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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 26 luglio 2025
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 26 luglio 2025 Da una parte c’è esultanza per l’assegnazione dei 700 milioni di euro al piano carceri, qualche osservatore guarda con attenzione neutra ai tempi previsti per i cantieri, ma non mancano gli interventi argomentati che mettono nel mirino scelte e omissioni del governo. Il punto di partenza è noto: con quasi 16.000 detenuti in più rispetto ai posti disponibili, il sistema penitenziario italiano vive da anni in condizione di emergenza sovraffollamento. Il piano approvato dal Consiglio dei ministri promette meno di 10.000 nuovi posti entro il 2027, a fronte di un investimento superiore ai 700 milioni di euro. Un’impresa che, anche se cantierata senza ritardi, non basterebbe a riportare l’universo carcerario a dimensioni sostenibili.
di Renata Giordano
Quotidiano di Sicilia, 26 luglio 2025 Il Piano del Governo prevede 60 interventi edilizi in tre anni per recuperare quasi 10mila posti. Bisagna (Antigone Sicilia): “Non è la soluzione, servono depenalizzazioni e misure alternative”. Sono 758 i milioni che il Governo ha deciso di stanziare per contrastare il sovraffollamento carcerario in Italia. Un piano di 60 interventi spalmati sul triennio 25-27 con l’obiettivo di colmare un gap di 9.696 posti mancanti nelle strutture penitenziarie. Il sistema carcerario italiano, infatti, a oggi ha un deficit di 15.697 posti detentivi, che il Governo vorrebbe recuperare agendo su due fronti. Da un lato attraverso il piano di edilizia carceraria presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso 22 luglio dal commissario straordinario Marco Doglio.
di Andrea Molteni
chiesadimilano.it, 26 luglio 2025 Nel pieno dell’estate in cui sovraffollamento, inattività e isolamento inaspriscono la sofferenza che nel 2025 ha già causato 45 suicidi, i provvedimenti del Governo rischiano di aggravare la crisi del sistema penitenziario, mortificando la speranza “giubilare” che la condanna non leda anche la dignità umana. L’estate, per chi è detenuto, non è solo una stagione calda: è un inferno. Alle temperature estreme si somma la drastica riduzione delle attività educative, culturali e ricreative. Con l’arrivo delle ferie per operatori e volontari, per chi resta in carcere comincia uno dei periodi più duri dell’anno, contraddistinto da solitudine, inattività e isolamento.
di Giulio Cavalli
La Nazione, 26 luglio 2025 A 50 anni dall’articolo 15, il lavoro in carcere resta un’eccezione: solo un detenuto su tre ha accesso a percorsi rieducativi. Il 26 luglio 1975 entrava in vigore la legge n. 354 sull’Ordinamento Penitenziario. L’articolo 15 di quella legge fu, all’epoca, un passaggio di rottura: “Il lavoro è uno degli elementi del trattamento rieducativo” e “salvo casi di impossibilità, ai condannati è assicurato il lavoro”. La norma si fondava sull’articolo 27 della Costituzione e imponeva una visione radicalmente diversa della detenzione: non più solo pena, ma percorso. Cinquant’anni dopo, il bilancio è una cronaca continuata di omissioni, distorsioni, fallimenti strutturali.
di Alessandra Fabri
italiacooperativa.it, 26 luglio 2025 Intervista a Stefano Granata, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà. Presidente Granata, 189 cooperative, 11.500 posti di lavoro, 430 milioni di fatturato. I numeri della filiera giustizia di Confcooperative Federsolidarietà dimostrano che il modello funziona. Ma perché proprio le cooperative sociali riescono dove altri falliscono? Perché uniamo efficienza a solidarietà. Le cooperative sociali sono radicate nel territorio, conoscono i bisogni reali e lavorano in sinergia con istituzioni e imprese. Non siamo assistenzialisti: creiamo lavoro vero. La legge Smuraglia ci aiuta, ma è l’esperienza pluridecennale a fare la differenza. Il lavoro non è un premio, è l’unica alternativa alla recidiva. Noi lo creiamo ogni giorno.
di Vittorio Lingiardi
La Repubblica, 26 luglio 2025 “La politica dorme con l’aria condizionata”. La frase è di Gianni Alemanno, al momento detenuto a Rebibbia. L’ha letta nell’aula del Senato Michele Fina del Partito Democratico. Alemanno descrive le “celle forno” e la fortuna di chi possiede un ventilatore. Ma i problemi sono cronici, il caldo si limita ad ampliarli crudelmente. Pochi investimenti, sovraffollamento, mancanza di personale, malattie fisiche e disturbi mentali. “Carceri invivibili”, ha detto il Presidente Mattarella incontrando il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
di Fabio Falbo*
Il Dubbio, 26 luglio 2025 In Italia, sulla carta, ogni persona detenuta dovrebbe avere diritto a 9 metri quadrati di spazio vitale. È un numero che sembra ragionevole, quasi rassicurante. Ma come spesso accade, tra la norma e la realtà si apre un abisso. E in quel vuoto, fatto di cemento, letti a castello e finestre sbarrate, vivono circa 63.000 persone. La misura della dignità è stabilita dal ministero della Giustizia come la capienza regolamentare delle carceri italiane che si basa su un criterio semplice: 9 metri quadrati per la prima persona detenuta in cella sin gola, e se allocata nella cella multipla il calcolo è 5 metri quadrati per ogni persona detenuta aggiuntiva.
La Repubblica, 26 luglio 2025 Cara presidente Meloni, “nessuna delle misure adottate” dal Consiglio dei ministri sull’emergenza carceraria “ha la forza di dare una risposta ai problemi”. Firmato, Gianni Alemanno. L’ex sindaco di Roma scrive dal carcere di Rebibbia, dove sconta una pena per “traffico d’influenze”, una lettera aperta alla premier. A quattro mani, firmata con Fabio Falbo, detenuto da quasi vent’anni: “ha scontato una parte della sua pena in alta sicurezza - dice l’ex ministro - si è laureato in Giurisprudenza in carcere e con le conoscenze acquisite offre assistenza legale alle altre persone detenute, in qualità di scrivano del nostro Braccio”.
di Tommaso Nannicini
La Stampa, 26 luglio 2025 Le parole sono importanti. E in politica ancor di più. Non è vero che, nell’era delle fake news e delle verità alternative, chi ricopre un ruolo pubblico può dire tutto e il contrario di tutto. Quando si gratta sotto la superficie, la sostanza continua a pesare come un macigno. Nel dibattito sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri - riforma promossa dall’attuale maggioranza - ci sono due argomentazioni ricorrenti, due nuvole di parole, che le forze di opposizione farebbero bene a evitare. Pena, gratta che ti gratto, una perdita complessiva di credibilità per chi si candida a governare.
di Francesco Verderami
Corriere della Sera, 26 luglio 2025 Il dem chiede prudenza e ipotizza il rinvio del voto sulla riforma. Al Senato Dario Franceschini non ha parlato al governo, si è rivolto ai magistrati. È raro che l’ex ministro della Cultura intervenga in Aula, ma c’è un motivo se l’ha ritenuto necessario. Proprio mentre le Camere votavano la separazione delle carriere, il Pd era finito al centro di un’attenzione particolare da parte delle procure di mezza Italia. Se non c’è stata casualità nella sua decisione, è perché Franceschini non ha ritenuto casuale quell’attivismo giudiziario. Che a suo parere non è frutto di “un’unica regia”, ma è dettato da una serie di “singoli segnali” che “separatamente e in modo autonomo” trasmettono “lo stesso messaggio”: un appello a far fronte comune contro la riforma costituzionale scritta dal governo, una richiesta di solidarietà ...
di Bruno Vespa
La Nazione, 26 luglio 2025 Separazione delle carriere: il sorteggio ha l’obiettivo di scardinare le correnti. L’Anm nervosa per aver perso una storica battaglia. È solo funzionale alla polemica di giornata se il pubblico ministero Carlo Nordio fosse contrario alla separazione delle carriere nel 1994 e se ne sia pentito pubblicamente nel 1995. L’episodio ci ricorda tuttavia che sono passati trent’anni tondi da quando Berlusconi pose il problema. Si capisce perciò la soddisfazione del centrodestra - e segnatamente di Forza Italia - perché un percorso così lungo e tormentato vada verso la conclusione e la furiosa reazione della magistratura associata che si avvia a perdere una storica battaglia.
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 26 luglio 2025 “Referendum sulla giustizia? Parteciperemo alla campagna referendaria”. Separazione delle carriere, aggettivi di troppo nelle sentenze, esondazioni dei pm messe a nudo e confine tra intervento in politica e interventismo con i governi. E qualche sorpresa. Colloquio con la presidente di Magistratura democratica. Abbiamo fatto una piccola pazzia e abbiamo tentato di sfidare a duello uno dei magistrati più conosciuti d’Italia, che questo giornale, nei mesi passati, ha criticato con forza.
di Aurora Matteucci
Il Dubbio, 26 luglio 2025 Quando si tratta di aumentare reati e pene, in nome di una sicurezza pubblica che non ha niente a che fare con la sicurezza sociale, tutti scalpitano ad arrivare per primi. In un recente articolo comparso su Lucy dell’aprile scorso “le motivazioni della sentenza Turetta e il femminismo punitivo” la sociologa Valeria Verdolini si poneva questa domanda: “Perché chiediamo al diritto penale di risolvere problemi di ordine culturale?”. Aggiungo: perché lo chiediamo, per giunta, ad un diritto penale vendicativo, bellico cui affidiamo in via esclusiva il compito di proteggerci da ogni male? È la domanda delle domande che interroga, da anni ormai, chiunque abbia a cuore il mantenimento di un cordone di protezione per i principi costituzionali.
di Giuseppe Pontoriero
L’Unità, 26 luglio 2025 La mia vicenda inizia nel 2009, quando due clienti, di cui ero consulente, vengono indagati per riciclaggio di denaro proveniente dalla cosca Spagnolo e nell’indagine vengo coinvolto anch’io, essendo in quel periodo anche amministratore di una loro società. Mentre opto per il patteggiamento, gli altri imputati seguono il processo ordinario che li vede assolti perché il fatto non sussiste. Una volta scoperte le loro assoluzioni, chiedo la revisione del patteggiamento e ottengo la medesima assoluzione. Nonostante ciò, vengo etichettato indelebilmente come il contabile della mafia. Da quel momento, subisco continui controlli, anche da parte della Guardia di Finanza e da uno di essi scaturisce una nuova inquisizione, un nuovo processo.
di Roberto Disma
L’Unità, 26 luglio 2025 Sono trascorsi oltre dieci anni da quando il giornalismo locale ha scoperchiato un esercizio arbitrario e prepotente di sequestri e confische nella Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo: beni sequestrati col pretesto dell’antimafia e trasformati in un vero e proprio bancomat per giudici, amministratori giudiziari, coadiutori e affini. L’eco delle testate nazionali, necessario per le proporzioni dello scandalo, ha consentito che la pericolosa inchiesta non si riducesse a delle urla nel deserto - con relativa vicenda giudiziaria durata nove anni sulle spalle del giornalista Pino Maniaci, prima di un’assoluzione con formula piena riconfermata in Appello dall’infamante accusa di estorsione - e la Procura di Caltanissetta si è attivata per smantellare in sede giudiziaria il cosiddetto “cerchio magico” di Silvana Saguto.
GIURISPRUDENZA
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 26 luglio 2025 L’aggravante in caso di atti persecutori è prevista solo se il reato è commesso in danno di persona minorenne. Inoltre la circostanza contestabile perché ha assistito all’illecito un minore riguarda solo i delitti colposi. In caso di stalking - che è reato contro la libertà morale - non è applicabile la circostanza aggravante comune prevista per tutti i reati colposi contro la vita, l’incolumità individuale e la libertà personale di aver commesso il fatto alla presenza di minori.
TERRITORIO
di Erica Manna
La Repubblica, 26 luglio 2025 Il garante Doriano Saracino: “A Marassi è tutto oscuro, altrove i garanti sono stati interessati nell’ideazione di questi spazi. Qui non siamo stati coinvolti”. Il progetto di una stanza dell’affettività nel carcere di Marassi esiste. Una struttura prefabbricata, non lontano dall’area in cui è presente il teatro dell’Arca: un luogo - dotato di bagno - a cui sarebbe possibile accedere dall’ingresso laterale, per garantire una maggiore privacy. Il costo è intorno ai 20 mila euro. Eppure, nonostante siano state finalmente pubblicate ad aprile le linee guida del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, (l’ente del Ministero della Giustizia che si occupa di carceri) che prevedono che nelle singole carceri gli spazi siano individuati dai provveditorati regionali, in Liguria non ne esiste ancora nessuno.
La Sicilia, 26 luglio 2025 “È successo al carcere Pietro Cerulli di Trapani che un giovane tunisino questa notte ha deciso di togliersi la vita”. Lo rende noto Pino Apprendi, Garante dei detenuti di Palermo, spiegando che “il giovane aveva già dato segni di fragilità con altri tentativi e atti di autolesionismo”. L’uomo, di 29 anni, era accusato di reati connessi alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti: si è impiccato ieri sera nella sua cella e a nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari.
di Rino Giacalone
liberainformazione.org, 26 luglio 2025 Trapani, suicida un tunisino detenuto nella casa circondariale “Pietro Cerulli”, dove regnano condizioni disumane per i carcerati e gli agenti che vi lavorano, mentre il ministero della Giustizia resta “latitante”. Aveva trent’anni, era tunisino, si trovava in cella per reati di spaccio, ma le sue condizioni avrebbero voluto che fosse magari ricoverato in una struttura sanitaria o in una comunità protetta. Aveva tentato il suicidio, era stato in ospedale, tornato in cella ha insistito nel suo volere di farla finita, stavolta riuscendoci. Era affetto da patologie psichiche, ma non si capisce come mai restava in carcere.
di Paola Pottino
La Repubblica, 26 luglio 2025 Un giovane tunisino, detenuto nel carcere Pietro Cerulli di Trapani ieri notte si è tolto la vita: “Aveva già dato segni di fragilità con altri tentativi e atti di autolesionismo”, racconta Pino Apprendi, garante dei detenuti di Palermo. Nello stesso giorno, un altro giovane, detenuto nel carcere di Brucoli, con un laccio delle scarpe tra le mani ha minacciato di stringerlo al collo. Giovanni Villari, garante dei detenuti del carcere Cavadonna di Siracusa e della casa di reclusione di Brucoli, lancia un appello accorato per le condizioni dei detenuti nelle carceri dell’Isola. Nella casa di reclusione di Brucoli da lunedì sono senza luce e acqua. I detenuti che per gli spazi consentiti dovrebbero essere 330, sono invece circa 600.
di Stefano Fabbri
Corriere Fiorentino, 26 luglio 2025 Le due pagine dedicate ieri dal Corriere Fiorentino alla situazione delle carceri in Toscana, in primo luogo a Sollicciano ma non solo, sono la guida ad un viaggio nel dolore e spesso nella vergogna, nel quale gli unici ad avere il diritto di non provare quest’ultima sensazione sono chi vi è recluso e chi ci lavora. Ma rappresentano anche un utile promemoria per la politica. In primo luogo per il governo, che ha allo studio un piano per sveltire la concessione di misure alternative per circa 10 mila detenuti a fine pena, ma che sul tema pare soprattutto affaccendato attorno all’ipotesi di costruire migliaia di “moduli” aggiuntivi per la detenzione entro il 2027.
di Valentina Marotta
Corriere Fiorentino, 26 luglio 2025 L’Asl: presto un incontro per trovare la nuova sede, nel penitenziario o altrove. Dopo sei giorni passati con l’acqua alle caviglie, 5 detenuti psichiatrici di Sollicciano sono stati trasferiti provvisoriamente in un’altra sezione. Ma presto si dovrà deciderne la destinazione: rimettendo a posto la sezione danneggiata o in una diversa struttura. Per sei giorni costretti a vivere in celle allagate, senza avere la possibilità di uscire nel reparto “Articolazione tutela salute mentale”. Segregati, senza la possibilità di fruire di un’ora d’aria, a causa di cinque centimetri di acqua sul pavimento e una pioggia costante dal soffitto, probabilmente per un tubo rotto.
di Marina Lomunno
La Voce e il Tempo, 26 luglio 2025 A Torino ci sono due penitenziari: quello per gli adulti, il “Lorusso e Cutugno” nel quartiere Vallette e l’Istituto penale minorile “Ferrante Aporti” a Mirafiori. Ma chi conosce la situazione del Cpr, Centro di permanenza per il rimpatrio in corso Brunelleschi, non esita ad affermare che in città i luoghi di reclusione siano tre. Come la “Rete torinese contro tutti i Cpr” a cui aderiscono 30 realtà cittadine, istituzioni, sindacati enti del Terzo settore, tra cui Circoscrizione 3, Cgil, Pastorale migranti della diocesi, Gruppo Abele, Acli, Agesci, Gioc, Associazione famiglie accoglienti.
di Mauro Zola
La Stampa, 26 luglio 2025 La visita della vicepresidente Pd del Senato. Nel mirino anche assistenza sanitaria e lavoro interno. Sono stati i Giovani Democratici a organizzare la visita nella casa circondariale di Biella a cui hanno partecipato la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, il senatore Andrea Giorgis, la consigliera regionale Emanuela Verzella e la segretaria provinciale Pd Elisa Francese. Il quadro generale della struttura ha evidenziato più di un problema, molti dei quali comuni a tutti gli istituti di pena piemontesi. “Il padiglione più datato ha bisogno di seri interventi strutturali - ha spiegato all’uscita Giorgis - e come in praticamente tutte le strutture carcerarie del Paese si soffre per il sovraffollamento. La capienza sarebbe di 395 detenuti ma ce ne sono 474”.
di Manuel Spadazzi
Il Resto del Carlino, 26 luglio 2025 Stanziamento di 200mila euro del Comune per sostenere attività per il personale e i detenuti del carcere. L’assessore Cristina Coletti: “Impegno costante che negli ultimi cinque anni non si è mai interrotto”. Uno stanziamento di 200mila euro per sostenere una serie di attività per il benessere del personale e dei detenuti del carcere di Ferrara. Come i servizi sociali, quelli di mediazione, formazione e tirocini lavorativi che puntano al reinserimento dei reclusi, sport, teatro, attività sulla genitorialità e contributi per acquistare beni ritenuti fondamentali per la quotidianità.
di Anna Dazzan
udinetoday.it, 26 luglio 2025 Abbiamo assistito a “So Ham - Io sono”, il laboratorio teatrale condotto dalla regista Rita Maffei e dal musicista Matteo Sgobino con i detenuti della casa circondariale di Tolmezzo e organizzato da Enaip con Css Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. Quel che succede in carcere, rimane in carcere. Difficile pensare altrimenti, visto che le persone esterne a cui viene concesso di attraversare i controlli di sicurezza per poter accedere ai luoghi degli istituti penitenziari sono obbligate a lasciare all’ingresso tutto ciò che di superfluo hanno addosso. Telefono cellulare prima di ogni altra cosa. Quel che succede in carcere, rimane in carcere dunque. Ma anche impresso negli occhi e nella mente.
di Claudio Del Frate
Correrie della Sera, 26 luglio 2025 La storia del primo pentito di ‘ndrangheta. Il “memoir” uscito nel 1992 mise in fila l’orrenda serie di delitti (almeno 16) di cui il killer fu protagonista nel Varesotto. “Ero finito in un buco nero da cui non sapevo se sarei uscito”. Il regista Daniele Vicari ha visto in questa storia “il ritratto di una generazione”. Eccone la ricostruzione. “Lavorare stanca” scriveva Cesare Pavese. E se il mestiere con cui ti guadagni da vivere è quello del killer della ‘ndrangheta e una ininterrotta scia di sangue ti accompagna per quasi 25 anni, ne consegue che anche ammazzare stanca.
AFFARI SOCIALI
di Dino G. Rinoldi*
Il Dubbio, 26 luglio 2025 La Commissione europea ha pubblicato l’8 luglio la sesta relazione annuale sullo Stato di diritto nell’Ue, con puntuale attenzione a tutti e 27 gli Stati membri nonché ad alcuni in procedura di adesione all’Unione. A ciascuno di essi vengono indirizzate specifiche “raccomandazioni” che inquadrano comportamenti statuali capaci di rispondere alle criticità emerse nella relazione. I quattro capitoli di questa concernono: 1) il sistema giudiziario; 2) il quadro anticorruzione; 3) la libertà e il pluralismo dei media; 4) i controlli e i contrappesi istituzionali. Con riferimento a questi quattro pilastri la relazione ne approfondisce l’impatto sul funzionamento del mercato unico e sul contesto operativo per le imprese che vi operano.
di Mariolina Iossa
Corriere della Sera, 26 luglio 2025 La sentenza dichiara inammissibile l’intervento attivo di altre persone e punta sulla reperibilità di dispositivi di autosomministrazione: “diritto ad avvalersene se reperiti in tempi ragionevoli rispetto allo stato del paziente”. La somministrazione del farmaco in caso di suicidio assistito non può essere effettuata da un’altra persona. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha dichiarato inammissibile l’intervento attivo di una persona che non sia l’ammalato. La pronuncia risponde ad un ricorso di una donna toscana paralizzata dal collo in giù che, pur avendo i requisiti per accedere al suicidio assistito, non può autosomministrarsi il farmaco.
di Francesca Spasiano
Il Dubbio, 26 luglio 2025 La Corte dichiara inammissibile la questione di legittimità relativa a una donna paralizzata che chiede l’intervento del medico per la somministrazione del farmaco. Ma “avvisa” il Parlamento sul ruolo del Servizio sanitario nazionale: “Presidio dei fragili”. La svolta non c’è stata, ma non si tratta neanche di una chiusura netta. Quella della Corte costituzionale sull’ipotesi eutanasia è una decisione “aperta”: i giudici dichiarano inammissibili le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Firenze sull’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), ma senza pronunciarsi nel merito. Ovvero rilevando un difetto di motivazione da parte del giudice.
di Caterina Soffici
La Stampa, 26 luglio 2025 Forse più che una visione dell’ovvio quella di Tajani è una visione un po’ manichea e parecchio razzista. “Preferite i maranza, o chi va a scuola per dieci anni e poi diventa cittadino italiano?”. La frase pronunciata dal ministro degli Esteri nonché vicepremier Antonio Tajani per spiegare la sua proposta di Ius Scholae si potrebbe catalogare come una versione 2.0 delle massime lapalissiane di Massimo Catalano a "Quelli della Notte", il programma tv di Renzo Arbore che incollava alla tv milioni di italiani. “È molto meglio innamorarsi di una donna bella intelligente e ricca anziché di un mostro cretino e senza una lira”. “È meglio avere due pensioni e vivere bene che averne una sola e morire di fame”. “È molto meglio essere allegri che tristi”. Diceva cose così Catalano e l’ovvio divenne una categoria dello spirito ...
di Gabriele Della Morte
Il Domani, 26 luglio 2025 La scelta degli Stati Uniti di uscire dall’organizzazione riapre l’annoso dibattito sul multilateralismo. L’Italia è certamente più nota per il potere dispiegato attraverso il soft power che per quello hard. Basterebbe questo per comprendere sino a che punto il multilateralismo andrebbe difeso alle nostre latitudini. “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”. Il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura) è tra i più evocativi dell’intera galassia delle organizzazioni internazionali.
di Youssef Hassan Holgado e Marika Ikonomu
Il Domani, 26 luglio 2025 Deportazioni, violenze, arresti arbitrari e riscatti. Le condizioni di vita della comunità subsahariana in balia di polizia e milizie con la complicità di Italia e delle istituzioni Ue. La Tunisia non è un paese sicuro. Almeno non per tutti. Non lo è per buona parte della società civile tunisina, per gli attivisti dei diritti umani e gli avvocati che denunciano le politiche autoritarie del presidente Kais Saied. Non lo è per le persone migranti, spesso deportate nel deserto per poi essere detenute in Libia. Nonostante le inchieste giornalistiche che lo scorso anno avevano suscitato l’indignazione di parte della comunità internazionale, le deportazioni della comunità subsahariana non si sono fermate e la loro condizione è addirittura peggiorata.
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APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 27 luglio 2025
Convegno: "La funzione rieducativa della pena. Biblioteche in carcere" (Nuoro, 3 e 4 ottobre 2025)
56° Convegno nazionale SEAC: "Le pena e le leggi" (Bologna, 24 e 25 ottobre 2025)
"L'ipocrisia del carcere". Assemblea del Movimento No Prison (Assisi-PG, 13 e 14 novembre 2025)
CONCORSI E BANDI