IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO

Edizione n° 21, del 13 maggio 2008

 

Notizie da Padova

Civitas n° 13: c’eravamo anche noi

Il design per interni veste strisce bianche e nere

Notizie da Verona

I luoghi di detenzione a Verona, con gli occhi di chi li ha vissuti

Una tragica morte che ha scosso Verona: questo il tempo della riflessione

Rendiamo la galera una medicina utile e riparativa!

Un cielo con le sbarre visto da 40 anni

Gherardo Colombo a Verona: la relazione di una volontaria

Notizie da Vicenza

Spettacolo: i medici raccolgono fondi per l’associazione che si occupa dei detenuti

Notizie da Treviso

Voci di Dentro - Voci di Fuori

Appuntamenti

Granello di Senape e C.S.V.: per gli Avvocati di Strada

Festa della Solidarietà a San Giovanni Lupatoto

Il Granello di Senape riflette sul carcere

Notizie da Padova

 

Civitas n° 13: c’eravamo anche noi

 

Anche quest’anno si è svolta, alla Fiera di Padova, Civitas. Civitas è un salone espositivo in cui organizzazioni senza fine di lucro, associazioni, cooperative, cooperative sociali, fondazioni, enti morali, organizzazioni di volontariato, istituzioni, presentano e propongono i loro prodotti, i servizi, le esperienze, i progetti. Civitas è anche un importante evento culturale, ricco di convegni, seminari di formazione e di aggiornamento, workshop, presentazioni di studi e ricerche sul settore, eventi di lancio di nuovi progetti e prodotti sociali.

Il tema della serata di apertura, svoltasi nell’Aula Magna del Palazzo del Bo giovedì 8 maggio, era: "Costruire un mosaico di diritti e opportunità. Per tutti". Inoltre nell’occasione è stato celebrato il sessantesimo anniversario della Carta dei Diritti Universali dell’Uomo.

I giorni seguenti sono stati intensi da un punto di vista degli incontri e dei convegni organizzati: si è parlato di adolescenti e dei fenomeni che li riguardano, di lavoro, di ambiente, di pace, di famiglia, dei monaci tibetani, di Africa, di affido, di immigrazione di cooperazione internazionale, di Costituzione, si è ricordato Aldo Moro a trent’anni dalla scomparsa.

Si sono tenuti alcuni Seminari di Formazione sull’Impresa Sociale e ci sono stati laboratori per gli studenti. Insomma, un’altra edizione ricca di eventi.

Il Granello di Senape, Avvocato di Strada e la cooperativa Altra Città erano presenti anche quest’anno. La cooperativa, in un colorato spazio espositivo, ha messo in vendita i suoi prodotti realizzati dai detenuti, prodotti che si possono trovare tutto l’anno nel negozio-laboratorio di via Folengo. Hanno trovato spazio, nello stesso stand, anche le pubblicazioni di Ristretti Orizzonti, riviste e libri che puntano a sensibilizzare sul tema del carcere e delle pene, visto che Civitas è anche un ottimo "punto di accesso" per il grande pubblico ai temi e alle esperienze che producono sviluppo sociale.

Lo stand di Granello di Senape e di Avvocati di Strada è stato visitato da una diversa tipologia di persone: da comuni cittadini incuriositi dalla tematica del carcere, a operatori interessati ai corsi di formazione e d’aggiornamento, a possibili nuove leve nell’ambito del volontariato. L’attenzione al nostro stand era alta anche in funzione del periodo politico che il nostro paese sta attraversando: sentire parlare di reinserimento lavorativo e civile come miccia per un aumento della sicurezza sociale è stato un tema su cui ci si è trovati a discutere con più passanti.

Nella speranza di aver lasciato un granello in quelli che hanno visitato il nostro spazio, rimandiamo l’appuntamento alla prossima edizione della fiera.

 

Il design per interni veste strisce bianche e nere

 

Il Laboratorio Alba, legato alla Cooperativa Alba, negli anni ha inserito e formato detenuti, ex detenuti e soggetti in esecuzione penale esterna nella lavorazione della ceramica e nella legatoria. Con la prima attività ha ottenuto, nel tempo, una buona diffusione nel mercato e si è sempre più specializzato nella lavorazione e nell’ideazione di oggetti di arredo per interni che hanno colpito per originalità e bellezza.

I detenuti impiegati presso il laboratorio hanno potuto così apprendere tecniche e trucchi del mestiere e si sono formarti in un ambito professionale originale e richiesto per la sua particolarità.

L’obiettivo del laboratorio è di formare persone che realizzino con le proprie mani opere uniche ed irripetibili e che riprendano il controllo della propria vita progettando un futuro poggiato su basi solide e durature, quali conoscenza ed utilizzo delle proprie capacità e rispetto delle regole della società che li circonda.

Ora che è arrivata la bella stagione e si ha magari voglia di dare un cambio al proprio arredamento e colore d’abbigliamento è anche il momento di presentare la nuova collezione di oggettistica preparata dal laboratorio. Per cui il Laboratorio vi aspetta il 17 maggio 2008 alle 16.00, presso Aladino - il negozio delle idee - in via degli Obizzi 10 e accompagnerà la presentazione dei suoi prodotti con un aperitivo.

 

Notizie da Verona

 

I luoghi di detenzione a Verona, con gli occhi di chi li ha vissuti

 

"Per noi sicurezza della pena vuol dire che la pena sia rieducativa". Parole del presidente della Fraternità Roberto Sandrini che, in occasione del 40° anniversario della nascita dell’associazione, rivela una situazione poco rassicurante sulla realtà carceraria veronese. "Gli educatori che operano oggi a Montorio sono lo stesso numero di quelli che operavano al Campone. Un tempo si trattava di 3 educatori per meno di 200 detenuti, oggi gli stessi 3 educatori devono seguire oltre 700 detenuti. Se ci sono i soldi per costruire delle nuove carceri, non ci sono i soldi per assumere altri educatori?" Di questo e di molto altro si è parlato durante la tavola rotonda tenutasi giovedì 8 maggio, per ripercorre la storia degli ultimi luoghi di detenzione a Verona (dagli Scalzi al Campone fino a Montorio) attraverso gli occhi di chi questi spazi li ha vissuti in prima persona.

Sullo sfondo del libro da poco pubblicato "Carceri e pene nella storia di Verona", è arrivata la testimonianza di servizio dei due primi cappellani del dopoguerra, mons. Chiot e padre Balbinot, e sono riemersi momenti significativi per la storia del carcere. Come l’invasione del mercato della droga - fatto determinante nel cambiamento delle caratteristiche della criminalità e della maggioranza della popolazione detenuta - e l’avvio della riforma penitenziaria, che ha affidato un nuovo ruolo al Giudice di sorveglianza e alle misure alternative. Si è ripercorsa poi la vita nel Campone, ex caserma riadattata a carcere, strutturalmente inidonea ma umanamente più densa di relazioni rispetto all’attuale casa circondariale, con i cameroni da 20 persone e l’unico cortile dove cappellano e volontari potevano passeggiare assieme ai detenuti. All’interno di esso si è cercato di stimolare e coordinare l’impegno istituzionale con quello privato, per portare in carcere le stesse opportunità culturali, sportive, formative e lavorative offerte dalla città.

Poi il carcere è uscito dalla città, traslocando nella nuova struttura solitaria tra i campi di Montorio. Gli enti locali (Comune e Provincia) non hanno saputo dare continuità (forse nemmeno inizio) al compito di considerare anche quello loro territorio, e anche quei detenuti loro cittadini, con parità di diritti. Il progressivo affollamento ha portato a una realtà di fino a 4 persone in celle pensate per essere singole e gli stranieri hanno raggiunto il 70% delle presenze. "Come facciamo a parlare con tutti i 700 detenuti che, ai ritmi di crescita correnti, stanno diventando 800?" A chiederselo è Fra Beppe che, a conclusione dell’incontro dichiara: "Con quale ipocrisia parliamo di certezza della pena, se in queste condizioni non possiamo svolgere quell’ascolto e quell’intervento educativo necessari perché la pena sia opportunità di ripensamento, di responsabilizzazione e di reinserimento sociale?"

 

Una tragica morte che ha scosso Verona: questo il tempo della riflessione

 

Un atto di bullismo giovanile, un pestaggio con motivazioni politiche, una cieca intransigenza verso il diverso in genere: come li si vogliano definire, i calci e pugni sferrati da 5 ragazzi veronesi sul corpo di Nicola Tommaselli che sono arrivati a provocarne la morte? Di fronte a tanto discutere, giudicare, interpretare e azzardare delle risposte immediate, Don Marco Campedelli ex insegnante di religione di uno dei ragazzi ora in carcere, invita alla riflessione, che non sia solo la reazione a un momento così drammatico, ma che trovi continuità nel tempo con la serietà di cui necessita.

"In questo momento in cui prima e dopo i fatti la parola d’ordine è sicurezza - spiega Don Marco - diventa necessario cambiare rotta e dire a chiara voce le parole "formazione e riflessione". In un clima in cui per molto tempo siamo stati martellati dallo slogan "difenderci dal diverso" e in cui il disagio è stato identificato con tutto ciò che viene da "fuori", lo "straniero", è ancora più evidente il paradosso di un dramma tutto veronese. Dove veronesi uccidono a calci un veronese. Un dramma che viene da dentro. Giovani che uccidono un altro giovane. Sicurezza dunque da chi e da che cosa? O non piuttosto una formazione permanente ad una cultura della non violenza e della responsabilità sociale? È significativo indagare attorno al linguaggio, anche quello della politica. Un linguaggio che trova consenso per la violenza che lo distingue.

E ora, dopo il dramma, il linguaggio diventa altrettanto violento nella condanna. Sembra che non vi sia spazio per una riflessione, per un meditato pensiero. Dentro questo clima ciascuno è chiamato a interrogarsi. A non abbassare la soglia della riflessione, degli interrogativi profondi. Come cittadini ed educatori dovremmo mantenere uno sguardo adulto e pensoso a tutto campo. Nei confronti di chi ha compiuto il crimine va tenuta comunque un’attenzione formativa. Penso in particolare a Raffaele, studente del nostro liceo. Questo è l’unico modo perché l’umano prevalga sul disumano.

Molti precisano che tutto ciò non è un fatto politico. Il pericolo di ridurre tutto in termini di ideologia esiste. Tuttavia credo che ogni atto compiuto dentro la polis-città abbia un valore politico. Dunque se dentro la polis si è violenti, ebbene questo costruisce una città violenta. Se invece dentro la polis si vivono atti di pace e di dialogo, questo fa della città un luogo del dialogo e della pace. È da qui forse che bisogna ripartire domandandosi come si sta dentro la propria città, con quale sguardo vi vedono le cose, in che forza si assumono e si risolvono i conflitti. Per ogni cosa c’è un tempo sotto il cielo, ricorda il Libro di Qohelet. Credo che questo sia il tempo della riflessione, del meditato pensare per tutti!"

 

Rendiamo la galera una medicina utile e riparativa!

 

Di fronte a reazioni di vendetta, di tolleranza zero, o che individuano nella certezza della pena e nella sua massima durata l’unica soluzione in risposta a questa drammatica vicenda accaduta a Verona la notte del primo maggio, la Fraternità - nella voce del suo presidente Roberto Sandrini - invita ancora una volta a porsi un interrogativo fondamentale: "Che ragazzi si pensa saranno restituiti alla società, dopo l’esperienza del carcere? Gli addetti ai lavori ormai concordano tutti sul fatto che il carcere attuale rappresenta un tipo di cura sbagliata. Questi 5 ragazzi che hanno ucciso un altro ragazzo devono pagare per quanto hanno fatto. Lo devono fare con la galera, certo, ma con una galera che sia una medicina utile e riparativa.

Bisogna attuare percorsi riparativi del reato, con l’applicazione di misure alternative alla detenzione che siano finalizzate a una presa di coscienza degli errori commessi, nel confronto stretto con la realtà negata. In questo caso, trattandosi di una violenza generata dall’incapacità di accettare l’altro da sé, sarebbero forse utili dei percorsi di rieducazione tramite la scoperta del mondo delle mense e dei dormitori, i luoghi più sofferti dagli stranieri e da chi, in generale, è percepito come "diverso". Quello che è capitato a Verona può capitare ovunque, ma la politica in generale, al di là del colore di partito, semina il concetto di tolleranza zero e un senso del farsi giustizia, fino a generare dei mostri inesistenti. Per quanto riguarda poi chi invoca pene più severe, il presidente dell’associazione conclude: "Questi ragazzi avrebbero commesso esattamente lo stesso reato anche se il codice penale italiano fosse più duro e severo".

 

Un cielo con le sbarre visto da 40 anni

 

La Fraternità spegne le sue prime 40 candeline. Da 40 anni segue i detenuti, le loro storie, i loro tormenti e cerca di aprire loro un orizzonte senza sbarre. In occasione del suo quarantesimo compleanno l’associazione ha promosso un convegno nazionale che, dal 15 al 18 maggio, la vedrà festeggiare i quarant’anni di attività all’isola d’Elba, dove fra Beppe ha incontrato per la prima volta un detenuto e dove ora i vari responsabili e volontari dell’associazione cercheranno di ripensare e ragionare insieme sui cambiamenti del volontariato e del sistema penale, scambiandosi esperienze tra volontari, detenuti, familiari del Triveneto e della Toscana. Un incontro aperto a chiunque desideri conoscere il mondo del volontariato penitenziario, la storia dell’Isola e delle persone qui recluse. Per maggiori informazioni: www.lafraternita.it.

 

Gherardo Colombo a Verona: la relazione di una volontaria

 

"Non è aumentando le pene che diminuiscono i reati. Non è aumentando il potere che si prevengono gli atti illegali. Piuttosto attraverso un’istruzione più curata e più responsabile". Gherardo Colombo - a Verona lo scorso lunedì per presentare il suo libro "Il perché delle regole" - ritiene che il carcere di oggi sia "una realtà lesiva dei diritti della persona, poiché la priva di esigenze primarie quali la libertà, l’affettività e il lavoro, e lascia, in chi ne esce, una voglia di vendetta e una sensazione di ulteriore frustrazione". Non leggi mirate alla sola punizione e vendetta quindi, ma una proposta di riconciliazione e di riparazione verso la vittima. Gradualmente si fa strada il bisogno di mirare a una riconciliazione con il male recato e a una riparazione verso la vittima.

Dopo anni di impegno nel mondo della giustizia Colombo lascia la magistratura per impegnarsi sull’urgenza di dare rinnovata importanza alle regole. Regole che nel vivere sociale quotidiano sono troppo spesso non osservate o infrante con le giustificazioni più banali. Non sempre le regole fissate dalla società sono state stabilite nel rispetto delle persone (basti pensare alla schiavitù) ma la società attuale cerca di organizzarsi sul rispetto dell’uguaglianza dei cittadini e del valore della persona. Anche la nostra Costituzione però, secondo Colombo, necessita di qualche ritocco, per migliorarne aspetti come la cittadinanza agli stranieri, l’informazione, la giustizia, etc.

"L’importanza di partire da regole conosciute e vissute, accettate e condivise, rappresenta la base per proporre un impegno personale e responsabile verso la realizzazione di una società più giusta" spiega ancora l’ex magistrato. Ogni giorno vengono consumate innumerevoli sopraffazioni: tasse evase, code non rispettate, leggi non osservate, quasi che ciascuno si detti regole proprie. Ma se non si capisce il perché delle regole non si attuerà mai vera giustizia. "Proprio per i limiti che ciascuno di noi ha, e in forza delle tante esigenze della nostra vita, siamo arrivati a riconoscere il bisogno degli altri e di una società che permetta di soddisfare le nostre esigenze. Attorno a noi constatiamo quante sono le regole utili per il nostro vivere civile, regole importanti e positive che rappresentano il modo concreto di organizzare la società".

Dopo devastanti esperienze quali la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio e le bombe atomiche, si è cercato di organizzare la società partendo dai diritti della persona e dall’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. E, nonostante questo, ancora oggi le nostre società sentono l’influsso negativo di organizzazioni sociali che non tengono conto dei diritti delle persone: lo dimostra il fatto che non c’è rispetto verso le risorse naturali quali l’acqua e l’aria. La relazione tra le regole e la vita esige impegno e riflessione e l’applicazione delle regole richiede disciplina voluta e sofferta. "Per arrivare ad una manifestazione di legalità è necessario un percorso di maturazione e di consapevolezza - conclude Colombo-. Un processo lento che richiede fiducia".

 

Notizie da Vicenza

 

Spettacolo: i medici raccolgono fondi per l’associazione che si occupa dei detenuti

 

"La Casa dei Sogni" Onlus è il nome che un gruppo di medici veterinari con alcuni amici hanno scelto per la loro compagnia teatrale. Fanno spettacoli di beneficenza, e questa volta a "beneficiare" dei fondi raccolti nel loro prossimo spettacolo sarà il "Progetto Jonathan", associazione di volontariato che opera in carcere a Vicenza, promotore di molte attività, tra cui qualche attività lavorativa per detenuti in misura alternativa, una casa di accoglienza, sempre per detenuti in permesso, e che non ha nessun tipo di contributo economico, se si toglie un piccolissimo aiuto da parte della Caritas Vicentina.

In tempi in cui ci si ammazza per una sigaretta rifiutata, c’è ancora qualcuno che dimostra come ci si può dar da fare per il prossimo senza alcun tornaconto.

E importante è anche vedere che l’amicizia esiste ancora, perché quella della Casa dei Sogni è anche una storia di amicizie. Amicizie che legano questi 8 medici e gli altri della compagnia, i quali a un certo punto della loro vita hanno deciso di fare qualcosa che potesse essere utile agli "altri" e, divertendosi e divertendo, visto che i loro spettacoli sono parodie di storie "serie", hanno scelto di fare spettacoli teatrali per beneficenza.

Sabato 17 maggio alle 21.00 al Teatro Comunale Nuovo, in viale Mazzini 37, a Vicenza verrà presentata la parodia di "La Spada nella Roccia". Il costo del biglietto è di 12 € per gli adulti, e di 8 € per ragazzi fino a 13 anni e persone over 60. Tutto l’incasso, tolte le spese, andrà all’associazione "Progetto Jonathan". Fino ad oggi, su 1000 posti a disposizione, ne sono ancora liberi circa 350, ma si conta sul fatto che sabato ci sarà il pienone! Noi ce lo auguriamo.

 

Notizie da Treviso

 

Voci di Dentro - Voci di Fuori

 

Il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Treviso, il Laboratorio Scuola e Volontariato, in partnership con l’Ufficio Scolastico Provinciale e l’Istituto Penale per Minori, ha organizzato anche quest’anno, per la sesta volta, un percorso formativo per gli studenti degli Istituti Superiori della Provincia, fondato sul confronto tra i ragazzi dell’Istituto Penale Minorile e gli studenti. Quello che è uscito con forza da queste esperienze è stato il desiderio di conoscere i rispettivi percorsi di vita che hanno condotto a scelte diverse. Le attività concrete del percorso mirano a stimolare la capacità di riflessione e la capacità critica sui fenomeni legati ai percorsi di devianza, e la capacità di confronto e dialogo tra persone appartenenti a contesti di vita diversi. Il 14 maggio ci sarà la giornata "Voci di Dentro - Voci di Fuori" a conclusione di questo percorso. Ci sarà, dopo la mattinata dedicata al "lavoro", un pranzo conviviale all’interno dell’I.P.M. seguito da un gruppo di animazione dell’ITT Mazzotti.

 

Appuntamenti

 

Granello di Senape e C.S.V.: per gli Avvocati di Strada

 

Padova: Casa Comboni, via Citolo da Perugia, 35. Giovedì 15 maggio 18.30-20.30. Settimo incontro del corso di formazione e aggiornamento per il servizio di Avvocato di Strada. Il corso è gratuito e aperto al pubblico , previa iscrizione. Tema: "Le misure alternative alla detenzione alla luce delle novità introdotte dalla legge Fini-Giovanardi ed ex Cirielli". Relatore: avv. Marta Michelon

 

Festa della Solidarietà a San Giovanni Lupatoto

 

San Giovanni Lupatoto (VR). Domenica 18 maggio. Festa della Solidarietà organizzata dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli. Titolo della giornata: "Nel giardino della solidarietà puoi acquistare creatività". Un’occasione rivolta a tutti per ritrovarsi, stare insieme e conoscere le varie associazioni presenti che avranno a disposizione dei banchetti per promuovere le loro attività e progetti, nate nello spirito del servizio agli altri.

L’associazione La Fraternità sarà presente per sensibilizzare la comunità sulle iniziative che svolge da quarant’anni in favore dei detenuti e delle loro famiglie, anche con alcune pubblicazioni sia di detenuti che di soci volontari. Il programma prevede una Santa Messa alle 9.30 nel parco della Fondazione in via vicolo Ospedale 1 a San Giovanni Lupatoto, con i bambini della scuola materna e le loro famiglie e spettacoli nel pomeriggio fino alle 18.

 

Il Granello di Senape riflette sul carcere

 

In occasione della 13ma edizione della "Riflessione sui temi del carcere e del reinserimento" organizzata dall’ associazione "Il Granello di Senape" di Venezia, segnaliamo i seguenti appuntamenti. Venezia: Centro Zitelle CZ 95 - Giudecca. Venerdì 16 ore 10.00 - 17.30. "Gli sportelli: strumenti per l’inclusione sociale. Scambio di buone pratiche tra Sportelli rivolti a detenuti ed ex detenuti".

Auditorium Santa Margherita - Università Ca’ Foscari. Ore 21.00. Spettacolo teatrale "Vita Prigioniera" -

Auditorium Santa Margherita - Università Ca’ Foscari. Sabato 17 maggio ore 10.00. Tavola rotonda "Escludere e punire o prendersi cura e integrare: quali vie per la sicurezza" proposto dall’Associazione "Il Granello di senape".

Direttore: Ornella Favero

Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

 

Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

 

 

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