Ex-Cirielli addio?

 

"Ex Cirielli" addio?

 

di Marino Occhipinti - Redazione di Ristretti orizzonti

 

Se il disegno di legge numero 3247, meglio conosciuto come "ex-Cirielli" e anche come "Salva Previti", dovesse alla fine di questo complicatissimo iter parlamentare venire approvato, verrebbero pesantemente modificate le norme sulla prescrizione del reato (articolo 157 Codice penale), sulla recidiva (articolo 99 Codice penale) e sulla concessione dei benefici penitenziari ai recidivi (legge 26 luglio 1975 numero 354). Si tratta, tutto sommato, di modifiche assai elementari, che però creeranno ulteriori disparità di trattamento tra i cosiddetti "imputati eccellenti" e gli imputati per reati di "emarginazione sociale" – quelli commessi appunto da tossicodipendenti e da altri soggetti deboli, che avrebbero bisogno di ben altro che non anni e anni di galera.

Grossomodo, giusto per capirne di più, la proposta di legge "ex Cirielli" prevede una prescrizione dei reati più facile per gli incensurati (significa che diminuiscono i tempi necessari all’estinzione del reato) e quasi impossibile, invece, per i recidivi. Per questi ultimi, infatti, i tempi necessari a prescrivere aumentano notevolmente. Ai recidivi, poi, in caso di condanna, la pena inflitta dal giudice sarà più severa: si prevedono aumenti che vanno da un minimo di un terzo e fino ad un massimo di due terzi in più. Ma, come se non bastasse, ai recidivi niente benefici penitenziari o quasi.

Già adesso, nonostante non sia previsto da alcuna normativa, i magistrati di sorveglianza sono estremamente cauti nell’applicazione della legge Gozzini ai recidivi, figuriamoci quando saranno obbligati a concedere loro poco o nulla. E non vorremmo che, in una sorta di applicazione al ribasso, i magistrati iniziassero a limitare ulteriormente i benefici anche alle persone che hanno subito la prima condanna e che si trovano in galera per la prima volta.

Se fossi un cittadino ignaro delle norme penali (come ce ne sono tanti), dopo aver letto la proposta "ex Cirielli" penserei che se si ritengono i recidivi meritevoli di tale trattamento ed accanimento, un motivo ci sarà. Chi è dunque un recidivo? Necessariamente un mostro, un pluriomicida irrecuperabile, uno stragista? Nient’affatto. È recidivo anche colui che – tanto per fare un paradosso comunque aderente alla realtà – dopo aver cercato di rubare due mele per fame 30 anni prima, e aver subito una condanna magari a 20 giorni di reclusione per tentato furto, viene nuovamente condannato per un altro reato, anche di scarso allarme sociale.

Solo che, alla faccia del principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione della Repubblica italiana, gli imputati responsabili di reati finanziari o di altri reati non troppo gravi, o comunque coloro che dispongono dei mezzi necessari ad assicurarsi una buona difesa, potranno contare su prescrizioni a raffica e su una sostanziale impunità, mentre i poveracci continueranno a farsi sempre più galera e ad usufruire sempre meno dei benefici penitenziari, l’unica strada che tutti i conoscitori di giustizia penale indicano appunto come rimedio contro la recidiva. Sembra di vedere il cane che si morde la coda.

Ma contro la proposta di legge Cirielli si sono oramai pronunciati praticamente quasi tutti gli "esperti" del settore giustizia, avvocati e magistrati in testa, anche se con motivazioni di base diverse. A noi, sinceramente, poco importa che lo scontro parlamentare si soffermi quasi esclusivamente sugli "imputati eccellenti" che beneficerebbero dei tempi più brevi della prescrizione, non ci interessa partecipare a quel "dibattito", ma vorremmo che l’attenzione si concentrasse sugli effetti devastanti che si creerebbero in caso di approvazione di tale normativa: i suoi effetti non si sentirebbero subito, ma la ricaduta sul sovraffollamento della popolazione detenuta sarebbe alla lunga veramente pesantissima.

Si parla di un incremento del 20-25 per cento di persone detenute: significa che, nel giro di pochissimi anni, diventeremo 80mila. Come sarà possibile far fronte ad un aumento di 20mila detenuti è difficilmente ipotizzabile, viste le recenti dichiarazioni del Ministro della Giustizia: "I detenuti aumentano di 4mila unità l’anno. Alla fine del 2006 saranno 67mila. O abbiamo i soldi per predisporre nuovi posti nelle carceri oppure il sistema carcerario crollerà". E siccome sembra che di soldi ce ne siano pochi, e che il tempo per costruire nuove carceri sia ancora più scarso, temiamo che l’unica soluzione sia quella di continuare ad aggiungere brande su brande…

Che il sistema penitenziario sta praticamente collassando lo sostiene anche il sindacato della polizia penitenziaria Osapp: "La situazione è gia esplosiva oggi con 60 mila detenuti… Il limite di capienza delle carceri è già stato abbondantemente superato, anche se sulla carta non risulta perché un paio di anni fa la capienza tollerabile è stata calcolata al rialzo: prima era di 59.438 posti, oggi è passata a 62.747".

È curioso vedere come la capienza massima tollerabile aumenti a seconda delle esigenze, e si spera che non si tratti del solito gioco di prestigio: un paio di anni fa il problema è stato "risolto" abbassando da nove ad otto metri quadri lo spazio necessario per ogni persona, in barba alle normative europee in materia. Ad un metro quadro si può anche rinunciare, ma pare che nel carcere Montorio di Verona, costruito con celle singole, stiano montando la quarta branda, e questo ci sembra veramente troppo…

Il sovraffollamento non incide soltanto sulla mancanza di spazio procapite calpestabile. L’apparato penitenziario è calibrato per accogliere circa 40mila detenuti, ed uno sforamento provoca gravi difficoltà complessive di gestione: il servizio sanitario, che deve occuparsi di persone dalla salute spesso cagionevole (soprattutto i tossicodipendenti), diventa inadeguato. La mancanza poi di educatori, assistenti sociali e psicologi, cioè il personale rieducativo – che già sarebbe numericamente insufficiente in condizioni "normali" – rende difficilmente applicabili tutte quelle attività trattamentali necessarie al reale recupero di chi sta scontando una pena.

E non è certamente inasprendo le pene e tenendo sempre di più le persone in carcere, per poi buttarle in mezzo alla strada una volta espiata la condanna, che si risolve il problema della recidiva. La vera prevenzione del crimine è favorire il reinserimento nella società delle persone detenute, attraverso idonee misure alternative.

 

 

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