Giustizia: il ministro Orlando incontra associazioni antimafia, approvazione per riforma Ansa, 9 agosto 2014 Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha incontrato ieri mattina una serie di associazioni attive nella lotta alla mafia per un confronto sulla riforma della giustizia e in particolare sulle misure di contrasto alla criminalità economica. I rappresentanti delle associazioni hanno espresso apprezzamento per i provvedimenti in cantiere e hanno anche suggerito possibili interventi per migliorare gli strumenti antimafia presenti nelle norme allo studio del governo. Il disegno di legge con le misure di contrasto dell’auto-riciclaggio e del falso in bilancio contiene anche norme di inasprimento delle pene per il reato di associazione mafiosa. Inoltre viene istituita una giornata ad hoc per commemorare le vittime della mafia. Le associazioni che hanno incontrato il Guardasigilli negli uffici di via Arenula sono Libera, la Fondazione Falcone rappresentata stamani dalla presidente Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso da cosa nostra nel 1992, la Fai (Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane) rappresentata dal presidente onorario Tano Grasso, il Centro Pio La Torre, la Fondazione Antonino Caponnetto, la Fondazione Rocco Chinnici e Avviso Pubblico. Giustizia: aumenta la soglia di reddito per l’ammissione al Patrocinio a spese dello Stato www.camerepenali.it, 9 agosto 2014 Il Ministero porta il tetto ad € 11.369,24 ma i problemi restano. Aumenta la soglia di reddito per il patrocinio a spese dello Stato. Si tratta dell’aumento più consistente registrato dal 2002 ad oggi. Infatti, l’originaria previsione dell’art. 76 Dpr 115/2002 era di € 9.296,22 passata ad € 9.723,84 nel 2005, poi modificata nel 2009 in € 10.628,16 che è rimasta invariata sino al 2012 quando è stata adeguata ad € 10.766,33. Tuttavia, la nuova soglia di € 11.369,23 è - per così dire - in ritardo di due anni, essendo stata commisurata, come recita il preambolo del decreto ministeriale, "al biennio 1° luglio 2010 - 30 giugno 2012". Ciò che invece non è mai mutato è il testo dell’art. 92, che prevede la quota di aumento per ciascun familiare convivente, "rimasta al palo" da 14 anni: per intenderci, se anche l’importo di € 1.032,91 fosse stato aggiornato sulla base dei medesimi dati Istat, oggi sarebbe pari ad € 1.263,24. Si dirà che è poca cosa rispetto alla sempre maggior ampiezza della fascia di popolazione che non può permettersi di sostenere direttamente i costi di una difesa effettiva, eppure potrebbe essere già un segnale di una reale attenzione dello Stato rispetto ai doveri che gli sono propri. È questo uno dei punti su cui intervenire per rendere effettivo il diritto di difesa. Sardegna: confronto Regione-Ministero, possibile carceri Iglesias e Macomer non chiudano Ansa, 9 agosto 2014 "La disponibilità del ministro della Giustizia Orlando di rivedere il piano di chiusura delle carceri di Iglesias e Macomer, anche alla luce di alcuni errori materiali sulla loro funzionalità, permette di riprendere un confronto tra Regione e Ministero per valutare percorsi di utilizzo differente rispetto a quello attuale, e di mantenimento in funzione di strutture dello Stato in territori già molto in difficoltà", lo ha detto il deputato e segretario Pd di Carbonia, Emanuele Cani, dopo l’incontro di stamani fra il ministro Orlando e una delegazione di parlamentari sardi, guidati dal governatore Francesco Pigliaru. Presenti al confronto anche i senatori Luigi Manconi e il segretario regionale del Pd Silvio Lai, per discutere delle due carceri. L’incontro "ha prodotto un risultato positivo che apprezzo molto - ha aggiunto - é importante che la Regione si sia attivata con una sensibilità che nel passato non c’era stata e, inoltre, pare evidente la temporanea sospensione della chiusura della struttura e poi ci sono nello sfondo opzioni che si aprono e che sono interessanti". Il prossimo mese è previsto un tavolo, proposto dal ministro e dalla presidenza della Giunta, dove sarà possibile "affrontare con il contributo dei parlamentari sardi il tema" e "operare per il mantenimento in funzione delle due strutture". Parlamentari Pd: Orlando disposto a evitare chiusure "Abbiamo espresso riserve sull’opportunità della chiusura delle Carceri di Macomer e Iglesias, sia per il fatto che lo Stato abbandona territori già indeboliti sul piano sociale ed economico, sia per alcuni errori sostanziali nell’analisi delle strutture che hanno condizionato negativamente l’impostazione del decreto". Così i parlamentari Pd della Sardegna spiegano, in un comunicato congiunto, l’incontro di stamani con il ministro Orlando, con la partecipazione anche del governatore dell’Isola Francesco Pigliaru. Durante l’incontro Orlando - sottolineano - il ministro ha dato la sua "disponibilità a collaborazione con la Regione per evitare chiusura delle Carceri di Iglesias e Macomer". La delegazione di parlamentari sardi era composta dal presidente della commissione diritti umani Luigi Manconi, Silvio Lai, Giuseppe Luigi Cucca, Francesco Sanna e Roberto Capelli. I parlamentari sardi considerano l’incontro "molto positivo" sottolineando che "il Ministro Orlando ha preso atto di queste osservazioni rappresentate dal presidente della Regione e dai parlamentari e ha proposto un tavolo di confronto con la Regione e i parlamentari del territorio per il mese di settembre su tutto il sistema carcerario sardo per valutare l’utilizzo delle strutture in maniera condivisa". Modena: Garante regionale detenuti; colmare carenza organico in Ufficio di Sorveglianza Ristretti Orizzonti, 9 agosto 2014 "Da circa un mese, i detenuti e gli internati ristretti presso la Casa Circondariale di Modena e la Casa di reclusione - Casa di lavoro di Castelfranco Emilia stanno attraversando gravi disagi, ripetutamente segnalati, in conseguenza della vacanza del magistrato di sorveglianza di Modena che ha competenza territoriale sulle due strutture, il cui ruolo è temporaneamente affidato, in supplenza, all’Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia". È quanto segnala la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, auspicando che "la carenza di organico presso l’Ufficio di sorveglianza di Modena venga affrontata con urgenza nelle sedi competenti, affinché venga rispettato il diritto delle persone detenute in via definitiva e di quelle internate a ricevere una risposta alle istanze presentate secondo quanto previsto dall’ordinamento penitenziario". Nei due istituti modenesi - fa presente la Garante - si sta verificando il blocco dell’attività ordinaria di esame delle istanze presentate dai detenuti e dagli internati, con conseguente interruzione dei percorsi trattamentali esterni. Di fatto l’Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia (con competenza territoriale su situazioni particolarmente complesse quali gli Istituti penitenziari di Parma e l’Ospedale psichiatrico giudiziario), svolge funzione di supplenza solo con riferimento alle questioni urgenti. La conseguenza - segnala ancora Bruno - è che i detenuti e gli internati, a fronte di istanze di permesso o licenza già presentate (ad esempio per poter incontrare i familiari) , rischiano di restare in attesa di un provvedimento del magistrato di sorveglianza che verosimilmente non interverrà, non rientrando la casistica fra le questioni ritenute urgenti. Inoltre, come riferito da una rappresentanza degli stessi internati di Castelfranco Emilia. in un incontro con l’Ufficio del garante, "la mancanza di provvedimenti da parte della magistratura di sorveglianza avrebbe anche comportato la cancellazione di appuntamenti, da tempo calendarizzati, con i Ser.T. territoriali, propedeutici alla presa in carico con l’ingresso in comunità terapeutica per tossicodipendenti". Su analoga questione, Desi Bruno informa infine che "relativamente alla carceri della Romagna, all’Ufficio del Garante sono giunte svariate segnalazioni da parte di detenuti, familiari e avvocati, aventi ad oggetto i rapporti con il magistrato di sorveglianza competente, con particolare riguardo ai lunghi tempi di attesa per le risposte alle istanze". "In un momento in cui il dato sulle presenze negli istituti penitenziari regionali risulta di una certa positività (alla data del 31 luglio scorso erano presenti 2875 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 2798), - afferma Bruno - la questione ripetutamente sollevata dai detenuti sui ritardi dell’attività ordinaria dell’Ufficio di sorveglianza risulta prioritaria. Ecco perché - annunciano dall’Ufficio del Garante - la segnalazione verrà inviata nei prossimi giorni al Ministero di Giustizia, al Consiglio superiore della Magistratura e ai Parlamentari eletti in Emilia-Romagna. Modena: bloccati permessi a detenuti e internati, manca il Magistrato di sorveglianza Dire, 9 agosto 2014 Denuncia del Garante Desi Bruno a seguito dell’impossibilità per i detenuti di vedere esaminate le proprie richieste. La supplenza dell’Ufficio di Reggio Emilia non basta. A rischio anche i trattamenti per i tossicodipendenti. "Da circa un mese, i detenuti e gli internati ristretti presso la Casa circondariale di Modena e la Casa di lavoro di Castelfranco Emilia stanno attraversando gravi disagi, ripetutamente segnalati, in conseguenza della vacanza del magistrato di sorveglianza di Modena che ha competenza territoriale sulle due strutture, il cui ruolo è temporaneamente affidato, in supplenza, all’Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia". É quanto segnala la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, auspicando che "la carenza di organico presso l’Ufficio di sorveglianza di Modena venga affrontata con urgenza nelle sedi competenti, affinché venga rispettato il diritto delle persone detenute in via definitiva e di quelle internate a ricevere una risposta alle istanze presentate secondo quanto previsto dall’ordinamento penitenziario". "Nei due istituti modenesi - fa presente la Garante - si sta verificando il blocco dell’attività ordinaria di esame delle istanze presentate dai detenuti e dagli internati, con conseguente interruzione dei percorsi trattamentali esterni. Di fatto l’Ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia (con competenza territoriale su situazioni particolarmente complesse quali gli Istituti penitenziari di Parma e l’Ospedale psichiatrico giudiziario), svolge funzione di supplenza solo con riferimento alle questioni urgenti. La conseguenza - segnala ancora Bruno - è che i detenuti e gli internati, a fronte di istanze di permesso o licenza già presentate (ad esempio per poter incontrare i familiari), rischiano di restare in attesa di un provvedimento del magistrato di sorveglianza che verosimilmente non interverrà, non rientrando la casistica fra le questioni ritenute urgenti". Inoltre, come riferito da una rappresentanza degli stessi internati di Castelfranco Emilia in un incontro con l’Ufficio del garante, "la mancanza di provvedimenti da parte della magistratura di sorveglianza avrebbe anche comportato la cancellazione di appuntamenti, da tempo calendarizzati, con i Sert territoriali, propedeutici alla presa in carico con l’ingresso in comunità terapeutica per tossicodipendenti". Livorno: il sottosegretario Ferri visita carcere di Porto Azzurro "rilanciare le potenzialità" Adnkronos, 9 agosto 2014 "La Casa di reclusione di Porto azzurro ha tante potenzialità, oggi non pienamente sfruttate, da cui bisogna ripartire per svolgere una seria rieducazione del detenuto ma anche per rimotivare il personale sia della polizia penitenziaria che quello amministrativo, educativo pedagogico ma anche le stesse persone che si dedicano al volontariato (in questa realtà molto e bene sta facendo l’associazione il dialogo)". Lo dice il sottosegretario alla Giustizia, in visita a Porto Azzurro. "L’istituto - prosegue Ferri - deve ritornare ad avere le peculiarità di una Casa di reclusione, dove devono essere destinati detenuti con pene lunghe (con limite minimo di 5 anni) per poter riprogettare tutte le attività tipiche della struttura. Per fare ciò occorre rilanciare l’attività agricola, l’artigianato (falegnameria, officina meccanica, legatoria, tipografia, vetreria) e rafforzare l’attività culturale, d’istruzione e pedagogica". Per il sottosegretario alla Giustizia "Nel sistema penitenziario i detenuti, nel percorso rieducativo, devono tornare a percepire che essere destinati a porto azzurro possa significare avvicinarsi a tutta una serie di attività che li può aiutare ad una seria rieducazione e ad impegnare il tempo trascorso in stato di reclusione. Dobbiamo evitare infatti l’ozio dei detenuti perchè non solo accentua il malessere degli stessi ma rende più difficile anche il lavoro di chi deve controllare". "Quindi - conclude Ferri - la ricetta in questo momento migliore è cambiare passo e ridare le motivazioni giuste a tutti. Le potenzialità ci sono. Ho trovato grande disponibilità da parte di tutto il personale ed anche da parte del sindaco di Porto Azzurro Simoni. In autunno la casa di reclusione avrà un direttore a tempo pieno e in tempi brevi, cosi come mi ha comunicato il sindaco, verrà nominato un garante dei detenuti. Ci sono le condizioni per rilanciare l’istituto. Il ministero della giustizia è impegnato in questa direzione e porrà la massima attenzione". Pavia: ecco gli orti sociali a "chilometri zero" per detenuti e disoccupati di Anna Ghezzi La Provincia Pavese, 9 agosto 2014 Terreni in carcere, nelle comunità per ragazzi a Zinasco e Suardi e a San Martino Vendita ai Gruppi d’acquisto solidale: "Creiamo lavoro per chi è in difficoltà". Un orto da 6mila metri quadri dentro il carcere coltivato dai detenuti di Torre del Gallo. Un campo di due ettari a Zinasco Vecchio, coltivato dai ragazzi di casa Homer, un orto bio altrettanto grande alla casa famiglia Mulino di Suardi. E infine, almeno 4mila metri quadri di terra ora incolta a San Martino da destinare a disoccupati e persone in difficoltà economiche per farci orti sociali. Detenuti, ragazzi e disoccupati produrranno pomodori, melanzane, zucchine, ma non per sé: sarà il loro lavoro, venderanno i prodotti sul territorio, rivolgendosi a chi vuole mangiare buono, pulito e giusto e comprare al giusto prezzo. Come i gruppi di acquisto solidale, che l’anno scorso hanno mosso in provincia di Pavia oltre 300mila euro comprando direttamente dai produttori. "Tutti i progetti - spiega Gabriele Porrati della cooperativa Cambiamo - sono finalizzati a uno sfruttamento del suolo a fini agricoli, impiegando soggetti svantaggiati per produrre cibo biologico destinato ad essere consumato dalla comunità locale". Una filiera cortissima che si traduce in risparmio ambientale, ma anche in un’economia solidale che aiuti a superare la crisi. Passando per la terra. "Vogliamo che sia un progetto che produce reddito per chi ci lavora - dice Porrati - L’obiettivo di Cambiamo, cooperativa sociale di tipo B, è dare lavoro ai soggetti svantaggiati sui risparmi, nelle nicchie che il sistema consumistico non considera: dal risparmio energetico, alla valorizzazione di terreni abbandonati e persone dimenticate". "Il tutto è nato due anni fa da un’idea discussa con Mimmo Damiani del Mulino di Suardi, comunità per adolescenti - prosegue Maide Garlando, Cambiamo - i ragazzi lì lavorano sulla produzione di cibo biologico, sulla conservazione dei prodotti e la ristorazione, ma quando escono devono trovare un lavoro "vero" che permetta loro di essere autonomi. E spesso tornano in comunità". "Abbiamo fatto uno studio di mercato, e pensato alle possibili azioni di coordinamento dei Gas - spiegano ancora Davide Sorisio e Yuri Galletti, sempre di Cambiamo - potremmo fare lda magazzino nell’ex stalla di Cambiamo a Zinasco da ristrutturare, e consegnare a domicilio gli ordini per chi ha difficoltà a muoversi". L’anno scorso con l’arrivo di Casa Homer a Zinasco la rete è cresciuta: "Vogliamo creare una cooperativa agricola che produca ortaggi e frutta - spiega la responsabile Licia Brunello - che in futuro vorremmo anche trasformare. I ragazzi impareranno un mestiere e potremo fare le consegne alla rete dei Gas, se necessario". La produzione delle comunità si sommerà a quella dei carcerati nell’orto da mezzo ettaro dentro le mura di Torre del Gallo: "Abbiamo attivato alcune borse lavoro, tra pochi mesi la cooperativa Cambiamo assumerà un detenuto per la coltivazione dell’orto - spiega Maria Pia Giacobone, Apolf - passeremo così dalla produzione per il carcere alla vendita fuori. È un’occasione per dare professionalità e reddito e aiutare il reinserimento dei detenuti nella società". Tutto è stato studiato: c’è un perito agrario, Matteo Prandelli, consulente di Cambiamo, che segue l’andamento dell’orto, ci sono corsi di formazione Apolf per i carcerati, Asm ha aiutato a fresare il terreno lasciato incolto da anni, la Alan di Zinasco ha fornito il compost per concimare, Cambiamo ha comprato un motocoltivatore che permetterà di mettere a frutto anche l’altro terreno. Il terzo tassello sono i disoccupati, a cui sarà assegnato il terreno tra via 8 marzo, via Roma e cascina Campeggia a San Martino: "Alla fine dei passaggi di proprietà il Comune avrà 10mila metri quadri di verde - spiega il sindaco di San Martino Alessandro Zocca - una parte sarà a verde pubblico, una per orti comunali e una per gli orti sociali. L’idea è valorizzare terreni senza che diventino un costo per le casse del Comune, come accade per i parchi pubblici di cui comunque a San Martino siamo già ben forniti, e dare opportunità di lavoro per i cittadini". Lì potrebbe sorgere anche uno spaccio per la vendita diretta. "Ci sono altri Comuni potenzialmente interessati - conclude Porrati - hanno terreni incolti da recuperare da un lato e disoccupati da sostenere dall’altro. Il progetto crea un indotto virtuoso: dare lavoro ai soggetti svantaggiati, sviluppare un consumo a km zero e ridare vita al territorio". Verona: davanti alla chiesa di San Bernardino in vendita il pane preparato dai detenuti di Elena Cardinali L’Arena, 9 agosto 2014 Domani in vendita i prodotti da forno della Casa circondariale di Montorio. Sarà offerto al pubblico fuori della chiesa. L’iniziativa sarà in concomitanza all’incontro con i volontari della Fraternità. Un pane che profuma di lavoro e di solidarietà. È quello che sarà messo in vendita domani, davanti alla chiesa di San Bernardino, in occasione delle messe delle 10 e delle n. 30, proveniente dal forno del carcere di Montorio. Nel panificio della Casa circondariale, in funzione ormai da alcuni anni, lavora un gruppo di detenuti che è stato addestrato con corsi professionali alla produzione di pane e dolci. Ma, come per tutte le aziende, anche questo speciale panificio ha bisogno di vendere i suoi prodotti. Al momento sta fornendo alcune parrocchie ma potrebbe allargare la sua attività. E chi compra questo pane dà una mano al progetto di reinserimento sociale di chi, lasciato il carcere, potrà andare a lavorare in un panificio. L’iniziativa, spiega fra Beppe Prioli, storico promotore dell’associazione di solidarietà perii carcere "La Fraternità", s’inserisce nella giornata di accoglienza per detenuti in permesso, ex detenuti e le loro famiglie organizzata dall’associazione e dai religiosi della cappellania del carcere una volta al mese. Domani la giornata si svolgerà a San Bernardino, a partire dalle 9, con operatori formati e volontari, grazie alla collaborazione del giudice di sorveglianza. "Gli ospiti saranno divisi in tre gruppi", spiega fra Beppe. "Quelli arrestati di recente, che per la prima volta partecipano a una del le nostre giornate, un altro gruppo formato da coloro che hanno già partecipato a questi incontri e che stanno procedendo su un cammino di consapevolezza, e un terzo gruppo formato da detenuti in permesso. I tre gruppi avranno incontri separati, parlando con operatori e volontari. Al termine degli incontri ci si ritrova tutti insieme in convento a bere un caffè. Più tardi si va a mangiare qualcosa insieme in una tratto-ria del quartiere". Questi incontri a cadenza mensile, che solitamente si svolgono in luoghi diversi ogni volta, prosegue fra Beppe, "sono molto utili ai detenuti e ai loro familiari per stemperare le tensioni, per affrontare meglio la realtà del carcere e i rapporti con chi sta in carcere e per evitare di tornare a fare le cose che hanno portato una persona dietro le sbarre. Inoltre anche la comunità impara a conoscere meglio la realtà del carcere. E ad averne meno timore". Il lavoro è il miglior antidoto alle "ricadute". Grazie ai corsi di formazione professionale, ci sono stati detenuti che a Montorio sono diventati cuochi, panettieri e artisti. E una volta terminata la pena, sono riusciti a trovare un’occupazione grazie all’acquisita professionalità. "Per questo si sta puntando parecchio sul lavoro del panificio", aggiunge fra Beppe. "I detenuti possono lavorare su ordì nazione preparando dive r-si tipi di pane e di dolci. Quest’attività, tra l’altro, crea un legame tra i detenuti e il mondo esterno, dà un senso al loro impegno. Sarebbe molto bello che i veronesi prendessero atto di tutto questo con un gesto semplicissimo: acquistare un po’ di pane o i biscotti prodotti a Montorio. E se qualche ristoratore volesse fornirsi di pane, questo "panificio" è pronto a lavorare. Sarebbe un gran gesto di solidarietà". Reggio Calabria: manifestazione Radicali davanti carcere Palmi, per diritto alla salute Agi, 9 agosto 2014 Una delegazione di attivisti Radicali ha attuato stamane una manifestazione davanti al carcere di Palmi, nel reggino. I dimostranti si sono fermati davanti al cancello dell’istituto penitenziario, con cartelli di denuncia della situazione di degrado delle carceri italiane e per il diritto alla salute dei detenuti. Con loro, secondo quanto comunicato dai promotori, oltre 350 cittadini. Avezzano (Aq): due detenuti lavorano a titolo gratuito e di volontariato all’Interporto Il Centro, 9 agosto 2014 Si aprono le porte del carcere San Nicola per due detenuti. Grazie a un’intesa tra il direttore Mario Giuseppe Silla e la vicepresidente della Croce Rossa, Maria Teresa Letta, due detenuti hanno iniziato a lavorare (a titolo gratuito e volontario) all’Interporto, diretto da Pierluigi De Ascentiis. Grazie all’associazione Liberi per liberare, i due giovani potranno muoversi in bicicletta, grazie alla donazione di Laura Morgante della ditta Iolanda Morgante di Magliano dè Marsi. Ancona: concluso il Corso di Italiano per i detenuti stranieri del carcere di Montacuto www.pesarourbinonotizie.it, 9 agosto 2014 Emozioni forti e tanta partecipazione alla consegna degli attestati finali del corso di Lingua e Cultura Italiana per detenuti stranieri, promosso presso il carcere di Montacuto nell’ambito del progetto D.I.L.: Diritti e Integrazione Linguistico-culturale, grazie ai fondi stanziati dal Comune di Ancona (Settore Politiche sociali e Servizi scolastici) e dal Dipartimento di Studi Internazionali (Scuola di Lingue) dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Alla consegna era presente anche il prof. Bryan Cracchiolo, docente di Italianistica presso la State University of New York (New Paltz), che si è detto colpito da questo virtuoso esempio di collaborazione tra ricerca e territorio. Il progetto, diretto dalla Prof.ssa Antonella Negrie coordinato dalla Dott.ssa Maria Elisa Montironi dell’Università di Urbino, è stato condotto dai docenti Marco Manzo e Daniele Oreficini, entrambi alunni del master "Insegnare Italiano a Stranieri: Scuola, Università, Impresa" (Urbino) e ha trattato principalmente il tema della cultura culinaria, non solo italiana, ma di tutti i Paesi di provenienza dei corsisti, nell’ottica di un confronto cross-culturale. Il risultato si intitola "Ricette da dove non ti aspetti. Piatti multiculturali e ricette di vita dalla casa circondariale di Montacuto", la cui pubblicazione è prevista per il mese di ottobre. Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, aggiornati al 31 ottobre 2013, attualmente gli stranieri presenti nelle strutture penitenziarie italiane costituiscono il 35,1% della popolazione carceraria totale. Come si può ben immaginare, nella quotidianità della vita carceraria tale dato è gravido di conseguenze. Per gli operatori carcerari, infatti, è complesso comunicare con i detenuti non italofoni. I detenuti stranieri, al contempo, non riescono ad esprimere le loro esigenze, tendono ad avere una bassa motivazione alle attività formative e ricreative promosse dal carcere e più in generale all’integrazione nel contesto in cui vivono, così come una bassa consapevolezza dei servizi di supporto offerti dalle strutture pubbliche all’interno e all’esterno del carcere. Proporre, nelle strutture penitenziarie un corso di lingua e cultura italiana (L2), in cui le culture di provenienza dei corsisti vengono valorizzate, si presenta come un primo passo verso la risoluzione di tali difficoltà, nell’obiettivo di ottenere una sorta di orientamento del detenuto sia su un piano culturale che sociale. Si tratta di un’operazione efficace anche per il Paese, in quanto ciò, secondo alcuni studi statunitensi, porterebbe ad una diminuzione del tasso di recidiva, proprio per l’acquisizione interiore di un volontario stile di vita che ambisce a un’integrazione non imposta, ma voluta. Genova: nasconde droga nel pannolino della figlia per portarla al marito detenuto Secolo XIX, 9 agosto 2014 Una donna è stata sorpresa dalla polizia penitenziaria mentre cercava di portare della droga a un familiare detenuto nel carcere di Marassi nascondendola all’interno del pannolino della figlia. L’episodio, reso noto dal sindacato Sappe, è avvenuto oggi durante i controlli previsti per i familiari dei detenuti che si recano ai colloqui. L’agente ha provveduto a controllare anche il pannolino della bambina, trovando così la droga. La donna è stata denunciata. Gli agenti della penitenziaria hanno anche sequestrato due telefoni cellulari, trovati nascosti a ridosso del muro di cinta dell’istituto carcerario. E proprio per chiedere più sicurezza, per contrastare l’ingresso nell’istituto penitenziario di droga e telefonini, il sindacato ha chiesto al prefetto di Genova di intervenire "per porre opportuni controlli in quel tratto di strada pubblica dal quale vengono effettuati i lanci di oggetti e sostanze vietate". Il Sappe si rivolgerà al Prefetto: l’importante è la sicurezza (Comunicato Sappe) Appena 5 giorni di tregua e la Polizia Penitenziaria di Marassi è di nuovo chiamata a reprimere l’ingresso in istituto di sostanze stupefacenti e telefonini. È il Sappe della Liguria, il sindacato dei baschi azzurri a elogiare nuovamente l’attività dei colleghi genovesi - triplice episodio avvenuto oggi a Marassi nel mentre una donna straniera, accompagnata dalla sua piccolissima bimba, veniva fermata all’ingresso dei colloqui perché la collega addetta alla perquisizione e controllo dei familiari dei detenuti, ha pensato bene di controllare anche il pannolino della bambina .Infatti i suoi sospetti si sono rilevati fondati: all’interno del pannolino era celata della sostanza sicuramente stupefacente. Scattata la denuncia per la donna e la Polizia Penitenziaria ha poi effettuato un ulteriore controllo nell’abitazione della donna. Nel frattempo nei soliti cortili passeggi il poliziotto addetto al controllo passeggi, insospettito da uno strano movimento dei detenuti, è intervenuto rinvenendo a ridosso del muro di cinta, un involucro contenente ben 2 telefonini. Il segretario Lorenzo elogiando la professionalità del personale di Polizia che sta dimostrando di aver acquisito un ottimo livello di tecniche di prevenzione nel contrasto dei reati non può fare altro che appellarsi al Prefetto di Genova affinché intervenga per porre opportuni controlli in quel tratto di strada pubblica dal quale vengono effettuati i lanci di oggetti e sostanze vietate. L’elevata attività di "intelligenze" della polizia penitenziaria ha portato ad un ulteriore sequestro di sostanza sospetta rinvenuta questa volta all’interno di una cella durante una accurata perquisizione straordinaria. Lorenzo afferma - come si può dedurre, contrariamente a quello che si possa pensare, vi è un fitto controllo per evitare l’ingresso di oggetti e sostanze proibite, ed anche se qualcosa dovesse eludere il controllo, nel giro di pochi giorni la Polizia Penitenziaria sicuramente lo scoverebbe. Così come accade oggi. Verona: il decreto svuota-carceri fa infuriare la polizia "basta rilasciare ladri e spacciatori" www.veronasera.it, 9 agosto 2014 Il decreto "svuota carceri" complica ulteriormente le cose. Forze dell’ordine avvilite dagli sforzi mai ripagati. Il Sindacato di polizia: "Così non riusciamo a garantire la sicurezza". Il procuratore capo: "La legge va solo applicata". Decine di arresti in pochi giorni. Spaccio di droga, risse, aggressioni sono casi all’ordine del giorno per gli agenti di polizia. Si fanno in quattro per ripulire le strade da chi non ha deciso di vivere "in regola". Ma la storia sembra essere sempre quella: appostamento, arresto, convalida dal giudice, condanna e "pena sospesa". È proprio quest’ultima formula a far inviperire cittadini e ad affliggere gli uomini delle Forze dell’ordine. Basta scorrere gli ultimi casi di cronaca per rilevare che tra tutti gli arrestati per spaccio, lesioni aggravate, fuga e resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, almeno l’80 percento viene rimesso in libertà dopo la convalida dell’arresto. Anche solo per attendere il processo, rinviato dopo l’estate. Resta poi da verificare se il responsabile del reato compare in aula alla data concordata. In tanti casi chi finisce in cella per qualche notte risulta essere senza fissa dimora e senza un impiego regolare. Magari è anche gravato da alcuni precedenti specifici, considerati "minori" e per questo non aggravano la condizione dell’arrestato. Sta di fatto che quella "pena sospesa" sta stretta anche a poliziotti, carabinieri e militari della Finanza che giorno dopo giorno escono di pattuglia e a proprio rischio e pericolo tentano in tutti i modi di riportare l’ordine sulle strade. Ha fatto discutere non poco il "decreto svuota carceri" promosso dal governo Renzi. Le nuove norme prevedono che il giudice non applichi la custodia cautelare in carcere e nemmeno gli arresti domiciliari se è possibile che l’imputato benefici della sospensione condizionale della pena. In più il magistrato dovrà studiare "a fondo" e nel caso in cui riuscisse a prevedere che la pena non sarà superiore a tre anni non potrà decidere per la custodia in carcere ma "solo" i domiciliari. I provvedimenti "svuota-carceri", che non hanno mai smesso di far discutere dal momento in cui sono trapelate le prime indiscrezioni, mirano a pene alternative al carcere. "La legge è così e bisogna rispettarla" spiegano dagli uffici della questura e delle caserme. Ma il sindacato Ugl di polizia non ci sta. Spiega Massimiliano Colognato, segretario veronese, sulle pagine del Corriere Veneto, che "Quel decreto legge deve essere cancellato o dichiarato incostituzionale. Chiediamo l’aiuto dei pubblici ministeri presenti in procura perchè siano presenti durante alcuni interventi delicati. Anche loro siano reali testimoni di com’è costretto a lavorare il personale della polizia di Stato. In realtà anche la giustizia ha le "mani legate" perché chi commette reati in cui il "giudice ritiene che all’esito del giudizio la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni" dovrà essere immediatamente messo in libertà. In queste condizioni, non si può garantire la sicurezza dei cittadini, molti dei quali stanno anche sempre più collaborando con le forze dell’ordine mediante precise e immediate segnalazioni". A smorzare ogni tentativo di avvicinamento con le Forze dell’ordine è il procuratore capo di Verona, Mario Giulio Schinaia, che tuttavia appare non meno sconfortato. Spiega infatti che "In generale il dramma dei magistrati è che devono fare rispettare la legge. Non la possono e non la devono giudicare. La devono applicare. Anche quando non sono d’accordo. Non solo noi e gli altri tutori della legge la dobbiamo far rispettare. Ma dobbiamo essere i primi che vi si attengono. Solo così possiamo far passare il concetto che tutti, tutti, la devono rispettare. Che piaccia o no" Tosi: scarcerazioni facili aumentano allarmi "Mi auguro che la Procura della Repubblica ricorra in appello contro la sentenza del magistrato che, ritenendo credibile la versione della detenzione per uso personale, ha scarcerato i due cittadini tunisini fermati dagli agenti di Polizia, perché in possesso di droga". Così il sindaco di Verona, Flavio Tosi, commentando l’arresto e l’immediata scarcerazione di due tunisini sorpresi nella città scaligera in possesso di stupefacenti. "Si tratta - ha spiegato Tosi - di uomini che erano già noti alle forze dell’ordine e avevano già precedenti per spaccio di stupefacenti". "Interpretazioni della legge così soggettive, andando ad aggiungersi al cosiddetto Decreto svuota carceri che ha già prodotto la scarcerazione di persone arrestate in flagranza di reato, non possono che aumentare l’allarme dei cittadini e trasmettere alle forze dell’ordine un senso di inutilità del loro lavoro" ha concluso Tosi. Reggio Calabria: oggi presentazione del libro "Viaggio nelle carceri" al Lido Acquapazza www.strettoweb.com, 9 agosto 2014 Stasera alle ore 18.30 presso il Lido Acquapazza sul Lungo Mare Italo Falcomatà di Reggio Calabria i Giovani Democratici presentano il libro "Viaggio nelle Carceri" con gli autori Antonino Castorina e Davide Lacara. All’incontro dal titolo "Dalla Riforma della Giustizia al Governo degli Enti Locali" prenderà parte il vice segretario regionale del Pd Calabria Nicola Irto, il sindaco di Ischia Gioisi Ferrandino, il segretario regionale dei giovani democratici della Calabria Mario Valente e Federica Venturelli giovanissima consigliere comunale a Modena. Concluderà l’incontro Giuseppe Falcomatà candidato sindaco di Reggio Calabria. Rimini: al Meeting di CL convegno "Testimonianze dalle periferie, libertà dietro le sbarre" www.meetingrimini.org, 9 agosto 2014 Nell’ambito del Meeting di Comunione e Liberazione "Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo", mercoledì 27 agosto 2014, alle ore 15.00, al Salone Intesa Sanpaolo D5 si svolge il convegno "Testimonianze dalle periferie: libertà dietro le sbarre". Partecipano: Guido Brambilla, Magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di Milano; Patrizia Colombo, Responsabile di Progetto della Cooperativa Sociale Onlus Homo Faber presso la Casa circondariale di Bassone, Como; Massimo Parisi, Direttore della Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate. Introduce Nicola Boscoletto, Presidente Consorzio Sociale Giotto. Stati Uniti: New York Times; useremo il termine "tortura" per interrogatori duri della Cia Adnkronos, 9 agosto 2014 Basta eufemismi, basta parlare di "metodi di interrogatori duri o brutali" per indicare le torture usate dai servizi di intelligence americani durante la lotta al terrorismo. Con un editoriale a firma del direttore Dean Baquet, il New York Times informa che i suoi lettori che, al termine di un dibattito interno alla redazione, si è deciso di abbandonare la terminologia più cauta adottata ormai da un decennio da parte dei media americani e usare il termine di tortura vera e propria. I termini "metodi di interrogatorio duri e brutali" erano stati adottati "quando le prime rivelazioni emersero e la situazione era ancora poco chiara", ma ora, alla luce del rapporto dell’inchiesta del Senato - al centro di una vera e propria battaglia tra Congresso e Cia - "lo scenario è cambiato", scrive il direttore del quotidiano. Ora è emerso che gli agenti hanno torturato con il water-boarding, il finto annegamento, 183 volte un singolo detenuto, come sono provate nel rapporto altre pratiche considerate a tutti gli effetti tortura, come la privazione di spazio, di sonno, la restrizione in posizioni scomode. "Così d’ora in poi, il Times userà la parola tortura per quei casi in cui noi sappiamo per certo che gli agenti hanno provocato un dolore al detenuto con l’obiettivo di ottenere informazione", conclude l’editoriale. Egitto, colloqui tra Israele e Hamas arenati su rilascio detenuti e costruzione porto a Gaza Adnkronos, 9 agosto 2014 È la reazione di Israele alla richiesta palestinese di rilasciare i detenuti nelle carceri israeliane e di costruire un porto nella Striscia di Gaza che ha fatto arenare i colloqui indiretti che si sono svolti al Cairo durante le 72 ore di tregua umanitaria proclamata martedì e scaduta questa mattina alle 8, ora locale. Lo riferiscono fonti ufficiali egiziane all’agenzia di stampa Anadolu. "Nell’ultimo round di colloqui, Israele non ha continuato a chiedere di disarmare la resistenza, ma ha insistito nel non volere la costruzione di un porto sulla costa di Gaza", ha spiegato la fonte egiziana. Israele ha anche rifiutato il rilascio delle centinaia di prigionieri arrestati da giugno in Cisgiordania durante le operazioni di ricerca dei tre giovani israeliani i cui corpi sono stati poi rinvenuti senza vita vicino a Hebron. "Israele si è anche rifiutata di rilasciare l’ultima tranche di detenuti palestinesi, che sono stati arrestati prima della firma degli Accordi di Oslo e che dovevano essere scarcerati a giugno", ha detto un’altra fonte ufficiale del Cairo all’Anadolu. Iran: poliziotto che uccise blogger condannato a 3 anni di carcere duro e 74 frustate Ansa, 9 agosto 2014 La giustizia iraniana ha condannato a tre anni di carcere duro, di cui due anni in isolamento, e 74 frustate il poliziotto ritenuto responsabile di omicidio colposo del blogger Sattar Beheshti, avvenuta nel 2012. Lo riferiscono i media iraniani. Beheshti, all’epoca trentacinquenne, era stato arrestato il 30 ottobre 2012 per avere criticato il regime iraniano su internet. Era stato ritrovato morto nella sua cella il 3 novembre successivo. Secondo la magistratura il decesso fu "probabilmente dovuto a uno choc provocato da uno o più colpi ricevuti o alle pressioni psicologiche estreme". Sulla vicenda, esperti Onu e diversi Paesi occidentali avevano chiesto a Teheran di fare chiarezza.