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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di lunedì 3 novembre 2025
CARCERI
Comunicato di AltraCittà, Granello di Senape-Ristretti Orizzonti, Un Ponte per, Cooperativa Orizzonti
Ristretti Orizzonti, 3 novembre 2025 È stato, nel pomeriggio del giorno 29 ottobre annullato un evento previsto per il 30, un evento che era programmato da mesi nell’ambito del progetto Kutub Hurra (libri liberi) attivo da due anni e mezzo nella Casa di reclusione e nella Casa circondariale di Padova, oltre che in altri istituti penitenziari in Italia, realizzato dall’Associazione “Un Ponte per” e dall’Associazione tunisina “Lina ben Mhenn”. Questa cancellazione è avvenuta sulla base della Circolare n. 0454011.U del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del 21 ottobre 2025, che subordina all’approvazione dello stesso DAP la realizzazione di ogni iniziativa negli istituti in cui è presente una sezione di Alta Sicurezza, anche se l’iniziativa non riguarda la stessa Alta Sicurezza.
GIUSTIZIA
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 3 novembre 2025 Il capo dello stato non si schiererà. Ma ripercorrendo a ritroso i segnali lasciati sul terreno in questi anni vi è la possibilità di notare spunti mattarelliani che permettono di osservare la riforma in un modo non apocalittico. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, uomo saggio e accorto, non ha alcuna intenzione di prendere posizione sulla battaglia politica che monopolizzerà il dibattito pubblico delle prossime settimane: il referendum costituzionale. Non perché non abbia una sua idea, che nessuno conosce, ma perché, come fu già nel 2016 ai tempi di un altro referendum costituzionale, il capo dello stato, per caratteristiche, stile ed equilibrio, essendo anche il capo di uno degli organi istituzionali oggetto di riforma, ovvero il Csm, il massimo che potrà fare sarà ripetere una frase già enunciata nove anni fa, ai tempi della riforma Boschi-Renzi: “Il confronto si svolga sul merito della riforma” (27 luglio 2016).
di Orazio Abbamonte
Il Roma, 3 novembre 2025 La riforma cerca di restituire alla giurisdizione quella dignità che ha perduto per il perseguimento di un ruolo politico ed in pretesa moralizzatore, che non le compete per nulla. “Le toghe avviano la battaglia e dettano la linea di comunicazione”. Così il catenaccio di un articolo a pagina due de La Repubblica di sabato scorso ha sintetizzato l’esordio della campagna referendaria dell’Anm, finalizzata all’abrogazione della riforma costituzionale testé approvata in quarta lettura dal Senato della Repubblica. E in quei distinguo cavillosi che a malapena reggono ancor oggi nell’argomentare giuridico, ma che in quello politico lasciano increduli per l’ingenuità che li connota, subito dopo riferiva la posizione ufficiale della sunnominata associazione delle toghe: “vogliamo fare la battaglia per il No parlando con chiarezza a chi andrà a votare dei rischi che corre il sistema. Ma senza fare la guerra al governo”.
di Stefano Feltri
Il Centro, 3 novembre 2025 Dove fissare l’esatto punto di equilibrio tra la classe politica e la magistratura? Il governo ha fatto la sua mossa. Adesso tocca agli elettori con il referendum. La riforma della giustizia è uno di quegli argomenti sui quali moltissimi sembrano avere opinioni molto nette che hanno poco a che fare con il merito. Dunque, l’idea che quasi certamente il suo destino sarà affidato a un referendum che condensa questioni complesse in un sì o un no può suscitare qualche legittima preoccupazione. Il Senato ha approvato con 112 voti in quarta lettura la riforma costituzionale voluta dal governo Meloni che introduce, tra l’altro, la separazione tra le carriere del pubblico ministero e del giudice. Scrive Giorgia Meloni che così si fa “un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini”.
di Virginia Piccolillo
Corriere della Sera, 3 novembre 2025 Intervista al ministro della Giustizia: “Mi stupisce Schlein, la legge gioverebbe anche a loro al Governo. Meloni non mi chiede di non fare dibattiti in tv, anzi, sono sollecitato a farli”. Carlo Nordio, ministro della Giustizia: molti suoi ex colleghi si sono ricompattati per il no alla riforma in difesa di autonomia e indipendenza. Non ha nessun dubbio? “Nessun magistrato di buon senso può pensare che si sia attentato all’indipendenza. Perché nella legge costituzionale questo principio è consacrato a chiare lettere. Capisco che i vertici dell’Anm siano contrari: nessun tacchino si candida al pranzo di Natale. Ma nella riservatezza...”.
di Giuseppe Guastella
Corriere della Sera, 3 novembre 2025 Intervista all’ex procuratore di Milano: “Ci sono rischi per lo Stato di diritto, di questa riforma non mi piace nulla”. Lei è stato presidente dell’Anm e di Md, corrente più progressista delle toghe, oltre che procuratore di Milano. Dottor Edmondo Bruti Liberati, che ne pensa della riforma della Giustizia? “Diciamo che è un passo avanti rispetto alla pigrizia di chiamarla “Separazione delle carriere tra giudici e pm”, come era la proposta originaria degli avvocati delle Camere penali ripresa da diversi parlamentari e poi cestinata senza molto garbo dal disegno di legge Meloni/Nordio, nel quale la separazione è un aspetto del tutto marginale”.
di Irene Famà
La Stampa, 3 novembre 2025 L’ex presidente della Consulta: “Ma vedo rischi dalla presenza di due organi di garanzia”. “A prescindere dal risultato del referendum, sono necessarie nuove norme sul tema giustizia”. L’analisi dell’ex presidente della Corte costituzionale e numero due del Consiglio superiore della magistratura Cesare Mirabelli sulla riforma è posata. “Vorrei che il dibattito si svelenisse”.
di Giusi Fasano
Corriere della Sera, 3 novembre 2025 La cosa più sconcertare nell’inchiesta di Monza sul commando delle “femministe” d’assalto accusate di stalking e diffamazione è il tribunale in versione chat per emettere sentenze di call out per reati segnalati da chissà chi e del tutto presunti. Al di là delle offese, delle bestemmie, della violenza verbale, dell’inopportunità di parole e comportamenti, c’è una questione di fondo che dovrebbe sconcertare più di ogni altra cosa nell’inchiesta di Monza sul commando delle “femministe” d’assalto accusate di stalking e diffamazione. E cioè il ricorso alla giustizia fai da te. Sommaria e inappellabile.
di Guido Salvini*
Il Dubbio, 3 novembre 2025 Non è possibile che Pino Pelosi, detto non a casa “Pino la rana”, abbia da solo sopraffatto e ucciso in quel modo Pasolini, un uomo più forte e robusto di lui. Troppo gravi le lesioni sul corpo. Sono passati cinquant’anni dall’assassinio di Pierpaolo Pasolini. Il 2 novembre 1975 è un giorno rimasto impresso nella memoria. Mi permetto un ricordo personale. Quando quella mattina dal Telegiornale arrivò la notizia che il suo corpo era stato ritrovato in un campetto dell’Idroscalo di Ostia, ero in montagna con amici per trascorrere i giorni dell’estate di San Martino. Parlammo di cosa era accaduto e di politica sino a notte fonda. Allora non si parlava ancora degli influencer e di banalità simili. Era anche appena avvenuto il massacro del Circeo.
di Paolo Delgado
Il Dubbio, 3 novembre 2025 Chissà se Pier Paolo Pasolini, il più anticonformista e coraggioso ma anche volutamente provocatorio tra i grandi intellettuali italiani, avrebbe apprezzato la canonizzazione di cui è stato fatto oggetto dopo la tragica scomparsa. Probabilmente no. Di certo, comunque, le sue provocazioni avrebbero meritato e meriterebbero di essere vagliate, analizzate e se del caso confutate con lo stesso spirito critico che lo stesso Pasolini esercitava a tempo pieno. Nessuno tra i suoi scritti corsari è stato citato più spesso, e quasi sempre a sproposito, di quello uscito sul Corriere della Sera il 12 novembre 1974 col titolo ‘Io so’ e diventato nella vulgata degli ultimi 15 anni una sorta di Ipse Dixit.
di Daniele Zaccaria
Il Dubbio, 3 novembre 2025 Sinistra e destra liberali e conservatori, populisti e moderati si accalcano nel cucirgli addosso la toga del giudice o i vestiti del censore. Era un intellettuale libertario, ne abbiamo fatto un poliziotto della morale. E poi lo abbiamo messo a cavallo, come una statua del Risorgimento. Pier Paolo Pasolini - poeta corsaro, scandaloso, eretico - è stato prima processato, poi beatificato, quasi sempre frainteso. Come un santino laico, un monumento equestre in piazza dell’ipocrisia. Da un lato il castigatore che brandisce “Io so” come un mandato d’arresto universale, dall’altro l’icona addomesticata del nuovo moralismo, saccheggiata un po’ da tutti.
di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 3 novembre 2025 Per trentatré volte si trovò imputato: corruzione di minore, oscenità, oltraggio. dietro i processi, il volto di un’Italia che non sapeva tollerare la sua voce libera. Pier Paolo Pasolini: poeta, scrittore, regista e anche imputato eccellente. Per ben 33 volte è stato processato, tanto da provocare una spaccatura nell’opinione pubblica con opposti schieramenti. I detrattori di Pasolini provarono in tutti i modi ad abbattere un personaggio scomodo e controcorrente per l’epoca in cui visse. La prima volta in cui si presentò al cospetto della legge fu nel 1949 (aveva 27 anni). Gli vennero contestati i reati di corruzione di minorenne e atti osceni in quello che fu ribattezzato lo “scandalo di Ramuscello”.
TERRITORIO
di Roberta Barbi
vaticannews.va, 3 novembre 2025 In occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, si ricordano anche i 68 ristretti che nel 2025 hanno deciso di togliersi la vita e che vanno ad aggiungersi ai già troppi morti in carcere. Tra chi quest’anno ha compiuto questo gesto estremo, anche un ragazzo destinato all’istituto di pena minorile veneto. Il cappellano: la società deve farsi carico di questo disagio. Non accadeva dal 2003 che un minorenne - nel caso specifico un ragazzo di soli 17 anni - decidesse di farla finita in carcere, ma è accaduto quest’anno a Treviso: “In realtà il giovane di cui parliamo non era ancora in istituto, ma nel Cpa (centro di prima accoglienza, ndr), un percorso che probabilmente lo avrebbe portato comunque in carcere”.
tempostretto.it, 3 novembre 2025 Consensi e partecipazione per lo spettacolo promosso da “D’aRteventi” di Daniela Ursino nella Casa circondariale “Madia”. Il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto ha ospitato il 30 ottobre la messa in scena della “Giara” di Luigi Pirandello, interpretata dalla Compagnia dei detenuti attori. L’evento è inserito nel progetto “Ripariamo vite”, un’officina riabilitativa che “esplora l’arte segreta del Kintsugi”, l’arte giapponese di riparare le crepe della vita. Un laboratorio creato da D’aRteventi di Daniela Ursino.
itacanotizie.it, 3 novembre 2025 Il 7 novembre, alle ore 20.30, il Cine Teatro Ariston ospita un evento organizzato dalla Camera Penale di Trapani, con la collaborazione di diversi enti e il sostegno di mecenati privati. In scena, lo spettacolo teatrale “Le Nostre Prigioni”, un recital a tre voci interpretato dall’attore e regista Emanuele Montagna, su testo del magistrato Dino Petralia. L’opera si compone di cinque storie di pena e di sofferenza, di uomini e donne che vivono la quotidianità del mondo penitenziario italiano - un universo dove la normalità è spesso un’eccezione e il tempo, anziché curare, diventa acceleratore di disagio e malessere. Sono racconti intensi e umani, in cui si alternano dolore e speranza, tragedia e ironia.
di Francesco Vitale
interris.it, 3 novembre 2025 Il prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, il cardinale cardinale Tolentino de Mendonça, sottolinea a Interris.it il significato delle porte della speranza in carcere. Un progetto per aiutare i detenuti a uscire e a mettersi in cammino. La Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis continua il progetto “Le porte della speranza”. L’iniziativa prevede l’installazione di “usci” e monumenti artistici all’ingresso di istituti penitenziari. Questi simboleggeranno il passaggio dalla disperazione alla speranza e rafforzeranno la comunicazione tra la società esterna e il mondo carcerario.
di Paolo Foschini
Corriere della Sera, 3 novembre 2025 Dieci giorni. Sono quelli che mancano al 12 novembre (compreso) entro cui il mondo dell’economia sociale potrà dare un parere sul Piano nazionale dell’economia sociale varato dal governo. La “pubblica consultazione” è in effetti aperta dal 17 ottobre. Ma come fare? Un link, naturalmente. Sul sito del ministero dell’Economia e delle Finanze. Intanto il 4 novembre torna “Philantropea”, iniziativa durante la quale verrà rilanciato il “Manifesto delle partnership responsabili”. La consultazione indetta dal Ministero è aperta a “organismi che operano nell’economia sociale, associazioni di categorie sindacali e ordini professionali” che potranno non solo esprimere il proprio parere sul Piano - varato dal governo a seguito della “Raccomandazione” europea che da tempo lo sollecitava - ma anche contribuire a integrarlo con osservazioni e proposte.
Il Dubbio, 3 novembre 2025 Lo studio Espad rivela l’aumento dell’aggressività tra i giovani. Molinaro (Cnr): “Sottovalutano il rischio, vivono più online che nel reale”. La violenza tra gli adolescenti italiani cresce e assume forme sempre più preoccupanti. È quanto emerge dallo studio Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, che ha coinvolto 20mila studenti di circa 250 scuole in tutta Italia. I risultati, diffusi da LaPresse, descrivono uno scenario allarmante: il 40,6% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha partecipato almeno una volta a una rissa o a una zuffa. Proiettato sulla popolazione scolastica, significa circa un milione di adolescenti coinvolti in episodi di violenza.
di Milena Gabanelli e Simona Ravizza
Corriere della Sera, 3 novembre 2025 Gli oltre 670 milioni di euro stanziati per i centri in Albania destinati ai migranti, e di fatto vuoti, non sono soldi recuperati in più da qualche parte, ma sono risorse tolte ad altre voci di spesa. Da dove arrivano? La ricostruzione che segue mostra che quando un progetto politico diventa prioritario, i fondi si trovano, anche a costo di ridurre quelli destinati a settori già miseri, come Istruzione, Sanità, Lavoro. Il 6 novembre 2023 il governo italiano sigla un protocollo con l’Albania per il trasferimento dei migranti soccorsi in acque internazionali da navi italiane.
di Linda Caglioni
Il Fatto Quotidiano, 3 novembre 2025 A Tirana la manifestazione contro il “modello Albania” del protocollo Meloni-Rama: costoso, inefficace e contestato anche dalle ong locali. A due anni dalla sigla del protocollo Meloni-Rama che ha portato alla creazione di due centri in Albania per accelerare la procedura di rimpatrio dei migranti, un centinaio di attivisti da tutta Europa si sono dati appuntamento nel fine settimana a Tirana per protestare contro il cosiddetto “modello Albania”. L’iniziativa è stata organizzata dal Network Against Migrant Detention, una realtà nata due anni fa su iniziativa italiana e che ha coinvolto nel corso dei mesi diverse associazioni internazionali, europee e non solo.
di Mauro Scrobogna
linkiesta.it, 3 novembre 2025 L’obiettivo dal titolo “Pace, giustizia e istituzioni forti” è la condizione necessaria e sufficiente per uno sviluppo davvero sostenibile. L’Italia, spiega l’ASviS nel suo Rapporto 2025, deve fare la sua parte approvando urgentemente un Piano d’accelerazione trasformativa. Ucraina, Gaza, Sudan e non solo: le guerre e le relative tragedie umanitarie in corso stanno ridisegnando il perimetro e l’urgenza del Goal 16 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dal titolo “Pace, giustizia e istituzioni forti”. Formalmente, è un obiettivo dedicato alla “promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, e si propone inoltre di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli”.
di Liborio La Mattina
giornalelavoce.it, 3 novembre 2025 La fuga di un filmato di sorveglianza dal centro di detenzione nel Negev - diffuso nell’agosto 2024 - riaccende uno scandalo: cinque riservisti dell’IDF incriminati, le dimissioni della massima giurista militare, l’ira di Benjamin Netanyahu e nuove domande sulla legalità della detenzione a Sde Teiman. Una stanza spoglia, corpi distesi a terra, scudi antisommossa sollevati come paraventi per nascondere ciò che non dovrebbe accadere sotto una telecamera. È l’immagine che torna a perseguitare l’Israele del dopoguerra di Gaza: la scena, ripresa all’interno del centro di deten
di Giuseppe D’Amato
Avvenire, 3 novembre 2025 Negli ultimi tre anni si sono registrati 378 delitti ad opera di ex combattenti. “Servono specialisti che sostengano gli ex militari”. “Non mi fa paura consegnare il Paese a persone come queste”. Ecco le parole utilizzate dal presidente Vladimir Putin, riferendosi ai reduci del conflitto in Ucraina, “l’élite che difende la Patria”. Alle ultime consultazioni elettorali - a livello locale e regionale, nel settembre scorso, - 1.600 veterani sono stati candidati nelle liste di partiti e di movimenti. Oltre 800 di loro sono stati poi eletti. Putin ha preso sotto il proprio controllo personale il programma “L’ora degli Eroi”.
DOCUMENTI
Articolo. "REMS: Torneremo all'inferno?", di Marco Paternello
Articolo. "Narrazioni e finzioni: qualcosa mi disturba", di Marcello Pesarini
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
Percorso di formazione: "Volontari per la Giustizia di Comunità" (Padova, fino al 10 novembre 2025)
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 3 al 9 novembre 2025
"L'ipocrisia del carcere". Assemblea del Movimento No Prison (Assisi-PG, 13 e 14 novembre 2025)
CORSI DI FORMAZIONE
BANDI E CONCORSI