Giustizia: cosa è cambiato nelle carceri italiane dopo la Sentenza "Torreggiani"? www.laveracronaca.com, 17 agosto 2014 L’art. 27 comma 3 della Costituzione sancisce che "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono garantire la rieducazione del detenuto". Ma cosa succede nelle carceri italiane? Il sovraffollamento provoca situazioni indescrivibili al punto che i detenuti sono costretti a vivere in celle di pochi metri dove non c’è la possibilità di muoversi agevolmente, dove per mangiare bisogna fare i turni e per andare in bagno non c’è nessuna privacy. Spesso c’è una promiscuità tale che i detenuti sono anche costretti a condividere le celle con persone malate di Aids, tubercolosi o altre patologie gravi. Sabato 9 agosto la deputata del Pd Enza Bruno Bossio, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, si è recata nel carcere di Rossano (Cs) per una ispezione, dopo aver intrattenuto una conversazione epistolare con un detenuto di quel penitenziario. La deputata, dopo un primo blocco da parte dalla Polizia Penitenziaria è riuscita a rendersi conto con i suoi occhi quali erano le reali condizioni del carcere:" Ho trovato detenuti nudi in celle senza nemmeno letti, seduti a terra in mezzo ai loro escrementi, vomito e piatti sporchi". L’interrogazione sul carcere di Rossano La deputata ha presentato un esposto alla Procura di Castrovillari e un’interrogazione parlamentare a risposta scritta. Una denuncia che non è sfuggita al segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria Giovanbattista Durante, che tuttavia non si sbilancia sulla situazione del carcere. Anzi ha reso pubblica una vicenda avvenuta pochi giorni prima della visita dell’onorevole. Un gruppo di detenuti italiani e stranieri, ha tentato di evadere dal carcere realizzando alcuni bastoni ricavati da oggetti reperiti nel penitenziario e legati tra loro da lenzuola. Proprio grazie alla tempestività della Polizia Penitenziaria l’impresa non è riuscita. La risposta all’interrogazione della deputata Bossio non è tardata; lunedì 13 agosto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto un’ispezione tecnica presso il carcere di Rossano, e solo allora redigerà una relazione dettagliata. Il penitenziario di Rossano ha una capienza regolamentare di 215 posti e ospita 258 detenuti, compresi quelli in regime di alta sicurezza. Il 70% dei detenuti rinchiusi sconta una pena definitiva, 36 sono ergastolani e nell’istituto è presente una sezione di alta sicurezza dedicata ai terroristi islamici. Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti inumani, afferma che il sovraffollamento è tale da poter essere inserito tra i comportamenti negativi che influiscono sulla rieducazione dei detenuti, che vivono in celle di soli tre metri quadrati. Sentenza Torreggiani e condanne Ue Riflettori ancora puntati sull’Italia quindi, che all’indomani della "Sentenza Torregiani" non può più permettersi di fallire nel dimostrare di essere un paese civile rispettoso dei diritti e doveri dei cittadini, detenuti o liberi. Il nostro paese deve recuperare una credibilità persa per un insieme di cause: condizioni critiche delle carceri, personale penitenziario al collasso, processi troppo lunghi e soprattutto un codice penale risalente al 1930 che per molti penalisti e giuristi deve essere riscritto. A Strasburgo erano stati presentati già diversi ricorsi e nel 2009 l’Italia venne condannata per il caso Izet Sulejmanovic, detenuto in una cella con meno di tre metri quadri a disposizione, rispetto ai sette garantiti e obbligatori. Il 13.01.2010 sulla base della Legge 225/1992, per la prima volta nella storia della repubblica Italiana il Governo ha dichiarato lo "Stato di emergenza nazionale" delle carceri italiane. Da allora però le cose non sono cambiate. L’8 gennaio 2013 la Cedu (Corte Europea Diritti Umani) ha condannato di nuovo l’Italia per l’emergenza carceri. La grave condizione dei penitenziari, la violazione dei diritti umani e il sovraffollamento testimoniato da un cospicuo numero di ricorsi a Strasburgo, ha portato i giudici a optare per una "sentenza pilota". In attesa dell’adozione di tutte le misure necessarie per rimediare al sovraffollamento, la corte avrebbe congelato per un anno l’esame di tutti i ricorsi. Il tempo però è passato e l’Italia non è riuscita a sistemare il problema penitenziari. Il 28 Maggio 2014 quindi, la Corte Europea, ha condannato l’Italia a risarcire ciascun detenuto che ha subito maltrattamenti e che ha presentato regolare denuncia previa accertamento medico, somme di denaro che vanno da 10 mila euro a 23 mila euro. Capienza dei penitenziari Il Ministero della Giustizia ha pubblicato online i dati relativi alla capienza dei vari penitenziari aggiornati al 30 giugno 2014 dai quali viene fuori che il numero totale di detenuti smistati nei 205 penitenziari è di 58.092 ma la capienza regolamentare è di 49.461. Il Guardasigilli Andrea Orlando, ha lavorato alla riforma della giustizia subito dopo la "Sentenza Torreggiani", che ha imposto al nostro paese la possibilità di scegliere quello che è il risarcimento ai detenuti. Il "Decreto Legge svuota carceri" n° 10 del 21.06.2014 mira a ridurre il sovraffollamento, permettendo la riduzione delle pene inflitte e l’ampliamento delle misure alternative al carcere. Il provvedimento ha soprattutto la funzione di adempiere alla direttiva Europea che prevede il pagamento di somme ai detenuti che hanno subìto trattamenti inumani e contrari all’art. 27 della Costituzione. Il prossimo appuntamento per l’Italia sarà nel giugno del 2015, quando il comitato europeo alla luce dei provvedimenti adottati, analizzerà di nuovo la condizione dei penitenziari italiani. Giustizia: Marco Pannella; i delegati Onu schifati dall’Italia dopo aver visto cos’è il 41-bis di Errico Novi Il Garantista, 17 agosto 2014 "Il dossier carceri delle Nazioni Unite ispirato anche dalle nostre denunce su Provenzano". Il Papa? È stato l’unico a non dirmi "Marco fermati, è pericoloso". Pannella è molto contento di aver ricevuto da Papa Francesco un incoraggiamento diverso. Non un invito alla ritirata prudente ma un incitamento ad andare avanti. "Mi ha detto "continui a essere coraggioso". Ecco sì, mi ha fatto molto molto piacere. Ma adesso glielo dico io, a Papa Francesco. Gli dico che lui è portatore di una parola di rivoluzione, e che però non vorrei facesse economia proprio di quell’atto di coraggio per lui più facile da compiere. Vorrei che ripetesse quanto hanno detto due suoi predecessori santificati di recente: date l’amnistia. Ecco, vorrei dicesse questo". Il leader radicale non è stanco. Provate a parlargli, guardatelo mentre afferra il microfono a uno dei suoi dibattiti, o nel suo ennesimo Ferragosto di solidarietà ai detenuti. Continua, come il Pontefice lo ha invitato a fare. Ma adesso Pannella rilancia al Papa l’invito alla battaglia. "In lui c’è sicuramente l’avvento di quel tipo di religiosità che può trovare un precedente nel cattolicesimo liberale, più che nel cattolicesimo democratico. Quindi c’è una vera novità, non solo per le cose che dice sullo lor, tanto per intenderci. Dall’altra parte c’è il freno della struttura vaticana tradizionale, quella romana, con i suoi tremori e tradimenti. E però Papa Francesco esorta un po’ tutti a essere coraggiosi, vero? Bene, l’atto di coraggio che io mi sento di chiedere a lui è che dica: l’amnistia è stata invocata dal presidente della Repubblica, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, dalle Nazioni unite, e da due miei predecessori, ora la invoco anch’io". Marco Pannella non confida per nella riforma della giustizia. Non si illude che possa avverarsi la promessa di processi più veloci, di una giustizia più efficiente, e dunque di un diritto meno calpestato. Non è per sfiducia nei confronti di Andrea Orlando. Sono i fatti a parlare. Sono le denunce per la giustizia palla al piede dell’Italia che lui propone da trent’anni, inascoltate, salvo sentire il governo proclamare adesso che se non si interviene lì il Paese non riparte. Più che nella riforma, confida nel fatto che l’Italia cambi per sollecitazione indotta, com’è avvenuto con la Corte europea sulle carceri. Ma perché la struttura vaticana dovrebbe sconsigliare al Papa un appello sull’amnistia? Pensi al proibizionismo, che è questione concettualmente affine: le posizioni filo proibizioniste sono tipiche della burocrazia vaticana. Noi radicali siamo ultra liberali, ma siamo per la legalizzazione, che un po’ è come dire che su questo gli statalisti siamo noi. Non è detto: la legalizzazione vuol dire anche delega… Ho sempre detto che l’antiproibizionismo è l’alternativa ai sistemi che favoriscono il successo di una forma particolare di liberalismo, quello in cui il mondo criminale acquisisce maggiore potere. Uno Stato antiproibizionista è liberale ma nemico del liberismo criminale. E c’è sicuramente un nesso tra antiproibizionismo e disponibilità a sostenere l’amnistia. Se il Papa vorrà parlarne, dovrà superare delle resistenze interne al Vaticano. Lei non si aspetta granché dalle misure del governo sulle carceri… Ecco, torno a citare il Papa polacco, che ha riconosciuto come l’amnistia rappresenti l’unica misura strutturale per risolvere non il problema delle carceri ma quello della giustizia lenta. Se i procedimenti da 5 milioni passano a due e mezzo cambia tutto, naturalmente anche dal punto di vista dell’emergenza carceraria. E i riflessi positivi si estendono anche alla giustizia civile. Il governo vi risponderà che la riforma in arrivo darà i suoi frutti. La loro riforma dovrà scontare i tempi tecnici parlamentari, che sono tempi indeterminati. Oppure dovranno ricorrere a quella forma di abuso che è la decretazione d’urgenza, già più volte condannata dalla Corte costituzionale. Vuol dire esautorare il Parlamento. E poi i precedenti non aiutano, perché i decreti e le leggi passate finora per affrontare la questione carceraria non hanno prodotto nulla. C’è un obbligo imposto dalla giurisdizione europea che in realtà non è mai stato assolto. Ma ripeto, il problema non è nella situazione carceraria in sé. È nella non ragionevole durata dei processi. In realtà su questo il governo è d’accordo con lei… Mi interessa che abbiano convenuto su questo punto il massimo magistrato italiano, che è il presidente della Repubblica, e la Corte costituzionale, concordi nel ritenere che l’unico rimedio strutturale sia l’amnistia. Inascoltati anche loro… Nessuno ha dato risposte a quell’intervento del Capo dello Stato, da noi apprezzatissimo, in cui ricorre due volte l’espressione ‘obbligò, riferito alla necessità di una soluzione strutturale. Di fronte a un principio riconosciuto a livello trans nazionale e nazionale, il governo deve intervenire. La legge sugli 8 euro è a rischio costituzionalità… È passata dopo la sentenza Torreggiani, dopo le molte sentenze sulla lentezza del nostro processo penale pronunciate a Strasburgo. La cosa incredibile è che questa montagna si è trasferita persino alla Corte europea. In che senso? Nel senso che i ricorsi contro l’Italia da parte dei detenuti o di chi ha patito per la nostra giustizia sono così numerosi da aver sommerso persino i giudici di Strasburgo con una quantità enorme di processi. E pensare che la necessità di un intervento strutturale è stata riconosciuta da tutti i ministri della Giustizia precedenti, da Nitto Palma a Cancellieri. Lasciare inevase le prescrizioni europee sulla giustizia può indebolire Renzi anche nelle trattative con l’Ue per la flessibilità sui conti pubblici? Renzi ha l’attitudine al rischio in tutte le questioni importanti. Deve continuamente schivare pericoli. Ma questo gli deriva dal fatto che lui non ha mai avuto una strategia, la strategia comporta visione d’insieme, lui invece è un attivista del punto di vista utilitaristico immediato. Molto meglio Berlusconi. Perché? Sui referendum Berlusconi ha sfidato i ladri di verità che tengono in pugno il suo partito. Sui nostri 12 quesiti ha detto: sarebbe importate consentire al Paese di esprimersi. Ma i suoi l’hanno fottuto, semplicemente non seguendolo. Mentre a Berlusconi capitava questo, Renzi ha proposto di non sottoscrivere alcuno dei 12 referendum. Accompagnato da un coro di pappagalli e di o che solerti nel ripetere la stessa cosa. Tutti a dire "no all’amnistia e all’indulto", e questa è stata la loro risposta ai messaggi del presidente della Repubblica. Sulle nostre carceri è arrivata anche la bocciatura dell’Onu... Il dossier presentato un mese fa dalla delegazione Onu sulla detenzione arbitraria segnala anche le nostre inadempienze sul 41 bis. Secondo le Nazioni unite questo regime carcerario "non è stato ancora reso conforme agli standard internazionali in materia di diritti umani". In quel documento c’è un richiamo a tutti i moniti precedenti, a quanto detto dal presidente della Repubblica, alle sentenze della Corte europea. E il riferimento al 41 bis è arrivato mentre io e Rita Bernardini iniziavamo il Satyagraha e segnalavamo anche la situazione incredibile del boss mafioso Provenzano. L’Onu avrebbe potuto risparmiarsi le indagini: quel caso basta per tutti… Tre diverse procure generali siciliane hanno stabilito che Provenzano non può essere citato perché incapace di intendere e di volere. Se si consentisse ai suoi familiari di incontrarlo non potrebbe dare nessun tipo di ordine a qualsivoglia organizzazione criminale. In questo caso il 41 bis si riduce a mera vendetta. I delegati dell’Orni si sono sentiti in dovere di segnalare anche questa cosa. Che li ha fatti partire dall’Italia scandalizzati per l’imbecillità del boia. Giustizia: il caso di Luigi Cesaro e la "caparra" sulla pena di Massimo Adinolfi Il Mattino, 17 agosto 2014 Il caso non è chiuso. Ma un altro se ne è aperto. Il caso è quello dell’influente deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro. La Procura aveva richiesto per l’ex Presidente della provincia di Napoli la custodia cautelare, e il gip aveva firmato l’ordinanza. Ma, prima che il Parlamento si pronunciasse in merito, è arrivata la decisione del Tribunale del Riesame, che ha giudicato non sussistenti i gravi indizi su cui era fondata la richiesta del provvedimento restrittivo. Il caso non è chiuso perché il processo non è stato ancora fatto, anche se la tendenza a celebrare i processi fuori dai tribunali, e magari a giudicarli anche conclusi, continua imperterrita presso una certa opinione pubblica. Ma un altro caso si apre, perché non può passare inosservata la vicenda, per cui un parlamentare - cioè un rappresentante del popolo italiano, cioè un componente del più alto consesso politico in un paese democratico - si vede raggiunto da una richiesta di arresto, per fatti risalenti a dieci anni fa, richiesta che arriva (si badi bene) dopo oltre due anni durante i quali le carte erano rimaste ferme presso l’ufficio del gip, e che viene sconfessata clamorosamente solo poche settimane dopo. Certo, è normale dialettica procedurale: i ricorsi si fanno per quello, e a volte vengono respinti, altre volte vengono accolti. Questa volta hanno vinto gli avvocati di Luigi Cesaro, altre volte avrà vinto la Procura. Viene da dire: ci mancherebbe pure. Ci mancherebbe che non fosse così; che, al contrario, ogni richiesta della Procura venisse confermata non dopo due anni ma dopo due minuti prima dal gip epoi dal riesame. Ma, al di là dell’ovvia fisiologia del sistema, forse "dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la custodia cautelare serve, nei casi in cui non vi è né pericolo per la collettività, né rischio di inquinamento delle prove, per anticipare una pena che si teme non venga poi scontata anche in caso di condanna". Sono parole di Giuliano Pisapia, l’attuale sindaco di Milano, già presidente della commissione giustizia della Camera, nella XTV legislatura. Nel caso di Luigi Cesaro, non so dire se si tema davvero che la condanna, se e quando verrà, sarà del tutto inefficace. Resta però che l’opinione comune, che la magistratura pare tenere in qualche conto, o comunque ne tiene conto il giudizio sopra il suo operato, è che per i potenti è sin troppo facile farla franca: tanto meglio dunque se finiscono in carcere ancor prima che arrivi il verdetto definitivo. Ma questo "non è ammissibile, perché snatura il concetto e il senso stesso di giustizia che non può mai essere né vendetta, né punizione anticipata per una futura eventuale condanna". Pisapia scriveva queste parole nel 2010, riflettendo (con Carlo Nordio) intorno alle storture della carcerazione preventiva e più in generale ai mille problemi della macchina giudiziaria. Ma, da allora ad oggi, è difficile dire che sia mutato qualcosa. Se una riforma della giustizia si deve fare, e il ministro Orlando sembra finalmente intenzionato a farla, deve essere anche, se non soprattutto, per mutare questo stato di cose. La libertà personale è un diritto fondamentale in ogni e qualsiasi ordinamento liberale. La custodia cautelare, cioè la restrizione di quella libertà prima che sia intervenuta una sentenza di condanna, non può perciò non essere un’eccezione ben circoscritta alla presunzione di innocenza. Non può valere come caparra sulla pena, e nemmeno come mezzo per estorcere confessioni. Il rispetto poi delle prerogative (non dei privilegi) che spettano a un parlamentare per la funzione che svolge dovrebbe, se mai, essere un motivo per rendere ancor più limitato - non meno - il ricorso alla misura cautelare. Ma è di tutta evidenza che non è così. Per molte ragioni, e magari per alcune anche buone: perché rimaniamo un paese con un forte tasso di corruzione della vita pubblica, perché persistono gravissime aree di collusione fra politica, malaffare e criminalità; o anche, semplicemente, perché i cattivi esempi si sprecano. Ma né il senso di giustizia né la tutela della collettività possono consentire deroghe, così ampie e così frequenti, a un principio irrinunciabile di civiltà giuridica: il carcere viene dopo e non prima della condanna. Quanto alla necessità politica e civile, non giudiziaria, di migliorare la qualità della nostra classe dirigente, non è, neppure questa, cosa trascurabile. Cesaro ha peraltro dichiarato a questo giornale che intende lasciare la vita pubblica: prendiamone atto con rispetto, e insieme rammarichiamoci che ciò avvenga per vie diverse da quelle dell’ordinaria contesa politica. Perché sono altre le strade che deve percorrere il rinnovamento della politica, strade che non possono richiedere in nessun caso il pervertimento dei principi del diritto. Giustizia: Viceministro Costa; occorre riforma della custodia cautelare, per fermare abusi Ansa, 17 agosto 2014 "Questa tappa della vicenda giudiziaria dimostra che serve una riflessione. C’è stato un pm che ha chiesto l’arresto, un primo giudice che gli ha dato ragione e un altro, ora, che ha detto di no al carcere. Ma se non si fosse trattato di un parlamentare, all’indagato non sarebbero state risparmiate settimane di detenzione prima della decisione del tribunale del Riesame". Lo dice il viceministro della Giustizia Enrico Costa in un’intervista al Mattino, in riferimento al no del tribunale del riesame alla misura cautelare per Luigi Cesaro. Anche alla luce di questo, Costa considera necessaria una riforma della custodia cautelare. Non sarà, comunque, dice, nel piano di riforma della giustizia "perché c’è un testo che punta già a migliorare l’assetto normativo. Ã stato votato alla Camera, al Senato e ora è di nuovo all’esame di Montecitorio. Lo considero un buon punto di equilibrio, capace di porre fine a una interpretazione estensiva - per dirla con un termine molto benevolo - della custodia cautelare. Molto spesso se ne è abusato per bilanciare l’incertezza della pena". Costa torna anche sulla responsabilità civile dei magistrati, e osserva: "Le condanne a risarcire i danni sono state una manciata in oltre 25 anni e quindi un aggiustamento della legge Vassalli è necessario. Forse a qualcuno questo sistema poteva fare comodo, ma intervenire aiuta a dare maggiore credibilità al sistema italiano". Giustizia: Berlusconi; bene la scarcerazione di Cesaro e sulla riforma… aspetto Renzi di Sonia Oranges Il Messaggero 17 agosto 2014 L’ex Cavaliere sollevato dalla decisione del tribunale del riesame. Da Arcore si nega che la riforma della magistratura rientri nel sull’ex presidente della Provincia. Si alza la tensione con la Lega patto del Nazareno: ma un passo così importante va fatto con Fi. "Questa sì che è un’ottima notizia": ieri il leader forzista Silvio Berlusconi si è lasciato andare a un sospiro di sollievo, e con lui l’intero entourage azzurro, alla notizia che il Tribunale del Riesame partenopeo ha annullato l’ordinanza di custodia contro Luigi Cesaro. Stavolta però, a togliere dai guai il politico inquisito, non sono stati i colleghi parlamentari, ma gli stessi giudici. Un ottimo segnale per Berlusconi che attende l’alleato-avversario Matteo Renzi, al varco delle riforme: quelle economiche, certamente, ma prima ancora quella della giustizia. Mentre si alza la tensione con la Lega e Matteo Salvini avverte: "Chi sostiene Renzi non può dialogare con noi". L’ex Cavaliere ha trascorso il suo primo Ferragosto da forzato di Arcore, una prigione dorata ma pur sempre una prigione. Nonostante ciò, chi lo ha visto lo racconta tranquillo, circondato dagli amici e con la fidanzata Francesca Pascale al fianco, radunati nel parco di Villa San Martino per un pranzo all’aperto, tra una telefonata di auguri e l’altra. Sin troppo tranquillo. I suoi fedelissimi scalpitano per rivederlo in pista, così come accaduto in occasione delle europee, impegnato in interviste e interventi pubblici. Ma Berlusconi continua a frenare. È consapevole che lo stile sobrio degli ultimi mesi io ha premiato, come pure la rimodulazione delle sue posizioni in materia di giustizia: non sono cambiate, ma sono meno urlate. Anzi, per dirla tutta, il leader forzista ha oramai accettato che, finché non avrà concluso il periodo di affidamento ai servizi sociali, è meglio che di giustizia non parli. Ma proprio questo tema rappresenta il primo test sulle intenzioni dell’alleato delle riforme, il presidente del Consiglio Renzi che, il prossimo 29 agosto, riunirà l’esecutivo per esaminare la riforma della giustizia. "Vediamo nel dettaglio che cosa proporranno", è stato l’unico commento concesso finora, confermato dai suoi uomini più vicini: "Vediamo che lavoro ha svolto il Guardasigilli Orlando". La prudenza, dunque, è d’obbligo, non solamente per tutelare gli ottimi rapporti tra Berlusconi e Renzi, ma anche vista la delicatezza del file. Ergo, il Cavaliere tace e attende. Vuole capire quali siano le reali intenzioni di Renzi, al di là del patto del Nazareno, sulle scelte per il Paese. Perché, come ribadiscono le stesse fonti, l’inquilino di Palazzo Chigi, "è molto simpatico, si pone bene e dice bene le cose". Tante cose, forse troppe, secondo i forzisti. Tante "chiacchiere" che non fanno comprendere con chiarezza "dove Renzi voglia andare a parare". Di qui l’attesa del 29, primo passaggio importante per l’esecutivo ma anche per una possibile condivisione delle riforme oltre l’accordo negoziato da Denis Verdini. Ad Arcore continuano a negare che la giustizia rientri nel pacchetto del Nazareno, nonostante lo stesso Mattinale del capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta in passato abbia alluso a una simile eventualità. E ieri anche la senatrice Cinzia Bonfrisco, una di quelle che ha sofferto la riforma costituzionale e che vede di buon occhio la voglia di rinnovamento incarnata da Raffaele Fitto, si augurava che pure "per la giustizia questa sia la volta buona, ma non senza Berlusconi e non senza Forza Italia". Per ora, comunque, in casa Berlusconi ci si gode lo scampato arresto di Cesaro che pure ha annunciato il proprio ritiro dalle scene, pronto a lanciare il figlio Armando, già mobilitato in passato alla guida dei giovani forzisti. Che si passino il testimone per via ereditaria o meno, quel che importa è che il campo campano, importante bacino elettorale azzurro, sia stato sminato in vista delle regionali di marzo. Giustizia: Liuzzi (Fi); un’indagine conoscitiva sulla diffusione della lettura nelle carceri Dire, 17 agosto 2014 "Un’indagine conoscitiva sulla diffusione della lettura nelle carceri italiane potrà rivelare al Paese, insieme ad altri parametri sulla qualità della vita dei detenuti, il contributo che può derivare dalla disponibilità di libri dietro le sbarre al fine della piena rieducazione dei reclusi", spiega in una nota Piero Liuzzi, capogruppo Fi in commissione istruzione e cultura di Palazzo Madama. A Ferragosto, Liuzzi ed il collega Luigi D’Ambrosio Lettieri hanno fatto visita ad operatori e detenuti degli istituti di pena di Bari e Taranto nell’ambito di un monitoraggio dello stato di attuazione delle direttive Torreggiani e delle ultime leggi svuota-carceri approvate dal Parlamento. "Il libro come cibo per la mente anche in carcere", afferma il parlamentare pugliese. "Col raggiungimento del traguardo dei tre metri quadrati per recluso - commenta Liuzzi - occorre promuovere entro i prossimi mesi il rispetto della persona umana anche attraverso la disponibilità di libri, dalle opere classiche ai best seller, con una spesa pressoché inconsistente per l’amministrazione carceraria e le direzioni nazionali del Ministero di grazia e giustizia ed il contributo degli editori riuniti nel sindacato di categoria". A parere di Liuzzi, la commissione cultura "dovrà farsi apripista di un’azione congiunta con la commissione giustizia per verificare fabbisogni e procedure per implementare le biblioteche carcerarie e per la formazione del personale addetto a favorire l’approccio alla lettura". Giustizia: calcio e rugby in prigione, quando a riabilitazione passa (anche) dal pallone di Guido Mariani www.lettera43.it, 17 agosto 2014 Ci vuole una certa ironia per chiamare una squadra di calcio di soli detenuti "Pallalpiede". Ma l’ironia, come lo spirito d’iniziativa, è qualcosa che evidentemente non manca nella casa circondariale Due Palazzi di Padova dove, con la collaborazione della Lega nazionale dilettanti (Lnd) e del ministero della Giustizia, si è deciso di creare una selezione che dalla stagione 2014-15 parteciperà al campionato di Terza categoria. La rosa della Pallalpiede può già contare su 30 ospiti dell’istituto di pena selezionati tra 70 candidati da Walter Bedin, allenatore dalla vasta esperienza nel mondo del calcio dilettantistico. Motore dell’iniziativa è stata la polisportiva San Precario che dal 2007 si occupa di realizzare progetti che hanno come fine l’integrazione e l’inclusione sociale e come mezzo lo sport. Al centro del progetto, secondo i promotori, c’è il principio costituzionale sancito dall’articolo 27 della Carta spesso ignorato. Recita lo statuto della neonata squadra: "L’idea di questo progetto nasce dalla volontà di creare un percorso di formazione all’interno del contesto carcerario per veicolare la promozione di stili di vita e buone pratiche attraverso lo sport. La pratica sportiva diventa così la base di un processo rieducativo volto a trasmettere ai detenuti i valori della solidarietà, della lealtà e del rispetto dell’altro". Ovviamente per consentire la partecipazione a un campionato di un gruppo di persone legate a un regime detentivo sono stati posti una serie di limiti. Pallalpiede parteciperà fuori classifica e giocherà tutte le partite all’interno dell’istituto di pena, in un campo che è stato comunque omologato per la categoria. Per motivi di sicurezza, ha fatto sapere il comitato regionale veneto della Figc, la direzione del carcere otterrà in anticipo tutte le distinte degli avversari e le generalità dell’arbitro. Ma sono vincoli insignificanti rispetto alla portata dell’iniziativa. In effetti in Italia la selezione del carcere Due Palazzi è una delle poche esperienze di questa portata. Ma non l’unica. Strutture carenti e troppi detenuti: manca un vero progetto L’ultima squadra di calcio nata dentro un carcere è Pallalpiede a Padova. Il connubio tra sport e prigioni più volte rilanciato anche a livello istituzionale rimane comunque molto difficile da realizzare. Nel nostro Paese ci sono 203 carceri che ospitano 62.536 persone (dati dicembre 2013) a fronte di 44.305 posti. In pratica un esubero di oltre 18 mila detenuti. A questo si deve sommare la carenza di organico di diverse migliaia di unità della Polizia penitenziaria. La problematica del sovraffollamento spesso impedisce ogni possibile progettualità in questo settore. Le strutture sportive sono carenti o del tutto assenti e in alcuni istituti di pena sono state addirittura sacrificate per costruire nuove strutture detentive. Ma ci sono delle eccezioni. A maggio si è tenuto a Rebibbia, sotto l’egida della Lnd e con la partecipazione dell’ex arbitro di Serie A Sergio Coppelliti, un quadrangolare di calcio tra formazioni di detenuti. La selezione del carcere di Rebibbia è stata anche ospite a fine luglio a Coverciano dove ha sfidato una formazione di giocatori svincolati. La società più blasonata delle carceri italiane è quella del penitenziario di Bollate, attiva dalla stagione 2002-03 e guidata da Nazareno Prenna, insegnante di educazione fisica. Nel palmares ha anche una vittoria nel campionato di Seconda categoria. Per un certo periodo funzionò come squadra mista: in casa era formata da soli detenuti, in trasferta, per ovviare alla questione dei permessi, i giocatori erano esclusivamente della Polizia penitenziaria. A quanto pare i risultati erano molto altalenanti: tra le sbarre di casa si vinceva, in trasferta erano solo sconfitte. Risolta la questione, nel 2006, con un gruppo di giocatori rodato e agguerritissimo, la formazione fece i conti con un imprevisto: l’indulto. La rosa venne decimata dalla improvvisa libertà dei giocatori che lasciarono le celle abbandonando la selezione che finì ultima in classifica. Nella passata stagione ha disputato il campionato di Terza categoria finendo all’11esimo posto su 16 squadre. Nella galassia penitenziaria fa storia a sé l’Astrea Calcio. La società nacque nel 1948 come una sorta di nazionale delle guardie carcerarie (allora era il Corpo degli agenti di custodia) è poi diventata una vera e propria formazione professionistica di proprietà del ministero della Giustizia. Ha militato per ben sei campionati consecutivi in Serie C2. Ora gioca in serie D. Negli anni per il reclutamento dei giocatori si è attinto dal Corpo di polizia penitenziaria, ma in alcuni casi per avere atleti di qualità si è ricorso a escamotage, come arruolare i giocatori acquistati, o bandire concorsi pubblici in cui si chiedevano esperienze calcistiche di livello e si prometteva a fine carriera un posto fisso nel Corpo. Nell’universo penitenziario notizie incoraggianti vengono pure dal mondo del rugby. Presso la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino è attiva dal 2011 la squadra La Drola che milita nel campionato di Serie C. In un altro girone dello stesso campionato militano anche i Bisonti, formazione del carcere di massima sicurezza di Frosinone. È stata fondata di recente anche una squadra nel penitenziario di Monza. Chissà, se giocatori e campioni continuano a coltivare la loro immagine di bad boy potranno finire a arricchire le rose di una di queste squadre. Il precedente c’è. Negli Stati Uniti il quarterback di Nfl degli Atlanta Falcons Michael Vick, dopo aver firmato uno stellare contratto da 130 milioni di dollari per 10 stagioni, finì dietro le sbarre nel 2008 per aver organizzato un’associazione criminale che organizzava duelli clandestini tra cani. Recluso nel penitenziario di Leavenworth in Kansas per più di un anno si tenne in allenamento giocando nel campo del carcere e, per non scontentare nessuno, schierandosi sia con i detenuti sia con le guardie carcerarie. Scontata la sua condanna, è tornato titolare nella Nfl disputando una stagione da star nel 2010. Ora ha firmato un contratto da 5 milioni di dollari per i New York Jets. Dopo le partite nel campo del penitenziario per lui c’è stato un lieto fine. Lo stesso che si augurano i giocatori della Pallalpiede. Lettere: nelle nostre carceri più civiltà con pene umane non degradanti di Paolo Izzo Il Tempo, 17 agosto 2014 Gentile Direttore, ci sono voluti 43 giorni di sciopero della fame di Rita Bernardini, segretaria dei Radicali, nonché la pertinacia ai limiti dell’ossessivo di Pannella, perché si ottenessero dal ministro di Giustizia Andrea Orlando i dati sul sovraffollamento delle nostre carceri, istituto per istituto, regione per regione. La situazione è già drammatica se si considera che la media nazionale è di 120 detenuti ogni 100 posti effettivi disponibili, ma se per quasi 20 istituti risultano due reclusi per ogni letto, allora il tutto diventa disumano, oltre che incivile. Inorridiamo quando sentiamo le condizioni in cui arrivano i disperati migranti dai paesi più poveri, ammassati come bestie nei barconi, e ci scandalizziamo quando gli stessi vanno a vivere in dieci in un monolocale. Poi, allo stesso tempo, legittimiamo e consentiamo la vera e propria tortura di Stato di far vivere due persone nello spazio, nell’ossigeno, nel sogno, nel tempo di un solo essere umano. E la nostra presunta civiltà va a farsi benedire se da un lato quelli che arrivano da "fuori" muoiono e dall’altro quelli che stanno "dentro"... muoiono pure loro! Mentre noi, nel limbo di mezzo, restiamo attoniti ma inerti. Risponde Sarina Biraghi Caro Paolo, diciamo subito che per le carceri italiane non c’è difesa. Neanche d’ufficio. Sono un capitolo "nero" del nostro Paese perché sono l’esatto contrario dell’obiettivo per cui sono state costruite: dovrebbero rieducare ed invece sono altamente diseducative. Rappresentano una difesa sociale ma devono anche riabilitare il detenuto che spesso ne esce più pericoloso di prima. Questo grazie alle condizioni disumane in cui spesso i carcerati si trovano a vivere: celle al limite della decenza umana, promiscue, strapiene dove sono all’ordine del giorno risse, atti di autolesionismo, suicidi. Non è facile vivere giorni e giorni, in spazi ristretti con usanze, lingue e culture diverse. La segretaria dei Radicali Rita Bernardini con il suo sciopero è riuscita ad ottenere dal ministro Orlando che i numeri del nostro sistema carcerario siano on line cosa fondamentale per il diritto alla conoscenza dei cittadini. Così tutti possono sapere i numeri della vergogna ovvero Pertanto, al 31 luglio 2014, nelle nostre carceri c’erano 54.668 detenuti in 45.784 posti con una carenza di 8.884 posti. Il tasso di sovraffollamento è del 119,4%. Il sovraffollamento di circa il 120%, già di per sé drammatico perché vuol dire che 120 detenuti devono spartirsi lo spazio di 100 posti. Ecco il nostro governo dovrebbe completare quelle carceri in costruzione o quelle aperte in parte, ristrutturare e rendere più moderne le vecchie strutture migliorando la situazione come ci impone la nostra civiltà: sicurezza per tutti, pene certe per chi le merita ma pene umane non degradanti. Umbria: Verini (Pd); bilancio sulle carceri… meno sovraffollamento e alcune criticità www.umbria24.it, 17 agosto 2014 I detenuti sono 1.534 contro una capienza da 1.314. Il sottosegretario alla Giustizia ha concluso a Terni il suo giro di visite all’interno dei penitenziari della regione: "Massima attenzione al rischio infiltrazioni". "Una situazione migliorata sul piano del sovraffollamento, qualche criticità ma anche segni di speranza". Si è concluso sabato mattina al penitenziario di Terni il giro di visite del deputato Walter Verini, capogruppo Pd nella commissione Giustizia della Camera, all’interno delle carceri umbre. Nei giorni scorsi il parlamentare aveva visitato anche le strutture di Spoleto e quella perugina di Capanne. Il bilancio "In tutte le strutture - spiega Walter Verini - ho registrato un sensibile miglioramento sul piano del sovraffollamento, problema particolarmente sentito tanto dalla popolazione carceraria quanto dagli operatori. C’è comunque bisogno di un numero maggiore di agenti di custodia e il mio auspicio è che il ministero raccolga l’appello". "Fra i problemi maggiori - afferma il parlamentare - c’è quello legato alla fornitura di beni di prima necessità, a partire da prodotti come la carta igienica e i saponi. In qualche caso scarseggiano e in altri mancano proprio. Solo le associazioni di volontariato e qualche impresa cooperativa, con il loro impegno, riescono a tamponare il problema. Ma chi può, deve venire incontro a queste situazioni anche per un fatto di umanità". "A Terni, oltre a potenziare il lavoro, è stato dato un importante segnale di civiltà con l’apertura di una piccola moschea per i detenuti di fede islamica. A Perugia - prosegue Verini - c’è l’azienda agraria dove lavorano una decina di detenuti che funziona e vende i propri prodotti, a Spoleto c’è una magnifica esperienza teatrale e formativa. Sono tutti segni di speranza per quello che dovrebbe essere il fine principale della detenzione, ovvero recuperare le persone. Se in carcere si impara un mestiere e ci si forma, allora la possibilità di tornare a delinquere - quando si esce da qui - diminuisce in maniera significativa". "Grazie alle misure generali adottate da governo e parlamento e al lavoro condotto sul campo dal personale e dal direttore Chiara Pellegrini, a Terni ho trovato una situazione migliore rispetto ad un anno fa, soprattutto sul fronte del sovraffollamento. L’Italia è stata condannata dalla corte europea per non aver garantito la misura-base di tre metri quadrati per detenuto, ma a Terni la media va dai cinque ai sette metri. Poi ci sono anche iniziative significative dal punto di vista del lavoro, il recupero di importanti spazi come il campo sportivo e diverse attività collaterali". La presenza di detenuti in regime di 41-bis e alta sicurezza - fra cui tutti quelli del nuovo padiglione - ha creato più di un’apprensione a Terni, soprattutto per il rischio di infiltrazioni criminali nel tessuto economico e nella vita cittadina. Sulla questione Walter Verini afferma che "all’interno del carcere la situazione è sotto controllo anche se si rende necessario un incremento nel numero degli agenti, come avremo modo di evidenziare agli organi preposti". Rispetto ai rischi per Terni, il parlamentale del Pd parla di "allarme sotto controllo grazie al lavoro congiunto di istituzioni e forze dell’ordine. Due riunioni del comitato per l’ordine pubblico sono state dedicate a questo aspetto e so che c’è un impegno diretto da parte del sottosegretario agli Interni Giampiero Bocci, intervenuto anche di recente in città. Sì, so che ci sono diversi visitatori e familiari che periodicamente arrivano a Terni, ma allo stato attuale non si registrano particolari allarmi dal punto di vista dell’indotto criminale". Friuli Venezia Giulia: Radicali; appello a Serracchiani sul sovraffollamento delle carceri Notizie Radicali, 17 agosto 2014 Radicali: maglia nera del Friuli Venezia Giulia sul sovraffollamento delle carceri. Udine e Pordenone le peggiori. Appello a Debora Serracchiani. Il Friuli Venezia Giulia conquista il podio tra le regioni italiane, ma non c’è da rallegrarsi del risultato raggiunto. Si tratta infatti del tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane che, se a livello nazionale è del 119,4%, nella nostra regione arriva al 138,8% e peggio del Friuli ci sono solo il Molise e la Puglia. Vediamo i dati: dei 495 posti regolamentari, i posti effettivamente disponibili sono 436; occorre sottrarre, infatti, tutti quei posti inagibili per lavori in corso, ristrutturazioni, o chiusure per mancanza di personale che ammontano in totale a 59. Pertanto, al 31 luglio 2014, nelle carceri del Friuli Venezia Giulia c’erano 605 detenuti in 436 posti con una carenza di 169 posti. Il tasso di sovraffollamento è del 138,8%. Il sovraffollamento di circa il 140%, già di per sé drammatico perché vuol dire che 140 detenuti devono spartirsi lo spazio di 100 posti. Ma le situazioni non sono uguali nelle varie carceri. Udine e Pordenone si conquistano il posto tra le peggiori carceri in Italia. Nella casa circondariale di Udine sono presenti 157 detenuti a fronte dei 93 disponibili con un tasso del 168,8% di sovraffollamento mentre Pordenone ospita 69 detenuti a fronte dei 43 disponibili con un tasso del 168,3%. Nei giorni scorsi i radicali del Friuli Venezia Giulia hanno scritto un appello a Debora Serracchiani affinché si occupi e preoccupi della situazione di violazione continuativa dei diritti umani negli istituti della nostra Regione, ricordando , come in queste ore "Marco Pannella, nonostante stia sottoponendosi alla cura per due tumori - al polmone e al fegato - abbia deciso di restare in trincea e continuare a combattere per affermare i diritti dei carcerati maltrattati e torturati da uno Stato criminale e privo di dignità". La richiesta è di dare "seguito all’inascoltata richiesta di confronto che Marco sta cercando di intraprendere anche con il Partito Democratico, dialogo che in questi mesi sembra essersi interrotto in modo unilaterale." Ad oggi alla lettera non c’è stata risposta, ma siamo fiduciosi che la Presidente nei prossimi giorni vorrà aprire un dialogo sul tema, anche alla luce dei dati diffusi dal Ministero della Giustizia. Come Radicali pensiamo che provvedimenti combinati di amnistia ed indulto siano allo stato attuale di urgente necessità ad una riforma strutturale della giustizia atta a riportare il nostro Paese nell’alveo della propria legalità costituzionale e del diritto internazionale. Anche nel Partito Democratico, con una presa di posizione di Debora Serracchiani, potrebbe riaprire la possibilità di far entrare nell’agenda politica del Paese la possibilità di adottare tali misure. Stefano Santarossa Presidente di Radicali Friulani e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani Puglia: i Senatori d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi in visita ai penitenziari di Bari e Taranto www.puglialive.net, 17 agosto 2014 Bari migliora, a Taranto situazione più difficile. Entro un anno altri 600 posti complessivi nelle carceri di Trani, Lecce e Taranto, a breve apertura dei cantieri la risposta al sovraffollamento. Critici profili sanitari e carenza organici. Lentamente migliora la situazione del sovraffollamento nelle carceri pugliesi, seppure ancora lontana dagli standard di regolarità; entro un anno i penitenziari di Trani, Taranto e Lecce potranno disporre di altri 600 posti (200 a testa) grazie ai fondi ministeriali che consentiranno a brevissimo l’apertura di tre cantieri; restano critici carenza degli organici e profili sanitari: è questa in sintesi la situazione che i senatori di Fi Luigi d’Ambrosio Lettieri e Piero Liuzzi hanno trovato ieri durante la visita ferragostana ai penitenziari di Bari e Taranto. "La situazione si presenta a macchia di leopardo", afferma d’Ambrosio Lettieri, che è capogruppo di FI nella Commissione Sanità del Senato, "a Bari, dopo la sentenza Torreggiani e il ripristino della seconda sezione che è tornata ad essere fruibile dopo un periodo di ristrutturazione, il divario tra capienza regolamentare ed effettiva è nettamente migliorata. Gli spazi sono certamente più adeguati a quello che prescrivono le leggi. Su 300 posti disponibili, i detenuti oggi sono 320. Mentre resta piuttosto difficile la situazione a Taranto dove, su una capienza regolamentare di 306 posti, si ha una presenza pari a 549 detenuti. Non solo. Di questi 549 detenuti, 200 sono in terapia psichiatrica, 12 i casi conclamati psichiatrici e 275 i tossicodipendenti. Nove i detenuti affetti da hiv". "In questo quadro", continua d’Ambrosio Lettieri, "non aiuta certo il fatto che purtroppo si deve registrare, in senso generale, l’assenza di una governance integrata del sistema, considerato che il pieno trasferimento delle competenze al SSN come da normativa ancora non c’è stato". I penitenziari pugliesi al momento contano complessivamente la presenza di 3300 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 2.500. In questo contesto, il senatore Liuzzi sottolinea come "la buona notizia sia certamente l’apertura a breve dei tre cantieri che daranno alle carceri di Trani, Taranto e Lecce altri 200 posti a testa per garantire ai detenuti una maggiore vivibilità degli spazi, ma anche agli operatori penitenziari condizioni di lavoro più adeguate all’obiettivo fondamentale della detenzione che comprende non solo l’espiazione della pena, ma la realizzazione di un disegno concreto di recupero personale e formativo al fine della reintegrazione sociale". "Naturalmente", concludono i due senatori, "occorre insistere anche sul fronte dell’adeguamento degli organici, in virtù del fatto che gli operatori penitenziari esercitano un’attività delicata, complessa e usurante sotto diversi profili. Il nostro impegno continuerà ad essere costante e concreto perché si cambi passo". Lazio: il Garante; mancano i fondi per il carburante, a rischio l’operatività dell’Uepe Il Velino, 17 agosto 2014 I tagli imposti dalla spending review stanno mettendo a rischio l’operatività dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe) di Roma e Latina. La denuncia è del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, secondo cui "il taglio drastico al capitolo di bilancio del Ministero relativo alla gestione degli automezzi e all’acquisto di benzina, ha fortemente limitato la capacità di spostamento degli oltre 30 assistenti sociali operanti nei territori di Roma e di Latina". In una lettera inviata al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il Garante ha sottolineato come, in tali condizioni, "gli operatori non possano effettuare le visite ed i sopralluoghi relativi all’esecuzione penale esterna". Gli Uepe sono uffici periferici del ministero della Giustizia la cui competenza principale riguarda la gestione delle misure alternative alla detenzione (affidamento in prova la Servizio Sociale, affidamento in casi particolari, Detenzione domiciliare e semilibertà). Gli Uepe svolgono inchieste utili a fornire i dati occorrenti all’applicazione, la modifica, la proroga e la revoca delle misure di sicurezza e indagini socio-familiari per l’applicazione delle misure alternative, formulano proposte all’autorità giudiziaria sul trattamento da applicare ai detenuti ammessi all’affidamento in prova e alla detenzione domiciliare, controllandone l’esecuzione. Attualmente, l’Uepe di Roma e Latina ha in carico oltre tremila detenuti in esecuzione penale esterna, dei quali oltre mille residenti al di fuori della città di Roma. "Ho scritto al ministro Orlando chiedendo di ripristinare al più presto la piena operatività dell’Uepe di Roma e Latina - ha detto Marroni - perché questi uffici sono fondamentali nel percorso di riforma e di sfollamento delle carceri italiane che proprio in queste settimane sta facendo vedere i primi, incoraggianti, risultati. Oggi gli operatori non possono perfezionare i sopralluoghi per coloro che hanno chiesto, dal carcere, di beneficiare della legge 10/2014 (la c.d. svuota carceri) che prevede la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi nel proprio domicilio. Un vero e proprio paradosso, perché da un lato si varano leggi volte a migliorare la qualità di vita nelle carceri, dall’altro si sottraggono agli Uffici strumenti e fondi necessari a che tali norme vengano effettivamente applicate. Gli Uepe, invece, andrebbero potenziati coerentemente con l’art. 27 della Costituzione, che attribuisce alla pena una funzione di reinserimento e di socializzazione". Abruzzo: Mozione del M5S contro il sovraffollamento; quasi 2mila detenuti in 1.500 posti Ansa, 17 agosto 2014 Il Consigliere del M5S, Leandro Bracco, ha chiesto di inserire all’ordine del giorno delle prossime sedute del Consiglio regionale una mozione inerente il drammatico stato di sovraffollamento in cui versano gli istituti carcerari abruzzesi. La mozione riguardante la situazione carceraria abruzzese è volta a chiedere che "il Consiglio regionale si impegni da subito per dare attuazione al comma 3 dell’articolo 27 della nostra Costituzione, il quale recita che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". "Negli otto istituti carcerari abruzzesi - spiega Bracco - sono detenute 1.980 persone a fronte di una capienza massima consentita di 1.432 posti, con un tasso di sovraffollamento del 38,3%". In questo scenario di disperazione, solo negli ultimi due anni si sono registrati otto di casi di suicidio, 31 episodi di tentato suicidio e 118 di autolesionismo". Campania: i Radicali scrivono a Caldoro e Squillante, ispezioni a Fuorni e Bellizzi Irpino Gazzetta di Salerno, 17 agosto 2014 Si è tenuta la conferenza stampa dal titolo, "Fermiamo il massacro nelle carceri". Insieme a Donato Salzano Segretario di Radicali Salerno, i Deputati Mucciolo, Barbirotti e Ragosta, il Presidente della Camera Penale Salernitana Silverio Sica, hanno inviato una lettera aperta sulla condizione sanitaria nelle carceri al Governatore Caldoro e al Direttore dell’Asl di Salerno squillante e aderito allo sciopero della fame promosso da Marco Pannella e Rita Bernardini per il diritto alla salute dei detenuti. In programma visite ispettive ferragostane alle case circondariali di Avellino e Salerno a Bellizzi Irpino e a Fuorni (percentuali di sovraffollamento per il carcere irpino al 125%, invece per quello salernitano si raggiungono numeri serbi con oltre il 140%, fonte Ministero Giustizia luglio 2014), la prima per la mattina di sabato 16 e la seconda per il mattino di lunedì 18, previste all’uscita davanti alle carceri brevi conferenze stampa con le delegazioni radicali. Il dato nazionale vede su i 49.987 posti regolamentari dei 199 istituti (su 204) censiti dal Dap, i posti effettivamente disponibili sono 45.784; occorre sottrarre, infatti, tutti quei posti inagibili per lavori in corso, ristrutturazioni, o chiusure per mancanza di personale che ammontano in totale a 4.203. Pertanto, al 31 luglio 2014, nelle nostre carceri c’erano 54.668 detenuti in 45.784 posti con una carenza di 8.884 posti. Il tasso di sovraffollamento è del 119,4%. Il sovraffollamento di circa il 120%, già di per sé drammatico perché vuol dire che 120 detenuti devono spartirsi lo spazio di 100 posti, che ci vede tra i Paesi europei secondi soltanto alla Serbia con il suo 145%. (fonte Ministero Giustizia, luglio 2014) Di seguito il testo della lettera La sete di diritto di Marco Pannella e la fame di verità di Rita Bernardini, le ragioni del loro dare corpo al Satyagraha iniziato appunto dallo scorso 30 giugno per garantire il diritto all’assistenza sanitaria dei detenuti. La nostra adesione allo sciopero della fame e il sostegno alla lotta nonviolenta di Marco e Rita, dei Radicali, ma dell’intera Comunità Penitenziaria, con forza e amore per la verità, da digiunatori, che gandhianamente dialoghiamo con il potere costituito per darvi forza con il nostro dare corpo alla lotta e con lo strumento di questa lettera aperta a te Presidente e a te Direttore dell’Asl, ti chiediamo di rendicontare ognuno per la sua competenza, non ha noi, ma all’intero universo penitenziario martirizzato e torturato dalla violenza di questo Stato condannato da oltre trent’anni dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione degli artt. 3 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, vale a dire: la tortura dei trattamenti inumani e degradanti e l’irragionevole durata dei processi. Su che cosa, su i trasferimenti in conto capitale dal Ministero della Giustizia per la ex-Sanità Penitenziaria dovuti per effetto del Dlgs 229/99 (decreto Bindi), al Ministero della Salute, quindi attraverso gli assessorati alla Sanità Regionali alle Asl per poi arrivare alle infermerie e ai centri clinici degli Istituti di Pena. Dal 1999 in avanti quanto è stato trasferito? Quanto di questo denaro è stato utilizzato? Come è stato speso? Sono stati acquistati defibrillatori? Kit di auto-somministrazione d’insulina per i diabetici? Farmaci e farmaci salva-vita? Le visite specialistiche hanno dei tempi congrui? Sono garantiti i L.E.A (Livelli Essenziali di Assistenza) per i detenuti? Visto che invece purtroppo la Sanità nelle carceri in Campania e nella Provincia di Salerno è alla "bancarotta". Valgano per il punto sullo stato dell’assistenza sanitaria, i recenti casi dei "poveri Cristi": Vincenzo Di Sarno trentottenne affetto da tumore cervico-midollare in fase terminale e Angelo Rosciano elettrauto di Polla (SA) diabetico e disabile, entrambi incompatibili con il regime detentivo, ricoverati si fa per dire al cosiddetto centro clinico S. Paolo di Poggioreale, in che condizioni disumane, per questo hanno avuto l’attenzione del Garante degli ultimi, il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ad oggi scontano la loro pena agli arresti domiciliari in esecuzione dell’ordinanza della Magistratura di Sorveglianza che ha ripristinato finalmente lo Stato di Diritto e le leggi fondamentali. Ma quanti non sono stati fortunati di avere Radio Radicale che gli ha dato voce, quanti soffrono ancora le pene dell’inferno ancora lì in quel luogo di tortura e in tanti altri istituti di pena. Come spesso ama ripetere Marco Pannella: "alla strage di diritto, spesso fa seguito strage di popoli". Fermatevi. Fermiamo il massacro nelle carceri. Fai quel che devi, accada quello che può. Caserta: esponenti Radicali e del Psi in visita alla Casa Circondariale di Arienzo www.radicali.it, 17 agosto 2014 Martedì 19 Agosto dalle ore 9.00 alle ore 13.00, l’Associazione Radicale "Legalità e Trasparenza" di Caserta con il Partito Socialista Italiano sezione di Caserta e provincia terranno un sit-in presso la Casa Circondariale di Arienzo per denunciare la situazione della struttura penitenziaria. Dopo l’iniziativa non violenta di Marco Pannella e di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, che dopo 43 giorni ha interrotto lo sciopero della fame perché il Ministro della Giustizia, Orlando, ha pubblicato i dati riguardo le capienze regolamentari, i posti effettivamente disponibili, i detenuti presenti, carcere per carcere è stata riscontrata una situazione gravosa nella struttura penitenziaria di Arienzo. Domenico Letizia, segretario dei Radicali Caserta dichiara: "Nuovamente scendiamo in campo per la tutela della dignità e dei diritti umani a partire dai detenuti, soprattutto, in questi giorni di festa, quando l’attenzione per gli ultimi cala drasticamente. Ad Arienzo la situazione è davvero degradante. I dati forniti dal ministero rivelano che su 52 posti disponibili sono presenti 101 reclusi con un sovraffollamento pari al 194%. Inoltre cercheremo di capire lo stato dell’accesso alle cure mediche per i detenuti della struttura penitenziaria di Arienzo. La nostra proposta resta sempre la stessa: Amnistia per la Repubblica". Palmi (Rc): Lacquaniti (Psi) visita il carcere "ho trovato un struttura in buone condizioni" di Danilo Loria www.strettoweb.com, 17 agosto 2014 "Ho approfittato del mio soggiorno a Palmi, luogo della mia infanzia a cui sono legato- afferma l’On. Luigi Lacquaniti di Libertà e Diritti-Socialisti Europei - per effettuare un’ispezione alla Casa circondariale locale. Ho ricevuto, insieme alla Dott.ssa Domenica Sprizzi, che mi ha gentilmente accompagnato, un’accoglienza molto cordiale. Il Direttore, della Casa circondariale ci ha illustrato la situazione e con molta cordialità ci ha mostrato tutti gli spazi che ospitano il carcere di Palmi. Le condizioni dello stabile, che ha circa 40 anni di vita, sono buone e la manutenzione mi è parsa sufficiente. Sono in rifacimento le stanze che ospitano i detenuti durante le visite dei familiari. Vi sono ampi spazi all’aperto, malgrado l’assenza di verde, dove i detenuti passano le rispettive quattro ore giornaliere d’aria, mentre ulteriori quattro ore al di fuori delle celle vengono occupate nelle sale comuni. Quest’ultima attività è riservata ai detenuti comuni, mentre non è permessa a quanti sono in regime carcerario conseguente a condanna per criminalità di stampo mafioso, che possono usufruire solo delle ore all’aperto. I detenuti sono separati in celle da due, da quattro e da sei, le celle sono ampie, ma purtroppo nessuna di esse è adeguata alla normativa vigente che prevede la presenza della doccia. Oggetto d’interpretazione invece i vincoli in termini di estensione della cella, derivanti dal recepimento della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, successiva al caso Torreggiani. Dalle celle ispezionate e dal dialogo tenuto con alcuni detenuti non pare, tuttavia, che vi siano situazioni di violazione della Legge. L’ambulatorio medico funziona in modo molto ridotto. L’infermeria e l’ambulatorio dentistico sono funzionanti, ma negli ultimi anni la situazione appare peggiorata: il servizio sanitario non provvede all’adeguamento di organico necessario (ora sono presenti un medico e un infermiere soltanto) e nemmeno alla sistemazione del laboratorio radiologico e oculistico, che sono inutilizzabili. La popolazione carceraria locale è comunque in discreta salute, non vi sono situazioni di criticità, malgrado l’uso piuttosto importante di psicofarmaci. In due anni purtroppo si è assistito a due suicidi e ad un ulteriore caso evitato in extremis. Sotto organico è anche il personale di sicurezza: per dimensioni del carcere e numero di detenuti con una carenza del 20% circa, personale purtroppo sottoposto a turni sfiancanti. A causa della mancanza di personale, la notte il carcere è spesso sguarnito di sentinelle, cosa che recentemente ha agevolato l’evasione di un detenuto subito ritrovato. Il rapporto della casa circondariale con le associazioni locali che si occupano dei detenuti, è di grande sintonia e collaborazione: vi sono alcune attività svolte all’interno del carcere, tra cui spiccano il laboratorio teatrale, utile per la crescita emotiva e culturale dei detenuti stessi e l’attività di pasticceria. È auspicabile un ulteriore sforzo dell’Amministrazione comunale per favorire momenti di scambio e di incontro con le realtà cittadine, che consentano ai detenuti di avere reali opportunità di scambio con la realtà extra carceraria". Siracusa: solidarietà e assistenza sociale, dal carcere di Brucoli un segnale di speranza di Sebastiano Salemi La Sicilia, 17 agosto 2014 Anche a Ferragosto alcuni detenuti sono andati in via Orfanotrofio, dove ha sede la mensa per indigenti, per svolgere gratuitamente le mansioni di cuochi e inservienti. Per muoversi utilizzano "Assuntina" la bici messa a disposizione della stessa associazione. Augusta. Casa di Reclusione di Brucoli e associazione il Buon Samaritano insieme nella realizzazione di progetti finalizzati alla solidarietà. Anche nel giorno di Ferragosto alcuni detenuti dell’istituto di pena, diretto da Antonio Gelardi si sono recati in via Orfanotrofio dove ha sede la Mensa per indigenti per svolgere gratuitamente le mansioni di cuochi e inservienti. Per recarsi dalla sede dell’istituto di pena alla mensa, ubicata nel centro storico della città megarese, tre detenuti utilizzano "Assuntina" che è la bicicletta che l’associazione del Buon Samaritano ha messo a disposizione loro già dallo scorso mese di luglio, quando ha avuto inizio il rapporto di collaborazione. I detenuti lo fanno le domeniche e i giorni festivi, quando c’è più bisogno del loro operato. Tra la direzione del carcere e l’associazione c’è una protocollo d’intesa che prevede, la tutela assicurativa e la necessaria formazione del personale. Si tratta quindi di una attività di volontariato, ma regolamentata dalla normativa che tutela il lavoro sotto qualsiasi forma. Lo scorso mese, definiti tutti gli aspetti dell’iniziativa, scelti i detenuti e acquisito il loro consenso, restava da superare solo il problema degli spostamenti, come quello di far giungere i detenuti dal carcere che si trova ad una decina di km. Dalla città, lungo la strada provinciale 1 che collega Augusta a Brucoli, alla sede della mensa. Per questo l’associazione ha messo a disposizione del servizio la bici. Assuntina ha accompagnato al lavoro Giuseppe (nome di fantasia) felice di aver prestato questo servizio e che ha dato un senso al suo Ferragosto. L’iniziativa viene dopo gli spettacoli teatrali e musicali aperti al pubblico esterno svoltisi per dieci giorni nel mese di giugno scorso nel carcere di Augusta a cui hanno assistito complessivamente oltre 1.500 persone. "Adesso - sottolinea il direttore Antonio Gelardi - una recente normativa prevede che dietro autorizzazione del direttore i detenuti che abbiano certi requisiti, possano svolgere gratuitamente lavoro all’esterno. Ci si è messi quindi al lavoro con il Comune e con l’associazione, per stipulare protocolli d’intesa per lo svolgimento sul territorio di lavoro utile alla collettività. L’intesa, quasi in dirittura d’arrivo riguarderà attività di manutenzione del verde e di edifici pubblici". Trapani: 30 ex detenuti e disoccupati al lavoro per il Comune di Mazara del Vallo di Salvatore Giacalone Giornale di Sicilia, 17 agosto 2014 Disoccupati ed ex detenuti al lavoro. La giunta comunale, presieduta dal sindaco Nicola Cristaldi, ha approvata la delibera per consentire a 30 soggetti, tra ex detenuti e disoccupati, di svolgere lavori di sistemazione e pulizia di alcune aree della Città tramite l’Associazione di Volontariato "Made in City", che ha stipulato un’apposita convenzione con il Comune di Mazara del Vallo. Previsti interventi di pulizia dei litorali, a supporto dei servizi programmati d’intesa tra Comune e Belice Ambiente dopo la notte di ferragosto. "Disoccupati ed ex detenuti del territorio mazarese - afferma il sindaco Nicola Cristaldi - saranno impiegati, temporaneamente, per effettuare lavori di diserbatura e pulizia delle strade ed aree cittadine in ausilio ai dipendenti comunali. La scelta di concedere contributi economici in cambio di lavori di pubblica utilità è stata già attuata con successo dalla nostra Amministrazione ed abbiamo pertanto deciso di riproporla". Il costo dell’operazione è di ventimila euro. Gli assunti lavoreranno per 4 ore al giorno per un mese. Guadagneranno circa 600 euro lordi. Lo scorso 5 agosto una quindicina, tra disoccupati ed ex detenuti, avevano protestato perché il sindaco non avrebbe mantenuto la promessa fatta alla vigilia delle ultime amministrative del rinnovo del protocollo di intesa per una nuova assunzione. Il sindaco aveva spiegato che purtroppo l’assunzione non era partita lo scorso 1° agosto, come promesso, perché non c’era il dirigente degli uffici finanziari ma quando questi si fosse insediato la giunta avrebbe assunzione gli aventi diritto. Il dirigente, Filippo Angileri, si è insediato tre giorni fa. Considerato che alcuni tra disoccupati ed ex detenuti non erano in condizione di fare la spesa al supermercato, ha disposto per alcuni di loro, dei buoni spesa per venire incontro a talune esigenze. Nello scorso mese di aprile, 21 persone tra disoccupati ed ex detenuti sono stati impiegati, con la collaborazione dell’associazione di Volontariato Made in City, in lavori in ausilio ai dipendenti comunali. "Ci sono famiglie disperate e pensiamo che come amministrazione - ha detto in quel tempo Cristaldi - non dobbiamo procedere alla semplice corresponsione di sussidi, che non servono assolutamente a nulla, ma a dare dei piccoli contributi a coloro che collaborano con le unità operative comunali". Ma sulla crisi del lavoro e dei tanti disoccupati, in particolare nell’edilizia, Cristaldi ha rilasciato una interessante dichiarazione: "La dura e cruenta crisi che ha investito il nostro Paese negli ultimi 5 anni non ci ha impedito - dice - di mettere in cantiere opere e interventi per centinaia di milioni di euro, purtroppo però quasi sempre ad aggiudicarsi le gare sono state aziende non locali che utilizzano proprio personale per effettuare i lavori. Come sindaco della città - ha continuato Cristaldi - ho anche emanato una specifica direttiva affinché tutte le gare per la realizzazione di opere pubbliche in città, il cui ammontare sia inferiore ai 150 mila euro, siano espletate con il metodo della trattativa privata, con espresso invito a tutte le imprese inscritte nell’albo fiduciario del Comune di Mazara del Vallo, ed ho inviato una missiva a tutte le aziende non locali, aggiudicatarie di appalti comunali, affinché utilizzassero anche manodopera locale per i lavori, ma ovviamente non posso costringere le imprese alle assunzioni". Lucca: il 27 agosto delegazione del Sappe a Roma per la protesta dei sindacati di Polizia Lucca In Diretta, 17 agosto 2014 "Ci state togliendo il sangue, allora noi preferiamo donarlo ai cittadini". È questo lo slogan della clamorosa protesta che i sindacati autonomi del comparto sicurezza e soccorso pubblico Sap (Polizia di Stato), Sappe (Polizia Penitenziaria), fra cui rappresentanti della segreteria provinciale di Lucca, Sapaf (Corpo Forestale) e Conapo (Vigili del Fuoco) metteranno in piazza a Roma il prossimo 27 agosto. A Montecitorio, inoltre, fino al 10 settembre ci sarà un presidio permanente. "Centinaia e centinaia di poliziotti, penitenziari, forestali e vigili del fuoco - sostengono in una nota le segreterie nazionali delle 4 organizzazioni riunite nella consulta sicurezza - si ritroveranno in piazza del Popolo, a Roma, assieme ad un’autoemoteca che effettuerà prelievi di sangue. I nostri iscritti aderiranno in massa per dare un segnale forte a questo Governo che ha continuato a tagliare sulla sicurezza come i precedenti Esecutivi e che sta perdendo l’opportunità storica di riformare l’apparato della sicurezza, riducendo e unificando le forze di polizia e accorpando ove possibile le elefantiache strutture dipartimentali del Ministero dell’Interno". Sap, Sappe, Sapaf e Conapo, che rappresentano circa 43mila divise iscritte e che costituiscono la maggiore organizzazione di rappresentanza del comparto sicurezza, annunciano la presenza in piazza della Fondazione Franco Sensi con la presidentessa Rossella Sensi, con al suo fianco il comico e attore Enzo Salvi in qualità di testimonial. A sostegno dell’iniziativa anche l’Advps, l’Associazione Donatori e Volontari Personale Polizia di Stato. "La giornata del 27 agosto - spiegano i segretari generali dei 4 sindacati autonomi, Gianni Tonelli, Donato Capece, Marco Moroni e Antonio Brizzi - sarà un momento di confronto anche con i cittadini, che come noi potranno donare il sangue. Spiegheremo alla gente le ragioni di una protesta che non è legata soltanto a rivendicazioni stipendiali, anche se le nostre retribuzioni sono al palo da 5 anni e il tetto salariale ci penalizza in misura maggiore rispetto al pubblico impiego. Alla gente spiegheremo che senza una riforma della sicurezza ci sarà sempre meno sicurezza, che le donne e gli uomini in divisa stanno dando il sangue a uno Stato che non li merita e non li rispetta, che non ci permette di tutelare al meglio troppo i cittadini e che troppo spesso si ricorda dei suoi servitori solo quando muoiono da eroi in servizio. Noi non ce la facciamo più". I sindacati autonomi della consulta sicurezza annunciano anche un presidio permanente davanti a Montecitorio che si protrarrà fino al 10 settembre. In piazza il 27 agosto ci sarà, inoltre, la banda musicale dell’Anppe, l’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria, che allieterà la giornata di mobilitazione con un accattivante repertorio di marce e brani conosciuti. Cagliari: tenta far entrare droga al carcere del Buoncammino, scoperta da cinofili Adnkronos, 17 agosto 2014 Gli agenti del Reparto Cinofili della polizia di Macomer (Nuoro) hanno sventato alla vigilia di ferragosto un tentativo di introduzione di un discreto quantitativo di sostanze stupefacenti nel carcere di Buoncammino di Cagliari. Una donna, L.F. di 34 anni, è stata denunciata, perché sorpresa mentre stava cercando di far avere, durante un colloquio, hashish ed eroina ad un familiare detenuto, ma i cani antidroga Jesson e Lorenza l’hanno segnalata ai cinofili. La donna aveva con se, nascoste nel reggiseno, circa quaranta dosi tra hashish ed eroina. Svizzera: nel carcere di Champ-Dollon i secondini devono improvvisarsi pompieri Ats, 17 agosto 2014 Non finiscono i problemi nell’affollato carcere ginevrino, che oggi ha inoltre superato la simbolica soglia dei 900 detenuti (e che era concepito per ospitarne 376). I secondini della prigione ginevrina di Champ-Dollon saranno obbligati a prestare servizio nel distaccamento pompieri della prigione. Chi rifiuterà sarà sanzionato. È quanto ha deciso ieri il consigliere di stato Pierre Maudet. Da metà giugno il servizio antincendio della prigione è chiuso poiché le guardie carcerarie che vi prestavano servizio si sono dimesse. Intanto oggi è stata superata la soglia di 900 detenuti. Il 16 giugno, infatti, i 120 secondini di Champ-Dollon istruiti per lottare contro gli incendi hanno rassegnato le dimissioni dalla loro funzione di pompiere volontario per protestare contro il progetto governativo di riforma salariale, lo stesso che ha portato i poliziotti a fare lo sciopero del rasoio e dell’uniforme. Da quel momento, i vigili del fuoco professionisti della città di Ginevra sono dovuti intervenire trenta volte nel carcere, in tutti i casi eccetto uno per falsi allarmi che il servizio antincendio interno avrebbe potuto scoprire da solo. Il ricorso ai pompieri ordinari ha anche un costo: 18’000 franchi alla settimana. Per questa ragione, ma anche e soprattutto per motivi di sicurezza, Maudet ha ordinato alla direzione del carcere di istituire con effetto immediato un servizio antincendio. La sessa direzione dovrà sceglierne i membri, i secondini che dovessero rifiutare rischiano sanzioni disciplinari, ha indicato all’Ats la portavoce del Dipartimento della sicurezza confermando quanto pubblicato oggi dalla "Tribune de Genève". Oggi intanto, per la prima volta dall’inaugurazione della prigione nel 1977, è stata superata la soglia di 900 detenuti. Inizialmente la struttura era stata concepita per ospitare 376 persone. I problemi di sovrappopolazione sono apparsi all’inizio degli anni 2000, ha affermato la portavoce.