Basentini si dimette dal Dap. Al suo posto il “falco” Catello Maresca o Nino Di Matteo di Giovanni M. Jacobazzi Il Dubbio, 1 maggio 2020 La poltrona di Francesco Basentini, era finita nell’occhio del ciclone per la vicenda dei domiciliari di alcuni boss detenuti in regime di 41bis. Francesco Basentini ha presentato al ministro della Giustizia le dimissioni da capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. La notizia è stata confermata dal Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Per il successore di Basentini il nome al momento più gettonato è quello di un altro pm antimafia, il magistrato napoletano Catello Maresca. Non si escludono, però, colpi di scena come la nomina dello stesso Nino di Matteo, attuale consigliere del Csm, e toga molto stimata negli ambienti del M5s. La poltrona di Francesco Basentini, era finita nell’occhio del ciclone per la vicenda delle scarcerazioni di alcuni boss detenuti in regime di 41bis. Il Guardasigilli ha infatti voluto imprimere la scorsa settimana un’accelerazione nella riorganizzazione del Dap. La prima mossa è stata la nomina di Roberto Tartaglia, già pm del pool del processo Trattativa Stato- mafia a vice capo. Nomina ratificata dal Csm, con l’unica astensione del laico in quota Lega Stefano Cavanna, nell’ultimo plenum. Dal punto di vista normativo, è stato poi previsto l’obbligo di chiedere da parte dei magistrati di sorveglianza un parere alla Procura nazionale antimafia e delle singole Direzioni distrettuali Antimafia in caso di istanze di scarcerazioni presentate dai detenuti in regime di 41bis. Una modifica legislativa “d’immagine” in quanto i magistrati di sorveglianza hanno già dichiarato che non subiranno condizionamenti di alcun tipo. Il nome di Maresca, fino al mese scorso in forza alla Dda partenopea ed ora sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, è iniziato a circolare all’indomani di un post dal titolo «E’ finito tutto» con cui il magistrato napoletano puntava il dito sulla gestione dell’emergenza carceraria definendola «un fallimento totale». Il post era diventato subito virale in rete, raggiungendo le migliaia di condivisioni. Per i mafiosi le scarcerazioni erano «un inatteso periodo di vacanza domiciliare» aveva scritto Maresca, accusando di essere stato lasciato «solo» e «bistrattato» dopo anni di lotta alla camorra. A rincuorare il pm napoletano, il «conforto della vicinanza e solidarietà della gente per bene». Il duro intervento non era passato inosservato fra i dirigenti del M5s. Maresca, infatti, è da sempre uno dei magistrati, insieme a Nino Di Matteo e allo stesso Tartaglia, più stimati dai grillini. Lo scorso novembre, nel pieno della discussione sulla riforma della prescrizione, Maresca venne chiamato come esperto qualificato in audizione a Montecitorio proprio dai deputati 5Stelle. L’esito dell’audizione, però, non rispose ai desiderata pentastellati in quanto Maresca affermò che «un provvedimento sulla prescrizione introdotto così, senza corollari, è un azzardo, che causerà l’accumulo dei faldoni nelle Corti d’appello fino a creare la figura dell’eterno giudicabile». Una affermazione tranchant che lasciò basiti i componenti della Commissione giustizia della Camera. I parlamentari del Movimento si sono trovati «a essere smentiti dal loro stesso testimone», fece notare con ironia il capogruppo dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. Maresca era stato comunque chiarissimo: «“l’inviolabile principio della ragionevole durata del processo e l’istituto della prescrizione sono due elementi ontologicamente distinti». Tale presa di posizione, però, non ha minato la fiducia dei grillini e del ministro della Giustizia nei suoi confronti. Gli estimatori gli hanno riconosciuto indipendenza ed onestà intellettuale. Se Bonafede dovesse allora decidere di azzerare il vertice del Dap puntando su Maresca, sarebbe la “rivincita” di quest’ultimo nei confronti del Csm che a gennaio gli aveva bocciato la domanda per andare alla Direzione nazionale antimafia alle dipendenze del procuratore Federico Cafiero de Raho. Pur avendo nel curriculum una carriera tutta improntata alla lotta alla criminalità organizzata, al suo posto il Csm aveva scelto i pm Roberto Maria Sparagna, Giuseppe Gatti e Domenico Gozzo. Una bocciatura che Maresca non aveva digerito, impugnandola davanti al giudice amministrativo. Ferma la risposta da Piazza Indipendenza: con la convinzione di aver fatto la scelta migliore, il Csm aveva deciso di dare mandato pieno all’avvocatura generale di resistere al ricorso di Maresca davanti al Tar. Dap, Basentini non accetta commissariamento di Tartaglia e sbatte la porta Il Riformista, 1 maggio 2020 Francesco Basentini ha presentato ieri le dimissioni da Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap). La notizia, non ancora confermata dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede, è iniziata a circolare ieri, in tarda serata, quando, su Facebook, il senatore della Lega Stefano Candiani ha postato un video in cui ha annunciato le dimissioni del capo dell’amministrazione penitenziaria. “Siamo riusciti a ottenere oggi le dimissioni del direttore del Dap. È il primo che paga il conto che ora deve passare a Bonafede“, dice il ricordando la vicenda delle scarcerazioni dei boss. In mattinata arrivano anche le reazioni di Italia Viva: “Si rincorrono voci, non confermate, sulle dimissioni del Capo dell’amministrazione delle carceri, Basentini. Italia Viva le ha chieste pubblicamente da tempo. Sarebbero un gesto necessario anche se tardivo. Bonafede proponga come nuovo capo una figura saggia e autorevole”, scrive Maria Elena Boschi. Di segno uguale anche il commento di Gennaro Mgliore: “Sono sempre più insistenti le voci delle possibili dimissioni del Capo Dap Basentini. Come Italia Viva le chiediamo da tempo. Si risponda alle urgenti necessità di sicurezza e affidabilità di una amministrazione che merita, oggi più di ieri, una guida autorevole e qualificata". Più tardi arriva una nota del capo della Lega Matteo Salvini, che chiede un passo indietro del Guardasigilli: “Le dimissioni del direttore del Dap Francesco Basentini non bastano a cancellare quanto successo in poche settimane tra carceri in rivolta, morti, evasioni e perfino mafiosi e assassini usciti a decine di galera. Il ministro Bonafede è il primo responsabile: dimissioni! Secondo notizie circolate negli ultimi giorni la scelta del successore di Basentini potrebbe ricadere su Nino Di Matteo, una decisione anticipata dalla nomina di Roberto Tartaglia come vice di Basentini. Rivolte nelle carceri e boss ai domiciliari: il capo del Dap Francesco Basentini si è dimesso di Antonella Mascali Il Fatto Quotidiano, 1 maggio 2020 Il magistrato ieri sera ha salutato i suoi collaboratori dicendo che sarebbe andato a Potenza sua città d’origine, dove era pubblico ministero prima dell’incarico al Dap. In molti consideravano disastrosa la sua gestione. Francesco Basentini si è dimesso. Il capo del Dap, Dipartimento affari penitenziari ha lasciato l’incarico ieri sera, anche se fino a tarda sera in via Arenula, sede del ministero della Giustizia, non era ancora arrivata una lettera formale. Basentini, però, aveva salutato i suoi collaboratori dicendo che sarebbe andato a Potenza sua città d’origine, dove era pubblico ministero prima dell’incarico al Dap, e che non sarebbe più tornato nel suo ufficio. La disastrosa gestione delle rivolte carcerarie dietro le quali c’è l’ombra della regia della criminalità organizzata, la circolare del 21 marzo legata all’emergenza coronavirus che ha spinto gli avvocati dei boss a chiedere gli arresti domiciliari per rischio contagio, come dimostrano le intercettazioni in carcere pubblicate dal Fatto, e la gestione del caso del boss dei Casalesi Pasquale Zagaria e del colonnello di Provenzano, come rivelato dal Fattoquotiano.it, sono gli ultimi fatti di un direttore del Dap che è stato sempre ritenuto inadeguato da chi al Dap ci lavora da anni. Carceri: si è dimesso il capo del Dap, Francesco Basentini: La Lega: merito nostro cronachedellacampania.it, 1 maggio 2020 “Siamo riusciti a ottenere oggi le dimissioni del direttore del Dap”. Lo afferma in un video postato ieri sera su Facebook il senatore della Lega Stefano Candiani, ricordando la vicenda delle scarcerazioni dei boss mafiosi. Il video è pubblicato sul sito di un sindacato della polizia penitenziaria, che riportandolo dà con il condizionale la notizia delle dimissioni di Francesco Basentini. “Basentini si è dimesso e la sua è una scelta da noi condivisa. Speriamo che il ministro scelga il nuovo capo del Dap in continuità con la scelta di Tartaglia come vice, ossia una persona giovane dal curriculum importate”. Cosi il segretario generale del sindacato di Polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, commenta le dimissioni de capo del Dap. “Si rincorrono voci, non confermate, sulle dimissioni del Capo dell’amministrazione delle carceri, Basentini. Italia Viva le ha chieste pubblicamente da tempo. Sarebbero un gesto necessario anche se tardivo”. Lo scrive Maria Elena Boschi, di Italia Viva, in un tweet. “Bonafede – aggiunge Boschi – proponga come nuovo capo una figura saggia e autorevole”. “Via il capo del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. È solo un primo passo. Bonafede non pensi di scaricare le proprie responsabilità: la scarcerazione di migliaia di delinquenti, compresi boss mafiosi, è una sua colpa”. Lo dicono i parlamentari leghisti Giulia Bongiorno, Nicola Molteni, Jacopo Morrone e Andrea Ostellari.“Le dimissioni del direttore del Dap Francesco Basentini non bastano a cancellare quanto successo in poche settimane tra carceri in rivolta, morti, evasioni e perfino mafiosi e assassini usciti a decine di galera. Il ministro Bonafede è il primo responsabile: dimissioni!”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini. Carceri, dimissioni di Basentini: ora volano gli stracci nuovasocieta.it, 1 maggio 2020 Da ieri sera si rincorrono indiscrezioni circa le dimissioni del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini. Anche nostre autorevoli fonti confermano la notizia, che a questo punto riteniamo ufficiale. A parlare è Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale, che aggiunge: “lo abbiamo detto settimane fa e lo ripetiamo, nello sfacelo del sistema penitenziario il Capo del DAP ha di certo avuto le sue responsabilità per quanto accaduto di recente, negarlo vorrebbe dire svilirne e sminuirne la figura, ma allo stesso modo attribuire a lui tutti i mali del sistema, che sono molto risalenti nel tempo e derivanti, in particolar modo, dalla disattenzione della politica, sarebbe pretestuoso, fuorviante e, soprattutto, non ne agevolerebbe le soluzioni”. “In altre parole – spiega De Fazio – non ci illudiamo che la sostituzione del Capo del DAP e la nomina di un Vice Capo, pur di riconosciuto spessore, da soli possano essere la soluzione. È necessaria una maggiore attenzione della politica, che non può accendere i riflettori solo quando accadono rivolte o, magari, quando a causa di presunte intempestività viene scarcerato qualche boss di mafia; questi sono episodi gravissimi ed eclatanti, ma tutto sommato limitati nel numero; l’inefficienza e l’inefficacia del sistema vanno invece ricercate nelle decine di storture quotidiane, magari di minore entità se prese singolarmente e che per questo non assurgono alla ribalta della cronaca, ma che finiscono col minare alle fondamenta ogni possibilità di perseguimento dei fini istituzionali”. “E in tutto questo – prosegue i leader della UILPA Polizia Penitenziaria – a farne le spese sono anche gli operatori, specie quelli del Corpo di polizia penitenziaria, che si vedono schiacciati fra l’improduttività dell’apparato e il dovere di assolvere al proprio compito nell’alveo delle finalità della pena sancite dalla Carta”. “Ci auguriamo, dunque, – conclude De Fazio – che le dimissioni di Basentini non rappresentino un punto di arrivo e non facciano sentire nessuno appagato, ma che al contrario siano da monito per chi adesso dovrà assumere la guida del DAP e, soprattutto, il preludio a un’indispensabile svolta politica che si chiede in primis al Ministro della Giustizia Bonafede”.