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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di giovedì 29 maggio 2025
di Federica Olivo
huffingtonpost.it, 29 maggio 2025 Il report di Antigone stima i rischi del nuovo reato di rivolta carceraria, che punirà anche atti di resistenza passiva. Sovraffollamento al 133%, servirebbero sei penitenziari in un anno, costo 180 milioni. I minori detenuti aumentati del 54% in due anni. È questione di giorni, di mesi al massimo, e un’altra mannaia potrebbe abbattersi sulle carceri italiane, già piene di problemi. E potrebbe portare a un allungamento delle pene per centinaia di persone che in carcere sono già recluse. Di cosa parliamo? Gli effetti del nuovo reato di rivolta carceraria, introdotto dal decreto sicurezza. Il reato era già stato molto contestato sin dalla prima stesura del provvedimento, innanzitutto perché le proteste e le rivolte in carcere sono nella stragrande maggioranza dei casi prodotte dal sovraffollamento e dalla carenza di personale, attività e spazi per i detenuti.
di Andrea Oleandri*
lavialibera.it, 29 maggio 2025 Il nuovo rapporto di Antigone fotografa un sistema penitenziario sempre più in affanno, dove il carcere è trattato come trincea e contenitore di emarginazione sociale: il sovraffollamento tocca il 133 per cento e gli istituti per minorenni non sono mai stati così pieni. Intanto, il governo crea nuovi reati e criminalizza le proteste non violente. Nelle celle delle carceri italiane si vive senza respiro. Lo raccontano i numeri, le immagini e le parole che descrivono un sistema penitenziario sempre più in affanno, in cui manca il respiro della legalità costituzionale, della dignità, del senso della pena come percorso di reinserimento sociale e non come vendetta.
di Lorenzo Attianese
ansa.it, 29 maggio 2025 Negli istituti quasi una persona su 2 fa uso di sedativi o ipnotici. Il report di Antigone, in 58 istituti tasso di affollamento oltre 150%. Esplodono le carceri minorili mentre, in generale, almeno in trenta istituti gli spazi per i detenuti si riducono a celle da meno di tre metri quadri per ogni persona. È “Senza Respiro” il titolo del dossier diffuso da Antigone: una sintesi che punta a descrivere così l’attuale situazione nei penitenziari italiani. Secondo i numeri raccolti nel rapporto, il sovraffollamento con la carenza di strutture adeguate resta uno dei problemi principali, connesso alla mancanza di un adeguato supporto psicologico e dell’effettivo reinserimento nel mondo del lavoro fuori dagli istituti.
di Gian Antonio Stella
Corriere della Sera, 29 maggio 2025 In dieci anni quasi 700 suicidi in cella: Alessandro Trocino con “Morire di pena” denuncia un orrore italiano. “Se una mosca vi si posa - non per avidità ma per conformismo, perché ve ne sono già attaccate tante altre - resta presa dapprima per l’estrema falange ricurva di tutte le sue zampette”, scrive Robert Musil in una delle “Pagine postume pubblicate in vita”, narrando gli spasmi degli insetti inchiodati sulla carta moschicida. Il destino è già segnato. Ogni tentativo di “districarsi frullando le ali” che ricorda quasi “Laocoonte nell’espressione sportiva dello sforzo estremo” è vano finché “le mosche non hanno più la forza di sollevarsi dal vischio, ricadono un poco e in quell’attimo sono interamente umane”.
di Alessandro Trocino*
Corriere della Sera, 29 maggio 2025 “Ci si uccide soltanto per esistere”, ha scritto André Malraux e la definizione si adatta perfettamente ai detenuti, che sono fantasmi, corpi nascosti alla vista della società, presenze rimosse che reclamano di essere vive e ottengono solo silenzio, porte chiuse, attesa, umiliazione. Persone che vivono ancora, ma non esistono. Ci si uccide per disperazione, che è mancanza di speranza. E che speranza possono avere un uomo o una donna che devono trascorrere anni in uno spazio di due o tre metri, spesso senza fare nulla, condannati a tagliare i rapporti con il mondo esterno, carnefici di qualcuno e vittime di un sistema che si limita ad accatastare corpi, materiale di scarto di una società che, una volta usciti, li tratterà da criminali? Marchiati con uno stigma che renderà difficile trovare lavoro e ricominciare una vita fuori.
di Gianni Alemanno*
Il Dubbio, 29 maggio 2025 Esiste “L’Isola dei Famosi”, stucchevole programma di reality, ed esiste “L’Isola dei Divieti”, ovvero gli istituti penitenziari. Qui il gioco è quello di imporre divieti a caso e trovare il modo di aggirarli. Premetto che non sto accusando nessuno, anche perché non so se questi divieti provengono dall’Ordinamento, dal Dipartimento della Amministrazione penitenziaria o dalle singole direzioni delle carceri. Chiamiamola genericamente l’Amministrazione. Posso però dire che, se la prendi bene, è quasi divertente. Ma non aiuta la rieducazione. Cominciamo dal cibo. Ho già spiegato che quasi tutti i detenuti sono costretti ad improvvisarsi chef e che i risultati culinari sono anche apprezzabili.
dai detenuti della redazione di Radio Rebibbia - Jail House Rock
Il Dubbio, 29 maggio 2025 Chi ascolta questa radio, ormai sa bene cosa significhi vivere in carcere, vivere a Rebibbia. E non servono molte altre parole per spiegar loro cosa possono significare otto anni, altri otto anni da passare dentro queste mura. Perché parliamo di otto anni in più di carcere? Perché questa è la pena massima prevista dal nuovo decreto sicurezza per chi, già privato della libertà, si oppone ad un sopruso. Pene pesantissime per i detenuti anche per tranquille forme di protesta pacifica, che ora, inventandosi una nuova espressione, il governo definisce “resistenza passiva”. Basterebbe insomma contestare un ordine sbagliato di un agente per essere puniti.
di Leonardo Fiorentini
L’Unità, 29 maggio 2025 Oltre 500 adesioni in tutta Italia alla catena di digiuno contro il decreto sicurezza, quasi due anni complessivi di astensione dal cibo. Un piccolo ma tenace movimento di resistenza civile nonviolenta contro la svolta autoritaria del Governo Meloni. Tanto è stato scritto e detto su questo provvedimento: un insieme disorganico di norme repressive e illiberali, che puniscono comportamenti inoffensivi o di relativo allarme sociale, ma che nel loro complesso non fanno altro che finire di colpire in modo sproporzionato le persone più fragili. Un insieme di norme razziste e illiberali per cavalcare le paure esistenti e crearne di nuove, colpire i deboli per difendere i forti.
di Matteo Pignagnoli
Corriere della Sera, 29 maggio 2025 “Si rischia un’operazione di propaganda”. Il documento redatto anche da due docenti bolognesi illustra i diversi punti critici del disegno di legge. Tordini: “Mancano riferimenti alla prevenzione”. Quasi ottanta docenti universitarie di diritto penale, da sempre impegnate nella lotta contro la violenza di genere, hanno firmato un appello contro il disegno di legge sul reato di femminicidio, presentato lo scorso marzo. Sembra quasi un controsenso, ma le ragioni, come spiegato in seguito, sono diverse. Un documento di cui si parlerà anche giovedì 29 maggio, durante la discussione sul disegno di legge davanti alla Commissione giustizia al Senato. Un’iniziativa partita anche da due docenti bolognesi, Maria Virgilio (presente domani a Roma) e Silvia Tordini Cagli, che sono anche tra le sette autrici del testo.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 29 maggio 2025 Parla la docente di Diritto penale Valeria Torre, tra le autrici dell’appello. Il ddl che introduce la fattispecie di reato autonoma di femminicidio punita con l’ergastolo è una delle “strumentalizzazioni populistiche” utili “più per accreditare l’impegno del legislatore che per offrire risposte effettive ed efficaci” ad un problema serio. A scriverlo sono 77 giuriste di tutte le università italiane in un coraggioso appello contro il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 7 marzo scorso. Valeria Torre, docente di Diritto penale all’Università di Foggia, è tra le autrici del testo.
di Simona Musco
Il Dubbio, 29 maggio 2025 L’incontro del capo dello Stato con le toghe in tirocinio. “Nessun potere dello Stato - nessuno - è immune da vincoli e controlli”. Non lo è la politica, ma nemmeno la magistratura. A ricordarlo è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando i magistrati ordinari in tirocinio. Mattarella ha sottolineato che “il raggio di azione dell’intervento giudiziario” trova il proprio confine nella “disposizione normativa”. E la magistratura deve, con “indipendenza e autonomia”, decidere “in modo imparziale, senza influenze o condizionamenti, anche derivanti da eventuali pregiudizi personali”.
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 29 maggio 2025 Il discorso ai giovani magistrati del presidente. Il sottosegretario in un retroscena aveva accusato i giudici di parlare “come dei mafiosi”. “I giudici hanno il dovere di apparire ed essere irreprensibili ed imparziali. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali intentati per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e di rendere inopportunamente alta la tensione fra le istituzioni”. L’identikit tracciato da Sergio Mattarella ieri pomeriggio nel suo discorso ai magistrati in tirocinio ha una corrispondenza molto precisa: il sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro. È lui, almeno in ordine di tempo, l’ultimo autore di “attacchi strumentali” ai magistrati.
di Andrea Laudadio
Il Riformista, 29 maggio 2025 Platone fu tra i primi a individuarlo dandogli il nome di sofista, colui che parla bene ma non sa nulla, manipola, simula e conquista consenso con strumenti vuoti. Quando un indagato proclama di avere “piena fiducia nella magistratura” scatta in me un riflesso pavloviano di incredulità mista a sorpresa. Crederci è difficile. Non so se sia un consiglio degli avvocati (magari tratto da qualche manuale) o una frase spontanea, ma il mio scetticismo non nasce da pregiudizio verso i togati. Nasce da una sfiducia radicale, netta e assoluta nell’umanità (tutta), che conosco benissimo e di cui la magistratura fa parte (o almeno credo).
di Fiorenza Sarzanini
Corriere della Sera, 29 maggio 2025 Va tutelato il diritto dei cittadini coinvolti a non essere stritolati in un meccanismo che tutto travolge. Un colpevole per l’omicidio di Chiara Poggi c’è, si chiama Alberto Stasi. Lo ha deciso la Corte di cassazione con una condanna definitiva a 16 anni di reclusione che lui sta scontando dal 2015. È una sentenza che arriva dopo due precedenti assoluzioni e la stessa procura generale aveva espresso i propri dubbi sul fatto che fosse proprio lui l’assassino. Già questo basterebbe ad affermare che l’imputato non è stato condannato “oltre ogni ragionevole dubbio”, così come impone la legge. Ma anche se così non fosse, è giusto che ogni imputato tenti in ogni modo di dimostrare la propria innocenza, utilizzi qualsiasi appiglio per far riaprire il proprio processo e ottenere una revisione.
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 29 maggio 2025 Garlasco non è la mela, è l’albero. Si scrive Garlasco, si legge Italia. Sono passate ormai tre settimane da quando uno dei casi di cronaca nera più appassionanti degli ultimi anni è tornato alla ribalta per le ragioni che ormai sapete a memoria, nei dettagli, e probabilmente anche voi in queste ore, come il maestro Bruno Vespa, avrete tirato fuori dalla scatola dei vostri giocattoli il plastico di Garlasco. La storia è quella che conoscete. L’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi è stata riaperta dopo il ritorno di fiamma dell’impronta numero 33, attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
di Errico Novi
Il Dubbio, 29 maggio 2025 Appena quindici parole in una pronuncia del Tribunale di Napoli, ora annullata con rinvio della Cassazione. È l’efficienza giudiziaria estrema. Altro che Pnrr, altro che disposition time. Inutile contare i giorni: c’è chi ha trovato il modo di azzerarli. Parliamo del Tribunale di Napoli, che ha emesso una sentenza fulminante, o più semplicemente fulminea. Condanna dell’imputato sulla base della seguente motivazione: “Allo stato degli atti acquisiti emergono elementi probatori tali da consentire una previsione di condanna”. Non c’è scritto pure “fidatevi, è così”, ma il senso è quello. A scovare questo capolavoro di espressionismo giuridico è stato il sempre prezioso Riccardo Radi, avvocato che cura da anni, insieme con Vincenzo Giglio, uno dei blog più seguiti da avvocati, giudici e pm: terzultima fermata.blog.
corrieresalentino.it, 29 maggio 2025 Un fascicolo d’inchiesta sulla morte in carcere di Gianluca Cazzato, un 51enne di Taviano, avvenuta venerdì 23 maggio nel penitenziario di borgo “San Nicola”. La procura di Lecce, pm Maria Vallefuoco, ha disposto l’autopsia sul corpo del detenuto ritrovato privo di vita all’interno della sua cella dopo aver cenato. L’uomo era malato psichiatrico e assumeva delle medicine. Affidato ai servizi sociali si trovava in regime di detenzione domiciliare dove stava scontando una condanna divenuta definitiva ma non avrebbe rispettato le prescrizioni accumulando un numero record di evasioni: ben 35.
di Marcello Benassi
incronaca.unibo.it, 29 maggio 2025 Il cappellano del carcere minorile don Cambareri: “Scabbia endemica, il rischio di malattie è alto”. “La settimana scorsa è stata fatta una pulizia generalizzata, che ha aiutato a migliorare le condizioni igieniche e sanitarie della struttura. Ma, allo stato attuale delle cose, è impossibile operare una bonifica completa: bisognerebbe chiudere l’istituto, effettuando dei lavori molto più incisivi”. È netta la posizione del parroco del carcere minorile del Pratello, don Domenico Cambareri, che commenta la situazione denunciata dall’Associazione Antigone e portata all’attenzione della Regione.
sestopotere.com, 29 maggio 2025 Ieri la mozione del centrosinistra che proponeva l’istituzione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale a Forlì è stata trattata a dibattito ed è stata bocciata dal centrodestra. Sul tema intervengono con una nota congiunta tutte le forze politiche d’opposizione. “La mozione chiedeva alla giunta di avviare un percorso che portasse all’istituzione del Garante, fatto di confronti con istituzioni, associazioni e tutte le parti interessate. Il Garante è una figura terza, prevista dalla legge, che opererebbe non solo a tutela dei detenuti nella casa circondariale di Forlì, ma di tutti coloro che sono privati della libertà, ad esempio persone sottoposte a Tso, i migranti nei Cpr e i minori in comunità e, non ultimo, della casa circondariale e del suo personale.
novaradio.info, 29 maggio 2025 Il neo-Garante dei detenuti Parissi: “Dalla salute al lavoro, il carcere deve aprirsi alla città”. Una “sentinella” sulle condizioni di Sollicciano e delle altre carceri fiorentine, “per segnalare problemi e proporre soluzioni”, e un “ponte” tra i detenuti e l’esterno, per cercare di creare e rafforzare i collegamenti tra dentro e fuori le mura, per potenziare le opportunità per i detenuti in termini di percorsi di uscita, reinserimento e sostegno al momento del ritorno in libertà. È così che intende interpretare il proprio mandato Giancarlo Parissi, nuovo garante dei detenuti di Firenze, che è stato stamani ospite degli studi di Novaradio per una puntata speciale della rubrica “Il cielo e la stanza”.
di Paola Mauti
Il Resto del Carlino, 29 maggio 2025 La Casa circondariale ha aperto le porte alla città per far conoscere i corsi di formazione professionale realizzati grazie a 15 imprese del territorio. La Casa circondariale di Forlì, ieri, ha aperto le sue porte. In un immaginario percorso dentro-fuori all’insegna dell’inclusione, la città e il territorio sono stati invitati ad entrare nel carcere per visitare, in particolare, i laboratori preposti alla formazione professionale e alle attività lavorative dei detenuti e delle detenute. L’esperienza, che il prossimo anno festeggerà il suo ventennale, nasce da diversi accordi e protocolli d’intesa che, nel tempo, ha raccolto le firme di 15 imprese del territorio, delle maggiori associazioni sindacali e datoriali, oltre alle amministrazioni penitenziaria e della giustizia minorile.
di Chiara Sandrucci
Corriere di Torino, 29 maggio 2025 Oggi, venerdì 29, il presidio per fermare il ridimensionamento: “La scuola è un diritto. Ovunque. Per tutti”. In carcere si può prendere il diploma di terza media con il Cpia1, frequentare tre diversi indirizzi di scuola superiore e anche laurearsi grazie al Polo Universitario per studenti detenuti, attivo dal 1998. Non è facile, ma finora alla casa circondariale Lorusso Cutugno di Torino è stato possibile frequentare la sezione dell’istituto professionale Plana, presente fin dal 1953, che rilascia la qualifica regionale di “Operatore del legno”, il Primo liceo artistico o l’istituto di istruzione superiore Giulio, indirizzo socio sanitario. Non sempre si riesce a completare il ciclo di studi, ma chi ce la fa ha accesso all’esame di maturità.
di Claudio Gagliardini
diocesidicremona.it, 29 maggio 2025 Prospettive ed esperienze nell’incontro promosso dal Masci. Il tema del reinserimento sociale dei detenuti, raccontato attraverso diverse prospettive ed esperienze, è stato al centro della serata promossa dal Masci di Cremona nella serata di martedì 27 maggio all’oratorio di Cristo Re, a Cremona. Il terzo e ultimo incontro di un ciclo di conferenze sul tema “Vivere e pensare il carcere”. Il focus dell’ultima serata - dal titolo “Un passo oltre: l’impegno civico per la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti. Le misure alternative alla pena” - è stato il reinserimento dei detenuti, grazie agli spunti di riflessione offerti da Mara Sperati della Cooperativa Nazareth, agente di rete della casa circondariale di Cremona, Enzo Zerbini, della Cooperativa sociale Il Calabrone, e del direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi.
di Francesca Morandi
laprovinciacr.it, 29 maggio 2025 Premiati trentadue studenti e due detenuti con una menzione d’onore. I candidati, negli elaborati, hanno analizzato pene, carcere e riforme, ma anche disuguaglianze sociali e culturali. C’è chi ha esaminato casi, italiani ed esteri, di “errori giudiziari”, chi ha condannato, senza appello, “i processi mediatici, trappole in cui non cadere”, perché “suggestionano, fanno sensazionalismo”. Chi ha fatto interviste per strada. Riflessioni su giustizia, pene, carcere e riforme, ma anche sguardi attenti su disuguaglianze sociali e culturali “che spesso si riflettono in modo significativo sull’applicazione della pena”. L’articolo 3 della Costituzione per faro: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’.
di Adamo Chiesa
lapiazzaweb.it, 29 maggio 2025 L’attore assiste a uno spettacolo realizzato dai detenuti, annunciando l’intenzione di avviare laboratori permanenti nella struttura. Il carcere di Venezia è stato protagonista di una giornata davvero singolare, dove l’attore americano Willem Dafoe, noto per i suoi ruoli iconici e attuale presidente della Biennale Teatro, ha incontrato i detenuti dell’istituto penitenziario. Accompagnato da Pierangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, Dafoe ha partecipato a una visita intensa e significativa, culminata nell’assistenza a una breve rappresentazione teatrale messa in scena dalla compagnia interna, diretta dal regista e pedagogista Michalis Traitsis.
di Agostina Pirrello
Il Manifesto, 29 maggio 2025 La retorica del male minore suona particolarmente irritante quando si tratta di diritti fondamentali: morire in mare o essere sottoposti a tortura il Libia non devono essere due opzioni tra cui scegliere. “I nostri colleghi ellenici hanno fatto del loro meglio per salvare vite” dichiarava all’indomani del naufragio di Pylos Hans Leijtens, direttore esecutivo dell’agenzia Frontex. L’affermazione di Leijtens è ora messa in dubbio dagli inquirenti greci, che la settimana scorsa hanno aperto delle indagini sulla condotta di diciassette funzionari della guardia costiera per la morte di oltre 600 persone annegate al largo del Peloponneso nel giugno 2023.
di Guido Olimpio
Corriere della Sera, 29 maggio 2025 Adesso il Paese, dopo la caduta del regime, in cambio della fine delle sanzioni e di un supporto economico può offrire molte risposte. Gli ex ribelli siriani hanno in mano un tesoro: i segreti di Damasco. Pile di documenti dei servizi degli Assad, funzionari del regime che possono raccontare ciò che hanno sentito e visto. Un bottino. Poi c’è l’altro filone, più recente: il destino di tanti scomparsi nel conflitto. I nuovi dirigenti hanno offerto alla Casa Bianca piena collaborazione per fare luce sulla sparizione di Austin Tice, il giornalista americano rapito nell’estate del 2012 alle porte della capitale. Forse catturato da una milizia governativa, pista che non esclude del tutto la responsabilità di un gruppo “radicale”.
DOCUMENTI
"Senza respiro", XXI rapporto dell'Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino all'1 giugno 2025
Convegno. "L’Università in carcere: lo studio come riscatto" (Roma, 4 giugno 2025)
Convegno. "Cure senza confini. Sfide e innovazioni in sanità penitenziaria" (Bologna, 5 giugno 2025)
Incontro di formazione: "Vittime e autori di reato nella violenza di genere" (Roma, 10 giugno 2025)
Convegno: "La funzione rieducativa della pena. Biblioteche in carcere" (Nuoro, 3 e 4 ottobre 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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CONCORSI E BANDI