Giustizia: occorre una riforma… affinché l’Italia torni ad essere democratica di Rosario Scognamiglio www.radicali.it, 25 luglio 2014 Se volessimo ricondurre ogni termine al suo significato etimologico, ci si accorgerebbe che Giustizia deriva da "Iustum": giusto, infatti dovrebbe identificare quel giusto termine che garantisce sia giustizia sociale, per apportare elementi di pax sociale fra il popolo, sia rieducazione e reinserimento per i soggetti rei. Insomma la giustizia è l’armonia della società, già Platone con il suo "ta autou prattein", identificava la giustizia come elemento armonico dell’anima e quindi dei cittadini che vivono e si esprimono in determinati contesti sociali. È ormai da tempo che in Italia, paese democratico e civile, questo elemento di armonizzazione tra i cittadini e lo stato, si è progressivamente trasformato in elemento di disgregazione sociale, basta strappare il velo moraleggiante che copre una realtà atroce e barbara come il sistema carcerario italiano. Gli istituti di pena, attualmente, sono fuori legge e calpestano ripetutamente i principi dell’articolo 27 della costituzione. Nelle carceri italiane per un sovraumano affollamento(65mila detenuti a fronte 47mila posti disponibili), gli elementi di rieducazione e di reinserimento del soggetto reo nel tessuto sociale si trasformano in elementi di desocializzazione, trasformando le carceri in "università della delinquenza"; basta dare un occhiata alle percentuali di reiterazione del reato per scoprire che in Italia sono tra le più alte d’Europa. Un provvedimento straordinario di Amnistia, previsto dalla nostra carta costituzionale, purché necessario, non basta a risolvere un problema molto più radicato. Il vero cancro è nel sistema giustizia, partendo dai processi eccessivamente lunghi- nel nostro paese ci sono circa nove milioni di processi pendenti, 5. 257.693 in campo civile, 3,5 milioni in campo penale- passando per i continui abusi che molti magistrati fanno della carcerazione preventiva e della pena carceraria stessa, bypassando principi fondanti del nostro ordinamento penale, come il doppio binario che prevede di affiancare alle pene principale, pene alternative come la detenzione ai domiciliari; non è notizia d’oggi, ma dal 2001 lo stato italiano ha speso 81 milioni di euro siglando un contratto con il gruppo Telecom Italia, per l’attivazione dei braccialetti elettronici, che servono per controllare il detenuto agli arresti domiciliari, il risultato è stato che solo 14 dispositivi sono stati attivati, inoltre, a coronare tutto ciò, manca una vera legge che disciplina la responsabilità civile del magistrato e consenta, come in tutte le democrazie, che sia il giudice, qualora questi commetta gravi errori di valutazione, a risarcire in prima persona il danneggiato. In Italia, negli ultimi 22 anni, le vittime di una ingiusta detenzione o di un errore giudiziario sono state oltre 22 mila e 300 e nessun magistrato ha risposto in prima persona. Questi dati rendono l’Italia tutt’altro che democratica, non volendo poi aggiungere i migliaia di detenuti suicidatisi mentre scontavano la pena, venendo quindi privati del loro diritto costituzionale di essere rieducati. Per evitare il collasso della giustizia italiana, gli elementi da riformare potrebbero essere: la responsabilità civile del magistrato - affinché il magistrato risarcisca direttamente il danneggiato dal suo giudizio - la separazione delle carriere - dividendo il ruolo giudicante da quello inquirente - l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, per non lasciare che il magistrato perseguiti solo gli eventi delittuosi che ha intenzione di perseguire, magari per scopi puramente ideologici. In fine una riforma strutturale e radicale di tutto il sistema carcerario, affinché gli istituti di pena non creino desocializzazione, ma permettano ai soggetti rei di espiare la colpa e garantiscano il reinserimento nel tessuto sociale, grazie a percorsi di rieducazione che vanno oltre la semplice detenzione. La parola latina "Prudentia", e non è una caso, deriva dalla parola greca "Phronesis": Saggezza, quindi la "Iuris Prudentia" è la saggezza del diritto, quella che forse manca ai legislatori che si sono susseguiti nei palazzi del potere. L’Italia può tornare ad essere democratica solo se questo attuale sistema di giustizia viene riformato. Aspettiamo un legislatore illuminato dalla "Iuris Prudentia". Giustizia: Camera; sì al risarcimento di quanti sono stati detenuti in condizioni disumane di Mario Di Matteo www.clandestinoweb.com, 25 luglio 2014 Con 305 sì della Camera, 110 no e 30 astenuti è passato alla Camera il provvedimento per il decreto sui rimedi risarcitori per i detenuti e internati che abbiano subito un trattamento in violazione ai diritti umani. Il provvedimento, che completa il pacchetto normativo approvato nei mesi scorsi, passa ora al Senato. Il decreto prevede sconti di pena o risarcimenti pecuniari ai detenuti che siano stati reclusi in condizioni inumane. Qualora la pena sia ancora da scontare il risarcimento si traduce in un sostanziale sconto: al detenuto verrà detratto un giorno ogni dieci passati in celle sovraffollate. Nel decreto si prevede anche il divieto di custodia cautelare in carcere in caso di pena non superiore ai 3 anni. Non sono ovviamente mancate le polemiche. L’approvazione del decreto infatti ha fatto scatenare la protesta dei deputati della Lega Nord. Gli esponenti del Carroccio hanno lanciato finte banconote da rosse da otto euro, qa simboleggiare quello che verrebbe dato ai detenuti che avessero subito un trattamento non umano: otto euro al giorno. Oltre alla Lega Nord anche il Movimento 5 stelle ha espresso la propria delusione. "Quattro provvedimenti ‘svuotacarcerì in un anno, non possiamo che definirlo un indulto continuo, senza fine. Non si tutelano i carcerati, la polizia penitenziaria e soprattutto i cittadini". Giustizia: Pd; sul decreto-carceri allarmismi risibili, il provvedimento è un obbligo di Donatella Ferranti e Walter Verini www.partitodemocratico.it, 25 luglio 2014 "Nessuna paghetta ai delinquenti né tantomeno uno svuota carceri, semplicemente un provvedimento che risponde a un obbligo assunto dall’Italia al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa al fine di evitare migliaia di condanne e multe salatissime". È il commento di Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia, al via libera della Camera al decreto sui rimedi risarcitori per i detenuti. "Il risibile allarmismo apocalittico agitato da Lega e 5 stelle lascia il tempo che trova, la verità è che questo decreto - ha sottolineato l’esponente del Pd - non contiene alcun cedimento sul fronte della legalità. Ma piuttosto completa il pacchetto di riforme strutturali, attraverso indennizzi e risarcimenti, in risposta a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti a causa del sovraffollamento carcerario". Non solo: il decreto "riporta la carcerazione preventiva - ha rimarcato Ferranti - a un uso corretto ed equilibrato, non intaccando minimamente le esigenze di sicurezza dei cittadini, grazie anche alle modifiche introdotte in commissione che escludono tutti i delitti gravi e ad alto allarme sociale, tra cui stalking e maltrattamenti in famiglia, dal divieto di custodia cautelare in carcere per reati per i quali il giudice può fare una prognosi di pena inflitta sotto i 3 anni". "Oggi abbiamo approvato un provvedimento di civiltà, grazie al quale l’Italia eviterà sanzioni di centinai di milioni di euro decise dalla Corte europea dei diritti per la condizione inumana e degradante delle nostre carceri". Lo ha detto Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione Giustizia, intervenuto in Aula alla Camera per la dichiarazione di voto sul dl carceri. "Le norme sono equilibrate - ha aggiunto - e non consentiranno sconti a chi è responsabile di reati ad elevata pericolosità sociale, di corruzione, concussione e peculato, e nega anche la possibilità di pene domiciliari a chi non ha una residenza adeguata". "Abbiamo sentito molti comiziacci - ha rimarcato Verini - e molte bugie da parte di chi vuole presentare queste norme come un modo per svuotare le carceri: altro che svuota carceri, questo ed altri provvedimenti ai quali governo e Parlamento stanno lavorando insieme, soprattutto quello sulla riforma della custodia cautelare, vanno incontro all’esigenza di dare all’Italia un sistema avanzato di norme per coniugare sicurezza e reinserimento sociale di chi commette reati". Pizzolante (Ncd): abuso custodia cautelare parlamentari altera democrazia "Se l’uso eccessivo della custodia cautelare è una aberrazione per tutti i cittadini, e il 40% dei detenuti in attesa di giudizio è un dato che segna profondamente il grado di inciviltà del nostro Paese, l’abuso della custodia dei parlamentari altera la democrazia". A dirlo è Sergio Pizzolante, vice presidente dei deputati del Nuovo centrodestra. Per Pizzolante, "nelle richieste di autorizzazione all’arresto la motivazione, più o meno esplicita, è che avendo il parlamentare capacità di influenza e relazioni può reiterare il reato. Quindi, se egli ha ricevuto un avviso di garanzia per fatti risalenti a dieci anni fa, tutti da dimostrare, e per i quali deve essere celebrato un processo, il giudice ne chiede l’arresto perché, in teoria, potrebbe commettere gli stessi reati. Solo in questo modo si annulla ogni sua capacità di relazioni e influenza, che potrebbero portarlo a reiterare un reato passato seppur mai dimostrato. La funzione stessa del parlamentare come motivazione dell’esigenza di restrizione della libertà". "Così, per via logica e fattuale, ogni parlamentare è, momentaneamente, a piede libero. È una condizione paradossale e drammatica del nostro sistema istituzionale, ormai flebilmente democratico. Lo è perché ci sono magistrati, ormai è evidente, che fanno un uso estensivo delle norme attuali. Lo è, ancor di più, perché il Parlamento, potere ormai debolissimo e sotto scacco rispetto a quello giudiziario, non è in grado di rimettere in equilibrio i poteri e la democrazia. Credo che il Capo dello Stato, l’unica istituzione democratica politicamente autorevole e consapevole rimasta, debba valutare un suo intervento politico ed etico nelle forme che egli riterrà più opportune", conclude Pizzolante. Bernardini: ha ragione l’on. Verini, l’Italia risparmia centinaia di milioni di euro Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani: "Do atto all’on. Valter Verini del Pd di avere avuto almeno il coraggio di dire la verità: i risarcimenti previsti dal decreto, fanno risparmiare allo Stato italiano centinaia di milioni di euro per i trattamenti inumani e degradanti che il nostro Paese ha fatto subire e continua in molti casi a far sopportare ai detenuti ristretti nelle nostre infami carceri. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza Torreggiani, aveva condannato l’Italia ordinandole di prevedere risarcimenti "effettivi e idonei ad offrire una riparazione adeguata". Il Governo, invece, ingannando la Cedu e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (che deve vigilare sull’esecuzione della sentenza) ha previsto 8 euro per ogni giorno di trattamenti indegni in un Paese che voglia essere democratico e civile, oppure, uno sconto di pena di 1 giorno ogni 10 giorni vissuti in quello stato. Ma non basta: la procedura è così complicata e farraginosa - visto anche il pessimo servizio offerto dalla Magistratura di Sorveglianza che non riesce nemmeno a stare dietro all’ordinaria amministrazione - che saranno pochissimi - e sicuramente non i poveri - i detenuti che avranno accesso a questo ignobile mercimonio. Ieri, intanto, un altro detenuto poco più che trentenne si è suicidato nel carcere di Trento e noi radicali, con Marco Pannella e altri 306 cittadini, proseguiamo il Satyagraha affinché si interrompa questa mattanza e si garantiscano le cure a migliaia di detenuti oggi privati di ogni diritto. Abbiamo uno Stato che si comporta peggio del peggior criminale violando Costituzione e Convenzioni europee e Carte sui Diritti Fondamentali dell’individuo. Cirielli (FdI): no a svuotamento delle carceri, serve commissione d’inchiesta "No a questo decreto svuota carceri, il quinto e il peggiore. Anziché costruire gli istituti penitenziari o ristrutturarli, spedire gli stranieri e clandestini a espiare la pena nei paesi di origine, riformare la vergogna della carcerazione preventiva, Renzi decide che chi è delinquente con condanne in tre gradi di giudizio non va in carcere". È quanto ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Edmondo Cirielli intervenendo in dichiarazione di voto sul dl misure risarcitorie per i detenuti e internati. "Una responsabilità pesantissima del Pd - ha aggiunto Cirielli - ma soprattutto di Forza Italia e Nuovo Centrodestra che votano a favore di questo scempio. Nessun provvedimento a favore della polizia penitenziaria e per assumere gli idonei. Fratelli d’Italia-An vuole l’istituzione di una commissione d’inchiesta affinché vengano individuate le responsabilità giuridiche dei commissari per il Piano carceri, ministri e sottosegretari che hanno consentito questa bancarotta fraudolenta". "Oggi esistono numerosi istituti alternativi alla detenzione in carcere: affidamento in prova dei servizi sociali, arresti domiciliari, sospensione della pena, sospensione della condanna, semilibertà, libertà condizionale". "In questo contesto di sconti e di pene alternative - ha concluso Cirielli - s’inserisce il quinto svuota carceri con cui si regalano 8 euro al giorno ai delinquenti. Renzi vada a spiegarlo ai milioni di disoccupati". Deputati Lega lanciano in aula camera false banconote da 8 euro La Lega Nord, nel corso della sua dichiarazione di voto al decreto Detenuti, ha lanciato nell’aula della Camera delle false banconote da 8 euro, la cifra che il provvedimento stabilisce come risarcimento per ogni giorni di detenzione in condizioni "disumane o degradanti", nel caso in cui non si possa applicare lo sconto di pena o nel caso in cui il periodo di pregiudizio sia inferiore ai 15 giorni. Nel corso del dibattito in aula la Lega ha cercato di fare ostruzionismo, presentando 89 emendamenti su circa 120 e provando ad allungare i tempi della discussione. Il relatore di minoranza, Nicola Molteni, ha più volte definito il testo come uno "svuota carceri". "Abbiamo lanciato delle banconote da otto euro - ha spiegato a Public Policy il deputato Emanuele Prataviera - per denunciare che lo Stato ha i soldi per tutti, tranne che per chi è onesto". Dopo il primo lancio di banconote false la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha subito richiamato i deputati all’ordine. Giustizia: torture a premio, la Camera approva di Enrico Novi Il Garantista, 25 luglio 2014 Ogni dieci giorni nella cella-bestiame si vince un giorno di sconto-pena. e poi se la prendono con De Sade! Il bello è che la curva forcaiola di Montecitorio protesta pure. Secondo Lega e Movimento Cinque Stelle è una vergogna assegnare un risarcimento di 8 euro al giorno a chi è recluso in condizioni subumane. In realtà il decreto detenuti approvato in prima lettura da Montecitorio aggira con astuzia le prescrizioni della Corte europea. All’interno del provvedimento infatti non ci sono misure particolarmente efficaci per risolvere il problema del sovraffollamento: solo un divieto di ricorrere alla custodia cautelare per reati con pena inferiore a 3 anni, molto condizionato da diverse eccezioni e dall’arbitrio del gip. C’è invece la beffa del rimborso da 8 euro al giorno che dovrebbe sollevare lo Stato da ogni altra responsabilità sia nei confronti di chi è ammassato in celle da terzo mondo sia per le vittime di maltrattamenti, compresa la tortura. Un macabro gioco a premi, che nasconde ulteriori beffe: a cominciare dalle condizioni e dalle procedure per ottenere il risarcimento, destinate ad ammassarsi negli ingolfatissimi tribunali di sorveglianza. Forcaioli contro il decreto: "Sono otto euro buttati" Pochi, maledetti. E non arriveranno subito. Gli 8 euro di risarcimento per chi è ammassato in carceri sovraffollate paiono un rimedio vagamente elusivo, rispetto alle condizioni del sistema penitenziario. Ma rappresentano anche una scorciatoia provvidenziale per lo Stato italiano, che altrimenti dovrebbe mettere in conto spese per centinaia di milioni tra ricorsi e sanzioni europee. Sul decreto che istituisce le compensazioni ai reclusi in condizioni "inumane e degradanti" arriva dunque il sì della Camera, Ora il Senato ha tempo fino al 28 agosto per convertire in legge il provvedimento. D’altra parte la misura è stata adottata il 26 giugno dal Consiglio dei ministri anche per l’incombere del generale agosto, E cioè per scongiurare il più possibile il solito inferno legalizzato dei detenuti costretti in celie con spazi vitali da bestie. Montecitorio licenzia il di con 305 voti favorevoli, 110 contrari e 30 astenuti, in gran parte deputati di Forza Italia, Sul fronte del no si trovano accomunati da affini impeti pseudo-sicuri tari il Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Con i lumbard che inscenano la solita coreografia: stavolta si tratta di banconote false da 8 euro fatte volare per l’emiciclo un attimo dopo il voto finale, Da questo variegato fronte contrario provengono critiche soprattutto alla norma che monetizza il risarcimento ai reclusi. Ma il decreto ha una doppia faccia. L’altra riguarda la custodia cautelare, ovvero il divieto di applicarla agli indagati il cui reato comporterà, secondo il gip, una pena inferiore a 3 anni. Seppure con minor ardore, leghisti e grillini se la prendono anche con questa seconda parte del provvedimento, contestata in quanto "ennesimo svuota carceri". Ma qui l’efficacia del di è ancora più dubbia, Nel caso specifico, per alcune modifiche reclamate dall’Anni che ne limitano l’applicazione. Molto rumore per poco, se non per nulla, Tanto più che mentre vanno in scena gli anatemi forcaioli delle opposizioni, la realtà si impone con l’ennesima tragedia di un carcerato suicida: stavolta succede a Trento, dove si toglie la vita un uomo di 33 anni. Se ne ricorda solo la segretaria dì Radicali italiani Rita Bernardini, che non si lascia commuovere dal via libera della Camera: "Noi radicali, con Marco Pannella e altri 306 cittadini, proseguiamo il Satyagraha affinché si interrompa questa mattanza e si garantiscano le cure a migliaia dì detenuti oggi privati di ogni diritto", dice Bernardini, "abbiamo uno Stato che si comporta peggio del peggior criminale violando Costituzione e Convenzioni europee". La norma sugli 8 euro peraltro viene aggredita con scarso senso della realtà. 11 risarcimento monetario riguarderà un numero limitato di casi. Il decreto infatti prevede in. via prioritaria che il ristoro avvenga attraverso uno sconto di pena: 1 giorno ogni 10 trascorsi in celle sovraf-follate. A essere "pagati" in denaro saranno solo i reclusi che trascorrono in condizioni "inumane e degradanti" meno di 15 giorni; oppure quelli per i quali il numero di giorni di pena residui è inferiore allo "sconto temporale" da ottenere. È chiaro come fin qui si tratti di cifre ridicole. Il grosso della spesa riguarderà chi è già fuori dal carcere e dunque non può in ogni caso risparmiare sulla durata della pena. Questa categoria di ex detenuti potrà ottenere appunto 8 euro in cambio di ogni giorno trascorso dentro un carcere da terzo mondo. A una condizione: essere uscito di galera da non più di 6 mesi. Tutti gli ex carcerati la cui mortificazione risale a più di 8 mesi addietro possono scordarsi i soldi e pure le scuse. A quanto ammonta il tutto? Secondo i calcoli del governo si tratta di 5 milioni per questo residuo di 2014, 10 milioni per il 2015 e 5,3 milioni per il 2018, Cifre irrisorie rispetto al mezzo miliardo di euro che sarebbe piovuto addosso tra risarcimenti vinti alla Corte europea e sanzioni di Bruxelles, come ricorda nella dichiarazione di voto il deputato Pd Walter Verini. Senza considerare che il provvedimento prevede di liquidare con 8 euro al giorno anche i casi di maltrattamenti in cella. Paradosso che tende a degradare nel mostruoso, come denuncia l’Unione camere penali, e a cui difficilmente si potrà porre rimedio. In mia proposta di legge rimasta a galleggiare in commissione Giustizia già c’era una norma che impone il divieto di carcerazione preventiva per i reati con pena inferiore ai 3 armi. Il guardasigilli Orlando l’ha estrapolata e inserita pari pari nel decreto. Poi in fase di conversione la magistratura lombarda prima e l’Anm poi hanno impostò alcune precisazioni. Dal divieto di custodia in carcere sono esclusi i reati a più alto allarme sociale; in ogni caso tutti quelli per i quali non è prevista la sospensione cautelare della pena. E in particolare i reati legati, a fatti di mafia e terrorismo, lo stalking, i maltrattamenti in famiglia, gli scippi, le rapine, i furti in abitazione. Deve essere comunque il gip (e in seconda istanza il Riesame) a stabilire la prognosi sull’eventuale condanna, cioè a decidere se la pena, all’esito del processo, sarà davvero sotto i 3 anni. C’è evidentemente un ampio margine di discrezione che promette di ridurre ulteriormente l’efficacia della norma. Un minimo di sollievo all’affollamento carcerario dovrebbe provenire anche dalla disposizione che estende agli under 25 le misure alternative già previste per gli under 21 che hanno commesso il reato da minorenni. C’è una riduzione di 703 posti sull’organico delia polizia penitenziaria con corrispondente aumento fino a un massimo di 907 unità per gli agenti. Si cerca di risparmiare sulla formazione degli allievi vice ispettori penitenziari, con la riduzione da 18 a 12 mesi della durata dei loro corsi, Prevista l’eventuale immissione in ruolo di magistrati di sorveglianza, scelti tra i nuovi giudici che non hanno ancora conseguito la prima valutazione di professionalità, qualora risulti uno scoperto d’organico superiore al 20 per cento. Sempre per limitare le spese è stabilito che chi è sottoposto ad arresti domiciliari con braccialetto elettronico vada a casa da solo anziché accompagnato dalle forze dell’ordine, Più che il decreto detenuti sembra il decreto scorciatoie. Giustizia: risarcita l’inumanità, otto euro per ogni giorno di reclusione degradante di Patrizia Maciocchi Il Sole 24 Ore, 25 luglio 2014 Sì della Camera, testo al Senato. Voto definitivo atteso ai primi di agosto. Dopo il via libera della Camera, ottenuto ieri, per il decreto legge sulle carceri resta solo il passaggio al Senato per il voto definitivo. A fissare la data, probabilmente compresa nella prima settimana dì agosto, sarà la prossima capigruppo. Il Dl, per porre rimedio alle violazioni dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta i trattamenti inumani e degradanti, agisce su tre fronti, predisponendo misure deflattive della popolazione carceraria - come raccomandato in più occasioni dal Consiglio d’Europa - prevedendo risarcimenti e potenziando gli organici sia della magistratura di sorveglianza sia della polizia penitenziaria. Il testo, che esce indenne dal vaglio dell’Aula, prevede sconti di pena o risarcimenti per i detenuti che hanno subito trattamenti disumani. Il taglio della pena da espiare, solo per chi è stato "degradato" oltre 15 giorni. Il magistrato di sorveglianza, su domanda del detenuto o del difensore, disporrà una riduzione della pena "pari nella durata, a un giorno per ogni dieci durante il quale il richiedente ha subito pregiudizio". Il risarcimento in denaro scatta quando il periodo ancora da scontare non consentirebbe la detrazione dell’intera misura. La riparazione costa allo Stato 8 euro per ogni giorno di "tortura", un indennizzo a cui ha diritto, su istanza entro sei mesi dalla fine della detenzione, anche chi ha subito la violazione per meno di 15 giorni. Le cifra messa a disposizione, fino al 2016 è di 20,3 milioni di euro. Maghe più strette per il carcere preventivo che può essere Inflitto solo se si prevede una condanna superiore ai tre anni. Per le esigenze cautelari ci saranno ì domiciliari, esclusi però, oltre che per mancanza di un luogo idoneo, per i reati di elevata pericolosità sociale: mafia, furti in abitazione, stalking e maltrattamenti in famiglia. L’immediata scarcerazione può sfittare per chi deve portare il braccialetto elettronico: il giudice può differire l’uscita fino a quando la poli-zia giudiziaria non potrà disporre del dispositivo. Con la modifica al Codice del processo penale minorile chi ha compiuto 18 anni, ma deve espiare una pena per un reato commesso prima, resterà "affidato" alla disciplina del processo minorile e dei servizi fino al compimento dei 25 anni mentre ora il limite è dì 21 anni In caso di scoperture superiori al 20%, andranno ad ingrossare le fila dei magistrati di sorveglianza toghe di prima nomina al termine del tirocinio, anche se non hanno ancora ottenuto la prima valutazione dì professionalità. Gli organici della polizia penitenziaria aumenteranno di 204 unità, con uno stop ai distacchi per il personale Dap di 24 mesi. Di segno opposto le reazioni al semaforo verde della Camera dì ieri al DL Mentre Lega e Movimento 5 stelle parlano di "indulto mascherato" accusando il Governo di stare dalla parte dei criminali, la capogruppo della Commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti (Pd) ricorda che il decreto è un obbligo che l’Italia ha assunto con il Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa per evitare condanna a pioggia e le conseguenti multe salatissime. Giustizia: sconti e bonus, arriva il nuovo carcere di Francesca Angeli Il Giornale, 25 luglio 2014 Alla Camera primo sì al decreto: pena ridotta e risarcimenti per le celle sovraffollate e limiti alla detenzione preventiva. Risarcimenti in contanti o sconti di pena per i detenuti che subiscono trattamenti inumani. Limiti alla carcerazione preventiva. Estensione dei benefici previsti per i minori che raggiungono la maggiore età in carcere fino a 25 anni. La Camera approva, tra le proteste dell’opposizione, il nuovo decreto carceri che passerà ora al vaglio del Senato. Un indulto mascherato per Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 stelle. Un doveroso e non più rimandabile adeguamento alle norme europee o anche, più semplicemente, al rispetto dei diritti umani per chi invece lo ha votato, ovvero Pd, Ncd, Sel e Led (Migliore e gli altri fuoriusciti di Sel). Forza Italia si è astenuta. Una pioggia di banconote finte da 8 euro lanciate dai banchi del partito di Matteo Salvini ha concluso la dichiarazione finale di voto contrario esposta da Nicola Molteni che ha accusato il governo Renzi di togliere i soldi ai pensionati mentre regala ai criminali 8 euro al giorno. A tanto infatti ammonta il risarcimento previsto dal decreto per ogni giorno di carcere trascorso in condizioni non accettabili per la dignità umana. In alternativa all’indennizzo uno sconto di pena: un giorno in meno ogni dieci passati in celle "imbottite" di prigionieri oltre i limiti imposti dall’Europa. Il decreto è un "vergognoso svuota carceri" pure per Edmondo Cirielli di FdI. "Anziché costruire gli istituti penitenziari o ristrutturarli, spedire gli stranieri ed i clandestini ad espiare la pena nei loro paesi di origine e riformare la vergogna della carcerazione preventiva - dice Cirielli - Renzi decide che chi è delinquente con condanne in tre gradi di giudizio non va in carcere". Gridare allo scandalo e definire il risarcimento una "paghetta" per i criminali è grottesco ed inaccettabile per la presidente della Commissione Giustizia del Pd, Donatella Ferranti. "Il decreto risponde ad un obbligo assunto dall’Italia al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa al fine di evitare condanne e multe salatissime - ricorda la Ferranti. Riportiamo il carcere preventivo ad un uso corretto ed equilibrato senza intaccare minimamente le esigenze di sicurezza dei cittadini". La Ferranti fa riferimento alla sentenza Torreggiani che condannò l’Italia per la situazione di inaccettabile sovraffollamento delle carceri, dove i detenuti hanno meno di 4 metri quadrati a testa a disposizione. Oltre agli indennizzi nel decreto si prevede pure una limitazione del carcere preventivo. No alla custodia cautelare in caso di pena prevista non superiore ai tre anni. In quel caso potranno scattare soltanto i domiciliari. Dalla norma però restano esclusi i reati considerati di "elevata pericolosità sociale", mafia, terrorismo, rapina ed estorsione ma anche stalking e maltrattamenti consumati in famiglia. Non è ammesso in nessun caso il carcere preventivo per i processi destinati a chiudersi con la sospensione condizionale della pena. Il passaggio dal carcere ai domiciliari potrà avvenire senza scorta. Il detenuto non sarà accompagnato dalle forze dell’ordine. Per i minori sottoposti a provvedimenti restrittivi e che raggiungono la maggiore età mentre stanno ancora espiando la pena le regole cambiano. Le norme più favorevoli vengono estese dai 21 ai 25 anni. Potranno assumere l’incarico di magistrati di sorveglianza anche i giudici di prima nomina ma soltanto se l’organico risulti scoperto di oltre il 20 per cento. Infine viene incrementato l’organico della polizia penitenziaria: più 204 unità. Giustizia: il decreto carceri solleva l’indignazione di penalisti e politici di Martina Cecco Secolo Trentino, 25 luglio 2014 Un decreto che ha scatenato la rabbia di molte parti politiche, quello oggi presentato al Senato della Repubblica, il sovraffollamento delle carceri italiane è un problema che va risolto alla base, prevedere forme equipollenti al carcere dovrebbe essere una delle prime operazioni da risolvere, per non cadere nell’indulto mascherato, ovvero quanto in queste ore abbiamo tutti sotto gli occhi. Dura la posizione dei senatori del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, ma anche della Lega Nord, per voce di Matteo Salvini; lo svuota carceri nella versione 2014 proposto da Renzi non va bene, perché premia chi ha commesso piccoli reati, mentre avvilisce chi, nonostante la crisi e la povertà galoppante, ha scelto di essere un cittadino onesto. L’impressione che si ha da questa nuova modifica legislativa, alle prime, è che sia un solo e semplice decreto per risolvere la punta di un iceberg che ha dei seri problemi di coerenza all’origine: ovvero chi compie reato minore con la quasi certezza di poter in qualche modo essere poi "salvato" dal carcere manca a uno dei principi fondamentali della legge sulla giustizia italiana: la rieducazione del detenuto/colpevole al fine di prevenire la ricaduta e allo scopo di educare alla legalità. Il decreto legge presentato dunque dalla deputata Laura Boldrini è conosciuto meglio come Decreto del Governo Renzi in favore dei detenuti, il testo è stato predisposto dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e prevede sconti di pena del 10% e risarcimenti in denaro per i detenuti schiacciati dal problema del sovraffollamento carceri. L’Italia è già stata sanzionata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dal Consiglio d’Europa che hanno sede a Strasburgo e non ci sono dubbi alla foce, ovvero che il risultato del sistema attuale di pena e detenzione sia una situazione inumana e degradante che non ha nulla a che fare con la dignità della persona e con lo scopo di accompagnamento della persona che delinque verso una scelta di vita onesta e pulita. Tuttavia la forma attuale ha più a che fare con un indulto mal nato, ovvero premia chi ha una colpa per coprire la colpa di non saper offrire un sistema educativo valido, in Italia abbiamo esempi di sistemi carcerari funzionanti in cui si supera l’aspettativa della rieducazione, che cozzano con altre strutture, troppe, che hanno più un effetto di accomunare e incrementare le conoscenze in materia di mala-cittadinanza, al posto di essere strutture di reinserimento alla vita onesta. La goccia che ha fatto letteralmente traboccare il vaso in merito alla decisione, sarebbe il rimborso forfetario di 8 euro al giorno, che in un mese sono 250 euro circa, che più di aprire la porta alla speranza per il detenuto, paiono essere un sistema per rammendare una tovaglia conviviale che non sta più insieme: se di decisioni in merito vanno prese, non si può però annichilire chi vive onestamente la crisi, e con 250 euro al mese deve vivere pagandosi vitto, alloggio e eventuali altre spese. Un paragone che in questi tempi fa rabbrividire, che si basa su situazioni ottimali, in cui 8 euro di rimborso non saltano all’occhio, mentre in questo periodo sono certamente una decisione fuori contesto. Dello stesso parere anche se per motivi del tutto opposti, l’Unione delle camere Penali italiane, che solo nella giornata di ieri ha preso una posizione durissima contro il Governo, lasciando intravedere una spaccatura per l’incapacità di prendere decisioni più importanti in merito al sovraffollamento carcerario italiano, tacciando il Ministro indirettamente di incompetenza, in violazione degli articoli della Corte europea in tema di Diritti umani e Violazioni dei diritti dell’uomo. Il parere dell’Ucpi è che "il decreto legge contenente i rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subìto un trattamento in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali produrrà effetti opposti, addirittura ingiuriosi, nei confronti della collettività detenuta, se non sarà modificato in fase di conversione". Le motivazioni sono le seguenti: "Se già è avvilente pensare di fissare nell’irrisoria cifra di 8 euro al giorno o di un giorno di sconto per ogni dieci di detenzione il risarcimento per essere stati ammassati come rifiuti umani in quelle discariche sociali che sono le carceri italiane, diventa intollerabile l’idea che questo possa essere il prezzo anche di atti classificabili come tortura, che se pur non sono all’ordine del giorno tuttavia accadono". Seppure partano da opinioni contrastanti, come dare torto all’opinione che discutere di onestà e di diritti umani, non sia una questione di 8 euro? Un decreto che delude e che viola ogni possibile logica rieducativa e diritto umano. Uno scivolone, dei peggiori, per il Governo Renzi, che mette in luce le falle di una politica di superficie che non ha la capacità analitica di affrontare un problema molto grave del sistema Giustizia in Italia, che poi si potrebbe ampliare anche ad altri settori: la capacità previsionale sugli aspetti concreti dei decreti legge e delle proroghe, a livello sistemico. Metaforicamente parlando sarebbe come curare un tumore alla pelle coprendolo con del buon fondo tinta. Giustizia: Rita Bernardini, a "Radio Carcere", fa il punto sulla lotta nonviolenta in corso Notizie Radicali, 25 luglio 2014 "Chiederò a Roberto Giachetti (Vicepresidente della Camera) di presentare un’interrogazione affinché si faccia finalmente chiarezza sulla cosiddetta capienza regolamentare delle carceri"- Martedì 22 luglio la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, è intervenuta come di consueto a "Radio Carcere", la trasmissione di Riccardo Arena che va in onda ogni martedì e giovedì sulle frequenze di "Radio Radicale". Bernardini ha fatto il punto sulla drammatica situazione delle carceri italiane e ha aggiornato gli ascoltatori in merito alla sua azione nonviolenta giunta al 22esimo giorno di sciopero della fame. "Mi sento molto bene perché quando si corrisponde anche fisicamente alle cose in cui si crede, tutto fila liscio". Bernardini ha quindi aggiunto: "Sapere che oltre 230 cittadini si sono associati a questo Satyagraha che vede impegnato Marco Pannella con alcuni giorni anche di sciopero integrale della fame e della sete, è una cosa importante. Chiediamo ascolto, non mostriamo i muscoli ma chiediamo ascolto alle istituzioni colpevolmente latitanti. Chiediamo che nelle carceri si garantisca il diritto alle cure e abbiamo voluto indicare un caso emblematico, quello di Bernardo Provenzano". Spazio dunque alle ragioni che hanno portato i Radicali ha mettere in gioco il proprio corpo affinché lo Stato non si comporti con Provenzano, peggio di come avrebbe fatto Provenzano stesso: "Provenzano non è più in grado di intendere e volere, l’hanno alimentato per più di un anno col sondino naso-gastrico ma ora non è più possibile. Adesso credo che gli abbiano già fatto un intervento Peg all’intestino per cercare di fargli assorbire qualche nutrimento e le medicine per il tumore alla prostata e per l’Alzheimer. La stessa delegazione dell’Onu che è stata in Italia dal 7 al 9 luglio scorsi, nel meravigliarsi di come mai le istituzioni non avessero accolto l’appello di Napolitano su amnistia e indulto, ha approfondito altri aspetti sostenendo che il regime del 41bis non risponde ai criteri di giustizia internazionale. In Italia neanche questo viene tenuto in alcuna considerazione ma nel caso del boss mafioso Provenzano abbiamo addirittura l’incompatibilità con la detenzione e non solo col 41bis". Dalla lotta per il detenuto celebre a quella rivolta alla generalità dei ristretti: "Questo vale anche per i tanti detenuti che muoiono per malattie gravi che non vengono curate, come nel caso di Gioacchino Selvaggio morto al Pagliarelli (79esimo decesso dell’anno nelle carceri italiane) e malato da tempo. Inoltre so per certo che a Opera c’è un trapiantato di fegato e per quanto Opera abbia un centro diagnostico terapeutico, ci sono terapie che in carcere non si possono fare. I detenuti che hanno bisogno di un controllo, ad esempio al cuore, aspettano mesi e mesi in lista d’attesa e se quel giorno la macchina della polizia penitenziaria non è disponibile salta il turno e si aspetta altri mesi". Un cenno dunque a quanto ci costano le violazioni dei diritti umani dietro le sbarre: "Gradazioni dei trattamenti inumani e degradanti variano da paese a paese ma in Italia tutto ciò costa tre miliardi di euro all’anno e oltre il 90% è destinato al personale, solo il 10% si spende per il trattamento penitenziario ovvero per la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti. Con un nostro dossier abbiamo trasmesso i dati al Comitato dei Ministri Ue ma oltre all’aspetto del sovraffollamento denunciavamo quanto era previsto dalla sentenza Torreggiani che parlava anche di cure, della vivibilità, del lavoro, della possibilità di studio. In Italia, da quel che so, il lavoro sta diminuendo in quanto i fondi sono stati tagliati. Erano il 20% ma ora dovrebbero essere diminuiti i detenuti che hanno un impiego in carcere". Bernardini ha quindi parlato dell’iniziativa esposta con l’intervento in diretta di Livio Ferrari, denominata "No Prison": "No prison significa ridurre in un modo sensibile la recidiva, Livio Ferrari ha però scartato il principio abolizionista tuttavia ricordo che anni fa c’era nel Partito Radicale una docente canadese, Marie Andrée Bertrand, che puntava all’abolizionismo del carcere per creare strutture alternative capaci di far intraprendere al reo percorsi migliorativi che con il tempo lo rendano pronto a camminare nella società". "Siamo vicini - ha detto Rita Bernardini a Livio Ferrari - e mi auguro che sia presto indicato il percorso di quali iniziative concrete proporre, altrimenti si rischia di rimanere nel campo dell’astratto". La Bernardini è poi tornata sulla sua iniziativa di sciopero della fame ricordando alcune delle personalità che le hanno mostrato vicinanza: "Sullo sciopero della fame giunto al 22esimo giorno affinché lo Stato non si comporti peggio di Provenzano negando il diritto alla salute ai detenuti, posso dire che nessuna risposta è giunta dalle istituzioni ma ho avuto dei sostegni che hanno fatto piacere a me e a Marco Pannella. Davamo per scontati quelli di Luigi Manconi e del dott. Francesco Ceraudo ma sono felice di aver ricevuto la mail dell’ex capo della narcotici di Roma Francesco Di Maio, che ho anche diffuso su Facebook qualche giorno fa". (La mail è quindi stata letta in diretta) "Se ci pensiamo", ha proseguito Bernardini, "il filo conduttore è la mancata corrispondenza fra quello che si fa, cioè il governo delle cose, e i principi fondamentali scritti nella Costituzione, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Carta Onu con continue violazioni alle leggi che minano alle fondamenta lo Stato di Diritto. Il modo di governare non corrisponde ai principi fondamentali della Costituzione: penso alla rieducazione, ai trattamenti inumani e degradanti, al diritto alla cura, alla dignità della persone, alla presunzione di non colpevolezza. Principi scritti ma tradotti selvaggiamente nei fatti. Quello che è intollerabile, come ha detto Napolitano nel messaggio alle Camere e come ripete Pannella da una vita, è che quando si rompe il rispetto della dignità umana c’è l’obbligo di intervenire subito per interrompere una violazione inammissibile in uno Stato democratico. Tutto questo non avviene, si pensi alla sentenza Torreggiani con migliaia di detenuti che hanno fatto ricorso. Quella sentenza è dell’8 gennaio 2013, la Sulejmanovic è addirittura del 2009. La politica si è resa conto del problema per l’incessante opera di Marco Pannella e dei Radicali, vedi indulto del 2006 approvato però senza l’amnistia; poi, a causa del sistema carcerocentrico, la popolazione alla fine del 2009 era giunta a 70mila ristretti con aumento medio di 800 detenuti al mese. Ricordo le iniziative nonviolente e i ferragosto in carcere dove centinaia di parlamentari hanno almeno visto le carceri per la prima volta e per qualcuno è stato anche shoccante". Sulle parole di Orlando in merito alla necessità di una riforma della Giustizia in ogni caso condivisa, a prescindere da cosa questa riforma debba contenere: "Non si vogliono assumere responsabilità, per loro "condiviso" non significa confronto leale in cui ci sono parti che dialogano sfociando magari in una soluzione terza. Per loro conta prendere qua e là un po’ di quello che pretendo le fazioni dei partiti ed è così che vengono fuori i guazzabugli di legge che conosciamo. Si pensi alla vergogna rappresentata dal decreto sui risarcimenti (gli otto euro al giorno per i detenuti "torturati" nelle carceri italiane) che consente alla Lega di fare le solite sceneggiate. Per far passare queste cose hanno bisogno di quelli che si oppongono molto e il prezzo della tortura l’hanno stabilito ingannando la Corte Edu che, invece, aveva chiesto rimedi effettivi e idonei. Questi ignobili risarcimenti sarà difficilissimo anche ottenerli, quasi impossibile. Insieme a "Ristretti Orizzonti" stiamo elaborando un modello in cui tutto ciò che va indicato possa essere precisato per portare a termine correttamente i ricorsi. Altrimenti, è facile che vengano rigettati in quanto l’istruttoria è complicata. Se si danno indicazioni chiare si supera anche la necessità dell’avvocato. Per il civile, tuttavia, questo è impossibile perché con l’introduzione del processo telematico l’avvocato è necessario. Hanno partorito questa ulteriore schifezza, una presa in giro e si sono rimangiati la riforma della custodia cautelare. Anche le Camere Penali minacciano una protesta sul problema custodia cautelare e sulla vicenda risarcimenti. Il Governo, ancora una volta, si è piegato ai voleri dell’Associazione Nazionale Magistrati. Non dimentichiamo che la Commissione Affari Costituzionali della Camera su questo ennesimo decreto ha sì espresso parere positivo, ma ha contestato alla Commissione Giustizia il fatto che le misure risarcitorie previste non siano corrispondenti ai principi stabiliti dalla Corte EDU nella sentenza Torreggiani e al principio di proporzionalità di matrice costituzionale". Rita Bernardini ha quindi spiegato come è possibile aderire al Satyagraha, chiarendo che esistono metodi alternativi al digiuno: "Per aderire all’iniziativa basta andare sul sito del Partito Radicale o su quello di Radicali Italiani. Basta compilare un semplice modulo e devo dire che ci sono 230 persone di tutte le fasce sociali, non solo parenti di detenuti, ad averlo già fatto. Un detenuto di Opera mi ha scritto facendomi presente i mille ostacoli frapposti dal carcere per impedirgli di fare il versamento della sua iscrizione e di quella di un suo amico al Partito Radicale: alla fine ci è riuscito minacciando una denuncia. Siamo orgogliosi di queste due iscrizioni e invitiamo anche altri detenuti a farlo. Ricordo che il nostro è l’unico partito a cui, per statuto, chiunque può iscriversi, e ciò vale per tutti i soggetti radicali. Ogni iscrizione è un arricchimento per noi e per chi si iscrive e, inoltre, non abbiamo probiviri. La nonviolenza non è solo digiuno: anche le lettere di sostegno che riceviamo e che vengono spedite ai rappresentanti istituzionali, sono ossigeno, ci danno forza". Infine, un accenno alle prossime mosse della segretaria di Radicali Italiani in relazione a possibili iniziative da intraprendere anche a livello parlamentare: "Chiederò a Roberto Giachetti di presentare un’interrogazione affinché si faccia chiarezza sui dati che vengono diffusi dal Ministero della Giustizia, in particolare quelli relativi alle capienza regolamentari dei singoli istituti penitenziari." Bologna: la Garante regionale Desi Bruno; migliorano le condizioni all’Ipm del Pratello Ristretti Orizzonti, 25 luglio 2014 Netta contrarietà Garante regionale detenuti all’estensione a 25 anni della carcerazione minorile. La Garante regionale delle persone private della libertà, Desi Bruno, si è recata in visita all’Istituto penale minorile in via del Pratello, a Bologna, accompagnata dal direttore dell’istituto, Alfonso Paggiarino, e dal comandante della polizia penitenziaria. Allo scorso 23 luglio, risultano 16 ragazzi ristretti, con date di nascita comprese fra il 1994 ed il 1999 (di cui 4 di recente assegnazione, trasferiti da altri istituti per motivi disciplinari). Con riferimento alla posizione giuridica, 7 sono definitivi, 6 imputati, 3 con posizione mista; del tutto residuale la presenza di ragazzi con cittadinanza italiana, diversi i cittadini stranieri di seconda generazione, solo 2 i ragazzi stranieri irregolari sul territorio. 4 i ragazzi presenti nel Centro di Prima Accoglienza, 7 i ragazzi presso la Comunità ministeriale. È stato riscontrato un deciso miglioramento delle condizioni dei ragazzi e della struttura. Al momento della visita nessuno si trovava chiuso nella camera di pernottamento, ma tutti all’esterno di essa, occupati in attività scolastiche e professionali (si stava tenendo un corso di alfabetizzazione per il miglioramento delle attenzioni linguistiche e 7-8 ragazzi erano impegnati nella preparazione della scenografia in legno per lo spettacolo teatrale, alla cui messa in scena collabora il regista Paolo Billi, con il quale continua la storica collaborazione). Gli ambienti sono in buone condizioni igieniche; particolarmente confortevoli gli spazi destinati all’aula scolastica con nuove dotazioni di strumentazione anche elettronica. Durante l’anno sono proseguite le attività trattamentali, con particolare riguardo alla frequenza scolastica dell’obbligo e della scuola alberghiera, oltre al corso professionalizzante per la ristorazione. Con la soppressione della Provincia, che finanziava i laboratori di falegnameria e ristorazione accedendo a finanziamenti europei che scadranno a fine 2014, si attende di conoscere, nell’ambito della ridefinizione delle competenze in atto, l’individuazione funzionale degli Uffici che sovrintenderanno al tema. Dall’inizio dell’anno è presente in istituto il cappellano, con 18 ore settimanali, anche spendibili all’esterno della struttura con interessamento ai percorsi dell’area penale esterna. Non sono ancora iniziati, ma pare davvero prossimo l’avvio dei lavori di adeguamento dell’area cortiliva; con l’estate gli uffici del Centro giustizia minorile passeranno stabilmente all’interno della struttura, cessando così la provvisoria sistemazione negli spazi dell’area verde che durava da anni. Il progetto è stato approvato e finanziato e, in particolare, comporterà l’ampliamento del campo sportivo; sono anche previsti lavori di sistemazione del sottotetto, della cucina e della mensa. Permane la mancanza di un sistema di videosorveglianza. L’organico del personale - sia civile che di polizia penitenziaria - avverte la necessità di un incremento dovuto a circostanze contingenti (ad esempio, assenze dovute al periodo di maternità), con il personale di polizia che necessiterebbe di un’implementazione con particolare riguardo alla copertura dell’orario di servizio. È netta invece la contrarietà della Garante a quanto previsto dal dl 92 del 26-06-14 che estende l’esecuzione di provvedimenti limitativi della libertà personale secondo le norme e con le modalità previste per i minorenni anche nei confronti di coloro che, nel corso dell’esecuzione, abbiano compiuto nel corso il diciottesimo anno di età ma non il venticinquesimo (prima era previsto il ventunesimo). Questa modifica legislativa, come allo stato strutturata, comporterà il passaggio di coloro che non hanno ancora compiuto i 25 anni (che hanno commesso il reato da minorenni), magari già transitati nelle carceri degli adulti, agli istituti penali minorili; il dato numerico su scala nazionale dei potenziali interessati al provvedimento dovrebbe essere di circa 63 persone. Questa scelta legislativa avrà una ricaduta negativa sulla vivibilità e l’organizzazione stessa delle attività degli istituti, risultando del tutto evidente che un ragazzo alle soglie dei 25 anni ha esigenze anche trattamentali del tutto diverse dai minorenni. L’auspicio della Garante regionale dei detenuti "è che in sede di conversione in legge, tale norma possa essere modificata, prevedendo per questa tipologia di detenuti l’istituzione di appositi e dedicati istituti a custodia attenuata, anche alla luce dell’esiguo numero degli interessati, per i quali potrebbe non essere particolarmente arduo recuperare spazi detentivi nell’ambito del circuito penale minorile, dove esistono varie strutture con un numero minimo di detenuti presenti". Cagliari: Sdr; a Buoncammino anche due detenuti ultra 80enni e un sieropositivo grave Ristretti Orizzonti, 25 luglio 2014 "Salvatore Mulas, 43 anni, cagliaritano, sieropositivo, affetto da epatite C, anoressico, con una cifoscoliosi alla colonna vertebrale e una frattura all’astragalo destro che gli impedisce di camminare si trova in cella. Una condizione per la quale l’uomo, peraltro soggetto a tromboflebiti, è già stato dichiarato incompatibile. Ciò nonostante, inspiegabilmente, dallo scorso mese di aprile è ristretto a Buoncammino essendo stato precedentemente ai domiciliari e affidato al Day Hospital di Is Mirrionis". Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme", sottolineando che "si tratta di un caso delicato anche per le particolari condizioni psicologiche di Mulas". "Nella Casa Circondariale di Cagliari però - evidenzia ancora Caligaris - ci sono altre persone che potrebbero scontare la pena in strutture alternative. Sono presenti infatti B.T., asseminese, di 83 anni, e S.M. quartese, di 82. Due età record per una struttura penitenziaria. Nel Centro Diagnostico Terapeutico sono inoltre ricoverati C.P. di 73 anni e D.P. di 75. Quest’ultimo, affetto da cardiopatia ischemica, era stato già ricoverato per infarto acuto del miocardio al San Giovanni di Dio dove aveva subito anche angioplastica e stent. All’anziano detenuto, che si muove con una carrozzina, è stata inoltre diagnosticata una sospetta neoformazione a una corda vocale" "Davanti a quadri sanitari così problematici, in considerazione dell’età avanzata di questi ristretti e tenendo conto che ciascuno di loro non è autosufficiente occorre individuare residenze sanitarie assistite. È evidente che queste persone non possono continuare a stare in un Cdt, peraltro ormai in fase di smobilitazione giacché tra qualche mese dovrà aprire Uta. L’umanità della pena non è un principio astratto ma un valore che deve essere perseguito sempre. È difficile immaginare che una persona non più in grado di muoversi autonomamente possa costituire un grave pericolo sociale così come è possibile evitare qualunque rischio - conclude la presidente di Sdr - facendo curare gli ammalati psichici in luoghi idonei. Spesso si ha invece l’impressione che chiudere una persona in una cella sia la strada più semplice per risolvere un’incombenza burocratica, anche aldilà del buon senso". Rieti: "Cucinando", la Cooperativa Pid Onlus apre il servizio di pizza e dolci cella a cella Ristretti Orizzonti, 25 luglio 2014 Nella Casa Circondariale NC di Rieti, la Cooperativa Sociale Pid Onlus ha dato vita un anno fa al progetto Cucinando, finanziato dalla Cassa delle Ammende. I pasti per la popolazione detenuta sono preparati da 6 detenuti, formati e coordinati da due tecnici cuochi esterni. In questo modo si garantisce l’acquisizione di competenze spendibili oltre il carcere, nonché un innalzamento della qualità del vitto. Da quando Cucinando è iniziato, ci si è interrogati sull’offerta di un servizio aggiuntivo per un carcere che fatica a trovare un inserimento nel tessuto del territorio reatino. In questa direzione nasce l’iniziativa "Speedy Pizza Inside", un servizio dedicato ai detenuti che possono acquistare per sé o per i familiari, in occasione dei colloqui, pizze e vari dolci a prezzi modici. Per attivare questo specifico servizio, è stato realizzato un corso di formazione che ha portato all’individuazione di una persona dedicata che all’interno della cucina si occupa della preparazione degli ordinativi di pizze e dolci. L’iniziativa ha preso avvio il 21 luglio e dà la possibilità ai detenuti di Rieti di ordinare una volta a settimana, tramite domandina, i prodotti desiderati. In questa fase iniziale la produzione è rivolta all’interno in attesa di costruire una rete commerciale esterna che possa permettere di promuovere i prodotti presso il tessuto locale. Nola (Na): il Sindaco conferma, in questo Comune sorgerà un carcere da 900 posti www.ilgiornalelocale.it, 25 luglio 2014 Nuovo carcere in Campania. La struttura sorgerà, come noto da tempo, a Nola. La conferma è arrivata direttamente nel primo consiglio comunale, quello di insediamento, durante il quale il sindaco ha illustrato la lunga relazione programmatica di mandato. Geremia Biancardi ha così confermato la presenza della città dei gigli nel cosiddetto piano carceri. Per Nola si avrà "entro alcuni anni" la costruzione di un istituto carcerario "non di massima sicurezza" capace di ospitare 900 detenuti non pericolosi. L’edificio sorgerà in via Sarnella ed avrà un costo (ovviamente non a carico del Comune) di 75 milioni di euro. È stato inserito ufficialmente nel piano carceri nel luglio del 2013. Il carcere è nell’elenco delle "grandi opere" che nei prossimi anni riguarderanno la comunità. Altri istituti di pena sono previsti a Bari, Venezia, Mistretta, Sciacca, Marsala. Il piano carceri del Dap è stato formulato anni orsono, con variazioni in corso d’opera, per ovviare ai ben noti problemi di sovrappopolamento. Roma: il Ministro Orlando riceve una delegazione della Comunità Papa Giovanni XXIII Ristretti Orizzonti, 25 luglio 2014 Presentata l’esperienza delle Comunità Educanti con i Carcerati e proposte per garantire la "certezza del recupero". Ieri mattina alle ore 10,30 una delegazione della Comunità Papa Giovanni XXIII ha incontrato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando. La Comunità Papa Giovanni, rappresentata dal responsabile generale Giovanni Ramonda e alcuni collaboratori, ha presentato al ministro l’esperienza delle Cec, Comunità educanti con i carcerati, evidenziando come si tratti di modalità operative ormai consolidate, non solo molto più economiche rispetto alla detenzione carceraria ma anche molto più efficaci sul piano del recupero: la recidiva per chi fa questo tipo di percorso di abbassa infatti dal 75 al 10%. Nel corso del colloquio è stato inoltre chiesto al Ministro di "riconoscere, nei decreti attuativi della legge delega sulle pene non carcerarie, il ruolo delle organizzazioni non profit" e che "vengano valutati percorsi sperimentali di espiazione della pena in co-gestione con organizzazioni del terzo settore, come alternativa possibile alla detenzione in istituti penitenziari". Il Ministro ha detto di condividere pienamente la necessità di puntare su pene veramente rieducative al fine di perseguire la "certezza del recupero" e ha detto che si adopererà a riconoscere, nei decreti attuativi che il Governo varerà a breve, il ruolo delle organizzazioni no profit nel recupero dei detenuti. Ha inoltre espresso il desiderio di approfondire la conoscenza delle esperienze educative alternative al carcere promosse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e da altre organizzazioni, sviluppando una sempre maggiore collaborazione. Volterra (Pi): il "Santo Genet" con i detenuti, grande lavoro registico di Armando Punzo di Paolo Petroni Ansa, 25 luglio 2014 Trucchi forti, costumi barocchi, tessuti di broccato a fiori, pellicce e veli con allusioni androgine, in una sorta di segno dell’eccesso che vive sull’orlo del decadimento, della morte, seguendo l’idea di Jean Genet per il quale "il solo luogo in cui si possa costruire un teatro è un cimitero" perché ‘"la scena è un luogo clandestino prossimo alla morte", quello in cui si muore a se stessi, per svelarsi e recitare, essere altro, liberi. Un’idea che è al centro dell’ultimo spettacolo scritto e diretto da Armando Punzo per la sua Compagnia della Fortezza di Volterra, composta dai carcerati, che la sentono vera sulla propria pelle, intitolato appunto a "Santo Genet", dopo che lo scorso anno avevano esplorato il Genet commediante, secondo la celebre definizione di Sartre: Genet commediante e martire. Lo sentono sulla propria pelle e si vede, quest’anno hanno una qualità di recitazione, un’intensità, un gioco di squadra di alto livello e che non permette di sottrarsi all’emozione del luogo, dell’azione e delle parole in cui si è coinvolti. Il cortile della fortezza è tutto coperto di bianco, dai lati al pavimento, è quindi un bianco sepolcro, un cimitero con una cappella in fondo e cosparso di lapidi, al quale si è introdotti da un gruppo di marinai, citazione del romanzo "Querelle de Brest", secondo l’iconografia creata dall’omonimo film di Fassbinder. Del resto un personaggio sottolinea: "La scena del mio dolore prende le sembianze di un sepolcro bianco". Da questo luogo si passa poi a un lungo corridoio completamente coperto di specchi di ogni forma e dimensione, ai lati e al soffitto, dove tutto si moltiplica, si esalta, vive mentre si perde frantumandosi. Lì e nelle stanzette adiacenti, vari personaggi genettiani, travestiti, preti, ladri che vivono e soffrono la loro marginalità cercandone una liberazione, che può venire appunto dal recitare, propongono il proprio monologo, mostrano le proprie ferite, come il moderno San Sebastiano in una latrina cui, con un rossetto, ognuno può aggiungere una piaga di sangue sul corpo. Recitano tutti in mezzo alla calca del pubblico, guardandolo negli occhi, coinvolgendolo nel loro disagio e nella loro liberazione teatrale, guidati da un Punzo vestito di nero e con rose attaccate alle spalle come ali, perché "la fragilità e delicatezza dei fiori è la faccia equivalente e opposta della brutale insensibilità dei carcerati". E alla fine, tra gli applausi infiniti, dagli spettatori arriverà anche una pioggia appunto di petunie colorate. "Santo Genet" si replica sino a oggi, mentre domani questo spettacolo invasivo e itinerante avrà un curiosa ripresa su un palcoscenico normale, quello del Teatro Persio Flacco, sempre qui a Volterra, a chiusura del Festival VolterraTeatro, che ha proposto tanti altri appuntamenti all’interno del carcere e per piazze e cortili della cittadina. Nuoro: detenuto al carcere a vita, Marcello Dell’Anna per una sera diventa attore teatrale di Francesco Oliva Gazzetta del Sud, 25 luglio 2014 Dopo la laurea è riuscito a coronare un altro splendido sogno: calcare il palcoscenico di un teatro per partecipare ad uno spettacolo, vivere qualche minuto di gloria, gustarsi l’emozione di uscire di nuovo dal carcere a distanza di due anni e respirare così l’atmosfera della società civile. L’attore davvero speciale non è un detenuto "qualsiasi": si tratta del 47enne di Nardò Marcello Dell’Anna, in carcere da 23 anni, condannato all’ergastolo ostativo (per reati associativi) e quindi destinato per la legge italiana a marcire in galera come si dice in questi casi. Così dopo essersi laureato in Giurisprudenza nel maggio di due anni fa con il massimo dei voti all’Università di Pisa nel periodo in cui era detenuto nel carcere di Spoleto solo poco tempo fa Dell’Anna ha impreziosito il proprio curriculum di uomo redento diventando uno dei protagonisti di "La fine all’alba", uno spettacolo che i detenuti di Roma Rebibbia hanno realizzato presso il teatro "Eliseo" di Nuoro nei giorni scorsi (città sarda in cui Dell’Anna è detenuto dal luglio di un anno fa). Il 47enne salentino, assistito dall’avvocato Ladislao Massari, presso il penitenziario sardo ha avuto anche la possibilità di salire in cattedra grazie al progetto "Carcere: diritto penitenziario dentro e fuori" realizzato dalla scuola forense di Nuoro in collaborazione con la direzione della Casa circondariale. Il detenuto neretino, seppur condannato al carcere a vita, ha potuto beneficiare di un permesso accordatogli dal giudice del tribunale di Sorveglianza della città sarda che ha valutato l’eccezionalità della concessione "in quanto" così come scrive il magistrato, "la partecipazione alla rappresentazione teatrale rappresenta il culmine di un percorso di positiva riflessione sul proprio vissuto deviante e sulla propria esperienza detentiva, percorso iniziato con gli studi universitari e proseguito attraverso il diploma di laurea, la specializzazione in diritto penitenziario, la gestione in prima persona di seminari di approfondimento della tematica penitenziaria rivolti ad avvocati ed esperti del settore". Un caso unico in Italia destinato certamente a lasciare il segno con cui il sistema penitenziario italiano ha dimostrato che l’Europa dei diritti civili non è poi così lontana come invece molto spesso magistrati e istituzioni fanno sembrare. Verona: l’orto degli ex detenuti di Ronco all’Adige alimenta la mensa dei poveri di Stefano Cucco Verona Fedele, 25 luglio 2014 Gli ospiti della "Casa don Girelli" di Ronco all’Adige gestiranno un orto sociale: gli ex detenuti psichiatrici in questo modo diventeranno degli agricoltori in piena regola ed il frutto del loro lavorò verrà donato ai poveri. In particolare sosterranno la mensa dei poveri "Aggiungi un posto a tavola", in funzione oramai da qualche mese in paese. La "Casa don Girelli", che accoglie pazienti che arrivano dagli ex ospedali psichiatrici giudiziari, ha recentemente stretto un accordo con l’associazione "Solidaria Mente" per realizzare un orto sociale. Questa operazione ha una duplice funzione. Da un lato i frequentatori della mensa avranno a disposizione in tavola prodotti freschi e genuini ogni giorno, e dall’altro la "Casa don Girelli" potrà avere a disposizione un orto a scopo terapeutico-riabilitativo. Pertanto, gli ex detenuti coltiveranno con le loro mani ortaggi che, poi, finiranno sulla mensa dell’amicizia aperta alla Baita degli Alpini. Qui penne nere e volontari di Solidaria Mente preparano dal lunedì al venerdì un primo piatto che viene poi servito caritatevolmente a chi non riesce a sfamarsi o a fare la spesa. Agli ex detenuti è stato messo a disposizione dal gruppo alpini uno spazio verde, proprio vicino alla Baita. "Grazie a tale sinergia - spiegai Giuseppe Ferro, direttore della "Casa don Girelli" - è nato questo progetto che arricchisce sia noi che l’associazione "Solidaria Mente". L’orto si inserisce nel panorama delle attività sociali promosse a favore della comunità ronchesana. Questa interessante proposta, poi, ci è arrivata proprio dal presidente dell’associazione, Davide Vesentini, e l’abbiamo subito accettata. Con i nostri ospiti siamo andati a far visita alla mensa dell’amicizia e in quell’occasione abbiamo dato inizio a questa interessante collaborazione". Ferro spiega che in questa iniziativa verranno impegnate persone dimesse dall’ospedale psichiatrico giudiziario che, attraverso anche questo tipo di lavoro, completeranno un programma terapeutico-riabilitativo personalizzato. La convenzione durerà un anno e sarà rinnovabile tacitamente di anno in anno. "Questo accordo - spiega Davide Vesentini, presidente di SolidariaMente e vicesindaco con delega ai Servizi sociali - ci permette di far crescere il capitale sociale della nostra comunità. in questo modo anche gli ex detenuti saranno di notevole aiuto alle persone in difficoltà che fanno fatica persino ad acquistare generi alimentari di prima necessità. Infine saranno un valido aiuto alla trentina di volontari che si alternano quotidianamente alla mensa dell’amicizia". Alghero: "Sulla terra leggeri", al festival dell’Argentiera le memorie dal carcere di Anna Sanna La Nuova Sardegna, 25 luglio 2014 Storie da una vecchia colonia penale immersa in un luogo dalla natura straordinaria. Ricordi e vite dimenticate scoperte e raccontate da detenuti di un’altra epoca, reclusi nel carcere di San Sebastiano a Sassari. Le carte dell’archivio della ex colonia penale di Tramariglio sono emerse dall’oblio per diventare lettura partecipata e condivisa nel reading "Perché sparai alla mia amante", andato in scena mercoledì sera a Casa Gioiosa, nel cuore del Parco naturale di Porto Conte. Sei detenuti dell’ex carcere di San Sebastiano hanno dato voce a ricordi, riflessioni, aneddoti sofferti e a tratti anche divertenti direttamente dalla vita carceraria a Tramariglio, accompagnati dalla musiche di Pasquale Posadinu, leader e voce della band sassarese Primo Chef del Cosmo. L’evento è una coproduzione del festival dell’Argentiera "Sulla terra leggeri" e il festival di musica e parole "Abbabula" in collaborazione con il Parco regionale di Porto Conte, e parte dalla ricerca svolta per un anno proprio a Porto Contedai detenuti (in regime di articolo 21, che per buona condotta consente di svolgere lavori all’esterno del carcere) sull’archivio della ex colonia penale attiva tra gli anni Quaranta e Sessanta: un patrimonio di oltre 5mila fascicoli, 1360 registri e 10mila carte sciolte sulle quali i detenuti hanno lavorato guidati dall’archivista Stefano Alberto Tedde. Carte polverose, rovinate, dimenticate negli scantinati del carcere di Alghero prima e in quello di San Sebastiano poi, ricche però di storie che oggi rivivono nel bel volume pubblicato da Carlo Delfino Editore "La colonia penale di Tramariglio. Memorie di vita carceraria", curato dagli archivisti Stefano Alberto Tedde e Angelo Ammirati, dal direttore del Parco di Porto Conte Vittorio Gazale insieme ai sei detenuti Davide Aristarco, Simone Silanos, Lorenzo Spano, Daniele Uras, Giuliano Usala e Roberto Varone. Gli stessi che sono stati protagonisti dello spettacolo di mercoledì sera. Alle spalle le barche, lo splendido mare che bagna il promontorio di Capo Caccia. Davanti invece le celle e gli spazi dove i detenuti producevano vini e formaggi: la diramazione centrale che da rudere abbandonato ha trovato nuova vita con la riqualificazione e il centro di educazione ambientale che quest’anno ha registrato la presenza di 7mila giovanissimi visitatori dalle scuole. Lì dove un tempo invece arrivavano persone a volte finite dentro per poco. Come un paracadutista della Seconda Guerra Mondiale che dopo l’armistizio del 1943, trovatosi isolato nelle campagne di Oristano, per fame aveva rubato una pecora costatagli una condanna a 15 anni. Alcuni erano poeti, scrittori, musicisti. Rivivono nelle corrispondenze conservate nell’archivio, specchio della società di quegli anni, interpretate dai detenuti di oggi che hanno scelto di mettersi in gioco, introdotti dalla voce narrante di Stefano Tedde. Scrivevano agli amici, ai parenti, alla donna che amavano. Scrive alla fidanzata che aveva tentato di uccidere il detenuto Marcello Perucci, giovane insegnante di lingue, arrestato a Ravenna nel novembre del 1936 e trasferito prima a Mamone e poi a Tramariglio. A spiegare il senso dell’incontro tra l’Argentiera e Porto Conte, sono stati il direttore del Parco Vittorio Gazale e Flavio Soriga, direttore artistico del festival "Sulla terra leggeri". Argentiera e Tramariglio, due luoghi accomunati da un paesaggio e da una natura straordinaria, entrambi crocevia di sofferenze e di duro lavoro, quello dei minatori del borgo minerario, dei detenuti e degli agenti di custodia della colonia penale. L’Argentiera come Porto Conte è un luogo da preservare, parco geominerario testimonianza preziosa di archeologia industriale. Al reading è seguito il concerto di Paolo Fresu che si è esibito sul palco insieme ai Devil Quartet e Daniele di Bonaventura. Stati Uniti: il Pentotal non si trova e i boia legali ricorrono ai segreti di Sergio D’Elia (segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino) L’Unità, 25 luglio 2014 I Paesi che hanno deciso di passare dalla sedia elettrica, l’impiccagione o la fucilazione alla iniezione letale come metodo di esecuzione, hanno presentato questa "riforma" come una conquista di civiltà e un modo più umano e indolore per giustiziare i condannati a morte. La realtà è diversa. L’esecuzione di Joseph Wood in Arizona è solo l’ultima di una serie di esecuzioni "arrangiate" negli Stati Uniti. Un detenuto dell’Ohio giustiziato a gennaio ha rantolato a bocca aperta durante i 26 minuti che lo hanno portato a morire. Ad aprile, un detenuto in Oklahoma ha annaspato in stato di convulsione per 43 minuti prima di morire alla fine per un attacco cardiaco. A ben vedere, queste esecuzioni "mal riuscite" sono il frutto del segreto di Stato che sempre più sta avvolgendo il sistema della pena capitale negli Stati Uniti, come in altri Paesi, cosiddetti democratici, tra cui Taiwan, Giappone, India e Indonesia. È quanto emerge dal Rapporto 2014 di Nessuno tocchi Caino, appena pubblicato con Reality Book. Quanto più, negli Stati Uniti, si registra un’evidente e ormai irreversibile tendenza all’abolizione della pena di morte con sei Stati che l’hanno cancellata negli ultimi sei anni e con il numero di esecuzioni costantemente in calo, tanto più il processo di iniezione letale è avvolto nel mistero in diversi Stati americani ancora desiderosi di praticare la pena capitale, dove si sta facendo di tutto per occultarne modi e metodi. La maggiore segretezza intorno ai protocolli dell’iniezione letale è solo l’ultima tattica che legislatori e autorità carcerarie stanno mettendo in atto in tutto il Paese per impedire agli avvocati difensori di presentare ricorsi contro i protocolli di esecuzione e alle associazioni abolizioniste di fare pressione sulle ditte farmaceutiche per bloccare la vendita e l’uso letale dei loro prodotti da parte delle amministrazioni penitenziarie. Nessuno tocchi Caino si era messa di traverso nel dicembre 2010 quando, con una mozione approvata dal Parlamento italiano, impegnammo il Governo a controllare l’intera filiera del Pentotal che la società farmaceutica americana Hospira avrebbe voluto produrre in Italia, al fine di assicurare che non venisse utilizzato per la pena di morte. Ottenemmo il blocco totale della produzione di questo farmaco da parte dell’azienda statunitense. A questa decisione seguirono quelle di altre multinazionali che hanno introdotto blocchi e controlli tali da prevenire che l’anestetico e altri farmaci di loro produzione potessero finire nei penitenziari degli Stati Uniti. La progressiva penuria che si è quindi venuta così a determinare ha indotto alcuni Stati della federazione americana, non solo ad adottare nuovi protocolli di iniezione letale o a sostituire il Pentotal con altri farmaci, ma anche a percorrere strade che rischiano ora di far deragliare l’America dal binario dello Stato di diritto e dai suoi stessi principi fondativi. Viste, infatti, le ormai quasi insormontabili difficoltà a reperire i farmaci mortali sul normale mercato nazionale e internazionale, le amministrazioni penitenziarie hanno pensato di rivolgersi a laboratori artigianali, quelli che negli Stati Uniti si chiamano "Compounding Pharmacies". Il passaggio a questo nuovo tipo di "rifornimento" è stato accompagnato da una serie di leggi sulla segretezza ("Secrecy Laws") che consentono alle amministrazioni penitenziarie di non rispondere a giornalisti, avvocati o associazioni per i diritti umani che chiedono informazioni sui nomi dei fornitori e sulle sostanze usate nella procedura di esecuzione. Dei 32 Stati americani che utilizzano ancora l’iniezione letale, almeno 11 hanno adottato leggi sul segreto di Stato che impediscono al pubblico o ai detenuti di conoscere la fonte dei farmaci di esecuzione. Tra questi figurano i più attivi Stati esecuzionisti americani: il Texas, la Florida, il Missouri e l’Oklahoma. È già abbastanza grave che la pena di morte resista nella più antica democrazia del mondo, gli Stati Uniti, ma è ancor più inquietante assistere alle conseguenze della presunta civiltà dell’iniezione letale. Svanito il mito di un metodo indolore, dolce e più umano di fare giustizia, rimane un ultimo, decisivo passo da compiere: sbarazzarsi una volte per tutto del sistema arcaico della pena di morte, cioè dell’aberrazione di uno Stato che per punire Caino diventa esso stesso Caino, per salvaguardare giustamente Abele crea malamente i suoi Abele. Iraq: attaccato convoglio detenuti, almeno 60 morti Apcom, 25 luglio 2014 È di circa 60 morti il bilancio, non verificabile in maniera indipendente sul terreno, di un agguato condotto da uomini armati contro un convoglio di detenuti a nord di Baghdad. Lo riferisce la tv satellitare panaraba al Arabiya citando fonti della polizia irachena. Secondo le fonti, due attentatori suicidi si sono fatti esplodere stamani all’alba al passaggio di un convoglio di pullman sui quali viaggiavano circa 60 detenuti trasferiti da Baghdad verso il carcere di Taji, 30 km a nord della capitale. Dopo le esplosioni, non meglio precisati uomini armati hanno aperto il fuoco contro le forze di sicurezza che scortavano i mezzi e ne è seguita una sparatoria. Almeno 50 detenuti e una decina di agenti sarebbero morti nell’attacco ma il bilancio è provvisorio e non è verificabile in maniera indipendente. L’attacco è avvenuto a poche ore dall’atteso incontro a Baghdad, nella super fortificata Zona Verde della città, tra il premier Nuri al Maliki e il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon, in visita nell’Iraq martoriato dall’offensiva qaedista e dalla recrudescenza delle violenze a sfondo confessionale. Polonia: condanna dalla Corte Strasburgo, per complicità sulle prigioni segrete Cia Tm News, 25 luglio 2014 La Corte europea per i diritti umani ha condannato la Polonia per "complicità" nella vicenda del centro di detenzione segreto dove tra il 2002 e il 2005 la Cia imprigionava persone sospettate di terrorismo e dove si sono verificati casi di torture e sparizioni. Varsavia viene condannata dal tribunale di Strasburgo per il ruolo avuto nelle torture subite da un palestinese e un saudita, prima che questi venissero trasferiti nella base di Guantánamo, dove si trovano ancora oggi. "La Polonia ha collaborato nella preparazione e nell’attuazione di operazioni di "consegna straordinaria" di prigionieri, di detenzione segreta e di interrogatori condotti dalla Cia sul suo territorio e avrebbe dovuto sapere che, permettendo alla Cia di tenere prigioniere queste persone sul suo territorio, faceva correre loro un serio rischio di subire trattamenti contrari alla Convenzione" europea dei diritti dell’uomo, hanno valutato all’unanimità i giudici di Strasburgo. Il ricorso alla Corte dei diritti è stato presentato da Abu Zubaydah, palestinese di 43 anni, e Abd al-Rahim al-Nashiri, 49enne saudita. I due hanno sostenuto, e ottenuto ragione dal verdetto, che Varsavia "perfettamente cosciente e in modo deliberato" ha permesso alla Cia di tenerli prigionieri per svariati mesi nel 2002-2003 sul territorio polacco, dove sono stati sottoposti a tortura, in particolare con il water boarding, la simulazione di annegamento. La Polonia viene condannata a versare 100mila euro a ciascuno dei due ricorrenti, come indennizzo per i danni morali subiti. Le autorità polacche hanno tre mesi per chiedere un nuovo esame del caso davanti alla Grande camera della Corte dei diritti, che tuttavia deve essere autorizzato dallo stesso tribunale che ha emesso il verdetto odierno. Usa. Attenti a mail tra detenuti e avvocati: possono essere usate come prove www.blitzquotidiano.it, 25 luglio 2014 Anche le mail tra avvocati e detenuti possono essere usate come prove in un processo negli Stati Uniti. Questo quanto accaduto nel caso di estorsione contro il boss mafioso Thomas Di Fiore, in cui i pubblici ministeri hanno fatto sapere che useranno come prova anche la corrispondenza elettronica tra lui e i suoi avvocati. Secondo quanto riporta il New York Times, le comunicazioni tra persone incriminate e i loro legali sono solitamente escluse dai controlli, ma i Pm hanno iniziato a leggere la corrispondenza elettronica. E a Brooklyn, dove è in corso il processo a Di Fiore, diventerà una pratica standard. La notizia ha aperto il dibattito negli Usa sul diritto dei detenuti a scambiarsi messaggi confidenziali con i propri avvocati, una questione sulla quale i giudici federali sono divisi. Mentre per i legali il governo sta travalicando i limiti della sua autorità, privandoli di uno strumento necessario per garantire ai clienti una difesa adeguata. Iran: arrestati tre cittadini americani, tra cui il corrispondente del Washington Post Ansa, 25 luglio 2014 Tre cittadini americani, tra cui il corrispondente del Washington Post a Teheran, sarebbero stati arrestati in Iran. Lo riferiscono lo stesso quotidiano e funzionari Usa. Il capo redattore esteri del Washington Post, Douglas Jehl, ha spiegato di aver ricevuto "informazioni credibili" che il corrispondente Jason Rezaian, la moglie, Yeganeh Salehi, e altri due, sono trattenuti dallo scorso martedì, ma non è stata fornita alcuna spiegazione sui motivi. Svizzera: interrogazione dell’Udc; pene da scontare all’estero, che ne pensa il Governo? www.ticinonews.ch, 25 luglio 2014 Interrogazione di Marco Chiesa, Gabriele Pinoja, Lara Filippini, Eros Mellini, Orlando Del Don, esponenti dell’Udc Ticino. I detenuti stranieri scontino la pena all’estero. Cosa ne pensa il CdS ticinese? Il sovraffollamento delle carceri svizzere è un problema che non smette di preoccupare le autorità cantonali. Ginevra, in particolare, sta cercando delle soluzioni per ovviare a questa cronica condizione. Da un lato si è ipotizzato dunque un allentamento temporaneo delle norme relative ai tassi d’occupazione nelle prigioni e il trasferimento di parte dei detenuti, in un ottica di solidarietà confederale, verso altre strutture nel Paese. È notizia recente inoltre che il Consiglio di Stato ginevrino desidera intensificare il trasferimento di detenuti stranieri verso i loro Paesi d’origine, credendo che tale pratica possa rappresentare un’efficace misura di lotta contro il sovraffollamento. In un missiva indirizzata al Dipartimento federale di giustizia e polizia, il Consiglio di Stato chiede in buona sostanza l’apertura di negoziati con Marocco e Romania che permettano di diminuire gli impedimenti a questi trasferimenti. Alla luce di quanto sopra, poniamo le seguenti domande: 1. Come giudica il Consiglio di Stato ticinese questa recente proposta, tramite missiva al Dipartimento federale, del Consiglio di Stato ginevrino? 2. Sono già stati percorsi dei passi simili a quelli del Canton Ginevra da parte del Canton Ticino? 3. Qualora non fosse il caso, il Consiglio di Stato è disponibile a sostenere esplicitamente questa iniziativa presso le autorità federali? 4. In prospettiva il Consiglio di Stato ritiene di dover investire nuove risorse nella costruzione di strutture carcerarie sul nostro territorio? Qualora fosse il caso, con che tempistica sarebbero effettuati tali investimenti e in quale ordine di spesa si situano? Una tale opportunità, ossia quella di rimandare i criminali stranieri nel loro Paese di provenienza, potrebbe permettere di evitare investimenti milionari in tal senso? 5. Anche la proposta Udc relativa all’espulsione dei criminali stranieri, sostenuta nel 2010 in votazione dal Popolo svizzero, permetterebbe di diminuire la pressione sulle carceri del nostro Paese. Il Consiglio di Stato ticinese intende sollecitare in maniera ferma e decisa il Consiglio federale ad introdurre delle nuove regole nel rispetto della volontà popolare? Gran Bretagna: referendum per l’indipendenza della Scozia, i detenuti chiedono di votare Agi, 25 luglio 2014 Anche i detenuti vogliono votare al referendum per l’indipendenza della Scozia in programma a settembre. La richiesta nasce dal ricorso alla Corte suprema di due uomini che stanno scontando una condanna per omicidio e che sostengono che il divieto di voto sia una violazione dei loro diritti umani. Considerando che mancano ormai meno di due mesi alla consultazione, la Corte ha anche deciso di mettere il procedimento su una corsia preferenziale e, se i due detenuti dovessero vincerlo, si tratterebbe di un duro colpo anche per il governo del primo ministro scozzese Alex Salmond, che stilando le regole per questo referendum ha espressamente vietato ai prigionieri il diritto di voto. Una decisione che potrebbe poi portare a richieste di risarcimento, se solo il parere positivo della corte suprema dovesse arrivare dopo la consultazione. La corte europea dei diritti umani ha più volte chiesto al Regno Unito di eliminare il divieto di voto per i carcerati. Sudan: dalla condanna a morte all’arrivo in Italia, la storia di Meriam Aki, 25 luglio 2014 Il lieto fine dopo un incubo durato oltre due mesi. Meriam, la donna cristiana condannata a morte per apostasia in Sudan e poi liberata è atterrata stamani a Roma a bordo di un volo di stato. Ad accoglierla anche il primo ministro, Matteo Renzi. Ecco le tappe più significative di una storia che ha commosso il mondo. 15 maggio. Un tribunale di Khartoum condanna a morte per impiccagione le 27enne Meriam, madre di un bambino e incinta di otto mesi con l’accusa di apostasia. I giudici stabiliscono che la donna debba subire 100 frustate per aver commesso adulterio, visto che il suo matrimonio con un uomo cristiano non è riconosciuto valido in base alla sharia. 27 maggio. Nasce in carcere Maya, secondogenita di Meriam. Uno dei suoi avvocati spiega che il parto è avvenuto nella clinica del carcere dove è rinchiusa. Sulla vicenda interviene il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Pur nel rispetto della sovranità del Sudan e del principio di separazione dei poteri, il Presidente della Repubblica auspica che possano essere tempestivamente confermate le recenti dichiarazioni dell’Ambasciatore del Sudan in Italia riportate dalla stampa e relative a una revisione della sentenza", si legge in una nota. 23 giugno. Meriam viene liberata per la prima volta. Lo annuncia il suo avvocato, Elshareef Ali. La misura è stata decisa da un tribunale d’appello di Khartoum, che ha annullato la sentenza di condanna a morte. 24 giugno. Il legale della donna, Mohammed al-Nour, annuncia su Twitter che Meriam è stata di nuovo arrestata all’aeroporto di Khartoum, dove insieme al marito e ai due figli stava per imbarcarsi su un volo per gli Stati Uniti. Le autorità sudanesi rilasciano Meriam per la seconda volta. La donna si trasferisce poi nell’ambasciata americana a Khartoum. 2 luglio. Il caso di Meriam viene citato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione del suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. 3 luglio. Il vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli incontra Meriam a Khartoum. "Ho trovato Meriam in buone condizioni fisiche e di spirito, naturalmente provata da questa esperienza. Le ho assicurato il massimo impegno del Governo italiano a seguire la vicenda fino alla sua conclusione", afferma Pistelli.