IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO

Edizione del 5 - 26 novembre 2007

 

Notizie da Verona

C’era una volta, dentro. Fiabe e racconti dal carcere di Montorio

Tra MuraLes: scontare la pena con dignità

Giustizia: cambiare obiettivi, a favore della sicurezza

Formarsi informando: quando carcere e Università collaborano

 

5 NOVEMBRE 2007

 

C’era una volta, dentro. Fiabe e racconti dal carcere di Montorio

 

C’era un volta, nel carcere di Verona, un gruppo di persone detenute che un bel giorno iniziò a scrivere di principesse e castelli del male, di storie di vita e di ricordi lontani. Nasce così C’era un volta, dentro, un volumetto che raccoglie storie e favole selezionate durante il corso di comunicazione e grafica promosso a Montorio dall’associazione La Fraternità.

Scorrendo queste brevi opere si ha la sensazione che la condizione di reclusione abbia saputo trasformarsi in uno slancio di evasione in luoghi fiabeschi per godersi l’allegria che si respira a Pappasole o nell’avventurosa isoletta di Capodix, per riflettere con ironia su "piccoli" errori giudiziari o per spiegare come la strada tra una traversata in gommone e la clonazione di carte di credito non sia poi così lunga.

Racconti ironici e a tratti cinici, ma pieni di speranze e di brutti anatroccoli che si trasformano in persone degne di rispetto e accoglienza. Perché tutto sommato, come spiega uno degli autori, in quest’isola perduta che è il carcere "ci si deve adattare a quel poco che la vita offre, si deve cercare di passare il tempo tenendo comunque sempre in allenamento il cervello, componente fondamentale per non entrare nella fase di depressione e solitudine in cui tanti scivolano".

Meglio allora storpiare la realtà e immaginare di stare in un castello in cui regna una strega che "è uguale per tutti" sperando di imparare al più presto l’arte del camaleonte per adattarsi a qualsiasi situazione e ambiente, piuttosto che abbandonarsi alla rabbia o all’apatia.

Così hanno fatto i protagonisti di questo libretto che è in vendita al pubblico al costo simbolico di 1 € e il cui ricavato viene in parte consegnato ai detenuti che lo hanno realizzato e in parte destinato alle pubblicazioni future. Lo si può trovare nella libreria Rinascita (corso Porta Borsari, 32) al Centro studi immigrazione (via san Michele alla Porta, 3) alla Rondine (via Pallone 2/B) o nella sede dell’associazione (via A. Provolo, 28) nei giorni e negli orari di apertura al pubblico (lunedì e giovedì dalle 16 alle 18).

Si tratta del quarto tascabile di una serie iniziata nel dicembre 2005, che ha visto raccontare il desiderio di libertà dei detenuti, la loro percezione dello scorrere del tempo in cella e - dato il grande numero di stranieri in carcere - di come si festeggiano le nascite e i matrimoni nel mondo.

 

Tra MuraLes: scontare la pena con dignità

 

Detenuti pittori? Detenuti scultori? Detenuti che lavorano la ceramica o tessono? Anche il carcere può essere luogo di genesi dell’arte. A dimostrarlo è stata l’ultima edizione di Tra MuraLes, la mostra allestita in città (quest’anno in pieno centro storico) per esporre le opere realizzate dai detenuti di Montorio che hanno partecipato ai corsi promossi dall’associazione La Fraternità.
Tra le opere esposte al Centro Turistico Giovanile di via S. Maria in Chiavica, 7 (nella zona delle Arche scaligere), ha trovata spazio anche il percorso didattico L’immagine riflessa: una serie di pannelli ideati per stimolare lo spettatore a un confronto tra carcere e società non come realtà distinte ma l’una appartenente all’altra.

Non capita tutti i giorni di poter entrare in contatto con la parte reclusa della città, e di farlo attraverso un linguaggio comune, senza bisogno di superflue parole. La Fraternità si impegna da anni perché tali occasioni siano sempre più spontanee e frequenti.

Quest’anno ha scelto di farlo dando spazio anche a un’altra forma di comunicazione: la scrittura. Oltre alla pubblicazione di C’era una volta dentro - che porta a quattro il numero dei volumetti scritti dai detenuti di Montorio - ampio spazio è stato infatti dato alla parole scritte anche di chi ha vissuto esperienze di reclusione diverse da quella veronese.

Con Prevenzione, cultura, accoglienza, la sala conferenze presso la basilica di San Zeno ha fatto da scenario alle presentazione-lettura di tre libri di autori diversi. Esperienze, racconti e riflessioni di Marco Alianiello, Vincenzo Andraous e Emanuele Palmieri.

Con loro si è parlato della complessità della realtà carceraria, delle dinamiche che talvolta portano a entrarne a far parte e della necessità di un impegno efficace e duraturo per il recupero di chi è detenuto. Se chi è detenuto è messo in condizione di pagare il proprio debito con la giustizia in modo dignitoso e costruttivo - ha spiegato uno degli autori - metà della strada per il reinserimento del detenuto sarà fatta.

A tale proposito la Fraternità ne approfitta per fornire la sua posizione nei confronti dell’indulto, un provvedimento che continua a suscitare polemiche e che spesso non viene valutato nella sua complessità.
Se le misure alternative previste dalla legge e intese al recupero della persona che ha commesso un reato, venissero applicate in maniera costante ed efficace, non si sarebbe resa necessaria l’applicazione dell’indulto. Un provvedimento maldestro e gestito male, ma giunto ad essere indispensabile di fronte alla situazione di "illegalità" in cui stavano sprofondando le carceri italiane.

Le carceri si stanno nuovamente riempiendo a causa di leggi come la Cirielli, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi: leggi che, finché non verranno riviste, non avranno altro effetto che replicare costantemente il supplizio del sovraffollamento.

 

26 NOVEMBRE 2007

 

Giustizia: cambiare obiettivi, a favore della sicurezza

 

Oggi la questione sicurezza sembra rappresentare una delle necessità primarie dei cittadini. Si accusa una giustizia troppo indulgente e debole. La tolleranza è sempre più ridotta allo zero e l’unica certezza che viene invocata è quella della pena. Ma il percorso di una corretta giustizia può davvero essere ridotto agli anni di carcere inflitti a chi ha commesso un reato? Basta far scontare quanti più anni di reclusione ai cosiddetti delinquenti, per riappropriarsi di quella sicurezza che sembra svanita? Quando l’atto di punire sfiora la vendetta?

Questi gli interrogativi che, lunedì 3 dicembre, verranno affrontati all’Istituto Salesiano Don Bosco (in Stradone Provolo 16) da Federico Reggio, avvocato e assegnista di Ricerca in Filosofia del Diritto presso l’Università di Padova.

Cambiare obbiettivi: l’approccio riparativo alla giustizia penale di Howard Zehr, è il tema sui cui verterà l’incontro, voluto e organizzato dall’associazione La Fraternità.

La serata, con inizio alle 20.45, vuole fornire elementi utili a riflettere su quale pena possa meglio tutelare la sicurezza collettiva, nel rispetto dei diritti e dei bisogni sia di chi è detenuto che di chi non lo è. Riparare il danno, piuttosto che punire ciecamente chi lo ha creato, può servire a ricostruire responsabilità e a stabilire una convivenza più consapevole?

Punto di partenza dell’analisi è offerto da Changing Lenses: A New Focus for Crime and Justice, un libro in cui il giurista americano Zehr suggerisce "un altro approccio" alla giustizia, già messo alla prova in alcune esperienze e tuttora oggetto di vivo dibattito.

Cambiare obbiettivi significa non solo puntare a un altro proposito, ma anche modificare le lenti attraverso cui vediamo, fotografiamo o deformiamo la realtà.

Federico Reggio ha avuto modo di approfondire i contenuti del testo - che non è ancora stato tradotto in italiano - durante la redazione della sua tesi di dottorato. È inoltre in costante contatto con il giurista americano, la cui prospettiva mostra dei significativi punti d’incontro con quella della scuola di Filosofia del Diritto cui Reggio stesso si richiama.

 

Formarsi informando: quando carcere e Università collaborano

 

Sarà senz’altro un’ottima notizia per i detenuti di Montorio: uno sportello informativo interno al carcere, a cui rivolgersi per un’assistenza giuridica ad ampio raggio sui temi che li riguardano.

A dare consulenza non saranno solo docenti universitari, avvocati e associazioni di volontariato, ma anche studenti in corso delle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione.

I primi interverranno per fornire risposte su tematiche giuridiche quali, tra le altre, le modalità per le misure alternative e per le pratiche amministrative interne, mentre gli studenti di scienze della formazione si vedranno coinvolti nei percorsi indirizzati al reinserimento sociale di chi è recluso. Lo faranno in collaborazione con l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), l’organo amministrativo cui compete la riabilitazione sociale del detenuto fuori delle mura del carcere.

Da un progetto pensato oltre un anno fa, nasce la concreta possibilità di unire due fette della società che è davvero una fortuna possano incontrarsi.

Una conquista dal punto di vista didattico che permetterà agli studenti interessati di svolgere un’attività di tirocinio formativo, accumulando crediti - e soprattutto esperienza - nel mondo del carcere e della giustizia: quello che molti di loro dovranno affrontare nel futuro lavorativo.

Uno sportello simile esiste già in altre città. A darne testimonianza non poteva mancare la presenza del professore Emilio Santoro dell’Università di Firenze, prezioso punto di riferimento il cui intervento si terrà nel pomeriggio.

La mattina - con inizio alle 9.30 al Polo Zanotto in viale dell’Università 4 - sarà destinata alla presentazione del progetto da parte del rettore dell’Università di Verona Alessandro Mazzucco e del direttore del carcere di Montorio Salvatore Erminio. Interverranno inoltre i docenti direttamente coinvolti nel progetto (Maurizio Pedrazza Gorlero, preside della Facoltà di Giurisprudenza e Mario Longo, preside della Facoltà di Scienze della Formazione) e la direttrice dell’UEPE Maria Rosaria Caso.

Oltre al citato intervento del prof. Santoro, il pomeriggio - a partire dalle 14 - dedicherà ampio spazio all’esperienza e ai progetti delle associazioni di volontariato coinvolte a Verona nella realtà della giustizia e della pena, impegnate per favorire la realizzazione di continue collaborazioni, simili a questa.

A dimostrazione che si tratta di esperienze significative, verranno presentati altri sportelli in atto o in via di formazione, destinati a persone detenute o che comunque vivono in condizione di marginalità: gli sportelli per la ricerca lavoro e per gli stranieri, quello destinato agli affetti e alle famiglie delle persone recluse e lo sportello degli avvocati di strada per i senza dimora.

Di prossima realizzazione lo sportello per le vittime dei reati, inteso a promuovere la cultura della pena come riparazione.

L’incontro riserverà infine un momento alla testimonianza diretta di tutoraggio del professore Giuseppe Tacconi, che accompagna un detenuto di Montorio - iscritto alla facoltà di Scienze della Formazione - nel suo percorso universitario.

Insegnamento e giustizia trovano quindi un punto di incontro e l’informazione destinata alle persone recluse, diviene un passo significativo nella formazione di chi la fornisce. Un’esperienza davvero importante per gli studenti coinvolti, che accumulando crediti, si renderanno utili a chi di chiarezza ha davvero bisogno.

Direttore: Ornella Favero

Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

 

Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

 

 

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