Giustizia: in attesa delle "linee programmatiche" del Governo Renzi… un appello dei Radicali di Calogero Giuffrida www.supermoney.eu, 16 marzo 2014 Nuovi appelli e iniziative dai Radicali italiani guidati da Rita Bernardini mentre si resta in attesa delle "linee programmatiche" del Governo Renzi sulla giustizia che saranno illustrate durante la settimana parlamentare che va dal 17 al 21 marzo in commissione Giustizia al Senato da parte del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Amnistia e indulto contro il sovraffollamento disumano e degradante nelle carceri italiane già sanzionato dalla Corte europea dei diritti umani che ha sede a Strasburgo con la sentenza Torreggiani che impone all’Italia di adottare i provvedimenti necessari entro maggio 2014, pena il pagamento di sanzioni per centinaia di milioni di euro. I provvedimenti di clemenza vengono richiesti dai Radicali, che in questi giorni continuano a promuovere lo sciopero della fame per chiedere indulto e amnistia, che hanno scritto alle Nazioni Unite per sottolineare le inadempienze dell’Italia sul fronte della violazione dei diritti umani e in particolare per quanto riguarda il "pianeta giustizia": dal sovraffollamento carcerario al reato di immigrazione clandestina, dal reato di tortura alla durata irragionevole dei processi in Italia. Il partito radicale guidato dalla segretaria Rita Bernardini ha spiegato oggi in una nota di avere mandato un documento alle Nazioni Unite con diciannove domande rivolte al Consiglio dei diritti umani in preparazione della "Revisione Periodica Universale (Upr)" che riguarderà l’Italia nell’ottobre 2014 per la seconda volta dopo quella di quattro anni fa. Mentre alla Camera riprenderà in Aula la prossima settima la discussione sulla riforma della custodia cautelare al Senato ricomincia in commissione Giustizia (18, 19 e 20 marzo) l’esame congiunto dei quattro ddl per amnistia e indulto contro il sovraffollamento nelle carceri. I relatori dei ddl per la concessione di indulto e amnistia, Ginetti (Partito democratico) e Falanga (Forza Italia), sono stati già invitati a redigere un testo unificato per la concessione dei provvedimenti di clemenza. Ed è proprio in commissione Giustizia a Palazzo Madama che è attesa nel corso dei lavori della settimana che va dal 17 al 21 marzo, così come annunciato dal presidente Francesco Nitto Palma, l’audizione del ministro della Giustizia Andrea Orlando che illustrerà le linee programmatica del Governo Renzi sulla giustizia e quindi si potrà capire anche la posizione ufficiale sulle leggi per indulto e amnistia chieste con un messaggio alle Camere dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e non escluse da una risoluzione approvata a Montecitorio che si impegna a dare risposte all’appello solenne del Capo dello Stato. La riforma della giustizia dovrebbe essere già approvata nel mese di giugno 2014 secondo quanto annunciato e promesso dal premier Matteo Renzi. Giustizia: Sappe; le carceri restano una polveriera, 6.902 atti di autolesionismo nell’ultimo anno Adnkronos, 16 marzo 2014 Restano una polveriera le carceri italiane. E sono maggiormente i detenuti stranieri a rendersi protagonisti di eventi critici nelle celle del Paese. La denuncia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della Categoria. "Nel 2013 abbiamo contato nelle carceri italiane 6.902 atti di autolesionismo, 4.451 dei quali posti in essere da stranieri, e ben 1.067 tentati suicidi. 542 sono stati gli stranieri che hanno provato a togliersi la vita in cella e che sono stati salvati dalla Polizia Penitenziaria" informa il segretario generale del Sappe Donato Capece. "E più stranieri che italiani si sono resi protagonisti di episodi di ferimenti (495 sui complessivi 921 eventi) e di colluttazione (2.145 su 3.803). Sulle morti in carcere, invece, il dato si inverte: più italiani. Dei 42 suicidi accertati nelle celle lo scorso anno, 22 erano italiani e 20 stranieri ed anche sui decessi per cause naturali, 111 complessivamente, gli erano la maggioranza, 87. Trasversale invece la composizione del numero complessivo di detenuti che hanno dato vita, nel 2013, a ben 768 manifestazioni contro il sovraffollamento carcerario e a favore di indulto e amnistia: hanno aderito a queste proteste complessivamente 85.066 ristretti". Il Sappe, che evidenzia come la percentuale di detenuti stranieri in Italia al 28 febbraio si attestava al 35% dei presenti (per una somma totale di 19.854 uomini e 1.037 donne), torna a sollecitare "l’espulsione dall’Italia degli stranieri condannati per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza" ma soprattutto "una riforma strutturale della pena detentiva che ponga al centro l’obbligatorietà del lavoro dei detenuti: questo vorrebbe dire più detenuti occupati e quindi meno tensione nelle celle. Ma anche fornire una concreta possibilità di recupero sociale proprio attraverso il lavoro". E su questa tema, il lavoro in carcere, il Sappe ha organizzato un convegno ad Abano Terme il prossimo 8 aprile, nell’ambito delle iniziative del XXV Consiglio Nazionale del primo Sindacato dei Baschi Azzurri, dal tema molto significativo: "Misure alternative e lavoro sono sicurezza". Giustizia: psicologi penitenziari; ci stanno espellendo da carceri, martedì manifestazione a Roma Ansa, 16 marzo 2014 "Siamo in presenza di un vero e proprio processo di espulsione all’interno delle carceri" che tocca 450 tra criminologi e psicologi penitenziari. È l’allarme del Sipp, Società Italiana di Psicologia Penitenziaria, dal Coordinamento Criminologi Clinici Penitenziari e dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi. Il Dap - dice Alessandro Bruni, presidente Sipp - non ritiene più utile l’esperienza fin qui maturata in oltre 35 anni dai circa 450 tra criminologi e psicologi penitenziari, cancella una idoneità acquista con selezione pubblica, non valuta la formazione avuta prima del 2005, non valuta neanche il lavoro svolto, ma solo il tirocinio/stage; stabilisce che - in futuro - si potrà lavorare in un carcere al massimo per quattro anni al termine dei quali sarà obbligatorio cambiare istituto carcerario: dunque, psicologi e criminologi diventeranno "ad orologeria", o meglio, come ipocritamente sostiene il Dap, "a rotazione". Il tutto dopo aver lavorato "a cottimo" e a "partita iva obbligata". Psicologi e criminologi carcerari lanciano un appello al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e annunciano una manifestazione per martedì prossimo 18 marzo, alle ore 10.30, a Roma, in Piazza Cairoli. Giustizia: la "Fondazione Con il Sud" finanzia progetti sulle carceri, i giovani e il volontariato Adnkronos, 16 marzo 2014 Carceri, giovani, volontariato. La Fondazione Con il Sud guarda al sociale a 360 gradi. Tra i bandi e le iniziative in corso, spicca quella sulle Carceri 2013, che nasce da un invito dell’Istituto alla società civile meridionale -cioè a singoli cittadini e organizzazioni- per "idee innovative" sul tema della detenzione (detenuti, famiglie, minori e lavoro). Sono stati sostenuti con 3,4 milioni di euro 12 progetti "speciali e innovativi" coinvolgendo oltre 1.000 detenuti, circa 150 minori e 450 internati degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari); 90 organizzazioni, tra no profit, enti pubblici e imprese presenti nelle partnership; 3 Opg e 40 Istituti penitenziari e Comunità per minori in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, sperimentando modalità di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti. C’è poi il bando "Verso Rifiuti Zero", che la Fondazione ha sostenuto, con oltre 2,5 milioni di euro, 21 progetti in otto province del Sud Italia tra le più virtuose in tema di produzione dei rifiuti (Potenza, Cosenza, Avellino, Benevento, Foggia, Lecce, Nuoro ed Enna). L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti e raggiungere un cambiamento nelle pratiche e nelle politiche dei territori coinvolti. Gli interventi prevedono la sperimentazione e la promozione di buone pratiche (eco-point, compostatori, riuso di mobili e vestiti, recupero di apparecchiature informatiche, eco design, forme di baratto, promozione di prodotti agroalimentari a Km 0 e acqua pubblica, distribuzione di prodotti alla spina, ecc.), grazie al coinvolgimento attivo della comunità locale (scuole, mense, penitenziari) e la partecipazione dei cittadini (minori, giovani, donne, immigrati). Il bando Educazione dei Giovani, giunto alla terza edizione, intende contrastare l’abbandono dalla scuola e la dispersione scolastica in alcune province meridionali, in cui queste problematiche sono più diffuse. Cioè Crotone in Calabria; Caserta, Napoli e Salerno in Campania; Brindisi, Foggia, Taranto in Puglia; Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari in Sardegna; Catania, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani in Sicilia. Il bando è scaduto nel febbraio scorso e le proposte sono ora in fase di valutazione. A disposizione ci sono 4,5 milioni di euro. Nel caso del bando Volontariato 2013 invece non sono sostenuti progetti specifici, ma interventi per rafforzare le principali attività di volontariato, amplificarne l’impatto sociale sul territorio, favorendo la sperimentazione di nuove modalità di lavoro e cooperazione. A disposizione ci sono 10 milioni di euro. Quanto al bando "Un asilo per ogni bambino - Area Mezzogiorno", è un’iniziativa promossa per il quarto anno con la Fondazione "aiutare i bambini" di Milano per selezionare nuovi asili nido o spazi gioco da sostenere in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il contributo totale messo a disposizione congiuntamente dalle due Fondazioni è di 400mila euro. La Fondazione Con il Sud promuove iniziative in cofinanziamento con altri enti di erogazione non meridionali per produrre, da una parte, un effetto ‘levà, determinato da un maggior afflusso di risorse per progetti di infrastrutturazione sociale al Sud, dall’altra un positivo scambio di esperienze con altri enti erogatori. Per il 2014 sono in programma varie iniziative tra cui il "Bando Storico, Artistico e Culturale", per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale del Mezzogiorno, con una particolare attenzione alla sostenibilità delle attività avviate. Con questa finalità, la Fondazione ha promosso in passato due bandi, sostenendo 21 progetti con oltre 8 milioni di euro. Infine, tra le iniziative dei "Progetti Speciali e Innovativi", un focus sul tema dell’immigrazione. "Si tratta di una linea di intervento ideata dalla Fondazione Con il Sud per intercettare con più precisione la reale domanda di sostegno che viene dai territori - spiegano dall’Istituto. Non si richiedono progetti, ma semplici idee che, una volta preselezionate, vengono convertite dai proponenti in progetti esecutivi, attraverso una definizione più dettagliata e completa di ciò che si intende realizzare". Rappresentano dunque un’opportunità per realizzare iniziative dal carattere speciale e innovativo, dal forte contenuto sociale, coerenti con gli obiettivi della Fondazione, che altrimenti non potrebbero essere finanziate, in quanto non inseribili all’interno dei bandi. Giustizia: "carceri inumane", Gran Bretagna si rifiuta di far scontare pena in Italia a un somalo www.radicali.it, 16 marzo 2014 Carceri: la giustizia britannica si rifiuta di far scontare la pena in Italia ad un uomo somalo a causa dei trattamenti inumani e degradanti. Bernardini: altra umiliazione che non sembra scalfire l’inconcludenza di Governo e Parlamento. Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani: "L’ex senatore Marco Perduca, Vice Presidente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, mi ha trasmesso la notizia secondo la quale "The Royal Court of London" ha ieri deciso di non trasferire in Italia un cittadino somalo per scontare una pena detentiva perché ritiene che non sia possibile estradare persone verso paesi che violano l’art. 3 della Convenzione. Dopo il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che il 6 marzo scorso ha espresso "seria preoccupazione" per il modo in cui l’Italia sta affrontando il sovraffollamento carcerario in vista della scadenza del 27 maggio imposta dalla Corte EDU con la sentenza "pilota" dell’8 gennaio 2013 (Torreggiani), ora anche gli stati membri dell’Unione Europea cominciano a denunciare la tortura delle carceri italiane. Lo scorso mese di novembre Marco Perduca era stato audito come esperto dai magistrati della Corte londinese proprio nell’ambito del procedimento chiamato a decidere sull’estradizione in Italia di Mr Hayle Abdi Badre. Un’altra umiliazione in ambito europeo che però sembra non scalfire la colpevole inconcludenza del Governo e del Parlamento sull’illegalità della nostra giustizia e delle nostre carceri. Personalmente, e ormai da 14 giorni, proseguo - con Irene Testa, Alessandra e Francesca Terragni e Diego Sabatinelli - lo sciopero della fame nell’ambito di un Satyagraha collettivo che vede coinvolte 979 persone che hanno deciso di scandire i giorni che ci separano dal 27 maggio con quotidiane iniziative nonviolente. Nostra intenzione è quella di sostenere le ragioni, le proposte e le speranze del Messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto al Parlamento l’8 ottobre del 2013. Giustizia: teatro in carcere, la recidiva diminuisce tra chi vi partecipa di Giorgia Gay Redattore Sociale, 16 marzo 2014 Esperienza in forte espansione in tutta Italia, nonostante manchino risorse adeguate. Minoia, coordinamento nazionale teatro in carcere: "Produzioni aperte alle diversità culturali, che diventano spesso tema dominante anche negli spettacoli". Sovraffollamento, alto turn over dei detenuti, scarse risorse sono i problemi con cui quotidianamente si confronta chi porta il teatro nelle carceri italiane. Ma nonostante le molte difficoltà, le esperienze si moltiplicano: complessivamente, secondo il Dap, sono oltre cento gli istituti in cui si svolgono queste attività. "Il teatro in carcere sta vivendo un momento di forte espansione in Italia anche grazie all’attenzione delle istituzioni, che malgrado non riescano a dare un sostegno adeguato in termini di risorse, riconoscono la validità del lavoro svolto" fa sapere Vito Minoia, presidente del coordinamento nazionale teatro in carcere, che riunisce 45 esperienze da 13 diverse regioni. "La presenza sempre maggiore di detenuti non italiani, con evidenti problemi di povertà e difficoltà comunicative, e di giovani che per piccoli reati riempiono le prigioni sono ulteriori sfide - aggiunge -. Oggi il carcere è un universo in cui convivono persone che parlano lingue diverse, che vengono da mondi diversi, che spesso sono e si sentono di passaggio". Tutto questo inevitabilmente finisce con l’influenzare le attività teatrali: "Molte produzioni si sono aperte alle diversità culturali, che diventano spesso il tema dominante anche negli spettacoli che vengono creati". Per i detenuti i benefici delle attività teatrali sono concreti: "È ormai dimostrato che la recidiva scende tra chi ha partecipato a queste attività - evidenzia Minoia -, perché attraverso l’esplorazione di sé e una maggiore autostima la persona è portata a sviluppare una ricerca personale diversa rispetto al passato". E aggiunge: "Il teatro aiuta soprattutto a riscoprire il proprio potenziale creativo e a ritrovare la fiducia in se stessi e nel rapporto con gli altri". Inoltre, sempre più spesso le attività si aprono all’esterno, gettando un ponte tra chi è dentro e chi è fuori: "Molti istituti ormai aprono le proprie porte in occasione degli spettacoli e questo serve ad abbattere molte barriere". E quando, finalmente, arriva la libertà sono in molti a voler proseguire l’esperienza teatrale: "C’è una grande richiesta di persone che si avvicinano al teatro e alla cultura e che chiedono di poter continuare una volta uscite - conferma il presidente del coordinamento -: si aprono così nuovi orizzonti di intervento e nuove strade per il reinserimento sociale". Che il teatro in carcere sia una realtà ormai collaudata e da valorizzare lo conferma anche il recente protocollo d’intesa siglato dal Dap, dall’Istituto superiore studi penitenziari e dal coordinamento, mirato ad avviare "un percorso comune per realizzare uno stabile coordinamento delle diverse esperienze teatrali". L’intesa prevede anche attività di formazione per gli operatori: "Si tratta di una novità assoluta. Incentreremo la formazione sulla valorizzazione della persona detenuta" conclude il presidente. Oltre cento i laboratori in tutta Italia Sono presenti in più del 50 per cento degli istituti di pena italiani, uno su tre ha meno di tre anni, ma nel 70 per cento dei casi operano senza convenzione e con finanziamenti pubblici. Ecco i dati del teatro tra le mura carcerarie, sempre più spesso aperto al pubblico esterno. Sono oltre un centinaio le compagnie o i gruppi che portano il teatro all’interno degli istituti penitenziari in Italia. I dati relativi al 2012 - ultimi disponibili - del "Monitoraggio sui laboratori teatrali negli istituti penitenziari" realizzato dalla Direzione generale detenuti e trattamento, riferiscono che nel 54 per cento delle carceri italiane sono attivi laboratori teatrali. La maggior parte (uno su tre) è recente e ha meno di tre anni di attività alle spalle, ma nell’11 per cento dei casi sono operativi da 4 a 6 anni e in un caso su cinque da 7 a 10 anni. Il 23 per cento vanta una storia lunga oltre 10 anni. In larga parte i detenuti coinvolti sono uomini (74). I gruppi che riuniscono donne sono il 7 per cento e altrettanti sono i gruppi misti. L’1 per cento è costituito da transessuali. Si tratta soprattutto di laboratori che operano senza convenzione (70 per cento) e con finanziamento pubblico (73 per cento). Un altro 15 per cento è sostenuto da fondi privati e il 12 per cento va avanti a costo zero. Perlopiù i detenuti sono coinvolti come attori (42 per cento), ma anche come scenografi e costumisti (19 per cento), ballerini o mimi (9 per cento) o per accompagnamento musicale (21 per cento). Nella quasi totalità dei casi (92 per cento) al laboratorio non è associato alcun percorso formativo e solo nel 5 per cento degli istituti i detenuti percepiscono un gettone di presenza. Oltre la metà dei laboratori ha un teatro interno in cui lavorare, mentre nel 7 per cento dei casi ci si arrangia in palestra. Sempre più spesso il carcere si apre al pubblico esterno: in un caso su tre è garantita questa possibilità. Un esempio è la casa circondariale di Rebibbia, che dal 2003 al 2011 ha accolto circa 22 mila spettatori. Nell'istituto romano - fa sapere il Dap - operano tre compagnie teatrali costituite dall'associazione La ribalta - Centro studi Enrico Maria Salerno che ha collaborato con i fratelli Taviani nella realizzazione del film "Cesare deve morire", vincitore dell'Orso d'oro al 62° Festival di Berlino e di cinque David di Donatello nel 2012. E proprio da Rebibbia inizia la storia del teatro in carcere. Fu lì che nacque il Teatro-Gruppo (oggi Compagnia stabile assai), che il 5 luglio 1982 fece esibire sei detenuti-attori fuori dal carcere. Lo spettacolo "Sorveglianza speciale" di Jean Genet venne rappresentato all’interno della Rocca di Albronoz a Spoleto, con oltre cinquecento invitati. Per il Dap fu "una data storica per il teatro penitenziario". Sicilia: Ex Pip; segreti e misteri.. dalla Social Trinacria ai detenuti di Ludovico Gippetto www.siciliainformazioni.com, 16 marzo 2014 Il presidente Rosario Crocetta ancora una volta "fiuta" un illecito, e riaccende i riflettori sul bacino di Emergenza Palermo Ex Pip dichiarando di essere riuscito a "scovare" numerosi Paperon de Paperoni all’interno di quel bacino (oggi rimasto con circa 2800 unità) che con redditi superiori a 20.000 annui, si appropriavano indebitamente del sussidio di 833 euro mensili, che la Regione aveva destinato come sostegno a reddito agli ex Pip disoccupati. Tutto è cominciato nel 1999 con un progetto sociale diventato nel 2010 un regolare contratto, con tanto di assunzioni, per il tramite della Social Trinacria, contenitore voluto dalla Regione. Naturalmente La Regione ne ha fatto una cosa sua, ha inerito suoi funzionari nel comitato direttivo e "accasato" l’ente, concedendogli un ufficio al primo piano dell’assessorato alla famiglia di via Trinacria. Anche in quella occasione la notizia ebbe grande risalto mediatico, TV e giornali riportavano le dichiarazioni dell’allora presidente Raffaele Lombardo che assicurava un percorso di stabilizzazione ed un passo verso la legalità. Ma i neo assunti, puntualmente pagati direttamente dalla Regione Siciliana, non fanno in tempo a stipulare dei mutui per l’acquisto della casa e iniziare a pagare le rate, che il sogno si infrange in una notte di aprile, in occasione della finanziaria 2013, quando il presidente Crocetta, denunciando presenze mafiose nella gestione della Social Trinacria, fa approvare dall’ARS un emendamento del governo, che cancella il capitolo di spesa, creando così un bacino di quasi 3200 disoccupati Ex Pip. "Il presidente - dichiara Salvatore - ha solto letto le carte, non ha scoperto alcun segreto. Ciascuno di noi ha prodotto un Isee dove è scritto alla luce del sole, la situazione patrimoniale? Quale sarebbe l’illecito? Siamo vittime di una normativa introdotta soltanto adesso, con un emendamento del Movimento 5Stelle, nella ultima Finanziaria, dove per rimanere nel bacino non bisogna superare un reddito di 20.000 euro. Una condizione, applicata solamente agli ex Pip e non a tutto il bacino del precariato siciliano". "Non è tollerabile - dichiara Mario - che lavoratori a contratto oggi ci ritrovino con un sussidio di sostegno a reddito di 833 euro sempre promesso da un anno, ma ad oggi mai percepito. Siamo stati umiliati per le accuse di non voler andare a lavorare, sbattuti in prima pagina come i peggiori criminali, ma è inconfutabile che ancora oggi, dopo tutto questo tempo, l’assessorato alla Famiglia non è riuscita ad assegnare un terzo del bacino". "Abbiamo già fornito quasi mille fotocopie alla Procura - dichiara Gioacchino - dimostrando ampiamente con prove inconfutabili che nessuno, di questi "boss e mafiosi" come ama definirli il presidente, ha mai percepito nulla in busta paga durante i periodi di detenzione". Nella delibera del Comune di Palermo a favore degli ex Pip è previsto il recupero sociale dei detenuti. Perché ci si meraviglia se le Forze dell’Ordine accompagnano un detenuto nella stanza del direttore, Anna Rosa Corsello del dipartimento lavoro? L’episodio può creare qualche imbarazzo, ma non deve sorprendere perché l’alto funzionario è a conoscenza della delibera e della normativa. Sarebbe di qualche utilità, anche al fine di fare emergere la realtà, che il presidente Crocetta l’apertura di un tavolo tecnico ove tutti i soggetti, a vario titolo coinvolti nella vicenda, affrontino il caso nel rispetto della legalità. Imperia: dalla Uil-Pa un dossier fotografico che mostra degrado, sovraffollamento e pochi agenti di Maurizio Vezzaro La Stampa, 16 marzo 2014 Degrado, sovraffollamento e scarsità di agenti: questa è la fotografia del carcere di Imperia, secondo la Uil-Pa-Penitenziari che ha organizzato l’iniziativa "Lo scatto dentro", reportage fotografico per documentare le condizioni della casa circondariale, già note. "Abbiamo ispezionato e fotografato i luoghi di lavoro e, per la prima volta, anche le camere detentive e l’intera struttura - ha detto Fabio Pagani, segretario regionale del sindacato. La Casa circondariale di Imperia soffre il massimo del degrado, proprio all’interno delle celle. Camere detentive piccolissime, con cinque letti in una metratura che a stento arriva a venti metri quadrati, uno spazio ridotto e un sovraffollamento che rappresenta la maggior criticità. Ieri erano presenti 108 detenuti, su una capienza di 69, con un esubero di 39 detenuti e una percentuale di sovraffollamento del 56,5%". Secondo Pagani, la carenza di organico della Polizia penitenziaria rischia di mettere in ginocchio l’istituto: "sono circa 15 gli agenti in meno, tanto che per effettuare la vigilanza esterna all’istituto si è dovuto privare la popolazione detenuta delle scuola e di alcuni servizi, col personale che effettua turni di nove ore quando ne sono previste sei". Pagani lancia un appello al Guardasigilli Orlando: "La situazione carcere in Liguria e a Imperia ha bisogno di immediate risposte sia per il sovraffollamento che per i fondi da destinare alla manutenzione e ristrutturazione. Non si può continuare così perché quanto documentato lede la dignità dell’uomo che lavora o che sconta la sua pena in carcere". Modena: "ecco come si vive in carcere"… i penalisti portano la cella in piazza La Gazzetta di Modena, 16 marzo 2014 Oggi in piazza ci sarà una cella per detenuti. Si tratta di una iniziativa voluta dalla Camera Penale di Modena Carlo Alberto Perroux per denunciare le gravi condizioni di vita nelle quali, ancora oggi, si trovano i reclusi italiani. La cella, costruita ad hoc dai detenuti presso la casa circondariale di Verona, resterà esposta in piazza Mazzini dove verrà distribuito materiale informativo. Parallelamente, la Camera Penale di Modena ha organizzato al Caffè concerto un evento-dibattito, dal titolo "Dei diritti e delle pene", aperto ad addetti ai lavori e ai cittadini, nell’ambito del quale sarà possibile riflettere insieme sull’insostenibile situazione propria delle carceri italiane, portando la stessa "fuori dalle mura". In qualità di relatori, il sindaco Pighi, il magistrato di sorveglianza di Modena Roberto Mazza), la direttrice della casa circondariale Sant’Anna di Modena Rosalba Casella), il comandante della polizia penitenziaria Mauro Pellegrino e il presidente della Camera Penale di Modena avvocato Enrico Fontana. In occasione del dibattito sarà presentata la mostra fotografica dal titolo "Il chiaroscuro del carcere", immagini in bianco e nero che ricostruiscono il percorso emozionale del detenuto. Sovraffollamento e condizioni disumane: la denuncia (Modena Qui) Una cella di 18 metri quadri, con due letti a castello, un tavolino, solo una tendina a separarla dai servizi igienici. Qui, di norma, vivono quattro detenuti, ma in alcuni casi sono arrivati a essere anche in dieci. La cella, riprodotta fedelmente da alcuni detenuti di Verona, è stata portata in piazza Mazzini dalla Camera Penale di Modena, che ha organizzato l’iniziativa per sensibilizzare i cittadini sui problemi delle carceri italiane. La cella rimarrà visitabile fino a questa sera. "Il sovraffollamento carcerario - spiegano i penalisti in una nota - costituisce una delle principali violazioni dei diritti umani perpetuate sul territorio italiano e accertata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha condannato numerose volte l’Italia per la violazione del divieto di sottoporre chiunque a torture o pene o trattamenti inumani e degradanti. La Corte di Strasburgo ha riconosciuto il problema del sovraffollamento carcerario come strutturale e sistemico ed ha imposto al nostro paese di porvi rimedio entro il 27 maggio di quest’anno. Il tasso del sovraffollamento carcerario è pari al 128,8%. Nelle nostre carceri sono disponibili 47.771 posti contro 61.449 detenuti presenti al 31 gennaio scorso. In Emilia Romagna il rapporto medio è di 154 detenuti per 100 posti. Molte celle sono buie e umide, arredate con letti a castello, a volte con materassi appoggiati a terra. In molte celle mancano acqua calda e luce. Solo nel 2012 ci sono stati 56 suicidi in carcere". Ragusa: Corso di caseificazione destinato all’integrazione dei detenuti della Casa circondariale www.radiortm.it, 16 marzo 2014 Con un’ottima partecipazione si è concluso questa mattina il terzo progetto dedicato alla lavorazione del latte e dei suoi derivati dedicato ai detenuti della Casa circondariale di Ragusa. Un progetto che si è rivelato essere, ancora una volta, uno straordinario mezzo di crescita culturale e sociale fortemente voluto dai Club Rotary dell’area iblea: Ragusa, Vittoria, Comiso, Modica, Pozzallo-Ispica, con capofila il club Ragusa Hybla Heraea,. La filiera lattiero casearia, soprattutto in provincia di Ragusa, rappresenta ancora oggi, nonostante la crisi, un possibile sbocco occupazionale. Del resto la Sicilia, regione con un pregressa storia rurale, ha sviluppato perizia e abilità nell’ambito dell’agricoltura, della zootecnia e quindi dell’attività casearia, producendo una varietà di prodotti tipici conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. L’alto livello qualitativo dei prodotti derivati dal latte è garantito da un altrettanto alto livello igienico-sanitario, frutto di rigorosi controlli a tutela della salute dei consumatori. Il progetto ha voluto valorizzare le competenze tipiche della tradizione locale, mettendole a disposizione di soggetti limitati nella libertà, anche extracomunitari. Il corso, coordinato dal dottor Giorgio Lo Magno, è stato articolato in cinque incontri. A seguito di una fase di formazione teorica, svolta grazie alla presenza della dott.sa (medico veterinario) Francesca Licitra e del signor Carmelo Di Pasquale, durante la quale sono state fornite conoscenze sulla composizione e qualità del latte nelle diverse specie lattifere, sulle modalità di conservazione e sulle principali tecnologie di trasformazione lattiero-casearia tipiche del territorio; è seguita una fase pratica in cui i detenuti hanno acquisito conoscenze sulla produzione tecnica dei prodotti caseari. Oggi, a conclusione del progetto, i presidenti dei Rotary dell’area iblea: Marcello Ficicchia, Roberto Falla, Gianfilippo Sallemi, Giovanni Distefano; il Past Governatore, Francesco Arezzo; il responsabile dei Servizi Veterinari dell’Asp 7 di Ragusa, dottor Giuseppe Licitra; lo storico delle tradizioni locali, professor Gaetano Cosentini, hanno consegnato gli attestati di partecipazione a quanti hanno aderito riuscendo ad acquisire in poco tempo ottime capacità che potranno essere utili nel futuro inserimento produttivo. Alla cerimonia di consegna sono intervenuti anche l’educatrice della Casa Circondariale di Ragusa, dott.sa Rosetta Noto, il dottor Giorgio Lo Magno, del Rotary Club Ragusa Hybla Heraea che ha ideato e organizzato il corso, l’Ispettore Giorgio Tona e il Commissario Criara Morales della polizia penitenziaria e l’infermiera Franca Licitra. "Nelle varie giornate di lavorazione del latte si è prodotto ricotta e formaggio sia a pasta filata che canestrato - spiega il dottor Lo Magno - dall’ottima qualità, grazie all’impegno dei partecipanti al corso. Aspetto assolutamente da non trascurare è quello dei rapporti umani che si sono instaurati tra i partecipanti e i docenti ed in particolare con il casaro, Carmelo Di Pasquale, che tutti subito hanno adottato come zio Meno. questa terza edizione del corso è stata ancor più organizzata grazie all’attrezzatura idonea che il contributo di tutti i club dell’area iblea ha permesso di acquisire". Il progetto è stato sviluppato in sinergia tra il Club Rotary Ragusa Hybla Heraea, la Casa circondariale di Ragusa, l’Azienda Sanitaria Provinciale, la Coop. Ragusa Latte. Taranto: nel nuovo Padiglione a "regime aperto", teatro e ginnastica per il recupero dei detenuti Ansa, 16 marzo 2014 Teatro e ginnastica per promuovere il recupero sociale dei detenuti ristretti nel Nuovo Padiglione a Regime Aperto del carcere di Taranto: sono le due iniziative avviate in questa prospettiva dal direttore della casa circondariale Stefania Baldassarri. La prima riguarda un Corso di Ginnastica offerto dall’Associazione "Il Ponte" Onlus e dalla "Casa di Cura Villa Verde" di Taranto che, con il fisioterapista Marco Cordella, realizzeranno a partire dal 18 marzo un percorso di educazione motoria finalizzato al raggiungimento dei benefici di salute attraverso la conoscenza fisiologica del proprio corpo, l’apprendimento e la pratica di esercizi motori di "ginnastica dolce". La seconda iniziativa, appena attivata, riguarda un progetto di teatro comico, offerto e condotto da Orlando Tomai, responsabile artistico dell’Associazione teatrale "Talenti nascosti" di Torre Santa Susanna (Brindisi), il quale, coadiuvato dai suoi assistenti, condurrà settimanalmente un laboratorio teatrale in cui i detenuti avranno la possibilità di cimentarsi nella recitazione comica e, in prospettiva, nella realizzazione di un vero spettacolo teatrale. Roma: martedì al Senato un Convegno della Società italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria Adnkronos, 16 marzo 2014 "Salute in carcere, oggi" è il tema del convegno organizzato dalla Società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simpse Onlus) in programma martedì 18 marzo a partire dalle 9 nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, che patrocina l’iniziativa. Obiettivo: accendere i fari su uno spaccato difficile e articolato come è quello delle carceri italiane, con particolare riferimento agli aspetti legislativi e operativi dell’ambito sanitario, anche alla luce del decreto che ha trasferito le funzioni sanitarie dal sistema centralizzato ed autonomo dell’amministrazione penitenziaria al Ssn. "Si tratta di un confronto necessario e aperto al contributo di chi vive in prima linea l’articolata realtà carceraria", afferma D’Ambrosio Lettieri, capogruppo di Fi-PdL della Commissione Igiene e Sanità del Senato. Al convegno parteciperanno, tra gli altri: la senatrice Emilia Grazia De Biasi, presidente commissione Senato e Pier Paolo Vargiu, presidente commissione Camera dei Deputati. Tempio Pausania: novanta detenuti iscritti alla Scuola superiore all’interno del carcere di Nuchis di Giuseppe Pulina La Nuova Sardegna, 16 marzo 2014 La notizia positiva (forse l’unica) per il nuovo assetto del sistema scolastico dell’alta Gallura è l’apertura di una vera e propria scuola superiore all’interno del carcere di Nuchis. Se tutto, come pare possa essere, procederà per il verso giusto, dal prossimo anno scolastico una novantina di detenuti potranno iniziare a seguire i corsi del Liceo Artistico "De André" e del Tecnico per Geometri "Pes". Per la precisione, 47 all’Artistico e 43 all’indirizzo costruzioni. Ovviamente, la conferma da parte del vicedirettore dell’ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, è stata accolta con grande soddisfazione dai due dirigenti scolastici del De André e del Pes, Maria Chiara Demuro e Giovanni Bacciu, e, soprattutto, dalla direttrice del penitenziario gallurese, Carla Ciavarella, che ha così messo a segno un altro importante obiettivo. Questo perché, come si legge in un comunicato, "l’istituto penitenziario di Nuchis, unico per la sua storia assai recente, per la sua collocazione territoriale nelle vicinanze della frazione del Comune di Tempio e per la quantità e qualità di risorse umane interne ed esterne, non è un pianeta sconosciuto, ma un propulsore di attività, solidarietà e cittadinanza, grazie al clima che si è determinato nell’interazione fra le differenti componenti istituzionali, attraverso la realizzazione di iniziative che spaziano dal teatro alla poesia, dalla pittura alla musica". Quando la direttrice del carcere inoltrò la richiesta per avere la scuola nella casa di reclusione, è stato, in effetti, chiaro che una grande opportunità si sarebbe potuta schiudere anche per le scuole superiori della città. "L’Istituto - prosegue il comunicato - è da sempre aperto a diverse esperienze e collaborazioni con vari enti e associazioni presenti nel territorio e nel progetto formativo persegue l’integrazione e lo scambio nei più diversificati ambiti; il bisogno della scuola e di percorsi di crescita e confronto con realtà nuove e diverse si confronta con il bisogno di istruzione espresso da tante persone limitate nella libertà, per le quali la scuola rappresenta la prima fonte di emancipazione e riscatto". Grazie alla determinazione della direzione del carcere e alla collaborazione dell’amministrazione comunale e al supporto degli uffici scolastici provinciali e regionali, sono stati coinvolti gli organi collegiali per predisporre la proposta di attivazione di due percorsi formativi di scuola secondaria nel carcere. Proposta accolta favorevolmente e votata dall’assemblea dei sindaci del territorio provinciale. La delibera regionale sul dimensionamento scolastico ha, comunque, fatto sua la proposta solo in parte, non facendo, ad esempio, figurare nel piano finale la richiesta di attivazione dell’indirizzo musicale a Tempio e di design a Olbia. "La sinergia - si legge alla fine del comunicato - che è stata messa in campo dalla Direzione dell’istituto, in particolare dalla responsabile dell’area educativa, dalla Direzione Didattica degli Istituti Superiori di Tempio, l’entusiasmo dei docenti, la collaborazione della polizia penitenziaria, sono ottime premesse per la creazione di un gruppo di lavoro coeso in grado di contribuire al progetto di recupero e valorizzazione sociale delle persone recluse e di arricchimento umano e professionale del personale scolastico". Lucca: 19 studenti del "Benedetto Croce - Gruppo Esedra" in visita al carcere San Giorgio Il Tirreno, 16 marzo 2014 Le porte della Casa circondariale di Lucca si sono aperte agli studenti del Centro studi "Benedetto Croce - Gruppo Esedra" di Lucca. Giovedì mattina, infatti, 19 ragazzi delle quinte classi dell’istituto si sono recati in visita al penitenziario di San Giorgio, per incontrare i detenuti e capire da vicino la realtà carceraria. L’incontro, di fatto, ha chiuso con un’esperienza "sul campo", il progetto denominato Carcere-Scuola, avviato nei mesi scorsi e partito il 28 febbraio scorso con un incontro nelle aule di San Concordio in presenza del direttore del carcere, il dottor Ruello, assieme alla dottoressa Elena Ghiloni, funzionario giuridico-pedagogico all’interno della struttura. L’iniziativa, promossa dalla direttrice del Centro studi, la dottoressa Arianna Fanani, è stata realizzata grazie ad un proficuo lavoro preparatorio in aula, attraverso l’opera dell’équipe di docenti formata dai professori Marina Ciucci, Elena Baccelli, Nicola Bellanova e Federica Brugiati. I concetti di detenzione, pena e soprattutto rieducazione analizzati sotto varie sfaccettature (psicologico, storico e giuridico), hanno trovato attuazione pratica in un incontro particolare, che resterà impresso nelle menti di tutti i partecipanti. Ad accogliere studenti e docenti, un gruppo di sei detenuti ospiti del carcere di San Giorgio, che si sono sottoposti volentieri a questo scambio reciproco di esperienze e curiosità. A rompere idealmente il ghiaccio tra le due componenti protagoniste dell’evento, sono stati i volontari della compagnia Empatheatre che, grazie ad una serie di attività specifiche, hanno consentito la socializzazione immediata. "Un’ottima esperienza che arricchisce tutti - afferma Arianna Fanani, sia a livello didattico che personale. La scuola non è solo didattica in aula, ma anche presa di coscienza delle varie realtà che ci circondano". Modena: spettacoli e stage, ora il teatro entra in carcere di Nicola Calicchio La Gazzetta di Modena, 16 marzo 2014 Il teatro come rieducazione e come occasione di incontro con i suoi protagonisti. Questo lo spirito dell’iniziativa, "Il teatro entra in carcere", un progetto di Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con la direzione della Casa Circondariale Sant’Anna. Il teatro, in quanto strumento che può contribuire alla formazione del cittadino, può svolgere un ruolo importante anche come elemento del trattamento penitenziario. In tutto quattro spettacoli (il primo è andato in scena l’8 marzo) che saranno ospitati nel teatrino della struttura di Sant’Anna, quasi a cadenza mensile, per offrire ai detenuti occasioni d’incontro del mondo teatrale e relativi protagonisti. Alcuni importanti interpreti della scena teatrale italiana, ospiti di questa stagione al teatro Storchi e al teatro delle Passioni, fra cui Sandro Lombardi, Fausto Russo Alesi e la Compagnia di teatro dell’Elfo per lo spettacolo "La discesa di Orfeo", hanno infatti accolto l’invito ad entrare in carcere per parlare di teatro e per presentare gli spettacoli che li vedranno protagonisti nelle due sale modenesi, ai quali avranno modo di assistere alcuni detenuti. "Gli attori che sono già andati o che andranno nella casa penitenziaria per parlare con i detenuti - ha spiegato Luigi Pedroni di Ert - metteranno le basi per sviluppare un’attività nel prossimo autunno. I titoli selezionati, tra una rosa di diversi spettacoli, hanno un comune denominatore: sono comprensibili da un pubblico misto. Alla fine del percorso tireremo le somme per vedere se sarà il caso di dare continuità al processo di recupero". "La nostra non è un’attività pedagogica - ha voluto precisare Pietro Valenti, direttore di Ert - Noi cerchiamo solo di accompagnare dei detenuti a vedere alcuni spettacoli. C’è da sottolineare che questa iniziativa è senza budget. Speriamo di aprire una strada che possa coinvolgere anche altre realtà". Per la direttrice della casa circondariale di Modena, Rosa Alba Casella, "l’obiettivo è quello di avvicinare i detenuti al teatro anche per fare cultura. Si cambia solo con nuove esperienze". Per l’assessore Roberto Alperoli "la cultura è fondamentale per ricostruire delle personalità. Quando abbiamo portato la musica tra le mura di Sant’Anna vi è stata grande attenzione da parte dei detenuti. In Italia si investe poco nella cultura, siamo ultimi in Europa". Del progetto fa parte anche Cristina Valenti, consulente scientifico del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna. Sarà infatti lei ad illustrare ai detenuti, anche attraverso l’uso di filmati, le esperienze più significative dei laboratori teatrali tenuti in alcune carceri della Regione (Castelfranco, Ferrara e Bologna), oltre che nel carcere di Volterra. La rassegna ha avuto inizio l’8 marzo con "Don Giovanni in carne e legno" mentre il secondo appuntamento è per martedì 8 aprile con "Ouverture des saponettes", spettacolo di clownerie, pantomima e musica, un "concerto" fatto non di note bensì di bolle di sapone. Si prosegue martedì 6 maggio con "Le avventure dei musicanti di Brema", la cui trama parte da interrogativi quasi paradossali che rovesciano la nota fiaba dei Fratelli Grimm. Conclude la rassegna, martedì 3 giugno, "Working in the sky with Diamonds". Il gruppo teatrale Bassa Manovalanza proporrà una lettura sui Beatles muovendosi fra celebri canzoni, biografia, saggistica e storia dei fab four. Droghe: "leggere" e "pesanti".. la differenza torna legge di Paolo Russo La Stampa, 16 marzo 2014 Sulla penalizzazione delle droghe leggere alla fine deciderà il Parlamento, ma per la prima volta la macchina del governo ha "sfrizionato" un po’. La titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, in sintonia col centrodestra era pronta a fare nuovamente di tutta un’erba un fascio tra cannabis e sostanze come eroina o cocaina, mentre il Guardasigilli, Andrea Orlando, faceva sapere che non se parlava proprio di reintrodurre dalla finestra quel che la Corte Costituzionale aveva appena abrogato. Ossia l’equiparazione da un punto di vista penale di leggere e pesanti, che ha contribuito non poco al sovraffollamento delle carceri. Ma prima del Consiglio dei ministri di ieri il compromesso è stato raggiunto: gli aspetti penali verranno affrontati entro 60 giorni da Governo e Parlamento. Intanto il decreto, approvato con annesse oltre 500 sostanze psicotrope vietate, ricopre il vuoto che si era creato dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato la legge "Fini-Giovanardi". Il problema è che la decisione dei giudici ha portato con sé anche le voluminose tabelle, aggiornate negli anni, di antidolorifici e nuovi stupefacenti, lasciando in vigore quelle della vecchia legge Jervolino, ferme alle tradizionali cocaina, eroina, cannabis e derivati. Così, da un lato i medici non sapevano più che pesci prendere quando si trattava di prescrivere a malati gravi antidolorifici a base di morfina e altri oppiacei. Dall’altro erano tornate nell’alveo della legalità centinaia di "smart drugs", che dietro colori accattivanti contengono sostanze a volte più micidiali delle tradizionali droghe "pesanti". Roba da far felici i protagonisti del film-cult di questi mesi, "Smetto quando voglio", dove i protagonisti, tutti ricercatori precari, decidono di far soldi sintetizzando una nuova sostanza da sballo. Legale perché sconosciuta quindi non inscritta nelle tabelle delle sostanze psicotrope. La realtà che supera la fantasia, tant’è che qualcuno sembrava averne approfittato, spacciando quel che prima della sentenza era illegale e, colto sul fatto, rilasciato, poiché il divieto era stato cancellato. Fino a ieri. Perché il decreto "interviene sugli aspetti amministrativi e non penali", ha precisato la Lorenzin, però le smart drugs, di fatto, tornano ad essere illegali: lo spaccio è di nuovo punito penalmente e il consumo sanzionato da un punto di vista amministrativo ad esempio con il ritiro della patente. Se poi lo sballo da smart drugs o droghe leggere porti al carcere lo decideranno partiti e Governo. E si preannuncia battaglia, con Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali alla Camera che ieri è tornata a chiedere di differenziare leggere e pesanti, mentre a destra Gasparri diceva "no a legalizzazioni surrettizie". Un appello che potrebbe trovare sponde, tra Giovanardi e i suoi, anche nella maggioranza. Albania: corruzione inserita tra i reati gravi, previsto anche il sequestri di beni Nova, 16 marzo 2014 La corruzione in Albania non sarà più perseguita dai tribunali comuni ma dalla Corte per i reati gravi, l'istituzione specializzata nella lotta alla criminalità organizzata. Una serie di modifiche al Codice di procedura penale, approvate pochi giorni fa dal parlamento albanese, tendono infatti a rafforzare la lotta al fenomeno, di forte presenza nel paese. Come anche nel caso delle misure antimafia, è previsto anche il sequestro di beni ottenuti per via illecita e attraverso l'abuso delle funzioni pubbliche. "La volontà politica sarà accompagnata in questo caso anche dalla forza delle legge", ha dichiarato il ministro della Giustizia Nasip Naco, presentando in aula le proposte del governo di centro sinistra del premier Edi Rama. La corruzione viene considerato "un fenomeno preoccupante" in tutti i rapporti internazionali sull'Albania. Nell'ultima classifica della Trasparency International sulla percezione della corruzione per l'anno 2013, l'Albania risultava essere il fanalino di coda in Europa. Il paese ha peggiorato la propria posizione collocandosi al 116mo posto su un totale di 177 paesi, scendendo di tre gradini rispetto al 2012, condividendo lo stesso risultato con il Nepal ed il Vietnam, dietro la Nigeria, l'Etiopia e l'Indonesia. Anche rispetto agli altri paesi balcanici che, come Tirana, aspirano ad aderire nell'Unione europea, l'Albania risulta l'unico ad aver fatto passi indietro. Gli stessi dati sui procedimenti avviati e i casi di rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione sono la testimonianza degli scarsi risultati delle istituzioni albanesi nella lotta al fenomeno. Nel 2011 sono stati denunciati 64 casi, di cui 34 rinviati a giudizio e conclusi con 72 persone condannate. Nel 2012 invece sono stati registrati 82 procedimenti, con 61 imputati rinviati a giudizio, dei quali solo 34 sono stati condannati. Il reato di corruzione rappresentava nel 2012 solo lo 0,37 per cento del totale dei procedimenti avviati dalle corti albanesi. "Questi dati confermano la necessità di rivedere la legislazione in vigore sulle indagini ed i processi giudiziari nei casi di corruzione", spiega la relazione del ministero della Giustizia che accompagna le modifiche attuate al Codice di procedura penale. "A far suonare il campanello d'allarme sono ogni giorni i cittadini che risentono direttamente le conseguenze del fenomeno. Questa realtà non potrebbe essere cambiata nè con la demagogia nè tramite deboli istituzioni", ha dichiarato il ministro della Giustizia. Secondo lTransparency International, "la corruzione nel settore pubblico rappresenta una delle principali sfide per il governo albanese, in particolare nel sistema giudiziario, nella polizia e fra i partiti politici". Dal rapporto di Trasparency per il 2013 emerge inoltre che "la corruzione si presenta con una nuova fisionomia, le cui caratteristiche sono il riciclaggio del denaro sporco, il finanziamento dei partiti da fonti illecite, i traffici dei narcotici e degli esseri umani, i monopoli nei settori strategici dell'economia, l'impunità e l'immunità degli alti funzionari di fronte alla legge ed al sistema di giustizia", precisa la Trasparency International. Infatti dal 2007 ad oggi sono stati solo tre i casi di ministri accusati di abuso d'ufficio e di corruzione, e rinviati a giudizio, dei quali due si sono salvati tramite strumenti procedurali, mentre uno di essi, l'attuale presidente del parlamento Ilir Meta, è stato dichiarato innocente. I nuovi interventi non prevedono condanne più dure, ma affidano l'inchiesta ed il giudizio alla Procura ed alla Corte per i reati gravi, l'unica che ancora gode di una certa affidabilità, anche pubblica. Finora la corruzione era oggetto d'indagine di sette task force regionali, costituite già nel 2007 con il supporto degli Stati Uniti, che hanno offerto negli anni anche corsi di formazione ai loro esponenti, tuttavia i risultati non sono stati quelli attesi. "Perciò sarebbe meglio affidare l'incarico ad una procura e ad una corte specializzata, utilizzando gli stessi mezzi con i quali affrontiamo le organizzazioni criminali", ha spiegato il ministro della Giustizia. Secondo Naco, una garanzia ulteriore sarà data dal fatto che "ad indagare sul fenomeno e poi giudicare saranno dei professionisti che hanno dato prova delle loro capacità". Nell'attività della task force rientrano attualmente 48 casi di reati corruzione, di cui 21 passeranno alle competenze della Corte per i reati gravi e riguardano quelli che coinvolgono i funzionari pubblici, da quelli di alto livello ai sindaci, dai giudici ai procuratori, fino ai casi di abusi nelle gare d'appalto. Sono 30 le categorie di alti funzionari pubblici che saranno giudicati dalla Corte per i reati gravi se accusati di corruzione. Gli unici a salvarsi saranno solo gli esponenti del governo e il premier, i deputati, i membri della Corte costituzionale e della Corte suprema e il presidente della Repubblica, sui quali, vista l'immunità di cui godono, dovrebbe esprimersi la Corte suprema. Tuttavia nessuno potrà evitare il sequestro dei beni non giustificati con gli introiti familiari. "Fino ad oggi la corruzione è stata un'attività a basso rischio e dal grande profitto. D'ora in poi sarà ad altissimo rischio e a profitto zero", ha avvertito il ministro Naco. Nigeria: militanti Boko Haram attaccano caserma per liberare detenuti, bilancio oltre 200 morti Adnkronos, 16 marzo 2014 È di oltre 200 morti il bilancio di un attacco attribuito a militanti di Boko Haram contro una caserma nella città nordorientale nigeriana di Maiduguri. L’attacco sarebbe stato organizzato per liberare militanti di Boko Haram detenuti sul posto, ha reso noto un portavoce militare precisando che l’esercito ha contrastato il tentativo dei militanti ed inflitto pesanti perdite agli aggressori. I media locali parlano di 212 morti - tra i quali 5 militari - nello scontro a fuoco tra ribelli e soldati durato oltre 6 ore. I militanti di Boko Haram indossavano uniformi e hanno raggiunto la base a bordo di veicoli con insegne militari. Cina: niente cure in carcere, muore la dissidente Cao Shunli di Ilaria Maria Sala La Stampa, 16 marzo 2014 La dissidente Cao Shunli è morta venerdì sera all’ospedale militare di Pechino: per quanto fosse malata di tubercolosi e avesse problemi al fegato, le erano state rifiutate le cure in carcere, fino a che non è stato troppo tardi. Cao, di 52 anni, era stata arrestata a settembre mentre stava per imbarcarsi su un aereo per Ginevra, dove doveva partecipare a un seminario sui diritti umani. Le autorità la accusavano di essere "una attaccabrighe che crea disturbo della quiete pubblica". Lo scorso anno aveva organizzato un sit-in di due mesi davanti al Ministero degli Affari Esteri per convincere il governo ad autorizzare le Ong nazionali a partecipare alla stesura del documento sulla condizione dei diritti umani in Cina, periodicamente sottoposto alle Nazioni Unite. Pechino, eletta lo scorso anno a far parte del Consiglio sui Diritti umani dell’Onu (insieme a Russia, Arabia Saudita e Cuba), conferisce enorme importanza all’esercizio di revisione a cui è sottoposta, e previene ogni critica con una lobby intensa presso tutti i Paesi votanti. Cao voleva che l’esercizio Onu diventasse qualcosa di significativo, e sognava che anche le voci dissonanti potessero essere ascoltate.