Giustizia: riforma, riunione del ministro Orlando con i partiti della maggioranza Public Policy, 28 agosto 2014 Partito Democratico, Scelta Civica, Per l’Italia, Partito Socialista e Ncd: sono i partiti di maggioranza che hanno risposto all’appello del ministro della Giustizia Andrea Orlando per discutere di riforma della Giustizia, e che sono entrati nel dicastero di viale Arenula. Per Ncd dovrebbe essere presente, oltre al vice ministro Enrico Costa, anche il senatore in Commissione Giustizia Nico D’Ascola. Per Sc presente il capogruppo a palazzo Madama Gianluca Susta. Per il Pd sono entrati Donatella Ferranti, Walter Verini e il senatore Giuseppe Lumia, componente della commissione Giustizia e della commissione antimafia che, entrando, ha detto solo che oggi si parlerà anche di prescrizione. Il senatore Enrico Buemi, per il Partito socialista, entrando ha lodato il confronto in corso spiegando che oggi si toccheranno i temi della geografia giudiziaria, dell’accelerazione della procedura penale, della disciplina della Giustizia amministrativa. "La responsabilità civile è stata affrontata nella precedente riunione", ha aggiunto Lumia, mentre sulla prescrizione "è più utile fissare tempi sulle varie fasi del processo". Per PI è arrivata Paola Binetti: "Credo che la riforma nel suo passaggio nelle aule parlamentari - ha detto entrando - potrà essere migliorata". La riunione con le opposizioni dovrebbe tenersi nel pomeriggio. Ferranti (Pd): decidono Renzi e Orlando cosa andrà Cdm "Il ministro Andrea Orlando e il premier Matteo Renzi valuteranno quali dei 12 punti della riforma della giustizia portare al Consiglio dei ministri del 29 agosto e quali rimandare a quello successivo". Lo ha anticipato la presidente della commissione giustizia della Camera, Donatella Ferranti, al termine dell’incontro sulla riforma della giustizia tra i partiti della maggioranza e lo stesso Guardasigilli. "C’è stato un lavoro maestoso - ha sottolineato la deputata Dem uscendo dal dicastero di via Arenula - di grande condivisione e in Parlamento cercheremo di migliorare i testi". Ferranti, rispondendo a una domanda dei cronisti sulla responsabilità civile dei magistrati, ha specificato che "su questo tema c’è una condivisione nella maggioranza, da parte di tutti, per quanto riguarda il principio della responsabilità indiretta". Ferranti ha inoltre evidenziato quanto sia "fondamentale" la revisione dell’istituto della prescrizione nella riforma così come garantire "tempi ragionevoli per la giustizia evitando che un processo, dopo i tre gradi di giudizio, debba essere estinto". Verini (Pd): accordo su 90%, non su prescrizione e intercettazioni "Dopo venti anni di scontro il consenso che c’è stato sul 90 per cento delle questioni è veramente un risultato straordinario. Su prescrizione e intercettazioni ci sono opinioni e approcci diversi, il Pd ha fatto le sue proposte e Ncd ha fatto le sue sottolineature, sarà il Cdm a trovare la sintesi". Così il deputato Pd Walter Verini, della commissione Giustizia, ha commentato il confronto che c’è stato tra il ministro Andrea Orlando e i partiti della maggioranza sulla riforma della Giustizia attesa in Cdm questo venerdì. L’incontro, svoltosi a viale Arenula, è durato circa due ore e mezza. La delegazione Pd, uscendo, ha chiarito - per bocca del senatore capogruppo in commissione Giustizia Giuseppe Lumia - quali solo i "paletti invalicabili": principio dell’autonomia e indipendenza della magistratura, lotta a corruzione e mafie, mantenere alti i livelli di garanzia, e prescrizione "sulla quale riteniamo che debba far parete della riforma - ha aggiunto Lumia - e così anche sulle intercettazioni, prima di intervenire, bisogna mantenere l’impegno di ascoltare il mondo dell’informazione. Riteniamo anche - ha concluso - che sulla responsabilità civile dei magistrati non bisogna derogare". Lumia (Pd): intercettazioni e prescrizioni vanno separati "Per noi del Partito democratico il tema delle intercettazioni e quello della prescrizione vanno separati". Così il senatore del Pd Giuseppe Lumia al termine del vertice di maggioranza sulla riforma della giustizia. "Per quanto ci riguarda - ha aggiunto il parlamentare uscendo dal dicastero di via Arenula - prima di intervenire sulle intercettazioni riteniamo importante ascoltare gli operatori dell’informazione. Nel merito, riteniamo importante lavorare su soggetti terzi che devono essere tutelati dalla privacy". Riguardo al falso in bilancio e all’auto-riciclaggio, ha proseguito Lumia, "si tratta per noi di punti qualificanti sui quali abbiamo avanzato delle proposte al ministro che saranno valutate in Consiglio dei ministri. Si tratta di disegni di legge". Ad Orlando, ha spiegato ancora Lumia, "abbiamo anche chiesto che la prescrizione faccia parte dei provvedimenti del Cdm di dopodomani". Giustizia: paletti per l’appello, pena concordata a chi confessa e reati estinti a pagamento di Virginia Piccolillo Corriere della Sera, 28 agosto 2014 Un decreto legge per smaltire l’arretrato della giustizia civile. Una delega al governo per riformarla. E diversi disegni di legge sulla giustizia penale. Ecco il pacchetto giustizia che oggi arriverà in pre-consiglio dei ministri. Dalle bozze le principali novità. Paletti alla possibilità di fare appello. Pena concordata fino ad otto anni per chi confessa. Reati estinti a pagamento. E poi i punti più caldi. Come le limitazioni alle intercettazioni che dovrebbero essere oggetto di una delega. Nuovo processo civile È il fiore all’occhiello del governo. L’obiettivo dichiarato è dimezzare entro mille giorni l’arretrato e garantire il processo civile in primo grado in un anno anziché tre. Si prevede un decreto legge per ridurre l’arretrato, una sorta di facilitazione per chi vuole passare ad arbitrati. Ma il punto di eccellenza dell’intero pacchetto riforme è il ddl delega per gli interventi sul processo civile, basato sul lavoro della commissione Berruti. Ristrutturazione del primo grado con introduzione del potere del giudice di suggerire alla prima udienza di trattazione, una soluzione diversa dalla sentenza. Forte implementazione del tribunale delle imprese assistito anche da esperti di economia del luogo, introduzione del tribunale della famiglia e della persona. Responsabilità dei giudici Il ministro Andrea Orlando, pensa a un disegno di legge, ma in pre-consiglio oggi potrebbe anche arrivare un ddl delega. Prevede la responsabilità indiretta dei magistrati. A pagare i danni di un errore è lo Stato, ma il giudice colpevole deve risarcirlo fino alla metà dello stipendio di un anno. Soluzione che non soddisfa Forza Italia: vorrebbe che il risarcimento fosse commisurato al danno. Bonus prescrizione Prima della legge Cirielli l’estinzione del reato era prevista per fasce di gravità. Ora è per tutti il massimo della pena aumentata di un quarto e spesso arriva prima della condanna definitiva. Il ddl in arrivo lascia l’attuale conteggio, ma congela i tempi all’arrivo della prima condanna e per soli due anni. L’appello dovrà essere fatto in quei tempi o il reato si estinguerà. In caso di ulteriore condanna c’è un altro anno di bonus di sospensione per arrivare al termine del terzo grado in Cassazione. In caso di assoluzione il bonus di sospensione di due anni viene riassorbito nel conteggio. È un tentativo di mediazione: l’intenzione originaria era di tornare alle fasce e sospendere i tempi dopo il primo rinvio a giudizio. L’approvazione di questo provvedimento è però a forte rischio. Forza Italia è contraria e all’interno della maggioranza Ncd chiede maggiori obblighi per i giudici di celebrare appello e Cassazione nei tre anni, pena la responsabilità disciplinare. Il nodo intercettazioni Ufficialmente non sarà sul tale ipotesi di un disegno di legge delega che preveda norme a tutela della riservatezza. Ncd è d’accordo e propone l’audizione dei direttori delle testate giornalistiche nell’ambito della attività di delega. Limiti a impugnazioni L’appello guidato è un altro punto della discordia. L’ipotesi è un ddl che limiti il ricorso al secondo grado di giudizio. Non ci si potrà opporre alla prima sentenza senza specificare i motivi del ricorso, che, altrimenti, sarà inammissibile. La Corte d’appello dovrà rivedere solo quei punti. In caso siano doppie condanne o assoluzioni non si potrà fare l’impugnazione per vizio di motivazione. Si potrà fare ricorso in Cassazione solo per violazioni di legge. Non piace all’Oua, ai penalisti, a Forza Italia e a Ncd. Pago ed estinguo Si chiama giustizia riparativa. In un ddl si prevede l’estinzione del reato per chi, in caso di delitti minori contro il patrimonio o a querela di parte, paghi e ripari il danno prima del dibattimento. Ncd è favorevole. Confesso e concordo Ora si può patteggiare una pena per reati fino a 3 anni. L’ipotesi è un ddl che consenta di concordare una pena fino a 8 anni a patto di confessare. Non c’è appello. Solo ricorso in Cassazione per vizi di forma. Ncd scettica per l’applicazione a reati di mafia. Forza Italia è contraria. Falso bilancio e corruzione Secondo la proposta del ministro, contenuta in un altro ddl, il falso in bilancio torna reato punito da 2 a 6 anni. Procedibile a querela nei casi di piccole società. In un altro ddl si prevedono norme contro la corruzione, inclusa la possibilità di intercettazioni più ampie. Giustizia: riforma; manca l’accordo sulle priorità, Pd e Ncd divisi sulle norme penali di Vittorio Nuti Il Sole 24 Ore, 28 agosto 2014 Brunetta (Fi): inadeguatezza totale delle proposte. Caliendo: vediamo i testi. Commercialisti pronti a collaborare sugli arbitrati. Si chiude senza vinti o vincitori - se non il metodo seguito da Via Arenula, che ha tenuto fuori gli articolati, cercando la convergenza sui principi - l’ultimo round di incontri con maggioranza e opposizione convocato ieri dal ministro Andrea Orlando sulle 12 linee guida per la riforma della giustizia, piatto forte del prossimo Consiglio dei ministri. L’obiettivo principale, rilanciato da un tweet del premier, è ambizioso: "Dimezzare entro mille giorni l’arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno anziché tre come oggi". Ieri, terminato il vertice con gli alleati di governo sul capitolo più delicato, l’accelerazione della giustizia penale e riforma della prescrizione, il ministro ha registrato le "differenze di approccio" tra Pd e Ncd, già emerse nei giorni scorsi, sulle "priorità", ma ha anche centrato l’obiettivo annunciando l’approdo in Cdm di "tutto il lavoro elaborato" sui 12 punti della riforma. Insomma, nella maggioranza le distanze sui singoli punti rimangono, ma si è rafforzata la "condivisione sull’impianto generale della riforma", che tocca molti nervi scoperti della nostra giustizia: dal contrasto alla criminalità economica al taglio dei tempi della giustizia civile e delle cause arretrate, passando da riforma del Csm, responsabilità civile dei magistrati e accelerazione del processo penale. In ogni caso il premier è in contatto continuo con il Guardasigilli per sminare la situazione. Ieri, sul tavolo c’era in particolare la riforma della prescrizione, che punta a "congelare" fino a 3 anni i termini durante il processo d’appello e in Cassazione, che riprendono a decorrere se questo termine viene superata Previsti anche l’introduzione di filtri per il processo d’appello (pm e difensori non potranno più ricorrere sempre e comunque ) e una estensione del patteggiamento (possibile per reati fino a 3 anni, rispetto ai 2 attuali). A fare la sintesi ci penserà, nelle prossime ore lo stesso Renzi, che dovrà tener conto delle posizioni espresse ieri dagli alleati. In evidenza il viceministro alfaniano alla Giustizia Enrico Costa, tornato a sollecitare "approfondimenti" su responsabilità civile delle toghe, prescrizione e impugnazioni ("Siamo preoccupati che possano essere sacrificate garanzie fondamentali del cittadino" ). Dalle parti del Pd si conferma invece la condivisione dell’impianto generale del "pacchetto Giustizia" e la "straordinaria convergenza" nella maggioranza "sul 90% delle questioni" (Donatella Ferranti), anche se non manca chi (Walter Verini) sottolineale "opinioni diverse" rispetto al Ncd su prescrizione e intercettazioni. Molto soddisfatta Scelta Civica, anche perché la linea sulla prescrizione ricalca una proposta di legge di Andrea Mazziotti, che rivendica anche l’idea di tagliare le ferie dei tribunali, al centro dì un altro tweet serale del premier: "Oggi giustizia ferma dal 1° agosto al 15 settembre. Noi proponiamo il dimezzamento della chiusura estiva tribunali: solo 20 giorni". Di tutt’alto avviso Forza Italia, che ha incontrato il ministro nel pomeriggio. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha infatti bocciato per "totale inadeguatezza" le proposte Orlando, giudicando "molto lontani" gli obiettivi dì una drastica riduzione dei tempi dei processi Sul fronte penale, "nessun passo in avanti" verso il giusto processo, ma "la sensazione netta di un ritorno al passato", confermata anche per custodia cautelare, intercettazioni, e responsabilità civile dei giudici Più possibilista Giacomo Caliendo, che attende comunque di leggere gli articolati; ci sarà il tempo per "valutarli in Parlamento". Ancora poche ore, e la "quadra" del premier dovrebbe permettere di capire l’effettiva portata della ri-forma. Certa, al momento, è la priorità allo snellimento della giustizia civile e il dimezzamento dell’arretrato. Per centrare l’obiettivo, una delle bozze del dl in materia circolate ieri prevede tra l’altro la possibilità di ricorrere al procedimento arbitrale (escluse le cause di lavoro e previdenza), con il coinvolgimento degli avvocati. A far parte dei collegi arbitrali si sono candidati ieri anche i commercialisti, che in una lettera hanno ricordato al ministro la loro "spiccata tendenza alla ricerca di soluzioni stragiudiziali delle controversie" e le competenze in materia di mediazione. La possibile assistenza dei commercialisti sarà al centro dì un incontro con il ministro a settembre. Giustizia: riforma, la maggioranza si divide sul nodo intercettazioni di Liana Milella La Repubblica, 28 agosto 2014 Il Ncd critica anche il nuovo regime della prescrizione. Il no di Forza Italia: opposizione dura ai "manettari". È pronta la riforma di Andrea Orlando. Il ministro della Giustizia ci ha lavorato tutta l’estate e ieri i suoi tecnici hanno inviato a palazzo Chigi i testi delle future leggi. Nove ddl e un decreto, per mettere fine all’arretrato civile. Pronti per essere discusse nel pre-consiglio che si svolgerà oggi. Non c’è il Csm, ci sono le intercettazioni, anche se per ora si tratta di un primo assaggio, lo stop alle trascrizioni per i famosi terzi. Maggioranza in affanno sulla riforma della giustizia. Esplode il dissenso degli alfaniani che ormai va avanti da giorni, scontenti su prescrizione, intercettazioni e sistema delle impugnazioni. Dice il vice ministro Enrico Costa: "Vogliamo vedere prima i testi, ma decideremo cosa fare in consiglio dei ministri". E oggi, con il leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano, il partito valuterà i testi e deciderà quale atteggiamento adottare. Dopo un summit di tre ore in via Arenula, lo stesso Guardasigilli Andrea Orlando è costretto ad ammettere che "sono emerse delle differenze di approccio, anche sulle priorità". Il ministro della Giustizia ne parlerà nel consiglio dei ministri di domani, dove però porterà l’intera riforma, i famosi 12 punti approvati il 30 giugno, tranne le nuove regole riguardanti il Csm e una nuova legge sulle intercettazioni, di cui però già ci sono degli anticipi. Oggi Orlando incontrerà Renzi e con lui farà il punto. Ma ci tiene a dire che l’intera riforma "è pronta". Gli articolati da ieri sono a Palazzo Chigi, dove il premier ha già lanciato la sua sfida sulla giustizia: "Dimezzare in mille giorni l’arretrato del civile e fare il processo di primo grado in uno anziché in tre anni". Ancora: basta con la chiusura lunga dei tribunali da agosto al 13 settembre, "saranno chiusi solo per 20 giorni". Una misura destinata a aumentare le proteste, già molto dure, degli avvocati che contestano i cambiamenti sulla prescrizione e la stretta sui ricorsi in Corte d’appello e Cassazione. Preoccupazione anche tra i magistrati, ma l’Anm darà un giudizio solo sugli articolati. Fulmini tra Orlando e Forza Italia. Dice Giacomo Caliendo dopo aver visto il ministro: "Abbiamo serie preoccupazioni, la nostra sarà un’opposizione dura". Durissimo il capogruppo alla Camera Renato Brunetta sul Mattinale: "Questo è il patto Ponzio, me ne lavo le mani, decida il popolo dei manettari con il suo sinedrio di magistrati". Rottura anche con la Lega, dove Nicola Molteni è convinto che "le soluzioni verranno fuori da un Nazareno-2, senza Orlando, solo tra Renzi e Berlusconi". Enrico Costa (Ncd): il tavolo non salterà, ma questo progetto è poco garantista "Una buona riforma non sacrifica le garanzie". Così dice il vice ministro della Giustizia, l’alfaniano Enrico Costa. Ncd rompe con il Pd sulla riforma? "Non è così. Per noi non può essere sacrificato il principio della ragionevole durata del processo. È sbagliato limitare gli appelli e i ricorsi ai gradi successivi". È vero che non volete la riforma della prescrizione? "I processi non devono andare in fumo per prescrizione, ma i tempi non possono essere troppo dilatati. L’incombere della prescrizione è uno stimolo per il giudice ad accelerare i tempi". In cambio vorreste davvero realizzare il sogno del famoso processo breve? "Vogliamo un processo rapido, con tempi certi, e fasi ben scandite. Il problema è che il 70% delle prescrizioni interviene durante le indagini preliminari". Non vi basta che ci sia la delega al governo sulla stretta alle intercettazioni? "Sarebbe un segnale importante perché gli ascolti devono finire nei processi e non essere pubblicati sui giornali". Fate i duri perché avete paura che poi Renzi si metta d’accordo con Berlusconi? "Sulla giustizia abbiamo sensibilità simili a quelle di Forza Italia. Il loro programma contiene elementi apprezzabili". E quindi farete saltare la riforma Orlando? "La riforma si farà e a differenza del passato toccherà e risolverà temi che da sempre hanno diviso la politica e l’opinione pubblica". Giustizia: responsabilità dei magistrati e falso in bilancio, ecco i testi firmati da Orlando di Liana Milella La Repubblica, 28 agosto 2014 C’è la riforma della prescrizione, con tanto di "processo breve". E c’è la nuova formula della responsabilità civile per le toghe, con un passaggio che desterà sicura preoccupazione, l’invio ai titolari dell’azione disciplinare. C’è il divorzio breve, solo davanti al funzionario dello Stato civile. E una riforma del processo civile, affidata alle mani esperte di Giuseppe Maria Berruti, che porterà innovazioni importanti come la conciliazione obbligatoria e i nuovi tribunali di famiglia e impresa. C’è il nuovo falso in bilancio e finalmente il reato di auto-riciclaggio. E ci sono gli ulteriori poteri che il commissario anti-corruzione Cantone chiedeva. Nascerà il comitato di sicurezza finanziaria che valuta i rischi di finanziamento al terrorismo. Ecco i dettagli che Repubblica trae direttamente dai testi di legge. Le intercettazioni Innanzitutto la mini-stretta. Contenuta nel ddl che riscrive parti importanti del processo penale. Eccola all’articolo 8: "É fatto divieto di trascrizione, anche sommaria, del contenuto delle conversazioni casualmente intercettate, salvo il potere del pm di disporre diversamente, al fine di verificare l’esistenza di notizie di reato". È l’intervento per tutelare i cosiddetti terzi, le persone che finiscono in una registrazione, ma non sono indagate. Ma c’è anche altro sugli ascolti. Una delega al governo per "prevedere disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni oggetto di intercettazione attraverso prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione dei risultati delle captazione". È l’annuncio della riforma Renzi-Orlando sulle intercettazioni, richiesta con forza da Ncd, che non si accontenta della delega, e che si risolverà nell’obbligo di usare le telefonate solo nel contenuto. Corruzione e ascolti Novità importante per la corruzione, perché le intercettazioni potranno seguire le regole più ampie della mafia e non quelle ordinarie. Indizi "sufficienti", pm libero di agire senza il gip, microspie dove non si presume che avvenga il delitto. Un’innovazione per i tabulati telefonici, perché "quando vi è motivo di ritenere che dal ritardo nell’acquisirli può derivare pregiudizio alle indagini, il pm li può richiederli subito". Informazioni a cantone Il commissario anti-corruzione Raffaele Cantone, che lo aveva chiesto nell’ultima conferenza stampa di fine luglio, ottiene la possibilità di essere subito informato di tutte le indagini sulla corruzione che vengono aperte in Italia. Non dovrà più affidarsi ai ritagli di giornale, ma avrà un rapporto bilaterale con i suoi ex colleghi cui, a sua volta, comunicherà fatti sospetti. La prescrizione bloccata Ecco la nuova formula della prescrizione. Che si "sospende dal deposito della sentenza di primo grado fino al deposito della sentenza del grado successivo per un tempo comunque non superiore a due anni" e "dalla sentenza di secondo grado fino a quella definitiva per un tempo comunque non superiore a un anno". Se l’imputato è assolto si recuperano i due anni. L’Anm già storce il naso. Il Pd, con Donatella Ferranti (presidente della commissione Giustizia della Camera), sostiene che "si deve assolutamente fare". Lei stessa parla di "mediazione", aggiunge che in Parlamento esistono proposte di riforma più forti, che fermano l’orologio al rinvio a giudizio. Ncd non è soddisfatto e vorrebbe una riforma più blanda, con un "processo breve" più spinto. Appello e cassazione Di conseguenza cambiano le regole. Niente più automatismi, ma obbligo, per l’Appello, per pm e imputato di spiegare nel dettaglio il motivo che li spinge a cercare la via di un nuovo processo. Per la Suprema corte niente processo in caso di doppia conforme. Eccezione solo in caso di aperta violazione legge. La riparazione "Il giudice dichiara estinto il reato se entro il primo grado l’imputato restituisce o risarcisce ed elimina le conseguenze dannose e pericolose del reato". Ecco una nuova via per evitare il processo, che non si farà per niente, ma solo per reati bagatellari o di lieve entità, in caso di danno risarcito. La responsabilità civile È definitiva, e anche condivisa (ma non da Forza Italia), la formula della responsabilità civile. Salva "l’interpretazione del diritto, la valutazione del fatto e delle prove". Niente filtro del tribunale. Rivalsa in 3 anni pari alla metà dello stipendio, ma possibile azione disciplinare: il tribunale della rivalsa "ordina la trasmissione degli atti ai titolari dell’azione disciplinare. Per gli estranei che partecipano all’esercizio di funzioni giudiziarie è trasmessa agli organi cui compete l’eventuale sospensione o revoca della nomina". Giustizia: il "no" di Berlusconi; se il progetto di riforma resta così, per noi è inaccettabile di Paola Di Caro Corriere della Sera, 28 agosto 2014 Per Forza Italia nessuno dei capitoli illustrati dal ministro "va nella giusta direzione". Ma il leader si affida a Verdini per la mediazione: no ad accelerazioni. Per Forza Italia nulla, o quasi, di quello che il ministro Orlando ha loro prospettato va nella giusta direzione: "Dall’incontro ricaviamo la conferma della totale inadeguatezza della ipotesi di riforma della giustizia che il governo intende proporre", è il duro commento affidato a una nota ufficiale del presidente dei deputati Brunetta e del capogruppo in commissione Chiarelli. Il cahiers de doléances degli azzurri è lungo: non vanno bene i provvedimenti per sveltire la giustizia civile, non c’è "alcun passo avanti" nella direzione del giusto processo penale, c’è un "ritorno al passato" su tutto, c’è un pericoloso allungamento dei tempi della prescrizione, non si alleggerisce la custodia cautelare e arriva perfino la limitazione alla ricorribilità in Cassazione. Tutte cose che sono dita negli occhi degli azzurri, che vanno in senso inverso alle richieste del partito, che - se il pacchetto fosse definitivo - porterebbero a una "totale insoddisfazione". Da Arcore, dunque, filtra la "grande preoccupazione" dell’ex Cavaliere: "Se la riforma è questa, per noi è inaccettabile. Vedremo cosa arriverà davvero in Consiglio dei ministri, per ora si capisce poco e nella maggioranza la spaccatura è evidente, ma se la linea è questa le cose non vanno...", ha commentato con gli strettissimi collaboratori l’ex premier, al quale Ghedini ha assicurato che così si fa "un danno al Paese". Non che Berlusconi si aspettasse una riforma ad immagine e somiglianza di quella ambita da FI, chiaro. Anche nell’incontro di due giorni fa con Verdini e Letta si era ragionato sul fatto che "inevitabilmente" Renzi avrebbe dovuto piantare qualche paletto gradito al suo partito per poi far approvare da tutta la maggioranza, e con la deposizione delle armi dell’opposizione, una riforma annunciata da anni e ora a portata di mano. Ma la sfilza di possibili provvedimenti illustrati ieri da Orlando ha spaventato il leader azzurro. "Ma cosa vuole fare davvero Renzi? A che gioco sta giocando? Chi vuole compiacere, solo le toghe?", si è chiesto con grande agitazione. E per saperlo ha messo in moto Verdini, l’uomo di collegamento con Renzi, perché si chiarisca ogni punto, per ottenere rassicurazioni. A tarda sera ieri fervevano i contatti, e oggi si prevede una "giornata importante, decisiva". Tanto che Berlusconi accoglierà ad Arcore i suoi fedelissimi, a partire da Toti, per un’analisi approfondita della situazione. Verdini lo avrebbe rassicurato che da Renzi non arriveranno attacchi su un fronte così delicato, che non è in discussione l’intesa cordiale che di fatto è in corso da settimane, suggellata dal sì alla riforma del Senato e del Titolo V da parte di Forza Italia. Ma Berlusconi vuole vederci chiaro. Su un terreno così delicato, non accetta scherzi né accelerazioni non concordate. La sua posizione allo stato resta infatti ancora quella di una disponibilità di massima nei confronti del governo: sul terreno dell’economia, il più delicato, in attesa di capire cosa conterrà davvero lo sblocca Italia dove, ne è convinto, Renzi concentrerà "le poche risorse che ci sono a disposizione", l’idea è quella di non forzare la mano sulle critiche. Il problema di fondo è quello che spiega Toti, che ne ha parlato con l’ex Cavaliere: "Non vediamo quale sia l’idea di sviluppo e di Paese che il premier ha in testa, ci sembra che si vada avanti affastellando provvedimenti di qua e di là senza un progetto chiaro... Ma aspetteremo di capirne di più prima di giudicare, sappiamo che governare in questo momento è difficile". Insomma, per dirla brutalmente come fa un ex ministro "non sarebbe bello mettersi a gridare attorno a chi sta celebrando un funerale". Perché Berlusconi è convinto che la crisi sia talmente seria e pericolosa che non sarebbe logico né conveniente attaccare a testa bassa Renzi, ora. Ma la buona disposizione nei confronti del governo è subordinata a "quello che farà", avvertono i suoi. Se si vuole la deposizione delle armi, non si può cominciare a sparare. Tantomeno sulla giustizia: "Vogliamo capire bene cosa sta succedendo. Così non va", avverte cupo l’ex Cavaliere. Giustizia: Ucpi; con limitazioni ad appello e Cassazione un inaccettabile passo indietro Ansa, 28 agosto 2014 "I partiti politici, oltre ai temi politicamente sensibili della prescrizione e delle intercettazioni, dovrebbero prendere in considerazione anche la riforma delle impugnazioni che, così come è stata anticipata, costituirebbe un passo indietro inaccettabile e foriero di gravi limitazioni al diritto di difesa dei cittadini, quanto a limitazioni del ricorso per Cassazione e dell’appello". Lo sottolinea il presidente dell’Unione Camere Penali Valerio Spigarelli. "In particolare i partiti devono riflettere fuori e dentro il Consiglio dei Ministri, sul fatto che introdurre la limitazione del ricorso per Cassazione in caso di condanna nelle ipotesi di doppia conforme - aggiunge Spigarelli - significa introdurre un principio secondo il quale una circostanza affermata (o ritenuta) in due diverse occasioni deve essere per ciò stessa vera e corretta; il che significa ammantare di illogicità le regole del processo: se fosse vero quanto affermato e ribadito il sole girerebbe ancora intorno alla terra. Se la proposta della politica (o, senza ipocrisie, quella della magistratura prestata alla politica) è questa, allora bisogna concludere che il processo, in materia di impugnazioni, diventerebbe più arretrato, meno garantito e meno giusto, di quello decretato nel 1930 e sottoscritto dal duo Mussolini-Rocco". Giustizia: la bufala che la prescrizione dipende dagli avvocati… non si prescrive mai dall’Unione Camere Penali www.camerepenali.it, 28 agosto 2014 In attesa di avere maggiori dettagli su di un intervento in campo penale che, dagli annunci, tutto appare meno che una riforma complessiva della giustizia, e di fronte al rinnovato fiorire di interventi e dichiarazioni che parlano del problema della ragionevole durata dei processi e della prescrizione tirando la croce sugli avvocati ma prescindendo dai dati statistici e dalla vera, e nascosta, realtà dei fatti, è necessario specificare che: - quando una parte privata chiede un rinvio del processo penale la prescrizione si sospende, la stessa cosa accade anche in una altra corposa serie di casi, dal deposito delle sentenze alla celebrazione delle udienze dibattimentali per reati gravi: tutti quelli che parlano di "manovre dilatorie" messe in pratica dai difensori per lucrare la prescrizione dicono cosa non vera, a meno che non ritengano, come in effetti fanno pur senza dichiararlo, che una "manovra dilatoria" consista semplicemente nel proporre appello contro una sentenza ritenuta ingiusta; - secondo indagini statistiche indipendenti (Unione Camere Penali - Eurispes) mai confutati da alcuno, i motivi dei rinvii dei processi sono addebitabili, in oltre il 90 % dei casi a problemi dello Stato, e solo in percentuale minima a richieste della difesa; - secondo i dati di fonte ministeriale la stragrande maggioranza dei casi di prescrizione matura nel corso delle indagini preliminari, laddove chi "manovra" è solo il pm, il che dimostra che la prescrizione viene utilizzata in maniera patologica di fronte ad un uso altrettanto patologico del principio di obbligatorietà dell’azione penale, e che comunque la difesa non c’entra nulla; - dal 2006 ad oggi le dichiarazioni di prescrizione annuali sono diminuite del 50%; Questi sono i dati che dovrebbero conoscere i riformatori e coloro che intervengono su questa materia, il resto è propaganda. Ed allora, se la "riforma" si ridurrà ad un intervento sulla prescrizione senza: - intervenire sul principio di obbligatorietà dell’azione penale; - disporre un controllo sui tempi delle indagini e sui tempi di iscrizione dei nominativi delle persone indagate, oggi nelle mani del solo pm senza alcuna verifica giurisdizionale; - disporre anche una durata limite delle indagini e del processo con relativa estinzione della azione e del processo; - sarà una vera e propria truffa delle etichette cui l’avvocatura non potrà che opporsi. Se, poi, il tutto finisse per colpire anche il doppio grado di giudizio di merito, con una sostanziale ridimensionamento del diritto ad appellarsi contro le sentenze di primo grado, ciò realizzerebbe una controriforma inaccettabile, altro che riforma. Una riforma deve riguardare la conformazione del Csm, la separazione delle carriere, la diversa modulazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, l’introduzione della riserva di legge per gli interventi sulla legislazione penale, la effettiva tutela della libertà delle persone indagate di fronte all’ incostituzionale utilizzo della custodia cautelare cui si assiste da anni, il controllo sul rispetto dei tempi delle indagini e di deposito dei provvedimenti giudiziari, a partire da quelli dei tribunali del riesame regolarmente violati, altrimenti è acqua fresca, o peggio è l’ennesimo prezzo che si paga alla sottoposizione della classe politica a quei larghi settori della magistratura che pretendono di parlare del problema dei tempi del processo come se la cosa non dipendesse anche da loro responsabilità. Il Governo, per parte sua, dovrebbe rammentare che i lavori della Commissione Fiorella comprendevano anche ipotesi di prescrizione del processo e dell’azione, e spiegare perché ha accantonato quelli della Commissione Canzio, in ossequio al diktat delle procure che non vogliono controlli - ed anzi pretendono mano libera - sui tempi e le modalità di iscrizione degli indagati I penalisti hanno da tempo dato contributi seri, positivi e responsabili anche sul tema dei tempi dei processi, ma di fronte alla falsità di alcuni argomenti ed alla demagogia di alcune prese di posizione al riguardo, sono pronti a far comprendere a tutti coloro che speculano su questa questione che non si fanno riforme, e men che mai controriforme, senza ascoltare le ragioni della verità e fare i conti con la realtà. Una realtà che non può comprendere il puro e semplice imbarbarimento del sistema, come quello che si avrebbe estendendo la figura dell’agente provocatore oltre gli attuali, già ampi e persino intollerabili, spazi che gli sono permessi, oppure edulcorando ancor di più i limiti per l’impiego delle intercettazioni, anche quelli già ben al di là del rispetto dell’articolo 15 della costituzione. La riforma della Giustizia deve essere vera, cioè portare ad un rafforzamento del sistema in maniera equilibrata, altrimenti è solo propaganda, e l’argomento che la preclude ai temi "divisivi", è quello dei gattopardi che non vogliono cambiare nulla facendo finta di cambiare tutto. Soprattutto non vogliono cambiare una distorta visione delle cose che vede la politica sotto schiaffo rispetto all’Ordine giudiziario. Se la "riforma" si ridurrà al suo contrario la risposta dei penalisti sarà rigorosa e determinata. Giustizia: il decreto svuota-carceri preoccupa i Funzionari della Polizia di Stato di Raffaele Angiolillo www.blastingnews.com, 28 agosto 2014 Secondo i Funzionari di polizia il decreto svuota-carceri ha indebolito la lotta alla micro-criminalità. Calamitati dal bonus degli 80 euro, dalla riforma della Giustizia, dalla pubblica amministrazione, dalle nuove linee guida per la scuola pubblica e da qualche altro stratagemma, più o meno, di consenso elettorale, il decreto conosciuto come svuota-carceri è andato a finire nello scaffale del dimenticatoio, lasciando una profonda incertezza sulla sua corretta applicazione. E se nella scaletta delle priorità il Governo Renzi sceglie di buttarsi a capofitto sulla contabilità della spesa pubblica, sulla ricerca delle risorse per rilanciare l’economia, per esempio, non è detto che la micro-criminalità debba andare liberamente a passeggio per le strade cittadine, i viali, i parchi. Ed è questa la preoccupazione che mettono in primo piano la maggior parte dei Funzionari di polizia che hanno già fatto sapere che il decreto potrebbe trasformarsi in una norma salva-spacciatori e, forse, in un’amnistia". Secondo gli ultimi dati che sono stati diffusi sembrerebbero che gli arresti per spaccio di droga siano stati dimezzati rispetto agli anni precedenti ed alla legge Fini-Giovanardi. Un allarme che la polizia raccoglie senza creare il partito dei "giustizialisti" e dei "garantisti". Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, non s’è ancora scomodato nel dare una risposta ai Funzionari di polizia che non vedono di buon grado la riforma. Mentre il responsabile della sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, ha dichiarato che "La denuncia dei Funzionari è molto utile, penso ci sia stata una non sufficiente interpretazione di quel che ha stabilito il Parlamento. Per questo alla riapertura della Camera proporrò che la Prima Commissione, insieme a quella della Giustizia, organizzi un’audizione dei Funzionari di polizia per discutere con loro gli effetti della legge." Intanto, comunque, dato che la nuova legge vieta l’arresto del "piccolo spaccio", i pusher potrebbero già circolare tranquillamente per spacciare la droga senza essere perseguiti. Il decreto ha avuto il battesimo, agli inizi di questo mese di agosto, a Palazzo Madama, con 162 sì, 39 no ed un astenuto, in via definitiva sul testo che era passato alla Camera nei mesi scorsi sotto un unico "pacchetto normativo", che doveva dare una risposta alla Corte europea dei diritti dell’uomo in seguito alla sentenza "Torreggiani". Con l’approvazione di questo provvedimento, d’altra parte, l’Italia dovrebbe essersi messa in regola con la situazione delle carceri. E nello specifico per quanto riguarda il sovraffollamento con l’accollo d’un onere finanziario in alcune situazioni ed in altri casi con l’applicazione dello sconto dei giorni di pena. Per il primo caso è stata prevista una spesa di circa 20,3 milioni di euro che dovranno servire per "risarcire" tutti quei detenuti che sono stati in carcere in condizioni "inumane", secondo la convenzione sui diritti dell’uomo. Il risarcimento è stato fissato a 8 euro al giorno per ogni giornata passata in cella in condizioni "disumane". Per gli altri casi, invece, e cioè quando il detenuto si trova ancora in carcere, è prevista la possibilità di scontare un giorno su ogni dieci passati nella cella sovraffollata senza ricevere un compenso finanziario. Va ricordato che lo stesso decreto ha introdotto: a) Gli arresti domiciliari se il giudice prevede una condanna non superiore a tre anni, escludendo -però- la condanna per mafia, terrorismo, rapina, estorsione, furto in abitazione, stalking e maltrattamenti in famiglia. Ed in caso di trasgressione si ritorna in carcere; b) Se il condannato non viene ritenuto socialmente pericoloso e non ha ancora compiuto 25 anni (prima era 21 anni) si possono applicare le leggi di favore del diritto minorile; c) Il detenuto che finisce ai domiciliari -a parte situazioni singolari- non ha più l’accompagnamento delle forze dell’ordine; d) Viene aumentato il numero dei magistrati di sorveglianza. Là dove l’organico è scoperto al di sopra del 20%; e) Si prevede l’assunzione di 204 agenti di polizia penitenziaria per aumentare il relativo organico di servizio. Pertanto, avanti tutta con il decreto sblocca Italia per fare ripartire i cantieri, ma senza mettere in secondo piano la sicurezza dei cittadini. Giustizia: Capece (Sappe); no a proroga blocco stipendi, basta tagli lineari La Presse, 28 agosto 2014 "Oggi protestiamo collettivamente, come comparto sicurezza, per dire basta con i tagli lineari del governo che non vanno a toccare i veri sprechi nel settore. Basta con il blocco degli stipendi che perdura ormai dal 2009, una cosa vergognosa perché blocca gli aumenti legati all’anzianità, mentre nel frattempo nel nostro comparto siamo in 8.000 sotto organico alle prese con carceri comunque ancora sovraffollate, nonostante quello che sostiene il governo". Così il segretario generale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) Donato Capece, spiega le ragioni del sit in in corso a Piazza del Popolo a Roma convocato dai sindacati Sappe, Sap, Sapaf e Conapo per protestare contro l’ipotesi di proroga del blocco degli scatti di stipendio legati all’avanzamento di carriera nell’ambito della spending review. Giustizia: un libro e non di più… i piccoli assurdi quotidiani della vita del detenuto di Giorgia Gay Redattore Sociale, 28 agosto 2014 Dal carcere di Parma una vicenda che si aggiunge alle tante anomalie del sistema penitenziario italiano. Che differenza c’è tra un pomodoro e una pesca? E tra un taglia capelli e un regola barba? Una rassegna delle assurdità raccolta da Ristretti Orizzonti. Comprare un libro va bene, ma acquistarne più copie no, non è proprio previsto. E quindi? Bisogna chiedere il permesso e confidare nella comprensione della direzione. È una delle anomalie del sistema penitenziario italiano, denunciata da alcuni detenuti del carcere di Parma e resa nota in questi giorni da Carmelo Musumeci, ergastolano al Due Palazzi di Padova. È lui l’autore del libro incriminato, "L’Assassino dei sogni. Lettere fra un filosofo e un ergastolano", che raccoglie lo scambio epistolare con il docente di filosofia della morale Giuseppe Ferraro. "Alcuni uomini ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani sparsi nei carceri d’Italia) mi avevano avvertito che ne avrebbero comprate diverse copie per donarle e sensibilizzare gli operatori penitenziari, le associazioni di volontariato e la società civile", scrive Musumeci. A Parma però non è andata proprio così: la richiesta di acquisto multiplo è stata respinta e ai detenuti è stato spiegato che bisognava "presentare una richiesta scritta con delle motivazioni". La vicenda non si è ancora conclusa, ma per i contorni che ha assunto rientra perfettamente nella gamma dei "Piccoli assurdi di ordinaria amministrazione" che caratterizzano il sistema italiano, raccolti da Ristretti orizzonti, il sito dello stesso carcere padovano. Potrebbero sembrare delle barzellette, solo che al classico "ci sono un italiano, un inglese, un tedesco" si sostituisce "ci sono un detenuto e un agente in una cella". Le risate sarebbero assicurate, se le vicende raccontate non fossero tutte così banalmente vere. "Dentro una istituzione totale come il carcere il rischio più pesante è che si diventi tutti un pò più stupidi - commenta la redazione di Ristretti: i detenuti, ridotti spesso a bambini indifesi, con quelle domandine cui sono affidate tutte le loro richieste e, spesso, le risposte negative dell’istituzione; ma anche gli operatori, gli agenti, che in nome della sicurezza devono diventare rigidi e intransigenti fino a sfiorare l’assurdo". Altri esempi di "piccoli assurdi" non mancano. Un detenuto esce dalla doccia con un secchio di acqua calda per lavare il pavimento della cella, ma l’agente lo intercetta dicendo che non si può fare. "Va bene, ora lo so, ma visto che l’ho presa la posso usare per questa volta?". Risposta: "Io gliela farei portare, ma poi anche gli altri la vorrebbero. Torni in doccia e la rovesci". Oppure: passa il carrello con il pranzo e per secondo c’è tonno in scatola, già aperto. Un detenuto chiede che gli venga consegnata la scatola chiusa, per poterla conservare. Risposta: no, perché il coperchio potrebbe essere usato per tagliarsi. Avrebbe senso, se solo il tonno in scatola, chiuso, non fosse tra i prodotti che i detenuti possono acquistare alla spesa. Cosa cambia? "Se ti tagli con il coperchio del tonno comperato alla spesa è un’altra storia". Ah ecco… Ancora: frutta e verdura non possono essere portate dai parenti ai colloqui, tranne i pomodori. Una donna non lo sa e porta con sé una pesca che le viene sequestrata perché, chi lo sa, potrebbe essere piena di veleno per il marito. "Scusi, ma allora potrei avvelenarlo anche con i pomodori…" giustamente. Risposta dell’agente: "In quel caso io sarei a posto, perché i pomodori sono consentiti". E infine, il taglia-capelli: non può essere comprato alla spesa, mentre il regola-barba sì. Come fare? Si può acquistare un regola-barba e poi usarlo per tagliarsi i capelli? "Certo, l’apparecchio è sempre lo stesso". Ma allora, perché non posso comprare il taglia-capelli? "Perché il regola-barba è consentito e il taglia-capelli no". Ovvio. Giustizia: strage di Erba, finito l’isolamento in carcere per i coniugi Romano Ansa, 28 agosto 2014 Non sono più in isolamento Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi accusati della strage di Erba (Como) dell’undici dicembre 2006 nella quale furono uccise quattro persone, tra le quali un bimbo di due anni. Una quinta, Mario Frigerio, divenuto il superteste dell’accusa, riuscì a sopravvivere nonostante una profonda ferita d’arma da taglio al collo. I coniugi Romano hanno infatti finito di scontare i tre anni di isolamento diurno che erano stati inflitti loro dalla Corte d’assise di Como, unitamente all’ergastolo. La sentenza era poi stata confermata in appello e dalla Cassazione. Olindo e Rosa, uno detenuto a Opera, l’altra a Bollate, continuano a vedersi tre volte al mese per sei ore complessive. I loro legali, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, stanno lavorando alla richiesta di revisione del processo. Anche sulla scorta di dichiarazioni fatte negli scorsi mesi da Azouz Marzouk, tunisino, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, due delle vittime della strage, che aveva espresso dei dubbi sulla colpevolezza dei coniugi Romano Erba: strage dicembre 2006, 4 morti per lite condominio La vicenda che ha visto condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi, la cosiddetta "strage di Erba" risale al dicembre del 2006. Un eccidio, quattro i morti e un ferito grave, che ha visto protagonisti marito e moglie, originato da banali liti di condominio. Queste le tappe principali di questa storia: - 11 dic. 2006 - alle 20:30 i vigili del fuoco rispondono a una chiamata proveniente da una vecchia corte ristrutturata in via Diaz, 25, a Erba. In uno degli appartamenti è divampato un incendio. Nell’inferno delle fiamme i pompieri trovano quattro cadaveri: Raffaella Castagna, 30 anni, il figlio Youssef, 2, la madre Paola Galli, 60, e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, 63 anni, è in fin di vita e viene portato d’urgenza in ospedale. I primi sospetti si indirizzano verso Azouz Marzouk, il marito tunisino della Castagna, assente al momento del ritrovamento dei corpi. Marzouk - con precedenti penali per spaccio di droga - si trova, però, in Tunisia. Rientrato in Italia, viene ascoltato dai carabinieri che, dopo aver verificato i suoi movimenti, sospettano che all’origine del massacro vi sia un regolamento di conti contro di lui. Determinante per imprimere una svolta alle indagini è la testimonianza di Frigerio che, appena le sue condizioni migliorano, punta il dito contro i vicini di casa, i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il pool di magistrati, composto dal procuratore capo di Como, Alessandro Lodolini, e dai sostituti Mariano Fadda, Massimo Astori, Simone Pizzotti e Antonio Nalesso, scopre i dissapori tra le famiglie, raccoglie le testimonianze di Frigerio e formula l’accusa. Nella vecchia cascina "Ca del Giazz" (Casa del ghiaccio) di via Diaz arriva una pattuglia dei carabinieri, i coniugi Romano vengono accompagnati in caserma e per loro si aprono le porte del carcere. A inchiodarli le tracce del Dna di Cherubini ritrovate nella loro auto dai Ris di Parma. - 10 gen. - Olindo e Rosa ammettono le loro responsabilità. "I vicini hanno confessato", sostengono gli inquirenti. - 10 ott. - All’udienza preliminare nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Como, Olindo Romano ritratta: "Sono innocente" dice. Messaggio di Rosa che non è in aula: "Quello che ho detto non è vero". Rosa e Olindo sono rinviati a giudizio. Le accuse sono: triplice omicidio premeditato, omicidio e tentato omicidio pluriaggravato, tentata distruzione di cadavere, incendio doloso e porto abusivo di arma impropria. - 29 gen. 2008 - È il giorno della prima udienza davanti alla Corte d’assise di Como. La difesa chiede la nullità delle confessioni, ma i giudici la respingono. Per il pm Massimo Astori non c’è alcun dubbio: "Sulle vittime c’è la firma degli imputati". - 17 nov. - Dopo la bocciatura della richiesta della difesa di remissione del processo e ricusazione dei giudici, le udienze riprendono con la requisitoria del pm Massimo Astori. In sette ore l’accusa percorre un "viaggio nell’orrore" e chiede l’ergastolo con isolamento diurno per tre anni per i coniugi Romano. - 24 nov. - La difesa chiede l’assoluzione e in subordine la perizia psichiatrica per i coniugi Romano. - 26 novembre - La corte d’assise di Como accoglie la richiesta del pm e condanna i coniugi Romano all’ ergastolo con isolamento diurno per tre anni. - 17 marzo 2010 - Prende il via il processo d’appello presso la seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano. - 20 aprile 2010 - La corte d’appello di Milano conferma la condanna all’ergastolo per i due coniugi - 3 maggio 2011. Anche la Cassazione conferma l’ergastolo. Giustizia: caso Yara, sarà un processo di colpi bassi e veleni di Luciano Tancredi Il Tirreno, 28 agosto 2014 Quella parola chiave "tredicenni" digitata sui computer di casa Bossetti, alla ricerca di immagini pedoporno, potrebbe nel processo rivelarsi più utile all’accusa perfino del test del dna che ha permesso di identificare e portato in carcere il muratore di Mapello, rilevando la quasi totale corrispondenza tra il suo profilo genetico e quello di "ignoto uno" trovato sugli indumenti intimi dell’adolescente Yara Gambirasio. La strategia della Procura di Bergamo è cambiata: non più scienza, ma suggestione. Per smontare l’immagine di uomo tutto casa e cantiere che Massimo Giuseppe Bossetti e la moglie Marita, tra una deposizione e un’intervista, tentano di accreditare. Anche le relazioni extraconiugali della donna, da lei negate ma confermate dai suoi amanti agli investigatori, pur apparendo non pertinenti con l’indagine - al pari del vezzo del muratore di abbronzarsi artificialmente - sono invece tese a dipingerlo, davanti all’Italia e alla futura giuria, come un inaffidabile edonista a capo di una famiglia tutt’altro che felice. Un sistema in voga, utilizzato anche per distruggere l’immagine di militare tutto d’un pezzo forgiato da missioni in zone di guerra al servizio del Paese del caporalmaggiore Salvatore Parolisi, o di mite e laboriosa ragazzina dal viso angelico di Amanda Knox, o di studente modello di Alberto Stasi. La squadra agli ordini del pm Letizia Ruggeri cerca di riempire di indizi e - appunto - suggestioni, l’un per cento scarso di compatibilità tra Ignoto uno e Bossetti che la scienza non riesce a colmare. Con una domanda sullo sfondo: si potrà condannare solo in base al risultato del test del dna, anche in presenza di una corrispondenza del 99 per cento? Basterà una pur altissima percentuale per emettere una sentenza che vada oltre ogni ragionevole dubbio? La risposta è no. L’esperienza di tanti processi che tuttora dividono il Paese insegna. Il delitto di Garlasco ne è l’esempio più lampante. Ma anche in altri celebri casi, come quello di Meredith Kercher (il dna sul gancetto del reggiseno), o di Melania Rea (la saliva nella bocca della vittima, prova del "bacio della morte" di Parolisi) sulla fondatezza test del Dna si sono giocate partite importanti tra accusa e difesa, che hanno lasciato un retrogusto di dubbio. I nodi da sciogliere in aula saranno non solo la compatibilità totale tra i due profili genetici, ma anche la quantità effettiva e l’affidabilità del dna rilevato sul cadavere della vittima. L’accusa dovrà dimostrare che si tratta di un campione non contaminato, conservato perfettamente e di quantità sufficiente per assicurare un risultato sicuro. Per smontare questa tesi la difesa giocherà le sue carte: casi di incriminazione di persone sbagliate a causa della contaminazione dei campioni del Dna si sono già verificati. E molti genetisti sono concordi nel dire che in quell’un per cento scarso di margine di errore si celano infinite combinazioni opposte. Un colpo di fortuna come nel cold case del delitto dell’Olgiata, ovvero la confessione del domestico filippino Winston, accusato dell’omicidio della contessa vent’anni dopo proprio dal test del Dna, a questo punto sembra insperato. E un processo carico di colpi bassi e polemiche si profila all’orizzonte. Una manna per i mass media, meno per la nostra giustizia, che sempre di più, invece di partire dall’indagine tradizionale per poi cercare conferme dalla scienza, imbocca il percorso inverso. Il caso di Yara, con i suoi 18mila dna raccolti per arrivare a "ignoto uno" è l’emblema di questa anomalia. Brescia: svuota-carceri; boom di richieste di sconto della pena, magistrati in difficoltà Corriere della Sera, 28 agosto 2014 Chi ha scontato la propria pena può chiedere un rimborso in denaro. Carenze croniche di organico dell’ufficio, magistrati in difficoltà. È boom di richieste di sconto da parte dei detenuti del carcere di Canton Mombello, Verziano e del Gleno di Bergamo. Sono sempre più numerosi i detenuti che, consapevoli di aver scontato una pena in condizioni disumane, chiede di essere risarcito. Lo scorso 15 luglio al tribunale di Sorveglianza di Brescia erano arrivate 29 richieste fondate sul decreto del 28 giugno (ormai legge dai primi giorni di agosto) per l’adempimento alle direttive dettate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nei confronti dello Stato italiano nella sentenza "Torreggiani" del gennaio 2013, con cui la corte aveva imposto l’adozione di mirate misure riparatorie in favore dei detenuti che hanno scontato - o stanno scontando - la pena in condizioni di sovraffollamento. In un mese abbondante le richieste dei detenuti si sono moltiplicate a dismisura: a ieri erano 270 le domande di sconto arrivate al tribunale di Sorveglianza. Per tutte e 270 domande è stata iscritta l’istruttoria di base. Nei primi giorni di settembre è già stato fissato un incontro del presidente del tribunale, Monica Lazzaroni, con i magistrati del tribunale, per capire come sia meglio operare. Già a luglio la presidente Lazzaroni aveva espresso forti perplessità sulla possibilità del suo ufficio a fare fronte alla mole d domande che sarebbero piovute sul tavolo suo e dei suoi magistrati. Anche perché l’istruttoria è complessa, i tempi sono piuttosto lunghi e l’ufficio soffre una scopertura del 33 per cento sulla pianta organica che, come per tutti gli uffici giudiziari del distretto bresciano, è già stabilita al ribasso. L’incontro fissato per i primi giorni di settembre (quando si concluderà il periodo feriale degli uffici della giustizia) potrebbe essere importante per capire come affrontare le domande che continueranno ad arrivare. Appare ormai evidente che tutti i detenuti aventi diritto chiederanno allo Stato uno sconto sulla pena: chi ha subito un trattamento non conforme a quanto disposto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ha diritto a ottenere la riduzione di un giorno di pena per ogni dieci giorni durante il periodo in cui è avvenuta la violazione del diritto. Chi invece non è più detenuto può chiedere un risarcimento di 8 euro per ogni giornata trascorsa dietro le sbarre in condizioni che violano l’articolo 3. Le richieste arrivate finora sono destinate ad aumentare ancora, anche perché il provvedimento è retroattivo: può chiedere un rimedio risarcitorio anche chi è stato detenuto vent’anni fa. Reggio Calabria: Vito Crimi (Pd); per ridurre tempi della giustizia occorre depenalizzare www.zoomsud.it, 28 agosto 2014 È indubbio che il tema della riforma della giustizia sia quanto mai attuale e c’è il convincimento, nel nostro partito, che si debba procedere, inderogabilmente, sulla strada delle riforme, considerati i problemi gravissimi in cui versa la giustizia del nostro Paese, tanto più nel meridione e nella nostra Calabria. La giustizia penale, sui nostri territori, è caratterizzata dalla presenza di apparati criminali della ndrangheta, nonostante la consistente opera repressiva della Dia, che hanno legami, la cosiddetta ‘zona grigià, con ceti produttivi e apparati professionali, con il sostanziale monopolio del traffico di stupefacenti. Tali organizzazioni hanno determinato l’intensificarsi di atti intimidatori nei confronti di attività economiche di rilevante importanza. Sono in aumento i delitti contro la Pubblica amministrazione, gli omicidi volontari, i delitti contro la libertà sessuale, i delitti contro il patrimonio e di usura, la tratta di esseri umani, i delitti in materia di inquinamento. Per quanto concerne il contenzioso civilistico, presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, nel calendario dei giudici non ci sono buchi fino a gennaio del 2017, e le agende dei legali diventano per necessità decennali. Le pratiche prendono polvere negli archivi e la giustizia diventa una chimera. Pertanto, ritengo che, in merito al carico giudiziario, in primis sul piano penale, servano interventi finalizzati a ridurre il numero e la durata dei processi senza comprimere le garanzie della difesa e, tanto meno, diminuire la sicurezza dei cittadini. Penso soprattutto alla riduzione dell’area penale, la cosiddetta depenalizzazione, a un nuovo e più efficace sistema delle pene, alla revisione della disciplina della prescrizione, delle nullità e delle notificazioni e ad una ristrutturazione del sistema delle impugnazioni, nonché attraverso l’introduzione della particolare tenuità del fatto come causa di non punibilità. Sul carico del giudizio civile, che è quello che pesa di più sulla nostra economia, occorre la semplificazione del processo civile, con una revisione organica delle impugnazioni e attraverso il completamento del processo civile telematico. Una forte deflazione del contenzioso civile potrebbe essere attuata anche attraverso l`istituzione delle camere arbitrali dell`avvocatura presso gli ordini forensi. Vengo al tema del carcere, che è il tema anche più sentito, tenuto conto della condizione inumana in cui vivono i detenuti in alcune carceri del nostro Paese. La situazione di sovraffollamento carcerario ha raggiunto, peraltro, in Calabria una condizione "allarmante", con una "grave situazione igienico-ambientale". A Locri ci sono 148 detenuti per 83 posti, 96 imputati e 52 condannati. A Palmi i detenuti presenti sono 254, per una capienza di 140 posti, 208 sono gli imputati e 46 i condannati A Reggio Calabria ci sono 276 detenuti per 149 poti, 212 sono gli imputati e 64 i condannati. Si può affermare che interventi legislativi quali quelli della ‘ex Ciriellì e della la ‘Fini-Giovanardì, purtroppo, hanno avuto quale effetto quello di riempire le nostre carceri. In quest’ottica, il Partito Democratico, principale forza di governo, sta elaborando il nuovo decreto giustizia, che affronterà tematiche quali quelle della probation, della riforma della custodia cautelare, dell’attenuazione degli aspetti della recidiva, dell’introduzione di pene detentive non carcerarie, della depenalizzazione di alcuni reati di minore allarme sociale e della modifica della cosiddetta legge Fini Giovanardi. Ritengo, pertanto, che sia proprio la via delle riforme, non quella dei provvedimenti di clemenza, la strada obbligata da seguire per una soluzione definitiva alla delicata problematica. Non può, infine, non essere sottolineato l’importante impegno preso da Palazzo Chigi per il completamento del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria: proprio il tavolo tecnico governativo del 22 agosto scorso, nell’evidenziare come l’opera sia ritenuta di importanza strategica per la città e la Regione, ha chiarito come l’obiettivo sia quello di procedere con il completamento di tutta la struttura, con inizio in tempi rapidi. Sarebbe un ulteriore, importante, successo, dopo quello del mantenimento della Sezione staccata del Tar nella città di Reggio Calabria. Vito Crimi, Responsabile Giustizia Federazione provinciale del Partito Democratico di Reggio Calabria Savona: un polo interforze nella Scuola di Polizia Penitenziaria di Cairo Montenotte? La Stampa, 28 agosto 2014 Un polo interforze all’interno della Scuola di Polizia Penitenziaria di Cairo? Una proposta che era già circolata dieci anni fa, per poi cadere nel nulla. Del resto, lo stesso Michele Lorenzo, segretario regionale del Sappe, il maggiore sindacato di categoria, sottolinea: "Il Ministero deve chiarire se si intende investire perché questa Scuola continui la sua preziosa funzione o, in caso contrario, se occorrerà aprirsi a sinergie e a nuovi utilizzi". E probabilmente questo sarà uno dei temi che toccherà il ministro Orlando atteso il 15 settembre a Cairo per i 60 anni della Scuola. Del tema si sta interessando anche il consigliere regionale Maurizio Torterolo: "Credo sia giusto affrontare la questione, partendo da un confronto innanzitutto con il Sappe e con il Comune di Cairo. L’esistenza della Scuola non è in discussione, ma parto da due presupposti: uno è la necessità di una nuova caserma per il Comando Compagnia Carabinieri, anche questo obiettivo che si insegue da tempo; l’altro è la razionalizzazione delle strutture che, pare, voglia operare il Ministero di Giustizia". E una disponibilità in tal senso arriva anche dal Sappe. Spiega Lorenzo: "Io stesso, intorno al 2005, avevo sostenuto la possibilità di insediare all’interno della struttura un Centro Interforze. Ma il vero punto è capire cosa intenda fare il Ministero di questa Scuola. Se, cioè, voglia ancora investire perché prosegua nella formazione. In caso contrario, piuttosto che vedere una struttura di queste potenzialità sottoutilizzata, sarebbe opportuno verificare sinergie con altri corpi ed enti. Da parte nostra non c’è preclusione, tant’è che avevamo proposto anche di utilizzare la struttura come sede provvisoria del Tribunale di Savona", ma "la priorità, però, non è la Scuola, il vero problema da affrontare è il Sant’Agostino". La Scuola, che dipende dal Ministero della Giustizia, era nata nel 1921 come riformatorio; dal 1954 sono più di 30.000 gli operatori penitenziari che qui si sono formati o hanno frequentato corsi di aggiornamento. Si sviluppa in un’area di circa 86.000 mq; oltre ai locali destinati all’accoglienza del personale e alla ricreazione, ci sono aule, biblioteca, due palestre, un poligono di tiro, due campi da pallavolo e tennis, un campo sportivo in terra battuta e uno in erba, teatro e aula magna. Bergamo: Massimo Bossetti in carcere; parla il cappellano, don Fausto Resmini Famiglia Cristiana, 28 agosto 2014 "Quell’uomo mi chiede conto di Dio, e io non posso negarglielo". Don Fausto Resmini, cappellano del carcere di Bergamo, è l’unica persona a poter incontrare ogni giorno Massimo Bossetti, in cella di isolamento da oltre due mesi perché sospettato di aver ucciso Yara Gambirasio. Massimo Bossetti non può parlare ma, in esclusiva sul prossimo numero di Credere, in edicola e in parrocchia da giovedì 25 agosto, don Fausto rivela per la prima volta come il muratore di Mapello, sospettato dell'assassinio di Yara Gambirasio, trascorre le sue giornate e dichiara: "Chiede che si interceda per sé e i familiari, i suoi figli e - com’è tradizione - le persone cui non pensa nessuno. Poiché si dichiara innocente, prega anche per la soluzione positiva del caso che lo vede coinvolto". Nell’intervista, don Fausto spiega che cosa vuol dire stare accanto, ogni giorno, a persone che hanno commesso delitti efferati, come si può accompagnarli spiritualmente e ci parla di misericordia, giustizia, pentimento e reinserimento nella società. "Che sia innocente o colpevole, a me è affidato un uomo. E in nome del Vangelo io mi incontro con un uomo. Indipendentemente da come è dipinto dalla stampa, da come è visto dal magistrato, da come è trattato dall’amministrazione carceraria, da come finirà quest’indagine. E in quest’uomo, ora il più indesiderato e scomodo, io devo dare ascolto alla sua richiesta d’aiuto, camminare insieme a lui, anche sfidando il pregiudizio". Il cappellano è da 27 anni nel carcere di via Gleno e di detenuti ne ha conosciuti tanti. "Sono cappellano a Bergamo dal 1992 e sono stato assistente volontario del precedente cappellano per 5 anni. Ho conosciuto molti condannati per crimini gravi. Quando sono entrato in via Gleno, era la stagione del terrorismo: Prima linea e Brigate rosse. Molti condannati erano in cella da tempo e chiedevano ragione del proprio cambiamento, della loro permanenza e del loro futuro. Lo chiedevano allo Stato, lo chiedevano alla Chiesa. Il cardinale Martini si è fatto loro primo interprete. In quegli anni fu approvata la legge Gozzini (una legge del 1986 che affermava la prevalenza della funzione rieducativa della pena, ndr), che ha permesso di poter guardare oltre le sbarre. Con la Gozzini è entrata in carcere la speranza, fino ad allora valore impensabile. Ridava all’uomo la possibilità di guardare oltre: stabiliva che chi si fosse dissociato o pentito avrebbe potuto usufruire di misure alternative al carcere. In quel momento, ho sperimentato il possibile atto di riconciliazione con la società. Che il carcere non debba togliere la speranza non lo diciamo noi preti, ma la Costituzione". Negli ultimi decenni, il carcere è però cambiato molto. Dice ancora don Fausto: "Oggi la maggioranza non professa la fede cristiana. È per questo che il prete diventa uomo tra gli uomini non sul piano della stessa fede, ma del riconoscimento che la via della riconciliazione passa attraverso l’uomo". E su Bossetti rivela: "Preghiamo con la preghiera del rosario e con le formule che i genitori gli hanno insegnato, che uniscono l’aspetto del suo rapporto con Dio al senso di amore per la famiglia. È Bossetti che mi chiede la preghiera e la lettura del Vangelo. La sente come sollievo, aiuto e stimolo. In questi giorni, inoltre, sta meditando un libretto che gli ho dato di monsignor Bruno Forte: Pater, Ave, Gloria, un commento spirituale delle Edizioni San Paolo". Spiega il direttore di Credere, don Antonio Rizzolo: "Lo dico chiaramente: noi di Credere non intendiamo entrare a gamba tesa in una difficile indagine in corso. Non siamo innocentisti o colpevolisti. È fondamentale rispettare il lavoro degli inquirenti e della magistratura. Nell’intervista a don Fausto c’è qualcosa di diverso, il racconto del mistero di un’anima e la riflessione sull’anima di ciascuno di noi, che aspira al bene, al bello, al cielo e spesso si trova avvolta dal male, sporcata e ferita". Nell’articolo, anche un commento del parroco della famiglia Gambirasio, don Corinno Scotti. Spoleto (Pg): Rassegna Parco del Mondo, appuntamento con la storia di Armida Miserere di Carlo Vantaggioli www.tuttoggi.info, 28 agosto 2014 Film e incontro-dibattito con Ernesto Padovani e Daniela Teresi sulla prima donna direttrice di carcere. Un appuntamento con il cinema, ma anche con la storia di una donna che ha lasciato il segno come Armida Miserere quello che contraddistingue la serata di di oggi (giovedì 28 agosto) al Parco del mondo. A partire dalle 21,15, infatti, sarà proiettato il film di Marco Simon Puccioni "Come il vento" sulla vita di una delle prime donne direttrici di carcere: Armida Miserere. Laureata in criminologia, figlia di militare, abituata a dare valore alla disciplina, consapevole della difficoltà e della solitudine che comportava un lavoro "in prima linea", iniziò la sua carriera a 28 anni nel carcere di Parma, e per vent’anni (gli anni difficili della mafia, del terrorismo, della P2), ricoprì l’incarico di direttore in vari carceri d’Italia: Voghera, luogo di detenzione delle terroriste "irriducibili", Pianosa in mezzo a boss mafiosi, l’Ucciardone a Palermo, poi Torino, Ascoli Piceno, Spoleto, Lodi, San Vittore a Milano, e infine Sulmona. Era una donna impegnata con serietà nel suo lavoro, tanto da essere spesso chiamata a risolvere situazioni in carceri difficili e per la sua concezione intransigente del carcere si era fatta una fama da dura, tanto da essere soprannominata "la femmina bestia" o "il colonnello". Il 19 aprile 2003 Armida Miserere, donna dura e discussa, che incuteva timore ma anche rispetto, amica di magistrati come Giancarlo Caselli e Alfonso Sabella, si uccise con un colpo di pistola alla testa nella sua abitazione annessa al carcere di Sulmona. Accanto a lei solo il suo cane e sul letto la foto del suo compagno Umberto Mormile, educatore carcerario, ucciso in un agguato di camorra nel 1990 a Milano. Questo lutto l’aveva segnata per sempre, anche perché associato alla rabbia e all’angoscia di non aver potuto per tanti anni avere giustizia, pur avendo fin dall’inizio comunicato i suoi sospetti poi rivelatisi veritieri. I responsabili della morte di Umberto Mormile furono individuati solo 11 anni dopo, nel 2001, e il rinvio a giudizio alla Prima Corte d’Assise era stato fissato per il maggio 2003. Ma Armida si era già uccisa. Prima del film, si parlerà della personalità forte di Armida Miserere e della sua vita con il dott. Ernesto Padovani, ex direttore del carcere di Spoleto, che conobbe Armida durante la sua permanenza al carcere di Maiano (Spoleto) e con Daniela Teresi, psicologa penitenziaria e criminologa, che al suo primo incarico incontrò come direttrice proprio Armida Miserere e per questo motivo a lei molto vicina. L’ingresso all’evento è libero. Venezia: alla 71° Mostra del Cinema sedie vuote in giuria, omaggio a registi in carcere Adnkronos, 28 agosto 2014 Ci saranno due sedie lasciate simbolicamente vuote tra quelle della Giuria internazionale di Venezia 71, e saranno per la regista e attrice iraniana Mahnaz Mohammadi e per il regista ucraino Oleg Sentsov, entrambi attualmente in prigione, la prima in Iran, il secondo in Russia. Le sedie di questi due giurati saranno lasciate vuote durante i lavori della Giuria per l’intera durata della Mostra, a simboleggiare la loro assenza e la solidarietà che la Mostra vuole loro dimostrare. La regista iraniana Mahnaz Mohammadi, che da anni lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne nel suo paese, è stata arrestata dalle autorità locali il 7 giugno 2014 per la quarta volta dal 2007. La regista è stata condannata a cinque anni di prigione con l’accusa di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale e per propaganda contro il governo iraniano. La Film Directors Guilde francese (Srf) ha promosso una petizione firmata da centinaia di registi da tutto il mondo, inclusi Asghar Farhadi, Xavier Dolan, William Friedkin, Céline Sciamma, oltre a molti festival e associazioni di cinema, richiamando così l’attenzione sulla situazione della giovane artista - che respinge ogni accusa - simile a quella del regista connazionale Jafar Panahi, Leone d’oro a Venezia nel 2000. Il regista ucraino Oleg Sentsov è stato invece arrestato lo scorso 11 maggio dai servizi di sicurezza russi, accusato di aver compiuto atti terroristici, dai quali si dichiara completamente estraneo. Il regista è stato portato a Mosca, dove è detenuto in attesa del processo. Nonostante un appello promosso dalla European Film Academy firmato da 20 registi tra cui Pedro Almodovar, Ken Loach, Mike Leigh e Roberto Benigni, gli è stato negato il rilascio su cauzione e rimarrà in prigione fino a ottobre, quando si terrà il processo. Rischia venti anni di detenzione. Il regista si era apertamente opposto all’annessione della Crimea da parte della Russia. Per la Mohammadi, ha ricordato ancora Barbera "c’è il rischio che possa aumentare di due anni la pena, quindi a sette anni, per altri capi d’accusa. La regista è molto malata e difficilmente potrà sopportare le condizioni di un carcere iraniano. Il regista ucraino Oleg Sentsov "è stato invece arrestato lo scorso 11 maggio dai servizi di sicurezza russi - ha proseguito Barbera - accusato di aver compiuto atti terroristici, dai quali si dichiara completamente estraneo. Il regista è stato portato a Mosca, dove è detenuto in attesa del processo. Nonostante un appello promosso dalla European Film Academy firmato da 20 registi tra cui Pedro Almodovar, Ken Loach, Mike Leigh e Roberto Benigni, gli è stato negato il rilascio su cauzione e rimarrà in prigione fino a ottobre, quando si terrà il processo. Rischia venti anni di detenzione. Il regista si era apertamente opposto all’annessione della Crimea da parte della Russia. Le sedie di questi due giurati saranno lasciate vuote durante i lavori della Giuria per l’intera durata della Mostra, a simboleggiare la loro assenza e la solidarietà che la Mostra vuole loro dimostrare. La Giuria di Venezia 71, presieduta da Alexandre Desplat, assegnerà il Leone d’oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali della 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto - 6 settembre 2014). Sanremo (Im): pidocchi nel carcere, li ha presi anche un agente della Polizia penitenziaria di Fabrizio Tenerelli www.riviera24.it, 28 agosto 2014 "Abbiamo appurato che un poliziotto penitenziario di Sanremo è risultato affetto da pediculosi e sollecitiamo le competenti autorità del Provveditorato e del Dipartimento, nonché le autorità sanitarie locali, ad attivarsi con immediatezza". Un agente della Polizia penitenziaria, in servizio al carcere di Valle Armea, a Sanremo, è risultato affetto da "pediculosi" ovvero da un’infestazione provocata da pidocchi. Lo comunica Fabio Pagani, sindacalista della Uil-Pa Penitenziari, che nei giorni scorsi, in una nota inviata alle autorità competenti e alla direzione del carcere di Sanremo, aveva già evidenziato alcune anomalie riguardanti l’igiene e la salubrità degli ambienti carceri, anche all’interno delle camere della "caserma agenti" del carcere. "Abbiamo appurato - spiega Pagani - che un poliziotto penitenziario di Sanremo è risultato affetto da pediculosi e sollecitiamo le competenti autorità del Provveditorato e del Dipartimento, nonché le autorità sanitarie locali, ad attivarsi con immediatezza per garantire le necessarie attività disinfestanti presso l’istituto penitenziario di Sanremo". "Quando denunciammo l’episodio, avremmo dovuto coinvolgere il Visag, anche se noi riteniamo che il Visag Regionale, così come è strutturato non risulta ne organicamente ne funzionalmente un organo terzo rispetto all’Amministrazione Penitenziaria, per cui l’auspicio è che il Ministro Orlando cambi al più presto la normativa sugli istituti penitenziari ed i controlli siano svolti dal solo dipartimento della Prevenzione U.F.C. igiene e sanità pubblica e senza preavvisi. Concludendo - Pagani afferma - speriamo che anche il neo sindaco di Sanremo visiti al più presto il penitenziario di Valle Armea ed incontri la Polizia Penitenziaria ed i suoi rappresentati al fine di avviare un percorso sinergico delle cose che si possano fare e che soprattutto non sia percepito come un luogo distante dalla città e abbandonato a se stesso". Ferrara: l’energia dei "buskers" fa ballare anche i detenuti della Casa circondariale www.cronacacomune.it, 28 agosto 2014 Esibizione in carcere per due gruppi musicali partecipanti alla rassegna "Ferrara Buskers Festival". Coinvolti e sorridenti, i detenuti dalla Casa circondariale di Ferrara sono stati avvolti, ieri mattina (mercoledì 27 agosto), dall’energia di due dei più trascinanti gruppi di musicisti del Ferrara Buskers Festival 2014. I napoletani Ars Nova Napoli hanno suonato sul palco della sala-teatrino del carcere ferrarese con un detenuto partenopeo a ritmo di tammurriata. Il mix di suoni ska, latini, punk, reggae e world music dei galiziani Skarallaos ha infuso allegria in tutti i presenti. Le regole "sono saltate" e i detenuti hanno improvvisato un trenino, alla presenza della direttrice Carmela Di Lorenzo, operatori, guardie penitenziarie, il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, l’Ideatore e Direttore Artistico del festival Stefano Bottoni e il Direttore Organizzativo Luigi Russo. Per informazioni: Associazione Ferrara Buskers Festival. Via Mentessi, 4 - 44121 Ferrara. Tel. 0532.249337. Fax. 0532.207048. E-mail: russo@ferrarabuskers.com. Sito web: www.ferrarabuskers.com. Immigrazione: Cie di Torino, da 210 posti letto a disposizione, ne sono rimasti solo 28 La Stampa, 28 agosto 2014 Nelle ultime ore, ancora episodi di autolesionismo tra i clandestini, un modo come un altro per lasciare il centro di identificazione ed espulsione. Un marocchino ha ingoiato pile e s’è tagliato il viso con un oggetto acuminato. È stato soccorso e medicato. Intanto, le sezioni costruite con un investimento statale di 11 milioni di euro, sono state letteralmente distrutte dagli stranieri in attesa di identificazione. È il risultato concreto della campagna "Fuoco ai Cie" promossa in tutta Italia dall’area antagonista, in particolare gli anarco-insurrezionalisti torinesi che, da anni, sono riusciti a stabilire contatti con i reclusi, spiegando loro (quasi una sorta di addestramento) a organizzare mini-rivolte, concluse con l’incendio di materassi, lenzuola e delle poche suppellettili non ignifughe, causando la chiusura delle sezioni, una dopo l’altra. Anche la Croce Rossa, che ha gestito per anni il centro di corso Brunelleschi, getta la spugna. Scaduto il contratto, non s’è presentata all’appalto indetto dalla prefettura. Ha vinto l’unica azienda che s’è presentata, una coop di Agrigento. Troverà (quasi) il deserto. È la triste fine di una struttura d’avanguardia, nata sul modello di tutti i Paesi che aderiscono al trattato di Schengen, che impone agli stati aderenti di controllare le proprie frontiere e di combattere gli immigrati che entrano clandestinamente nel territorio nazionale. Gli anarchici hanno pubblicato sul sito "Macerie" l’elenco delle ditte "collaborazioniste" che collaborano con la gestione del Cie. Un esplicito invito al sabotaggio, così come è già avvenuto anni fa. India: caso marò; l’Italia esplora la via bilaterale con Delhi, ma porta aperta ad arbitrato di Maurizio Salvi Ansa, 28 agosto 2014 Un giudice speciale di New Delhi ha preso atto oggi del rinnovo, estensione e trasferimento dal Kerala, approvati dalla Corte Suprema il 4 agosto, delle garanzie bancarie che permettono ai Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di continuare ad usufruire della libertà dietro cauzione. Un appuntamento scontato nel tribunale di Patiala House, anche se il giudice Reetesh Singh, apparentemente colto di sorpresa dal fatto che tutto fosse già stato sistemato, ha chiesto al vice ispettore della polizia Nia, P.V. Vikraman, di verificare presso la Corte stessa il buon esito dell’operazione e di presentargli un rapporto per una nuova udienza fissata per venerdì prossimo. Questo tipo di procedure illustra il troppo faticoso iter della giustizia indiana e spinge a ritenere più urgente che mai un’iniziativa vigorosa che coinvolga i governi di Roma e New Delhi per portare a soluzione una vicenda che tiene bloccati i due marò in India da oltre due anni e mezzo. Va ricordato che fra fine febbraio e metà marzo il ministro degli Esteri Federica Mogherini, appoggiata dalla collega della Difesa Roberta Pinotti, ha chiarito che di fronte alla linea indiana di inazione sostenuta dal fatto che "la questione è sub iudice", l’Italia aveva deciso di imboccare la via della internazionalizzazione e dell’arbitrato internazionale. A segnare una volontà di mutamento della strategia, il governo italiano annunciava a fine aprile la sostituzione dell’inviato Staffan de Mistura con un team nuovo di giuristi coordinato dall’avvocato inglese Daniel Bethlehem. Fra queste decisioni e l’attualità è venuta a maggio la vittoria elettorale ed il governo di Narendra Modi (Bjp). Questi ha sgominato il partito del Congresso e, per quanto riguarda i marò, eliminato un elemento che li aveva fortemente pregiudicati: il "fattore Sonia Gandhi". Una volta ottenuto il successo elettorale la vicenda marò ha perso di interesse per il premier che dopo tre mesi è ancora alle prese con problemi organizzativi di partito e di governo, e sul piano internazionale si è occupato quasi solo dei contatti con i Paesi della regione. A quanto è stato possibile sapere, i mesi trascorsi sono stati utilizzati dal team di giuristi per mettere a punto una proposta negoziale da rivolgere al governo Modi con un mutamento fondamentale di ottica: non più una strategia "adversarial" (antagonista) da scontro frontale, ma un’altra in cui le parti trovino vantaggi che le inducano ad accettarla. E per questo si è lavorato all’apertura di canali di comunicazione bilaterali. C’è in ambienti italiani la convinzione che se questa ripartenza, che ha tenuto conto di possibili errori commessi in passato, dovesse funzionare ha il vantaggio di tempi più rapidi per riportare i marò a casa. Essa inoltre, si ritiene, non pregiudica in nulla, anzi contribuisce, all’eventuale richiesta di un arbitrato internazionale se la parte indiana dovesse mostrarsi nei fatti poco collaborativa. Va detto che non è raro il caso di tribunali internazionali che hanno finito per giudicare inammissibili certe controversie perché le parti non si sono consultate in modo corretto per ricercare una soluzione alla disputa che le contrapponeva. Sul tema chiave della giurisdizione, ad esempio, nella sentenza della Corte Suprema (13 gennaio 2013) in cui il giudice Altamas Kabir la assegnava allo Stato indiano, si lasciava aperta la possibilità di una contestazione da parte italiana in base all’articolo 100 della Convenzione Unclos. Ma su questo non vi è mai stata opportunità di confronto politico-diplomatico fra Italia ed India. Svezia: la polizia deve estradare un detenuto ma lui non sa da quale paese è arrivato www.fanpage.it, 28 agosto 2014 L’uomo in 5 anni ha raccontato di venire da Russia, Kazakistan, Sud Africa e Canada. Nessuno di quei paesi ne ha però riconosciuto la nazionalità. Un cittadino straniero è riuscito per ben 10 anni a evitare l’estradizione dalla Svezia semplicemente sostenendo di aver dimenticato il suo paese di origine. Incredibile ma vero: il 44enne, condannato per rapina a mano armata a Stoccolma e incarcerato per 5 anni, avrebbe dovuto essere trasferito all’estero, nel suo paese di provenienza, secondo quanto sostiene la legge svedese. Eppure una volta entrato in cella ha iniziato a dire ai giudici di essere vittima di una poderosa amnesia e non ricordare quale fosse la sua nazionalità. In un primo momento ha raccontato di essere un cittadino russo. Poi ha cambiato versione, dichiarandosi kazako, ma anche in questo caso in quei paesi i funzionari svedesi non trovavano alcun riscontro. A un certo punto ha raccontato di essere sudafricano, ma anche stavolta si trattava di una bufala. Infine, quasi sobbalzando, in un’udienza ha detto ai giudici che desiderava scontare la pena nel suo paese d’origine, il Canada. Manco a dirlo, anche da Toronto hanno seccamente smentito. Alla fine le autorità svedesi si sono arrese. Non sapendo se li stessi prendendo in giro o fosse serio hanno tenuto il condannato nelle patrie galere e gli hanno fatto scontare la pena a Stoccolma. Dopo cinque anni gli hanno offerto un lavoretto come artigiano nel nord est della Svezia, dove tuttora l’uomo vive senza che nessuno sappia realmente quale sia il suo nome e da dove venga. Yemen: gli Stati Uniti consegnano al governo 2 prigionieri detenuti in Afghanistan La Presse, 28 agosto 2014 Due prigionieri yemeniti detenuti dagli Usa in Afghanistan sono stati consegnati alle autorità dello Yemen. Lo rendono noto fonti anonime di Sanaa, aggiungendo che i due sono stati trasferiti in Yemen dalla prigione americana in Afghanistan di Bagram, a nord di Kabul. Secondo l’organizzazione umanitaria yemenita Hood, che aveva chiesto al governo il rilascio dei detenuti, i due si chiamano Amin al-Bakri e Fadi al-Maqaleh ed erano prigionieri dal 2002, quando furono catturati in Pakistan. Hood sostiene che siano oltre 90 i detenuti yemeniti a Guantanamo, pari a due terzi del totale dei prigionieri nella struttura sull’isola di Cuba. Il gruppo ha chiesto che vengano consegnati al governo yemenita.