Giustizia: le carceri e il digiuno di Pannella di Silvio Pergameno Agenzia Radicale, 2 maggio 2014 Non appena "rianimato” Marco ha ripreso la sua campagna per riportare gli istituti di pena nei limiti della legalità, confortato da una telefonata di papa Francesco, il quale c’è da augurarsi faccia sentire la sua voce sul piano dei diritti umani, come avvenne al tempo di papa Wojtyla: la chiesa "pastorale” non può tenersi alla larga da una condizione tanto disumana come quella che affligge le carceri del nostro paese. Siamo un paese di grandi tradizioni culturali, artistiche e giuridiche, ma siamo anche l’ultimo paese dell’Unione in materia di carceri e il penultimo nell’Europa nella sua totalità ed è una vergogna intollerabile. Eppure le nostre prigioni potrebbero essere ricondotte a una condizione quanto meno nei limiti della capienza effettiva degli istituti di pena con un provvedimento che non dovrebbe incontrare difficoltà, sicuramente minori di quelle che sempre si presentano quando si tratta di provvedere all’adozione di misure di clemenza, e ciò stringendo legislativamente i freni all’adozione delle misure così dette cautelari, un campo nel quale, viceversa, primeggiamo. In questo caso non si tratterebbe nemmeno di clemenza, ma di assicurare il rispetto del diritto. Non si può, infatti, ritenere che sia conforme alla legalità che il cittadino debba essere privato della libertà con astrizione a condizioni personali che rappresentano una forma di tortura, non in senso giudiziario, cioè come strumento per estorcere confessioni - ovviamente - ma in senso comune, cioè di gravi maltrattamenti, che rientrano in altre forme di reato. Un contesto nel quale, e non si tratta dell’ultimo problema, è ben nota l’ampiezza delle assoluzioni per reati… non commessi. Osserva "Il Foglio” che occorre riflettere sui numeri del sovraffollamento gonfiati in gran parte dalla custodia cautelare, e sembra un po’ poco di fronte alla grande tragedia che si nasconde dietro le statistiche: occorre aprire un dibattito nazionale politico giudiziario, in particolare nel momento in cui l’Italia si accinge ad assumere la presidenza dell’Unione, recando sulle spalle il peso di un disonore che ci rende impresentabili.. al costo di stabilire, fatti quattro conti, che più di tante in un anno non se ne possono stabilire. Giustizia: l’Italia se ne frega dei detenuti… ma del portafoglio? in arrivo una maxi multa di Francesco Amicone Tempi, 2 maggio 2014 Il 28 maggio scade l’ultimatum della Corte europea dei diritti dell’uomo. Arena (Radio Carcere): "Sul tavolo dei giudici già 10 mila richieste di risarcimento ben istruite”. Si parla di centinaia di milioni, forse più di un miliardo: è la "maxi-multa” che potrebbe pagare l’Italia se entro il 28 maggio non risolverà, come prevedibile, il sovraffollamento delle carceri. Non è una ipotesi remota ma un rischio reale. La decisione è affidata alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che nel 2013 aveva dato un anno di tempo all’Italia per risolvere la situazione. Non è cambiato molto da allora. Se i giudici di Strasburgo mantenessero la linea dura nei confronti dello Stato italiano per l’inadempienza, saranno i contribuenti a pagarne il prezzo. La situazione delle carceri è disastrosa. L’ultimo dato del Dap parla di quasi 60 mila detenuti, molti dei quali vivono in uno spazio inferiore ai 3 metri quadrati. E sotto questa soglia si determina, secondo la Convenzione europea dei diritti umani, il trattamento inumano e degradante. Il Consiglio d’Europa ha in mano altri dati, relativi al 2012, ancora peggiori: più di 66 mila detenuti a fronte di 45 mila posti disponibili. "Con la sentenza pilota "Torreggiani” dell’8 gennaio 2013, la Corte aveva già ammesso il ricorso di sette carcerati, e intimato all’Italia l’assegnazione di risarcimenti pari a 100 mila euro”, ricorda Riccardo Arena, direttore di Radio carcere, a tempi.it. "La Corte aveva chiesto di risolvere la questione del sovraffollamento entro un anno ma, in questi mesi, nonostante la lettera alle camere del presidente Giorgio Napolitano, né il governo Letta, né il governo Renzi, hanno fatto qualcosa di concreto perché chi è in carcere possa vivere in condizioni umane”, continua Arena. "L’ultimatum della Corte scade il 28 maggio, e l’unica possibilità che ha l’Italia di non pagare i risarcimenti è convincere i giudici di aver fatto qualcosa per risolvere la situazione, anche se non è vero”. "Sul tavolo dei giudici di Strasburgo ci sono già 10mila richieste di risarcimento ben istruite”, afferma Arena. Già a giugno, l’Italia potrebbe dover sborsare decine di milioni di euro ai suoi detenuti. "Ormai dipende soltanto dalla volontà dei giudici. Se confermeranno il proposito di far pagare all’Italia le sue inadempienze oppure se cambieranno linea, adottando un atteggiamento più morbido”, spiega Arena. "Probabilmente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, tornerà a Strasburgo per convincere il Consiglio d’Europa e i giudici di aver fatto qualcosa per risolvere una situazione che in realtà non è affatto cambiata. Una mossa politica che potrebbe essere accolta dalla Corte per non mettere in difficoltà l’Italia”, afferma Arena. "Peccato che, almeno in teoria - conclude il direttore di Radio Carcere - la violazione da parte dello Stato italiano dell’articolo 3 della Convenzione europea, che proibisce trattamenti inumani e degradanti, dovrebbe comportare l’espulsione dall’Unione Europea”. Giustizia: celle detentive, ecco i parametri per valutare il rispetto delle condizioni umane di Simone Marani www.altalex.com, 2 maggio 2014 Commento al Decreto 14.04.2014 n° 788, del Tribunale di Sorveglianza di Alessandria. Per valutare se le dimensioni della cella consentano il rispetto dello spazio minimo vitale occorre scomputare dalla superficie lorda della cella solo lo spazio occupato dal c.d. mobilio fisso. È quanto emerge dall’ordinanza 14 aprile 2014, n. 788 del Tribunale di Sorveglianza di Alessandria. Il caso vedeva un detenuto proporre reclamo avverso le presunte condizioni inumane di detenzione, con particolare riferimento, tra l’altro, alle dimensioni assai esigue della cella, al fatto che il bagno fosse privo di finestra di aspirazione, non dotato di acqua calda e bidet ed al fatto che la cella fosse dotata di una finestra dalle ridottissime dimensioni, tali da impedire una adeguata aerazione del locale. Invocando la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dell’8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri c. Italia) e l’art. 27 Cost., il detenuto chiedeva che fosse ordinato all’Amministrazione Penitenziaria di porre rimedio alle condizioni inumane e degradanti di detenzione a cui era sottoposto ed individuasse il risarcimento compensativo. Secondo i magistrati di sorveglianza, nella fattispecie, detratta dalla superficie complessiva della camera detentiva (pari a 10,80 mq.) quella del bagno situato all’interno della stessa (pari a 1,28 mq.), lo spazio disponibile per ciascuno dei due occupanti la cella in questione risulta di 4,76 mq., quindi, ben superiore al limite dei 3 mq. ritenuto in sede comunitaria il limite al di sotto del quale si determina il trattamento inumano. Inoltre, in merito alla doglianza relativa alle condizioni del bagno della cella, in mancanza di norme ad hoc nella l. 26 luglio 1975, n. 354 (Ord. pen.), le disposizioni relative ai servizi igienici si esauriscono in quelle contenute nell’art. 7 d.p.r. 30 giugno 2000, n. 230 (Reg. att. ord. pen.) il quale, nel prevedere che "i vani in cui sono collocati i servizi igienici forniti di acqua corrente, calda e fredda, sono dotati di lavabo, di doccia e, in particolare, negli istituti o sezioni femminili, anche di bidet” (comma 2), fa riferimento solo ai "servizi igienici collocati in un vano annesso alla camera” (comma 1) e non già a quelli "sistemati all’interno della camera”. Ai servizi igienici sistemati all’interno della camera, l’art. 134, comma 2, Reg. att. ord. pen. prevede solo che essi "sino alla loro soppressione, dovranno comunque consentire la opportuna utilizzazione di condizioni di riservatezza”. Nella fattispecie, pertanto, secondo i giudici, non sarebbe ravvisabile alcuna "inosservanza da parte dell’amministrazione di disposizioni previste dalla presente legge e dal relativo regolamento” inosservanza che, invece, è necessaria ai fini del conseguimento della tutela giurisdizionale ex artt. 35-bis e 69, comma 6, lettera b), Ord. pen. Infine, in merito alle asserite esigue dimensioni della finestra della cella, l’art. 6, comma 2, Reg. att. ord. pen. si limita a disporre che "le finestre delle camere devono consentire il passaggio diretto di luce ed aria naturali”, ciò che nella fattispecie effettivamente avviene. La norma non indica standard o parametri metrici in ordine alle dimensioni delle finestre, né si conoscono indicazioni eventualmente date al riguardo dalla giurisprudenza comunitaria e/o nazionale, con la conseguenza che, date le dimensioni della cella e l’esiguo numero degli occupanti, le caratteristiche dimensionali della finestra della cella risultano assolutamente congrue. Giustizia: emergenza carceri, l’allarme del Consiglio d’Europa e la denuncia di Bonanini www.clandestinoweb.com, 2 maggio 2014 "Le carceri europee scoppiano”. Quella che il nostro continente sta vivendo è una vera e propria emergenza e basta guardare gli ultimi dati del rapporto del Consiglio d’Europa, per capire di che portata è il problema che ci troviamo ad affrontare: i detenuti nei paesi dell’Unione Europea sono circa 600mila. Guardando solo all’Italia, gli istituti ospitano in media 140 detenuti ogni 100 posti. Peggio di noi, seppur di poco, solo la Serbia (146,08 detenuti ogni 100 posti). L’Eurodeputato Franco Bonanini, candidato alle prossime elezioni europee, ha duramente stigmatizzato questa situazione: "troppo spesso, in Europa e in particolare in Italia, si viola il diritto ad un equo processo, con lo stravolgimento della vita e della dignità di persone innocenti”. "Ho ritenuto doveroso - continua Franco Bonanini - iniziare ad occuparmi del sistema carcerario e delle condizioni di detenzione. Come deputato europeo ho potuto visitare alcune carceri e costatare in che condizioni vivano carcerati e carcerieri: una realtà peggiore di quanto si possa immaginare, un insulto ad uno stato civile”. Per Bonanini, il problema strutturale italiano è dovuto anche al fatto che "Non vengono sufficientemente utilizzate misure cautelari alternative alle detenzione che, per sua stessa natura, dovrebbe essere misura eccezionale ed ultima ratio. Al contrario, in Europa e, specie, in Italia, gli indagati sono troppo spesso detenuti prima del processo senza una adeguata considerazione dei fatti e delle condizioni dell’individuo.” Per questo motivo, "L’Ue deve adottare garanzie giuridiche efficaci contro l’uso eccessivo della custodia cautelare, che ha come diretta conseguenza il sovraffollamento delle carceri e le derivanti incivili condizioni di detenzione, oltre alle devastanti conseguenze psicologiche e sociali di cui è vittima il detenuto, ancora in attesa di un giudizio potenzialmente assolutivo”. Lettere: giustizia e carceri disumane di "Fare per fermare il declino Emilia-Romagna" www.lucidamente.com, 2 maggio 2014 Sovraffollamento e suicidi negli istituti penitenziari gettano l’Italia in fondo alla lista dei paesi europei, seguita solo dalla Serbia. Una condanna che arriva direttamente da Strasburgo, dove il Consiglio d’Europa ha reso noto i dati del Rapporto 2012. Una vergogna che vede l’Italia prima per numero di stranieri detenuti e seconda per numero di suicidi. Uno scenario rispecchiato nelle carceri emiliano-romagnole, dove nei 12 istituti sono presenti 3.706 detenuti (dati Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), numero che supera di oltre 1.300 unità la capienza regolamentare, con un tasso di affollamento pari a 154 detenuti per ogni 100 posti letto, quando la media europea è di 107. Il Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia penitenziaria) ha recentemente diffuso altri sconfortanti dati: 811 gesti di autolesionismo e 126 casi di tentato suicidio durante lo scorso anno, a fronte di gravi carenze di personale (in regione mancano circa 600 unità). Tutto questo è l’ultimo tassello di una giustizia inefficiente, che oltretutto costa agli italiani l’1% del Pil, nota per una durata dei procedimenti che equipara l’Italia all’Iraq, un intasamento dato da cause pretestuose a danno di quelle serie (le prime andrebbero risolte diversamente che dal "classico” tribunale) e un abuso dello strumento processuale (perché non creare sezioni e giudici specializzati?). Il risultato è un numero troppo alto di detenuti in attesa di giudizio: nei penitenziari dell’Emilia-Romagna sono quasi il 40% i carcerati in attesa di sentenza definitiva, di cui la metà in attesa del primo giudizio! Allo stesso modo la prigione è la soluzione per troppi piccoli reati, mentre i grandi crimini, come ad esempio quelli finanziari, restano oscuri e impuniti. È urgente introdurre e aumentare le pene alternative al carcere per condannati non pericolosi, così come è ora di considerare la carcerazione preventiva una misura estrema e non un’anticipazione di pena verso presunti innocenti. Sulle carceri, la risposta è nel programma di Fare: affidamento tramite appalti pubblici dei servizi di gestione (esclusi i servizi di sorveglianza) e incentivi per la costruzione degli istituti penitenziari in concessioni di lavori e project financing, come opere di pubblica utilità. Lettere: abbiamo contato gli anni… ora contiamo i giorni di Radicali Salerno www.eolopress.it, 2 maggio 2014 Illustrissimo Presidente Casale, Eccellentissimo monsignor Moretti, ill.ma sig.ra Prefetto Pantaleone, sig. Sindaco De Luca, sig. Procuratore Generale, gentili Presidenti, sig. Procuratore della Repubblica, sig.ri Direttori Generali dell’ASL e dell’Azienda Ospedaliera, sig. Direttore della Casa Circondariale, caro Don Rosario, Direttori delle testate giornalistiche. Spesso mi capita, sempre più frequentemente di ricordare in questo Paese senza memoria, l’Enzo Tortora che amava recitare il Voltaire del "se vuoi giudicare la civiltà di un Paese visitane le carceri, non i palazzi ma le carceri”. Bene, noi Radicali con tigna questo facciamo da sempre, anche lo scorso 8 marzo con i compagni siamo stati a far visita ai detenuti della Casa Circondariale di Salerno, soprattutto come ogni anno, ma non solo, per essere umanamente vicini alle donne ultime tra le ultime. Da tempo, dallo scorso 27 febbraio abbiamo deciso di attendere il 28 maggio in Satyagraha, più di mille persone tra militanti Radicali e familiari di detenuti in sciopero della fame insieme nel dare corpo alla lotta nonviolenta e gandhiana con la fame di verità di Rita Bernardini e la sete di Diritto di Marco Pannella. Dialogando con le istituzioni e controllando giorno dopo giorno quali azioni concrete verranno messe in atto per porre fine alla continuata flagranza criminale in cui da più di trent’anni vive il nostra Repubblica. Ahinoi, 27 i giorni dalla data perentoria imposta dalla sentenza pilota della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nota come la sentenza "Torreggiani”, pena le sanzioni per decine e decine di milioni per i contribuenti (sembrerebbe non basti una comunitaria al mese). Appunto condanna definitivamente l’Italia per la violazione degli artt. 3 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, vale a dire elencati sotto il capitolo della "tortura” la pratica dei trattamenti inumani e degradanti nelle carceri ed ancora la più grave per taluni aspetti irragionevole durata dei processi, nonché chiaramente sul piano interno la violazione continuata degli artt. 27 e 111 della Costituzione. Nel messaggio al Parlamento dell’8 ottobre 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale (n. 210 del 2013) con la quale è stato stabilito che, in caso di pronunce della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che accertino la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, come il caso appunto più che trentennale dell’Italia, per questi, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino”. Tanto più che le sentenze della Cedu per trattati internazionali sottoscritti sono alla stregua della stessa Costituzione, sono da ritenersi per chiunque un obbligo di legge. La nostra ultima visita a Fuorni ci ha portato alla sezione Alta Sicurezza, quella che una volta era dedicata ai tossicodipendenti, lì sono stipati, ammassati, come carne da macello, 130 uomini in 16 celle da quattro posti e 4 singole (Cubicula), pensare che anche per scendere giù nell’ora d’aria bisogna fare i turni nel piccolo cortile che prima era destinato ai pochi tossicodipendenti. Ieri il Consiglio d’Europa ha stilato il rapporto 2012 sulle carceri, siamo secondi soltanto alla Serbia per tasso di sovraffollamento, (145 ristretti per 100 posti contro 160/100 dei Serbi). A Fuorni su una media di 500 circa tra uomini e donne ci sono 280 posti legali, tolti i 130 di Alta Sicurezza e le 48 donne, il resto sono tutti ammassati come vittime sacrificali nella 1° sezione destinata ai cosiddetti Comuni, senza dimenticare poi la costante sempre più preoccupante della percentuale di detenuti in attesa di giudizio. Per il Presidente Napolitano: non c’è da perdere nemmeno un giorno. E, invece, sono passati anni, vite umane martirizzate a migliaia, mentre lì nelle carceri si continuano ad ascoltare le urla provocate da un dolore insopportabile in questi corpi e in queste anime. La sofferenza inflitta per mano dello Stato che fa una strage di leggi per il cui rispetto è obbligato, leggi riguardanti i Diritti Umani fondamentali, scritte nella Costituzione italiana, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani. Questo Papa, Francesco, da un po’ ci esorta a riflettere sulle beatitudini, tra esse: "Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli”. Campania: Presidente Caldoro; piano reinserimento detenuti, misura utile e concreta www.salernonotizie.it, 2 maggio 2014 L’Assessorato regionale all’Assistenza sociale, guidato da Ermanno Russo, ha stanziato cinque milioni di euro per consentire il reinserimento sociale di 1500 detenuti tra adulti, minori e militari, con percorsi formativi direttamente nelle carceri per favorire il conseguimento di una qualifica professionale e per accumulare crediti da poter "spendere” in futuri corsi di formazione. La somma, derivante dalla riprogrammazione delle risorse comunitarie del Fondo Sociale Europeo (Fse), servirà a far fronte al fabbisogno formativo indicato dai direttori dei Penitenziari. Per la prima volta in Campania, si interviene con un piano che coinvolge in attività di reinserimento sociale tutti gli Istituti di Pena: sono previsti 147 interventi, tra le 60 e le 600 ore. Di questi 123 risultano rivolti all’area adulti, 19 a quella minorile e 5 ai detenuti del carcere militare. In totale saranno formate circa 1.500 persone, così divise: 1340 adulti, 100 minori e 44 militari. L’unico precedente in regione per attività di questo tipo risale al 2009, quando ad essere formati, in via sperimentale, furono 240 detenuti per un investimento complessivo di 700mila euro, utili a finanziare in totale 26 corsi. "Siamo già nella fase della progettazione esecutiva. L’obiettivo finale del percorso messo in campo in questi mesi - sottolinea l’assessore Ermanno Russo - è il reinserimento sociale della persona reclusa, che potrà contare, grazie ad un intervento programmato e studiato nei minimi dettagli con i direttori delle carceri, su una qualifica finita o su un credito spendibile all’interno della società e del mercato del lavoro. "Favorire dinamiche di questo tipo, riducendo il rischio di rientro nel circuito dell’illegalità, è alla base di quel welfare produttivo e non più residuale e riparativo che la Giunta Caldoro ha inteso promuovere sin dal suo insediamento, mettendo a punto un Piano per la governance dei servizi alla persona, di cui questa misura è parte integrante”, conclude l’assessore. Per creare figure professionali all’interno delle carceri, in grado poi di potersi rapportare concretamente con il mercato del lavoro, i responsabili dei Penitenziari hanno comunicato alla Regione il proprio fabbisogno formativo, scegliendo poi, da un catalogo aggiornato di recente, il corso più adatto alle esigenze dei detenuti disponibili a formarsi. Gli interventi sono stati vagliati ad uno ad uno da uno specifico Comitato di pilotaggio, costituito, oltre che da dirigenti regionali, dal Provveditorato della Campania del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, dal Centro di Giustizia minorile campano e dal Garante dei Detenuti della Campania. I corsi sono stati scelti dai Direttori delle carceri. Tra le qualifiche previste per i detenuti adulti, a Bellizzi (Avellino) e Carinola (Caserta) quella di "addetto alla lavorazione artistica di pelli e cuoio”, al carcere femminile di Pozzuoli quella di "addetto all’attività manutentiva di spazi verdi”, a Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino) quella di "istruttore operativo di sala e personal trainer”. Quanto all’area dei minori, 600 ore di formazione consentiranno di conseguire la qualifica di "addetto alla panificazione ad Airola (Benevento), così come a Nisida (Napoli), dove sono previste altre due qualifiche, quella di "pizzaiolo” e di "artigiano del presepe”. Per i detenuti del carcere militare le qualifiche saranno di "addetto alla panificazione” e di "impiantista termoidraulico”. Tutti i dettagli sono reperibili sul Burc del 31 marzo scorso, alla voce decreti dirigenziali (DD n.283 del 2014, sezione "Politiche sociali”). "La formazione di qualità rappresenta una occasione per tutti. L’assessore Russo, d’intesa con gli esperti del settore, ha individuato un percorso virtuoso. In linea con le scelte fatte in questi anni dalla Giunta e con gli stimoli che da più parti, dalla Chiesa alle parti sociali fino all’associazionismo, arrivano alle Istituzioni”, conclude il presidente. Campania: il Coni fa il punto sulle attività sportive in corso negli istituti penitenziari www.napolimagazine.com, 2 maggio 2014 Si è svolto presso la sede di via Longo in Napoli un incontro promosso dal Presidente del Coni Campania Cosimo Sibilia per fare il punto sulle attività sportive in corso negli istituti penitenziari della nostra regione e su quelle da avviare, sempre con l’ausilio di tecnici volontari che il Coni mette a disposizione attraverso le sue articolazioni territoriali, i Delegati Provinciali. Per il Coni hanno partecipato ai lavori il Presidente Cosimo Sibilia, il Vicepresidente vicario Amedeo Salerno, Rosario Pitton componente di Giunta ed il Segretario Alfonso Modugno, oltre ai Delegati Provinciali di Napoli (Sergio Roncelli) e Salerno (Domenica Luca). Per il Ministero della Giustizia il Dott. Claudio Flores responsabile del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Napoli, ed i Referenti delle strutture penitenziarie coinvolte nelle province di Avellino (Attilio Napolitano C.C. Avellino - Vincenzo Tedeschi C.C. S. Angelo dei Lombardi - Livia Bonfrisco C.C. Lauro), Napoli (Bruno Bocconi C.C. Secondigliano - Orlando Carbone C.C. Poggioreale - Adriana Intilla C.C.femm. Pozzuoli). Dopo l’introduzione del Presidente Sibilia, il dott. Flores ha ringraziato il Coni Campania e i Delegati provinciali di Avellino, Napoli e Salerno per l’impegno profuso dai tecnici volontari e per i materiali didattici e le attrezzature fornite ai vari Istituti. "Senza il supporto del Coni, l’Amministrazione penitenziaria non avrebbe potuto far fronte alla crescente domanda di sport della popolazione reclusa, i fondi ministeriali, infatti, sono del tutto insufficienti a soddisfare le necessità dei 17 penitenziari sparsi sull’intero territorio regionale, siamo, pertanto, orgogliosi che le attività sportive svolte presso il carcere di Secondigliano siano state prese a modello divenendo il progetto pilota nazionale dal Ministero della Giustizia d’intesa con il Coni” ha concluso Flores. Immediata la replica del Presidente Sibilia che ha garantito tutti gli impegni in corso d’opera, grazie al lavoro dei volontari che hanno confermato la loro piena disponibilità ed in alcuni casi hanno chiesto maggiori spazi e tempi operativi. Attualmente sono circa 300 le detenute e i detenuti coinvolti nelle attività di Basket, Pallavolo, Ginnastica, Calcio a 5, Aerobica e Danza. "Sono allo studio ulteriori iniziative locali che faranno capo sempre al Coni Campania per essere istituzionalizzate prima di diventare operative con il supporto dei Delegati Provinciali; ulteriori sforzi saranno compiuti verso le province di Benevento e Caserta per avviare un dialogo costruttivo anche su quei territori che al momento non godono di queste straordinarie opportunità” così ha sintetizzato Sibilia gli impegni assunti dal Coni Prima delle conclusioni, la parola è passata ai volontari i quali hanno testimoniato le loro personali esperienze, più o meno consolidate, auspicandone l’incremento ed il miglioramento delle condizioni operative, per poter venire incontro al crescente bisogno di sport che sembra dare una sensazione di libertà a chi, purtroppo, libero non è. Napoli: Poggioreale, la direttrice "condannata” dagli ispettori Ue: "situazione infernale” di Giuseppe Crimaldi Il Mattino, 2 maggio 2014 Dieci giorni di tempo. Bisognerà attendere ancora poco più di una settimana per sapere quale sarà l’esito dell’iter avviato dal Dap (il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) che ha "invitato” la direttrice della casa circondariale di Poggioreale a indicare al ministero della Giustizia un’altra sede lavorativa. E anche se nessuno ufficialmente lo conferma, l’idea che l’esortazione a scegliersi una nuova sede nasconda in realtà un trasferimento bello e buono - nonostante i meriti da più parte riconosciuti a Teresa Abate - si fa di ora in ora più concreto. Lo confermano, per esempio, i risultati dell’ispezione svolta a Napoli, proprio a Poggioreale, alla fine dello scorso mese di marzo da parte di una delegazione di parlamentari europei che dopo aver visitato il carcere romano di Rebibbia si trasferirono nel capoluogo campano per verificare con i propri occhi la situazione in cui versa il carcere italiano detentore dei più tristi record che da anni lo proiettano in coda alle speciali classifiche, quanto a vivibilità e a degrado. Sono pagine forti, quelle scritte dagli europarlamentari al loro rientro a Strasburgo dopo la "full immersion” nella struttura penitenziaria più affollata d’Italia e dell’intero Vecchio Continente. Pagine forti soprattutto per i giudizi finali che vengono dati: con qualcosa di molto più simile a una stroncatura che a una semplice bocciatura delle condizioni dello storico carcere napoletano. "Poggioreale è una vecchia prigione - esordisce il rapporto - ed è molto conosciuto soprattutto a causa delle lunghe code dei familiari in visita ai detenuti”. La commissione stigmatizza poi alcuni aspetti: dalla capacità di ospitare circa il doppio dei 1.400 detenuti, numero massimo consentito (ma solo sulla carta), al numero di posti letto per ogni cella, con casi limite anche di 12 reclusi in poco spazio; dalle due ore d’aria in cui ai detenuti viene garantito un "passeggio” in un cortile "di dimensioni inadeguate”, dai problemi dovuti alla mancanza di luce e ventilazione in alcuni padiglioni, alle situazioni igieniche. "Solo pochissime celle - scrivono ancora i delegati in visita a Napoli - hanno una doccia e la maggior parte dei detenuti devono condividerne una in comune (in un edificio visitato dalla delegazione, c’erano tre docce per 87 detenuti). Di conseguenza essi hanno diritto a due docce alla settimana, e in alcuni edifici non c’è il riscaldamento e l’acqua calda”. Radiografia impietosa che disegna un girone dantesco. "Ci sono solo due cucine per l’intero stabilimento - proseguono gli europarlamentari - e senza finestre termiche, ragion per cui la maggior parte dei detenuti riceve in cella un cibo freddo e di qualità molto scadente: il che spinge molti detenuti a cucinarsi da soli il vitto, utilizzando stufe rudimentali nei bagni”. Anche i numeri colpiscono in maniera assolutamente negativa i delegati del Parlamento Europeo. Tornando al sovraffollamento, i commissari rilevano che "il numero di detenuti ospitati in questa prigione sono 2354, di cui 800 sono in custodia cautelare e 850 sono condannati con sentenza definitiva. Il resto è composto da soggetti che attendono i successivi gradi di giudizio”. Inoltre "non c’è quasi alcuna possibilità di formazione o altre attività sociali, mentre pochissimi sono i detenuti coinvolti in attività lavorative. Il sovraffollamento e le condizioni igieniche pessime facilitano la diffusione di malattie. In particolare i tossicodipendenti non ricevono una terapia appropriata. I detenuti possono essere messi in celle di isolamento per motivi di salute o disciplinari: un certo numero di detenuti con problemi psichiatrici sono stati trovati a essere detenuti in celle di isolamento. Suicidi, tentativi di suicidio e atti di autolesionismo sono molto frequenti. Un tentato suicidio da un detenuto si è verificato solo un’ora prima che la delegazione entrasse nella prigione”. Terni: nuovo padiglione, in arrivo 300 detenuti "speciali”, protesta la Polizia penitenziaria www.ternioggi.it, 2 maggio 2014 Al carcere di Terni sta per essere aperto un nuovo padiglione con conseguente arrivo di altri 300 detenuti "speciali” che portano con loro il rischio di infiltrazioni mafiose e di aumento della criminalità in città. Contro questo protesta fortemente la Polizia Penitenziaria. Proprio per questo le segreterie regionali delle organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, insieme al presidente dell’Associazione Prometheus (Unione sindacati forze di polizia) Daniele Pace, domani alle 12 a palazzo Spada, incontreranno il sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci, il senatore Gianluca Rossi e il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo. I rappresentanti di ben 9 sigle sindacali scrivono ai media: "Vogliamo portare alla vostra attenzione il problema sicurezza a Terni purtroppo sottaciuto da tutti, ma la cosa più grave è che la maggior parte dei cittadini ternani non è informato di quanto sta accadendo. Abbiamo sempre pensato che uno dei compiti più importanti sia quello di fare informazione o meglio una buona informazione e tentare di migliorare le condizioni di lavoro non solo dei colleghi, ma anche di tutti i cittadini, non fosse altro perché molti degli appartenenti alle forze dell’ordine sono prima di tutto cittadini ternani. Non possiamo pertanto tacere su quanto sta accadendo, nel più completo silenzio, nella Casa Circondariale di Terni, dove, è opportuno ricordarlo, sono presenti persone che, per i loro precedenti penali e per i loro percorsi criminali (associazione mafiosa, ‘ndrangheta, camorra, terrorismo, mafia e sacra corona unita), possono essere considerati detenuti speciali, sottoposti al regime detentivo 41/bis e di alta sicurezza (A.S.2 e A.S.3)”. Proseguono i sindacati della Polizia Penitenziaria: "L’arrivo di ulteriori 300 detenuti A.S.3 determineranno il trasferimento di interi nuclei (soprattutto familiari) che scelgono di sovente la nostra Provincia e la nostra città per stabilizzarsi e continuare tranquillamente la loro attività criminale. Non vogliamo certo continuare l’elenco delle problematiche parlando dei collaboratori di giustizia e dei soggetti con l’obbligo di soggiorno che numerosi risiedono in città, che hanno portato ad infiltrazioni di soggetti appartenenti ad organizzazioni criminali, rendendo critica la sicurezza di Terni e Provincia”. In conclusione i rappresentanti sindacali della Polizia Penitenziaria "con l’incontro presso il Comune di Terni, previsto per venerdì 2 maggio speriamo di trovare alleati per cercare insieme di migliorare la sicurezza, sia dell’Istituto che del territorio ternano”. Bari: Cisl-Fns; in piazza Prefettura un sit-in degli agenti di Polizia penitenziaria www.baritoday.it, 2 maggio 2014 Ieri la protesta organizzata dalla Cisl-Fns contro la mancata applicazione della legge "svuota carceri” le carenze strutturali e di personale degli istituti penitenziari. Sono scesi in piazza per richiamare l’attenzione sul problema del sovraffollamento delle carceri - a cominciare dal penitenziario barese - e denunciare la mancata applicazione del decreto "svuota carceri”. Ieri in piazza Prefettura si è tenuta la manifestazione degli agenti di polizia penitenziaria organizzata dalla Cisl-Fns. "La Cisl-Fns, - si legge in un comunicato - denuncia con forza la mancata applicazione della Legge "svuota carceri”, che prevede la detenzione o gli arresti domiciliari per reati che richiedono una pena residua fino a diciotto mesi e, soprattutto, il fatto che gli arrestati per reati di competenza del giudice monocratico, vengono associati presso le Case Circondariali, nonostante la norma preveda che il fermo debba essere effettuato presso le camere di sicurezza delle forze dell’ordine che procedono all’arresto, ed in casi eccezionali, il pm inquirente deve giustificare l’eventuale accompagnamento in carcere, con un decreto motivato. Tale circostanza è assolutamente inattuata. Grazie all’inerzia del Provveditore, la legge ha registrato un netto fallimento nella regione Puglia, creando non pochi problemi di affollamento degli istituti penitenziari, nonostante le minacce della Comunità Europea sul mancato rispetto dei diritti dei condannati, in termini di spazi per la detenzione”. "La Cisl-Fns, - prosegue la nota - ritiene che la politica attuata dai vertici del Dap, non sia assolutamente risolutiva delle carenze strutturali e umane e, che l’invecchiamento del personale, determinerà un’autogestione degli Istituti, facendo venir meno la certezza della pena e del reinserimento sociale”. "Questa O.S., - conclude il comunicato - con il sit-in del 30 aprile p.v., in Piazza Prefettura, a Bari, inizia un percorso di denuncia ai mass media, affinché i vertici dell’Amministrazione applichino in toto le leggi dello stato, come accade già da tempo, nelle sedi del nord e del centro Italia, applicando la "Legge Severino ex Guardasigilli” del Ministero della Giustizia, anche per un rispetto della dignità di fermati per probabili reati. Il Provveditore regionale, vorrà convocare un tavolo di confronto con procedura d’urgenza con le OO.SS. rappresentative del personale, sulla materia oggetto della manifestazione indetta da questa O.S.”. Sulmona (Aq): detenuto tenta il suicidio, salvato dagli agenti di Polizia penitenziaria www.quiquotidiano.it, 2 maggio 2014 Un foglio di carta con poche parole. Dagli slip avrebbe ricavato l’elastico che, annodato alle sbarre della finestra, si è attorcigliato al collo e poi al buio si è seduto sullo sgabello. Così voleva farla finita, nel carcere di Sulmona, G. M. detenuto 33enne salvato in extremis da un agente che fortunatamente stava controllando proprio il braccio di detenzione in cui è sistemato il giovane, gravemente malato, ora piantonato in regime di sorveglianza a vista. Il penitenziario ovidiano schiva per un soffio la triste fama assegnata in passato alla struttura oggi in sofferenza per superare gravissime difficoltà causate dal sovraffollamento della popolazione carceraria e dalla carenza di organico della Polizia Penitenziaria, da apparecchiature obsolete e impianti fatiscenti. Grane incredibili che gli agenti a Sulmona cercano di risolvere, attenuare o almeno attutire. Questo è il primo tentativo di suicidio del 2014, l’emorragia sembrava essersi arrestata anche perché, nell’arco di 10 anni, 13 suicidi hanno inciso a fuoco sulla struttura il marchio di carcere dei suicidi. La battuta d’arresto per la macabra conta si ottiene nel 2013, oggi a via Lamaccio nessuno più si è dato la morte. I primi mesi dello scorso anno 4 tentati suicidi e 12 atti di autolesionismo gravi praticamente scomparsi quando, a giugno 2013, sono stati trasferiti al carcere di Vasto tutti gli internati di Sulmona, negli ultimi 10 mesi non sembra si sia verificato alcun episodio grave, eccetto il tentato suicidio dell’altro ieri. Da indiscrezioni sembra che il detenuto trentatreenne, con una malattia incurabile, avrebbe tentato il suicidio perché non sarebbe stata accolta la sua richiesta di sospensione della pena o di detenzione domiciliare. Curare la malattia del giovane, costretto a letto e ad una degenza definitiva dietro le sbarre, costerebbe allo Stato circa 800 euro al giorno tra cateteri da cambiare e cure sanitare da garantire per lenire le sue sofferenze. Terni: domani sindacati Polizia penitenziaria incontrano sottosegretario Interno e sindaco Ansa, 2 maggio 2014 Le segreterie regionali delle organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria, insieme al presidente dell’Associazione Prometheus (Unione sindacati forze di polizia) Daniele Pace, incontreranno domani alle 12, a palazzo Spada, il sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci, il senatore Gianluca Rossi e il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, per discutere della situazione della casa circondariale ternana. Lo annunciano le stesse sigle sindacali, ricordando di essere impegnate ad "evitare quello che purtroppo sta ormai accadendo, l’apertura del nuovo padiglione e conseguente arrivo di circa 300 detenuti alta sicurezza”. Si tratta - spiegano i sindacati - di persone che, per i loro precedenti penali e per i loro percorsi criminali (associazione mafiosa, ‘ndrangheta, camorra, terrorismo, mafia e sacra corona unita), possono essere considerati detenuti speciali, sottoposti al regime detentivo 41/bis e di alta sicurezza. Le organizzazioni sindacali evidenziano quindi l’impatto che questi arrivi avranno non soltanto interno all’istituto, dove sono impegnati circa 195 agenti di polizia penitenziaria, ma anche sulla sicurezza nel territorio. Teramo: questa mattina Pannella in Piazza Martiri per richiamare l’attenzione su carceri www.radicali.it, 2 maggio 2014 Marco Pannella, in Satyagraha dallo scorso 21 aprile per chiedere la fuoriuscita dell’Italia dalla illegalità sulla giustizia e le carceri, trascorrerà l’intera mattina del 2 maggio, giorno del proprio compleanno, a Teramo, sua città natale, in Piazza Martiri. Ne dà notizia lo stesso Pannella attraverso Radio Radicale. "Trascorrerò la mattina del 2 maggio a Teramo - spiega Pannella - per fare il punto sul Satyagraha, rilanciare la lotta nonviolenta e dare così un segno tangibile di solidarietà e gratitudine al consiglio regionale dell’Abruzzo che ieri ha approvato all’unanimità una risoluzione a sostegno della nostra lotta nonviolenta”. "Da Teramo rilanceremo la nostra iniziativa, condotta insieme al Presidente della Repubblica e al Papa, per proseguire la nostra lotta ed evitare che accada a Bergolio quello che accadde a Papa Giovanni Paolo II (che non riuscì a vedere approvato il provvedimento di amnistia chiesto in Parlamento il 14 novembre 2002 ,n.d.r.). Sarò in piazza con i nostri compagni radicali teramani e con i cittadini che vorranno stare insieme a noi”. Ai cittadini, le delegazioni e le personalità che volessero essere a Teramo il 2 maggio mattina con Pannella chiediamo di preannunciare la propria presenza scrivendo a pannella@radicali.it. Pescara: domani la "Colletta del Libro”, tra i volontari anche dieci detenuti www.lopinionista.it, 2 maggio 2014 In sette librerie di Pescara e dintorni la II Edizione dell’iniziativa, promossa dall’associazione Stella del Mare, dalla Caritas Pescara-Penne e dalla Casa Circondariale di Pescara. Tra i volontari anche dieci detenuti. Regalare un libro a chi vive nel disagio come piccola opportunità di rinascita. È questo il senso della seconda edizione della Colletta del Libro che si svolgerà sabato 3 maggio in sette librerie di Pescara e dintorni e il cui obiettivo può ben riassumersi nella massima della scrittrice francese Marguerite Yourcenar che scrive: "Costruire biblioteche è come edificare granai contro l’inverno dello spirito”. Una massima che rimane il riferimento ideale dell’evento. Come per la precedente edizione, l’iniziativa, sostenuta dal Centro Servizi per il Volontariato di Pescara e patrocinata da Comune e Provincia di Pescara, è promossa dall’associazione di volontariato Stella del Mare, capofila dell’evento, impegnata nell’accoglienza e organizzazione di attività per minori; la Caritas Diocesana Pescara-Penne, da sempre vicina a chi vive situazioni di emarginazione; e la Casa Circondariale di Pescara. Sette le librerie coinvolte, tre in più rispetto alla precedente colletta: Edizioni San Paolo (corso Vittorio Emanuele), Mondadori (corso Vittorio Emanuele), Libri in Centro (via Milano), Primo Moroni (via Quarto dei Mille), Giunti al Punto (centro commerciale Arca, Spoltore), Librerie.coop (centro commerciale Ipercoop, S. Giovanni Teatino), On The Road Libreria Interno4 (Montesilvano). Durante la giornata di Colletta, i volontari inviteranno i clienti a comprare e donare libri nuovi che saranno poi regalati al carcere del capoluogo adriatico e a strutture di accoglienza per minori. Saranno particolarmente graditi romanzi, racconti e novelle per adulti e ragazzi. Tra i volontari dislocati nei vari punti vendita, anche dieci detenuti in permesso ex articolo 21 che accoglieranno i clienti e spiegheranno il senso dell’iniziativa. Spiegano i promotori dell’evento: "Come si evince dal logo dell’iniziativa, leggendo libri, si superano barriere, ci si eleva, si cresce e si contemplano nuovi e diversi panorami; la prospettiva dello sguardo cambia e si respira libertà, pur vivendo in situazioni di isolamento.” Del resto anche dicendo "Regala un libro, doni vita”, sottotitolo della colletta, si pone l’attenzione sul senso dell’iniziativa che mira a regalare a detenuti e minori svantaggiati piccoli segni di speranza, quali possono essere i libri”. Va precisato che saranno raccolti solo libri nuovi, perché per rispondere alla generosità di chi vuole offrire libri usati, occorrono modalità e tempi diversi di organizzazione; quindi ci si riserva di approntare un’altra iniziativa mirata proprio a questo. Nella prima edizione, che ha coinvolto circa 50 volontari, impegnati a donare il proprio tempo, contribuendo alla riuscita dell’evento, sono stati raccolti più di trecento libri, consegnati poi al carcere di Pescara, alla Coop. Kaleidos e alla Caritas. Anche quest’anno gli organizzatori sono alla ricerca di volontari, desiderosi di donare due o tre ore del proprio tempo - sarà questa la durata di ciascun turno, in una staffetta ideale di solidarietà, - nella giornata di sabato 3 maggio per contribuire alla buona riuscita dell’iniziativa. Le disponibilità si possono inviare scrivendo all’indirizzo info@lastelladelmare.org, chiamando il n. 3892427508 o faxando la propria candidatura allo 0852058177, numero di fax del Csv di Pescara. Asti: Sappe; detenuto dà fuoco a cella, situazione penitenziaria sempre più incandescente Ansa, 2 maggio 2014 Tensioni ieri sera nel carcere di Asti. Un detenuto marocchino, in isolamento per motivi disciplinari, ha dato fuoco al materasso della cella. Gli agenti della polizia penitenziaria sono intervenuti e sono rimasti intossicati, in modo lieve, dal fumo. A darne notizia è Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, secondo cui "la situazione penitenziaria è sempre più incandescente”. Cinema: Silvia Baraldini a Festival Lecce "situazione carceraria è emergenza nazionale” Ansa, 2 maggio 2014 Lo condizione carceraria in Italia "è un’emergenza nazionale. Pannella combatte da tanto, e ora anche Napolitano, il Papa, ma niente cambia. Sarebbe bello dire che la situazione è migliorata ma è il contrario visto che ci siamo inventati anche un nuovo reato, essere clandestino”. Lo ha detto Silvia Baraldini, che ha partecipato ieri al Festival del Cinema Europeo di Lecce alla proiezione di Nella Casa di Borgo San Nicola (2008), il film di Caterina Gerardi, girato nel carcere femminile di Lecce, che indaga la vita, le considerazioni, le aspettative e le nostalgie di un gruppo di donne detenute in regime di Alta Sicurezza. La Baraldini, che dopo la lunga detenzione negli Usa, era stata estradata in Italia nel 1999, per le sue condizioni di salute, solo grazie a una mobilitazione internazionale, è stata detenuta a Rebibbia, prima che le concedessero gli arresti domiciliari, finiti di scontare nel 2006. "Una società dovrebbe essere molto orgogliosa di avere una situazione carceraria differente, ma manca la consapevolezza che anche questo sia un elemento di democrazia. Di carcere, e soprattutto della condizione delle donne in carcere, ci si occupa pochissimo - spiega. L’unica cosa di cui si parla sono gli arresti domiciliari o i servizi sociali per Berlusconi, e io mi rifiuto di pensare che la cosa ci riguardi”. Droghe: intervista a Rita Bernardini: "decreto primo passo… ma bisogna legalizzare” Il Tempo, 2 maggio 2014 Rita Bernardini, segretario di Radicali italiani, da anni in prima fila nella battaglia contro il sovraffollamento delle carceri, giudica positivamente il Dl droga ma non nasconde le sue perplessità su diversi aspetti della legge. Come giudica il decreto legge Lorenzin sulle tossicodipendenze? "Noi che siamo per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti lo riteniamo un provvedimento minimo rispetto a quello che realmente sarebbe necessario. È importante la distinzione tra droghe leggere e pesanti, ma il proibizionismo è ancora in vigore anche se ne sono stati attenuati gli effetti. Crediamo che solo se un sostanza è chiaramente regolamentata è possibile fare opera di dissuasione. Non si può governare un fenomeno del genere, che coinvolge milioni di persone, lasciandolo gestire alla criminalità organizzata con lo Stato che interviene solo per reprimere. La mafia e la camorra prosperano attraverso queste entrate”. Quali sono le parti positive e quelle che non la convincono? "Vanno bene alcune modifiche che sono state fatte, come la distinzione tra droghe leggere e pesanti che con la Fini-Giovanardi era scomparsa. Positivo anche aver instaurato il reato di piccolo spaccio. Tutto ciò però non è sufficiente e dimostra un’ipocrisia di fondo. Mettendo la cannabis sia tra le droghe leggere sia tra quelle pesanti si lascia tutto in mano alla discrezionalità del magistrato e ciò non va bene. Lo stesso avveniva con la legge precedente. Trovo anche scandaloso che su un argomento così delicato non ci sia un serio dibattito”. Secondo lei perché manca il dibattito? "Perché non si vogliono sbilanciare su questo tema alla vigilia delle elezioni. Comunque, storicamente, non lo hanno mai voluto fare. Un altro tema tabù che in Italia non si può discutere è quello della giustizia. Ieri è stato bocciato il disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con il no di Pd e M5S”. È rimasta sorpresa dal fatto che il governo abbia posto la fiducia sul decreto? "Certo. Le forze politiche si devono assumere le proprie responsabilità, non si possono nascondere dietro la fiducia. Noi abbiamo sempre cercato il dibattito e il confronto con i cittadini”. Sono state diminuite le pene detentive per lo spaccio di lieve entità. Un provvedimento utile per contrastare il sovraffollamento delle carceri? "Vedremo gli effetti del decreto. Sicuramente aver ridotto le pene che sostanzialmente sono tornate quelle della legge Iervolino-Vassalli determinerà un minor afflusso nelle carceri. Da questo punto di vista è un provvedimento positivo ma non risolutivo”. Ncd ha già annunciato battaglia in Senato per la classificazione della cannabis naturale tra le droghe leggere mentre la Lega parla di depenalizzazione dello spaccio di droga. Come giudica queste posizioni? "Alla Lega dico che si mettessero d’accordo tra loro. Maroni anni fa era a favore della legalizzazione delle droghe. Sinceramente non li capisco, fanno un referendum sulla legalizzazione della prostituzione, che noi appoggiamo, e poi si battono contro la legalizzazione delle sostanze stupefacenti. I problemi sociali vanno governati e la soluzione non può essere solo la galera. Non si possono mettere in carcere 4 milioni di persone che fanno uso di marijuana. Anche gli Stati Uniti, che in passato sono stati più severi di noi su questo argomento, adesso stanno facendo marcia indietro. L’Italia invece continua a insistere su queste posizioni proibizioniste”. Stati Uniti: esplosione gas in carcere Florida, 2 morti e 149 feriti, crolla struttura Ansa, 2 maggio 2014 Due detenuti sono morti e 149 persone sono rimaste ferite a causa di un’esplosione, probabilmente dovuta ad una fuga di gas, in un carcere della Florida. Lo riferiscono i medi americani citando il capo dei pompieri e fonti ospedaliere. Tra i feriti ci sono anche diversi membri del personale del penitenziario. L’esplosione è avvenuta intorno alle 23 ora locale (le 5 del mattino in Italia) nel carcere di Escambia County e in quel momento all’interno c’erano circa 600 detenuti. Una portavoce del governo locale ha riferito che parte del edificio dove è avvenuta l’esplosione è crollata e c’è il serio rischio che crolli anche la parte rimasta in piedi. La Florida è uno degli Stati in allerta a causa delle inondazioni causate dalle forti piogge nel centro-sud degli Stati Uniti. Stati Uniti: capo carceri Oklahoma raccomanda modifiche procedure esecuzioni La Presse, 2 maggio 2014 Il direttore del dipartimento delle carceri dell’Oklahoma, Robert Patton, ha pubblicato un documento nel quale raccomanda di introdurre maggiori controlli e modifiche alle procedure delle esecuzioni delle condanne a morte a seguito del caso di Clayton Lockett, morto ieri dopo 43 minuti di agonia a seguito di un’iniezione letale che non ha funzionato come ci si aspettava. Patton aggiunge che ritiene che sia necessaria un’indagine esterna sul caso, cioè condotta da un outsider, perché "sarebbe percepita come maggiormente credibile”. Raccomanda inoltre di mettere in stand by a tempo indefinito l’esecuzione di un altro condannato che si trova nel braccio della morte e che avrebbe dovuto essere ucciso la stessa notte di Lockett. Svizzera: il Canton Grigioni costruisce un nuovo carcere per tutto il Concordato orientale www.gdp.ch, 2 maggio 2014 Il governo grigionese vuole costruire un carcere per tutta la Svizzera orientale. Il progetto da 106 milioni di franchi, che sorgerà a Cazis, offrirà 150 posti per i detenuti. I cantoni di Zurigo e San Gallo hanno già mostrato interesse. "Abbiamo bisogno di questo progetto”, ha spiegato oggi ai media a Coira Martin Graf, presidente del Concordato della Svizzera orientale sull’esecuzione delle pene nonché direttore del dipartimento di giustizia del Canton Zurigo, sottolineando come nella regione interessata manchino dai 100 ai 150 posti nelle carceri. Pur trattandosi di un progetto utile a più cantoni, le spese saranno a carico dei Grigioni, fatta eccezione per un 30% pagato dalla Confederazione. Gli altri cantoni pagheranno i costi dei loro prigionieri e parteciperanno alle spese di gestione. Il Parlamento retico deve ancora approvare il credito. In caso di parere positivo, i lavori cominceranno nel 2016, e il carcere dovrebbe essere completato nel 2018. Olanda: 31 attivisti di Greenpeace arrestati per protesta contro una petroliera russa La Presse, 2 maggio 2014 La polizia olandese fa sapere di avere arrestato 31 attivisti di Greenpeace, mentre tentavano di impedire a una petroliera russa di attraccare nel porto di Rotterdam. La nave da carico Ulyanov trasporta il primo carico di greggio estratto dalla nuova piattaforma offshore di Gazprom nell’Artico. Dopo diverse ore di protesta e di blocco, la petroliera ha potuto attraccare. Il portavoce della polizia, Roland Ekkers, ha dichiarato che il capitano della Rainbow Warrior III di Greenpeace, Peter Willcox, ha disobbedito agli ordini di spostare la nave. La polizia l’ha quindi trascinata in un’altra zona del porto e l’ha infine restituita all’organizzazione ambientalista. Oltre a Willcox sono stati arrestati altri 30 attivisti, ha precisato il portavoce, alcuni per violazione di proprietà, altri per aver tentato di impedire che la petroliera attraccasse impedendo il passaggio con i gommoni. Nessuno è rimasto ferito, nonostante un attivista sia caduto in acqua e sia stato curato per una lieve ipotermia. Willcox era già stato arrestato in Russia lo scorso anno, con altri 28 attivisti e due giornalisti, per accuse di pirateria per aver protestato vicino alla piattaforma Prirazlomnaya di Gazprom. Dopo mesi di carcere, gli ambientalisti furono rilasciati prima delle Olimpiadi di Sochi 2014. Egitto: al Sebahi; se eletto cancello legge su manifestazioni e liberazione detenuti politici Nova, 2 maggio 2014 Il candidato di sinistra alle elezioni presidenziali egiziane del prossimo 26 e 27 maggio, Hamedine al Sebahi, ha promesso in caso di elezioni di "annullare la legge sulle manifestazioni e di liberare tutti i detenuti politici”. Il politico nasseriano ha infatti presentato il suo programma elettorale ha criticato la legge approvata dal governo egiziano lo scorso novembre, che condiziona l’organizzazione di manifestazioni ad un permesso delle autorità, prevedendo il carcere per chi la viola. "Il nostro paese - ha spiegato Sebahi - ha bisogno di una giustizia sociale e io da presidente farò uscire il paese dalla brutta situazione in cui si trova”. Sebahi è il principale avversario di Abdel Fattah al Sisi dato per favorito per le elezioni presidenziali egiziane.