Giustizia: la Camera approva la responsabilità civile dei magistrati, governo battuto Il Messaggero, 12 giugno 2014 Arriva la responsabilità civile dei magistrati. L’aula della Camera ha approvato a voto segreto, con 187 sì e 180 no, l’emendamento in tal senso della Lega alla legge Comunitaria. La Lega aveva chiesto il voto segreto sul suo emendamento, riferito all’articolo 26 della Comunitaria. I deputati di M5S si sono astenuti. Governo e commissione avevano espresso parere contrario. In base al testo approvato, proposto dal leghista Gianluca Pini, "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale". Ettore Rosato del Pd, alla richiesta di convocazione del comitato dei Nove da parte di FI, ha detto che "questo testo deve ancora passare al Senato, dove verrà modificato". C’è lo zampino di almeno 34 "franchi tiratori" del Pd nel voto alla Camera che ha visto il governo battuto su un emendamento della Lega sulla responsabilità civile dei giudici. Al momento del voto, con scrutinio segreto, erano infatti presenti in Aula 214 deputati del Pd su 293. Ma i no all’emendamento sono stati solo 180. Se si considera poi che tra i contrari all’emendamento ci sono anche alcuni deputati di Sc e Sel, due gruppi che hanno votato in ordine sparso, i dem che si sono astenuti o hanno votato a favore sono anche di più. I commenti. "Ci sarà il Senato per modificare il testo" ha detto in aula Ettore Rosato del Pd. Ma Forza Italia difende il colpo a sorpresa: "Il voto segreto è protetto dalla Costituzione. È stata una votazione legittima" dice Francesco Paolo Sisto di Fi. Esultano i 5 Stelle: "La nostra decisione di astenerci ha tirato fuori tutta l’ipocrisia del Pd", dice il grillino Andrea Colletti in aula alla Camera. L’emendamento della Lega, passato nonostante il parere contrario di maggioranza e governo, prevede sanzioni più dure per i magistrati che commettono errori. Anm: norma incostituzionale. "Presenta evidenti profili di illegittimità costituzionale" la norma sulla responsabilità civile diretta dei giudici introdotta dalla Camera - sostiene l’Anm (Associazione nazionale magistrati) - Ed è grave e contraddittorio che si indebolisca l’azione giudiziaria proprio mentre la magistratura è chiamata a un forte impegno contro la corruzione". "Norma intimidatoria". "La responsabilità civile diretta nei confronti dei magistrati costituisce una lesione al principio dell’indipendenza - dice il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli - perché finisce con il condizionare i giudici, nei cui confronti ha una forza intimidatoria. Non ha precedenti in altri ordinamenti e si presta a usi strumentali: nel senso che la possibilità di promuovere un’azione civile diretta potrebbe essere utilizzata per liberarsi di un magistrato ritenuto scomodo". Proprio per queste ragioni il leader dell’Anm ritiene che una riforma di questo tipo non possa essere varata dal Parlamento: "I profili di illegittimità costituzionale sono così evidenti che non credo che questa norma possa essere definitivamente approvata. Mi preoccupa però - aggiunge Sabelli - il segnale che viene dato: quello di un indebolimento dell’azione giudiziaria proprio mentre la magistratura è impegnata nel contrasto alla corruzione e in forte contraddizione con la volontà di rafforzare il ruolo dell’autorità anti-corruzione". Prestigiacomo. "Con grande soddisfazione salutiamo il via libera alla Camera alla responsabilità civile dei magistrati grazie all’approvazione a scrutinio segreto dell’emendamento della Lega a cui Governo e relatore avevano dato parere contrario - dice Stefania Prestigiacomo. Si ottengono nello stesso tempo due risultati positivi da una parte finalmente si introduce, seppur manchi ancora il passaggio al Senato, una norma sacrosanta che l’Ue sollecita da mesi all’Italia e che abbatte un privilegio incomprensibile prevedendo la possibilità per chi ha subito un danno ingiusto di agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento; dall’altra si aggiunge un altro importantissimo tassello nella ricostruzione dell’alleanza tra Fi e la Lega. Ora, auspichiamo che il provvedimento sia licenziato al più presto dal Senato". Fabrizio Cicchitto. "Come nella passata legislatura c’è stato nuovamente alla Camera a scrutinio segreto un voto favorevole alla responsabilità civile dei giudici su emendamento presentato dalla Lega Nord. È evidente che il problema è maturo e ad esso va data una soluzione positiva fra Camera e Senato, con il contributo costruttivo del Governo". Lo afferma Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd. Magistratura democratica. "Si indebolisce la magistratura con un grave attacco alla sua indipendenza e autonomia nel momento in cui indaga sulla corruzione, il vero male del Paese". Lo scrive su Twitter Anna Canepa, segretario generale di Magistratura democratica, a proposito dell’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati approvato alla Camera. Presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo. "Un colpo di mano a freddo fatto in mezz’ora in sede di Comunitaria quando all’attenzione del Parlamento ci sono molte proposte di legge che entrano nel merito della responsabilità civile dei magistrati. Una discussione del genere andava affrontata in Commissione Giustizia senza utilizzare le leggi Ue per far passare un emendamento che l’Ue non ci chiedeva di approvare nel testo proposto dalla Lega". Lo ha detto il presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo, del Pd, relatore della Legge europea 2013-bis, in un’intervista a Radio Radicale. Quanto ai voti ottenuti anche da parte della maggioranza che sostiene il governo Bordo ha detto: "Sullo stesso emendamento già due anni fa ci fu un voto trasversale, anche di una parte dei parlamentari del Pd. Mi sembra evidente che nel nostro partito c’è una sensibilità sull’argomento che richiede una seria riflessione. Credo che al Senato, dove passeranno ora le leggi europee, ci impegneremo perché la norma, così come è passata, venga cambiata per tornare al testo proposto alla Camera dal governo e approvato dalla Commissione". Associazione nazionale magistrati. L’approvazione dell’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati "è un fatto molto grave" soprattutto perché "accade in un momento in cui la magistratura è fortemente impegnata di nuovo nel contrasto alla corruzione. E proprio ora si vorrebbe introdurre una norma che costituirebbe un forte indebolimento della giurisdizione". E l’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli. Per Sabelli è "contraddittorio che da un lato si dica a parole di volere rafforzare la lotta alla corruzione, si vuole rafforzare il potere del commissario anticorruzione, dall’altro la Camera approva una norma che di fatto indebolisce l’azione giudiziaria". La norma, conclude Sabelli è "uno strumento che mette nelle mani di una parte la possibilità di liberarsi di un magistrato scomodo sia esso un pubblico ministero o un giudice". Presidente della Commissione Giustizia della Camera. "È un gravissimo colpo di mano che introduce con un emendamento in Aula la responsabilità civile diretta del magistrato. È un grave attacco all’autonomia e all’indipendenza dei magistrati e ha il significato di un atto intimidatorio nei confronti delle inchieste in corso". Così la presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. Rita Bernardini. "Grande soddisfazione per l’emendamento del leghista Pini passato per soli 7 voti oggi a Montecitorio. Dopo 27 anni viene così riscattato il voto popolare del 1987 quando con il "referendum Tortora" promosso dai radicali l’80,2% degli elettori pronunciò il suo sì alla responsabilità civile dei magistrati. Quel voto, purtroppo, fu tradito dal Parlamento che, con la Legge Vassalli, negò quanto deciso dal popolo italiano: è bene ricordarlo ora perché il passaggio al Senato contiene mille insidie". Lo afferma Rita Bernardini, segretario dei Radicali. Giustizia: sottile ricatto della magistratura militante, per errori giudiziari 1% di condanne di Fabrizio Rondolino Europa, 12 giugno 2014 Fra i tanti effetti del declino politico di Silvio Berlusconi ce n’è uno sicuramente positivo: finalmente è possibile aprire nel nostro paese una seria riflessione sui limiti, le storture e le ingiustizie della giustizia italiana. Non siamo più costretti a parlare ossessivamente dell’ex Cavaliere: possiamo tranquillamente riflettere sulle condizioni generali del sistema. Ma non tutti sembrano averlo capito, né mostrano di averne voglia. Ieri la camera ha approvato un emendamento (presentato da Gianluca Pini) che introduce la responsabilità civile per i magistrati colpevoli di atti o provvedimenti "in violazione manifesta del diritto, o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle funzioni, ovvero per diniego di giustizia". È la prima volta che il parlamento italiano rispetta i risultati del referendum promosso dal Partito radicale nel lontano 1987, quando l’80,2% degli italiani chiese che anche i giudici, come ogni altro cittadino, pagassero in caso di errore. Il governo e il Pd si sono espressi contro l’emendamento Pini, e sono stati sconfitti. Le reazioni al voto - il cui esito è stato determinato anche da una parte del Pd, sebbene soltanto Roberto Giachetti abbia voluto meritoriamente e coraggiosamente dichiararlo in aula - sono state purtroppo, pavlovianamente, quelle di sempre: e, come sempre, sono state dettate dalla magistratura militante. "In un momento che vede la magistratura fortemente impegnata sul fronte del contrasto alla corruzione nelle istituzioni pubbliche - ha subito dichiarato il presidente dell’Anni, Rodolfo Sabelli -questa norma costituisce un grave indebolimento della giurisdizione". E naturalmente vero il contrario, perché soltanto una magistratura che non ha paura dei propri errori e che viene sanzionata quando sbaglia è all’altezza della sua giurisdizione. Ma ancor più grave è il sottile ricatto che la magistratura militante anche questa volta introduce nelle sue argomentazioni: o si garantisce l’impunità di pm e giudici, oppure si è complici dei corrotti. L’indipendenza della magistratura, che è un caposaldo dello Stato di diritto, si trasforma così in licenza, e chi chiede regole uguali per tutti diventa un nemico della giustizia. Questo schema di ragionamento - che il Pd dovrebbe respingere come ripugnante - è perfettamente speculare alla ventennale crociata berlusconiana: il problema non è il corretto funzionamento di un potere dello Stato (e tutti sanno che in Italia funziona poco, con estenuante lentezza e male), ma la sua difesa ad oltranza o il suo abbattimento. Eppure basterebbe la tempesta che scuote la procura di Milano per comprendere che i magistrati, come ogni altra classe dirigente, sono divisi e in lotta fra loro, sbagliano e commettono errori, vincono e perdono. "La storia di Silvio ci dice che dobbiamo fare la riforma della giustizia: la storia di Silvio Scaglia. Scaglia affittò un volo privato per andare dai magistrati, e si fece arrestare. Da quel momento, 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari. Dopo 12 mesi fu liberato. Poi giudicato innocente. Ma vi sembra normale che noi in questi vent’anni abbiamo parlato di giustizia dedicata ad uno solo, e che un cittadino innocente venga messo in galera?". Era il 27 ottobre dell’anno scorso e Matteo Renzi concludeva l’ultima Leopolda prima di conquistare trionfalmente la segreteria del Pd e, poco dopo, la poltronissima di palazzo Chigi. Quelle parole sulla giustizia furono giudicate uno scandalo da qualcuno, da molti il segnale di un cambiamento culturale, prima ancora che politico, lungamente atteso a sinistra dopo una lunga, spossante subalternità alla magistratura militante. Nei mesi successivi, a parte qualche generico annuncio, il premier non ha detto né fatto nulla, se non dare il via libera all’arresto di Genovese e respingere l’emendamento Pini. È venuta invece l’ora di dire e fare qualcosa di molto serio: cambiare verso alla giustizia italiana. Non per punire indistintamente i magistrati, ma per premiare i tanti che lavorano con scrupolo garantendo efficienza ed efficacia, responsabilità e merito. Per errori giudiziari solo l’1% di condanne Gli errori si pagano, in particolar modo se sono errori giudiziari che, come nel caso di Enzo Tortora, costano mesi di carcere patito ingiustamente. Fu questo il principio che, nel 1987, portò i Radicali a fare una battaglia referendaria per l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati. Il referendum passò. E fu compito dell’allora ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli, tradurlo in norma. La legge 117 del 1988 ha posto però diversi paletti alle richieste di risarcimento avanzate dai cittadini contro le toghe. In primo luogo è esclusa la responsabilità diretta: la causa va intentata contro lo Stato che solo poi potrà rivalersi sul magistrato per il massimo di un terzo del suo stipendio annuo. Inoltre, la rivalsa è consentita solo in casi macroscopici di dolo o colpa grave, o per manifesta violazione del diritto. La legge ha poi introdotto una serie di filtri per evitare che la citazione "diretta" in causa delle "toghe" possa comportare il rischio di intimidazione e forme di ricusazione impropria dei magistrati. Tuttavia, le maglie sono così strette che in 25 anni su 400 cause promosse contro i magistrati, solo 4 (pari all’1%) sono state accolte. Giustizia: processo penale, il momento è propizio per intervenire di Andrea R. Castaldo Il Mattino, 12 giugno 2014 Ogni volta che si parla della riforma della giustizia penale mi vengono in mente i due barboni in Aspettando Godot che si consumano immobili nell’attesa, mentre l’albero perde le foglie, senza andare a cercarlo come sarebbe logico. Nell’agenda governativa del fare era sbandierata tra le priorità, ma il tempo passa, si rincorrono le voci, la gestazione si complica e il parto non avviene. L’attenuante da concedere è la difficoltà oggettiva di mettere mano a un progetto organico e dal respiro non asfittico, l’aggravante sta nell’incapacità assurta a pigrizia mentale di operare per comparti, procedendo per gradi nella logica del possibile. Eppure il momento è propizio: le inchieste giudiziarie evidenziano prassi sistemiche di malaffare e distorsioni applicative del codice di procedura penale o quanto meno letture disinvolte da parte di settori della magistratura. E il clima politico più effervescente incoraggia il cambiamento. Breve: la malattia è diagnosticata, i medici si affollano al capezzale, le prescrizioni si susseguono. Ma le cure tardano, con il rischio dell’eutanasia al malato terminale. E francamente dubito che valga per la giustizia penale il motto post fata resurgo; un’araba fenice nelle aule dei tribunali si fa fatica a incontrarla. Senza pretesa di completezza, ecco allora un breve decalogo delle cose da fare. La separazione delle carriere e delle funzioni. Pubblici ministeri e giudici vanno distinti, i ruoli differenziati. Risponde a un principio logico (hanno compiti diversi, solo i secondi giudicano) e di democrazia (garantisce anche sul piano dell’apparenza imparzialità e trasparenza, esigenza particolarmente avvertita nei piccoli centri). La riforma del Csm. Nella composizione e nei meccanismi di elezione, evitando correnti e campagne di voto che replicano cliché non gratificanti dei partiti politici e spartizioni di potere da manuale Cencelli (si sa dell’onestà della moglie di Cesare). La riforma della responsabilità civile dei magistrati. Per essa vale l’avvertenza “chi tocca i fili muore”, ma fingere che tutto vada bene ricorda la testa dello struzzo ed equivale al salto mortale del trapezista. Occorre uniformare il sistema, senza finalità ritorsive e nella consapevolezza di autonomia e indipendenza, ma con contrappesi reali di rendiconto dell’operato e valutazioni degli errori. La riforma della custodia cautelare. Gli abusi sono noti. Le cause anche. In sostanza spesso la carcerazione preventiva equivale a pena anticipata per una condanna non pronunciata, sotto forma di giustizia sommaria, giustificata dalla convinzione talvolta fondata che i tempi lunghi del processo mortificheranno le esigenze punitive. La riforma della prescrizione. Si salda alla precedente; una durata ragionevole è obbligo costituzionale e grimaldello del sistema. Sarebbe sufficiente per scoraggiare impugnazioni a soli fini dilatori, eliminando al contempo inutili formalismi anacronistici (le notifiche) e un rito appesantito identico per le stragi e il furto di gallina. La riforma delle intercettazioni telefoniche. Che tutti a telefono, a prescindere dai contenuti, si servano di linguaggi criptici, fa sorridere, ma è indice della mancata fiducia del cittadino nella legge. Una riforma dai limiti stringenti e che vieti captazione e soprattutto diffusione incontrollata di contenuti irrilevanti penalmente, ma strumentali al discredito sociale del malcapitato di turno. L’elenco è ancora lungo. La riforma delle riforme somiglia sempre più alla sinfonia n. 8 in si minore di Schubert; l’incompiuta dalla inusuale tonalità per l’epoca, di cui non si conosce il perché della mancata fine e che ancora oggi ci si affanna a completare nel terzo movimento, lo Scherzo. Una categoria musicale, un nome evocativo, che speriamo tale rimanga. Giustizia: Iole, 16 mesi di carcere per furto di un paio di scarpe al centro commerciale di Tommaso Di Francesco Il Manifesto, 12 giugno 2014 Quando si dice la Giustizia sociale e umana, con la G maiuscola. Iole, 28 anni, accusata di avere rubato un paio di scarpe in un centro commerciale di Milazzo, è stata condannata a sedici mesi di reclusione e 200 euro di multa (poi sospesa) oltre al pagamento delle spese processuali. L’incredibile durezza della pena, a smaccata difesa degli interessi di commercianti e grandi magazzini, è comprovata da un’aggravante: la suddetta Iole avrebbe "rubato con destrezza e mediante violenza sulle cose", per avere rimosso la placca anti taccheggio. E pensare che il pm aveva chiesto il minimo della pena con pena sospesa. Se abbiamo capito bene, parlasi di furto di scarpe. E allora viene da chiedersi a quale giustizialismo sfrenato bisognerebbe lasciarsi andare di fronte alla corruzione diventata regola di governo? E quanto a "violenza sulle cose", che dire del massacro ambiental-industriale perpetrato per decenni e che continua ovunque nel Belpaese, con violenta distruzione di "cose", come l’ambiente e, soprattutto, le vite umane? O basta la sanatoria di un serial tv? Una sola certezza ci rimane. Alla luce soprattutto della catechesi papale sul timore di dio arrivata ieri dal Vaticano, che ha tuonato, bontà sua: "Corrotti, schiavisti e fabbricanti di armi renderanno conto a Dio". A Cesare quel che è di Cesare, come al solito. Sulla terra sono premiati i ladri patentati dal controllo della finanza e favoriti da ogni forma locale, nazionale o internazionale di potere, così come gli sfruttatori e i guerrafondai bipartisan ma, state tranquilli, perché magari, post mortem, andranno comunque all’inferno. Quello è sicuro, lo dice Francesco I. Sulla terra invece, se rubi un paio di scarpe e non sei "nessuna", ti condannano a sedici mesi di galera. Ma è certo che "dopo", Iole volerà, dritta e scalza, in paradiso. Lettere: sovraffollamento carceri, passi in avanti ma resta ancora molto da fare da Ufficio stampa Cnoas Ristretti Orizzonti, 12 giugno 2014 Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali non può che esprimere soddisfazione per il riconoscimento dato dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa per "l’impegno che le autorità italiane hanno messo nel risolvere la questione del sovraffollamento carcerario e i risultati significativi già ottenuti attraverso l’introduzione di varie misure strutturali" tra cui "l’importante e continua diminuzione del numero di detenuti" e il fatto di garantire a ogni carcerato uno spazio vitale di almeno 3 metri quadri. La Corte Europea dei diritti umani aveva dato all’Italia un anno per individuare un meccanismo di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante persistesse nel nostro sistema penitenziario. Secondo il Governo il rimedio sarà introdotto "a breve" e permetterà una riduzione della pena per i carcerati vittime di sovraffollamento ancora detenuti, e un risarcimento per quelli già in libertà. "Come ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando - dichiara Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali - questo è sì il riconoscimento di un lavoro che il nostro Governo sta portando avanti, ma non è altro che il punto di partenza. Oltre seimila detenuti in meno significa che alcuni istituti sono diventati più vivibili, ma bisogna proseguire con le riforme e quella della giustizia dovrà affrontare questo capitolo in modo sistematico e complessivo. Serve che entri a regime la nuova legge sulla messa alla prova per gli adulti e venga istituzionalizzato anche il conseguente e proporzionale ampliamento delle risorse professionali e finanziarie indispensabili alla loro implementazione." "Serve l’ottenimento di uno strumento di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento nelle carceri e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante possa permanere nel sistema penitenziario italiano. Serve un percorso che rimetta al centro la persona detenuta - conclude Mordeglia, e costruisca un progetto rieducativo e di reinserimento sociale per il quale il detenuto smetta di essere un semplice numero, ma riacquisti dignità e diritti". Veneto: Presidente Zaia; lo Stato si muova, usare strutture dismesse e fare nuove carceri www.regione.veneto.it, 12 giugno 2014 "La vittima 30 giorni in ospedale, l’aggressore già libero: ecco il modo giusto per far perdere alla gente la fiducia nelle Istituzioni, per alimentare tensioni e paure, per spingere i meno equilibrati verso il concetto di giustizia fai da te. C’è qualcosa che non funziona e che va affrontato con grande urgenza, perché la gente per bene non ne può più". Con queste parole il Presidente della Regione Luca Zaia commenta il caso del signor Simone Basso, il cittadino veronese pestato a sangue per essersi opposto al furto della sua bicicletta da parte di un cittadino extracomunitario che la stava rubando e che, dopo l’arresto, è stato rimesso in libertà in attesa del processo. "La provvidenza - incalza il Governatore - faccia in modo che questo delinquente, per di più violento, in attesa del processo non spedisca all’ospedale qualche altra brava persona, perché sarebbe una sconfitta della legalità e della convivenza civile". "I veneti - aggiunge Zaia - sono stufi di dover piegare la testa di fronte a ladri, prepotenti e delinquenti e lo Stato ha l’obbligo di fare qualcosa e di farlo subito. Per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri sono stati rimessi a piede libero 4.000 detenuti, ed è uno scempio. Uno Stato degno di questo nome deve invece far espiare le pene fino all’ultimo minuto, perseguire con severità e punire con la giusta pena chi viola la legge e, se le carceri non bastano, metta le mani sulle migliaia di strutture pubbliche dismesse e le metta a frutto rendendo disponibili gli spazi necessari perché non uno, ripeto non uno, dei condannati venga rimesso in libertà non perché ha scontato la pena e imboccato un cammino di redenzione, ma perché non si sa dove metterlo". Modica (Rg): il carcere chiude definitivamente, ripreso il trasferimento dei detenuti di Valentina Raffa La Sicilia, 12 giugno 2014 Stop ai tira e molla. Bando alle speranze. Da ieri è ripreso lo smantellamento definitivo della casa circondariale di Modica. Il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria della regione Sicilia ha disposto, infatti, la ripresa immediata delle procedure di dismissione, con il conseguente trasferimento di tutti i detenuti. È amarezza e tristezza negli animi delle famiglie dei detenuti e da parte dei volontari del penitenziario. Fine pena mai, sarebbe il caso di dire, visto che soltanto qualche giorno fa la sen. Venera Padua, avendo incontrato il ministro della Giustizia e il presidente della Regione siciliana ai lavori della direzione nazionale del partito aveva parlato di "rassicurazioni da parte di entrambi sul fatto che è possibile, assieme, e quindi anche con l’impegno del governo regionale, trovare soluzioni. Ovviamente spingeremo in questa direzione". Il segretario generale della Fns Cisl Ragusa-Siracusa, Biagio Carrieri, definisce questa situazione "una vera e propria carnevalata all’italiana". "La Federazione nazionale sicurezza della Cisl non può non manifestare tutto il proprio disappunto rispetto a una storia infinita - dice -. È evidente che l’interessamento della senatrice, la quale aveva esternato le rassicurazioni ricevute da parte del ministro della Giustizia e del presidente della Regione in favore del proprio territorio è stato smentito da fatti opposti solo pochi giorni dopo. A questo punto intendiamo capire a quale gioco si sta giocando e sapere, una volta per tutte, qual è il reale destino della casa circondariale di Modica. Oggi - conclude - non garantire la sicurezza ai cittadini è come comprometterne la democrazia del Paese". Le famiglie vogliono scrivere una lettera alle istituzioni. Sono allarmate dal fatto che il trasferimento dei propri cari in altro carcere non garantirà loro le stesse condizioni di vita dell’istituto penitenziario modicano, dove, tanto per citare un esempio, ogni cella ha la doccia in camera. "Chiudono un carcere modello - dice la mamma di un detenuto - e poi ci troviamo penalizzati dall’Europa in quanto abbiamo il sovraffollamento delle carceri. È una contraddizione". Firenze: Ucpi; per la fine dell’Opg serve un percorso terapeutico per ogni ex internato Ansa, 12 giugno 2014 L’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo (foto gonews.it) L’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo (foto gonews.it) Gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) saranno chiusi il 31 marzo 2015 ma già ora le Regioni, tramite i dipartimenti di salute mentale delle Asl, devono fare presto per redigere entro il 14 luglio 2014 - per ciascun internato - un percorso terapeutico-riabilitativo individuale e personalizzato con cui accompagnarlo all’esterno di queste strutture, o in libertà vigilata, o nei Rems cioè le future "Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza" per chi commette reati in conseguenza di alterazioni psichiche. È quanto evidenzia l’Osservatorio Carceri dell’Unione Camere Penali dopo che stamani una sua delegazione ha visitato l’Opg di Montelupo (Firenze), struttura con 100 internati sugli 870 in Italia. Se non ottemperano, le Regioni, si rileva dall’Osservatorio, rischiano il commissariamento delle proprie strutture sanitarie. Quanto alla presenza di detenuti psichiatrici negli Opg, l’avvocato Michele Passione di Firenze, componente dell’Osservatorio e in delegazione stamani a Montelupo, ha detto: "Stop agli ergastoli bianchì per queste persone", la legge "non ammette più proroghe a chi ha visto scadere i termini di permanenza negli Opg, proroghe a volte rinnovate di anno in anno anche per chi ha commesso reati di poco conto". Invece "le strutture delle Asl devono prendersi in carico gli internati degli Opg come malati psichiatrici che vanno seguiti con adeguati percorsi terapeutico-riabilitativi", ha detto ancora l’esponente dell’Osservatorio Carceri. "Le condizioni socioeconomiche disagiate di soggetti internati non sono condizioni per determinare la loro permanenza negli Opg oltre quanto determinato dal giudice come misura di sicurezza" e, continua ancora l’Osservatorio, "non si può più affermare che, pur non essendo soggetti socialmente pericolosi, debbano rimanere negli Opg perché fuori non hanno nessun sostegno personale o familiare". "È necessaria - ha anche detto Passione - che si apra un’interlocuzione tra Opg e dipartimenti di salute mentale delle Asl, cosa che non c’è stata finora". Padova: morto detenuto al carcere Palazzi, interrogazioni in Parlamento e in Regione di Maria Grazia Lucchiari (Membro di Giunta di segreteria di Radicali Italiani) www.radicali.it, 12 giugno 2014 Un detenuto del carcere Due Palazzi di Padova è morto a soli 45 anni lo scorso 8 marzo per una peritonite stercoracea di cui nessuno pare si fosse accorto. Dolori fortissimi al ventre, ripetute richieste di aiuto e ben tre medici del carcere che lo hanno visitato cui è seguita la somministrazione di farmaci anti dolorifici e nulla più. Il detenuto originario di Crotone è giunto infine al pronto soccorso dell’ospedale di Padova ma i medici non hanno potuto salvarlo poiché la situazione era già compromessa. Al termine dell’operazione il 45enne è deceduto. La drammatica vicenda riportata dai quotidiani locali pone nuovamente all’attenzione il problema dell’assistenza sanitaria in carcere, che dal 2008 è di competenza a tutti gli effetti del Servizio sanitario nazionale e dei Servizi sanitari regionali. Sul caso gli organi giudiziari hanno aperto un’inchiesta. Su nostra sollecitazione è stata presentata una interrogazione ai Ministri dell’Interno e della Salute e alla Giunta Regionale del Veneto, rispettivamente del deputato del Movimento 5stelle Tancredi Turco e del consigliere regionale del Gruppo Misto Diego Bottacin. Padova: detenuto stroncato da un infarto, il medico del carcere condannato a 2 anni Corriere Veneto, 12 giugno 2014 Il 13 marzo del 2011 aveva accusato due malori in poco più di un’ora, denunciati prontamente in entrambi i casi. Il medico di guardia del carcere Due Palazzi, però, si era limitato a prescrivergli un gastroprotettore, senza disporre ulteriori esami e senza chiedere il ricovero in pronto soccorso. Adel Mzoughi, tunisino di 36 anni ristretto nella casa circondariale (quella per i detenuti in attesa di giudizio), venne stroncato da un infarto: se le cure fossero state più tempestive, i medici avrebbero potuto salvarlo. Per questi motivi, al termine del processo abbreviato, il gip Lara Fortuna ha condannato Annibale Cirulli a due anni di reclusione, con sospensione della pena subordinata al risarcimento per i familiari della vittima: 50mila euro per uno dei tre fratelli, 30 mila a testa per gli altri due, 70 mila a testa per i genitori. In totale fanno 250 mila euro, che Cirulli dovrà saldare entro sei mesi dalla deposizione della sentenza, prevista per il 25 luglio (salvo ricorso in appello). Como: uccise le tre figlie, detenuta 37enne tenta il suicidio in carcere del Bassone Secolo XIX, 12 giugno 2014 Il 9 marzo aveva ucciso con novanta coltellate nella sua abitazione del quartiere Chiuso, a Lecco, le sue tre figlie di 3, 10 e 13 anni. E la notte scorsa Edlira Dobrushi, 37 anni, originaria dell’Albania, ha tentato il suicidio all’interno della cella del carcere Bassone di Como, dove dal giorno del triplice omicidio, dopo una breve permanenza in psichiatria, si trova rinchiusa. La donna è stata salvata da una poliziotta penitenziaria in servizio notturno nel braccio femminile del carcere: scrutando all’interno della cella si era accorta di qualcosa di strano e a un’occhiata più approfondita si è resa conto di quanto accaduto poco prima. La detenuta ha cercato di strangolarsi con un paio di calze di nylon. Ora si trova ricoverata in una stanza dell’ospedale Sant’Anna di Como, controllata a vista, sebbene non abbia riportato ferite serie dal suo tragico tentativo di togliersi la vita. Udine: nella Casa Circondariale di via Spalato, dove studiare dà un senso alla pena di Lucia Burello Il Quotidiano, 12 giugno 2014 Viaggio all’interno della Casa Circondariale dove, fra mura vetuste, si fa di necessità virtù. Boom d’iscrizione dei detenuti ai corsi scolastici. Proficua cooperazione col Malignani Imminente ristrutturazione dell’ex sezione femminile per i laboratori della formazione. Per far fronte al sovraffollamento e scongiurare il rischio di trattamento disumano della popolazione carceraria, abbiamo visto come i penitenziari italiani stiano cercando di fare di necessità virtù. Ecco che in attesa di risolvere questioni nodali in ambito giudiziario e penale, capaci di rispondere, almeno in parte, alle emergenze, una soluzione intelligente è stata quella di consentire ai detenuti meno ore possibili all’interno delle anguste celle. Ma visto e considerato che il carcere dovrebbe essere luogo rieducativo e non punitivo, va da sè che il tempo di libertà concesso, dalle otto alle dieci ore, non dovrebbe servire per bighellonare lungo i corridoi, ma per essere investito proficuamente nella crescita personale e nel futuro "fuori dalle mura". "Aprire le camere detentive non basta - spiega giustamente il direttore della Casa Circondariale di Udine, Irene Iannucci - quest’apertura, infatti, dev’essere riempita di contenuti". Ecco che il direttore, a fronte di una struttura piccina e vetusta, ha saputo fare non solo di necessità virtù, ma anche un piccolo miracolo: "Per dare un senso a questo "nuovo tempo" a disposizione - ci spiega infatti - abbiamo cercato di ampliare l’offerta trattamentale alla popolazione detenuta. L’attività principale è la scuola: abbiamo una collaborazione con il centro territoriale permanente di via Petrarca che fa lezioni ai detenuti, e con il quale abbiamo rafforzato la collaborazione per garantire la presenza stabile degli insegnanti. C’è stato anche un ampliamento dei corsi, perché con l’aumento della presenza di stranieri abbiamo registrato un’esplosione di iscrizioni da parte di coloro che vogliono imparare la lingua. Quest’anno, inoltre - continua il direttore - abbiamo iniziato il biennio delle scuole superiori in collaborazione con l’istituto tecnico professionale Malignani, un’esperienza felice che vogliamo consolidare". Scopriamo poi, che all’interno dei corsi scolastici sono numerosi gli "incontri con l’autore" e questo anche grazie al contributo delle tante associazioni di volontariato. In via Spalato c’è anche una mini biblioteca con un bibliotecario solerte; naturalmente un detenuto che, anche grazie a una convenzione con la biblioteca comunale Joppi, cerca alla bell’e meglio di soddisfare le richieste dei suoi compagni di viaggio. Richieste che, rincuora sapere, non sono affatto poche. "Da anni esiste anche un progetto di educazione alla legalità - informa il direttore - e studenti dell’ultimo anno delle superiori vengono in visita in istituto partecipando alle lezioni assieme ai detenuti. Ed è con orgoglio che ricordo la nostra partecipazione alla serata finale del festival culturale, Vicino/Lontano e la presenza di una piccola redazione, un po’ altalenante viste le circostanze, per la stesura di un giornale: "La voce del silenzio". Insomma: la cultura si sa, rende liberi. E sembra proprio che qui a Udine ci sia un legame osmotico tra istituzioni scolastiche e istituzione penitenziaria. Ma per quanto riguarda la formazione e il lavoro? "Spazi permettendo, al momento abbiamo un corso di legatoria e di piccole riparazioni. In passato c’è stato quello del mosaico, di arredo del verde e di cucina. Grazie al Centro Edile per la Formazione e la Sicurezza poi, a breve dovremmo essere in grado di offrire ai detenuti in semi libertà l’opportunità di rendersi utili, imparando un mestiere. Quest’anno abbiamo perfino realizzato dei biscotti poi venduti a "Idea Natale" e dei panettoni spediti a Papa Francesco. Certo si potrebbe fare molto di più, ma gli spazi sono quello che sono". Ma dove organizzate tutte queste attività? "Esiste all’interno della struttura un minuscolo reparto destinato alla scuola e alla formazione; abbiamo riadattato le stanze ricavando così mini aule e laboratori. Un primo importante passo lo abbiamo fatto grazie alla ristrutturazione dei due piani superiori e che ora, superando l’antiquato disegno destinato alla mera azione di custodia, rispondono meglio a quelle che sono le esigenza educative e ricreative. Certo ci mancano gli spazi all’aperto per costruire capannoni destinati ai corsi di formazione, magari per delle serre, o degli impianti sportivi, ma nel nostro piccolo ce la stiamo cavando. C’è grande aspettativa, inoltre, dalla ristrutturazione dell’ex sezione femminile chiusa ormai dal 2002. Non è grandissima, ospitava 20 detenute, ma le sue camere sono preziosissime. Il finanziamento c’è e i lavori, se tutto va bene, dovrebbero iniziare dopo la pausa estiva". Alla fine della fiera, se un detenuto vuole davvero combinare qualcosa di buono durante le sue 10 ore di libertà, un discreto margine di scelta ci sarebbe. "Il nostro impegno - sottolinea infatti la Iannucci - mira anche a mantenere sempre "sollecitati" i detenuti". E chi non fa niente? "Ce ne sono parecchi, ma spesso loro malgrado. Proprio per i problemi di spazio non sempre riescono ad essere ammessi ai corsi. Allora passeggiano su e giù o si leggono un libro. Ad ogni modo stiamo allestendo quella che chiameremo "la stanza socialità", con arredi accoglienti, televisione e giochi di società; così chi non è impegnato con le attività formative, almeno può impegnarsi a socializzare". Cagliari: Sdr, avviata profilassi a detenuto Buoncammino per sospetto caso di tubercolosi Ristretti Orizzonti, 12 giugno 2014 "Due ricoveri per accertamenti diagnostici, uno all’Ospedale "Binaghi", l’altro nel Reparto Infettivi del SS. Trinità e tre detenuti in isolamento respiratorio all’interno della Casa Circondariale di Cagliari. Sono le misure immediatamente adottate dai Medici del Servizio di infettivologia di Buoncammino in seguito all’individuazione di un caso sospetto di tubercolosi". Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme", sottolineando che "la tempestività dell’avvio della profilassi è l’unico modo utile per scongiurare qualunque rischio di infezione". "La situazione - sottolinea Caligaris che ha avuto assicurazioni in tal senso dal Dirigente Sanitario Antorio Piras - è sotto controllo. Ciò non toglie che si avverta una certa preoccupazione tra gli Agenti di Polizia Penitenziaria. In realtà per ridurre l’incidenza del rischio di infezioni sarebbe opportuno effettuare costantemente, sui nuovi accessi nelle strutture detentive, test di screening infettivologico rendendo obbligatori quelli per la tubercolina". La profilassi, avviata in seguito a una persistente tosse manifestata da uno dei detenuti, prevede un preciso iter con tempi relativamente lunghi proprio per limitare l’esposizione del paziente al contatto con altri. Questa fase preliminare viene seguita in prima persona dal Direttore Sanitario con particolare attenzione in attesa delle verifiche che verranno ripetute per circa un mese. Udine: quando la salute finisce in carcere… di Lucia Burello Il Quotidiano, 12 giugno 2014 Il numero dei malati di epatite C è alto, così come di chi soffre di patologie psichiatriche. Le statistiche nazionali parlano chiaro e sono davvero allarmanti: un terzo dei detenuti italiani soffre di una malattia mentale. Tradotto in numeri significa 20 mila persone con disagi seri su 70 mila. Le problematiche più frequenti? Psicosi, depressione, disturbi bipolari e di ansia. A questi si aggiungono i disturbi di personalità borderline e antisociale. Ma se la maggior parte di queste persone entrano in carcere già sofferenti, c’è una buona percentuale che si ammala durante la detenzione, complice lo "stress di entrata", il sovraffollamento, l’impatto a brutto muso con un contesto sociale drammatico che sembra senza via d’uscita, e la popolazione di diverse etnie che, troppo spesso, tende a far "banda". Ma per quanto riguarda la salute, l’allarme riguarda anche le malattie infettive. Ad esserne colpiti sono, addirittura, due detenuti su tre. Le patologie mortali sono, come è tristemente noto: l’Epatite C, il 28% dei casi; l’Hiv il 3,5%; segue la Tubercolosi in forma latente, il 20%. Per quanto riguarda quelle più curabili, il 4% ha presentato risultati positivi per la sifilide e il 7% per l’epatite B. Partiamo dai problemi psichiatrici: quanto è diffuso il problema in via Spalato? "In effetti - spiega il direttore del carcere, Irene Iannucci - la depressione può facilmente subentrare all’interno della struttura, ma qui a Udine non riscontriamo casi simili. Forse anche per la durata breve della detenzione. Le persone generalmente entrano già gravate dai loro disturbi, legati anche all’uso di stupefacenti e alcol. Se dal punto di vista psichiatrico la gestione sanitaria della struttura è passata, da quest’anno, alla Regione, quella legate all’aspetto psicologico è rimasta in capo all’amministrazione del carcere; questo significa che abbiamo delle convenzioni con dei professionisti che ci aiutano a seguire le problematiche dei detenuti. Si tratta si un supporto costante, sebbene limitato, e di grande importanza visto il contesto". Quante ore di "sostegno" ci sono? "Dipende. Il monte ore è stabilito dalla Convenzione con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria a seconda dal numero di detenuti ospitati nella camera circondariale, qui da noi non è elevatissimo. Ma al di fuori di questo orario, ci sono naturalmente gli interventi extra, a chiamata, su segnalazione degli operatori, o su richiesta degli stessi carcerati". Parliamo della piaga Epatite C e Hiv. Sono diffuse qui a Udine? "L’Epatite C, purtroppo, è piuttosto comune, molti sono tossicodipendenti e quindi va da sé che sono spesso infetti. Per quanto riguarda l’Hiv è difficile dirlo, rientra infatti nel diritto di privacy. Per quello che so io, perché informata dagli stessi detenuti, ci sono solo due casi". E come vi comportate per evitare la diffusione dei contagi? "Ci sono dei protocolli che dobbiamo seguire. Ma in un contesto come quello del carcere, dove la promiscuità è alta come il rischio di contagio, suggeriamo ai detenuti di considerare qualsiasi persona vicina a loro come persona malata. Il suggerimento sembra poco nobile, ma in un istituto di pena serve a insegnare le regole base dell’igiene e della prevenzione: non usare lo spazzolino da denti dell’amico, non scambiarsi l’ago dei tatuaggi e così via. Al carcere, inoltre, si effettuano esami periodicamente e chi è affetto da una patologia è costantemente controllato. Per tutto il resto, per quello che non possiamo fare, c’è il trasferimento all’ospedale civile. Mentre per esami particolari, anche noi ci prenotiamo tramite il Cup". Nuoro: "La scommessa trattamentale", convegno nel penitenziario di Badu ‘e Carros di Luciano Piras La Nuova Sardegna, 12 giugno 2014 Carcere e teatro, carcere e formazione. Doppio appuntamento: "La fine all’alba" e "La scommessa trattamentale". Il primo andrà in scena questa sera alle 21, nel teatro Eliseo, protagonisti gli attori della Compagnia stabile Assai del carcere di Rebibbia, sotto la direzione artistica di Antonio Turco, regia di Francesco Cinquemani, autore del film documentario Off stage (candidato al David di Donatello). Spettacolo unico per la Sardegna, anche se domani mattina alle 10.30 si replica nel penitenziario di Badu e Carros. Dove si terrà anche il secondo evento di questi due giorni all’insegna del progetto "Carcere: diritto penitenziario dentro e fuori", della Scuola forense di Nuoro in collaborazione con la direzione della Casa circondariale barbaricina. Per le di domani 15, infatti, sempre a Badu ‘e Carros, è in programma l’incontro conclusivo del corso, "La scommessa trattamentale", durante la quale verranno presentati la dispensa e il formulario riassuntivo delle giornate di studio svoltesi a febbraio e marzo 2014, realizzata in collaborazione con la Scuola forense, e a cura dell’avvocato Monica Murru, e del dottor Marcello Dell’Anna, detenuto a Nuoro, condannato all’ergastolo ostativo, laureato in Giurisprudenza all’università di Pisa nel corso della sua lunga detenzione. Nella rotonda di Badu e Carros, prenderanno la parola Martino Salis, direttore della Scuola forense di Nuoro; Roberto Giachetti, vice presidente della camera dei Deputati; Luigi Pagano, vice capo del Dap; Massimo De Pascalis, direttore dell’Istituto superiore studi penitenziari; Adriana Carta, magistrato di sorveglianza del tribunale di Nuoro; Riccardo De Vito, magistrato di sorveglianza del tribunale di Sassari; Daniele Rotondo, giornalista del Tg2; Andrea Filippi, direttore della Nuova Sardegna; Sandro Bianchi, sindaco di Nuoro; Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione Socialismo Diritto e Riforme; Patrizia Patrizi, ordinario di Psicologia giuridica e sociale dell’università di Sassari; Carla Ciavarella direttrice delle Case circondariali di Nuoro e di Tempio Pausania; Antonio Turco, responsabile nazionale delle Politiche sociali Aics Roma; Gianfranco Oppo, garante comunale dei diritti dei detenuti. L’incontro sarà audio registrato e trasmesso a cura di Riccardo Arena, giornalista di Radio Radicale, curatore della Uno scorcio del carcere di Badu e Carros trasmissione "Radio carcere". Firenze: Uil-Pa; nel carcere di Sollicciano dopo i piccioni ed i topi ora anche le zecche Comunicato Uil-Pa, 12 giugno 2014 Era il 7 ottobre 2011 quando il Segretario Generale della Uil-Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, in una nota già inviata alle autorità da parte della Segreteria Provinciale Uil Penitenziari di Firenze dichiarava: "Speriamo vivamente che le competenti autorità del Provveditorato e del Dipartimento, nonché le autorità sanitarie locali, si attivino con immediatezza per garantire le necessarie attività disinfestanti presso l’istituto penitenziario di Sollicciano in cui si è accertata una importante presenza di zecche dei piccioni". Ebbe da allora nessun intervento risolutivo sulla salubrità degli ambienti pare essere stato posto in essere, per cui il carcere di Firenze Sollicciano continua ad essere oggetto di gravissimi episodi ed ancora oggi vi è la presenza di zecche in alcune sezioni detentive. Questa la denuncia di Eleuterio Grieco, Coordinatore Provinciale della Uil-Pa Penitenziari Toscana. Il 3 Giugno 2014 è partita l’ennesima denuncia su questo aspetto richiedendo un controllo del Visag Regionale di distanza al Prap Toscana, organo di controllo della salubrità e sicurezza negli ambienti, poiché riteniamo la struttura non risponde più agli standard previsti per cui vi era e vi è un problema di sicurezza, anche se - Aggiunge Grieco - noi riteniamo che il Visag Regionale così come è strutturato sia organicamente che funzionalmente non sia un organo terzo rispetto all’Amministrazione Penitenziaria, per cui l’auspicio è che il Ministro Orlando cambi al più presto la normativa sugli istituti penitenziari ed i controlli siano svolti dal solo dipartimento della Prevenzione U.F.C. igiene e sanità pubblica e senza preavvisi. Sottolinea il Dirigente della Uil-Pa Penitenziari - proprio in questi giorni si è insediato il nuovo direttore Dr.ssa Maria Grazia Giampiccolo alla quale vanno i nostri migliori auguri ed il nostro auspicio è che dia una "vera svolta" riformatrice all’istituto il più grande della regione toscana sotto tutti i punti di vista, comprese le relazioni sindacali. In conclusione Grieco afferma speriamo che anche il neo sindaco Dario Nardella visiti al più presto Sollicciano ed incontri la Polizia Penitenziaria ed i suoi rappresentati al fine di avviare un percorso sinergico delle cose che si possano fare e Sollicciano non sia percepito come un luogo "distante dalla città". Teramo: carcere di Castrogno, ancora scarafaggi nella mensa degli agenti Il Centro, 12 giugno 2014 Ieri mattina avrebbe dovuto essere riaperta, ma i tempi slittano ancora. Perché nella mensa degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Castrogno restano gli scarafaggi nonostante la disinfestazione. Il Sappe e il Sinappe hanno chiesto l’intervento dei carabinieri del Nas. "Ci hanno risposto", spiega il segretario provinciale del Sappe, "che dobbiamo rivolgersi all’ufficio igiene dell’Asl e così abbiamo fatto. Ora aspettiamo l’intervento dell’Asl". E ieri mattina, a scopo precauzionale, la direzione della casa circondariale ha deciso di non riaprire la mensa riservata agli agenti penitenziari proprio in attesa di un intervento dell’ufficio igiene dell’azienda sanitaria. Per gli agenti di polizia penitenziaria, già sotto organico e con turni di lavoro pesanti proprio per la carenza di personale, si annuncia, dunque, un nuovo disagio. Nei giorni scorsi, sempre i sindacati, hanno chiesto interventi per una persistente puzza di fogna che da qualche giorno si sente nel penitenziario teramano. Il Sinappe, oltre alla carenza igienica dei locali dove ogni giorno mangiano gli agenti di polizia penitenziaria, ha denunciato anche un’analoga situazione nei posti di servizio degli agenti e anche dei bagni, che verserebbero in condizioni poco igieniche. Problemi, hanno più volte sottolineato i sindacati, che si aggiungono alla cronica carenza di personale e alla difficoltà di vita dei detenuti per le condizioni di sovraffollamento. Un penitenziario, quello teramano, che è uno dei più sovraffollati di tutta la regione con circa quattrocento detenuti a fronte dei duecento previsti per capienza dell’istituto. A questo si aggiunge la mancanza del 25 per cento degli agenti di polizia penitenziaria. Basti pensare che un solo agente deve assicurare la vigilanza e l’osservazione di un intero piano con circa 100 detenuti. Una realtà che porta gli agenti a saltare giorni di riposo e ferie. Velletri (Rm): il 21 giugno manifestazione davanti al carcere organizzata da Sippe e M5S www.castellinews.it, 12 giugno 2014 Con il sindacato di Polizia penitenziaria anche il Movimento 5 Stelle. Il Sippe (Sindacato Polizia Penitenziaria) il 21 giugno, dalle 10 alle 12:30, terrà una manifestazione nell’area antistante il carcere di Velletri. All’evento parteciperanno anche i Grillini apriliani, attivisti del Movimento 5 stelle, per dimostrare la loro vicinanza alle problematiche del carcere di Velletri e quindi alla sicurezza dei cittadini. “Manifestiamo ancora una volta per denunciare all’opinione pubblica e alle istituzioni nazionali e locali, lo stato di degrado organizzativo e di sovraffollamento in cui versa la casa circondariale di Velletri, dove episodi di aggressione, purtroppo, sono notoriamente all’ordine del giorno, in quanto la struttura si è trasformata in un contenitore di detenuti assegnati per ordine e sicurezza e pertanto sottoposti a grandissima sorveglianza: è inammissibile ed impossibile impiegare circa 20 agenti per fronteggiare problematiche di circa 650 detenuti, molti dei quali stranieri non facilmente gestibili”. È quanto dichiarato dal Segretario locale del Sippe, Carmine Olanda. “Manifestiamo perché il suddetto penitenziario negli ultimi anni - ha aggiunto - si è trasformato in una vera e propria polveriera e sembra sfuggito al controllo dell’Amministrazione, costretta giornalmente a fronteggiare continue emergenze ma in assenza della necessaria incisività. I continui eventi critici non sembrano più fatti isolati ma, con ogni probabilità, potrebbero essere la conseguenza di un governo deficitario del penitenziario, dove si è tentato di guardare solo al trattamento penitenziario senza però tener conto anche della sicurezza della struttura. Manifestiamo perché chiediamo l’assegnazione di almeno 40 poliziotti penitenziari, perché l’esiguo personale è ormai stanco di subire le conseguenze di scelte sbagliate”. “Occorre un intervento energico da parte del Dap e del Prap, valutando anche l’effettuazione del turn over mediante l’adozione di un criterio rotativo della carica dirigenziale da avvicendare all’odierna - ha concluso.. Manifestiamo perché chiediamo il rientro in sede di tutti i distaccati nei vari ministeri, al Dap, al Prap e all’Uepe in modo da riportare il carcere in condizioni di funzionalità. Manifestiamo anche contro il blocco di tutti gli incrementi retributivi, per la disparità di trattamento subita da tutti i poliziotti penitenziari rispetto ai magistrati, i quali continuano invece a fruire di tutti gli automatismi stipendiali. All’evento è stato invitato il Capogruppo del Movimento cinque stelle alla Regione Lazio, Silvana Denicolò, la quale ha già dato la propria disponibilità”. Messina: con il teatro, anziani e detenuti viaggiano "mano con mano" tra fantasia e storia di Marcella Ruggeri www.messinaora.it, 12 giugno 2014 Gli anziani diventano protagonisti de "Le Avventure di Pinocchio" e i detenuti spiccano una fuga virtuale con "Il Codice del Volo", tratto dal "Codice Da Vinci". Queste due storie riescono a trasformare due luoghi che forse, per antonomasia, non ispirano svago o cultura, in oasi di spensieratezza, almeno per una mattina ed un pomeriggio. È accaduto questa mattina a Casa Serena, centro di accoglienza per la terza età e oggi pomeriggio alla Casa Circondariale di Gazzi, grazie al Progetto artistico dell’Associazione Culturale "D’ArtEventi" presieduta da Daniela Ursino, che ha avviato il percorso di Teatro Sociale "Mano con Mano, l’artista e il suo pubblico", già lo scorso gennaio, con un altro spettacolo portato in scena sempre al Carcere cittadino. In quel caso, si è trattato di "Antropolaroid" di e con Tindaro Granata, un professionista eccellente che ha interagito in modo diretto e comunicativo con i reclusi della Casa Circondariale. La stessa esperienza si è materializzata poche ore fa, nella stessa "particolare" location, con la "Compagnia del Sole" che ha voluto divulgare le intuizioni e le meraviglie progettuali di Leonardo da Vinci, durante lo studio della sua macchina per volare. A produrre, scrivere, dirigere e recitare quest’opera è Flavio Albanese che è stato anche attore e regista per gli anziani di Casa Serena, coadiuvato dal musicista Roberto Re David al pianoforte. La pièce su Pinocchio verrà replicata nel pomeriggio del 12 giugno alle 17, al Policlinico, nell’Aula Magna del Padiglione NI di Pediatria, per celebrare l’inaugurazione della Casa d’accoglienza "Il Bucaneve", che si svolgerà domattina alle 12, con la collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera e l’Associazione omonima. "Le suggestioni trasmesse da questi due spettacoli - interviene la presidente Ursino - hanno la capacità e l’intento di entrare nei cuori di anziani e detenuti. Ma spingono anche all’incontro ideologico tra Enti, istituzioni e partner privati. La collaborazione tra Palazzo Zanca, assessorato competente quindi ai Servizi Sociali, Casa Serena e il Carcere ha fatto sì che il teatro fosse il motore per la realizzazione degli eventi in un clima di gioia e comunione spirituale. Il ringraziamento va al Sindaco Renato Accorinti, al direttore del Carcere Calogero Tessitore, al direttore e al presidente della cooperativa Azione Sociale, Riccardo Tringali e Giovanni Ammendolia. Ma, soprattutto, agli artisti che, per me, incarnano la sensibilità e lo stimolo di organizzare nuovi progetti". La Ursino, infatti, ha in cantiere di riprendere la programmazione di spettacoli a partire dal prossimo settembre. I laboratori teatrali e il contatto diretto tra gli interpreti e gli spettatori sono stati, già in questi mesi, il cavallo di battaglia della "D’ArtEventi" e lo saranno attraverso il coinvolgimento delle scuole. Lo stesso attore Albanese che si è formato al Teatro Piccolo di Milano si occupa di preparazione artistica dei giovani per cui ha nelle sue corde la mission dell’associazione messinese. Chissà non partecipi ancora. L’artista si è rivelato molto carismatico e sulla stessa lunghezza d’onda sia con gli anziani che "gli ricordavano la propria nonna" sia con detenuti che, malgrado le loro colpe da espiare con la società, possono imparare a volare anche dal loro carcere in regime di massima sicurezza. La stesura di Pinocchio e de "Il codice del volo" imprimono immensa fiducia nel prossimo, il riscatto che si può trovare dietro gli errori, dopo aver tradito i propri cari, i propri amici, dopo aver spezzato i propri sogni rincorrendoli con slealtà o addirittura senza badare al rispetto delle leggi. L’arte può vincere su tutto, su tutte le convenzioni sociali che possono sorgere intorno a questi progetti. E vale la pena rincorrerla e sostenerla, magari avvalendosi di chi crede nella produzione di opere e di chi crea teatro di alto livello, come in questo contesto associazionistico. Aversa (Ce): da internati ad imbianchini, dal 7 al via il progetto tra Comune e Opg www.casertafocus.net, 12 giugno 2014 "Dal 7 al 18 luglio due internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito saranno impegnati in lavori di tinteggiatura di alcune sale del centro culturale Caianiello (ex macello). Lavoreranno per due settimane dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 15.30 e saranno accompagnati da personale della Polizia Penitenziaria". Lo annuncia il sindaco di Aversa, Giuseppe Sagliocco, in seguito alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra il Comune di Aversa e l’Opg per che prevede l’impiego di internati in lavori di pubblica utilità. "Vogliamo dare la possibilità agli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito di svolgere un’attività lavorativa di pubblica utilità a favore della collettività come strumento rieducativo". Ha detto Sagliocco, e continuando: "Per questo abbiamo deliberato in giunta la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Comune di Aversa e l’Opg per l’inserimento di due internati in attività lavorative. Credo che sia necessario dare avvio sul territorio di Aversa ad una cultura di accettazione reciproca nella quale gli interessi dei singoli e della collettività possano coesistere non solo in maniera armonica, ma diano la possibilità di una soluzione positiva ed innovativa condivisa al bisogno di giustizia espresso dalla collettività e a quella di riscatto espresso dal singolo, nell’ottica della cosiddetta giustizia riparativa". "Il territorio, inoltre - continua Sagliocco - in questo modo può diventare un elemento vitale e di impatto diretto sulla crescita e cambiamento del percorso di inclusione sociale, in termini di emancipazione e di responsabilizzazione della persona di stato di detenzione". Il protocollo d’intesa tra l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario Filippo Saporito ed il Comune di Aversa si propone di creare un sistema integrato tra i due Enti che si prenda carico dell’intero percorso tratta mentale dei detenuti, aumentando la sensibilizzazione territoriale sul tema della popolazione carceraria. Gli internati che saranno impiegati in lavori di pubblica utilità all’esterno, individuati secondo presupposti per i quali sussistano le condizioni per l’ammissione alle licenze per prestare attività di pubblica utilità, avranno una copertura assicurativa e riceveranno la corresponsione di un rimborso forfettario per il vitto. Aversa (Ce): la seconda mostra di pittura e manufatti realizzati dagli ospiti dell’Opg www.casertafocus.net, 12 giugno 2014 Ancora una volta gli internati dell’Ospedale Psichiatrico di Aversa diventano i protagonisti di un importante evento culturale. Con "Arte che riscatta", infatti, venerdì 13 giugno si inaugura la seconda mostra di pittura e manufatti realizzati dagli ospiti della struttura penitenziaria aversana. Oggetti unici e irrepetibili, che nascono dal disagio e dalla sofferenza psichica, frutto della fantasia e dell’ingegno dei detenuti, rivelatori di sentimenti e bisogni, saranno esposti presso il locale Punto di Incontro Crystal in viale della Libertà a Gricignano di Aversa (Ce) nell’ambito di una tre giorni che si pone come diretta continuità di "Arte che libera la speranza", iniziativa che si è svolta presso il Teatro dell’Opg di Aversa con l’intento di generare una riflessione quanto mai auspicabile su una particolare tematica sociale e umana qual è quella dei diritti dei detenuti. È promosso d’intesa tra l’Associazione Casmu, presieduta da Mario Guida; la Rassegna Nazionale di Teatro scuola PulciNellaMente, rappresentata dal direttore Elpidio Iorio; i vertici dell’Opg aversano, ovvero la direttrice Elisabetta Palmieri, il comandante commissario Luigi Mosca, il capo area segreteria Gemma Pirolli, il capo area pedagogica Angelo Russo. Le opere pittoriche e i vari oggetti realizzati dai reclusi saranno esposti secondo un percorso in grado di valorizzarne il significato terapeutico prima ancora che estetico. Si potranno apprezzare lavori di pittura tradizionale ma anche collage, sculture ed installazioni. Tratto comune in questa produzione così eterogenea è l’utilizzo di un linguaggio immediato, a volte primitivo che trasmette una emozionalità forte e irruenta. Le opere sono state realizzate nel corso di laboratori finalizzati al recupero ed alla crescita della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale. È dunque un intervento di aiuto e di sostegno a mediazione non verbale attraverso l’uso dei materiali artistici. La mostra sarà inaugurata venerdì 13 giugno, alle ore 20:30. Per l’occasione oltre ai promotori, alle varie autorità cittadine (sono stati invitati i sindaci e gli assessori dell’area), al mondo dell’associazionismo, sarà anche presente il parroco don Rosario Marrandino che officerà una solenne benedizione. Il ricavato della mostra sarà utilizzato per acquistare generi di conforto per gli internati dell’Opg di Aversa. Roma: "La scommessa della rieducazione", incontro della Fondazione Ozanam-De Paoli Adnkronos, 12 giugno 2014 Oggi alle 17.30, presso l’Aula Magna dell’Università Lumsa di Roma, in Borgo S. Angelo 13, si terrà l’incontro-dibattito di presentazione del libro: "Annunciare il Vangelo nelle carceri. La scommessa della rieducazione". L’evento, promosso dalla Fondazione Federico Ozanam-Vincenzo De Paoli Onlus, si propone di fare il punto sul recupero e il reinserimento sociale dei detenuti attraverso la formazione e il lavoro. La Fondazione Ozanam presenterà un progetto educativo per favorire il reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale accogliendo da un lato l’invito di Papa Francesco a una maggiore attenzione verso i detenuti e, dall’altro, quello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a mettere in campo misure urgenti per migliorare la condizione dei reclusi anche in base alla sentenza della Corte Europea sull’eccessivo affollamento delle carceri italiane. Nel corso del dibattito sulle modalità di reinserimento dei detenuti nella società civile e nel mondo del lavoro ci saranno le testimonianze di un detenuto e di un ex detenuto. All’incontro saranno presenti Giuseppe Chinnici, presidente della Fondazione Ozanam, Mons. Alessandro Plotti, Arcivescovo Emerito di Pisa, Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia, Silvana Sergi, direttrice del carcere di Regina Coeli, Vittorio Trani, cappellano del carcere di Regina Coeli, i senatori Alberto Monticone, già presidente dell’Azione Cattolica, e Stefano De Lillo. Con loro anche i docenti universitari Francesco Malgieri e Marco Ivaldo, Massimo Betti, sindaco di Bagni di Lucca, Stefano Zoani, presidente della Fondazione Opera del Divin Redentore, Carlo Jovine, primario neurologo dell’Ordine di Malta, Giuseppe D’Agostino, ufficio del Garante dei detenuti del Lazio. "Nelle carceri vivono oltre 61.000 persone - spiega Giuseppe Chinnici, presidente della Fondazione Ozanam - ma soltanto 14.000 svolgono un’attività lavorativa. La situazione sta lentamente migliorando grazie alla Legge Smuraglia che concede sgravi fiscali e contributi agli imprenditori che assumono detenuti. È una opportunità da incentivare per promuovere la crescita personale di chi si trova in carcere dal momento che i detenuti con un’occupazione quasi sempre non ripetono il reato. Bisogna avere il coraggio -conclude Chinnici - di scommettere sul miglioramento delle persone così come faceva il Beato Federico Ozanam che nella Parigi dell’Ottocento assisteva materialmente e portava il messaggio cristiano agli ultimi, a coloro che erano stati dimenticati dalla società". La Fondazione Federico Ozanam - Vincenzo De Paoli è nata nel 1999 per iniziativa della Società di San Vincenzo De Paoli e dei Gruppi di Volontariato Vincenziano allo scopo di promuovere la cultura della solidarietà sociale rivolgendo la sua attenzione soprattutto all’ampio mondo del volontariato. Così come fece nel corso della sua breve vita il Beato Federico Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, che si consacrò ai poveri e al volontariato e il cui messaggio, sempre attuale, ha raggiunto ogni angolo del mondo. Nel corso di questi anni sono stati prodotti ricerche, studi, documenti e pubblicazioni sulla solidarietà sociale e sulla tutela dei diritti civili, convegni e seminari di formazione culturale e tecnica per animatori di volontariato. Più in particolare la Fondazione si è occupata del problema sociale delle carceri, del disagio minorile e della violenza sulle donne. Gli studi e i saggi prodotti sono stati supervisionati dal comitato scientifico composto da docenti universitari e da esperti con diverse competenze. Civitavecchia (Rm): riflessione su violenza alle donne diventa strumento di riabilitazione www.terzobinario.it, 12 giugno 2014 Continua la collaborazione tra gli Istituti Penitenziari di Civitavecchia e l’Azienda Sanitaria Locale RM/F di Civitavecchia. All’evento organizzato dalla Direzione dell’Istituto di via Aurelia dal titolo eloquente "Giornata di riflessione contro la violenza alle donne" la Asl ha garantito il contributo e la presenza degli Operatori Socio Sanitari che operano nei due Istituti di Civitavecchia: Il Distretto Socio Sanitario F1 che rappresenta la Direzione Sanitaria Penitenziaria, il Ser.T, ed il Dipartimento di Salute Mentale insieme ad altri Servizi (Uepe, Associazioni e Cooperative sociali Onlus e di volontariato) a ribadire che il rispetto di se stessi, e la promozione di salute e benessere, sono elementi protettivi e riabilitativi a manifestazioni di violenza a volte difficile da comprendere e trattare. Una giornata di riflessione contro la violenza sulle donne, voluta anche dalle direttrici dei due penitenziari di Civitavecchia, la Dott.ssa Silvana Sergi e la Dott.ssa Patrizia Bravetti; organizzata con il V. Direttore Dott.ssa Annamaria Trapazzo, il Commissario Dott.ssa Calenzo, i funzionari Giuridico Pedagogici Dott.ssa M.G Boi e Dott.ssa Alessia Giuliani. All’evento, organizzato nel Teatro dell’Istituto, hanno partecipato i detenuti sia uomini che donne, che hanno raccontato e condiviso, insieme agli operatori professionali e sanitari delle realtà istituzionali, ai docenti dell’Istituto Comprensivo Civitavecchia 2 e agli operatori della comunità esterna che collaborano con il carcere; idee ed emozioni su un tema così attuale e toccante come la violenza contro le donne. Sono stati presentati e condivisi lavori, svolti dai detenuti nelle attività che giornalmente si svolgono in istituto: riflessioni, poesie, disegni, racconti, canti. I detenuti della Casa di Reclusione hanno partecipato sia con gli elaborati svolti durante il percorso di gruppo con la psicologa Dott.ssa Bassetto, sia con gli scritti prodotti nella redazione del notiziario dell’Istituto intitolato "Volta Pagina" guidato dalla dott.ssa Giuliani; inoltre, hanno reso omaggio alla sezione femminile della Casa Circondariale con un quadro da loro dipinto. I partecipanti ai gruppi condotti dalla psicologa Dott.ssa Bassetto operante in entrambi gli Istituti hanno illustrato differenze e processi legati a parole come "sensazione ed emozione" e "possedere ed appartenere". Frutto dell’attività didattica della scuola "Istituto Comprensivo Civitavecchia 2" sono stati gli elaborati letti dai detenuti e dalle docenti Prof.ssa Donella Luzzetti, Prof.ssa Francesca Mariani e Prof Anna Torneo e i lavori realizzati con materiali diversi nell’ambito del progetto "Poesie sui Muri" che sono stati esposti durante l’evento. A curare la partecipazione delle detenute è stata l’Associazione "Sangue Giusto", che da anni promuove attività teatrali nei due Istituti di Civitavecchia. Un gruppo di detenute-attrici ha interpretato canti popolari italiani e sudamericani: " il rispetto degli altri nasce dal rispetto di se stessi, rispettarsi per avere una vita migliore" queste tra le parole scritte e interpretate dalle detenute presenti. Il Direttore dell’Uepe di Roma Dott.ssa Di Spena ha presentato il progetto "Parlare con Lui", elaborato dalla Cooperativa "Bee Free" vincitore dell’avviso "Leda Colombini, "promosso e finanziato dalla Provincia di Roma, rivolto ad uomini maltrattanti presi in carico nel lavoro svolto dagli Assistenti Sociali e personale Uepe, soggetti segnalati nell’ambito dei percorsi detentivi e misure alternative alla detenzione. Il taglio relazionale terapeutico ben risponde alla presa in carico globale di una problematica quanto mai complessa e diffusa anche tra l’utenza in esecuzione penale esterna, quale quella della violenza sulle donne. È intervenuta per l’Associazione "Bee Free" la Dott.ssa Soriato. La Dott.ssa Calvigioni del Ser.T nel suo intervento ha esplicitato come sia difficile parlare e raccontare la violenza delle donne sugli uomini, come sia tabù solo pensarlo e quanto sia difficile poter chiedere aiuto per un uomo che sente di essere oggetto di violenza da parte della donna; è stato importante, emozionante, si è parlato di solidarietà, di tolleranza, di diritti in quanto esseri umani al di là del sex and gender, perché oltre. La Dott.ssa Calvigioni e il Dott. Borgioni da molti anni, oltre alle varie attività di loro competenza, conducono un gruppo di sostegno psicologico e seminari esperienziali di attivazione psicorporea a favore dei detenuti Tossicodipendenti presso la Casa Circondariale. La Direzione Generale dell’Asl Rm F era presente all’evento, rappresentata dalla Direttrice del Distretto F1 dott.ssa M. Cozzolino, dal Primario del Dsm dott. Gaglioti e dalla Responsabile del C.S.M dott.ssa Carola Celozzi, dagli Operatori del Ser.T. F1 e del C.S.M che da più di vent’anni operano all’interno dell’Istituto fornendo assistenza socio - sanitaria alla popolazione detenuta. Presente all’evento la Dott.ssa Stefania Perri del Prap del Lazio, Direttore dell’Ufficio del Personale e della Formazione, che ha elogiato l’iniziativa e invitato gli operatori a produrre un vademecum contro la violenza da divulgare in altri Istituti. L’evento testimonia una sinergia creativa che caratterizza la collaborazione di due Istituti Penitenziari diversi nella struttura e nella organizzazione, ma uniti nella condivisione degli obiettivi e delle attività. L’atmosfera dell’ incontro è stata piacevole e condivisa: nella platea infatti, insieme ai detenuti e alle detenute, erano presenti rappresentanti istituzionali di tutte le realtà che, a vario titolo, svolgono attività professionale all’interno dell’Istituto. l’Autorità Garante per i detenuti, presente nella persona del Dott. Claudio Salemme, che ha realizzato e realizza da tempo importanti progetti a favore della popolazione detenuta. Il Cappellano Don Giorgio Picu e Suor Elena nel loro intervento hanno portato una testimonianza di fede e solidarietà molto sentita. Erano presenti volontari e rappresentati di Associazioni. I contributi presentati hanno avuto un "leitmotiv emotivo" comune: non può esserci violenza se esiste il rispetto per se stessi al di là del gender o della storia personale. Tutti gli esseri umani - uomini e donne - sentono per propria natura di amare l’altro da sé, in un riconoscimento autentico e sincero che promuove e crea, sostiene e libera…Eppure non ci riusciamo e soffriamo per questo…siamo violenti per questo ..con noi stessi e ovviamente con gli altri. L’intervento della dott.ssa Perri ha lasciato una scia di speranza e di condivisione dell’esperienza: questa giornata può essere "esportata" in altri luoghi, in altre carceri, in altre realtà e trasformarsi in "progetti" con l’obiettivo di diffondere consapevolezza, conoscenza, condivisione. È bello pensare che tutti i pensieri, i racconti, le poesie, i canti e i cartelloni creati dai detenuti e detenute per questo evento, possono "uscire" dal carcere a dimostrazione che anche in un luogo oscuro e violento, come spesso rappresentato e percepito da chi sta "fuori", è possibile ritrovare la bellezza del Buono, del Bello, del Vero, nato magari proprio da quella Violenza che ha portato quelle persone là dentro. La giornata condivisa insieme ha regalato a tutti i presenti la speranza e la gioia che la condivisione e il rispetto possano essere - ancora e soprattutto oggi - valori in cui credere. Thiene (Vi): "Oltre la Pena. Punire o Ricostruire?", iniziativa in Parrocchia della Conca di Alessandra Dall’Igna Giornale di Vicenza, 12 giugno 2014 La Parrocchia della Conca ospiterà, fino a domenica 15 giugno, l’evento "Oltre la Pena: Punire o Ricostruire?", organizzato dai ragazzi del clan-fuoco "Grisù" del gruppo scout Thiene 2. Il momento centrale si terrà stasera (12 giugno) con l’incontro sul tema "Uno sguardo sulla giustizia riparativa" con Fra Beppe Prioli, che da oltre 50 anni si occupa di carcere. Nelle altre giornate sarà allestita al palazzetto Robur una mostra di quadri realizzati da detenuti del carcere veronese, visitabile dalla 15 alle 19 e domenica dalle 8.30 alle 12. L’iniziativa è organizzata dagli scout di Thiene che quest’anno hanno approfondito il tema del carcere: "Siamo stati mossi inizialmente dal desiderio di esplorare un mondo che ci è molto vicino, che però conoscevamo solo superficialmente. Vogliamo portare alla comunità almeno una parte delle riflessioni che abbiamo fatto in questi mesi, in particolare uno dei temi che ci ha maggiormente entusiasmato ovvero la "giustizia riparativa". Ma questo senza tralasciare gli aspetti più concreti e la situazione attuale delle carceri, quindi abbiamo organizzato la raccolta di generi per l’igiene personale in favore dei detenuti e la mostra, con la possibilità di acquistare i quadri dei detenuti". Droghe: il ministero replica, ma resta il dubbio sul decreto in Gazzetta Ufficiale Il Manifesto, 12 giugno 2014 In merito a quanto pubblicato l’11 giugno dal vostro giornale a firma Giulio Manfredi, dei Radicali italiani, nell’articolo intitolato "La legge in Gazzetta ma è quella sbagliata" l’Ufficio stampa del ministero della Giustizia precisa quanto segue. Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 20 maggio 2014 è stata pubblicata: 1) alla pagina 1, la legge 16 maggio 2014, n. 79, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto - legge 20 marzo 2014, n. 36, recante "Disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali" 2) alla pagina 64, il testo del menzionato decreto legge coordinato con la legge di conversione. Il testo coordinato, è composto, come è ovvio, anche da un allegato contenente tutte le tabelle di riferimento delle sostanze e dei medicinali. Il testo pubblicato non comprende, né avrebbe potuto, le norme del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 non modificate né dal decreto né dalla legge di conversione, quale l’articolo 73 comma 1 del D.P.R. citato - recante le previsioni sanzionatorie delle condotte illecite con la relativa distinzione tra droghe leggere e pesanti - conseguenza della declaratoria di illegittimità costituzionale di cui alla sentenza n. 32 del 2014, depositata il 25 febbraio 2014 e pubblicata nella G.U., 1 serie speciale, "Corte Costituzionale", del 5 marzo 2014. Nella Gazzetta ufficiale in cui è stata pubblicata la legge non potevano quindi che essere inserite soltanto le norme approvate dal Parlamento. È incontrovertibile che la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini Giovanardi ha determinato l’automatica entrata in vigore della precedente disciplina, cosiddetta Jervolino Vassalli. Disciplina che il Parlamento ha modificato solo nei punti riportati nella Gazzetta ufficiale del 20 marzo 2014 e non anche le norme in vigore della Jervolino Vassalli non modificate dal Parlamento. Il dubbio prospettato circa la pubblicazione delle norme espresso dal signor Manfredi non può dunque essere in nessun modo sciolto dalle Gazzette ufficiali in quanto le norme a cui fa riferimento sono già in vigore dal momento in cui è stata dichiarata incostituzionale la Fini Giovanardi. Ufficio stampa Ministero della Giustizia A pag. 77 della Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 2014, leggo testualmente: "Si riporta il testo dell’art. 73 del citato decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, come modificato dalla presente legge: 1. Chiunque, senza l’autorizzazione di cui all’art. 17, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I prevista dall’art. 14, è punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000. 1-bis Con le medesime pene di cui al comma 1 è punito chiunque senza l’autorizzazione di cui all’art. 17, importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque illecitamente detiene: a) sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità, in particolare se superiore ai limiti massimi indicati con decreto del Ministro della salute emanato di concerto con il Ministro della giustizia sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, ovvero per modalità di presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento frazionato, ovvero per altre circostanze dell’azione, appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale"… omissis (trascuro le altre parti che qui non interessano). Chiedo al ministro di Giustizia: è questo il testo vigente dell’art. 73? Se così fosse, sarebbe ancora in vigore la legge "Fini-Giovanardi" non essendoci, nel comma 1-bis, alcuna differenziazione di tabelle e di pene. E la sentenza della Consulta sarebbe stata completamente ignorata. Se così non è, il ministro dovrebbe pubblicare in Gazzetta il testo corretto, così eviteremmo anche gli errori presenti su siti come "Normattiva", dai quali attingono tutti gli operatori del diritto. Tutto qua. Giulio Manfredi Direzione Radicali Italiani Droghe: possesso di sostanze diverse, va applicata la disciplina più favorevole all’imputato di Giovanni Negri Il Sole 24 Ore, 12 giugno 2014 La detenzione comune di hashish e cocaina va sanzionata utilizzando integralmente il trattamento più mite. Corte d’Appello di Venezia - Sentenza 14 aprile 2014. Nel caso di possesso contemporaneo di droghe pesanti e leggere va applicata la disciplina più favorevole all’imputato tenendo conto anche della possibilità di continuazione del reato. La Corte d’appello di Venezia, con sentenza del 14 aprile 2014, fa i conti con gli effetti della ormai nota sentenza della Corte costituzionale che ha imposto il ritorno, poi recepito dalle misure prese dal Governo, della distinzione tra differenti tipologie di sostanze. La Corte d’appello si è trovata a dover affrontare il caso di un condannato a 15 anni di detenzione (poi ridotti di un terzo per il ricorso al rito abbreviato) e 12mila euro di multa per il contemporaneo possesso di hashish e cocaina. Una situa-zione che impone l’individua-zione della norma da applicare alla luce del fatto che il recupero della disciplina antecedente quella bocciata dalla Consulta porta a conclusioni diverse a seconda della sostanza detenuta. Nel caso dell’hashish il trattamento sanzionatorio è ora più favorevole perché si ritorna a una pena che può variare da un minimo di 2 a un massimo di 6 anni, quando la versione respinta dalla Consulta prevedeva sanzioni da 6 a 20 anni. Sanzioni che invece sono ora aggravate sul fronte del possesso di cocaina, visto che la gravità della sostanza conduce a una pena da 8 a 20 anni, ferma la precedente misura da 6 a20 anni. Dovendo individuare la norma applicabile, la Corte d’appello sottolinea come non è possibile scindere le due detenzioni applicando a quella delle droghe pesanti la disciplina del 2006 e alla detenzione di hashish quella del 1990. La divisione avrebbe permesso di applicare alla detenzione di cocaina una pena base più favorevole e di infliggere un aumento in continuazione più ridotto per l’hashish. Tuttavia, "in mate-ria di successione di leggi penali non è possibile effettuare un mosaico sanzionatorio, scegliendo tessere dall’una o dall’altra disciplina interessata, ma è necessario individuare quella più favorevole e applicarla integralmente". Così, sulla base del confronto effettuato, i giudici ritengono di dovere applicare come più favorevole la legge n. 49 del 2006. L’applicazione della legge ora vigente sarebbe comunque peggiorativa. Infatti: sulla base della legge 49/2006, il primo giudice ha irrogato per le due detenzioni una pena base unica di 8 anni dì reclusione; sulla base della legge 102/1990, considerando più grave la detenzione di cocaina, oggi al medesimo episodio anche se si dovesse partire dal minimo di 8 anni si dovrebbe aggiungere un quantitativo di pena per la detenzione dell’hashish. Israele: decisa l’alimentazione forzata per i detenuti palestinesi in sciopero della fame www.contropiano.org, 12 giugno 2014 Stanno peggiorando sensibilmente le condizioni di salute dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliani in sciopero della fame dal 24 aprile scorso. Lo ha confermato Jawad Bolous, avvocato dell’associazione "Palestinian Prisoners Society", ricordando che lo sciopero della fame è contro la detenzione amministrativa, strumento giuridico che Israele usa per detenere persone sospettate di reati, anche per mesi, senza la formulazione di un’accusa o l’avvio di un processo. "Le condizioni di alcuni scioperanti - ha spiegato Boulos - sono drammatiche, alcuni di loro hanno già perso dai 15 ai 18 chili, altri hanno avuto emorragie interne e sono stati sottoposti ad operazioni chirurgiche. Quasi tutti lamentano problemi alla vista e svenimenti improvvisi". Ad oggi sono tra i 120 e i 140 i prigionieri politici palestinesi in sciopero della fame dalla fine di aprile e secondo Addamer - l’organizzazione per i diritti dei detenuti palestinesi - altre centinaia di prigionieri si uniscono alla protesta a momenti alterni. Lunedi in Cisgiordania si è svolta una giornata di sciopero a sostegno dei detenuti. Secondo Haaretz, il governo israeliano non sembra essere disposto a negoziare con gli scioperanti e a discutere un cambiamento della norma della detenzione amministrativa, uno strumento che secondo il servizio di sicurezza interno - Shin Beit - è necessario per la lotta al terrorismo L’agenzia Nena News riferisce infatti che su richiesta di Netanhyau, la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato ieri la prima lettura di un progetto di legge che dovrebbe permettere il nutrimento forzato dei detenuti in sciopero della fame. Il progetto di legge allo stato corrente dovrebbe consentire il capo del servizio carcerario israeliano di contattare una corte distrettuale e richiedere l’autorizzazione per costringere un detenuto in sciopero a mangiare forzatamente. Questo sarebbe acconsentito solo se un dottore affermasse che il detenuto si trovi in gravi condizioni di salute. A quel punto, secondo la legge, la corte considererebbe la valutazione del dottore e quella del comitato di valutazione del codice etico-comportamentale ospedaliero prima di emanare una sentenza. Oltre alle condizioni di salute, il giudice dovrebbe tenere in considerazione motivi di "sicurezza". Nel caso in cui il nutrimento forzato in un caso particolare fosse approvato dal giudice, il personale del servizio carcerario sarebbe in grado di nutrire i detenuti amministrativi contro la loro volontà ed usare la forza per farlo. Il progetto di legge è passato con 29 voti a favore e 18 contrari. A Roma venerdi prossimo, alle 17.30 a piazza Madonna di Loreto (piazza Venezia) è stata convocata una manifestazione di solidarietà con lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi. L’Autorità nazionale palestinese chiede intervento Onu Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen ha invitato i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a premere su Israele affinché riveda il ricorso allo strumento della detenzione amministrativa verso i palestinesi. L’iniziativa giunge a sostegno dello sciopero della fame a oltranza intrapreso il 24 aprile da oltre un centinaio di palestinesi detenuti in Israele. L’appello dell’Anp è stato redatto dal capo negoziatore Saeb Erekat. "Lo sciopero della fame dei prigionieri in detenzione amministrativa - si legge nella sua missiva - fa luce su una delle ingiustizie imposte dal controllo militare sullo Stato di Palestina". Erekat ammette che la detenzione amministrativa è prevista dal diritto internazionale, ma a suo parere Israele ne fa un uso improprio. I palestinesi - denuncia - possono essere sottoposti alla detenzione amministrativa per mesi e a volte anche anni "senza essere informati dell’accusa o sapere quando verranno liberati". La leadership palestinese condanna poi l’intenzione del governo di Benyamin Netanyahu di approvare un emendamento alla legge che permetta l’alimentazione forzata ai detenuti in sciopero della fame. Alcuni di loro, avverte la stampa palestinese, versano in condizioni critiche. Barghouti: temo per vita detenuti in sciopero della fame "Temo che qualcuno dei detenuti in sciopero della fame possa morire in questi giorni". È quanto ha dichiarato l’esponente di Fatah, Marwan Barghouti, che sta scontando l’ergastolo in un carcere israeliano, a proposito delle condizioni dei prigionieri che da settimane hanno intrapreso lo sciopero della fame per protestare contro il regime di detenzione amministrativa che le autorità israeliane applicano ai palestinesi. In occasione della visita di un rappresentante dell’Associazione del detenuto, Jawwad Bulos, al carcere israeliano di Hedarim, dove si trova dal 2004, Barghouti ha sottolineato che "la situazione dei prigionieri che stanno scioperando è estremamente rischiosa" e ha fatto appello a una "mobilitazione rapida" sia da parte della popolazione palestinese libera che da parte degli altri detenuti. Allo stesso tempo, il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, ha inviato una lettera a vari esponenti della comunità internazionale, tra cui il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il Segretario di Stato Usa, John Kerry, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e l’alto rappresentante per la Pesc dell’Ue, Catherine Ashton, per chiedere "un intervento immediato a favore di circa 130 detenuti palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane dal 24 aprile in segno di protesta per la loro prolungata prigionia in regime di detenzione amministrativa senza accuse e senza processo". "Vi chiediamo di sollecitare Israele ad abolire la politica della detenzione amministrativa e condizionare il rafforzamento dei vostri rapporti bilaterali con Israele al rispetto da parte di quest’ultimo delle promesse e degli impegni assunti in quanto autorità d’occupazione secondo il diritto internazionale", si legge nella lettera. Iran: Manconi (Pd) lancia appello l presidente Rohani per liberazione 8 detenuti politici Adnkronos, 12 giugno 2014 Appello del Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama, senatore Luigi Manconi (Pd), per la liberazione di otto detenuti politici in Iran. "Poche ore dopo l’esecuzione di Gholamreza Khosravi Savadjani, avvenuta nei giorni scorsi, le autorità iraniane - si legge in un comunicato- hanno trasferito sette suoi compagni di cella dal carcere di Evin a Gohardasht, dove lo stesso Gholamreza era stato trasferito prima della sua esecuzione. Si tratta diAssadollah Hadi, Reza Akbari Monfared, Abul-Qassem Fouladvand, Asqar Qatan, Ali Salanpoor, Gholam Hossein Assadi e Reza Shahabi". L’appello di Manconi riguarda anche Mashallah Haeri, trasferito in coma in un ospedale fuori dalla città di Karaj. "Chiedo che per questi detenuti - ha scritto Manconi al presidente iraniano Rohani - sia adottato un immediato provvedimento di clemenza, in linea con il principio universale di rispetto della dignità umana e come richiesto urgentemente dall’intera comunità internazionale". Siria: i maggiori attivisti ancora in carcere, nonostante l’amnistia di Bashar al-Assad Asca, 12 giugno 2014 Nonostante l’amnistia generale concessa dal presidente siriano Bashar al-Assad, i maggiori attivisti accusati di "terrorismo" si trovano ancora in carcere. Lo ha reso noto Michel Shammas, avvocato per i diritti umani. "Stiamo aspettando il loro rilascio ma al momento ancora nessuno dei maggiori attivisti siriano è stato liberato. Non c’è trasparenza in questa amnistia", ha poi aggiunto. Questa mattina, infatti, l’agenzia di stampa Sana ha annunciato il rilascio di 274 detenuti dal carcere di Damasco, anche conosciuto come la prigione di Andra. Non è stato specificato quando queste persone sino stati rilasciate, ma è stato descritto come "il primo round" di una serie di liberazioni ai sensi dell’amnistia. "I media locali ha annunciato un numero significativo di rilasci ma non abbiamo notizie di detenuti di spicco come ad esempio il giornalista Mazen Darwish", ha detto Shammas. Siria: Osservatorio per diritti umani; dell’indulto di Assad beneficeranno 70mila detenuti www.atlasweb.it, 12 giugno 2014 Più di 70 mila prigionieri siriani saranno rilasciati i prossimi giorni grazie all’indulto voluto dal presidente della Siria, Bashar al-Assad, dopo la sua contestata rielezione la scorsa settimana, segnala l’Osservatorio siriano per i diritti umani. La Ong, che ha sede a Londra, ricorda che sono circa 18 mila le persone "sparite" dopo il loro arresto per mano delle forze governative. L’indulto include le persone accusate di cospirare o di appartenere ad un’organizzazione terroristica, e gli autori e i mandanti di atti terroristici, ha precisato il gruppo. Riguarda pure coloro che sono stati arrestati per possesso di armi, munizioni ed esplosivi, come anche chi ha diffuso notizie false e dannose per il "prestigio" dello stato. Non è ancora chiaro, continua l’Osservatorio, se l’indulto interesserà i detenuti nelle caserme dei servizi di sicurezza che non sono stati processati e quelli che sono sotto processo. Il decreto presidenziale stabilisce, tra gli altri punti, che beneficeranno dell’indulto i pazienti incurabili e di età superiore ai 70 anni e gli autori di sequestri che hanno liberato i propri ostaggi senza aver percepito il riscatto. Al-Assad ha ordinato questa settimana un indulto dopo la schiacciante vittoria (88,7 per cento) ai comizi del 3 giugno, risultato non riconosciuto da buona parte della comunità internazionale. Egitto: condannato a 15 anni di carcere il blogger della rivolta anti-Mubarak La Repubblica, 12 giugno 2014 La giustizia dell’Egitto di Al Sisi ritorna al pugno di ferro dei vecchi tempi, anche con i blogger: i giudici del Cairo hanno condannato a quindici anni di carcere Alaa Abdel-Fattah, simbolo della rivoluzione del 25 gennaio 2011 che portò alla deposizione di Hosni Mubarak. Con lui sono state riconosciute colpevoli altre 24 persone che hanno preso parte alle manifestazioni. Abdel Fattah è un attivista molto noto fra l’opposizione egiziana: per i giudici è colpevole di aver organizzato un corteo davanti al Consiglio della Shura al Cairo il 26 novembre senza ottenere l’autorizzazione necessaria in base alla nuova legge, molto controversa, che limita il diritto alla manifestazione del pensiero attribuendo al ministero dell’Interno il diritto di proibire una pubblica riunione con oltre dieci persone. Amnesty International considera l’arresto di Abdel Fattah come un tentativo delle autorità egiziane di mettere a tacere il dissenso e di annullare i diritti umani. Fattah è stato anche accusato di aver attaccato un dipendente pubblico al lavoro, di aver sabotato beni di proprietà pubblica, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale e tumulti. Era stato rinviato a giudizio a gennaio insieme ad altri 24 imputati. Il blogger ieri non era presente: secondo quanto il suo avvocato ha spiegato all’agenzia France Presse, non è stato autorizzato a entrare in aula. Il legale ha spiegato che né la difesa né l’accusa erano stati ascoltati, e i giudici non hanno nemmeno esaminato le prove video. I condannati potranno comunque fare appello contro la sentenza. In un’altra aula dello stesso tribunale, i giudici egiziani hanno confermato la detenzione di Abdullah Al-Shamy, giornalista di Al Jazeera, arrestato mentre seguiva un sit-in dei Fratelli musulmani a favore di Morsi e tuttora mai accusato formalmente di alcun reato. Siria: il giudice libanese Imad Zein chiede pena di morte per due terroristi di Al-Nusra Aki, 12 giugno 2014 Il giudice libanese Imad Zein ha chiesto la pena di morte per due cittadini siriani nel processo a loro carico per appartenenza al Fronte al-Nusra affiliato ad al-Qaeda e attivo nella crisi siriana. Lo riferisce l’agenzia di stampa libanese National News Agency, spiegando che il giudice militare ha disposto l’arresto di L.A., ora in carcere, e del latitante M.S. accusati di far parte di al-Nusra e di reclutare aspiranti kamikaze. In Libano il Fronte al-Nusra ha rivendicato almeno un attentato kamikaze in risposta al coinvolgimento dei militanti del movimento sciita di Hezbollah nella crisi siriana a sostegno del regime di Bashar al-Assad. Svizzera: detenuto liberato per sbaglio dalla prigione di Bellechasse, nel Canton Friburgo Ats News, 12 giugno 2014 Aveva scontato soltanto i due terzi della pena detentiva quando è stato scarcerato per sbaglio. È successo a un detenuto della prigione di Bellechasse, nel canton Friburgo. L’uomo, un senegalese sulla cinquantina, ne ha approfittato per trascorrere qualche giorno di libertà, prima di essere arrestato e rimesso in cella. Secondo le autorità, è la prima volta che un evento simile si verifica nel penitenziario in questione. "Sì, un detenuto è stato rilasciato e non avrebbe dovuto esserlo", ha dichiarato oggi il responsabile della comunicazione della polizia friburghese Gallus Risse, confermando un’informazione di "20 minutes.ch". Lo scorso 2 giugno, il detenuto ha ricevuto per sbaglio un certificato di libera uscita dalla prigione di Bellechasse, dove scontava una pena di quattro anni e mezzo per rapina. È stato arrestato qualche giorno più tardi a Thônex, nel canton Ginevra, e riportato in prigione il 7 giugno, benché avesse auspicato di trascorrere ancora qualche giorno supplementare assieme ai suoi parenti, ha dichiarato all’Ats il responsabile della comunicazione del Dipartimento friburghese della sicurezza e della giustizia, Didier Page. "La Direzione della sicurezza e della giustizia ritiene che quanto è capitato costituisca un grave errore. Occorre ora chiarire i motivi e prendere le misure adeguate affinché eventi simili non si riproducano più", ha aggiunto Page. A suo avviso, "questo increscioso errore consentirà di adottare misure per consolidare la procedura interna della prigione". Arabia Saudita: carcere o frustate per chi mente, giro di vite contro querele false Aki, 12 giugno 2014 Chi mente in Arabia Saudita rischierà presto la prigione o la fustigazione. È quanto si apprende sul sito del quotidiano locale "Okaz", secondo cui il ministero della Giustizia saudita sta lavorando a un progetto di legge che mira a porre un freno al fenomeno delle querele false. L’obiettivo è quello di snellire il sistema giudiziario e renderlo più efficiente, creando un deterrente per tutti coloro che intendono portare in tribunale delle cause fasulle. La sanzione si applicherà a chi sporge una querela falsa, spingendo ingiustamente un altro a comparire in tribunale, incoraggiato in questo anche dal fatto che in Arabia Saudita i contenziosi sono gratuiti e la legge non impone necessariamente di essere assistiti da un avvocato. Soddisfazione per questo passo è stata espressa da tutta la categoria dei giudici, secondo cui queste misure miglioreranno il sistema giudiziario e contribuiranno a frenare i conflitti sociali. Cina: da due settimane detenuto l’amministratore apostolico della diocesi di Yujiang Ansa, 12 giugno 2014 Autorità cinesi hanno arrestato e tengono in detenzione da circa due settimane in luogo sconosciuto padre John Peng Weizhao, amministratore apostolico della diocesi di Yujiang, vicino alla Santa sede. Lo riferiscono fonti cattoliche cinesi. Secondo quanto reso noto, padre Peng è stato preso in una residenza religiosa di Fuzhou, nella provincia cinese orientale dello Jiangxi, lo scorso 30 maggio senza spiegazioni. Altri preti presenti hanno riconosciuto gli uomini che hanno prelevato padre Peng come funzionari dell’ufficio affari sociali del distretto di Linchuan, dove c’è la casa del clero nel quale il presule viveva. La settimana scorsa i sacerdoti hanno chiesto informazioni su Peng, ma nessuno ha dato loro risposta. Padre Peng è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Yujiang dalla Santa Sede nel 2012, dopo il ritiro dell’anziano vescovo sotterraneo Thomas Zeng Jingmu, l’unico non riconosciuto dal governo cinese tra i tre vescovi consacrati anche con l’approvazione vaticana. Tunisia: 5 detenuti Guantánamo, ministro Giustizia incontra rappresentante Ong Reprive Nova, 12 giugno 2014 I dossier di 5 prigionieri tunisini detenuti a Guantánamo sono stati oggetto dell’incontro tra il ministro della Giustizia Hafedh Ben Salah e il rappresentante dell’Associazione non governativa (Ong) britannica Reprive, che si occupa delle condizioni dei prigionieri nel carcere statunitense. Taylor ha presentato al ministro Ben Salah un progetto di riabilitazione e integrazione realizzato da Reprive dal nome "Vita dopo Guantánamo" che prevede un supporto psicologico per superare le difficoltà e i traumi legati al periodo di detenzione. Da parte sua, il ministro tunisino ha ringraziato Taylor e ha evidenziato degli sforzi compiuti a riguardo dall’associazione britannica.