|
|
Telefax 049.654233. Mail: redazione@ristretti.it Sito internet: www.ristretti.org |
Notiziario quotidiano dal carcere
--> Rassegne Tematiche <--
Edizione di giovedì 5 giugno 2025
di Antonella Barone
gnewsonline.it, 5 giugno 2025 È un’affermazione di Gino Cecchettin, “essere cattivo cosa aggiungerebbe di bello nella mia vita?”, a dare il titolo a una delle sessioni del convegno annuale di Ristretti Orizzonti “Disinnescare …Attrezziamoci per disinnescare i conflitti, non per fomentarli”, tenutosi il 23 maggio nella casa di reclusione di Padova. Il padre di Giulia, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta il 22 novembre 2023 - oggi impegnato con la Fondazione a lei dedicata in iniziative di contrasto alla violenza di genere - è stato uno dei relatori intervenuti sul tema del convegno di quest’anno, dedicato agli strumenti per superare la cultura del conflitto che sembra ancora radicata nella percezione sociale della giustizia penale.
di Rachele Gonnelli
sbilanciamoci.info, 5 giugno 2025 La situazione nelle carceri italiane diventa bollente. La rivolta dei detenuti del carcere Marassi di Genova arriva nel giorno dell’approvazione anche al Senato del decreto sicurezza che, anche per loro, aggraverebbe le pene. “Senza Respiro”, il report di Antigone. Soltanto due agenti penitenziari portati in ospedale per accertamenti e altri due medicati sul posto: è contenuto il bilancio della rivolta scoppiata mercoledì 4 giugno nel carcere Marassi di Genova, in particolare - a quanto sembra - scoppiato negli spazi della seconda sezione penale. Ma poteva essere più cruento e in ogni caso è un drammatico segnale del sovraffollamento del sistema penitenziario italiano. Il Marassi ha un sovraffollamento storico, verificato sei mesi fa da visita organizzata dall’associazione Nessuno Tocchi Caino pari al 128 per cento: 684 detenuti per 535 posti.
di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 5 giugno 2025 Agli atti di resistenza sono equiparate anche le forme di resistenza passiva. Incrinano due principi base del nostro ordinamento penale altrettante misure inserite nel decreto sicurezza approvato ieri definitivamente al Senato. Entrambe riguardano le carceri e l’esecuzione della pena. Innanzitutto si introduce il reato di rivolta in istituto penitenziario sanzionato con la reclusione da uno a cinque anni; a esserne colpito chi partecipa a una contestazione con violenza e minaccia oppure atti di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti. Dove agli atti di resistenza sono equiparate anche le forme di resistenza passiva, introducendo una novità del tutto sconosciuta al nostro sistema giuridico, come ricordato dal parere approvato dal Csm sul provvedimento: sinora infatti le condotte di semplice inazione rispetto all’ordine impartito dall’autorità sono state caratterizzate da una sostanziale irrilevanza penale.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 5 giugno 2025 Il Senato ha votato il via libera definitivo al provvedimento già approvato dalla Camera. Lavori sospesi per le proteste delle opposizioni che hanno inscenato un sit-in in Aula e poi ripresi dopo la Capigruppo. Via libera definitivo alla conversione del Dl 11 aprile 2025, n. 48, contenente disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario che si compone di 39 articoli. Il provvedimento riproduce sostanzialmente i contenuti del disegno di legge sicurezza, confrontando i testi dei due provvedimenti risulta che 12 articoli hanno subito modifiche, anche minime, rispetto al testo licenziato dalle Commissioni riunite del Senato.
di Eugenio Fatigante
Avvenire, 5 giugno 2025 Si è parlato di “svolta autoritaria”, di “atto repressivo”, di “deriva liberticida”. In molti ritengono che con il “dl Sicurezza” siamo alle prese con una nuova deriva populista per accrescere il consenso “vendendo” ai cittadini presunte rassicurazioni, mentre in realtà dietro il testo si nasconde una forma patologica di democrazia, dove il popolo è inteso come “soggetto passivo”, quasi non autorizzato a dissentire e ad attivarsi nelle forme di protesta finora usate. C’è sicuramente del vero in queste analisi severe.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 5 giugno 2025 “Denunciateci tutti”: le opposizioni inscenano una protesta in Aula. Ma il pacchetto viene approvato con la fiducia e 109 voti a favore. Uno spritz in mano al ministro Nordio che in diretta a “Un Giorno da Pecora” brinda al via libera definitivo del decreto Sicurezza, convertito in legge praticamente senza il parlamento. E i senatori dell’opposizione seduti a terra nell’emiciclo di Palazzo Madama che protestano, con le spalle alla presidenza e le mani alzate in una sorta di resistenza passiva alla violenza del provvedimento, innalzando cartelli con su scritto “Denunciateci tutti”. Mentre in tribuna assiste, con un certo stupore, una delegazione del Senato spagnolo.
di Giulio Cavalli
La Notizia, 5 giugno 2025 Il ministro Piantedosi difende il testo. Ma i dati dicono che le carceri sono già al collasso. E con le nuove norme si rischia di fare peggio. Decreto Sicurezza, la versione del governo non regge alla prova dei numeri: con le nuove norme si rischia più carcere. La fotografia che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si ostina a proporre è sempre la stessa: il nuovo Decreto Sicurezza non aggraverebbe il sistema carcerario italiano. “Sono convinto che non si determinerà l’aggravio sul sistema penale”, ha dichiarato il 4 giugno a Sky TG24. Dichiarazioni che sbattono però contro i dati e le analisi tecniche.
di Umberto De Giovannangeli
L’Unità, 5 giugno 2025 “Questo decreto è un provvedimento repressivo, ideologico e inefficace. Non lo dice solo il buon senso, lo dicono i dati: moltiplicare i reati non serve a nulla. Anziché trovare soluzioni, si indica un nemico e si dice: tranquilli, li metteremo in galera”.
di Marika Ikonomu
Il Domani, 5 giugno 2025 La professoressa di Filosofia del diritto all’università di Perugia, studiosa della questione criminale: “Un modo per acquisire consenso. Con la teoria della percezione si sterilizzano i territori”. Il decreto Sicurezza è legge, “una legge fascista”. La definisce così Tamar Pitch, professoressa di Filosofia del diritto all’università di Perugia, studiosa della questione criminale e del rapporto tra genere e diritto, e autrice de Il malinteso della vittima. “Da molti anni la politica agisce con pacchetti, leggi, decreti. Ora però si è oltrepassato il limite, perché questo è un provvedimento molto pericoloso”, dice Pitch, “un salto di qualità”.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 5 giugno 2025 Lo ha chiarito la Corte di cassazione, sentenza n. 20658 depositata ieri, ribadendo la differente natura delle misure cautelari reali rispetto a quelle personali. Non è irragionevole una disciplina che prevede soltanto per il bene “libertà personale” e non anche per il bene “patrimonio” la presenza di termini perentori, di fase e complessivi, che ne legittimano la limitazione prima della definitività di una pronuncia di condanna. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 20658 depositata oggi, dichiarando inammissibile la questione di costituzionalità proposta dal legale rappresentante di una azienda che aveva subito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca disposto a seguito della contestazione del reato di dichiarazione fraudolenta.
TERRITORIO
ilpiacenza.it, 5 giugno 2025 Malattie croniche, disturbi psichici e comportamentali, rischio sovrappeso e obesità. Sono le principali patologie dei detenuti nelle carceri dell’Emilia-Romagna. Lo dicono i dati presentati oggi in Regione a Bologna, in Terza Torre, durante il convegno “Cure senza confini. Sfide e innovazioni in Sanità Penitenziaria”, un’occasione per i professionisti del settore di condividere esperienze, modelli e risultati, e di lanciare una sfida verso proposte innovative che possano migliorare la qualità della vita delle persone detenute. Un quadro clinico (nella scheda allegata i numeri della salute in carcere) che deve fare i conti anche con un crescente sovraffollamento, 128 detenuti ogni 100 posti disponibili.
di Stefano Origone
La Repubblica, 5 giugno 2025 La protesta scattata per solidarietà al giovane abusato e torturato senza che i poliziotti penitenziari se ne fossero accorti. Una film dell’orrore quello che ha vissuto un detenuto di appena 18 anni che sta scontando una pena per una rapina che ha innescato la rivolta di circa cento detenuti, che hanno preso possesso della seconda sezione del penitenziario, devastando le celle e anche le aule scolastiche (gli operatori sanitari, gli insegnanti e il personale amministrativo sono stati radunati in una stanza per motivi di sicurezza): una decina di loro sono saliti sul tetto dell’istituto e sul camminamento delle mura di cinta, ma sono scesi spontaneamente dopo aver denunciato le sevizie sul detenuto. Nei disordini, durati due ore e terminati verso le 15.30, sono rimasti feriti (in modo non grave) due agenti di custodia, trasportati in codice giallo all’ospedale Galliera, mentre altri due sono stati medicati sul posto.
da Doriano Saracino*
goodmorninggenova.org, 5 giugno 2025 Domata la rivolta del carcere di Genova. Un episodio che ancora una volta fa emergere la situazione drammatica dei penitenziari italiani e in particolare quello genovese. Emergono particolari drammatici della violenza subita dal ragazzo di 18 anni e dalla resa dei conti che avrebbe di conseguenza provocato la rivolta. Abbiamo sentito il Garante dei detenuti della Regione Liguria che ci ha rilasciato il seguente commento che riportiamo integralmente. La domanda che mi faccio è se non si possano trovare alternative al carcere per un ragazzo di 18 anni. Non so se il ragazzo ha compiuto il reato quando era minorenne, e quindi trasferito dal carcere dei minori a quello degli adulti al compimento dei 18 anni, oppure se il reato sia stato commesso già maggiorenne.
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 5 giugno 2025 Tre indagati per lesioni aggravate. Il trentenne preso a colpi di bastone in testa. La polizia lo ha trovato già ferito. Da diversi anni era in cura al Centro di salute mentale e a quello per le dipendenze. Il padre: “Potevano chiamare il 118 per un Tso”. Salvini spietato: “Le pistole elettriche salvano vite”. Quando, poco dopo le 11 del mattino di martedì, la volante della polizia con due agenti a bordo è arrivata in Strada Piana, nel quartiere periferico di San Donato a Pescara, Riccardo Zappone era stato appena picchiato. Perdeva sangue dalla testa. Forse, dicono alcuni testimoni, aveva cercato di derubare un passante. Di sicuro era stato preso a bastonate da tre persone, ora iscritte nel registro degli indagati per lesioni personali aggravate.
di Damiano Aliprandi e Giovanni M. Jacobazzi
Il Dubbio, 5 giugno 2025 Quanto accaduto nel carcere di Viterbo nell’estate del 2018, fra cui poi la morte del 21enne egiziano Hassan Sharaf, ha determinato questa settimana la condanna alla censura da parte della Sezione disciplinare del Csm della pm romana Eliana Dolce, all’epoca in servizio presso la Procura della cittadina dell’Alto Lazio. La vicenda riguardava la ‘gestione’ di un esposto che segnalava violenze sui detenuti nel carcere viterbese da parte degli agenti della polizia penitenziaria. Nel mirino, in particolare, la scelta iniziale della magistrata di iscrivere questo esposto a modello 45 e quindi come fatto non costituente notizia di reato.
di Marina Lomunno
La Voce e il Tempo, 5 giugno 2025 Vasta protesta degli operatori - Si chiudono due sezioni del Liceo interno nel penitenziario torinese “Lorusso e Cutugno”, duro colpo alla rieducazione dei detenuti. “Se non aggiustate la scuola, la camorra vincerà sempre, perché la camorra ha paura della scuola”. Questa chiara e forte affermazione di un capo camorrista, ora collaboratore di giustizia, basta a far cogliere la gravità della decisione di chiudere nel penitenziario torinese “Lorusso e Cutugno” le prime due classi della sezione carceraria del Primo Liceo Artistico, a causa del taglio dei finanziamenti resi noti nei giorni scorsi dal ministero dell’Istruzione e del Merito e a cascata dall’Ufficio Scolastico regionale del Piemonte.
di Guglielmo Gallone e Michele Raviart
vaticannews.va, 5 giugno 2025 In occasione del festival della Comunicazione delle Paoline e dei Paolini, sono stati consegnati una serie di libri ai detenuti della Casa di reclusione di Fermo La testimonianza del vescovo emerito e oggi cappellano di Fermo. Il ponte con le scuole. È il tredicesimo anno consecutivo in cui, in occasione del festival della Comunicazione delle Paoline e dei Paolini, vengono consegnati una serie di libri ai detenuti delle carceri italiane. Un gesto di vicinanza che ben si sposa con il tema al centro di questo appuntamento annuale: “accendiamo la speranza” perché “una diversa comunicazione è possibile”.
di Tommaso Giani
Corriere Fiorentino, 5 giugno 2025 Per la prima volta in vita mia arrivo a Pontremoli, ultima propaggine di Toscana che a guardare la cartina sembra quasi un corpo estraneo, incuneata e incastonata com’è fra Liguria ed Emilia. Il paese di 7 mila abitanti, centro nevralgico della Lunigiana, è noto ai più per motivi di viabilità e per essere la casa di Zucchero Fornaciari. Ad accendere il mio interesse invece è uno dei suoi edifici meno appariscenti, il carcere minorile: al suo interno vi abitano 19 detenute minorenni in arrivo da tutta Italia, visto che nel nostro Paese di penitenziari per ragazze al di sotto dei 18 anni ce ne sono appena due, uno a Roma e l’altro per l’appunto a Pontremoli.
Lisa Ginzburg
Avvenire, 5 giugno 2025 Applaudito nelle sale, il film di Martone è stato accolto con commozione dalle compagne della protagonista, scrittrice-detenuta. Una di loro ha detto al regista: “Non mi sono mai sentita giudicata”. Vite solcate dal segno di un ossimoro, come fu per la scrittrice Goliarda Sapienza che dichiarò di essersi sentita più che mai libera quando fu in prigione, nel carcere romano di Rebibbia. Accadde nell’anno 1980, per causa di un furto di gioielli che la scrittrice siciliana aveva sottratto a un’amica molto ricca nel quartiere dove lei stessa anche abitava, i Parioli. La detenzione fu breve, ma di tale intensità la temperie umana che Goliarda Sapienza in carcere avvertì e respirò, di tale forza le relazioni stabilite con le altre detenute, da segnarla per sempre e ispirarle molti ragionamenti e scritture.
di Filippo Sensi
Il Domani, 5 giugno 2025 Nel burocratico lavoro delle commissioni del Senato, rimasto per ora ancora nell’ombra, si rischia in queste ore di rinnegare la legge 180 e di muovere molti, pericolosi passi indietro dai tempi di Franco Basaglia. Dal 1978 l’Italia è stata e finora è rimasta un esempio internazionale nella capacità di superare quei luoghi di dolore e ignominia che erano i manicomi e di immaginare un modo degno e umano di declinare la questione della salute mentale. Purtroppo potrebbe non essere più così. Un disegno di legge della maggioranza, calato come una mannaia su una discussione aperta e plurale che mirava a rilanciare nel solco della 180 alcuni punti ancora inevasi della riforma del 1978, viene discusso in questi giorni con una sospetta velocità.
di Antonio Alizzi
Il Dubbio, 5 giugno 2025 Per la Corte è necessario informare il soggetto e farlo ascoltare da un giudice prima della convalida del trattamento. La Consulta, con la sentenza n. 76 del 2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale parziale dell’articolo 35 della legge 833/1978, nella parte in cui non prevede che il provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio, meglio conosciuto come Tso, venga comunicato in maniera tempestiva alla persona interessata, senza disporre l’obbligo di audizione da parte del giudice tutelare prima della convalida e senza notifica dell’ordinanza motivata di convalida.
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 5 giugno 2025 Su 100 deportati: 32 rimpatriati e 36 liberati dai giudici. Ma i conti non tornano. Intanto martedì la Corte d’appello di Roma ha ordinato di riportare indietro un richiedente asilo. Dopo la legge che ha esteso l’uso dei centri di Gjader ai migranti “irregolari” già trattenuti in Italia “sono state trasferite circa 100 persone, 32 sono state rimpatriate, 36 liberate da decisioni della magistratura”. Lo ha detto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aggiungendo che “il 45-50% delle persone trattenute, senza l’intervento dei giudici, sono state rimpatriate”.
di Giulio Cavalli
Il Domani, 5 giugno 2025 Per la giustizia italiana O.B. era una trafficante di esseri umani. Aveva usato documenti falsi per mettere in salvo sua figlia e sua nipote, fuggendo dalla Repubblica Democratica del Congo, dove era stata minacciata di morte. Il reato contestato è favoreggiamento dell’immigrazione. Dopo sei anni la Corte le dà ragione. Il 3 giugno 2025 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pronunciato una sentenza destinata a fare scuola: aiutare un minore affidato alla propria tutela a entrare nell’Unione europea per chiedere protezione internazionale non costituisce favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Lo ha stabilito la Corte nella causa C-460/23 Kinsa, che nasce da una vicenda cominciata quasi sei anni fa all’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna.
DOCUMENTI
Articolo. "Tossicodipendenza e capacità d’intendere e di volere", di Andrea Baiguera Altieri
APPUNTAMENTI
Convegno. "Cure senza confini. Sfide e innovazioni in sanità penitenziaria" (Bologna, 5 giugno 2025)
Convegno di Giustizia Insieme. "Attorno a questo corpo dalle mille paludi" (Roma, 6 giugno 2025)
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino all'8 giugno 2025
Incontro di formazione: "Vittime e autori di reato nella violenza di genere" (Roma, 10 giugno 2025)
Incontro-dibattito. "Diritto e clemenza: che fare per il carcere?" (Roma, 11 giugno 2025)
Convegno: "La funzione rieducativa della pena. Biblioteche in carcere" (Nuoro, 3 e 4 ottobre 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
CONCORSI E BANDI
Associazione Artisti Dentro: premio "Pittori Dentro" (Scadenza 20 giugno 2025)