L'opinione dei detenuti

 

Occorre un sistema sanitario che tratti i detenuti da pazienti

a cura della Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 19 aprile 2010

 

In carcere c’è un’emergenza sovraffollamento, che si porta dietro un’infinità di altri problemi, primo fra tutti una sanità inadeguata: c’è un gran bisogno infatti di un sistema sanitario più efficiente, ma anche che tratti le persone recluse da pazienti, e non da detenuti, cosa che non sempre succede. E serve anche per le carceri della nostra città un Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, che tuteli prima di tutto l’integrità fisica e la salute mentale di chi vive oggi accatastato in celle che di umano hanno ormai ben poco. Le testimonianze raccolte non importa neppure da quale carcere arrivino, perché fotografano una situazione che è ormai quasi ovunque drammatica, e raccontano tutte attese snervanti di cure che non arrivano.

 

Da tre anni aspetto di essere operato

 

Prima di venire in carcere ho avuto un incidente d’auto che mi ha provocato un danno agli occhi a causa di cui, nel periodo in cui stavo ancora in libertà, sono stato operato per ben tre volte e dovevo ancora fare un altro intervento chirurgico all’occhio sinistro. Sono in carcere dal 2004, a seguito dell’arresto sono caduto in uno stato di profonda depressione che mi ha portato a tentare il suicidio per due volte e a uno stato di deperimento tale che, da 80 kg che pesavo, sono sceso a 47. Nel periodo della depressione, siccome non mi interessava niente neanche della vita, non ho fatto assolutamente nulla per cercare di curarmi. Questo stato è durato all’incirca tre anni, poi ho recuperato un po’ di voglia di vivere, e solo allora ho cominciato a preoccuparmi della mia salute, e soprattutto della vista che stava peggiorando sempre più. Era il 2007 quando l’oculista del carcere, rendendosi conto della gravità della situazione, mi prescrisse un’operazione chirurgica all’occhio sinistro. Ma sono ormai trascorsi altri tre anni senza che mi sia stato fatto alcun intervento. Perché? Paolo Attesa di otto mesi per una radiografia Nel mese di gennaio dell’anno scorso mi è venuta una carie a un molare. Mi ero segnato per la visita medica e il responsabile sanitario mi ha prescritto la visita dal dentista che mi ha chiamato solo dopo sette mesi. Il risultato della visita è stato che era necessario fare la radiografia, per cui ha ordinato una visita ospedaliera da farsi quanto prima. Ebbene, dall’agosto del 2009 ad oggi sono passati altri otto mesi e io non sono mai stato chiamato per fare alcuna visita. Nel frattempo il problema continua ad aggravarsi, perché a fianco del dente malato se ne è cariato anche un altro, e ho paura che se ne guastino altri ancora. Devo precisare che ho fatto innumerevoli domandine per parlare con il dirigente sanitario ma inutilmente.

 

Igor

 

Solo cibo frullato per la protesi rotta

 

Come molti detenuti, anch’io ho problemi con i denti, e spesso in carcere succede che viene fatta la cura più sbrigativa, e cioè ti tolgono il dente che fa male. Così, estrai oggi estrai domani uno si trova con sempre meno denti. Circa otto anni fa, quando ero in un altro carcere, mi rivolsi al Ministero per avere il nullaosta per fare una protesi, che mi venne concesso, ma la protesi non mi è stata mai messa. Quando in seguito fui trasferito qui a Padova e mostrai il nullaosta, questo non mi venne riconosciuto come valido, e mi fu detto di chiederne un altro. Rifeci la richiesta e dopo quattro anni d’attesa, ottenni una risposta positiva. Pensai che questa era la volta buona e che mi avrebbero sistemato i pochi denti rimastimi, invece alla fine mi hanno comunicato che non ci sono soldi, di conseguenza quella protesi non mi è mai stata fatta. Da un po’ di tempo sono riuscito a ottenere un lavoro e guadagno 200 euro al mese, e rinunciando a ogni spesa, salvo i prodotti igienici, sono riuscito a mettere da parte un po’ di soldi. Così ho chiesto di farmi fare una protesi a pagamento. Mi ha chiamato subito il dentista, che mi ha detto che per sette denti il costo era di 1600 euro. Ho acconsentito. Dopo poco tempo, senza neanche fare la radiografia, mi ha messo la nuova struttura attaccandola a una capsula di porcellana che già avevo. Solo che sin dall’inizio la protesi mi faceva male. Mi è stato detto che dovevo avere pazienza e sopportare il male. un giorno, mentre mangiavo mi sono ritrovato con la bocca piena di pezzi strani, perché si erano staccati sia la nuova protesi, sia l’impianto che avevo fatto con l’intervento chirurgico all’esterno del carcere. Per me fu una vera tragedia. Scrissi diverse richieste per incontrare il dentista, che alla fine è venuto, ha dato un’occhiata e ha detto che mi avrebbe chiamato entro tre giorni, massimo una settimana. Da quel giorno sono passati quasi due mesi e non è successo nulla, e intanto sono costretto a mangiare solo cibo frullato.

 

Milan

 

Dopo l’intervento nessuno mi aiuta

 

Sono in carcere da più di un anno, ma poco tempo prima dell’arresto ho avuto un incidente sul lavoro, a seguito del quale è avvenuta la rottura di quattro costole, con perforazione al polmone e spostamento di quattro anelli della zona lombare del rachide. Feci una settimana di ospedale e 50 giorni di immobilità assoluta prima di poter fare un passo. Successivamente mi sottoposi a una risonanza magnetica e si evidenziò la necessità di fare un intervento operativo al rachide. Nel mese di gennaio 2009 nell’ospedale di Padova, presso il reparto di neurochirurgia, fui operato dal lato destro. L’operazione andò bene, ma per poter fare la riabilitazione completa c’era bisogno di qualche mese di fisioterapia, che non feci in tempo a terminare prima di entrare in carcere. Arrivato in carcere feci immediatamente presente ai medici la mia situazione sanitaria e la necessità di continuare la terapia. Mi risposero che era necessario fare una visita specialistica ortopedica. Dopo qualche settimana arrivò finalmente l’ortopedico che mi visitò e disse che sicuramente era necessaria un’altra operazione, ma per poterla fare bisognava effettuare un’altra risonanza magnetica. In base a questa diagnosi dell’ortopedico, serviva una visita ospedaliera per fare la risonanza magnetica. Tutto questo successe nel mese di aprile 2009, ma fino ad ora, aprile 2010, non sono stato portato all’ospedale per fare la risonanza magnetica. Siccome questa patologia, oltre al rischio concreto di perdere l’uso dell’arto sinistro, mi sta causando lancinanti dolori, le cure che mi stanno somministrando sono tutte a base di cortisone, che serve sì per alleviare un po’ i dolori, ma non è certo quello che ci vuole, in quanto altro non sono che dei palliativi. I dottori dicono che più di così loro non possono fare. Io, nel tentativo di sbloccare questo stato di immobilità, ho a più riprese scritto al dirigente sanitario per spiegare il problema, ma nell’arco di ormai un anno intero non sono stato ancora chiamato. Credo che non ci sia bisogno di fare altri commenti sulla mia storia.

 

Giuseppe

 

Testimonianze raccolte da Antonio Floris

 

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