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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di lunedì 15 settembre 2025

APPUNTAMENTI DI RISTRETTI

Percorso di formazione: "Volontari per la Giustizia di Comunità" (Padova, 6 ottobre - 10 novembre 2025)

 

di David Allegranti

La Nazione, 15 settembre 2025 Nelle carceri italiane c’erano, al 31 agosto 2025, secondo le statistiche più aggiornate del ministero della Giustizia, 63.167 detenuti, per una capienza regolamentare di 51.274 posti, ai quali però vanno sottratti anche quelli inagibili. Il tasso di sovraffollamento è del 135,5 per cento. La crescita della popolazione detenuta nell’ultimo anno è ormai di 1.409 unità. Ci sono 6.942 persone detenute in più da quando è entrato in carica il governo Meloni, nell’ottobre del 2022.

di Ferruccio Sansa

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2025 Li chiamiamo “detenuti”. Non persone. Questo riflette il sentimento della nostra società verso uomini e donne che vivono dietro le sbarre. La responsabilità è anche della politica che usa espressioni disumane: “Chiudiamoli in cella e buttiamo le chiavi”. Così le nostre carceri sono divenute luogo di disperazione: il tasso di suicidi è 30 volte superiore a chi vive in libertà. Per non dimenticare l’uso di droghe e psicofarmaci che raggiunge il 75% delle persone recluse.

 

di Marcello Buttazzo

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2025 Nelle carceri italiane, sovraffollate fino all’inverosimile, si continua a morire. Domenica 7 agosto, all’alba, a Firenze, nel carcere di Sollicciano, s’è impiccata nella sua cella una donna rumena di 26 anni. Dall’inizio dell’anno sono 61 i detenuti che si sono tolti la vita nelle celle di dura ferraglia. La politica attiva, che ritorna dalle vacanze, dovrebbe essere più accorta e più solerte nell’affrontare finalmente in modo pragmatico e umano una situazione gravemente emergenziale.

 

di Leo Beneduci*

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2025 Chi comanda davvero nelle carceri? Verrebbe da rispondere che è lo Stato, ma da tempo non è più così. Le carceri, in Italia, non sono più soltanto luoghi di custodia cautelare o di esecuzione della pena. Sono un mondo a parte, un territorio ad altissima densità criminale, dove proprio lo Stato e chi lo rappresenta hanno perso autorevolezza. Dietro le sbarre si spacciano sostanze, si aggredisce, si estorce, si violenta, si ricatta. E ciò che rende tutto più grave è che, assai spesso, chi commette questi reati resta nella fortezza blindata delle sezioni detentive, persino accanto alla persona offesa.

 

di Lorenzo Mottola

Libero, 15 settembre 2025 Da quasi due anni Beniamino Zuncheddu è tornato un uomo libero. Non è bastata, però, la prova della sua innocenza, dopo oltre tre decenni trascorsi ingiustamente in carcere, accusato di tre omicidi che il pastore sardo non ha commesso, per far scattare un reale senso di colpa nello Stato “colpevole” - lui sì - di aver tenuto in cella un uomo dai 27 ai 60 anni d’età senza ragione. Il risarcimento ancora non si vede nemmeno all’orizzonte. A bloccarlo, per un tempo ad oggi ancora indeterminato, pare siano imprecisate lungaggini burocratiche.

 

di Errico Novi

Il Dubbio, 15 settembre 2025 Nel 2011, certo, in Italia si è votato per l’acqua come bene comune. Un referendum abrogativo, il solo che abbia raggiunto il quorum negli ultimi trent’anni. Ma il voto sulla separazione delle carriere sarà un’altra cosa. Sarà uno scontro di civiltà, a suo modo. Un conflitto fra diverse visioni della democrazia. Una conta finale sulle istituzioni della Repubblica assai più di quanto non lo sia stato il referendum Renzi di nove anni fa. È un aspetto da non sottovalutare. Soprattutto perché il pronunciamento degli elettori sulla legge Nordio sarà il momento della verità dopo 33 anni di equivoci sul primato fra poteri. Dal 1993, da Mani pulite, la sovranità sarà anche rimasta formalmente attribuita al popolo, ma è difficile dissentire da chi, come il professor Tullio Padovani ironizza e definisce l’Italia una Repubblica ...

 

di Giorgio Spangher*

Il Dubbio, 15 settembre 2025 La legge di riforma costituzionale dell’Ordinamento giudiziario si avvia ad affrontare la seconda fase di deliberazione che, pur approvata, richiederà per la sua entrata in vigore il passaggio referendario. In questa prospettiva, i due “campi” che si contrappongono - dato che l’esito, pur ritenuto favorevole ai riformatori, non può ritenersi scontato - si organizzano sia mediaticamente (attraverso il ricorso anche a società ed esperti di comunicazione), sia strutturalmente (attivando i comitati destinati a supportare il confronto pubblico), sia politicamente (cercando i necessari supporti nei diversi punti di riferimento: partiti, corpi intermedi, organi di informazione).

 

di Giovanni Maria Flick*

Il Dubbio, 15 settembre 2025 E allora vi dirò, esattamente, cosa penso della separazione delle carriere, nella mia posizione di persona che ha dedicato alla giustizia, nei suoi vari aspetti, tutta la propria vita e la propria esperienza professionale, cominciando dal partecipare a giudicare le persone per passare poi ad occuparsi, come accademico, di come cercare di fare le leggi, da avvocato di come applicarle, vedendone tutti i problemi, passando per una breve tappa ministeriale, come ministro della Giustizia, per poi infine arrivare a quello che era il porto d’approdo migliore, giudice non delle persone ma giudice delle leggi, cioè della conformità alla Costituzione delle leggi che regolano il nostro Paese.

 

di Paolo Frosina

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2025 “Noi mai consultati né ascoltati”. Le toghe richiamano la politica alle responsabilità per il probabile fallimento dell’obiettivo sulla durata dei processi civili: “Senza interventi strutturali il servizio non sarà mai efficiente”. “Non si può chiedere all’istituzione giudiziaria di supplire a vuoti che sono innanzitutto di responsabilità politica e ministeriale. Spetta al legislatore e al governo dimostrare che l’efficienza della giustizia è davvero una priorità per il Paese e non terreno di propaganda”.

 

di Marco Fabri*

Il Sole 24 Ore, 15 settembre 2025 Con la delibera del 3 settembre scorso il Consiglio superiore della magistratura ha dato seguito a quanto previsto dal decreto legge 117/2025, con il quale il Governo ha individuato alcune misure emergenziali per raggiungere gli obiettivi previsti dal Pnrr per la giustizia civile. In particolare, la riduzione del 40%, rispetto al 2019, del disposition time entro giugno 2026, che dovrebbe passare da 2.512 giorni a 1.507 a livello nazionale, considerando i tre gradi di giudizio. Il Csm ha quindi individuato le sedi e il numero di magistrati che potranno essere applicati straordinariamente negli uffici giudiziari di primo e di secondo grado.

 

di Stefania Totaro

Il Giorno, 15 settembre 2025 Tornano a scioperare i dipendenti precari della giustizia assunti con i fondi del Pnrr. Domani anche la settantina di lavoratori in servizio al Tribunale di Monza incroceranno le braccia per lo sciopero nazionale indetto dalla Fp-Cgil. In Lombardia la mobilitazione si tradurrà in una serie di presìdi davanti ai Palazzi di Giustizia. A Monza l’appuntamento è in via Vittorio Emanuele dalle 9 alle 12. “Si tratta di circa 12mila persone a livello nazionale”, ricorda Dino Pusceddu, segretario della Funzione pubblica della Lombardia, ma “solo 3mila hanno garanzia di stabilizzazione, altri 3mila attendono risorse promesse, mentre 6mila rischiano di restare senza lavoro dal 30 giugno 2026”.

 

di Lorenzo Guadagnucci

volerelaluna.it, 15 settembre 2025 C’è una regola non scritta - un principio di buon senso e di garanzia - che consiglia di sospendere dal servizio e di tenere lontano dalla “prima linea” funzionari e operatori delle forze di polizia o degli apparati di sicurezza sottoposti a indagini e processi, specie se per fattispecie particolarmente gravi. È una “regola” che ai vertici delle polizie italiane, e ai responsabili politici pro tempore, non piace granché, e infatti viene poco e male applicata, con evidente danno per l’immagine delle istituzioni e per la qualità delle relazioni fra queste e la cittadinanza.

 

di Sergio Giordani*

La Repubblica, 15 settembre 2025 È con grande piacere che Padova ospita nuovamente il Festival di Salute, un appuntamento decisamente significativo nella divulgazione medica e scientifica. La salute è uno dei diritti fondamentali per tutte le persone, siano esse nate nel benestante occidente, siano esse abitanti delle zone meno sviluppate del pianeta. È un tema fondamentale che riguarda la dignità umana e non si limita ad una semplice assenza di malattie o a una cura adeguata quando esse si manifestino, ma include numerosi altri fattori come ha evidenziato molto bene l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Parlare di salute oggi vuol dire quindi anche parlare di diritti umani, di giustizia sociale, di distribuzione della ricchezza nel mondo e nei singoli Stati, insomma di un futuro, che mai come in questi ultimi anni sembra oscuro e minaccioso come non accadeva da tempo.

 

di Chiara Saraceno

La Stampa, 15 settembre 2025 Servono investimenti che prevedano strumenti e occasioni di ascolto adeguati. Perennemente sotto giudizio di un qualche tribunale pubblico e spietato: così sembrano sentirsi molti adolescenti e giovani alle soglie dell’età adulta. Non stiamo parlando solo delle aspettative dei genitori o degli insegnanti, ma del tribunale dei coetanei che, nelle relazioni faccia a faccia e ancor più via social, li giudica in base al loro corpo e al loro aspetto estetico, per lo più in base a stereotipi di genere rigidi e modelli di bellezza basati su quelli proposti dai social e dai/dalle varie influencer popolari al momento.

 

di Vito Mancuso

La Stampa, 15 settembre 2025 Il risentimento non è una condizione naturale, si tratta piuttosto di una patologia da cui si può guarire con l’apertura di mente e cuore. Odio: sembra proprio questa la condizione del cuore e della mente della politica mondiale e nazionale, e siccome la politica è nel bene e nel male la cartina di tornasole della condizione della società, la sconsolata conclusione da trarre è che siamo destinati a sprofondare sempre più in un mare di odio, di risentimento, di aggressività, di violenza. L’odio, infatti, purtroppo genera odio. L’assassinio del giovane politico americano Charlie Kirk da parte del giovanissimo studente Tyler Robinson sembra proprio che abbia avverato quanto afferma la Bibbia: “E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta” (Osea 8, 7).

 

di Enzo Risso

Il Domani, 15 settembre 2025 Secondo l’Equalities index 2025 di Ipsos, l’Italia è, insieme alla Spagna (e dopo l’Ungheria), il paese europeo in cui il tema delle disparità è maggiormente avvertito. E per il 38 per cento della popolazione il nostro paese non si sta sforzando abbastanza per affrontarle. La crescita delle disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento che si è avuta nel corso degli ultimi 40 anni sta schiacciando il diritto all’uguale dignità delle persone, sta frantumando l’equilibrio tra possesso di mezzi e bisogni e sta anche infragilendo le possibilità dei singoli sbriciolando l’uguaglianza di opportunità e comprimendo la libertà sostanziale di un gran numero di persone. L’Equalities index 2025 di Ipsos fotografa lo stato delle disuguaglianze in 31 paesi del mondo, compresa l’Italia.

 

di Carlo Verdelli

Corriere della Sera, 15 settembre 2025 Il monito di Mattarella e il rischio di scivolare verso un nuovo 1914. L’Italia unita deve farsi sentire e deve urlare il suo “no” al peggio. Già adesso è il Capo di Stato più longevo della nostra Repubblica, eletto la prima volta nel 2015, confermato nel 2022, fine mandato nel 2029. Una personalità politica che ha conquistato credibilità internazionale anche in ragione della coerenza rispetto ai valori cardine dell’Occidente e del modo fermo ma pacato in cui si è sempre speso per difenderli. Non parla tanto, il Presidente Mattarella, specie in questo 2025 così cupo e minaccioso, e comunque senza mai rinunciare alla cautela che è un suo tratto distintivo.

 

di Andrea Malaguti

La Stampa, 15 settembre 2025 Dobbiamo vivere con l’imperfezione dell’epoca che ci viene regalata. È il tempo del ritorno degli Imperatori, della paura, dell’arretramento delle libertà e dell’odio a piede libero. Solo due esseri umani su dieci, in questa terra, hanno il privilegio di farsi guidare da governi pienamente democratici. Noi, per esempio. Un orizzonte di pace tutt’altro che acquisito e immutabile. Lo dicono le statistiche di V-dem. In questo mondo polveriera, l’Europa non è mai stata tanto debole quanto necessaria. Peccato che, al momento, si limiti ad emettere flebili e scomposti guaiti, come un cagnetto che sogna.

 

di Claudio Cerasa

Il Foglio, 15 settembre 2025 Ascoltare o cancellare? Cronaca di un convegno a Napoli “secretato”: una fotografia utile per smascherare alcuni tic illiberali del pensiero progressista in Italia. Le parole dell’ex premier israeliano Olmert e dell’ex ministro degli Esteri dell’Anp Al-Kidwa. Si può essere dalla parte dei palestinesi innocenti trucidati a Gaza senza alimentare l’antisemitismo? Si può essere dalla parte dei pro Pal con la testa sulle spalle senza dover assecondare la descrizione di Israele come la culla del nuovo nazismo?

 

di Francesca Mannocchi

La Stampa, 15 settembre 2025 Tra voti e dichiarazioni di organizzazioni internazionali, l’intesa si sta sgonfiando. E perde il suo senso, diventando uno slogan che non guarda alla realtà nella Striscia di Gaza. Venerdì l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a larga maggioranza l’approvazione di una dichiarazione che delinea “passi tangibili, vincolanti e irreversibili” verso una soluzione a due Stati tra israeliani e palestinesi. Una dichiarazione - 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti - che precede di pochi giorni l’incontro dei leader mondiali del 22 settembre a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in cui Gran Bretagna, Francia, Canada, Australia e Belgio dovrebbero riconoscere formalmente uno Stato palestinese.

di Riccardo Noury*

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2025 Nei video appaiono uomini armati in uniforme, privi di emblemi ma a bordo di camion su cui è molto visibile il logo del ministero dell’Interno. Il 15 luglio un uomo in abiti civili è seduto all’ingresso di una scuola del villaggio di Tha’la, nell’entroterra di Suwayda, Siria meridionale. Viene interrogato da tre uomini armati in uniforme militare muniti di fucili di tipo AK. Gli chiedono “Sei musulmano o druso?” L’uomo risponde che è siriano. Glielo chiedono una seconda volta e questa volta risponde “druso”. Gli sparano e lo uccidono. Gli assassini, in varie uniformi comprese quelle nere della Sicurezza generale, erano entrati nel villaggio con carri armati ed altra artiglieria pesante poche ore prima.

 

DOCUMENTI

Articolo: "Carcere solo come extrema ratio, per prevenire il triste fenomeno dei suicidi tra i detenuti", di Francesca Fuscaldo

Articolo: "Prolegomeni sulla formazione del magistrato-giurista in tema di intelligenza artificiale, diritto, scienza e giudizio umano", di Roberto Conti