37125 Verona, entro e non oltre il 30 gennaio 2010, per posta ordinaria o per e-mail all’indirizzo: maurizioruzzenenti@libero.it.

Progetto Carcere 663 - Acta non Verba nasce nel 1993, è una diretta conseguenza di un’iniziativa che vede nella promozione allo sport un modo per avvicinare ma anche per rieducare. In Progetto Carcere 663 si sviluppa la volontà di far conoscere ai giovani la realtà del carcere, rimediando ai disastri informativi prodotti da una cattiva informazione dilagante.

Tra i giovani studenti che in tutti questi anni hanno partecipato all’iniziativa "Carcere & Scuola", è emerso che l’obiettivo di fare informazione per abbattere i pregiudizi, creare una cultura della tolleranza e di accoglienza, è possibile.

 

Il libro "Sto imparando a non odiare"

 

Un libro scritto a due mani, incentrato su due diverse esperienze, ma capace di arricchire chi lo legge di una nuova capacità di guardare e ascoltare le cose e gli incontri della vita, o almeno del desiderio di acquisirla, in modo da esserne positivamente cambiati. "Sto imparando a non odiare" è il titolo dell’opera realizzata dai soci dell’associazione La Fraternità, Mara Chinatti e Claudio Scala, stampato lo scorso luglio dalla casa editrice Kimerik.

Tutto prende origine dalla partecipazione degli autori a due incontri che si sono svolti a maggio dell’anno scorso: la Festa dei popoli di Verona, un appuntamento che si ripete ormai da 17 anni, e la Giornata Nazionale di Studi "Sto imparando a non odiaro", organizzata da Ristretti Orizzonti all’interno della Casa di Reclusione di Padova.

Con stile diretto e semplice, che è la cifra del libro e la ragione della sua presa sul lettore, Claudio e Mara raccontano le due diverse esperienze. La prima, a Villa Buri, in quel mondo "caldo, colorato e chiassoso" in cui si è svolta la festa dei popoli e di cui Claudio sa fornire la giusta chiave di lettura per imparare a guardare, capire gli uomini e coglierne la bellezza, l’intimo significato: fino a vedere "l’invisibile nel visibile".

Percorso analogo quello di Mara, che riporta l’esperienza vissuta il 23 maggio 2009 nel carcere "Due Palazzi" di Padova, in occasione del convegno che dà il titolo al libro. Il tema ("Sto imparando a non odiare - Quando autori e vittime di reato provano a dialogare") è davvero scottante: autori di reati anche molto gravi e parenti delle vittime si alternano al microfono, davanti a un pubblico numeroso e attento, e raccontano la loro dura esperienza, il loro incontro con un dolore straziante, la difficoltà di perdonare e perdonarsi, la scelta di impegnarsi a far scaturire qualche bene da tanta sofferenza.

Il modo di ascoltare di Mara è intenso. La sua attenzione, educata alla scuola dello psicanalista italiano Roberto Assagioli e raffinata da lunghi periodi di studio in India e dalla pratica della pittura, penetra oltre le parole e coglie, come in una radiografia, l’interiorità delle persone che parlano, entrando nel complesso rapporto tra chi commette e chi riceve l’atto violento.

Ma l’ascolto di Mara si rivolge, con la stessa lucida attenzione, anche verso le sue stesse reazioni alle storie che vengono via via raccontate. È profondamente coinvolta, poiché sente riemergere dentro di sé la persona che, in diverse occasioni, è stata vittima di violenza: dapprima la donna derubata dal tossicodipendente che aveva cercato di aiutare, poi, più in profondità, la bambina ferita da una difficile situazione familiare e separata dal fratello tanto amato. L’esperienza infantile è richiamata dai temi del convegno, e non viene allontanata come un fastidioso ingombro, ma piuttosto affrontata, nel ricordo e nelle conseguenze ancora in atto. Ferite non rimarginate, che portano Mara a riconoscersi nelle vittime, pur rimanendo capace di uno sguardo lucido che, in uno stile delicato e raffinato, affonda come un bisturi nella carne, e la porta a riconoscere anche le ombre del suo cuore: il rancore, l’odio, il desiderio di vendetta che possono avvelenare chi ha ricevuto una violenza, e che rischiano di perpetuarla. Solo se la vittima riconosce queste zone grigie del suo cuore, può accettare e rendere possibile l’incontro con chi l’ha ferita e scorgere la vittima celata nella persona che commette un reato.

Scrive Mara : "Se considero… quei devastatori di anime che hanno esercitato il loro potere sulla mia vita, vedo in loro anzitutto degli esseri umani bisognosi, allora forse posso tentare di comprendere la loro povertà interiore". Quelle persone che hanno violentato il suo cuore, scrive Marta, sono in fondo "vittime poiché gli ‘attori’, essendo inconsapevoli dei danni e delle conseguenze delle loro azioni, non sanno che sono loro stessi ad allungare la catena che li mantiene prigionieri". A questo punto si sono assottigliate le barriere tra chi è autore di violenza e chi l’ha subita. E solo ora diventa possibile il confronto, il dialogo, magari il perdono e la rinascita dell’uomo. (Recensione della socia della Fraternità Maria Rita Piccoli)

 

Il sussulto del diritto per i diritti

 

Un incontro-dibattito su "Il sussulto del diritto per i diritti". A parteciparvi, sabato scorso al monastero di Sezano, sono stati Gian Carlo Caselli e Luca Tescaroli, con moderatore l’avvocato Guariente Guarienti.

Luca Tescaroli, sostituto procuratore a Roma, è stato Pubblico Ministero nel processo per la strage di Capaci. Ha condotto le indagini sui mandanti occulti per gli eccidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e segue con attenzione le recenti rivelazioni sui contatti tra esponenti dello Stato e emissari della Cupola avvenuti nella primavera/estate del 1992.

Gian Carlo Caselli ha invece guidato la procura di Palermo dal 1993 al 1999, negli anni successivi alle uccisioni di Falcone e Borsellino, e attualmente è procuratore generale di Torino. Nell’occasione ha presentato il libro "Le due guerre". Significativo ed esplicativo il sottotitolo: "Perché l’Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia". Il contenuto del dibattito è ruotato sul significato chiarificatore del sottotitolo, con una serie di ragionamenti arricchiti da numerose notizie solitamente trascurate dagli organi di informazione.

Foltissima la presenza del pubblico, che è stato sistemato in sale attigue con conseguente collegamento via internet per la trasmissione del dibattito. Una curiosità: il procuratore Caselli ha più volte confessato di essere grandemente sorpreso dal numero delle persone accorse tanto da dichiararsi felice di pagare una precedente scommessa, nella quale egli stesso prevedeva un’affluenza più che modesta.

 

Appuntamenti a Padova

 

Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali

 

L’Associazione Giuristi Democratici "Giorgio Ambrosoli" di Padova, con la collaborazione del Comune di Padova presenta "Diritti al cinema!, Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali". Centro Culturale "Altinate-San Gaetano", dal 13 gennaio al 17 marzo 2010.

Mercoledì 13 gennaio 2010 ore 20.45: Resistenza e Costituzione: la Costituzione e i suoi principi, frutto della cultura antifascista e dei durante la seconda guerra mondiale. Film: L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo (ita, 1976) con Michele Placido, Ingrid Thulin, Stefano Satta Flores, Dina Sassoli. Introduce: Flavio Zanonato, sindaco del Comune di Padova. Intervengono: Santo Peli ricercatore di storia contemporanea nell’università di Padova, docente di storia dei movimenti e dei partiti politici; Giuditta Brunelli professore ordinario di istituzioni di diritto pubblico nell’università di Ferrara.

Mercoledì 27 gennaio 2010 ore 20.45: Italiani e stranieri: eguaglianza nella diversità. I valori dell’internazionalismo, del pacifismo, dell’apertura e della solidarietà verso gli stranieri, la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, il rispetto, la comprensione e l’accettazione del "diverso", il riconoscimento della pari dignità dei singoli e dei popoli. Film-documentario: Come un uomo sulla terra di Andrea Segre e Dagmawi Yimer in collaborazione con Riccardo Biadene (ita, 08) con Fikirte Inghida, Dawit Seyum, Senait Tesfaye, Tighist Wolde, Tsegaye Nedda, Damallash Amtataw, Johannes Eyob, Tsegaye Tadesse, Negga Demitse. Film-documentario: Banliyö - banlieue di Federico Ferrone, Francesco Ragazzi e Constance Rivière (ita, 04). Intervengono: Marco Ferrero avvocato del foro di Padova, presidente delle Acli di Padova e Marco Paggi avvocato del foro di Padova.

 

Tavola rotonda: Il suicidio, tra interrogativi sociali ed aspetti etici

 

Tavola rotonda: "Il suicidio, tra interrogativi sociali ed aspetti etici"

Fondazione Lanza, via Dante 55, giovedì 28 gennaio 2010 ore 17.00-19.00

 

Incontro: Federazione Nazionale Informazione dal e sul carcere

 

Padova: Casa Reclusione via Due Palazzi 35/a

Lunedì 8 febbraio 2010 ore 9.00-15.00

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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