Giustizia: il ministro Orlando; nelle carceri "emergenza esplosiva" da affrontare subito di Liana Milella La Repubblica, 4 aprile 2014 Un mese in via Arenula, non è poco. Ha già in tasca la "grande" riforma della giustizia? "Non credo che esista una grande riforma. Esistono diversi interventi strutturali. Ma è impossibile metterli in campo se prima non si rimuovono alcuni macigni rappresentati dalle emergenze che segnano pesantemente il servizio giustizia. Per affrontare le riforme bisogna innanzitutto sgomberare il campo dalle macerie determinate dal conflitto permanente sulla giustizia stessa e dalla rimozione di alcuni temi che considero assolutamente cruciali e di cui invece si è parlato pochissimo. La vera sfida è ripristinare l’efficienza dell’organizzazione giudiziaria. Questo sì sarebbe rivoluzionario". Scusi, quali sarebbero queste "macerie" che lei vede e che rischiano di lasciare le riforme sulle carta? "Parlo delle emergenze esplosive che mi sono ritrovato sul tavolo e che bisogna affrontare subito, a cominciare dal carcere, dove non solo l’Italia rischia una pesante condanna Ue, ma soprattutto continua a non attuare l’articolo 27 della Costituzione che certifica la pena come rieducazione". Tra Camera e Senato stanno passando misure che faranno calare i detenuti. Le saranno utili? "Sono norme che ridefiniscono il modello penitenziario e affrontano in modo più avanzato il tema della custodia cautelare. Gli ultimi dati, che non autorizzano nessun trionfalismo, parlano però di un miglioramento della situazione. Nel 2009 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 21mila, oggi sono 10.471. Le persone con misure alternative erano 9.290, a fine 2013 sono state 24.616". A che punto siamo sulla droga dopo la Consulta? "Il governo e il Parlamento hanno l’obbligo di riesaminare la materia alla luce dei principi contenuti nella sentenza sulla Fini-Giovanardi. Vedremo in quali forme, ma certamente ci saranno conseguenze sul numero dei detenuti tenendo conto che un quarto, circa 14mila, sono in cella per questo reato". Lei spera di evitare ulteriori condanne di Strasburgo? "Le norme non bastano se non si snelliscono le procedure. Esistono molti accordi per il rimpatrio dei detenuti, ma sono stati utilizzati pochissimo. Stiamo lavorando per migliorare e accelerare il rimpatrio, tenendo conto che in Italia, a oggi, gli stranieri sono circa il 30- 40% del totale. Solo del Marocco, dove sono appena stato, ci sono 4mila detenuti. In queste settimane abbiamo impostato accordi con le Regioni che consentiranno di trasferire in comunità circa 500 tossicodipendenti". In questi anni, quando si è parlato di giustizia, si è pensato sempre al penale, lei non fa altro che parlare di processo civile. Non teme di essere in contro tendenza? "Il civile ha una rilevanza cruciale, perché il suo cattivo funzionamento è una palla al piede rispetto alla crescita economica, come il presidente del Consiglio ha sottolineato più volte. Anche il penale ha bisogno di interventi, ma anche in questo caso, prima di nuove norme processuali, visto che ne abbiamo cambiate tantissime, serve un adeguato supporto organizzativo, un informatizzazione avanzata, un intervento che riduca il numero dei procedimenti. E su tutto, misure che colmino i vuoti di organico del personale amministrativo". È vero, Renzi non fa che parlare del civile, ma quale sarà la sua rivoluzione? "Proporrò una riforma organica, ma prima ancora un intervento su ciò che precede e segue il processo civile stesso. Offriremo al cittadino soluzioni che gli eviteranno di ricorrere al giudice per risolvere le controversie. Una svolta sarà quella dell’esecuzione delle decisioni del giudice in cui saranno eliminati i tempi morti". Per esempio? "Se due coniugi vorranno divorziare o separarsi, e se non ci sono figli minori coinvolti, per definire la loro situazione non dovranno più andare davanti al giudice, che si limiterà a omologare la decisione assunta privatamente tra le parti". Tra una settimana i giudici di Milano decideranno sulla pena di Berlusconi. Che si agita e rivendica l’agibilità politica col Colle. Lei di questo che pensa? Non si sente condizionato da questo incontro? "Non vedo nessuna relazione tra l’azione che governo e Parlamento devono svolgere sulla giustizia in questo momento e quell’incontro". E sulla decisione dei giudici che dice? È preoccupato? "Non credo che sia compito del ministro della Giustizia commentare decisioni che addirittura devono ancora essere assunte". È un fatto però che per la riforma costituzionale Renzi ha incontrato Berlusconi e ha stretto un intesa con lui. Lei farà lo stesso per la giustizia? "Non mi risulta che ci sia stata alcuna intesa che riguarda il titolo quarto della Costituzione, appunto quello sulla giustizia. In ogni caso penso che per riformare la giustizia nel nostro Paese si debba partire da una proposta della maggioranza di governo, su cui confrontarsi poi con tutte le forze politiche". Il Foglio le attribuisce un programma che di certo non piace alle toghe, ma piace a Berlusconi, da un intervento sull’obbligatorietà dell’azione penale, a un diverso sistema di elezione del Csm, a una revisione delle sanzioni disciplinari, per finire con regole diverse per la convivenza tra pm e giudici. È questo il suo programma? "Glielo ripeto. Prima di affrontare qualunque intervento strutturale sull’ordinamento è necessario eliminare le emergenze che gravano sul terreno della giustizia. In quell’articolo comunque vengono riprese proposte di ormai quattro anni fa... Alcune peraltro si sono già realizzate, penso alla riforma della geografia giudiziaria; altre, come quella della legge elettorale del Csm, sono state nel tempo indicate come necessarie anche dall’interno della magistratura, così come l’organizzazione degli uffici sulla base di priorità, fatta salva l’autonomia dei magistrati e l’obbligatorietà dell’azione penale, che non era messa in discussione neppure in quell’articolo". Ma lei allora cos’ha davvero in serbo? Quali sono le sue prossime mosse? "Al primo posto c’è un intervento per rafforzare gli strumenti di contrasto alle mafie. Innanzitutto introduciamo il reato di auto-riciclaggio, che la magistratura sollecita da anni. Ci saranno norme per rafforzare la confisca dei beni e una riforma per rendere più efficace il meccanismo per sciogliere e commissariare i comuni infiltrati. Nascerà una giornata nazionale delle vittime della mafia e saranno previsti interventi di sostegno alle famiglie". Giustizia: depenalizzazione del reato di clandestinità… un po’ meno carcere di Maria Teresa Olivieri www.avantionline.it, 4 aprile 2014 La depenalizzazione del reato di clandestinità sembra finalmente "quel qualcosa di sinistra" che mancava al Governo Renzi eppure il ddl passato al vaglio e approvato oggi alla Camera in via definitiva (il ddl sulle pene alternative al carcere ha avuto 332 sì, 104 no e 22 astenuti) era stato già accolto dal Governo Letta in un Odg sottoscritto dai deputati Pd Sandra Zampa e Walter Verini. Per quanto riguarda poi l’abrogazione tacciata come "squisitamente di sinistra" da parte di Lega e Fdi, viene dimenticato che non solo il reato di clandestinità andava contro la Costituzione ma la stessa Consulta si era pronunciata contro (sentenza n. 249 dell’8 luglio 2010). Gli stessi pentastellati, da sempre grandi estimatori della Costituzione, hanno votato contro l’abrogazione portando a non pochi malumori, visto che il "popolo della rete" si era detto fermamente contrario al reato di clandestinità. "Stupisce ancora una volta l’opposizione del Movimento 5 Stelle, la cui base si era espressa a favore dell’abrogazione del reato, nonostante i diktat di Grillo. Volontà completamente disattesa con il voto di oggi". Ha sottolineato la deputata del Psi, Pia Locatelli, intervenendo a favore dell’abrogazione e denunciando la grave ingiustizia sociale verso gli immigrati, come la permanenza nei Cie. Ma se l’attenzione resta concentrata tutta sul reato di clandestinità, il ddl contiene alcune depenalizzazioni significative per tutti i reati che prevedono, in caso di condanna, la sola pena della multa o dell’ammenda, come quello della coltivazione di stupefacenti, pene minori come atti osceni e disturbo della quiete pubblica. Tutte misure volte ad alleggerire il peso lavorativo dei tribunali, inclusa l’eliminazione della contumacia. Viene poi introdotta "la messa alla prova", la misura consiste in lavori di pubblica utilità e comporta la prestazione di condotte riparatorie e (se possibile) risarcitorie, con l’affidamento al servizio sociale per lo svolgimento di un programma di recupero. Se l’esito è positivo, il reato si estingue ma in caso di trasgressione del programma di trattamento o nuovi delitti scatta la revoca, infine durante il periodo di prova la prescrizione è sospesa. Su l’introduzione della "messa alla prova" si è espresso favorevolmente Oreste Pastorelli, deputato Psi: "Rappresenta un’alternativa all’accertamento processuale, perché prevede, in determinati casi, che l’accusato, invece che processato sia sottoposto con il suo consenso ad un programma di prova che consiste nella prestazione di lavoro di pubblica utilità. Se la prova dovesse riuscire positiva il reato si estinguerebbe. Una misura che ci richiama a una logica di maggiore mitezza e umanità del sistema penale, è una filosofia giuridico processuale che merita condivisione". Il deputato socialista ha poi ricordato quanto fosse importante una misura in questo senso anche dal punto di vista comunitario: "La sentenza Torreggiani ci ha messo con le spalle al muro; l’Europa dopo tanti anni ha deciso che l’Italia non deve più perdere tempo, entro maggio 2014 dobbiamo riferire alla Cedu ciò che stiamo facendo per rimediare alle gravissime condizioni di sovraffollamento nelle nostre carceri". Infatti non sono solo i detenuti nel nostro territorio a scontare la pena, anche l’Italia sta pagando a caro prezzo il sovraffollamento delle sue carceri. Al punto che appena qualche giorno fa, il presidente della commissione europea per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni, Juan Fernando Lopez Aguilar durante la sua visita al nostro sistema carcerario, ha indicato l’Italia come "esempio negativo in Europa per il sovraffollamento delle carceri, la qualità delle condizioni igieniche e il mancato reinserimento sociale dei detenuti". Giustizia: Rossodivita (Radicali); se a Strasburgo prevarrà il diritto, Italia sarà condannata di Nanni Riccobono Gli Altri, 4 aprile 2014 Giuseppe Rossodivita, uno degli avvocati che ha presentato per i suoi assistiti gli ormai celebri ricorsi alla Corte Europea di Strasburgo che hanno portato alla sentenza Torreggiani, non è molto ottimista sulla possibilità che l’Italia eviti le sanzioni europee per le disumane condizioni in cui vivono i detenuti. "Se prevarrà il diritto, l’Italia sarà condannata. Se prevarrà la politica, otterrà una proroga: ma la situazione nelle carceri italiane non è certo conforme a quanto chiede la Corte". Il ministro della Giustizia Orlando rivendica di aver presentato in Europa una situazione in netto miglioramento: sostiene che si sia abbassato il numero di detenuti in rapporto agli spazi disponibili. Sui numeri che sono stati presentati a Strasburgo dal ministro ho delle serie perplessità. Non sul numero dei detenuti che sembra essere effettivamente in calo, ma sulla disponibilità di posti nelle strutture carcerarie. Quando Orlando dice che sono 50mila, dato che già in sé contraddice quello che è scritto sul sito del ministero, che parla di 47mila posti, e che è comunque frutto della massima espansione teorica dei posti disponibili, non tiene conto delle sezioni chiuse e dei padiglioni non agibili per vari motivi, tra cui quello che manca il personale disponibile. Quindi quelli di Orlando sono solo numeri astratti. Sì, sono numeri teorici e su questo sta puntigliosamente cercando di fare luce Rita Bernardini, che faceva parte della Commissione nominata dalla ministro Severino due governi fa. Cosa deciderà Strasburgo? O meglio, il Consiglio d’Europa? Se prevarrà il diritto, come è accaduto finora, non c’è dubbio che in Italia la situazione, rispetto a quella censurata dalla sentenza Torreggiani, non è cambiata. Se dovesse prevalere la politica, è possibile che ci sia una proroga. Quello che è escluso è che l’Italia venga considerata adempiente. Cosa pensa della proposta di risarcimento che il nostro ministro della Giustizia avrebbe portato a Strasburgo? La proposta italiana sarebbe inaccettabile, una vergogna, non solo per l’entità della cifra di cui si è parlato. ma per il significato che assume quel denaro. Cosa significa? C’è un prezzo per essere torturati? Chiaramente i detenuti che hanno fatto ricorso, lo hanno fatto percorrendo quel tipo di via, già tracciata nell’ordinamento internazionale, che come effetto immediato ha la richiesta di denaro. Ma non è questo lo scopo della battaglia. Quello che si voleva è ciò che si è ottenuto con la sentenza Torreggiani, una sentenza-pilota che obbligasse l’Italia a rientrare nella legalità, non solo in quella internazionale, ma anche in quella nazionale in riferimento all’articolo 27 della Costituzione. Che obbligasse giudici e politica a smettere di nascondere la testa sotto la sabbia. Comunque quelle notizie sulla proposta di risarcimento riportate dai giornali sono state smentite dal ministro. Quanti sono i ricorsi di detenuti italiani alla Corte di Strasburgo? Le fonti della Corte stessa parlano di circa 3.000 ricorsi. Saranno accolti tutti? La Corte giudica su ogni singola situazione, ma certo che si può prevedere che una larga parte venga accolta. Ricordiamoci anche che la Corte ha stabilito che sotto i tre metri quadri di spazio a detenuto non è necessario svolgere alcun altro scrutinio, c’è una violazione sicura dell’articolo 3 della Convenzione europea. Punto. Ma questo non significa che sopra i tre metri quadri tutto vada bene. I giudici di Strasburgo, che a differenza di quelli italiani sono molto chiari e pragmatici, hanno fissato parametri e condizioni molto precise al di fuori delle quali si verifica una condizione di illegalità del Paese contro cui viene fatto il ricorso. Oltre allo spazio sopra i tre metri per detenuto, a cosa guarderà la Corte? Innanzitutto ai diritti fondamentali, quello alla salute, all’igiene personale, a un vitto sano, il diritto all’aria, alla luce... fine a giungere al necessario percorso rieducativo. Tutto ciò che nelle nostre carceri è spesso inesistente, purtroppo. Quindi è determinante il tempo che un detenuto trascorre fuori dalla sua cella. Da questo punto di vista la situazione è migliorata? Da quando i radicali sono fuori delle istituzioni, non siamo più in grado di compiere ispezioni serie in proposito. Come avvocati incontriamo i nostri clienti nelle sale colloqui, e non è certo la stessa cosa. Ci atteniamo a quello che loro ci raccontano e a quanto viene diffuso da "Radio carcere". Si tende all’obiettivo di far trascorrere ai detenuti almeno otto ore fuori dalla cella, tendenza contrastata dalle condizioni strutturali degli istituti e dalla carenza del personale carcerario. Soprattutto questo secondo punto è un pesante freno. Diversi direttori di carcere ci hanno detto che non hanno modo di assicurare la sorveglianza alla mobilità dei detenuti dalle loro celle. È chiaro che un unico agente può presidiare un corridoio dove nelle celle chiuse ci siano fino a massimo 40 detenuti, ma se queste celle vengono aperte e ci sono 40 persone che circolano liberamente per gli spazi alternativi una persona non basta più. Anche le guardie carcerarie vivono una situazione drammatica: sono costretti ad ore ed ore di straordinario e sono moltissimi quelli che non possono godere delle ferie semplicemente perché non c’è il rimpiazzo. Ci sono molti suicidi anche tra le guardie carcerarie... Si, circa il 20% in più rispetto alla popolazione non "ristretta". E il ricorso alle misure alternative sta aumentando oppure no? Prima della legge Cirielli e le altre che hanno devastato il sistema penale, almeno secondo noi (mentre secondo altri invece hanno realizzato quello che dovevano: una giustizia di classe forte con i deboli e debole con i forti), le persone che godevano di misure alternative erano circa 54mila in Italia. Dopodiché la situazione è peggiorata moltissimo, eravamo scesi a 12/14mila. Ora il decreto svuota-carceri ha un po’ riaperto le maglie ma veniamo da un decennio in cui praticamente le misure alternative non si davano a nessuno, erano bloccate da ostacoli insuperabili, in particolare per quelle persone che sono state veicolate nell’ambito del penale, soprattutto tossicodipendenti. Il decreto svuota-carceri in qualche misura funziona? Un po’, quando si supera l’imbuto del tribunale di sorveglianza. E non lo definisco imbuto per altre ragioni che non sia il semplice intasamento dei casi che gli sono sottoposti. Basta fare un giro davanti al tribunale per rendersene conto: ci sono 80/90 udienze ogni mattina, si discutono situazioni vecchie di mesi, semestri interi, a volte superate dall’attualità... È il sistema che non è in grado di dare risposte degne di un Paese civile. Giustizia: 22mila condannati in misura alternativa, 5mila al lavoro di pubblica utilità Agi, 4 aprile 2014 Sono 30.683 i detenuti che attualmente sono ammessi a misure alternative al carcere. Questo il dato, aggiornato al 31 marzo scorso, diffuso dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. In particolare, sono 11.646 gli ammessi all’affidamento in prova ai servizi sociali, mentre 10.071 si trovano agli arresti domiciliari. Ottocento le persone in stato di semilibertà, 193 sono in libertà controllata. Quasi 5mila (4.857) persone sono ammesse a lavori di pubblica utilità (la maggior parte - 4.624 - per violazioni del codice della strada) e 3.103 sono in regime di libertà controllata. Nove, infine, i soggetti in semidetenzione e 4 quelli con la sospensione condizionale della pena. Giustizia: Garante detenuti Lazio Marroni; ddl su pene alternative va in giusta direzione Il Velino, 4 aprile 2014 "Al di là del clamore suscitato dalle proteste in aula, giudico positivamente la legge che riforma il sistema sanzionatorio approvata ieri, anche se occorre sottolineare che diverse previsioni, per essere applicate, dovranno necessariamente passare attraverso dei decreti legislativi varati dal governo". Lo dichiara in una nota il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando l’approvazione definitiva, da parte della Camera dei deputati, del Ddl sulle pene alternative al carcere. Fra le novità introdotte, la detenzione domiciliare come pena principale e alternativa al carcere per i reati con pena massima fino a 3 anni e facoltativa fino a 5, reati, la depenalizzazione di reati come l’immigrazione clandestina, l’ingiuria e i falsi in scrittura privata, l’istituto della sospensione del processo e messa alla prova per i reati per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio (resistenza a pubblico ufficiale, furto aggravato, ricettazione, rissa). "Si tratta di misure - ha detto il Garante - che vanno nella direzione auspicata da quanti vivono quotidianamente il carcere. Da tempo affermo che senza una radicale rivisitazione di un sistema di leggi fatte per punire con il carcere ogni condotta contraria alla legge, qualsiasi intervento sul carcere sarebbe solo un palliativo. La legge varata ieri dalla Camera introduce una serie di norme che tendono a ridurre il numero dei reati penali, introducono nuove forme di pena diverse dal carcere come la detenzione domiciliare, i lavori di pubblica utilità, e l’affidamento al servizio sociale e prevedono, inoltre, la possibilità che le misure alternative possano essere applicate direttamente dal giudice di merito, senza sovraccaricare il lavoro dei Tribunali di Sorveglianza. Si eliminano, inoltre, i processi agli irreperibili, con l’effetto di ridurre il numero dei procedimenti". Per il Garante, l’unico neo della riforma è rappresentato dal fatto che alcune fra le misure più importanti - la detenzione domiciliare obbligatoria, il lavoro di pubblica utilità, l’esclusione della punibilità per la tenuità del fatto e le depenalizzazioni - siano oggetto di delega al governo e che dunque, per essere operative e dispiegare immediatamente i loro effetti, debbano passare dall’adozione di decreti legislativi da parte dell’esecutivo. "Ora, affinché tutto ciò non rappresenti l’ennesima delusione - ha concluso Marroni - credo serva accelerare le procedure, assicurando a tali problematiche, da parte del governo, la priorità che meritano". Giustizia: audizione di Tamburino (Dap) al Copasir… il "Protocollo farfalla" non esiste Adnkronos, 4 aprile 2014 Non c’è alcun "Protocollo farfalla". Né ci sono rapporti o evidenze cartacee che dimostrino l’esistenza del presunto documento riservato che avrebbe legato il Dipartimento di polizia penitenziaria al Sisde, tanto da prevedere la possibilità, da parte di agenti dei Servizi segreti, di incontrare i detenuti sottoposti a regime di 41 bis, senza lasciare alcuna traccia della propria visita nelle carceri. È quanto avrebbe assicurato il capo del Dap, Giovanni Tamburino, nel corso della sua audizione di questa mattina al Copasir. In due anni, ha spiegato Tamburino secondo quanto riferiscono fonti qualificate di palazzo San Macuto, si sono registrati circa 20 casi in cui dal Comparto Intelligence sono arrivate al Dap richieste di informazioni su alcuni detenuti. Dopo la legge 124 del 3 agosto 2007, che ha riformato il sistema del Comparto Intelligence, nel 2010 è stata firmata una convenzione tra Dap ed Aisi (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna), che regola lo scambio di informazioni tra le due amministrazioni sui detenuti. La convenzione stabilisce che gli 007 non possono incontrare direttamente i detenuti né piazzare microspie in carcere o fare altre operazioni intelligence, ma devono rivolgersi al vertice del Dap per avere informazioni sulle persone detenute in relazione agli accertamenti di loro interesse. Nel rispetto del proprio ruolo istituzionale e delle competenze - riferiscono le stesse fonti - il capo del Dap avrebbe comunque sottolineato come la magistratura stia indagando sulla vicenda del "Protocollo farfalla" per verificare l’esistenza di eventuali procedure illegali. Non ci sono situazioni di allarme Nelle 205 strutture penitenziarie italiane non ci sono situazioni di particolare allarme. È quanto avrebbe assicurato il capo del Dap, Giovanni Tamburino, nel corso della sua audizione di questa mattina al Copasir. Al Comitato di palazzo San Macuto, Tamburino ha riferito anche i dati su sovraffollamento e suicidi in carcere. Il numero dei detenuti presenti nelle carceri è di 60.167 persone, mentre la capienza regolamentare complessiva è di 48.309 posti detentivi. Giustizia: Dirindin (Pd); approvata risoluzione unitaria per chiusura definitiva degli Opg 9Colonne, 4 aprile 2014 "Finalmente un passo avanti verso il superamento degli Opg e un concreto impegno da parte della commissione Sanità e del Parlamento verso il definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari nel nostro Paese", così la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Sanità, esprime la sua soddisfazione come relatrice della risoluzione per il superamento degli Opg approvata all’unanimità in commissione Sanità. "La risoluzione - spiega la relatrice - rileva che il processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari è giunto a uno stadio di avanzamento ancora inadeguato e pur apprezzando alcuni spunti positivi contenuti nel recente decreto legge del governo ritiene necessario impegnare l’esecutivo su punti rilevanti del percorso per la chiusura degli Opg". "In particolare - sottolinea Dirindin - nella risoluzione si chiede al governo di verificare che ogni Regione, attraverso i competenti servizi di salute mentale delle aziende sanitarie, predisponga, in accordo e con il concorso delle direzioni degli Opg, i programmi individualizzati di dimissione di ciascuna delle persone ricoverate alla data del 31 marzo 2014 negli Opg; di monitorare i percorsi terapeutici delle Regioni nell’ambito dei Livelli Essenziali di Assistenza; di prevedere che, sempre entro il 15 giugno 2014, le Regioni possano aggiornare o rimodulare i programmi già presentati per l’utilizzo dei fondi in conto capitale tenendo conto della esigenza di riqualificare i Dipartimenti di salute mentale, limitare il numero complessivo di posti letto da realizzare nelle Rems ed evitare che le risorse siano destinate alla ristrutturazione/realizzazione di strutture private". "Inoltre - prosegue la relatrice - si chiede al governo un impegno concreto per accelerare l’erogazione alle Regioni delle risorse di parte corrente, a partire di quelle relative agli anni 2012 - 2014, necessarie al reclutamento e la formazione del personale dei servizi per la salute mentale; per introdurre per il futuro una disposizione che fissi la durata massima della permanenza nelle Rems dei soggetti che siano giudicati pericolosi socialmente; per vietare esplicitamente che nelle Rems possa aver luogo il ricovero provvisorio o l’applicazione provvisoria delle misure di sicurezza (art 206 del Codice penale); di disporre nel caso in cui alla scadenza del termine del 1° aprile 2015 risultino ancora persone ricoverate negli Opg, il Governo, provveda in via sostitutiva per assicurare il superamento definitivo degli Opg". "Infine ma fondamentale è che il governo istituisca una cabina di regia in cui siano rappresentate tutte le istituzioni coinvolte nel processo di superamento degli Opg, con funzioni di monitoraggio, stimolo e coordinamento, e con obbligo di periodica relazione al Parlamento", conclude la senatrice "I contenuti della risoluzione saranno la base per l’attività emendativa del decreto legge del Governo con l’auspicio che sia veramente la volta buona per il superamento definitivo degli Opg". Giustizia: la Cedu dichiara "irricevibile" il ricorso di Riina su modalità regime detentivo Gazzetta del Sud, 4 aprile 2014 La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato "irricevibile" il ricorso di Totò Riina, attualmente detenuto nel carcere di Milano Opera, che si era rivolto alla Corte di Strasburgo sostenendo di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti e alla violazione del suo diritto alla privacy e alla vita familiare a causa delle restrizioni impostegli con il 41bis. Il capo mafia ha sostenuto in particolare che questo regime, a cui è soggetto da anni, ha causato un peggioramento delle sue condizioni di salute e che sia l’illuminazione notturna della sua cella che la videosorveglianza, che si estende anche alle strutture igienico-sanitarie, costituiscono un trattamento inumano e degradante. Riina, nel ricorso, si è anche lamentato dell’insufficiente frequenza delle visite che può ricevere e del fatto che a causa di un vetro di separazione non può avere contatti fisici con i visitatori. Infine ha sostenuto che le autorità controllano la sua corrispondenza. Tutte tesi che la Corte di Strasburgo ha rigettato una ad una. Per quanto riguarda il regime del 41bis la Corte, nella decisione resa nota oggi, afferma che Riina non ha presentato alcuna prova che porti a concludere che non sia giustificato mantenerlo sotto questo regime. I giudici sottolineano inoltre che, nonostante i suoi numerosi problemi di salute, le autorità gli stanno fornendo tutte le cure necessarie. Neanche l’illuminazione notturna della cella, secondo Strasburgo, comporta inconvenienti tali da raggiungere il livello richiesto per essere ritenuta un trattamento inumano e degradante. Mentre per la videosorveglianza i togati hanno rigettato il ricorso perché Riina non ha mai presentato alcuna lamentela su questo punto specifico alle autorità nazionali e quindi, secondo le regole della Corte, non ha rispettato uno dei criteri fondamentali per ricorrere a Strasburgo. Infine sul rispetto della sua vita privata e familiare, i giudici ritengono che, visti i crimini per cui Riina è stato condannato e il fatto che spesso le visite sono state utilizzate per far passare messaggi all’esterno, le restrizioni a cui è sottoposto rientrano nei limiti di quello che è permesso a uno Stato per assicurare la propria sicurezza. E lo stesso vale per il controllo della sua corrispondenza. Genova: Sappe; a Marassi oltre 800 detenuti, con depenalizzazione Liguria entro la soglia www.genova24.it, 4 aprile 2014 Come si vive nei penitenziari liguri al momento del varo del legge delega in materia di depenalizzazione e introduzione di pene detentive non carcerarie, con la quale si dovrebbe "alleggerire" le carceri italiane? "Siamo in possesso dei dati relativi ad aprile e non sono incoraggianti - commenta Michele Lorenzo, segretario Regionale ligure del Sappe. Ad esempio solo ieri Marassi ha toccato la punta di 802 detenuti e tutta la Liguria ne gestisce ben 1.634, erano 1.666 al 31 marzo. Un trend evidentemente in discesa anche se frenato". I dati: le carceri della Liguria sono state progettate per ospitare 1.098 detenuti, al momento ne ospitano 536 in più. E sono i 950 poliziotti presenti su 1.264 previsti. Solo nei primi tre mesi hanno fronteggiato 287 eventi critici tra i quali 6 tentati suicidi (4 a Marassi) sventati dal personale. "Questi numeri continuano a produrre ostacoli all’operatività dei poliziotti penitenziari liguri ancora in sotto organico - continua Lorenzo -. Sicuramente il Ddl approvato ieri, in via definitiva dalla Camera, ha il potenziale per riuscire a ridurre la presenza dei detenuti nelle carceri italiane e Liguri in particolare, ma nutriamo dubbi sulla tempistica attuativa. Si deduce che bisogna attendere non meno di 18-24 mesi prima di poter tirare il famoso sospiro di sollievo". Anche se il Capo del Dipartimento Giovanni Tamburino ha assicurato "che entro il 15 aprile non ci sarà neppure un detenuto in Italia recluso con uno spazio inferiore a tre metri quadri nelle celle. Laconico il commento di Lorenzo: "In Liguria devono ancora iniziare i lavori di rimodernamento, ad esempio, del carcere di Chiavari che non sarà pronto se non tra poco più di un anno - spiega. Bisogna solo sperare che la legge delega sia trattata con procedura d’urgenza per la depenalizzazione di alcuni reati". Ancora i dati: i reclusi per uso e piccolo spaccio di droga, al 31 dicembre scorso erano 604 dei quali 330 stranieri, su 495 tossicodipendenti, 166 stranieri. "Detenuti che, se non sottoposti ad altra misura cautelare -sottolinea il Sappe- potrebbero ritornare in libertà". Invece, il dato interessante proviene, dai sottoposti a regime alternativo alla detenzione: in Liguria sono 659 agli arresti domiciliari e 728 sono in affidamento al servizio sociale, 1.387 persone vivono la detenzione fuori dalle mura carcerarie. Sommandoli ai 1634 reclusi, si raggiunge la ragguardevole quota di 3021 soggetti sottoposti in Liguria alle misure cautelari (dati al 31.12.2013). "Se volessimo azzardare alcune previsioni - continua il Sappe - la Liguria potrebbe sperare in 6-700 detenuti in meno. Quindi riportarsi entro la soglia dei 1.000 detenuti, il che sarebbe già un ottimo risultato". Lecce: Sappe; lavori nuovo padiglione, ma senza incremento personale via all’agitazione www.lecceprima.it, 4 aprile 2014 Se nei prossimi giorni non ci sarà incremento di personale nel penitenziario di Lecce - avverte il Sappe - pensiamo ad azioni di protesta eclatanti, sempre nel rispetto delle legge, per mettere con le spalle al muro chi ha contribuito a questo fallimento". Qualche giorni fa avevano incontrato il prefetto di Lecce e oggi avvertono: "Se nei prossimi giorni non ci sarà un incremento di personale nel carcere di Lecce, pensiamo ad azioni di protesta eclatanti, sempre nel rispetto delle legge, per mettere con le spalle al muro chi ha contribuito al fallimento della politica penitenziaria". Inoltre, richiesta di dimissioni a partire dai vertici penitenziari che "invece di progettare un carcere a misura d’uomo nel rispetto dei diritti umani, è riuscito solo a collezionare sentenze di condanna per tortura da parte della corte di giustizia europea". È il "Sappe", il Sindacato autonomo polizia penitenziara, che in relazione alla costruzione di un nuovo padiglione detentivo di 200 posti, costo circa 11 milioni di euro, si dice preoccupato per la situazione all’interno del carcere di Lecce, "poiché l’apertura di un nuovo cantiere con mezzi ed operai al lavoro vicino alle sezioni detentive - si legge in una nota - costringerà ad un impegno ancora più stressante la polizia penitenziaria in grossa carenza di organico". E proprio al prefetto di Lecce si rivolgono, con una richiesta esplicita: "Ormai l’amministrazione penitenziaria per portare avanti i suoi progetti e mascherare i propri fallimenti, se ne frega della sicurezza sia delle carceri che del personale di polizia penitenziaria: proprio per questo riteniamo necessario una dura e ferma presa di posizione del prefetto di Lecce". Il timore del sindacato è che "la costruzione della nuova sezione detentiva farà diventare, per quasi due anni, il carcere un cantiere con mezzi e operai che si spostano all’interno del muro cinta, costringendo così ad incrementare il numero di poliziotti penitenziari per garantire la sicurezza del cantiere e per evitare tentativi di evasione". Stando sempre a quanto afferma il Sappe è proprio "l’indifferenza dei vertici regionali dell’amministrazione penitenziaria" a preoccupare il sindacato, poiché teme che le ripercussioni negative provenienti dal carcere, possano interessare la sicurezza dei cittadini. "A partire dall’uscita continua di centinaia di detenuti, anche pericolosi, presso le varie strutture sanitarie del circondario, per patologie che potrebbero e dovrebbero essere curate in carcere, come per esempio una ecografia. La Asl non capisce che lo spostamento dei detenuti prevede impiego di risorse e mezzi che spesso non ci sono, nonché pericoli vari ed è proprio per questo che bisognerebbe incentivare al massimo l’ingresso di specialisti presso il carcere". "Inoltre questo turismo carcerario - continua la nota - manda in tilt le varie attività del locale nucleo traduzioni e piantonamenti che, in talune occasioni, è costretto ad operare in emergenza e sotto organico, con scorte ridotte al minimo. In alcuni casi viene sguarnito il carcere per far fronte alle emergenze determinate da ricoveri urgenti". Lamezia Terme: chiusura carcere; Sindaco ha incontrato a Roma il Sottosegretario Ferri www.strill.it, 4 aprile 2014 Di seguito la nota diffusa dall’Ufficio stampa con la dichiarazione del Sindaco Speranza. "Ho incontrato questa mattina insieme all’on. Magorno il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Cosimo Maria Ferri, al quale ho ribadito le mie preoccupazioni e quelle della città per l’improvvisa e inaspettata chiusura della casa circondariale avvenuta nei giorni scorsi e soprattutto sottolineato che nessuna informazione era stata data a me e all’Amministrazione comunale sul trasferimento dei detenuti avvenuto venerdì scorso. Al sottosegretario ho ricordato che, più volte, nel corso degli anni, sono intervenuto presso i ministri della Giustizia e il dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per avere rassicurazioni sulla situazione della struttura penitenziaria lametina e interventi volti a garantire migliori condizioni di vivibilità per i detenuti e di sicurezza e di lavoro per gli operatori. In tutte quelle occasioni mi è sempre stato risposto di essere eccessivamente allarmista e che non c’erano motivi per chiudere l’istituto penitenziario lametino. Ora la situazione è cambiata. A lui ho quindi ulteriormente ribadito, come già fatto al provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Salvatore Acerra, nei giorni scorsi che, pur in assenza di una specifica previsione all’interno del Piano Carceri Nazionale, c’è la piena disponibilità della nostra Amministrazione ad individuare un sito per la realizzazione di un nuovo Istituto. Nell’immediato Lamezia non può rimanere senza un presidio ed una presenza dell’Amministrazione Penitenziaria. La nostra posizione è quella di scongiurare ogni ipotesi di chiusura se contestualmente non è formalizzata la decisione di recuperare la struttura per destinarla al Provveditorato Regionale e a base logistica della Polizia Penitenziaria. Su tutta la vicenda riferirò domani in Consiglio Comunale". Biella: la svuota-carceri rimetterà a piede libero circa 50 detenuti dei 300 ospitati di Samuel Moretti La Stampa, 4 aprile 2014 Il Parlamento ha detto sì. E le galere si svuotano: la legge sulle pene detentive non carcerarie e di riforma delle sanzioni è stata approvata anche dalla Camera. Dando il via al rilancio di pene alternative alle sbarre, depenalizzando il reato di clandestinità e la coltivazione di marijuana, provando insomma a rimediare al problema del sovraffollamento con un’iniezione di clemenza. Conti alla mano, per il carcere di via dei Tigli significa rimettere a piede libero circa 50 detenuti dei 300 ospitati nella struttura diretta da Antonella Giordano. Che aveva iniziato a muoversi già nelle scorse settimane in previsione dell’entrata in vigore della legge accelerando in modo graduale le pratiche per chi aveva diritto a sconti di pena o benefici accessori. Il cosiddetto "svuota-carceri" prevede anche un periodo di prova per chi è accusato per la prima volta di un reato punibile fino ai quattro anni. Con la possibilità, per i condannati, di scegliere alternative alla detenzione come i lavori socialmente utili, oppure un percorso di riabilitazione che, se portato a termine con successo, estingue il reato. La legge appena licenziata dalla Camera introduce anche l’utilizzo dei braccialetti elettronici, rimessi fino a ora alla discrezione dei giudici. Con lo «svuota-carceri» si ribalta lo schema e il giudice potrà decidere in quali casi il braccialetto non è necessario. In materia di spaccio, la norma prevede punizioni meno severe delle precedenti nei casi che riguardano piccoli quantitativi, e reintroduce la differenza tra droghe leggere e pesanti. Cancellato anche il divieto di affidare i tossicodipendenti ai servizi sociali per più di due volte. Nei casi in cui la pena inflitta è inferiore ai 18 mesi, entra in vigore l’obbligo degli arresti domiciliari, purché la condanna non riguardi reati gravi e non sussista un concreto rischio di fuga. Scatta anche l’espulsione coatta per gli stranieri condannati a pene inferiori ai due anni. Sul fronte dell’alleggerimento, da segnalare il capitolo della legge che disciplina l’affidamento in prova ai servizi sociali, possibile anche per chi è condannato a 4 anni di pena. E la liberazione anticipata, il cui limite sale dai 45 giorni di oggi a 75 giorni per ogni sei mesi di buona condotta. Trapani: spazio in carcere per colloqui con famiglie, dedicato a vittime strage Pizzolungo Ansa, 4 aprile 2014 "È bello immaginare che Giuseppe e Salvatore possano sempre essere al fianco dei bambini durante gli incontri con i genitori e che la presenza dei miei fratellini possa accompagnare i padri e le madri verso un percorso di recupero e i figli verso un percorso di verità e giustizia". Lo ha affermato Margherita Asta inaugurando nella Casa Circondariale di Trapani il nuovo spazio famiglia, un’area con i giochi per bambini, che è stata intitolata ai suoi fratelli Giuseppe e Salvatore e alla madre Barbara, vittime accidentali dell’attentato col quale il 2 aprile 1985 a Pizzolungo la mafia tentò di colpire il giudice Carlo Palermo. Alla cerimonia, durante la quale Margherita Asta ha donato al carcere una foto che la ritrae i suoi fratellini e la madre, hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco Giacomo Tranchida, il comandante Giuseppe Romano in rappresentanza del direttore Renato Persico e il comandante provinciale dei Carabinieri Fernando Nazzaro. L’iniziativa, promossa dalla direzione del carcere e dall’associazione Euro, rientra nella settimana della memoria "Non ti scordar di me" patrocinata dal Comune di Erice e sostenuta dall’associazione Libera in occasione del 29¸ anniversario dell’eccidio. Nel nuovo spazio famiglia, oltre ai giochi, vi sono un mosaico murale di circa 4 metri per 20 a tema biblico realizzato dai detenuti e una dedica speciale come tributo ai valori della legalità e della non violenza. Il passo di Isaia scelto affronta il tema della rinascita attraverso la giustizia e la pace tra gli "opposti", come suggerito figurativamente dalla vicinanza serena tra il lupo e l’agnello o tra la pantera e il capretto. Al centro del murale, così come nel testo, si trova un fanciullo che suonando il flauto doma un grande serpente, incarnazione del male. Catanzaro: Sappe; agente aggredito e ferito da detenuto, giudicato guaribile in 30 giorni www.catanzaroinforma.it, 4 aprile 2014 Un detenuto in regime di alta sicurezza ha sferrato un violento pugno in un occhio a un assistente della polizia penitenziaria che ha riportato un forte trauma, giudicato guaribile in 30 giorni. L’episodio, che si è verificato nel carcere di Catanzaro, è stato denunciato oggi da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Damiano Bellucci, segretario regionale dello stesso sindacato di polizia penitenziaria. L’assistente ha rischiato il distacco della retina. Il fatto è avvenuto all’uscita dell’aula della scuola, quando il detenuto, più volte chiamato per uscire dall’aula, si è avventato contro l’agente e lo ha colpito con estrema violenza. "Ci riferiscono che l’uomo, - denuncia il Sappe - piuttosto aggressivo e violento, già in passato si era reso responsabile di episodi simili. Riteniamo che sia giunto il momento che l’amministrazione provveda all’immediato trasferimento del detenuto, ormai incompatibile con la struttura di Catanzaro, oltre alla denuncia e al procedimento disciplinare che riteniamo vadano attivate immediatamente. A Catanzaro - continua il sindacato - la situazione lavorativa si complica ancora di più, dopo la chiusura del carcere di Lamezia Terme, poiché gli arrestati della zona del lametino adesso vengono portati a Siano, dove gli uomini sono pochi e gli spazio non bastano più. Rappresenteremo al ministro ed ai sottosegretari la situazione delle carceri calabresi, dove ci sono sempre meno uomini e mezzi, si chiudono istituti e se ne aprono altri, come Arghillà e il nuovo padiglione di Catanzaro che dovrebbe essere inaugurato il 24 aprile prossimo, senza che si tenga in considerazione la situazione degli organici. A Palmi, per esempio, - continua il Sappe - il personale di polizia penitenziaria ha accumulato un arretrato di circa 10000 giornate di congedo non fruite, a partire dal 2007, ma l’amministrazione penitenziaria continua a non assumere nessuna iniziativa, per garantire i diritti dei propri dipendenti". Giarre (Ct): "Educare navigando", percorso riabilitativo con la vela per otto detenuti Ansa, 4 aprile 2014 Otto detenuti della Casa circondariale "Icatt" di Giarre, in provincia di Catania, prenderanno parte ad un progetto riabilitativo di vela dal titolo "Educare Navigando - Vela, scuola di vita", avviato tramite il Dap del Ministero della Giustizia Dipartimento amministrazione penitenziaria grazie ai volontari dell’associazione "Il Vento di Grecale" in collaborazione con la sezione di Riposto della "Lega Navale Italiana". Il progetto é stata presentato oggi nella struttura dal direttore Aldo Tiralongo. "L’iniziativa - ha detto - si inserisce in un progetto che utilizza la vela per scopi sociali e tende al reintegro nella società di soggetti deboli attraverso l’esperienza lavorativa ed al tempo stesso vuole restituire dignità e capacità a persone in condizioni di svantaggio. Si tratta di una nuova opportunità tratta mentale che si aggiunge a quelle già avviate". "I ragazzi - ha detto dal canto suo il presidente dell’associazione "Il vento di Grecale" Giuseppe Sorbello - seguiranno un percorso formativo della durata iniziale di 12 mesi durante i quali prenderanno confidenza con l’arte marinaresca e la vela in particolare, oltre che con i mestieri del settore nautico". "Il progetto - ha aggiunto - prevede anche una sessione dedicata ai classici della vela, letti, commentati e drammatizzati dagli stessi lettori, laboratori di scrittura e di lettura creativa, ed attività lavorative intese come percorso di crescita, di autostima, di autoaffermazione sociale". Una seconda fase prevedrà oltre alle uscite in mare, la visita ai cantieri navali e ad un porto turistico dove prendere coscienza degli eventuali risvolti lavorativi. Prevista anche una terza fase che consiste nel restauro di una deriva, e tempi e modi permettendo, al restauro di una barca a vela d’epoca. Milano: detenuti in corsa alla City Marathon con un progetto che si chiama "Forza papà" di Oriana Liso La Repubblica, 4 aprile 2014 I simbolismi sono tanti, tutti potenti. La corsa come momento di libertà, la staffetta come bisogno di contatto umano, il passaggio tra dentro e fuori che vuol dire guardare al domani, a quando si varcheranno le porte del carcere per uscire, si spera per sempre. Questa, assieme al desiderio di mettersi in gioco con i propri figli, è la molla che ha spinto alcuni detenuti di Bollate ad iscriversi alla Milano city marathon che si corre domenica: un’iscrizione vera e una gara vera, che verrà fatta per una parte dentro le mura del carcere e per il resto fuori, assieme ai tantissimi corridori professionisti e amatori che parteciperanno alla corsa. Il progetto si chiama "Forza papà" ed è nato un anno fa grazie a Paolo Maccagno, architetto, antropologo e atleta, e all’associazione Bambinisenzasbarre. Ogni giovedì, in tutti questi mesi, un numero variabile di detenuti (variabile per tanti motivi, il primo è il più ovvio: ingressi, uscite, permessi) si è allenato per la maratona, avendo come pubblico, in alcuni casi, anche i figli in visita. Molti di loro - la maggior parte sono stranieri, pochi gli italiani interessati allo sport - avrebbero voluto partecipare alla maratona all’esterno: per motivi di sicurezza pochi, scelti tra quanti sono vicini al fine pena e hanno già permessi regolari, hanno ottenuto l’autorizzazione dal tribunale di sorveglianza. In dieci, però, correranno i primi dieci chilometri di staffetta nel cortile del carcere, per poi passare il testimone ai dieci fuori (i loro compagni e i volontari, tra cui lo stesso Maccagno) che, a Pagano, entreranno nella maratona ufficiale e correranno fino all’arrivo, al Castello: qui, negli ultimi trecento metri, avranno al loro fianco i loro figli. "Per tanti il rapporto con la famiglia, all’esterno, è problematico - racconta Maccagno - : riuscire, con la corsa e le gare, a riavvicinarsi a loro, a dimostrare ai bambini che possono e sanno fare qualcosa di buono è molto importante". E poi, in quel passaggio del testimone tra dentro e fuori, c’è "la sensazione forte e per molti di loro nuova di far parte di una squadra". Milano: detenuto di Bollate in permesso premio salva un passante colto da malore di Roberta Rampini Il Giorno, 4 aprile 2014 "Ci sembra una bella notizia da raccontare. In primo luogo perché pare che l’intervento del detenuto abbia davvero salvato una vita umana Ma anche perché per una volta una persona che in passato si era comportata male ha potuto riscattarsi facendo del bene in maniera disinteressata a una persona esterna al carcere". È questo il commento di Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate, alla notizia di un detenuto che ha contribuito a salvare una vita grazie alle nozioni di primo soccorso apprese nell’ambito del "Progetto Papillon" promosso da Aifos Protezione civile di Brescia. A.P., quarantenne italiano, grazie alla sua condotta meritoria nei mesi scorsi era stato scelto dalla direzione della casa circondariale di Bollate per partecipare al ciclo di lezioni sulle tecniche di primo soccorso organizzate dai volontari bresciani. Quattordici i detenuti, sessanta le ore di lezione. Un corso di primo soccorso già svolto con successo nel carcere di Canton Mombello e Verziano (Brescia). Un’iniziativa che intreccia l’obiettivo della formazione con quello del recupero sociale dei detenuti. A.P. questo lo ha capito. E lo ha messo in pratica. Era in libera uscita grazie a un permesso premio. Si trovava a passeggio con la sua compagna nel centro di Rho, quando si è accorto che un passante era stato colto da malore. Il detenuto si è avvicinato e senza farsi prendere dal panico ha messo in pratica quanto appreso nel corso delle lezioni del "Progetto Papillon": prima ha valutato le condizioni fisiche della persona, poi ha praticato una rianimazione cardiopolmonare e infine ha telefonato al 118. "Tutto si è risolto con la normalizzazione delle condizioni di salute dell’assistito, risultato raggiunto grazie al pronto intervento di A.P. - scrive Aipos in una nota stampa. L’uomo è stato trasportato all’ospedale di Rho. Senza voler strumentalizzare un episodio che avrebbe potuto risolversi con esiti ben più gravi, non possiamo nascondere la profonda soddisfazione per la corretta applicazione delle nozioni impartite e per il raggiungimento degli scopi prefissati: non solo quelli di primo soccorso, ma anche quelli di riscatto personale che traspaiono dal comportamento di A.P". Ora il detenuto potrebbe anche ricevere un encomio da parte della direzione del carcere. E chissà che non scelga di continuare il percorso di formazione: "Lo step successivo è quello di ottenere la certificazione di soccorritore del 118. Non è facile, per ora solo un detenuto ce l’ha fatta tra quelli che hanno frequentato i nostri corsi in carcere", dichiara Silvana Bresciani, presidente Aifos. Ferrara: è uscito il nuovo numero di "Astrolabio", il periodico della Casa circondariale Ristretti Orizzonti, 4 aprile 2014 Ora l’iniziativa editoriale fa parte della rete progettuale "Cittadini Sempre" volta a consolidare il volontariato per la giustizia. Adesso le realtà del volontariato che operano dentro e fuori il carcere di Ferrara hanno una possibilità in più per conoscersi e farsi conoscere. Il periodico "Astrolabio" raccoglie le storie e i racconti delle persone detenute, ma resta anche aperto ai contributi dei referenti dell’Amministrazione penitenziaria, delle Istituzioni, della Scuola, dei volontari di organizzazioni di terzo settore e di gruppi e di tutti coloro che, con questo strumento, intendano dare un contributo culturale che avvicini alla realtà carceraria. L’obiettivo dell’iniziativa editoriale è infatti quello di promuovere e valorizzare la produzione culturale dei detenuti proprio in un’ottica di giustizia riparativa, dando loro l’opportunità di esprimersi e di confrontarsi. Quindi un importante mezzo di diffusione di idee e di esperienze di vita che, diretto da Vito Martiello, coordinatore di Agire Sociale, e curato da Iosto Chinelli di Plastic Jumpers, annovera in redazione un gruppo di detenuti, ma anche diversi collaboratori che possono raccontare delle attività e dei progetti messi in campo per il carcere ferrarese. Il titolo, Astrolabio, suggerisce l’idea del tempo: il tempo della pena e del dolore, ma anche il tempo per riflettere e per ricominciare. "La mia immagine riflessa nello specchio non coincide con la stessa di un tempo", scrive infatti Agostino Petruzzelli nel racconto autobiografico a pagina 11 dell’ultimo numero del periodico [n.7 2014 - ndr]. Leggendo tra le righe, i racconti e i versi di poesie create dai detenuti ci parlano di viaggi, di culture, di sogni, di metamorfosi silenziose. È una realtà di tante culture quella che vive nel carcere ferrarese. E diverse sono le attività a valenza sociale e rieducativa che i volontari stanno portando avanti in questa realtà. E nell’ultimo numero di "Astrolabio" si parla anche del progetto "Cittadini Sempre" che Agire Sociale quest’anno coordina sul territorio ferrarese, aderendo alla sollecitazione di Regione Emilia Romagna e della Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia, con l’obiettivo di valorizzare e mettere in rete le organizzazioni di terzo settore che realizzano attività a favore dei detenuti e sensibilizzano la cittadinanza in un’ottica di giustizia riparativa e di inserimento sociale per chi sconta la propria pena. Torino: la Garante dei detenuti; nel 2013 registrati 141 ingressi all’Ipm e 167 al Cpa Adnkronos, 4 aprile 2014 Nel 2013 gli ingressi all’Istituto Penale Minorile (Ipm) "Ferrante Aporti" di Torino sono stati 141, dei quali 43 provenienti da fuori distretto, con il 74% di stranieri, in maggioranza di Marocco, Senegal e Romania. A prevalere sono i reati contro il patrimonio, con 91 casi. I dati dell’anno scorso sulla giustizia minorile nel distretto di Torino, elaborati dal Centro per la Giustizia Minorile di Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Provincia di Massa Carrara, sono stati illustrati oggi dal Garante per i diritti dei detenuti della Città di Torino, Maria Pia Brunato, nel corso di una riunione congiunta delle commissioni comunali Pari opportunità e Servizi sociali. I principali motivi di ingresso nell’istituto minorile sono stati la custodia cautelare (5 italiani e 17 stranieri provenienti dal Centro di Prima Accoglienza), l’aggravamento di misura (2 italiani e 22 stranieri) e i trasferimenti da altri istituti (12 italiani e 25 stranieri). Per quanto concerne il Centro di Prima accoglienza (Cpa) "Uberto Radaelli", che garantisce la presa in carico immediata dei minori, nel 2013 si è registrato un incremento degli ingressi, che sono diventati 167, una ventina più dell’anno precedente, con 474 giornate di presenza. In prevalenza si è trattato di stranieri e nomadi, con un 36% di marocchini, 23% di romeni e, con forte incremento rispetto al 2012, 27% di senegalesi e centroafricani. L’87% dei minori transitati per il Cpa Radaelli ha concluso la sua permanenza nel servizio con l’udienza di convalida: da parte del gip le misure cautelari detentive applicate sono passate dal 9% del 2012 al 15% dell’anno scorso. Sono comunque prevalse soluzioni quali il collocamento in comunità (24%), la permanenza in casa (23%) o la prescrizione (15%). I reati prevalenti sono quelli contro il patrimonio, con 91 casi. I principali motivi di ingresso al Ferrante Aporti sono stati la custodia cautelare (5 italiani e 17 stranieri provenienti dal Centro di Prima Accoglienza), l’aggravamento di misura (2 italiani e 22 stranieri) e i trasferimenti da altri istituti (12 italiani e 25 stranieri). È stata inoltre illustrata la situazione relativa all’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni (USSM, la cui attività è la presa in carico dei minori e giovani adulti (maggiorenni under 25 che hanno compiuto il reato durante la minore età) segnalati dall’Autorità giudiziaria, essenzialmente attraverso la Messa alla Prova, che ha riguardato 750 persone. L’USSM ha preso in carico, nel 2013, 906 persone, tra le quali 174 africani, 22 latinoamericani, 6 cinesi, 73 romeni e croati, 104 albanesi e bosniaci. 71 i quattordicenni, 139 i quindicenni, 203 i sedicenni, 266 i diciassettenni e 211 i giovani adulti (di età compresa tra i 18 e i 25 anni). Per quella che viene definita "Area penale esterna" (misure alternative alla detenzione) i giovani di etnia italiana sono circa il 50%. Nel 92% dei casi, le valutazioni positive formulate dall’Ussm sui percorsi di recupero (Messa alla Prova) sono state confermate dall’Autorità giudiziaria, richiedendo una proroga nel l’8%. Le valutazioni negative sono state confermate al 66% dei casi, con decisione di prolungamento della Messa alla Prova nel restante 34%. Le Commissioni consiliari proseguiranno nel prossimo periodo il monitoraggio della situazione nel sistema penitenziario torinese, organizzando sopralluoghi e incontri con i titolari delle direzioni carcerarie. Roma: apertura mostra "Il Senso del Sacro a Rebibbia", la Via Crucis secondo i detenuti www.radicali.it, 4 aprile 2014 "Il Senso del Sacro a Rebibbia", la Via Crucis secondo i detenuti della III Casa Circondariale, si inaugura martedì 8 aprile 2014 dalle ore 11.00 alle 13.00. Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone. Via dei Banchi Vecchi, 12 Roma. La mostra curata dall’artista Paolo Bielli e dal gallerista Vincenzo Mazzarella, sarà esposta fino al 13 aprile col seguente orario: dalle ore 11.00 alle 13.00 dalle 17.00 alle 18.30. Nessuno Tocchi Caino e l’associazione Made in Jail in collaborazione con la Direzione della terza Casa circondariale di Rebibbia, hanno proposto un progetto artistico a un gruppo di ragazzi detenuti che vivono un carcere a regime attenuato per reati non gravi, legati alle tossicodipendenze e alle difficili problematiche che ne conseguono. L’idea delle quattordici stazioni nella Passione di Cristo, ha suscitato fra i detenuti e la stessa amministrazione curiosità prima e coinvolgimento appassionato dopo, tanto da mettere insieme un team del laboratorio di serigrafia con il supporto degli operatori penitenziari. Grazie all’accoglienza di Don Franco Incampo, parroco della Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone, è stato possibile portare la mostra all’esterno del carcere perché sia fruibile a tutti. Il percorso del Cristo, nel suo ultimo giorno da condannato a morte, sgomenta perché nulla gli viene risparmiato e nulla può cambiare il suo destino. Ineluttabilità della condanna, della sofferenza per le torture inferte e della morte che lo attende sulla Croce, impongono di non voltare lo sguardo davanti al dolore dell’essere umano, sia esso buono o cattivo, colpevole o innocente. Il messaggio con la rappresentazione della Via Crucis, ripercorsa nelle opere di giovani uomini detenuti, è proprio questo: ricordarsi anche di chi ha sbagliato, di chi non è perfetto, consapevoli che la vita dell’essere umano ci riguardi sempre e ci coinvolge tutti. Cinema: "Meno male è lunedì", Filippo Vendemmiati gira nel carcere Dozza a Bologna Ansa, 4 aprile 2014 Sono in corso nel carcere della Dozza di Bologna le riprese del nuovo film di Filippo Vendemmiati, regista premio David di Donatello 2011 per il miglior documentario con "È stato morto un ragazzo" e autore nel 2012 dell’appassionante ritratto umano e politico di Pietro Ingrao "Non Mi Avete Convinto". Il nuovo film in lavorazione si chiama "Meno male è lunedì" e trae spunto dall’esperienza unica in Italia che ha portato tre aziende bolognesi, leader nel settore del packaging, ad aprire una vera e propria officina nella ex palestra del carcere. Vi lavorano a stretto contatto ex operai oggi in pensione e una quindicina di detenuti, regolarmente assunti con contratto nazionale metalmeccanico. Il film, girato tutto in presa diretta, racconta dell’incontro umano e professionale di questo inedito gruppo di lavoratori, delle loro storie e delle loro speranze, mette in luce un rapporto profondo e solidale fondato sulla trasmissione del sapere. Imparare ad usare la giusta vite diventa metafora della ricostruzione di vite alla deriva. Chi impara di più alla fine e che cosa? Chi esce dal carcere? L’ex operaio, il detenuto o il manufatto? Storie di viti e di vite: il tono è leggero, spesso ironico, quasi divertente se fosse una commedia. Nel "lavoro fuori" il lunedì è il giorno peggiore, nel "lavoro dentro" è il più atteso: il sabato e la domenica per il detenuto-operaio rappresentano il limbo che separa dal ritorno in fabbrica chi delle festivi e delle ferie non sa che farsene. L’uscita del film è prevista nell’autunno 2014. Sostengono il film tre delle aziende più importati della realtà bolognese: Gd, Ima spa e Marchesini Group. Immigrazione: Forum Terzo Settore; ok stop reato clandestinità, lavoro su lungo periodo Ansa, 4 aprile 2014 Il Forum del Terzo Settore "accoglie con soddisfazione l’eliminazione del reato di clandestinità che in questi anni ha notevolmente inciso sia sulle condizioni degli stranieri che su quelle delle carceri italiane". Lo afferma in una nota il portavoce Pietro Barbieri. "Ormai da tempo attendevamo un’azione concreta che restituisse dignità e desse tutele a tutti i migranti che spesso, in fuga da situazione drammatiche nel loro Paese di origine, si trovano poi qui a scontare pene pur senza avere di fatto commesso alcun atto illecito sul nostro territorio. Tuttavia - prosegue Pietro Barbieri - chiediamo alle istituzioni che si continui a lavorare in un’ottica di lungo periodo, con l’impegno che anche in futuro vengano garantite condizioni di vita decorose, tutele e diritti ai tanti migranti che giungono in Italia, riuscendo a superare la sola visione di intervento emergenziale". Immigrazione: Viceministro Bubbico; soluzione sta nella collaborazione con Paesi africani Ansa, 4 aprile 2014 Nei confronti dell’immigrazione "si sta procedendo sulla strada giusta. Bisogna realizzare una proficua collaborazione con i paesi africani e determinare una maggiore presenza delle nostre economie nel continente africano dove, attualmente, si registra una notevole penetrazione dell’economia cinese". È quanto sottolinea il viceministro dell’Interno Fillippo Bubbico intervenendo a Radio Anch’io sul tema della depenalizzazione del reato di clandestinità contenuta nel decreto svuota carceri. "Il vertice di questi giorni a Bruxelles - aggiunge il vice ministro - indica il percorso virtuoso intrapreso per governare il processo che impegnerà i paesi europei nei prossimi decenni". Ora, "bisogna costruire un piano di azione che consenta maggiore apertura all’immigrazione legale e controllata, ricevendo dai paesi africani una contropartita importante e verificabile di un serio e profondo controllo delle frontiere per evitare il traffico dei migranti ed eliminare i flussi di immigrazione clandestina". Il dl svuota carceri, sottolinea il vice ministro "dispone che i migranti non identificati in carcere non vengano reinviati al Cie. Tutto questo - rileva - alleggerisce la situazione dei Cie e induce le autorità ad agire all’identificazione in carcere". Sui tempi di attuazione, spiega Bubbico, "essendo il reato di clandestinità contenuto nella delega al governo in materia di pene alternative, il governo ha a disposizione 18 mesi per il varo dei decreti legislativi". Immigrazione: Alfano; tra 300 e 600mila pronti a partite… l’Europa difenda le frontiere Secolo XIX, 4 aprile 2014 "Secondo le nostre informazioni, in Nordafrica ci sono tra 300 e 600 mila persone in attesa di transitare nel Mediterraneo". L’allarme lo lancia il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Intanto, nei primi tre mesi dell’anno, si sono già registrati 11mila sbarchi in Italia, sette volte più che nel 2013. E la Lega attacca: dopo il via libera di ieri all’abolizione del reato di clandestinità "arriveranno in Italia flotte di barconi". "Non è - sottolinea Alfano - una questione solo italiana. Ci batteremo perché questa frontiera venga difesa. C’è lo strumento, si chiama Frontex, e va potenziato. Se non si difende la frontiera non si risolve il problema degli sbarchi". Il ministro in questi giorni ha anche sottolineato il grande sforzo economico sostenuto dall’Italia con l’operazione Mare Nostrum, coordinata dalla Marina Militare: "spendiamo 300mila euro al giorno per i soccorsi". E, con l’arrivo della bella stagione, le traversate del Mediterraneo sono destinate ad intensificarsi, viste anche le condizioni di grande instabilità dei Paesi di provenienza dei barconi, Libia in primis. Gli arrivi complessivamente registrati nel 2013 - 43mila - potrebbero così essere ampiamente superati. E la polemica politica infuria, dopo il voto di ieri alla Camera che ha cassato il reato di clandestinità. Si tratta - secondo il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni - di una sciocchezza perché il segnale che si dà all’altra sponda del Mediterraneo è: "Venite pure in Italia, e non sarete mai espulsi". Rincara la dose il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: "boom di sbarchi in Italia. La geniale e costosa (10 milioni al mese) operazione Mare Nostrum - nota - ha già portato 13.000 clandestini sulle nostre coste. Ma i soldi delle tasse degli italiani, non dovrebbero essere usati per difendere gli italiani? La sinistra odia le regole e le persone perbene". Critico verso il ministro dell’Interno il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. "Abbiamo accolto - ricorda - milioni di stranieri con grande solidarietà. Ma siamo al limite. L’immigrazione clandestina va contenuta e contrastata. Berlusconi fece una politica giusta in tal senso. Anche il ministro Alfano dovrebbe ricordarlo". Da sinistra attacca anche Sel: "Alfano - osserva il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni - come Maroni. Siamo di nuovo all’allarme dell’invasione biblica. Invece di fare campagna elettorale sul dramma dell’immigrazione dovrebbe fare il suo mestiere di ministro dell’interno. Dovrebbe cambiare e ampliare il sistema dell’accoglienza e dell’asilo e smettere con gli allarmi preventivi. È improcrastinabile cancellare la Bossi-Fini e riscrivere la politica sull’immigrazione". Da parte sua, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, sostiene che il reato di clandestinità "non risolve problemi umani gravissimi" e che l’immigrazione "è una questione che l’Europa deve affrontare in termini globali e comunitari". Quanto all’Europa, si è svolto oggi a Bruxelles un vertice Ue-Africa. Nella dichiarazione congiunta finale si esprime una "forte e inequivocabile volontà politica di affrontare tutte le sfide legate alla migrazione inter e intra-continentale e la mobilità e per costruire sulle loro opportunità. India: leader Partito Aap; i marò hanno violato leggi del nostro paese, li processeremo qui Ansa, 4 aprile 2014 I marò vanno processati in India "perché secondo il nostro governo hanno violato le leggi del nostro paese". Lo ha detto oggi all’Ansa Yogendra Yadav, uno dei leader del Partito dell’uomo comune (Aam Admi Party o Aap), il nuovo movimento anti corrotti guidato da Arvind Kejriwal e che potrebbe emergere come terza forza politica nelle elezioni legislative del 7 aprile - 12 maggio. "Se due cittadini indiani avessero commesso un simile crimine in acque italiane - ha aggiunto - sono sicuro che l’Italia si sarebbe comportata allo stesso modo. Non vedo quindi perché l’India deve accettare qualcosa che gli altri Paesi non accettano". Proveniente dall’ambiente accademico, Yadav è tra i fondatori dell’Aap, creato nel 2012, ed è candidato nel collegio elettorale di Gurgaon, il polo del terziario di New Delhi. Il partito, che ha come simbolo una ramazza di paglia, ha presentato oggi a New Delhi il suo manifesto elettorale in cui promette, tra l’altro, radicali riforme del sistema giudiziario per renderlo più veloce e efficiente. Medioriente: Israele cancella l’ultimo rilascio di detenuti palestinesi, trattative in salita La Presse, 4 aprile 2014 Israele annuncia la cancellazione del rilascio del quarto e ultimo gruppo di prigionieri palestinesi detenuti nelle sue carceri, a causa della richiesta di riconoscimento palestinese a 15 agenzie e convenzioni Onu. Lo fa sapere la portavoce della capo negoziatrice israeliana, Tzipi Livni: il rilascio dipende dal fatto che i palestinesi non compiano azioni unilaterali, invece "sono state messe in atto nuove condizioni, quindi Israele non può liberare il quarto gruppo di prigionieri". Ora le parti devono riesaminare come procedere nei colloqui mediati dagli Usa per tentare di trovare un accordo di pace, ha aggiunto. Il governo israeliano, ha aggiunto la portavoce, stava lavorando per mettere a punto un accordo legato alla liberazione dei detenuti, quando il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha firmato le lettere con cui chiedere le adesioni alle Nazioni unite. Abbas, da parte sua, ha dichiarato che la sua azione è stata una risposta al mancato rilascio dei detenuti da parte di Israele, che non ha rispettato un precedente accordo. Kerry: resta frattura ma sarà sanata a giorni Sono stati fatti progressi nel "risolvere alcune delle questioni emerse a seguito dei fatti degli ultimi giorni", "ma c’è ancora una frattura che deve essere chiusa nei prossimi giorni". Lo ha dichiarato il segretario di Stato Usa, John Kerry, durante la sua visita in Algeria. I colloqui tra palestinesi e Israele hanno registrato nuove difficoltà dopo che Israele non ha rilasciato il quarto blocco di detenuti palestinesi dalle sue carceri, come concordato, e il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato la richiesta di adesione della Palestina a 15 agenzie e convenzioni Onu. Kerry, che a seguito di queste tensioni ha cancellato l’ultima visita in programma in Medioriente, ha detto che sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia Abbas gli hanno assicurato di essere ancora impegnati nel processo. Pakistan: dialogo con talebani, governo libera 16 prigionieri come gesto di riconciliazione Ansa, 4 aprile 2014 Il governo pachistano ha liberato 16 prigionieri come gesto di riconciliazione nell’ambito dei negoziati con i talebani. Lo ha riferito oggi all’Ansa un responsabile politico del distretto tribale del Sud Waziristan, nel nord ovest. Secondo quanto si è appreso, solo alcuni di loro sono militanti islamici, ma non di rango elevato, e appartengono a una comunità tribale locale del Sud Waziristan. Il gruppo talebano armato del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) aveva chiesto il rilascio di 800 prigionieri e il ritiro dell’esercito dai territori tribali al confine con l’Afghanistan. Ma la domanda non è finora stata accolta. I talebani hanno fatto sapere oggi di non volere rinnovare il cessate il fuoco di un mese scaduto il primo aprile perché non sono soddisfatti dagli sforzi del governo per avviare il dialogo di pace. È probabile d’altronde che nei prossimi giorni siano liberati altri detenuti.