L'opinione dei detenuti

 

Quando le sentenze le fanno i mezzi di informazione non si fa

giustizia, non si cerca la verità e si illude solo la gente

Riflessioni sull’albanese scarcerato dopo un tentato furto dal magistrato Carlo Nordio

 

di Stefano Bentivogli – Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Non mi è mai capitato di vedere giudici concedere troppe garanzie agli imputati o solo ai fermati, come invece si sostiene che sia avvenuto per un caso di tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale. La vicenda è avvenuta venerdì 28 ottobre, alle tre di notte circa, quando alcuni stranieri, che cercavano di entrare in una villa ad Annone Veneto, se la sono invece data a gambe quando si sono trovati davanti un’anziana donna che si è messa a strillare con tutto il fiato che aveva in gola.

I ladri sono stati anche intercettati dai carabinieri, la loro macchina è finita contro un palo ed in due sono riusciti a scappare mentre il terzo è stato arrestato.

Fino a qui siamo nella descrizione sommaria di fatti, riportata dalle vittime e dalle forze dell’ordine, senza contraddittorio, l’unica cosa che pare certa è che l’arrestato non abbia sparato.

Di qui il solito coro degli insoddisfatti della giustizia, che magari hanno ben ragione di esserlo, ma spesso confondono gli effetti con le cause.

Mi spiego in Italia l’82% dei reati resta impunito, quelli contro il patrimonio, come quelli di Annone Veneto, superano il 90%. È quindi vero che la gran parte della criminalità non viene perseguita, che resta lontana non dal carcere, ma proprio da qualsiasi indagine, resta ignota. Oltre il 90% è un dato che scoraggia chiunque spera nell’efficacia della repressione, occorre ammetterlo, in galera ci finisce una minoranza ben definita, con connotati mediamente abbastanza simili.

I tempi tra l’arresto ed il rinvio a giudizio, durante il quale si fanno le indagini e si raccolgono le prove, stante la presunzione di innocenza, deve essere trascorso "a piede libero" a meno che l’indagato non sia in grado di inquinare le prove, di reiterare il reato, di sottrarsi al procedimento giudiziario (svignarsela).

Di solito se il Pubblico Ministero rimette in libertà l’indagato vuol dire che in qualche modo ha i requisiti per attendere il rinvio a giudizio fuori dal carcere, oppure, ma questi casi ovviamente non vengono ufficializzati, si fa in modo di usare questa persona per riuscire ad arrivare ai suoi complici.

In questo caso specifico poi, a sentire il P.M. Nordio, che segue il caso, sul conflitto a fuoco con le Forze dell’Ordine, non è tutto così chiaro come invece sembrava a sentire i cronisti.

Tanti sono i casi dove le garanzie concesse agli indagati fanno arrabbiare le vittime di reato e l’opinione pubblica. Ma questo anche perché la gente non viene informata, non sa che comunque quelle persone un processo lo subiranno e pagheranno con la reclusione, senza via di scampo, una volta chiuso il processo: quando la sentenza diventa irrevocabile, si va in carcere e ci si resta.

A dirla tutta molti riescono a mandare in prescrizione il reato riuscendo ad allungare i tempi del processo, già lungo all’inverosimile, e non arrivano mai a subire una condanna, e sono centinaia di migliaia ogni anno i processi dove il reato va in prescrizione.

È facile avventarsi in maniera sommaria su questi casi, vorrei ricordare la storia delle due nomadi che a tutti i costi dovevano voler sequestrare una bimba a Lecco e che alla fine hanno patteggiato una pena perché in qualche modo bisognava "fargliela pagare", perché i giudici ormai erano presi nella morsa di un’opinione pubblica fomentata dalla disinformazione e basta.

Io non credo che il Dottor Nordio abbia fatto le cose senza tener conto della legge, proprio lui al quale questo governo aveva assegnato il compito di riformare il codice penale, non credo proprio.

Ed allora fondamentale è il ruolo dell’informazione, che non si può limitare a dare spazio all’insoddisfazione delle vittime e dimenticarsi ogni volta che ci sono delle leggi da applicare non solo quando ci fa comodo.

 

Il piccolo criminale una volta identificato paga tutto

 

A confronto vorrei citare i casi, dove il ricorso immediato al carcere, e di conseguenza il suicidio dell’indagato, ha sollevato cori opposti, ossia la denuncia del fatto che si utilizzava la carcerazione con troppa facilità, senza tener conto di quanto pesante sia finire dietro le sbarre in attesa ancora di essere dichiarato colpevole.

Insomma, fare giustizia non è mai così semplice, e grave è trovare dei mezzi di informazione che invece di informare interamente, di chiedersi perché si sia provveduto alla scarcerazione, alimentano l’insoddisfazione della gente dando risalto solo al comprensibile disagio delle vittime.

Il vero problema della signora che si sente beffata dalla giustizia dovrebbe essere sapere che comunque c’è un 90% di reati i cui autori invece restano ignoti. Per il ragazzo rimesso in libertà arriverà un processo, ed io sono quasi certo anche una condanna, ve lo dico per esperienza personale, il piccolo criminale una volta identificato paga tutto, magari non subito, ma questo non dipende da lui, ma paga tutto e senza sconti.

Col tempo, se si evitano giudizi troppo affrettati, si potrà anche capire cosa ha convinto il P.M. Nordio a rimetterlo in libertà, se c’è stato veramente un conflitto a fuoco o se i colpi sono stati sparati solo dalle Forze dell’Ordine.

Il reato per ora resta "tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale", anche questa tutta da dimostrare o da capire bene, e per reati molto peggiori di questo, dove sono spariti miliardi sul serio, c’è tanta gente in giro e nessuno se ne lamenta.

Tornando allora alla causa ed agli effetti, proprio qui sta l’abbaglio, non siamo certo più insicuri perché questo ragazzo è libero in attesa di un processo. E se la giustizia è lunga a compiersi non è certo colpa di questo genere di criminali i cui processi si concludono sempre in tempo per la condanna, occorre chiederlo a quelli i cui processi superano i 10 anni di durata, con invenzioni di ogni genere per non farsi processare, questi sono i casi che intasano le Procure della Repubblica, non i tentati furti, dove c’è poco da indagare e poche autorità da scomodare.

 

 

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