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Giornata di studi

Narrazioni “altre”: le narrazioni del male che fanno bene alla società

Anche in carcere parliamo di Europa: "Io Ero il Milanese" e i venticinque anni di Ristretti Orizzonti

Casa di reclusione di Padova, 27 novembre 2023, ore 9-14

 

LE ISCRIZIONI SONO CHIUSE

 

Le narrazioni che sono al centro delle attività della redazione di Ristretti Orizzonti sono “altre” perché affrontano per lo più storie che nessuno vorrebbe conoscere, che non trovano facilmente ascolto, e che spesso sono ritenute non degne di essere raccontate. La sfida è proprio di narrare l’inenarrabile, e di usare anche strumenti narrativi diversi (il rap, il podcast…) per farlo.

Il podcast “Io ero il milanese” è nato esattamente così, nella redazione di Ristretti Orizzonti, da una storia che non si poteva proprio raccontare, una di quelle storie che tante volte abbiamo pensato che era meglio “nascondere sotto il tappeto” come si fa con la polvere quando viene a trovarti qualcuno che tu non ti aspettavi, in una casa che non hai fatto in tempo a riordinare.

Ne è nata invece, grazie all’abilità e alla sensibilità di un narratore come Mauro Pescio, una storia che, al contrario di quello che avremmo immaginato, ha letteralmente catturato l’attenzione di un pubblico per noi nuovo, fatto non di addetti ai lavori, ma di persone curiose, spinte dal desiderio di avvicinarsi a un mondo sconosciuto, disposte a farsi sorprendere dal racconto di una vita complicata, disordinata, “fuori misura”.

Il Parlamento Europeo a questa storia ha creduto, ha creduto alla possibilità di avvicinare tanti giovani a scelte di vita più responsabili raccontando proprio vite che sono state “irresponsabili” ma che hanno saputo “raddrizzarsi”. E ha affidato a Ristretti Orizzonti il compito di condurre per mano gli ospiti in un viaggio attraverso le narrazioni del male, fatte da quelle persone detenute che hanno accettato, come ha detto una giovanissima studentessa, di fare da “cattivi esempi” per aiutare i ragazzi a fermarsi in tempo, quando fermarsi è necessario per non rovinarsi la vita.

Ad accompagnarci in questa giornata, così come da anni accompagna il percorso di Ristretti Orizzonti, sarà Adolfo Ceretti, Professore ordinario di Criminologia, Università di Milano-Bicocca, e Coordinatore Scientifico dell’Ufficio per la Mediazione Penale di Milano, autore, tra l’altro, con Lorenzo Natali, di “Io volevo ucciderla. Per una criminologia dell’incontro”.

 

Capitolo uno: Vittime: le narrazioni che spezzano la catena del male

Sono tante le vittime che hanno scelto, per usare le parole di Benedetta Tobagi, di “spezzare la catena del male” entrando in carcere e incontrando persone che non sono state la causa diretta del loro male, ma che comunque hanno compiuto reati non meno gravi.

Al tavolo di Ristretti si sono sedute in questi anni molte vittime, alcune di loro ci torneranno in questa occasione:

- Benedetta Tobagi e Silvia Giralucci, “sorelle” nella sofferenza di aver “perso” da bambine il padre ucciso da giovani esponenti della lotta armata

- Lucia Annibali, che con il suo volto sfigurato dall’acido e ricostruito faticosamente, come la sua vita, insegna ogni anno a migliaia di studenti a ripulire la loro cultura, le loro relazioni da ogni traccia di violenza contro le donne e non solo

- Agnese Moro, che ci ha sollecitato con forza a “non buttare via nessuno”, nemmeno gli ergastolani, i “cattivi per sempre”

- Fiammetta Borsellino, che ci ha portato l’aria pulita di una lotta alla mafia, che punta a cambiare la logica dell’emergenza perenne e del male a cui si risponde con altrettanto male

 

Capitolo due: La Giustizia per la quale abbiamo invocato, con Papa Francesco, un po’ di tenerezza

- Marcello Bortolato: Quando un magistrato racconta di aver imparato a Ristretti a riconoscere il potere dell’immedesimazione, la sola immagine di un uomo di legge che sa porsi nei panni dell’altro, del reo, del cattivo è un’immagine di tenerezza

- Stefano Musolino: A Reggio Calabria, un magistrato che crede che i cattivi possano non essere tali per sempre: “Ho una discreta esperienza quantomeno della ‘ndrangheta e mi sono persuaso sempre di più (…) che senza un autentico recupero delle persone, che parte prima di tutto dall’ambiente carcerario, questo problema non si risolve.

 

Capitolo tre: Un dialogo su educazione di strada ed educazione da galera

- Cesare Moreno, presidente di Maestri di strada a Napoli: “I ragazzi che incrociamo per la strada appaiono di primo acchito ‘sporchi brutti e cattivi’, ma se rivolgi loro lo sguardo e li ascolti, ti seguono fino in capo al mondo. Non è facile, ci vuole tempo, pazienza e ascolto, bisogna incassare anche insulti e sgarberie ma, alla fine, si riesce a stabilire una relazione con loro e una qualche forma di collaborazione per far sì che continuino la scuola e imparino qualcosa. La difficoltà più grande che incontriamo è far capire loro che hanno dei talenti da poter coltivare”.

- La redazione di Ristretti Orizzonti dialoga con Cesare Moreno di Maestri di strada e con gli insegnanti del progetto A scuola di libertà su come, se possibile, intercettare il malessere dei ragazzi prima che “se li divori” il carcere

 

Capitolo quattro: Finché carcere non vi separi

Sulla qualità della vita detentiva, sul rispetto dei diritti di chi in carcere ci vive, ma anche di chi ci lavora il nostro Paese ha molto da imparare. A dialogare con esponenti del Parlamento europeo sarà Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà personale che è stato anche Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani e/o degradanti. A lui il compito di accompagnarci a capire come sollecitare l’Europa a mantenere uno sguardo attento e vigile sulle carceri italiane. Affinché la Regola Penitenziaria Europea N° 5 “La vita in carcere deve essere il più vicino possibile agli aspetti positivi della vita nella società libera” non appartenga al mondo dei sogni, ma diventi ogni giorno un faro per tutti, politici, operatori penitenziari, Terzo Settore.

Nel corso di questo confronto verranno rappresentate le esigenze della Polizia penitenziaria e del personale dell’area pedagogica e i bisogni dei famigliari delle persone detenute, raccontati da Suela e Francesca, figlie di persone detenute o che hanno scontato una pena, e Maria, mamma di un detenuto.

Hanno garantito la presenza

- Paola Ghidoni, europarlamentare (ID-Lega)

- Sabrina Pignedoli, europarlamentare (NI-M5S) membro della Commissione giuridica

Si attendono risposte da altri parlamentari.

Si ricorderà inoltre il tema delle elezioni europee di giugno 2024 e l'importanza del voto come momento chiave della vita democratica. La possibilità di trattare temi come la partecipazione alle prossime elezioni europee portando le istituzioni stesse all'interno dell'ambiente carcerario fa parte della missione del Parlamento. L'idea è quella di non lasciare che nessuno sia escluso dal processo decisionale e dal funzionamento della nostra democrazia. Pertanto, l'evento rappresenta un'opportunità per le istituzioni europee di essere presenti sul territorio ad ogni livello. e occasione per esprimere il proprio supporto ad alcune tematiche nella politica europea. Se il tema della Giornata e del lavoro di Ristretti Orizzonti sono le narrazioni "altre", il filo conduttore sarà il rapporto fra queste narrazioni e l'informazione sulle pene e sul carcere dominante in TV e sui grandi quotidiani. A dialogare con i redattori detenuti Luigi Ferrarella, cronista di Giudiziaria del Corriere della Sera, uno dei pochi che quando scrivono di pene e carcere sanno di cosa parlano, e Luca Sofri, con la sua scelta di fare un quotidiano online dove "cerchiamo di spiegare le cose bene e di essere credibili".

 

Capitolo cinque Io ero il milanese. Live

Lo spettacolo di e con Mauro Pescio

“Lo spazio teatrale è, per antonomasia, la spazio della rivoluzione – dice Mauro Pescio – adatto quindi a dare voce alla rivoluzione personale di Lorenzo S. e alla sua storia difficile, dura, ma anche piena di speranza”.  

 

Piccolo buffet a cura della Pasticceria Giotto

 

Le “porte del carcere” saranno aperte per la società civile da Claudio Mazzeo, direttore di una Casa di reclusione, quella di Padova, che ha fatto dell’apertura alla città il suo tratto distintivo, la forza di mettere a confronto sguardi diversi.

 

Per info: redazione@ristretti.it