Giustizia: decreto detenuti; l’Aula Camera respinge pregiudiziali M5S e Lega Nord Public Policy, 9 luglio 2014 L’aula della Camera ha respinto le questioni pregiudiziali presentate al dl Detenuti da Movimento 5 stelle e Lega Nord: 310 contrari, 102 favorevoli. Il dl, spiega una nota di Palazzo Chigi, "ha la finalità di adempiere alle direttive dettate da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (Cedu) nei confronti dello Stato italiano nella Sentenza Torreggiani del gennaio 2013, nella quale la Corte aveva imposto l’adozione di specifiche misure riparatorie per Detenuti che hanno scontato la pena in una condizione di sovraffollamento, imponendo a tal fine il perentorio termine, appena decorso, di un anno dalla definitività della pronuncia". "I giudici europei - continua la nota - hanno condannato il nostro Stato al pagamento nei confronti dei ricorrenti di somme comprese tra i 10mila euro ed i 23mila". Il dl si occupa anche di chi già è uscito dal carcere disponendo "un risarcimento pari a 8 euro per ciascuna giornata di detenzione trascorsa in condizioni non conformi alle indicazioni della Cedu". Nel dl sono state poi previste anche alcune modifiche in materia di codice di procedura penale. Tra queste ci sono: gli obblighi informativi per procedimenti che incidono sullo stato di libertà di condannati da corti penali internazionali, misure di esecuzione delle ordinanze degli arresti domiciliari, la modifica dell’art. 275 del codice di procedura penale che prevede che, con una pena detentiva da irrogare che sia massimo di tre anni, non possano essere disposte le misure della custodia cautelare o degli arresti domiciliari. E ancora, altre misure previste nel dl riguardano l’esecuzione "dei provvedimenti limitativi della libertà personale" verso i minorenni che "nel corso dell’esecuzione, siano divenuti maggiorenni" ma fino ai 25 anni d’età. Infine il governo ha predisposto alcune modifiche dell’ordinamento della polizia penitenziaria sulla "consistenza dell’organico", tramite "un aumento della dotazione del ruolo degli agenti e assistenti e diminuzione di quella degli ispettori" e una specifica modifica all’ordinamento per fare in modo che "il magistrato di sorveglianza possa avvalersi dell’ausilio di assistenti volontari". Balduzzi (Sc): adempiere a obblighi Ue "Non si tratta di far bella figura con l’Europa, ma di adempiere agli obblighi derivanti dalla sentenza Torreggiani della Corte europea dei diritti dell’uomo che non può essere ignorata". Lo ha detto Renato Balduzzi, presidente reggente di Scelta Civica, che ha annunciato nell’Aula di Montecitorio il voto favorevole del suo movimento politico per la conversione in legge del decreto-legge che dispone in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Nel confutare i profili di illegittimità contestati in aula al provvedimento in quanto si porrebbe in contrasto con la funzione di urgenza propria del decreto legge, Balduzzi ha tenuto piuttosto a sottolineare i profili di merito del testo adottato dal Governo. "Alla base - ha osservato il deputato piemontese - c’è l’idea della prevalenza della funzione rieducativa della pena così come prevista dall’art. 27 della nostra Costituzione. L’extrema ratio rappresentata dall’applicazione della pena detentiva, così come dimostrato da pronunce e disposizioni susseguitesi nel tempo, costituisce la cultura giuridica prevalente nel nostro ordinamento e anche questo provvedimento va in tale direzione". Fedriga (Ln): ci batteremo per premiare Abele, non Caino "Le battaglie che ci troviamo ad affrontare riguardano non solo noi, ma tutto il gruppo e il movimento". Lo ha detto il nuovo capogruppo della Lega Nord alla Camera Massimiliano Fedriga annunciando la battaglia che il Carroccio porterà avanti nei prossimi giorni contro il governo sul tema dei carcerati: "Renzi vuole regalare 8 euro al giorno ai carcerati e dare incentivi alle aziende che assumeranno i detenuti, invece di aiutare i lavoratori e le aziende. Ci batteremo perché noi vogliamo premiare Abele e non Caino". Giustizia: decreto detenuti; Governo pronto a interventi correttivi sulla custodia cautelare Adnkronos, 9 luglio 2014 Escludere dalla inapplicabilità della custodia cautelare in carcere tutti quei reati per i quali non è prevista la sospensione dell’esecuzione della pena. Vanno in questa direzione i correttivi che il governo intende apportare alla norma, prevista dal decreto legge sulle misure compensative per i detenuti, che esclude la custodia cautelare in carcere se la pena prevista è inferiore a 3 anni. Lo ha spiegato il viceministro alla Giustizia, Enrico Costa, presente in commissione alla Camera alle audizioni dei rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati e dell’Unione camere penali. La correzione escluderebbe dalla norma reati di mafia, stalking, estorsione e rapina aggravata, furti in abitazione, violenza sessuale, furti in appartamento. Perché ci sia "coerenza sistematica", ha spiegato Costa, la norma "deve agganciarsi al meccanismo della sospensione dell’esecuzione della pena". Dunque "la misura cautelare in carcere, quale che sia la prognosi del giudice sulla pena, può essere applicata in tutti i procedimenti per reati che già prevedono l’esclusione della sospensione della pena". E deve anche essere previsto il "coordinamento con le norme sugli arresti domiciliari". Dunque il governo è disponibile a intervenire sul punto, non è chiaro ancora se questo avverrà con un emendamento specifico o con il parere favorevole a un eventuale emendamento presentato in Parlamento. Anm: criticità in norma custodia cautelare ma bene correttivi governo La norma, contenuta nel decreto sulle misure compensative ai detenuti, che prevede che non si possa applicare la custodia cautelare in carcere nei casi in cui il giudice preveda una pena fino a tre anni, presentano "molti aspetti critici". È la posizione dell’Associazione nazionale magistrati, ribadita dal presidente Rodolfo Sabelli, ascoltato in commissione Giustizia alla Camera insieme con il componente della Giunta, Marcello Bortolato. Ma l’Anm accoglie con favore i correttivi annunciati dal governo, che escludono la mancata applicabilità della custodia cautelare ai reati per i quali non è prevista la sospensione dell’esecuzione della pena. Il decreto, così com’è formulato, ha spiegato Sabelli, "non prevede l’esclusione dall’applicazione della norma per i reati per i quali è esclusa la sospensione della pena". E non va bene "l’automatismo sulla base delle previsioni della pena e non sulla pena edittale". Un altro aspetto contestato dall’Anm riguarda "il mancato coordinamento con la disciplina degli arresti domiciliari". Senza correttivi, dunque, il mancato ricorso alla custodia cautelare, ha ricordato Sabelli, potrebbe riguardare anche "reati di media gravità" e "casi di elevata pericolosità", come ad esempio lo stalking "per il quale la pena è quasi sempre contenuta entro 3 anni". Ma con gli interventi annunciati dal governo "alcuni di questi problemi sarebbero eliminati". Ucpi: non abbandonare filosofia norma, il carcere inutile va eliminato La norma sulla custodia cautelare contenuta nel decreto sulle misure compensative ai detenuti, che prevede la non applicabilità nei casi in cui è prevista una pena fino a 3 anni, "non deve essere abbandonata quanto alla filosofia che la ispira, e cioè che il carcere inutile va eliminato". Lo ha sottolineato il presidente dell’Unione Camere penali, Valerio Spigarelli, ascoltato in Commissione Giustizia alla Camera. La custodia cautelare "è un incidente del processo - ha denunciato Spigarelli - e arrivare liberi a processo non deve essere considerata una bestemmia", mentre "si vuole la custodia cautelare come pena anticipata, anche se inutile". Il Parlamento, è l’invito del leader dei penalisti, "dovrebbe andare avanti con la ricostituzionalizzazione delle misure cautelari". Giustizia: Cassazione; carcerazione preventiva con limiti di tempo rigidi di Giovanni Negri Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2014 Nel caso di sospensione dei termini di fase della custodia cautelare il limite del doppio del termine di fase non può essere ulteriormente superato. Lo chiariscono le Sezioni unite penali della Cassazione con la sentenza n. 29956 depositata ieri. Con la pronuncia si evita che, sia pure nel caso di procedimenti per reati assai gravi come quelli previsti dall’articolo 407 comma 2 lettera a), del Codice di procedura penale (tra cui, l’associazione mafiosa e la strage), si proceda a un’ulteriore proroga dei termini di durata massima della carcerazione preventiva sulla base del comma 3 bis dell’articolo 303 comma 1 lettera b). La scelta più garantista effettuata dalle Sezioni unite parte da una ricostruzione della genesi della disposizione inserita tra la fine del 200 e l’inizio del 2001 nel Codice di procedura penale all’articolo 303 con l’obiettivo di evitare il fenomeno delle "scarcerazioni facili" che aveva sollevato un particolare allarme nell’opinione pubblica. Per questo veniva elaborato un meccanismo di recupero della custodia cautelare, possibile ma non utilizzata pienamente in una fase, nella fase successiva. Le Sezioni unite puntualizzano, quanto all’intervento, che non ci trova in presenza di una stratificazione normativa, quanto piuttosto di una modifica complessiva che risponde a un disegno lineare costituito da una flessibilità dei termini di fase, da un aumento recuperabile fino a 6 mesi dei termini di fase per i delitti di maggiore allarme sociale e da un’espressa previsione che l’aumento per le sospensioni non può essere cumulato, nel caso si arrivi al doppio del termine di fase, con l’ulteriore aumento previsto dal n. 3 bis del medesimo articolo 303. L’insuperabilità assoluta, e non relativa, del limite del doppio del termine di fase è verificata dalla sentenza sulla base della forma stessa della disposizione per concludere che "la frase (dell’articolo 304 comma 6, ndr) ci dice che nel calcolo per verificare l’eventuale superamento del doppio non si deve tenere conto di quell’aumento. È come se l’aumento di 6 mesi non esistesse; il giudice deve calcolare il doppio del termine di fase come se il n. 3 bis nonfosse mai esistito". In questo senso, milita, ed è argomento decisivo, anche un’interpretazione costituzionalmente orientata alla luce cioè di quanto stabilito dalla Consulta. Quest’ultima infatti ha avuto modo di chiarire (sentenza n. 299 del 2005) come anche i termini di fase devono, come quelli complessivi, essere ispirati ai principi di proprozionalità e adeguatezza. Inoltre, a volere allargare un po’ lo sguardo, la stessa Convenzione europea dei diritti dell’uomo, pur in assenza di una disciplina sui termini di custodia cautelare, è attenta a sottolineare come la persona sottoposta a detenzione preventiva deve essere giudicata in un "tempo congruo" oppure deve essere liberata. Il sacrificio della libertà personale non può così essere protratto oltre i confini della ragionevolezza. Abruzzo: Di Carlo (Radicali) chiede il Garante e i lavori socialmente utili per i detenuti Ristretti Orizzonti, 9 luglio 2014 La gravità della situazione in cui versano gli operatori, la Polizia penitenziaria e i detenuti delle carceri abruzzesi, è tornata d’attualità in questi giorni a causa della aggressione subita nel carcere di Sulmona dal medico dell’Istituto e da un Agente della polizia penitenziaria. Purtroppo, quello del capoluogo Peligno, non è un caso isolato e ripropone il tema della necessità che la Regione Abruzzo si doti di un Garante per i detenuti. Ricordiamo che, grazie alle nostre iniziative, tre anni fa il Consiglio Regionale approvò la legge istitutiva di tale figura ma che, a 35 mesi di distanza, non si è ancora provveduto alla nomina. La neocostituita maggioranza di centrosinistra ha dunque l’opportunità di marcare un importante segno di discontinuità con il passato, provvedendo immediatamente ad individuare la figura più adatta a farsi carico delle condizioni della popolazione carceraria regionale, di quelle della Polizia Penitenziaria e di tutti gli operatori del settore. Nel contempo, va salutata con estremo favore la proposta - avanzata da due detenuti del carcere di Sulmona - di utilizzare i detenuti in lavori socialmente utili da parte del Comune. Ricordiamo che sono moltissimi i comuni italiani che hanno adottato misure del genere, solo da ultimo quello di Brescia. Come Radicali, da sempre impegnati nella battaglia per la riaffermazione della legalità e per la tutela dei diritti di tutti, anche dei cittadini detenuti, chiediamo di incontrare il sindaco di Sulmona, Giuseppe Ranalli, per favorire l’adozione di questo provvedimento. Alessio Di Carlo Segretario di Radicali Abruzzo Sicilia: Uil-Pa; chiuse Nicosia e Mistretta, una vasta area senza strutture www.vivienna.it, 9 luglio 2014 "Prendiamo atto dell’annullamento del settore Penitenziario nel triangolo che va da Barcellona P.G., Termini Imerese ed Enna, infatti con la soppressione degli Istituti Penitenziari di Mistretta e Nicosia, non ne rimangono per centinaia di chilometri". Inizia così la lunga nota diffusa ieri dal componente della segreteria provinciale della Uil Penitenziari Giuseppe Trapani. "Questo annulla ogni legittima aspirazione di chi nel Penitenziario lavora - prosegue la nota - le aspettative di chi con il Penitenziario movimentava commercio ed economia, chi purtroppo nel Penitenziario incappava, cancellando anche la sicurezza che il Penitenziario generava con la Presenza del Corpo di polizia penitenziaria e, tra l’altro, ove non passasse la riconversione dell’Opg di Barcellona P.G. in Istituto Penitenziario, la forbice si allargherebbe ulteriormente, spostandola da Barcellona a Messina, riducendo ad uno solo l’Istituto Penitenziario su tutta la ex Provincia di Messina, un dato che risulta disastroso per tutti: per le comunità locali che si vedono decurtare centinaia di posti di lavoro, a favore delle grosse realtà cittadine (Catania, Palermo, Agrigento, Ragusa, Caltanissetta ecc.), per l’economia generata dall’indotto, per coloro che nel carcere dovranno scontare le loro condanne, costringendo le loro famiglie ad affrontare viaggi di diverse ore per potere effettuare i colloqui e che avvolte non saranno affrontabili in una unica giornata, ma anche sulle Forze di Polizia che per consegnare gli Arrestati dovranno percorrere centinaia di chilometri. Quali sono le sindacati - uil penitenziari peppe trapanieconomie realizzate? Infatti, conti alla mano, non vi sono effettivi risparmi ma inefficienze conclamate, scaricando i costi di queste scelte, non condivise da questa O.S., sui lavoratori del Penitenziario, sui famigliari dei detenuti, sui bilanci delle forze dell’ordine che dovranno impegnare risorse non indifferenti per relazionarsi con il carcere, sia in termini di tempo, sia in termini economici. Si creano disastrose condizioni dei lavoratori del Penitenziario, che da situazioni stabilizzate da decenni, si ritrovano a centinaia di chilometri dall’ex sede di servizio, gravando sui bilanci famigliari le spese del pendolarismo (200 € mensili e oltre), che aggiunti al mancato rinnovo dei contratti, ai congelamenti delle indennità varie, all’allungamento dell’età pensionabile, non si possono escludere il dissesto finanziario di alcune già difficili condizioni economiche famigliari, si pensi anche ai lavoratori ipovedenti degli istituti, o a quelli invalidi che espletano attività amministrativa, alle categorie protette, o al Personale di Polizia Penitenziario con oltre 30 anni di servizio, in barba a decreti leggi, a norme e indicazioni Governative, che sul territorio non sono nemmeno prese in considerazione, naturalmente con la dovuta tutela dei livelli dirigenziali, che invece beneficeranno di tutte le prerogative a loro concesse (trasferimenti pagati, scelta delle sedi e spostamenti con auto di servizio per raggiungere i luoghi di lavoro). Ci saremmo aspettati una maggiore e più incisiva risposta della Politica, invece impegnata ad auto tutelarsi e intraprendere campagne elettorali (come l’ultima sospensiva emanata), ad emettere sterili proclami, incapace di difendere i territori e ancora oggi, assistendo a uno stato spettrale delle cittadine, causata dalla chiusura dei Tribunali e delle carceri, si ci prepara inermi a subire ulteriori scippi, senza che un minimo di dissenso serio esca dalle nostre ormai flebili voci. Continuiamo a ribadire che ciò che si sta tagliando è l’efficienza, sono i volti umani dello Stato, è lo Stato che era a fianco del cittadino, cittadino che ora è abbandonato a se stesso, non tutelato, indifeso e anche vessato, un passo indietro di centinaia di anni che riportano queste nostre realtà a dover seriamente ripensare di abbandonare i propri luoghi per fuggire verso chi almeno ti garantisce un pezzo di pane, mentre, in controtendenza, migliaia di disperati sono accolti sulle nostre coste. Veramente di riforma epocale si può parlare e nel senso peggiore di tutte le coniugazioni possibili. Molise: vicepresidente Petraroia; dai detenuti di Larino uno spunto di riflessione di Vincenzo Ciccone www.primopianomolise.it, 9 luglio 2014 Sull’episodio della non partecipazione alla messa dei detenuti del carcere di Larino da registrare anche l’intervento del vicepresidente della Giunta regionale Michele Petraroia. Che, lunedì pomeriggio, ha visitato la struttura carceraria ed incontrato 80 detenuti del braccio di massima sicurezza insieme alla direttrice e al cappellano don Marco Colonna. "In un lungo e articolato confronto - afferma Petraroia - ho ascoltato le preoccupazioni dei reclusi ed il loro allarme dopo le notizie pubblicate dalla stampa, che li hanno associati all’episodio di Oppido Mamertina (la statua della Madonna delle Grazie fatta inginocchiare davanti ad un capoclan) su cui la Direzione Antimafia ha aperto un’inchiesta. Sorpresa, stupore e timore di venir coinvolti in fatti sui quali hanno voluto rimarcare le distanze, mandando un messaggio di serenità ai loro familiari per un non evento che li ha visti finire al centro delle cronache nazionali". Al centro dell’attenzione, così, è finita la vicenda del "presunto sciopero" della messa. "Per la giustizia degli uomini, noi siamo stati condannati per reati di mafia e quindi dopo la scomunica di Papa Francesco in Calabria non potremmo più partecipare all’Eucarestia. È così?, si sono chiesti i detenuti, domanda posta sia al cappellano del carcere, don Marco Colonna, che al Vescovo di Termoli-Larino, Monsignor Gianfranco De Luca, che hanno avviato una riflessione profonda con loro sul significato del messaggio di Papa Francesco", spiega Petraroia. Che aggiunge: "Da dieci giorni ci si interroga in quel braccio di massima sicurezza su questo dubbio ed alcuni dei detenuti più coraggiosi hanno avuto la forza di rendere pubblica questa domanda che non è banale, né può essere approcciata con superficialità ed ipocrisia. I detenuti potevano far cadere nel vuoto la scomunica di Papa Francesco continuando a seguire la funzione religiosa e partecipando all’Eucarestia, come accade negli altri Istituti di Massima Sicurezza d’Italia. Nessuno avrebbe detto nulla. Non sarebbe successo niente e tutto si sarebbe consumato nella rimozione valoriale del messaggio di Papa Francesco a Sibari. Per questo è opportuno chiarire che a Larino è accaduto qualcosa di bello e di positivo, non una rivolta, non una protesta ma semplicemente un dubbio, una domanda che attende una risposta teologica su cui non sarà semplice intervenire". Padova: alcuni agenti fornivano droga e telefonini ai detenuti, 15 persone arrestate Ansa, 9 luglio 2014 Ha concluso il servizio nella notte, ma un agente penitenziario non ha fatto in tempo a oltrepassare il portone del carcere di Padova per andare a casa. È finito diritto in cella assieme ad altri cinque colleghi - altri 9 sono indagati, a un avvocato e ad altre 8 persone. Tutti arrestati dalla squadra mobile di Padova che ha scoperto un malaffare, in cambio di soldi, tra droga e corruzione a favore di detenuti del penitenziario euganeo, anche per quelli condannati per associazione mafiosa entrati in possesso di cellulari. Tutto documentato da circa un anno dalla squadra mobile della Questura di Padova, diretta da Marco Calì, che ha scoperto il "marcio" quasi per caso nell’estate 2013 mentre erano in corso delle intercettazioni di marocchini sospettati di un traffico di droga. Nelle telefonate si parlava di quanto avveniva nella casa penale e così, scavando più a fondo, la polizia ha portato alla luce il "malaffare": un nutrito e organizzato gruppo di agenti penitenziari in servizio che per denaro e in pianta stabile, in concorso con familiari ed ex detenuti, gestivano un sistema illecito finalizzato all’introduzione in carcere di droga (eroina, cocaina, hashish, metadone), materiale tecnologico (telefonini, schede sim, chiavette usb, palmari). Tutto per accontentare le richieste dei detenuti. A tirare le fila, un capoposto del quinto piano del "Due Palazzi", Pietro Rega, 48, già arrestato per fatti analoghi nel 2001 dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli quando lavorava nel carcere di Avellino. Allora Rega risultò sul libro paga di un clan della Camorra. Gli agenti coinvolti nell’inchiesta, lo chiamavano il "grande capo" il quale percepiva anche tramite vaglia postali o Western Union i pagamenti di somme di danaro da parte di familiari e complici in cambio delle varie consegne. Per gli investigatori sarebbe stato Rega a coinvolgere gli altri agenti penitenziari, ad influenzarne altri dividendo il denaro incassato con somme che variavano dai 200 agli 800 euro, a seconda dei favori fatti. Ma, sempre secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe gestito con altri colleghi anche il traffico di droga all’interno del carcere, permettendo ai detenuti, specie albanesi e magrebini, di svolgere parallelamente un loro micro spaccio con gli altri reclusi. Sarebbe stato lui a prendere i contatti con un camorrista napoletano appartenente al clan Bocchetta e ad un affiliato al clan Strisuglio della Sacra Corona Unita, entrambi sottoposti a misura di massima sicurezza, beneficandoli anche di cellulari e sim card che permettevano di comunicare tranquillamente comunicare con l’esterno. E nel malaffare è entrato anche l’avvocato Michela Marangoni, 51 anni, del foro di Rovigo, che si sarebbe servita di due suoi assistiti per l’illecito commercio. Con qualche blitz, su suggerimento della squadra mobile, la polizia penitenziaria è andata a colpo sicuro perquisendo le celle dei detenuti sospetti, ma i traffici non hanno mai subito soste, fino a stamane, quando è stato tagliato definitivamente il cordone ombelicale che legava pregiudicati e uomini infedeli dello Stato. Padova: il direttore del carcere "le mele marce ora pagheranno e verranno cacciate" di Carlo Bellotto Il Mattino di Padova, 9 luglio 2014 "Questa operazione ci turba e ci rattrista, ma ci fa anche pensare a un futuro più sereno per gli agenti di Polizia Penitenziaria - e sono la maggior parte - che fanno il loro lavoro onesto. Le mele marce sono 6 sui 400 agenti in servizio al Due Palazzi, questi sono i numeri dei nostro carcere". Salvatore Pirruccio, direttore della Casa di Reclusione era presente ieri alla conferenza stampa in questura sull’operazione Apache che ha portato all’arresto di 6 guardie. "Chi sbaglia viene colpito, sanzionato, mi vien da dire che si tratta di un episodio transitorio" prosegue il direttore "delle persone non hanno osservato il loro mandato. Ma noi stessi, assieme alla polizia, le abbiamo colpite duramente. Devono essere espulse dal corpo se saranno ritenuti colpevoli, visto che la presunzione d’innocenza vale anche per loro. Per ora hanno dimostrato una infedeltà. Chi resta deve capire che si lavora nell’onestà, nella correttezza e nel bene dell’amministrazione, come peraltro fa la stragrande maggioranza degli agenti in servizio al Due Palazzi". "Parlare di soddisfazione per una operazione del genere non si può", afferma il questore Ignazio Coccia "visto che si parla di forze dell’ordine. C’è però compiacimento di aver impedito che questo cancro di allargasse. C’è la soddisfazione di aver lavorato passo passo con la Polizia Penitenziaria che ha dato una collaborazione piena". "Il fascino della menzogna: quella menzogna che, imperversando nei luoghi propri della disperazione, si trasforma in uno stile d’ambigua confusione di ruoli e di priorità, finendo per allearsi con quella delinquenza che, invece, dovrebbe essere smascherata nelle radici" dice don Marco Pozza, cappellano del carcere, intervenendo sull’accaduto. "Non è forse per questo che sono stati ideati i luoghi di reclusione: per isolare il male e riportare la sicurezza? Il giro di corruzione e d’illegalità smascherato al "Due Palazzi" mostra, a coloro ai quali magari il carcere è foresto, quanto sia ostica l’avventura di far crescere il Bene laddove prima ha abbondato il Male: è dall’origine del mondo che il Maligno si scatena soprattutto nella terra del riscatto, della redenzione, delle ripartenze. Ciò che rammarica è la confusione diabolica alla quale qualcuno ha prestato la sua persona, coinvolgendo inevitabilmente un corpo stesso al quale appartiene: la Polizia Penitenziaria. E una famiglia più ampia: quella della Casa di Reclusione "Due Palazzi". In giorni come questi si ama dire: "hanno scoperto l’acqua calda". D’altronde finché nella società il carcere continuerà a restare un tabù e non accetteremo di farlo diventare una "casa di vetro" - dentro la quale ognuno può vedere quello che accade - rimarrà sempre una potenziale terra di nessuno, capace di ospitare il meglio e il peggio di una società: in questo esso rimane un microcosmo di un macrocosmo più grande. Oggi, però, l’errore sarebbe quello di generalizzare: l’occasione è ghiotta e il luogo comune è un posto affollato come il mercato, dove le idee si trovano a basso prezzo. Non è questo, però, di cui si necessita; non è questa la vera notizia da raccontare. Ciò che andrebbe raccontato è che, nonostante lo stile nefasto e furfante di qualcuno, la maggior parte continui ad intestardirsi nel fare il bene, nello svolgere con stile la sua missione, nel cercare il possibile per rendere il carcere un luogo di ricostruzione umana e spirituale. L’amarezza che ho scorto quest’oggi in tanti volti è il segno più credibile dell’onesta fatica ch’è nascosta nella loro feriale presenza. Dalle pagine di questo giornale spesso si narrano le cose belle del "Due Palazzi", quelle che lo rendono amabile agli occhi della collettività. Oggi si racconta il marcio del medesimo istituto. È giusto sia così: siamo nella logica più toccante dei Vangeli, laddove il grano e la zizzania devono convivere assieme fino all’ultimo. Non per lasciare indisturbato il male ma per non rischiare, strappandolo, di rovinare quel bene che cresce assieme. Il bene che c’è e che rimarrà, anzi s’accrescerà. Perché non siamo all’asilo, dove se uno sbaglia ci deve rimettere tutta la classe. I nomi e i cognomi esistono per questo: affinché ognuno risponda del suo. Senza infangare l’onesta manovalanza di chi, consolato nel cuore, entra per garantire la speranza. Com’è scritto nella divisa che tutti i baschi blu indossano. E che tantissimi di loro onorano, con merito". Fp-Cgil: agenti che rovinano il lavoro dei colleghi Sull’inchiesta "Apache" che ha portato all’arresto di sei agenti di polizia penitenziaria interviene Fp-Cgil: "Abbiamo appreso dell’arresto di 6 poliziotti penitenziari e di altri indagati per il medesimo reato, presso la Casa Reclusione di Padova", scrivono in una nota Daniele Giordano, Enrico Ciligot e Gianpietro Pegoraro. "Come Fp-Cgil siamo sicuri che la magistratura farà chiarezza sull’intera vicenda, confidiamo perciò sul lavoro svolto dagli inquirenti. Sicuramente non ci possiamo astenere nel condannare queste forme di comportamento fraudolento tenuto dai poliziotti che discreditano il lavoro onesto portato avanti con tanta fatica dalla maggior parte dei poliziotti penitenziari". Poliziotti che, proseguono i sindacalisti "giorno dopo giorno, in un clima di sovraffollamento carcerario e dei numerosi problemi dei singoli detenuti portano avanti un lavoro onesto e prezioso per la comunità che è definito trattamento". L’auspicio da parte degli esponenti sindacali è che "episodi del genere non accadano più. Un auspicio condiviso dai nostri delegati sui posti di lavoro. Oltre alla tutela di chi lavora in questi ambienti difficili, da anni siamo impegnati a mantenere la trasparenza e la legalità all’interno degli Istituti". Padova: i racconti-choc dei detenuti "gli agenti ci offrivano eroina e film porno…" di Cristina Genesin Il Mattino di Padova, 9 luglio 2014 Dopo il blitz che ha portato all’arresto di 15 persone, tra cui 6 agenti della polizia penitenziaria, la ricostruzione dei reclusi: mazzette di denaro, sigarette e stupefacenti I pacchi con dentro la merce e i vaglia arrivavano alle mogli dei carcerieri per sviare i sospetti. Guardie penitenziarie strafatte di droga anche durante il servizio. E un carcere-groviera dove entra ed esce di tutto. È il 5° blocco (il quinto piano del grattacielo), in particolare, il supermarket della casa di reclusione Due Palazzi dove si compra e si vende dallo stupefacente ai filmini pornografici, dai cellulari a schede sim e chiavi usb. E dove qualunque contatto con l’esterno è possibile. Lo racconta uno dei detenuti che hanno collaborato all’inchiesta, Andrea (nome fittizio) che ricorda come fossero gli agenti a "offrire" droga ai detenuti: "La prima volta ti veniva regalata una riga di eroina o una canna e ti veniva detto "tieni dai, fai festa...", così da quel momento capivano che eri diventato loro cliente acquirente". Il capo-posto del 5° blocco è l’assistente di polizia penitenziaria Pietro Rega. "Prima di me" continua Andrea, "vi era tale A.A. (un detenuto) il quale era incaricato da Rega di portare i pacchi contenenti droga, telefoni e chiavette usb nel reparto alta sicurezza a un detenuto di nome Ivan, poi trasferito... A.A. se ne è andato. Nel frangente Strisciuglio (membro di un clan della Sacra Corona Unita detenuto nel reparto massima sicurezza) scriveva in alcuni bigliettini diretti a Rega che il pacco di Ivan doveva essere dato a lui...". Andrea insiste: "Rega mi ha fatto arrivare a casa somme di danaro in cambio del fatto che, per suo conto, consegnavo a Strisciuglio hashish in panetti da 100 a 200 grammi l’uno con tanto di logo che cambiava ogni volta... E ho consegnato sempre a Strisciuglio una chiavetta usb con scheda telefonica, forchette, coltelli...". L’assistente Rega aveva "anche dell’eroina in sasso. Quando aveva la droga lo faceva sapere in giro, poi quando ne faceva uso perdeva un po’ il controllo e diceva tutto". Nel luglio 2013 Rega ha paura "perché ha sentito che un detenuto stava parlando con la magistratura o la polizia e non ha più voluto che i pacchi fossero indirizzati a sua moglie Zaccaria Iolanda... ma alla moglie del collega Telesca Angelo, il Condor, che ho letto sempre sui bigliettini si chiama Pugliese Francesca. Non so quale fosse il contenuto dei pacchi, presumo hashish, cocaina o eroina... Lo dico perché, poco dopo che i pacchi arrivavano, girava la droga al piano... Ho saputo da Rega che il pacco è regolarmente arrivato alla moglie di Telesca ma quest’ultimo si è tenuto il contenuto (la droga), dicendo a Strisciuglio che il pacco non è mai arrivato". Andrea conferma che, passata la paura, tutto torna come prima: "Rega ha capito che non vi erano grossi problemi e ha ricominciato a ricevere i pacchi a nome di sua moglie". Rega aveva un precedente analogo: era stato indagato, poi condannato in primo grado, infine assolto in via definitiva dal tribunale di Napoli. Lo spiega sempre il detenuto Andrea: "Rega mi ha raccontato di essere stato in galera per associazione a delinquere, poi ha aggiunto "comunque gliela ho messa nel culo perché mi hanno assolto". Rega era un agente-pusher dentro il carcere: "Per un anno e mezzo l’ho visto cedere eroina e hashish... Le cessioni avvenivano nell’ufficio degli agenti e partecipavano, oltre a Rega, anche i suoi colleghi, l’assistente capo Bellino Luca detto ‘u cafone, l’assistente Giordano Paolo detto il poeta, l’agente Telesca Angelo detto condor... Telesca e Bellino cedevano pure metadone ai detenuti che ne avevano bisogno... Entrambi, per quanto ne so, sono in cura al Sert". Domanda spontanea: come è possibile che due agenti di un carcere di massima sicurezza siano tossicodipendenti in cura? Gli agenti sono "comprati" a dosi di droga. E di stecche di sigarette. Il detenuto Andrea aveva regalato all’agente Telesca due stecche di Marlboro. In cambio "di un apparecchio telefonico con scheda... Era il suo telefono e ho chiamato la mia convivente". Bastava pagare o distribuire regalie, e tutto (o quasi) era possibile. "Rega ha sempre fornito di panetti di hashish Arrab Imame (un detenuto)...". Spesso gli agenti si tenevano parte della droga (in qualche caso tutta) spedita ai detenuti con la loro complicità: "Rega mi ha raccontato di aver ricevuto un pacco destinato al magrebino e di aver ricevuto in cambio del favore 70 grammi di eroina e 100 grammi di hashish". Ma come uscivano gli ordini dal carcere? Attraverso ex detenuti come "Mohamed El Ins, il contatto telefonico di Rega che fa da tramite tra lui e chi fornisce lo stupefacente... È Mohamed che i marocchini detenuti chiamano, utilizzando un telefono gestito dai rumeni che lo prestano in cambio di quattro pacchetti di sigarette. Anche gli albanesi hanno telefoni a disposizione e li prestano in cambio di sigarette o soldi... I telefoni cellulari sono stati portati in carcere da Rega e questo è risaputo da tutti". Il quadro è allucinante. Avverte il detenuto Andrea: "Quando sono sotto l’effetto dell’eroina, le guardie carcerarie parlano di tutto e raccontano tutto". Paolo Giordano è l’assistente di polizia pornostar. Oltreché far arrivare in carcere eroina, metadone (lo "sciroppo" suggerito a un collega come antidepressivo), e subutex (un oppiaceo), droghe che assume, distribuisce filmini hard realizzati "in casa". Racconta un detenuto: "Ti offriva la droga in cambio di danaro oppure, se avevi un contatto esterno, andava a ritirarla e ne teneva per sé la metà". Ma l’aspirazione di Giordano, detto il poeta e a volte il pittore, è quella di diventare un divo del porno. Così si cimenta in filmini a luci rosse, realizzati con amiche compiacenti, che distribuisce in carcere grazie alle chiavette usb. Filmini in cui è protagonista indiscusso. Modena: delegazione Pd; i detenuti sono passati dai 590 del dicembre 2013 ai 430 attuali www.24emilia.com, 9 luglio 2014 Dai 590 reclusi del dicembre 2013 ai 430 attuali: anche il carcere di Modena ha risentito positivamente delle misure anti sovraffollamento adottate dal Parlamento e dal governo nei mesi scorsi. L’introduzione della "liberazione anticipata speciale", la ridefinizione delle misure alternative alla detenzione e la recente sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi hanno consentito alla casa circondariale di offrire condizioni di vita dignitose all’interno delle sue mura. Le misure anti-sovraffollamento erano state assunte dopo che la Corte europea dei diritti umani aveva sanzionato l’Italia per il trattamento inumano e degradante dei suoi detenuti causato dalla eccessiva sovrappopolazione carceraria. Ora a Modena la situazione è molto diversa, come ha potuto verificare una delegazione di parlamentari modenesi del Partito democratico in visita alla struttura. Insieme alla responsabile regionale giustizia del Pd Giovanna Zanolini, hanno visitato il carcere i parlamentari modenesi Manuela Ghizzoni, Maria Cecilia Guerra e Stefano Vaccari, il senatore bolognese, componente della Commissione Giustizia, Sergio Lo Giudice, il sindaco di Castelfranco Emilia Stefano Reggianini e l’assessore modenese alle politiche sociali Giuliana Urbelli. "La messa a regime del nuovo padiglione aperto nel febbraio 2013 ha consentito di separare i 121 ristretti in attesa di giudizio dai condannati in via definitiva - spiega l’avvocato Zanolini - Ad oggi nel padiglione ci sono addirittura posti vuoti rispetto alla capienza regolamentare, cosa che per un carcere italiano costituisce una vera rarità". La sezione speciale dei sex offender (che raccoglie anche detenuti provenienti da altre parti della regione) ospita ben 100 detenuti sottoposti a percorsi trattamentali speciali e anche, come ha illustrate la direttrice Rosa Alba Casella, a sperimentazioni di integrazione con gi altri ristretti. II 60% degli ospiti è composto da extracomunitari, il 30% da tossicodipendenti. La sezione femminile ospita 27 detenute. "La nota dolente - hanno sottolineato i parlamentari Pd - riguarda i trattamenti di recupero e in particolare il tema del lavoro. All’interno della struttura sono disponibili solo 80 posti di lavoro (cucina, pulizia, piccole riparazioni) che, grazie alle turnazioni, coinvolgono un centinaio di detenuti. I corsi di formazione professionale organizzati finora dalla Provincia hanno avuti effetti positivi, ma anche una controindicazione: non prevedendo indennità oraria, hanno messo spesso i reclusi nella difficile scelta fra formarsi o riuscire a guadagnare quella poche centinaia di euro che in carcere sono utili magari anche solo per comprarsi le sigarette". Purtroppo gli effetti della crisi economica (aggravati da terremoto e alluvioni) hanno fatto calare le offerte di lavoro provenienti dal territorio. "Auspichiamo che un meccanismo virtuoso - continuano i parlamentari Pd - potrà essere innescato dalle recenti misure di incentivi fiscali per le aziende che assumono detenuti approvate di recente dal Parlamento". Permangono, poi, anche a Modena i mali storici che affliggono il sistema carcerario italiano, dalla carenza degli organici della polizia penitenziaria alla scarsità delle risorse per la manutenzione ordinaria. "Va sottolineato però il dato positivo - conclude l’avvocato Giovanna Zanolini - da considerarsi pur sempre temporaneo, di una disponibilità di metri quadri per detenuto che non ci costringe più a vergognarci, come in passato, di fronte all’Europa". Nuoro: i Sindacati di Polpen; serve un direttore in pianta stabile per Badu e Carros" La Nuova Sardegna, 9 luglio 2014 "Emergenza Badu e Carros, serve un direttore in pianta stabile", la presa di posizione è dei sindacati di polizia penitenziaria tra i più rappresentativi, Osapp, Sinappe, Cisl, Ugl P.P. e Cgil che da qualche mese hanno manifestato la loro contrarietà per come vengono gestiti i rapporti sindacali. "Il carcere nuorese ha sempre risposto positivamente alle esigenze dell’Amministrazione penitenziaria - hanno sottolineato le organizzazioni sindacali, gestendo i periodi difficili delle Brigate Rosse e anche i fatti recenti come il pentimento di un elemento di spicco della Camorra, il boss dei Casalesi Antonio Iovine, detenuto in regime di 41bis. Per questi motivi non si comprende la poca attenzione che il Dipartimento ha nei confronti di Badu e Carros. E il fatto che non ci sia un direttore in pianta stabile (la direttrice Carla Ciavarella è reggente anche a Nucuhis, ndr) ne è la prova. Questa precarietà comporta non poche difficoltà in un istituto con mille problemi, sia di natura strutturale sia gestionale, con forti ricadute sulla sicurezza che fortunatamente viene ancora garantita dagli sforzi, sacrifici e responsabilità dei pochi poliziotti penitenziari rimasti in servizio. "Siamo fortemente preoccupati - hanno aggiunto i sindacati - e così per la prima volta chiediamo un intervento dei vertici dell’Amministrazione penitenziaria, non solo per rivendicare l’ormai endemica e certificata carenza di personale, ma soprattutto per chiedere che al carcere venga assegnato un direttore fisso e non a mezzo servizio come l’attuale, che se pure disponibile non riesce a soddisfare le esigenze di un istituto così complesso e difficile come questo. E infatti, le relaziono sindacali sono ridotte al minimo con conseguenti ritardi nella programmazione del lavoro e ricadute negative sui diritti dei lavoratori. Non è più pensabile andare avanti con una gestione simile, la forte carenza d’organico impone maggiore sforzi da parte di tutti. Ma quanto da noi auspicato - hanno concluso le organizzazioni sindacali - non trova risposte. Così abbiamo preannunciato l’interruzione di qualsiasi rapporto sindacale, proclamato lo stato di agitazione e presto daremo vita ad una serie di iniziative pacifiche di protesta". Cagliari: Sdr; vertice operativo per attivazione del servizio sanitario al carcere di Uta Ansa, 9 luglio 2014 "Il Centro Clinico del Villaggio Penitenziario di Uta sarà completato entro il 15 settembre prossimo. L’impegno è stato assunto dai vertici della Azienda Sanitaria Locale n. 8 nel corso di un vertice svoltosi in Prefettura a Cagliari". Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme", sottolineando "l’importanza dell’iniziativa assunta dal Prefetto di Cagliari per delineare il futuro del servizio sanitario della mega struttura in fase di realizzazione nel territorio di Uta". All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il Direttore Generale della Asl Emilio Simeone, il Procuratore Generale della Repubblica Ettore Angioni, il Direttore della Casa Circondariale di Cagliari Gianfranco Pala e il coordinatore sanitario del presidio medico di Buoncammino Antonio Piras. "Un atto concreto, in attesa della conclusione dei lavori e nella prospettiva dell’inaugurazione dei tre plessi all’inizio dell’autunno, per garantire - osserva Caligaris - un efficiente sistema di prevenzione e cura per detenuti, agenti della Polizia Penitenziaria, amministrativi. Una realtà corrispondente a un paese con presenze quotidiane di oltre un migliaio di persone". Nel Villaggio Penitenziario, oltre al Centro Clinico, con 22 posti effettivi per degenti, sono infatti previsti defibrillatori semiautomatici in ogni piano per il primo soccorso e altri due per la rianimazione cardio-polmonare in punti strategici. Nei progetti della Asl 8 anche una Tac il cui bando è in fase di predisposizione e un apposito corso di formazione per l’uso dei defibrillatori riservato agli Agenti in servizio. "È stata invece esclusa - rileva la presidente di Sdr - la presenza di un’ambulanza dentro le mura della struttura penitenziaria di Uta. Si ritiene infatti sufficiente, in caso di necessità, far intervenire quella del Dipartimento di Emergenza di Sarroch, al centro del paese. Il vertice insomma ha messo l’accento sulle questioni organizzative del nuovo corso della sanità penitenziaria a Uta resta il problema però di sapere quando la mega struttura diverrà operativa. Troppi anni di attesa rischiano di trasformare i primi edifici in vecchie costruzione necessarie di ristrutturazioni". Vercelli: detenuto tenta di evadere dall’ospedale e durante colluttazione ferisce gli agenti di Franco Cottini La Stampa, 9 luglio 2014 Tenta di evadere dall’ospedale e durante colluttazione ferisce gli agenti. Protagonista un detenuto italiano che ha ancora due anni di carcere da scontare. Ha chiesto e ottenuto una visita specialistica al Maria Adelaide ed è stato portato a Torino dai poliziotti penitenziari del Nucleo Traduzioni. Qui, nel breve tragitto dal cellulare alla sala d’aspetto, è scattato il tentativo di fuga. Nel tentativo di bloccarlo, alcuni agenti hanno riportato contusioni. Un episodio che ha scatenato la dura presa di posizione del sindacato Sappe Donato Capece che punta il dito contro il decreto legge varato dal governo Renzi per risarcire i detenuti che hanno vissuto il problema del sovraffollamento delle celle. "Lo Stato - dice - taglia le risorse a favore della sicurezza e della polizia penitenziaria in particolare e poi prevede un indennizzo giornaliero (8 euro) per gli assassini, i ladri, i rapinatori, gli stupratori, i delinquenti che sono stati in celle sovraffollate". Un appello al presidente della Repubblica e al parlamento perché la norma sia rivista: "A noi poliziotti non pagano da anni gli avanzamenti di carriera, le indennità, addirittura ci fanno pagare l’affitto per l’uso delle stanze in caserma e poi stanziano soldi per chi le leggi le ha infranto e le infrange". Taranto: introduce droga in carcere, infermiere dell’Asl finisce ai "domiciliari" Ansa, 9 luglio 2014 Un infermiere dell’Asl di Taranto di 52 anni, residente a Manduria, che presta servizio nel carcere del capoluogo ionico, è stato arrestato e posto ai domiciliari dopo essere stato sorpreso a introdurre droga all’interno della casa circondariale di via Magli. L’uomo, così come accertato dagli agenti della Polizia penitenziaria, diretti dal comandante Giovanni Lamarca, aveva nascosto in un flacone di doccia-shampoo, 11 involucri contenenti circa 28 grammi di marijuana. La perquisizione è stata effettuata con l’ausilio di unità cinofile che hanno fiutato la sostanza stupefacente. Il 52enne è stato posto agli arresti domiciliari su disposizione del pubblico ministero Stefania Ferrieri Caputi. Oggi l’interrogatorio dell’infermiere ai domiciliari (La Voce di Manduria) Sarà interrogato questa mattina C.F., l’infermiere manduriano di 52 anni che da lunedì sera è detenuto ai domiciliari perché arrestato dalla polizia penitenziaria del carcere di Taranto con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver cercato di introdurla all’interno del luogo di pena dove prestava servizio nell’infermeria. L’uomo, così come accertato dagli agenti diretti dal comandante Giovanni Lamarca, aveva con sé un flacone di doccia-shampoo di marca Pino Silvestre contenente undici involucri contenenti circa 28 grammi di marijuana. La perquisizione è stata effettuata con l’ausilio di unità cinofile che hanno fiutato la sostanza stupefacente. Il 52enne che oltre a prestare servizio nell’infermeria del carcere è dipendente della Asl di Taranto e lavora da anni all’ospedale Giannuzzi di Manduria, è stato posto agli arresti domiciliari su disposizione del pubblico ministero Stefania Ferrieri Caputi ed è difeso dall’avvocato Dario Blandamura, di Manduria, che oggi lo assisterà nell’interrogatorio di convalida dell’arresto. Sino a ieri il legale non aveva ancora sentito il suo assistito per cui non ha improntato ancora la linea difensiva da seguire. Non è da escludere, comunque, che l’indagato oggi dichiarerà al giudice che lo interrogherà di essere all’oscuro del contenuto della bottiglia di bagnoschiuma che ha cercato di far entrare in carcere. In tal caso, per convincere il magistrato, dovrà naturalmente indicare il nome di chi gli ha preparato il tranello. Intanto la Asl di Taranto ha già annunciato l’avvio di provvedimenti nei suoi confronti. "Appresa la notizia dell’arresto per droga di un infermiere dipendente in servizio presso la Casa Circondariale di Taranto - si legge in una nota - la Asl ha prontamente avviato l’adozione di provvedimenti previsti". Roma: tutte promosse detenute Rebibbia del Corso di decorazione pittorico liceo artistico Ansa, 9 luglio 2014 Tutte e sette promosse alla maturità le ragazze detenute nel carcere di Rebibbia che hanno seguito il corso di Decorazione pittorica del Liceo Artistico "Enzo Rossi". C’è anche un 96 fra le votazioni ottenute; per le altre voti fra 60 e 94. Tre delle ragazze - fanno sapere dal Liceo romano - intendono proseguire gli studi all’università (le facoltà prescelte lingue e formazione e sviluppo delle risorse umane); un’altra vuole iscriversi all’Accademia di belle Arti mentre un’altra ha intenzione di seguire un corso sull’imprenditoria perché, una volta terminata, desidera aprire una propria attività. "Si parla spesso di difficoltà presenti all’interno della scuola e di situazioni drammatiche che pervadono la vita carceraria, ma - rilevano alcuni docenti del corso - esistono anche persone, che senza far troppo rumore, svolgono un percorso lungo e irto di difficoltà che le portano a raggiungere obiettivi e mete che hanno un solo fine, guadagnare un riscatto sociale carico di dignità e consapevolezza nelle loro capacità". Fra l’altro, l’Università Roma 3 e il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, hanno recentemente siglato un accordo che permetterà ai detenuti della regine di proseguire gli studi universitari durante il periodo trascorso in carcere. Verona: domani sera a Montorio cena benefica, detenuti ai fornelli per la biblioteca L’Arena, 9 luglio 2014 Il ricavato servirà ad acquistare nuovo materiale per la struttura. L’hanno chiamata "Cena re(s) elusiva" giocando sui termini esclusiva e reclusiva per far capire al volo che si tratta di un invito in... carcere a Montorio con l’obiettivo è raccogliere fondi da investire in formazione. La propone domani sera la Casa circondariale in collaborazione con la Cooperativa sociale di solidarietà Promozione Lavoro, ad invito, ovviamente, vista la particolarità del luogo, ma occasione "per far vivere ai partecipanti un percorso enogastronomico e narrativo finalizzato alla maggiore conoscenza di una realtà complessa come quella del carcere e per rilanciare l’efficacia dell’esperienza detentiva e il senso della pena, se sostenuti da forti momenti di crescita educativa e professionale". Le preparazioni culinarie sono realizzate dal laboratorio artigianale di panificazione "Oltre il forno" in collaborazione con i detenuti che frequentano il corso alberghiero, entrambe realtà che fanno parte del progetto di reinserimento lavorativo all’interno del carcere. Partner della serata sarà la cantina Fattori, che con i propri vini accompagnerà le diverse portate, alla quale si unisce Fili Pari, studio di progettazione e comunicazione di eventi che curerà l’allestimento dell’insolita mensa. Alla cena sono state invitate diverse figure istituzionali provenienti dal ministero della Giustizia, il prefetto, la giunta comunale, rappresentanti della cooperazione provinciale e della curia diocesana. L’intero ricavato della serata benefica è destinato all’acquisto di materiale per l’allestimento della nuova biblioteca della Casa circondariale di Montorio, spazio che diventerà punto di riferimento per tutta la formazione proposta all’ interno del carcere. Aversa: due internati dell’Opg al lavoro per riqualificare il Centro culturale "Caianiello" www.campanianotizie.com, 9 luglio 2014 "È partito il progetto che vede dal 7 al 18 luglio due internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito impegnati in lavori di tinteggiatura di alcune sale del Centro culturale Caianiello (ex macello). Lavoreranno per due settimane dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 15.30 e saranno accompagnati da personale della Polizia Penitenziaria". Lo annuncia il sindaco di Aversa, Giuseppe Sagliocco, in seguito alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra il Comune di Aversa e l’Opg per che prevede l’impiego di internati in lavori di pubblica utilità. "Vogliamo dare la possibilità agli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito di svolgere un’attività lavorativa di pubblica utilità a favore della collettività come strumento rieducativo". Ha detto Sagliocco, e continuando: "Per questo abbiamo deliberato in giunta la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Comune di Aversa e l’Opg per l’inserimento di due internati in attività lavorative. Credo che sia necessario dare avvio sul territorio di Aversa ad una cultura di accettazione reciproca nella quale gli interessi dei singoli e della collettività possano coesistere non solo in maniera armonica, ma diano la possibilità di una soluzione positiva ed innovativa condivisa al bisogno di giustizia espresso dalla collettività e a quella di ‘riscatto’ espresso dal singolo, nell’ottica della cosiddetta giustizia riparativa". "Il territorio, inoltre - continua Sagliocco - in questo modo può diventare un elemento vitale e di impatto diretto sulla crescita e cambiamento del percorso di inclusione sociale, in termini di emancipazione e di responsabilizzazione della persona di stato di detenzione". Il protocollo d’intesa tra l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito ed il Comune di Aversa si propone di creare un sistema integrato tra i due Enti che si prenda carico dell’intero percorso tratta mentale dei detenuti, aumentando la sensibilizzazione territoriale sul tema della popolazione carceraria. Gli internati che saranno impiegati in lavori di pubblica utilità all’esterno, individuati secondo presupposti per i quali sussistano le condizioni per l’ammissione alle licenze per prestare attività di pubblica utilità, avranno una copertura assicurativa e riceveranno la corresponsione di un rimborso forfettario per il vitto. Cinema: "Meno male che è lunedì", Filippo Vendemmiati racconta l’officina dei detenuti www.estense.com, 9 luglio 2014 Filippo Vendemmiati, già autore di vari docufilm, tra i quali "È stato morto un ragazzo" sul caso Aldrovandi (premio David di Donatello nel 2011), ritorna dietro la macchina da presa con un nuovo film/documentario, ambientato nel carcere della Dozza di Bologna. Si chiama "Menomale è lunedì" ed è la storia di 13 detenuti che lavorano nella ex palestra del carcere, oggi trasformata in un’officina metalmeccanica e che rappresenta qualcosa di unico nel panorama penitenziario italiano. Il titolo trova spunta in una frase di uno dei detenuti-lavoratori: "Sabato e domenica purtroppo non lavoriamo". Sì, perché quelle giornate di lavoro sono anche giornate di libertà oltre che un investimento per il futuro. Tre aziende metalmeccaniche leader nel settore del packaging - Gd, Ima Spa e Marchesini Group - hanno deciso di unirsi e dare vita a una società, la Fid (Fare impresa alla Dozza) creando una vera e propria officina metalmeccanica nella ex palestra dell’istituto penitenziario. "Quando si entra dentro sembra di essere in una vera e propria officina - racconta Filippo Vendemmiati - non dentro un carcere". A seguire i detenuti, sia italiani che stranieri, tutti con pene superiori ai 5 anni e assunti con regolari contratti del settore metalmeccanico (e un impegno all’assunzione una volta usciti finita di scontare la pena), ci sono dei tutor, ex dipendenti delle tre aziende (o delle aziende satellite) che fanno i volontari per insegnare un mestiere: "Sono molto laici nei loro rapporti con i detenuti - spiega Vendemmiati -, non sono lì per fare gli assistenti sociali o i preti e infatti l’idea che hanno è che se quelle persone sono lì qualcosa avranno fatto ed è giusto che ne paghino le conseguenze, ma anche che imparino che fuori c’è un’altra vita che li aspetta". E così i rapporti che si formano sono rapporti veri, da colleghi. "C’è una grande umanità - racconta ancora il regista - fatta anche di scontri verbali sul lavoro piuttosto decisi" - ma che nascondono forse qualcosa di più: "Il momento più duro è quando, a fine giornata, i tutor tornano a casa, mentre i detenuti salgono di sopra per ritornare nelle celle". Un’umanità mantenuta integra dallo stile narrativo, "come un reality ma con dialoghi veri, senza chiedere di rifarli se non ci piacevano: abbiamo impiegato 3-4 operatori alla volta e fino a 5 telecamere in contemporanea", spiega ancora il regista-giornalista ferrarese. L’idea di girare il docufilm "è nata come al solito in maniera variegata - spiega Vendemmiati, leggendo di questa esperienza sul giornale e poi parlando con Gian Guido Naldi, capogruppo di Sel in consiglio comunale, ex sindacalista ed ex operaio metalmeccanico che ha avuto l’idea di realizzare l’officina. Per una volta poi ho voluto raccontare qualcosa di bello e che funziona". Le riprese sono state effettuate nell’arco di circa un mese dentro il carcere, dopo che l’autore e la produzione (Tomato Doc&Film) si sono recati in carcere e nell’officina per sondare le possibilità di realizzare un progetto simile: "Subito abbiamo visto un grande entusiasmo e l’umanità incredibile che trasmette l’incontro tra operai e detenuti e, di fatto, il film è questo, giocato su cosa rappresenta il lavoro oggi, unico spazio di libertà per queste persone". Per girare e promuovere il documentario è stato impiegato un budget di circa 100mila euro, con contributi della Regione e un contributo (ancora da definire) da parte delle tre aziende coinvolte nel progetto. Fotografia e montaggio sono state curate da Stefano Massari e le musiche - particolarmente apprezzate dal regista - sono di Carlo Amato dei Tetes de Bois. Al momento è in fase di post produzione - affidata a Simone Marchi - dopo la realizzazione di una prima copia da 90 minuti e, rivela Vendemmiati, è già in corso di selezioni nei principali festival nazionali ed internazionali oltre che in fase di trattativa con alcuni distributori televisivi francesi, inglesi e cinesi. L’approdo nelle sale è previsto per l’autunno prossimo. "Ci terremo però - si augura infine il giornalista ferrarese - che alla presentazione che terremo a Bologna partecipino sia gli operai che i detenuti". Droghe: San Patrignano; governo modifichi norme, ora gli spacciatori tornano in libertà Adnkronos, 9 luglio 2014 "Vecchi spacciatori condannati in via definitiva accedono a sconti di pena e tornano in libertà, mentre i nuovi spacciatori vengono arrestati e rimessi subito in libertà senza un solo giorno di carcere. Sono gli effetti del decreto legge approvato in Parlamento per porre rimedio alla bocciatura della Fini-Giovanardi: piazze dello spaccio più vive che mai e spacciatori tutelati anziché contrastati. È la denuncia fatta da mesi dalla Comunità San Patrignano e oggi confermata dai fatti". È quanto si legge in una nota di San Patrignano. Una "situazione sempre più allarmante", alla luce della quale San Patrignano chiede un "pronto e doveroso intervento al governo, al primo ministro Renzi, ai ministeri della Sanità, degli Interni e della Giustizia per modificare un assetto legislativo attualmente favorevole solo agli spacciatori ed attuare misure efficaci contro il traffico delle sostanze, a tutela delle famiglie e dei tanti adolescenti esposti allo spaccio". Che il decreto legge, "redatto velocemente e in emergenza - si legge nella nota - non avrebbe sortito effetti positivi era prevedibile, come la Comunità aveva espresso manifestando a Roma davanti al Senato. Gli effetti adesso sono sotto gli occhi di tutti: solo pochi giorni fa, in un clima di assordante silenzio da parte della stampa, è tornato in libertà, grazie a uno sconto di pena di tre anni, il primo spacciatore condannato in via definitiva per una piantagione di marijuana definita dalle forze dell’ordine come la più grande d’Europa". "La responsabilità - è l’analisi di San Patrignano - è in una legislazione sbagliata e che deve essere modificata". India: ministro Pinotti su marò; Ue promuova salvaguardia immunità militari in mare Tm News, 9 luglio 2014 Tra i suoi obiettivi in tema di sicurezza marittima, l’Europa deve promuovere "la salvaguardia dell’immunità funzionale di chi veste la divisa in mare". A chiederlo, facendo riferimento al caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani detenuti in India, è stato oggi il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Spunto per tornare a parlare dello spinoso caso dei nostri fucilieri di Marina è stato un seminario a livello europeo aperto dallo stesso ministro a bordo della Cavour, seminario che ha di fatto dato inizio agli appuntamenti del semestre italiano di presidenza dell’Ue. In Consiglio regionale Liguria fiocco giallo per i due narò Ieri mattina tutti i consiglieri regionali, Assessori e il Presidente della Morgillo hanno appuntato un fiocco giallo durante i lavoro l’Assemblea Legislativa della Liguria per esprimere vicinanza e solidarietà ai due Marò italiani Massimo Latorre e Salvatore Girone ingiustamente detenuti in India. All’iniziativa, promossa dal Vice Presidente del Consiglio regionale Luigi Morgillo, Consigliere regionale di Forza Italia, è seguita l’approvazione all’unanimità di un Ordine del Giorno, primo firmatario Morgillo, con il quale si chiede al Presidente della Giunta regionale di affiggere sul Palazzo della Regione in uno striscione o fiocco giallo a sostegno dei due Militari italiani. Spiega l’esponente di Forza Italia: "dal 19 febbraio del 2012 i due militari sono detenuti nel territorio dell’Unione Indiana ingiustamente. Abbiamo voluto esprimere la nostra profonda preoccupazione per la sorte dei due Marò e la nostra contrarietà per come è stata gestita questa vicenda". "Inoltre al fine di testimoniare la vicinanza dei liguri ai nostri due ragazzi tutto il Consiglio regionale ha deciso di approvare un documento che non solo vuole testimoniare solidarietà nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e delle loro famiglie, ma con un gesto simbolico molto importante significare l’attenzione di tutta la Liguria verso questa vicenda che rappresenta una brutta pagina della politica etera del nostro Paese", conclude Morgillo. Svizzera: sarà Stefano Laffranchini il nuovo direttore delle carceri del Canton Ticino www.ticinonews.ch, 9 luglio 2014 Il Consiglio di Stato ha nominato negli scorsi giorni Stefano Laffranchini nuovo Direttore delle Strutture Carcerarie Cantonali. Le competenze maturate nel corso degli anni nella gestione, lo sviluppo e la formazione del personale, unitamente alle sue spiccate attitudini di conduzione e di pianificazione nonché l’esperienza nella gestione e lo sviluppo di progetti, hanno portato il Consiglio di Stato a ritenerlo il candidato idoneo per assumere la posizione di Direttore delle Strutture carcerarie. Un’importante scelta, improntata sul medio-lungo termine, in considerazione anche degli sviluppi futuri nell’ambito dell’esecuzione delle pene a livello cantonale. Oltre a condurre e a dirigere le Strutture Carcerarie Cantonali, organizzare e coordinare la gestione delle risorse umane e assicurare la gestione della popolazione carceraria in piena sicurezza, il neo Direttore - che si occuperà di proseguire con la riorganizzazione derivante dallo studio esterno commissionato alla TC Team Consult SA - avrà anche responsabilità nella gestione amministrativa e finanziaria, collaborando altresì con il Dipartimento delle istituzioni in specifici progetti riguardanti il sistema carcerario cantonale. L’attuale Direttore ad interim, tenente Marco Zambetti, Capo del reparto giudiziario II della Polizia cantonale, sarà dunque operativo fino all’entrata in funzione di Stefano Laffranchini, prevista per il 1. novembre 2014. Dopodiché, riprenderà a tempo pieno la propria attività di ufficiale della Polizia cantonale. Il Consiglio di Stato, unitamente al Dipartimento delle istituzioni, coglie l’occasione per ringraziare sin d’ora il Direttore ad interim per la disponibilità, l’impegno profuso e l’apprezzato operato nella sua attuale funzione nonché la Polizia cantonale per la collaborazione dimostrata. Al contempo augura un buon lavoro a Stefano Laffranchini per la nuova sfida che lo attende. Eritrea: Papa chiede rilascio del giornalista svedese detenuto senza processo dal 2001 Tm News, 9 luglio 2014 Anche Papa Francesco ha espresso il suo pieno sostegno alla campagna internazionale per il rilascio di Dawit Isaak, il giornalista dalla doppia cittadinanza, svedese ed eritrea, detenuto senza processo nel paese africano dal 2001. "Mando la mia benedizione e i miei saluti a lui e alla sua famiglia", ha affermato il pontefice in un’intervista al quotidiano svedese Expressen. "Spero con tutto il mio cuore che il caso di Dawit venga risolto - ha aggiunto Bergoglio - spero che si chiarisca tutto. Si tratta di una persona che sta soffrendo molto in questa situazione". In un editoriale, il direttore dell’Expressen, Thomas Mattson, ha espresso la propria gratitudine per l’intervento del pontefice: "Di recente quattro vescovi cattolici in Eritrea hanno scritto una lettera aperta in cui criticano le condizioni della dittatura. E ora il Papa offre il suo sostegno a Dawit Isaak in un’intervista esclusiva all’Expressen. Forse, forse la giunta militare sta in qualche modo allentando il suo controllo sui cittadini dell’Eritrea che hanno così tanto sofferto?". Mattson fa riferimento alla lettera pastorale "Dov’è tuo fratello?", in cui i vescovi eritrei hanno denunciato le condizioni di vita nel paese africano, che spingono migliaia di eritrei a fuggire alla volta dell’Europa, trovando spesso la morte nel Mediterraneo. Il direttore dell’Expressen ricorda quindi che la campagna per il rilascio del giornalista ha già registrato l’adesione di molte celebrità, tra cui Bruce Springsteen e Madonna, e che anche Unione europea e Unione africana hanno sollecitato Asmara sul caso: "L’Ue ha chiesto il suo rilascio, l’Ua ha sollevato la questione... Ci sono molti, oltre al Papa, che pregano perché Dawit Isaak possa tornare dalla moglie Sofia, dai suoi tre figli e dai familiari a Goteborg". Iran: giornalista condannata a due anni di carcere e alla fustigazione Nova, 9 luglio 2014 La giornalista iraniana Marziya Rassouli, che lavora per testate vicine ai riformisti iraniani, è stata condannata a due anni di detenzione e a cinquanta frustate per l’accusa di propaganda contro il regime di Teheran durante "partecipazioni a raduni". Rassouli, che scrive per i due quotidiani "Sharq" e "Etimad", era stata arrestata assieme ad altri giornalisti nel gennaio 2012 nell’ambito di un’operazione repressiva che a suo tempo venne condannata dalla Francia e dagli Stati Uniti; pressioni che spinsero le autorità giudiziarie a rilasciare la donna dietro il pagamento di una cauzione. Iraq: in nuovo video al Baghdadi minaccia i giudici, "rilasciate i prigionieri musulmani" Nova, 9 luglio 2014 Un centro media che si fa chiamare "Aisha" ha diffuso su Youtube un nuovo video di sei minuti contenente un messaggio del leader dell’organizzazione dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi. Nel filmato, il califfo parla di una nuova fase del jihad per la liberazione degli "ostaggi musulmani detenuti in ogni dove" e minaccia l’eliminazione fisica di "giudici, poliziotti e guardie". Dopo il discorso dell’autoproclamatosi "califfo", appaiono nel video le immagini di un carcere siriano nel quale, sostiene al Baghdadi, sono detenuti membri dello Stato islamico. Stati Uniti: la Russia chiede agli Usa l’accesso del console al detenuto Seleznev www.italian.ruvr.ru, 9 luglio 2014 La Russia sta cercando di ottenere, da parte delle autorità statunitensi, l’accesso consolare al detenuto Roman Seleznev, ha dichiarato il Commissario del Ministero degli Esteri russo per i Diritti Umani, della Democrazia e dello Stato di Diritto, Konstantin Dolgov. Egli ha osservato che si sta facendo il lavoro necessario, ma non vi sono al momento ulteriori dettagli. Seleznev è stato arrestato alle Maldive e portato sull’isola americana di Guam nell’Oceano Pacifico. Egli è stato accusato di frode e furto di informazioni e rischia fino a 30 anni di carcere negli Stati Uniti. Per il Ministero degli Esteri russo la detenzione di Seleznev in un territorio di un terzo paese e il suo trasferimento verso gli Stati Uniti è considerato un "passo ostile".