Il CPT valuta le misure di isolamento e i casi di violenza in alcune carceri italiane coe.int, 21 gennaio 2020 Il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (CPT) ha pubblicato oggi un rapporto in cui raccomanda di abolire la misura d’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione penale accessoria per i detenuti condannati a reati che prevedono la pena dell’ergastolo. Il CPT accorda inoltre particolare attenzione a varie forme di isolamento e di separazione dal resto della popolazione carceraria imposte ai detenuti, in ragione della durata indeterminata di tali provvedimenti e dell’assenza di procedure e garanzie relative alla loro applicazione e riesame. Invita altresì le autorità ad avviare una seria riflessione sul regime detentivo speciale detto "41bis", al fine di offrire ai detenuti un minimo di attività utili e di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni “41bis” visitate. Inoltre, il rapporto descrive diversi casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria. In tal senso, il CPT raccomanda alla direzioni delle carceri in questione di esercitare maggior controllo sul personale di polizia penitenziaria e di far sì che ogni denuncia di maltrattamenti di questo tipo sia sottoposta a un’indagine efficace da parte dell’autorità giudiziaria. Il CPT ha notato inoltre che, in seguito alla sua visita periodica effettuata nel 2016, la popolazione carceraria italiana totale ha continuato ad aumentare in modo progressivo. Il Comitato invita nel suo rapporto le autorità italiane a garantire che ogni detenuto disponga di almeno 4 m2 di spazio personale vitale nelle celle collettive e ad adoperarsi per promuovere maggiormente il ricorso a misure alternative alla detenzione. In merito ai maltrattementi fisici inflitti ai detenuti da parte del personale di polizia penitenziaria, il rapporto illustra alcuni casi di percosse (anche nei confronti di un detenuto sottoposto a regime “41-bis”) su cui ha raccolto informazioni, in particolare nel carcere di Viterbo. Tali maltrattamenti consistevano principalmente nell’estrarre i detenuti dalla loro cella a seguito di un evento critico e nell'infliggere loro calci, pugni e colpi di manganello in luoghi non coperti da telecamere a circuito chiuso. Il Comitato ha potuto osservare nelle cartelle cliniche dei detenuti in questione descrizioni di lesioni corporali considerate compatibili con le accuse di maltrattamento. Per quanto concerne le condizioni di detenzione, il CPT ha riscontrato carenze materiali nelle carceri visitate, riguardanti essenzialmente i locali docce fatiscenti e insalubri, la struttura spartana ed austera dei cortili di passeggio e in alcuni casi la qualità scadente del cibo. In materia di regime penitenziario, malgrado le disposizioni generose relative ai periodi giornalieri di permanenza fuori dalle celle previste dal sistema penitenziario italiano, il CPT ha constatato che il personale penitenziario continua a fraintendere il concetto di sorveglianza dinamica, che richiede lo sviluppo di relazioni costruttive tra gli agenti di custodia e i detenuti, ponendo in risalto la nuova concezione del ruolo degli agenti penitenziari, che non devono limitarsi a svolgere una funzione di “sorveglianti del mazzo di chiavi”, come invece avviene tuttora. Presso il carcere di Biella, il CPT ha incontrato 28 internati soggetti a misure di sicurezza imposte dal tribunale, alloggiati in condizioni materiali pessime e sottoposti a un regime con programmi di attività estremamente limitati. Su richiesta del CPT, questo gruppo di persone trattenute è stato trasferito in un altro istituto in considerazione del loro profilo specifico. Per quel che riguarda i detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza presso le case di reclusione di Saluzzo e Milano Opera, il CPT ha rilevato alcune carenze di natura strutturale nelle celle (ad esempio, scarsa luce naturale, ventilazione inadeguata e assenza di acqua calda), notando che tale circuito penitenziario differisce leggermente da quello imposto al resto della popolazione carceraria, poiché prevede restrizioni dei programmi di attività all’interno del carcere e limitazioni nelle possibilità lavorative, nelle visite e nei colloqui telefonici. Il Comitato ha inoltre espresso riserve circa i criteri di classificazione e declassificazione dei detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza, vista l’assenza di una procedura chiaramente definita per l’assegnazione ed il riesame dei detenuti assegnati a tale circuito penitenziario. Nell’esaminare le varie forme di isolamento e separazione dei detenuti previste in genere dal sistema penitenziario italiano, il CPT ha qualificato come “anacronistico” l’istituto dell’isolamento diurno disposto come pena accessoria dai tribunali per i detenuti condannati all’ergastolo ai sensi dell’Articolo 72 del Codice penale, in particolare alla luce degli effetti dannosi che l’isolamento prolungato su detenuti che stavano generalmente intraprendendo un percorso positivo di risocializzazione. Il Comitato ha inoltre preso in esame varie misure di isolamento e di separazione di detenuti per motivi di mantenimento dell’ordine e di opportunità e ha espresso alcune critiche circa l’assenza di una revisione periodica dell’opportunità del mantenimento di tali misure e in alcuni casi l’impossibilità per i detenuti di presentare ricorso avverso tali decisioni. Il CPT ha ugualmente esaminato l'applicazione delle estese restrizioni imposte ai detenuti soggetti al regime detentivo speciale previsto dall'art. 41bis dell’ordinamento penitenziario presso le carceri di Milano Opera e di Viterbo, rilevando le carenti condizioni materiali di detenzione osservate nelle celle (ad esempio, accesso insufficiente alla luce naturale e ventilazione inadeguata), nelle sale comuni (ad esempio, mobilio fatiscente e illuminazione artificiale non funzionante) e nei cortili adibiti al passeggio, la carenza di attività minime destinate a creare momenti propositivi e la limitata dimensione dei gruppi di socialità (un massimo di quattro componenti, ridotto a due nelle cosiddette aree riservate). Il Comitato ritiene che fattori quali la sospensione delle regole del trattamento riservato ai detenuti nel regime “41bis", le persistenti carenze materiali, la mancanza di privacy, i gruppi di socialità binari e il prolungamento automatico di tale misura impongano di avviare una seria riflessione sul bilanciamento tra le esigenze di lotta alla criminalità organizzata e il rispetto del concetto della funzione rieducativa della pena, alla luce dell'articolo 27 della Costituzione italiana. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria nelle carceri, che è di competenza delle autorità sanitarie regionali e locali (ASL), sono state nuovamente evidenziate le persistenti disparità regionali relative alle condizioni delle strutture sanitarie e al numero del personale medico ed infermieristico che vi lavora. Il rapporto raccomanda alle autorità di coprire i posti vacanti del personale addetto e di migliorare le condizioni materiali delle unità sanitarie di alcune delle carceri visitate. Il rapporto constata inoltre la permanenza prolungata di detenuti affetti da disturbi psichiatrici in ambito carcerario, a causa dell'assenza di posti in strutture adeguate, quali le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e le sezioni denominate ATSM (Articolazioni per la tutela della salute mentale). Carceri, il Consiglio d'Europa boccia l'Italia: "Trattamenti disumani e degradanti" today.it, 21 gennaio 2020 "Abolire l'isolamento diurno e ripensare il 41bis": nel rapporto del Comitato anti-tortura pesanti raccomandazioni per le autorità italiane sottolineando le condizioni delle carceri. Suicidi in aumento e denunce di violenza: "Calci e manganellate in luoghi non coperti da telecamere". Il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (CPT) ha pubblicato oggi un rapporto in cui raccomanda di abolire la misura d’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione penale accessoria per i detenuti condannati a reati che prevedono la pena dell’ergastolo. Si tratta - secondo quanto rilevato dall'organizzazione internazionale che tutela i diritti umani - di garantire la cosiddetta sorveglianza dinamica, ovvero la possibilità per i detenuti di poter uscire dalle proprie celle durante il giorno. L'isolamento diurno invece prefigurerebbe un trattamento disumano e degradante secondo le associazioni che - come Antigone - si battono per i diritti dei detenuti. Per il Comitato è inoltre "anacronistico" l’istituto dell’isolamento diurno disposto come pena accessoria dai tribunali per i detenuti condannati all’ergastolo ai sensi dell’Articolo 72 del Codice penale, in particolare alla luce degli effetti dannosi che l’isolamento prolungato su detenuti che stavano generalmente intraprendendo un percorso positivo di risocializzazione. Il Comitato ha inoltre invitato l'Italia ad avviare una seria riflessione sul regime detentivo speciale detto "41bis", al fine di offrire ai detenuti un minimo di attività utili, ma anche "di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni 41bis visitate". Il Comitato chiede di avviare una seria riflessione sul bilanciamento tra le esigenze di lotta alla criminalità organizzata e il rispetto del concetto della funzione rieducativa della pena, alla luce dell'articolo 27 della Costituzione italiana. Il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura ha inoltre invitato l'Italia a garantire che ogni detenuto disponga di almeno 4 m2 di spazio personale vitale nelle celle collettive. E inoltre ha descritto casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria. In merito ai maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti da parte del personale di polizia penitenziaria, il rapporto illustra alcuni casi di percosse (anche nei confronti di un detenuto sottoposto a regime “41bis”) su cui ha raccolto informazioni, in particolare nel carcere di Viterbo. Tali maltrattamenti consistevano principalmente nell’estrarre i detenuti dalla loro cella a seguito di un evento critico e nell'infliggere loro calci, pugni e colpi di manganello in luoghi non coperti da telecamere a circuito chiuso. Il Comitato ha potuto osservare nelle cartelle cliniche dei detenuti in questione descrizioni di lesioni corporali considerate compatibili con le accuse di maltrattamento. Carceri violente: i dati del rapporto - Come più volte sottolineato anche da Antigone - l'associazione per la tutela dei diritti dei carcerati - le condizioni di detenzione sono in peggioramento. Il report odierno segue l'ispezione effettuata nei mesi scorsi da parte dei membri del Comitato dell'organizzazione internazionale che tutela i diritti umani, in alcuni istituti dove si erano registrate numerose denunce da parte di detenuti per episodi di violenza subiti da parte degli agenti di polizia penitenziaria. In particolare tra gennaio 2017 e giugno 2019 sono stati 11 gli agenti sottoposti a procedimento disciplinare per maltrattamenti, 52 quelli sottoposti a procedimento penale. Altro dato importante è il numero dei suicidi: un numero in aumento e che nel 2018 ha superato per la prima volta dal 2010 i 60 suicidi all'anno. Nel corso del 2018 ci sono stati 63 suicidi e oltre 9.000 casi di autolesionismo. In carcere cibo scadente e locali insalubri - Per quanto concerne le condizioni di detenzione, il Comitato ha riscontrato carenze materiali nelle carceri visitate, riguardanti essenzialmente i locali docce fatiscenti e insalubri, la struttura spartana ed austera dei cortili di passeggio e in alcuni casi la qualità scadente del cibo. Presso il carcere di Biella, il CPT ha incontrato 28 internati soggetti a misure di sicurezza imposte dal tribunale, alloggiati in condizioni materiali pessime e sottoposti a un regime con programmi di attività estremamente limitati. Nei circuiti di alta sicurezza delle case di reclusione di Saluzzo e Milano Opera, il Comitato ha rilevato alcune carenze di natura strutturale nelle celle (scarsa luce naturale, ventilazione inadeguata e assenza di acqua calda). Infine, altro elemento che il CPT mette in risalto, riguarda la questione dei detenuti affetti da patologie psichiatriche. I membri del Comitato ricordano i casi di reclusi rimasti in carcere per l'assenza di posti in strutture adeguate, quali le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e le sezioni denominate ATSM (Articolazioni per la tutela della salute mentale). Il Comitato europeo all’Italia: "Il 41bis è tortura" di Damiano Aliprandi Il Dubbio, 21 gennaio 2020 Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti chiede che venga rivisto l’isolamento diurno dei detenuti. Presunte violenze al 41bis come la vicenda di una ispettrice femminile del carcere di Viterbo che avrebbe bruciato le dita dei piedi con un accendino per accertare se il detenuto stesse fingendo uno stato catatonico. È questo uno dei casi segnalati da CPT (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti) Non solo. Il 26 gennaio 2019, un gruppo di sette ufficiali del GOM era entrato nella sua cella e, dotati di equipaggiamento, l’avrebbero pestato. Sempre a Viterbo, un detenuto ha affermato che il 30 dicembre 2018 - dopo un alterco verbale con un agente il quale lo avrebbe fatto inciampare - lo stesso agente gli avrebbe inferto dei colpi in faccia con una chiave di metallo della porta e lo avrebbe preso a calci. Questo è altro ancora è stato pubblicato nella relazione da parte del comitato europeo per la prevenzione della tortura. Ma le violenze non sarebbero state commesse solamente al carcere di Viterbo. Secondo quanto riportato dal comitato europeo, diversi maltrattamenti sarebbero avvenuti al carcere di Biella e a quello di Saluzzo dove un detenuto con problemi psichiatrici si è ritrovato con le dita schiacciate a causa del blindo chiuso con forza dagli agenti. In un certo numero di casi la delegazione del CPT ha trovato i referti negli archivi medici che erano compatibili con le accuse di maltrattamenti che i detenuti avrebbero ricevuto. Il Consiglio d'Europa all'Italia: rivedere il 41bis, crea disturbi mentali Quotidiano di Sicilia, 21 gennaio 2020 Il Cpt, Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa, nel rapporto sulla visita condotta in Italia lo scorso marzo con l'obiettivo di valutare le misure d'isolamento imposte ai detenuti, invita il governo italiano a intervenire sul sistema carcerario. E sollecita anche una riforma del regime del 41bis perché potrebbe creare disordini mentali. "Abolire senza ulteriori indugi l'isolamento diurno", misura "anacronistica" e "priva di qualsiasi giustificazione penologica", e apportare cambiamenti ad altre forme di isolamento, compreso il regime del 41bis per chi è condannato per mafia. Questi gli interventi che chiedono alle autorità italiane. Il Cpt, in particolare, chiede l'abolizione della misura prevista dall'articolo 72 del codice penale secondo cui il tribunale può decidere che un detenuto condannato per molteplici crimini puniti con l'ergastolo debba trascorrere parte della condanna, per un periodo che varia tra i due mesi e i tre anni, in isolamento diurno. Secondo l'organo di Strasburgo, si tratta di una misura "punitiva", "potenzialmente dannosa" per la salute mentale dei detenuti, e "inaccettabile" dato che aggiunge un surplus a quella che è già una punizione, la prigione. Nel rapporto il Cpt dice di aver incontrato detenuti che, "dopo anni di prigione in cui avevano cominciato con risultati positivi un percorso di risocializzazione, hanno dovuto interromperlo perché il tribunale ha ordinato il loro isolamento diurno". Strasburgo ha delle riserve anche rispetto ad altre forme d'isolamento previste nelle carceri italiane, in particolare per i limiti - meno attività e meno contatti con altri anche per anni - imposti ai carcerati che vi sono sottoposti, e per alcuni chiede anche d'introdurre le necessarie garanzie per assicurare che si valuti, a cadenze regolari, se mantenerle e se il detenuto possa fare ricorso per porvi fine. L'organo di Strasburgo chiede infine una serie di riforme del 41bis che riguardano sia le limitazioni imposte ai detenuti sottoposti a questa misura che la prassi con cui è presa la decisione di mantenere un carcerato sotto questo regime. Nel rapporto il Cpt evidenzia che "ha incontrato almeno due detenuti al 41bis affetti da seri disordini mentali" e si chiede come le autorità "abbiano valutato la loro capacità di provare che non sono più in grado di controllare le organizzazioni criminali che capeggiavano e se sia necessario tenerli sotto il regime del 41bis piuttosto che spostarli in un ambiente sicuro, più idoneo ai loro bisogni". Consiglio d’Europa: nelle carceri italiane sovraffollamento e violenze agensir.it, 21 gennaio 2020 “Avviare una seria riflessione sul regime detentivo speciale detto 41bis”, evitare il sovraffollamento delle carceri, contrastare forme di violenze sui detenuti: sono alcuni dei pesanti rilievi mossi all’Italia dal Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (Cpt) mediante un rapporto pubblicato oggi a Strasburgo. Vi si raccomanda, anzitutto di “abolire la misura d’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione penale accessoria per i detenuti condannati a reati che prevedono la pena dell’ergastolo”. Il Cpt accorda inoltre “particolare attenzione a varie forme di isolamento e di separazione dal resto della popolazione carceraria imposte ai detenuti, in ragione della durata indeterminata di tali provvedimenti e dell’assenza di procedure e garanzie relative alla loro applicazione e riesame”; invita, appunto, le autorità “ad avviare una seria riflessione sul regime detentivo speciale detto 41bis, al fine di offrire ai detenuti un minimo di attività utili e di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni 41bis visitate”. Inoltre, il rapporto descrive “diversi casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria”. In tal senso, il Cpt raccomanda alla direzioni delle carceri in questione di “esercitare maggior controllo sul personale di polizia penitenziaria e di far sì che ogni denuncia di maltrattamenti di questo tipo sia sottoposta a un’indagine efficace da parte dell’autorità giudiziaria”. Consiglio d'Europa: abolire l'isolamento diurno per gli ergastolani adnkronos.com, 21 gennaio 2020 Abolire l'isolamento diurno, pena accessoria per gli ergastolani. E' quanto raccomanda il comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura (Cpt), che ha pubblicato un rapporto su alcune carceri italiane (Biella, Milano Opera, Saluzzo e Viterbo). Il Cpt riserva anche particolare attenzione "a varie forme di isolamento e di separazione dal resto della popolazione carceraria imposte ai detenuti, in ragione della durata indeterminata dei provvedimenti e dell’assenza di procedure e garanzie relative alla loro applicazione e riesame". Il Comitato invita poi le autorità ad avviare "una seria riflessione" sul regime detentivo 41bis, per offrire ai detenuti "un minimo di attività utili e di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni 41bis visitate". Inoltre, il rapporto descrive "diversi casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria". Il Cpt "raccomanda alle direzioni delle carceri in questione di esercitare maggior controllo sul personale di polizia penitenziaria e di far sì che ogni denuncia di maltrattamenti di questo tipo sia sottoposta a un’indagine efficace da parte dell’autorità giudiziaria". Il Comitato sottolinea poi che, dal 2016, la popolazione carceraria italiana totale ha continuato ad aumentare in modo progressivo. Il Comitato invita le autorità italiane a "garantire che ogni detenuto disponga di almeno 4 metri quadrati di spazio personale vitale nelle celle collettive" e ad adoperarsi per promuovere maggiormente il ricorso a misure alternative alla detenzione. Antigone: il rapporto del CPT evidenzia questioni su cui è urgente intervenire di Andrea Oleandri* Ristretti Orizzonti, 21 gennaio 2020 Questa mattina il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, organo del Consiglio d'Europa, ha pubblicato un report sulla visita effettuata in Italia nei mesi scorsi e durante la quale i membri del Comitato avevano visitato alcune carceri del nostro paese."Quello che emerge nel report - il commento di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - è una situazione che denunciamo da diverso tempo e che abbiamo avuto modo di segnalare anche al CPT, incontrato da noi durante la loro visita. La spinta riformatrice post sentenza Torreggiani si è fermata e questo ha prodotto e sta producendo un peggioramento delle condizioni di detenzione, con situazioni gravi sulle quali chi ha responsabilità politiche dovrebbe intervenire con urgenza". I membri del CPT, tra i vari istituti, hanno visitato anche Viterbo e Biella. In queste carceri erano già emerse numerose denunce da parte di detenuti che segnalavano episodi di violenza subiti da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Il Comitato ha ritenuto che la documentazione supportasse la veridicità delle accuse di maltrattamenti. "Questi casi di violenze erano stati oggetto di esposti da parte della nostra associazione - sottolinea ancora Gonnella. A maggior ragione dopo la pubblicazione del rapporto del CPT auspichiamo che ci sia una accelerazione sia nell'indagine amministrativa che in quella penale. Sarebbe anche importante che arrivasse il segnale esplicito da parte del governo intorno all'assoluto e categorico divieto di uso arbitrario della forza. Sappiamo che questi episodi non accadono dappertutto e dunque, a maggior ragione, è possibile un'opera di prevenzione. Nel rapporto si legge come, tra gennaio 2017 e giugno 2019, il numero di agenti sottoposti a procedimento disciplinare per fatti di maltrattamenti sia pari a 11 unità. 52 sono invece coloro che sono sottoposti a procedimento penale. La maggior parte di questi fatti è ancora pendente dinanzi alla magistratura". Altra importante questione sollevata dai membri del Consiglio d'Europa riguarda la sorveglianza dinamica, ovvero la possibilità per i detenuti di poter uscire dalle proprie celle durante il giorno. "E' necessario - secondo il presidente di Antigone - che, come suggerito dal CPT, questo progetto avviato qualche anno fa si rivitalizzi. Si tratta di evitare che i detenuti trascorrano chiusi nelle celle l'intera giornata, ma che possano svolgere attività in comune dotate di senso. Purtroppo il Comitato ha rilevato come questo in alcune carceri non accada". Sull'isolamento poi il Comitato per la Prevenzione della Tortura è stato netto, chiedendo l'abolizione dell'isolamento diurno. "Anche in questo caso, la richiesta del CPT è totalmente in linea con quello che Antigone auspica da diversi anni. Lo scorso anno - sottolinea Patrizio Gonnella - era stata anche presentata una proposta di legge che, al suo interno, aveva proprio la richiesta - tra le altre - di abolire questa pena che, di per sé, configura un trattamento disumano e degradante. Anche su questo - conclude Gonnella - sarebbe importante che arrivassero risposte coerenti da parte di chi ha responsabilità politiche. In questo caso la decisione spetta oltretutto direttamente al Governo e al Parlamento in quanto l'isolamento diurno è una pena disciplinata dall'art. 72 del codice penale su cui gli organi legislativi possono intervenire direttamente". Infine, altro elemento che il CPT mette in risalto, riguarda la questione dei detenuti affetti da patologie psichiatriche. I membri del Comitato ricordano i casi di reclusi rimasti in carcere in attesa di essere trasferiti in strutture apposite. "Sarebbe importante che non vi sia mai la permanenza in carcere di persone affette da disturbi psichiatrici le quali sono in attesa di ricovero in una Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Non si può affidare allo staff penitenziario la gestione di casi così complessi. E' necessario che i servizi di salute mentale territoriale si facciano del tutto carico di queste situazioni" è il commento del presidente di Antigone. *Ufficio Stampa Associazione Antigone