La telefonata della Cancellieri? che sia l’occasione per una umanizzazione delle carceri di Ornella Favero Ristretti Orizzonti, 4 novembre 2013 Suicidi, trasferimenti, patologie gravissime ritenute compatibili con il carcere, permessi di necessità che arrivano solo quando il familiare è in punto di morte, o già morto, parenti trattati come colpevoli: di temi sui quali sarebbe utile riflettere, sull’onda di questa telefonata del ministro Cancellieri a tutela della detenuta Giulia Ligresti, ce ne sono tanti, e chiamano in causa tutto il sistema della Giustizia. “La Giustizia non può restare privilegio di chi abbia il numero di telefono del ministro o la ventura di conoscere un giornalista”, scrive sul Corriere Luigi Ferrarella, uno dei cronisti di giudiziaria più attenti e sensibili. Questa questione però non riguarda solo la vicenda del Ministro, e neppure solo l’ambito della Giustizia, ma è l’essenza dei disastri del nostro Paese, del senso di frustrazione dei cittadini che non hanno i numeri di telefono di quelli “che contano”, della fatica che si fa per veder tutelato un proprio diritto: se non conosci le “persone giuste”, se non hai qualche aggancio nel mondo dell’informazione, se non hai la forza della disperazione che ha tenuto in piedi una come Ilaria Cucchi, non riesci in alcun modo a veder rispettati i tuoi diritti. Noi di Ristretti Orizzonti, che da anni cerchiamo di dare dignità a chi si suicida in carcere, o muore per cause non chiare, o per negligenze e disattenzione, raccogliendo e pubblicando tutte le notizie che riusciamo a trovare su quelle persone, non vogliamo affatto criticare l’umana compassione che ha mosso il Ministro, ma pensiamo anche che questa telefonata per la salute di Giulia Ligresti debba diventare l’occasione di una riflessione seria, e di alcune proposte: È ora di procedere all’Istituzione del Garante nazionale per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e delle persone private della libertà personale, perché non si può più pensare che la vita delle persone recluse sia affidata alla sensibilità di qualche funzionario più attento. Nell’attesa che il Parlamento si muova per istituire il Garante, il Dap apra una linea diretta, agile e che dia risposte subito, per le segnalazioni dei casi critici, parli con i famigliari, ascolti i Garanti locali, i volontari, dia garanzie di intervenire in tempi rapidi. Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria è una macchina gigantesca e poco trasparente, noi sosteniamo che bisogna procedere alla sua umanizzazione, perché non è umano, per esempio, il modo in cui i detenuti vengono trasferiti, non è umana la scarsa attenzione alla loro salute, che c’è in tante carceri, non è umano il modo in cui troppe volte vengono trattati i famigliari Ai fini di questa umanizzazione, chiediamo che il Volontariato, che opera in tutte le carceri a stretto contatto con le persone detenute, abbia un ruolo nuovo, più chiaro e meno subalterno, e sia coinvolto in tutte le Commissioni che il Ministro ha istituito per trovare soluzioni al sovraffollamento e avviare una Riforma dell’Ordinamento penitenziario I giornali e le realtà dell’informazione che operano dentro le carceri, con il coinvolgimento diretto delle persone detenute, devono ogni giorno lottare per strappare qualche centimetro di libertà e un po’ di ascolto. Non sarebbe ora invece che gli fosse riconosciuto in modo trasparente il diritto a fare informazione dal carcere, dal luogo cioè reso più insicuro, malsano e pericoloso proprio dall’assenza di trasparenza? Il Ministro promuova iniziative di sensibilizzazione della società su questi temi, perché il carcere e le pene ci riguardano tutti, non ci sono i “buoni” da una parte e i “cattivi” dall’altra, e noi di Ristretti Orizzonti su questa questione abbiamo la presunzione di poter insegnare qualcosa, perché incontriamo ogni anno migliaia di studenti, che entrano in carcere per confrontarsi con le persone detenute, che a loro volta mettono a disposizione la loro testimonianza per aiutare i ragazzi a capire i rischi di certi comportamenti. Per finire, non è arrivato finalmente il momento di confrontarsi con i dati sui suicidi e sulle “morti di carcere” sulla base di una effettiva trasparenza, visto che noi i dati li pubblichiamo sempre, e non i semplici numeri, ma tutto quello che riusciamo a sapere di quelle persone, che sono comunque persone morte, persone che non ci sono più, persone che noi chiediamo solo di ricordare con un po’ di umanità? Gentile Ministro, a noi Lei sembra una persona sensibile, non ci interessa per niente criticarla per quella telefonata, ma non ci basta la compassione e la pietà per chi vive nelle condizioni disumane delle nostre galere, è troppo poco, vogliamo che qualcosa cambi, e ci sono tante cose che Lei sta faticosamente cercando di cambiare, ma ce ne sono altrettante, e di questo vorremmo parlare, che possono cambiare da subito senza aspettare che cambino le leggi. Lei ha dichiarato “Io sono il responsabile diretto della vita dei carcerati, mi sono mossa per il rischio di un suicidio”. Ecco, Lei è il responsabile diretto della vita dei carcerati, a Lei noi ci rivolgiamo perché quella vita deve avere più garanzie e più certezze di essere tutelata. Ci vuole un presidio umanitario che faccia per tutti quello che il Ministro ha fatto per Giulia Ligresti di Elton Kalica Ristretti Orizzonti, 4 novembre 2013 “Un detenuto in meno? Meglio così”. Affermazione fatta da un “vecchio” detenuto in una situazione particolare. L’aggettivo “vecchio” non qualificava la sua età, ma il fatto che avesse trascorso buona parte della sua vita in carcere, accumulando una certa saggezza. In quella circostanza, un uomo stava lasciando il reparto con il suo sacco nero in spalla, e qualcuno bisbigliava che si trattasse di un “infame”. Per chi si fa la galera, diventa normale vedere persone che entrano ed escono. I motivi per cui la custodia cautelare ad un certo punto si interrompe, possono essere diversi. E dato che il detenuto impara presto a pensar male, a volte la scarcerazione di un detenuto in attesa di giudizio diventa facilmente “sospetta”, e il “liberante”- status assunto mentre abbandona la cella e si avvia verso l’ufficio matricola per concludere le formalità - è seguito dall’ombra della “collaborazione”. Ecco allora, come in quella occasione, emozioni contrastanti avevano invaso quelli che, da dentro una cella, accompagnavano con gli occhi la scarcerazione di una persona che forse avrebbe dovuto attendere il processo in galera, con gli altri. Ma il “vecchio” detenuto aveva chiuso la questione in modo chiaro: “Ragazzi, non ci pensate più. Fa sempre bene vedere uscire qualcuno, anche se fosse un pezzo di m.”. Penso che la galera sia un pezzo della società e che, come tale, sia spesso trasportata dagli stessi sentimenti collettivi. E ora che il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri è intervenuta per la tutela di Giulia Ligresti, una persona detenuta con gravi problemi di salute, forse i sentimenti collettivi suscitati in questi giorni somigliano agli stessi sentimenti contrastanti che hanno provato molti detenuti. Basta pensare ai detenuti della Casa circondariale di Ferrara dove una settimana fa è morto Egidio, 81 anni, in sciopero della fame da 10 giorni per protestare contro il magistrato che gli aveva rigettato l’istanza di detenzione domiciliare. Lo stesso avranno pensato i detenuti di Secondigliano dove due settimane fa Antonino, di 61 anni, è morto per un tumore al cervello. Oppure i detenuti di Rebibbia dove pochi giorni prima moriva Sergio, un 82 enne che aveva già avuto un ictus, ed era ancora in galera. Sicuramente i detenuti di Opera conservano ancora in mente la tragedia di Walter, paraplegico di 58 anni morto carbonizzato nell’incendio della sua cella. Così come qualcuno nella Casa circondariale di Sassari, si ricorderà ancora di Jacques, cittadino belga di 66 anni, rimasto in cella a combattere con il cancro al pancreas per cinque anni chiedendo ripetutamente di uscire per curarsi e infine per poter morire “accanto ai miei due bambini e a mia moglie, in Belgio”. Ecco, chi ha conosciuto loro sicuramente stringerebbe le sbarre della propria cella provando rabbia per come la giustizia è sempre attenta quando si tratta di persone importanti, mentre ai molti cittadini comuni propone il suo viso più sadico. Tuttavia prevale sempre la filosofia del vecchio detenuto per cui “non si augura la galera nemmeno al proprio peggior nemico”. Pertanto siamo tutti contenti che anche la Ligresti possa aspettare il processo a casa sua. Invece vorrei che questa vicenda diventasse un momento di riflessione anche per tutti quei Tribunali di Sorveglianza che non hanno concesso il differimento pena per motivi di salute a Egidio, Antonino, Sergio, Walter e Jacques, che sono poi morti in carcere: può darsi che non potessero farlo, può darsi che abbiano preso la decisione giusta, può darsi… ma una riflessione bisogna avere il coraggio di farla. Ed è una riflessione che riguarda molti, magistrati, operatori penitenziari, medici, visto che negli ultimi dieci anni noi di Ristretti Orizzonti abbiamo contato più di mille e cento detenuti morti in carcere per malattia e altri 612 morti suicidi. Senza contare quelli che sono morti a casa o in ospedale, magari scarcerati poco tempo prima. Come redazione riceviamo spesso segnalazioni di persone che lottano con la malattia in carcere, senza voce e spesso senza speranza. Quando possiamo cerchiamo di coinvolgere altri per intervenire collettivamente. Fino a poco tempo fa avevamo in parlamento Rita Bernardini, un punto di riferimento per molte associazioni di volontariato, ma soprattutto un interlocutore permanente per i detenuti e i loro famigliari. Loro non avevano conoscenze “in alto” e si rivolgevano alla parlamentare radicale per segnalare casi di carattere umanitario, perché sapevano che lei è una che si interessa di tutti i detenuti. Rita poi si muoveva sempre con celerità guadagnando l’attenzione delle autorità competenti verso la necessità di una rivalutazione più attenta del caso. E spesso il caso trovava una soluzione più umana. Non sono mancate nemmeno le interrogazioni parlamentari - quando il caso necessitava di uno scossone maggiore - e allora molti detenuti sintonizzati su Radio radicale sentivano di non essere soli. Ora che non c’è più un deputato che si dedica interamente a questo, inviterei il Ministro, che ha riconosciuto come sia difficile curarsi adeguatamente nelle galere italiane, a instituire un ufficio ad hoc, con il compito di ricevere le segnalazioni dei famigliari dei detenuti malati in modo che tutti abbiano “il numero giusto” per chiedere un interessamento umanitario per il proprio caro. Perché ci vuole davvero un presidio umanitario che faccia per tutti quello che lei ha fatto per Giulia Ligresti. Un ufficio con il mandato di ricevere segnalazioni dai detenuti, dai loro famigliari, dalle associazioni di volontariato e dai garanti dei detenuti, che abbia il compito di mettere in moto un meccanismo di controllo rapido per accertare la gravità della situazione, e poi, quando è il caso, di intervenire con segnalazioni verso l’autorità competente. Ormai molti Paesi si stanno attrezzando con enti nazionali per la prevenzione della tortura e di trattamenti inumani e degradanti: lo chiede il Consiglio d’Europa e lo chiedono le Nazioni Unite. Recentemente ho fatto uno studio presso l’Ombudsman albanese all’interno del quale c’è un ufficio che raccoglie segnalazioni da chiunque è privato della libertà e poi svolge accertamenti e ispezioni dovunque la persona si trovi detenuta. Quando una violazione viene accertata, l’Ombudsman fa esattamente quello che ha fatto il Ministro, raccomanda chi di competenza affinché ci sia una valutazione attenta del caso. E questo non fa scandalo, perché controlli e segnalazioni vengono fatti per tutti i casi ritenuti degni di attenzione. Ecco, di meccanismi simili ce ne sono tanti in giro per l’Europa, mentre in Italia i Garanti ci sono solo a livello locale, Comuni e qualche Regione, un Garante nazionale invece non solo non esiste, ma non si discute nemmeno della necessità di istituirlo, mentre i trattamenti inumani sono stati più volte accertati. Istituire allora un meccanismo italiano di prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti è fondamentale oggi, noi proporremmo di assegnarne la direzione a persone come Rita Bernardini, perché oltre alla formazione teorica ci vuole anche l’esperienza e la conoscenza dei problemi che rendono il nostro sistema penitenziario una macchina di sofferenza. Giustizia: come salvare gli affetti dei detenuti: una proposta di legge che non trova spazio Il Mattino di Padova, 4 novembre 2013 Nel 2002 avevamo elaborato, in una Giornata di studi dal titolo “Carcere: salviamo gli affetti”, una proposta di legge sugli affetti delle persone detenute, e la possibilità di “salvarli” anche attraverso i colloqui intimi, non controllati a vista, che era stata sottoscritta da più di 60 parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Ma come succede spesso, le cose sensate nel nostro Paese non trovano spazio, e quella proposta di legge non è mai stata calendarizzata nei lavori parlamentari. Di recente, alcuni parlamentari, di PD, Sel, M5stelle, hanno incontrato la redazione di Ristretti Orizzonti: a loro abbiamo chiesto di portare avanti questa battaglia, di tutelare con forza i diritti delle famiglie delle persone detenute, speriamo che siano davvero in tanti a sostenere la nostra proposta di legge. Condannati ad amare senza fare l’amore Il sesso dura qualche istante, l’amore invece tutta una vita (Frase anonima scritta sulla parete di una cella). Nelle carceri in Croazia sono consentiti colloqui non sorvegliati di quattro ore con il coniuge o il partner. In Germania alcuni Lander hanno predisposto piccoli appartamenti in cui i detenuti con lunghe pene possono incontrare i propri cari. In Olanda, Norvegia e Danimarca vi sono miniappartamenti, immersi nel verde, forniti di camera matrimoniale, servizi e cucina con diritto di visite senza esclusioni relative alla posizione giuridica dei reclusi. In Albania, una volta la settimana, sono previste visite non sorvegliate per i detenuti coniugati. In Québec, come nel resto del Canada, i detenuti incontrano le loro famiglie nella più completa intimità all’interno di prefabbricati, siti nel perimetro degli istituti di pena, per tre giorni consecutivi. In Francia, come in Belgio, sono in corso sperimentazioni analoghe: la famiglia può far visita al detenuto in un appartamento di tre stanze con servizi, anche per la durata di quarantotto ore consecutive. In Canton Ticino (Svizzera), chi non fruisce di congedi esterni può contare su una serie articolata di colloqui anche intimi in un’apposita casetta per gli incontri affettivi. In Catalogna (Spagna) si distinguono i “Vis a vis”, incontri in apposite strutture attrezzate per accogliere familiari e amici. La possibilità di coltivare i propri affetti è prevista anche in alcuni Paesi degli Stati Uniti e in quasi tutte le altre parti del mondo. In Italia invece fare l’amore con la donna che ami in carcere è un grave reato. Nel nostro Paese dicono che la famiglia è la principale e basilare formazione sociale che costituisce la “prima cellula” della società. E che la persona umana conserva pienamente anche nella condizione di detenzione il suo diritto inalienabile alla manifestazione della propria personalità nell’affettività. Eppure io e la mia compagna sono ventitré anni che sogniamo l’amore senza poterlo fare. Lei, anche dopo tanti anni, è ancora l’amore che avevo sempre atteso. Mi ricordo ancora le sue prime parole, i suoi primi sorrisi e i suoi primi baci. Da molti anni viviamo giorni smarriti, perduti e disperati. Da tanti anni lei ama e si fa amare da un uomo senza speranza e senza futuro. Da ventitré anni il suo amore mi genera la vita di giorno e di notte. Eppure da molti anni i suoi sorrisi sanno di tristezza, delusione e malinconia perché da tanti anni le mie mani non la accarezzano. Da ventitré anni penso a lei in ogni battito del mio cuore. Da molti anni mi sta dando tanto ed io invece così poco, perché nonostante lei per me sia il mare, il cielo, il sole e l’aria che respiro, da tanti anni ci abbracciamo, ci baciamo e ci amiamo solo con i nostri pensieri. In carcere gli affetti e le relazioni, il rapporto stesso di un individuo con le persone amate, con la propria vitalità e con i desideri viene sepolto. Di fronte all’impossibilità di coltivare i sentimenti se non in forme frammentarie ed episodiche (i colloqui, le lettere, le telefonate dalla sezione) spesso i detenuti e le detenute cancellano l’idea stessa di potersi sentire ancora vivi e vive nel cuore. Mentre il corpo viene abbandonato come un cadavere nel fiume, oppure, al contrario, imbalsamato nella cura ripetitiva degli esercizi di palestra, fino a raggiungere una forma perfetta quanto inservibile. Carmelo Musumeci È triste, quando si apre il cancello del carcere, non trovare nessuno fuori che ti aspetta Quello che oggi dovrebbero fare le istituzioni, sapendo che non sono in grado di garantire la legalità nelle carceri, è di ascoltare tutte le storie di ognuna delle persone detenute, specialmente quando parlano di quegli affetti con i quali piano piano perdono ogni contatto, se non gli si consente di coltivarli, incominciando proprio dai colloqui intimi, cosa che in molti paesi già è autorizzata. Certo negli anni passati molte volte è emerso questo problema, e già qualcuno parlava di celle “a luci rosse”, senza capire quanto importante è, per chi è detenuto, non perdere la moglie. Ma quando si ha una pena importante, come si può sperare che la tua compagna ti aspetti tutti quegli anni se non può avere anche un po’ di intimità? certamente se lei trovasse un altro legame sarebbe del tutto comprensibile. Io sono un detenuto come tanti, solo che non ho una donna fuori che mi aspetta, ma ho dei figli, e in tutti questi anni di carcerazione ho cercato di recuperare la loro fiducia e il loro affetto, purtroppo con esito negativo. Loro stanno crescendo, oramai abituati a vivere senza avere un padre vicino a loro, e soprattutto non l’hanno avuto quando più ne avevano bisogno, e tutto questo porta molta tristezza. Io non so se nel mio caso le istituzioni potevano fare qualcosa, io penso di si, ci sono persone in carcere che ti devono educare perché hai sbagliato, ma se non lo fanno quando tutto questo riguarda la famiglia, cosa c’è di più importante? Esistono gli assistenti sociali che dovrebbero seguire sia il condannato sia tutto quello che c’è attorno a quella persona, specialmente se di affetti si parla, ma in tempi di sovraffollamento non ci sono mai operatori a sufficienza per occuparsi di questi problemi. Ho combattuto molto in questi anni di galera e in qualche modo sono stato premiato, perché ho potuto usufruire dei permessi premio, incominciando ad uscire per qualche ora, prima con il Progetto scuola/carcere e poi in una Casa famiglia protetta, una fortuna che ci sia non avendo io una famiglia che mi può ospitare. Però non voglio piangermi addosso e se ora le cose non vanno per il verso giusto, ho molte colpe, ma vivo con la speranza che anche i miei figli potranno capire o almeno ascoltare quel padre che anni fa ha avuto uno sbandamento. A dire la verità, devo almeno essere un po’ felice perché ho ancora un padre che, pur avendo una età molto importante, non perde una occasione per farmi visita, dal momento che ora posso incontrarlo al di fuori di un istituto di pena, senza essere guardato a vista. Ricordo quelle poche visite che mio padre mi faceva in carcere, era sempre molto spaesato e mi diceva con grande sofferenza: “Guarda cosa mi è capitato, chi l’avrebbe mai detto che dovevo entrare in un posto cosi?”. Però devo ancora dire grazie, perché non sono proprio abbandonato a me stesso, ed è ancora lui che mi dà la forza di continuare a lottare per tutti quegli obiettivi che devo realizzare per tornare ad essere una persona normale. Ecco perché la famiglia è così importante, e chi ci controlla a vista deve capire che se un detenuto perde queste grandi cose, non potrà certo continuare a portare avanti il suo percorso di cambiamento, sapendo che un domani quando si aprirà l’ultimo cancello non troverà nessuno fuori che lo aspetta. Proprio per tutto questo bisogna coltivare bene quel poco che ancora si ha, con la speranza di poter avere un futuro, magari invecchiando vicino a figli e nipoti. Alain C. Giustizia: l’umanità e l’equilibrio necessari per essere ministro di Valerio Onida (Presidente emerito della Corte costituzionale) Corriere della Sera, 4 novembre 2013 “Casa Circondariale di Ferrara, 26 ottobre 2013: Egidio Corso, 81 anni, muore in cella. Era in sciopero della fame da 10 giorni per protesta contro la mancata concessione di ima misura alternativa” (da un documento di “Ristretti Orizzonti”, 2 novembre). In media più di cinquanta detenuti all’anno finiscono suicidi nelle carceri italiane. E forse meriterebbe di sapere come mai nelle nostre carceri stracolme siano trattenuti detenuti ottantenni. Ma partiti e media si scatenano sulle telefonate del ministro Anna Maria Cancellieri, che si interessò presso le strutture dell’amministrazione penitenziaria, da lei dipendente, riguardo alle condizioni di salute di una detenuta (in custodia cautelare), appartenente ad una famiglia a lei legata da amicizia. Giusto vigilare su eventuali comportamenti di favoritismo da parte di politici. Ma se una ministra si attiva per far sì che l’amministrazione cui è preposta sia attenta alle condizioni di salute di una detenuta, che effettivamente meritavano attenzione, come dimostra il seguito della storia, ebbene, essa merita elogi, non critiche e richieste di dimissioni. E al bravissimo Luigi Ferrarella (uno dei non moltissimi giornalisti che di giustizia sanno davvero), che accusa la ministra di non rendersi conto di accreditare la “sconfortante ammissione” che l’ordinario sistema penitenziario “non appresti sufficienti tutele della salute e degli altri diritti dei detenuti”, diverse dalle “segnalazioni” del ministro, vorrei dire che sì, non è purtroppo affatto irrealistico pensare che “l’ordinario sistema penitenziario” sia talora carente da questo punto di vista. Non solo per la nota situazione di cronico sovraffollamento delle carceri. E non tanto per eventuali lacune legislative, né per cattiva volontà degli operatori giudiziari e penitenziari, ma anche semplicemente per lentezze e ritardi nell’intervenire, nel procedere e nel provvedere, o magari talvolta per timore dell’opinione pubblica, che, si sa, di fronte a detenuti che ai suoi occhi sono “il male” (perché imputati di reati che suscitano particolare allarme, o perché esponenti in disgrazia di categorie sotto accusa, come oggi sono i “politici”) tende spesso a pretendere vendetta e non giustizia (con la tipica invocazione che si “buttino via le chiavi”). E allora diciamolo alto e forte: vogliamo ministri della Giustizia che mostrino umanità ed equilibrio, che si occupino delle persone, e non solo delle procedure. Ma la cosa più inaccettabile e perfino offensiva (per il ministro e per il buon senso comune) è il tentativo di una parte politica di accostare il comportamento del ministro Cancellieri alla famosa telefonata di Berlusconi alla Questura di Milano, lamentando “due pesi e due misure”. Prescindiamo del tutto dalla controversa rilevanza penale di quel fatto: ma come si fa a non vedere che si tratta di vicende toto coelo diverse ed opposte? La Cancellieri si è interessata perché una detenuta, a lei legata da amicizia di famiglia, ricevesse la dovuta attenzione ai suoi problemi di salute, in vista dell’adozione di misure previste dalla legge; Berlusconi si è interessato perché una minorenne scappata di casa e coinvolta in un litigio, a lui legata da vaghi rapporti di conoscenza, fosse affidata, anziché ad una istituzione a ciò preposta, ad una propria seguace, che poi l’avrebbe a sua volta collocata presso una persona non particolarmente idonea: e non certo per la miglior tutela della salute o della personalità della stessa minorenne. La Cancellieri ha sollecitato l’attenzione dell’amministrazione a cui è preposta su un problema di sua competenza, e ha dato voce a preoccupazioni reali che si presentano spesso nelle vicende di detenzione; Berlusconi non si occupava all’epoca di protezione dei minori, né risulta che quella telefonata facesse parte di una sua costante attenzione professionale ai problemi dei minorenni a rischio; tanto che ha cercato di giustificare maldestramente il suo intervento con la famosa favola della nipote di Mubarak. Molte cose danno fastidio (o scandalo) nella politica di oggi: ma nulla è così insopportabile come l’abitudine, purtroppo non poco diffusa, a prendere posizione e iniziative in base ad un puro interesse o pregiudizio di parte, oscurando il merito delle questioni in campo. Giustizia: voi litigate, loro crepano in cella di Gian Marco Chiocci Il Tempo, 4 novembre 2013 La politica continua a dividersi sul caso Cancellieri e ignora i 2.000 detenuti che hanno perso la vita in carcere. Sono oltre duemila i detenuti che negli ultimi 13 anni hanno perso la vita in carcere. In media un decesso ogni due giorni. Molti si suicidano (uno a settimana), altri muoiono di malattia, tanti per cause sconosciute. Nella maggior parte dei casi queste “morti bianche” avvengono nel disinteresse generale; nella maggior parte dei casi si tratta di giovani tra i 20 e i 30 anni. I loro nomi rappresentano oggi più che mai un messaggio forte al male del sistema giustizia sempre in secondo piano rispetto alle polemiche politiche di turno, spesso utilizzate per incentivare un immobilismo ormai cronico. E così nell’attesa che il ministro Cancellieri riferisca domani al Senato, la politica si divide sulle sue dimissioni. Un braccio di ferro al quale il ministro non solo si oppone ma incalza: “Si sono innestati interessi politici che hanno strumentalizzato la vicenda, con l’obiettivo di colpire il governo di larghe intese - dice la responsabile della Giustizia - ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti perché ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli”. Il Pdl, tramite Brunetta, Gasparri, Fitto ha ribadito di non chiedere la testa della Cancellieri ma che “non si facciano due pesi e due misure”, ricordando che al leader del Pdl Silvio Berlusconi è stata inflitta una condanna a sette anni per una telefonata in questura. Il problema riguarda più il Pd che sempre ieri con Giuseppe Civati è tornato a chiedere le dimissioni della Cancellieri. Francesco Cascini, vicecapo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziario (Dap), ha confermato di aver ricevuto il 18 agosto una telefonata del ministro Anna Maria Cancellieri per segnalare il caso di Giulia Ligresti. Una telefonata che Cascini, in un’intervista a un quotidiano, definisce “non insolita perché da quando si è insediata, s’è dedicata con particolare attenzione ai problemi del carcere, e con lei o con il capo della sua segreteria ci sentiamo quasi tutti i giorni. Così come “quasi tutti i giorni - precisa - arrivano segnalazioni su detenuti con problemi particolari, sui casi più gravi o dolorosi. Come le dissi, sapevo già di quel caso particolare, seguito con attenzione da chi di dovere e rassicurai il ministro ,che non mi ha più chiesto nulla”. La realtà del sistema giustizia è tuttavia da un’altra parte: qui, di seguito, in queste duemila vite trasformate in un freddo elenco e nulla più. Nell’attesa dei prossimi morti. Un cazzotto all’indifferenza Convinti dell’efficacia del cazzotto allo stomaco tirato ieri all’opinione pubblica con la pubblicazione dei nomi degli ultimi 271 detenuti morti in cella, insistiamo. Pubblicandoli tutti dal 2000 a oggi. Se oggi ci occupiamo della Cancellieri lo facciamo solo incidentalmente perché preferiamo parlare di cose di cui si continua a non parlare pur essendo il carcere, la carcerazione preventiva e la ministra, l’argomento del giorno. Evitiamo di partecipare alla lapidazione della signora Anna Maria che da Guardasigilli si è fatta beccare al telefono a occuparsi della drammatica situazione di una detenuta amica di famiglia. E ci concentriamo, invece, su metastasi penitenziarie che non si vogliono operare. Sulle tante, tantissime, persone che non si chiamano Giulia Ligresti e si riducono a larve in una gabbia due metri per due. Sugli ultimi. I dimenticati, i senza Dio, i moribondi, gli inabili, i tossicodipendenti, i clandestini, gli svitati, gli innocenti in attesa di giudizio, insomma i “non raccomandati” che marciscono, muoiono, e per statistica, moriranno presto, nelle fatiscenti galere italiane. Uomini e donne sui quali nessuno, tranne le rare eccezioni radicali, il Papa, i Ferrara e i Manconi di turno, presta attenzione. E siccome contrastiamo l’ipocrisia forcaiola quanto il garantismo un tanto al chilo, crediamo che il modo più giusto di rappresentare la realtà delle galere (che va molto oltre la raccomandazione della Cancellieri) sia quello di tirarlo in faccia il cazzotto. Per lasciare il segno in tutti voi. I nomi che leggerete di seguito corrispondono ad altrettante croci al camposanto. Presi uno per uno, quando crepano, sui giornali non dicono niente. Ma tutt’insieme, incisi nella lapide dell’indifferenza carceraria, raccontano lo stato della giustizia di questo Paese. Come ricordava ieri il nostro Nicola Imberti, da più di dieci anni, un giorno sì e uno no, c’è un recluso che esce dal carcere dentro una cassa di legno. Una volta a settimana un altro si toglie la vita. Persino le guardie preferiscono tirarsi una revolverata al cervello oppure annodarsi uno straccio intorno al collo. Duemila morti sono tanti. Sono troppi. Bussano alla vostra coscienza. Se ne avete una, provate a riflettere qualche minuto anziché correre subito a voltar pagina per godere comunque della magica Roma o imprecare sulla povera Lazio. 1. Egidio C. 81 anni morto il 26/10/13 a Ferrara 2. Detenuto italiano 43 anni 20/10/13 Avellino 3. Angelo N. 71 anni 20/10/13 Parma 4. Amedi C. 41 anni 19/10/13 Teramo 5. Said N. 33 anni 17/10/13 Pesaro 6. Giulio S. 50 anni 17/10/13 Trieste 7. Antonino V. 61 anni 16/10/13 Napoli Secondigliano 8. Sergio C. 82 anni 15/10/13 Roma Rebibbia 9. Davide V. 49 anni 13/10/13 Perugia 10. Fouad A. 37 anni 23/9/13 Livorno 11. Raffaele P. 55 anni 17/9/13 Avellino 12. Vincenzo F. 43 anni 17/9/13 Civitavecchia (RM) 13. Detenuto tunisino 43 anni 16/9/13 Spoleto (Pg) 14. Nicola C. 39 anni 16/9/13 Bologna 15. Francesco P. 66 anni 15/9/13 Salerno 16. Fulvio L. 53 anni 9/9/13 Salerno 17. Angelo P. 64 anni 5/9/13 S. Angelo dei Lombardi (Av) 18. Ahmed Mohamed M. 24 anni 4/9/13 Caltanissetta 19. Resad S. 35 anni 3/9/13 Siena 20. Walter Luigi M. 58 anni 31/8/13 Opera (Mi) 21. Shota S. 29 anni 28/8/13 Taranto 22. Abdelaziz D. 21 anni 16/8/13 Padova Circondariale 23. Detenuto italiano 51 anni 13/8/13 Prato 24. Neicu V. 30 anni 1/8/13 Sassari 25. Mario V. 66 anni 29/7/13 Cremona 26. Giovanni M. 40 anni 28/7/13 Velletri (Rm) 27. Piero B. 53 anni 25/7/13 Roma Rebibbia 28. Nikolas M. 53 anni 21/7/13 Rossano (CS) 29. Detenuto tunisino 40 anni 3/7/13 Napoli Secondigliano 30. D. S. 32 anni 25/6/13 Terni 31. Pietro P. 44 anni 22/6/13 Taranto 32. Luigi D. 38 anni 20/6/13 Napoli Poggioreale 33. Claudio M. 49 anni 19/6/13 Napoli Secondigliano 34. Vasile V.V. 35 anni 13/6/13 Roma Rebibbia 35. Salvatore C. 51 anni 12/6/13 Agrigento 36. Francesco S. 22 anni 8/6/13 Monza 37. Walter P. 62 anni 8/6/13 Roma Rebibbia 38. Kaies B. 36 anni 5/6/13 Imperia 39. Danilo O. 28 anni 1/6/13 Roma Rebibbia 40. Octavio L.L.S. 24 anni 31/5/13 Napoli Poggioreale 41. Mario S. 45 anni 28/5/13 Roma Rebibbia 42. Pasqualino P. 48 anni 27/5/13 Latina 43. Giuseppe C. 67 anni 18/5/13 Torino 44. Mustapha H. 44 anni 18/5/13 Spoleto (Pg) 45. Gino D. 46 anni 16/5/13 Roma Rebibbia 46. Andrea A. 41 anni 15/5/13 Roma Rebibbia 47. Giampaolo C. 45 anni 15/5/13 Nuoro 48. Pierino G. 73 anni 8/5/13 Teramo 49. Sliman B. 78 anni 2/5/13 San Vittore (Mi) 50. S. N. 40 anni 2/5/13 Catanzaro 51. Claudio T. 53 anni 1/5/13 Velletri (Rm) 52. Denis R. 25 anni 23/4/13 Castelfranco C. L. (Mo) 53. Rachid C. 32 anni 20/4/13 Macomer (Nu) 54. Massimo P. 57 anni 12/4/13 Roma Rebibbia 55. Detenuto italiano 25 anni 5/4/13 Milano San Vittore 56. Carmine M. 56 anni 3/4/13 Catanzaro 57. Vincenzo F. 35 anni 1/4/13 Teramo 58. Jacques D. D. 66 anni 31/3/13 Sassari 59. Mohamed S. 27 anni 27/3/13 Velletri (Rm) 60. Alcide M. 53 anni 22/3/13 Ivrea (To) 61. Detenuto italiano 40 anni 18/3/13 Massa Carrara 62. Domenico P. 46 anni 17/3/13 Milano Opera 63. Detenuto marocchino 31 anni 15/3/13 Milano San Vittore 64. Detenuto tunisino 33 anni 7/3/13 Pescara 65. Pasquale M. 27 anni 6/3/13 Crotone 66. Giovanni U. 48 anni 3/3/13 Monza 67. R. F. 50 anni 16/2/13 Napoli Poggioreale 68. Giovanni I. 65 anni 12/2/13 Asti 69. Antonio S. 46 anni 9/2/13 Roma Rebibbia 70. F. M. 48 anni 6/2/13 Napoli Poggioreale 71. Natale C. 42 anni 4/2/13 Noto (Sr) 72. Francesco P. 77 anni 3/2/13 Lanciano (Ch) 73. Tommaso D. 51 anni 2/2/13 Teramo 74. C. D. 38 anni 1/2/13 Napoli Poggioreale 75. Rosario L. 52 anni 30/1/13 Catania 76. Santana R. 23 anni 24/1/13 Bergamo 77. Mohamed N. 56 anni 24/1/13 Terni 78. Savino F. 70 anni 20/1/13 Udine 79. Michele P. 76 anni 19/1/13 Vibo Valentia 80. Mohamed A. 38 anni 6/1/13 Lecce 81. Giuseppe P. 58 anni 2/1/13 Palermo Ucciardone 82. Detenuto italiano 60 anni 27/12/12 Parma 83. Ben Mohamed S. 49 anni 15/12/12 Padova C.R. 84. Arcangelo N. 44 anni 12/12/12 Foggia 85. Hicham G. 32 anni 11/12/12 Catanzaro 86. Angelo Antonio A. 48 anni 7/12/12 Avellino 87. Luigi B . 50 anni 4/12/12 Teramo 88. Vincenzo S. 34 anni 29/11/12 Taranto 89. Francesco C. 22 anni 28/11/12 Piacenza 90. Alessandro F. 61 anni 24/11/12 Rebibbia (Rm) 91. Detenuto italiano 51 anni 21/11/12 Monza 92. Sami B. A. 28 anni 14/11/12 Sanremo (Im) 93. Carmine T. 58 anni 13/11/12 Salerno 94. Josè G. T. 31 anni 7/11/12 Bologna 95. Giuseppe P. 65 anni 4/11/12 Alessandria 96. Khaled H. 26 anni 3/11/12 Padova Reclusione 97. Detenuto italiano 50 anni 24/10/12 Siracusa 98. Teresio Rosato S. 47 anni 24/10/12 Firenze Sollicciano 99. Detenuto marocchino 22 anni 23/10/12 Prato 100. Luigi D. 56 anni 23/10/12 Rebibbia (Rm) 101. Francesco B. 65 anni 20/10/12 Palermo Pagliarelli 102. Antonio S. 26 anni 13/10/12 Napoli Poggioreale 103. Pietro R. 61 anni 11/10/12 Carinola (Ce) 104. Shabani L. 31 anni 10/10/12 Busto Arsizio (Va) 105. Vesna A. 45 anni 5/10/12 Perugia 106. Ezzedine S. 23 anni 2/10/12 Belluno 107. Angelo P. 55 anni 30/9/12 Napoli Secondigliano 108. Raffaele R. 34 anni 29/9/12 Avellino 109. Sunday B. 32 anni 29/9/12 Torino 110. Salvatore M. 45 anni 27/9/12 Vigevano (Pv) 111. Sergio L. 51 anni 27/9/12 Biella 112. Daniele R. 26 anni 7/9/12 Opera (Mi) 113. Luigi D. S. 71 anni 6/9/12 Roma Rebibbia 114. Alessandro M. 52 anni 30/8/12 Udine 115. Matteo H. 28 anni 20/8/12 Udine 116. Costa N. 50 anni 8/8/12 Roma 117. Valentino D. N. 28 anni 5/8/12 Teramo 118. Cheung R. H. 48 anni 4/8/12 Firenze 119. Luigi D. 49 anni 2/8/12 Civitavecchia (RM) 120. S. B. 50 anni 1/8/12 Alba (CN) 121. Giovanni S. 71 anni 31/7/12 Pesaro 122. Sarshedin S. 25 anni 29/7/12 Roma Regina Coeli 123. Antonio G. 52 anni 29/7/12 Lecce 124. Alfredo L. 41 anni 25/7/12 Siracusa 125. Angelo F. 41 anni 15/7/12 Carinola (Ce) 126. Stelian Calancea N. 30 anni 9/7/12 Vibo Valentia 127. Tereke L. A. 55 anni 29/6/12 Teramo 128. Mauro P. 44 anni 28/6/12 Teramo 129. Aldo T. 30 anni 26/6/12 Castrovillari (CS) 130. Claudia Z. 36 anni 22/6/12 Firenze 131. Giampiero C. 49 anni 21/6/12 Busto Arsizio (VA) 132. Maurizio F. 55 anni 11/6/12 Ancona Montacuto 133. Simone M. 38 anni 10/6/12 Genova Marassi 134. Nicola G. 41 anni 3/6/12 Sulmona (Aq) 135. Giuseppe D. M. 33 anni 2/6/12 Parma 136. Sebastian S. 25 anni 1/6/12 Vercelli 137. Jamil M. 19 anni 29/5/12 Verona 138. Fabrizio G. 28 anni 25/5/12 Latina 139. Pietro M. 52 anni 25/5/12 Firenze 140. Calogero C. 42 anni 13/5/12 Novara 141. Pop Virgil C. 38 anni 13/5/12 Lecce 142. Elisaios P. 28 anni 10/5/12 Ancona Montacuto 143. Dani R. 28 anni 8/5/12 Pavia 144. Davor B. 33 anni 22/4/12 Brescia 145. Michele V. 28 anni 17/4/12 Foggia 146. Detenuto ivoriano 23 anni 12/4/12 Modena 147. Detenuto marocchino 32 anni 7/4/12 Genova 148. Alessandro B. 43 anni 3/4/12 Perugia 149. Antonio C. 33 anni 1/4/12 Roma Rebibbia 150. Detenuto romeno 46 anni 30/3/12 Taranto 151. Giuseppina G. 46 anni 29/3/12 Taranto 152. Stefano R. 25 anni 22/3/12 Parma 153. Roberto P. 49 anni 18/3/12 Viterbo 154. Detenuto italiano 40 anni 15/3/12 Genova Marassi 155. Attilio D. Z. 45 anni 11/3/12 Genova Marassi 156. Franco F. 2/3/12 Roma Rebibbia 157. Salvatore M. 41 anni 29/2/12 Palermo Pagliarelli 158. Detenuto romeno 26 anni 27/2/12 Catanzaro 159. Giovanni S. 65 anni 25/2/12 Roma Regina Coeli 160. Ottavio M. 36 anni 21/2/12 Foggia 161. Alessandro G. 21 anni 18/2/12 San Vittore (Mi) 162. Detenuto italiano 45 anni 17/2/12 Cremona 163. Giuseppe C. 58 anni 13/2/12 Milano Opera 164. Tiziano D. P. 30 anni 11/2/12 Roma Regina Coeli 165. Luigi Monaco 40 anni 11/2/12 Campobasso 166. Marco D. R. 39 anni 11/2/12 Bologna 167. Gianfranco F. 38 anni 2/2/12 Teramo 168. K. A. 23 anni 2/2/12 Genova Marassi 169. Massimo M. 46 anni 30/1/12 Roma Regina Coeli 170. Chidi U. 33 anni 28/1/12 Torino 171. Gabriele B. 29 anni 18/1/12 Firenze Solliccianino 172. Salvatore M. 32 anni 15/1/12 Napoli 173. Fabio P. 27 anni 15/1/12 Imperia 174. Sakhiri E. M. 43 anni 14/1/12 Palermo Ucciardone 175. M. M. 47 anni 12/1/12 Augusta (Sr) 176. Detenuto italiano 31 anni 8/1/12 Firenze 177. Bruno B. 54 anni 2/1/12 Genova 178. Aurel C. 36 anni 1/1/12 Torino 179. Gregorio D. 34 anni 31/12/11 Trani (Ba) 180. Cosimo R. 40 anni 27/12/11 Taranto 181. Giuseppe D. B. 46 anni 27/12/11 Caltanissetta 182. Detenuto italiano 40 anni 18/12/11 Monza 183. Vincenzo A. 40 anni 17/12/11 Taranto 184. Detenuto tunisino 30 anni 14/12/11 Napoli Secondigliano 185. A.D.I. M. 31 anni 14/12/11 Civitavecchia (Rm) 186. Detenuto sudafricano 26 anni 14/12/11 Busto Arsizio (VA) 187. Feres C. 25 anni 12/12/11 Cagliari 188. Michele M. 33 anni 4/12/11 Trieste 189. Monia B. 42 anni 4/12/11 Cagliari 190. Said W. 34 anni 4/12/11 Bologna 191. Gaye S. 37 anni 26/11/11 Pavia 192. Antonio P. C. 48 anni 18/11/11 Bologna 193. Gino R. 50 anni 12/11/11 Poggioreale (Na) 194. Agatino F. 56 anni 27/10/11 Livorno 195. Jalel R. 29 anni 20/10/11 Genova Marassi 196. Vincenzo S. 37 anni 17/10/11 Caserta 197. Detenuto romeno 37 anni 13/10/11 Castrovillari (Cs) 198. Mohamed N. 35 anni 9/10/11 Palermo Pagliarelli 199. Fabrizio P. 23 anni 7/10/11 Sassari 200. Marcel V. 30 anni 3/10/11 Messina 201. Martino G. 53 anni 27/9/11 Viterbo 202. Detenuto italiano 41 anni 24/9/11 Rossano (Cs) 203. Eugenio R. 46 anni 22/9/11 Ancona Montacuto 204. Vitomir B. 43 anni 21/9/11 Como 205. Alex P. 38 anni 12/9/11 Palermo Ucciardone 206. Danilo F. 30 anni 9/9/11 Velletri (Rm) 207. Adrian Narces M. 28 anni 6/9/11 Agrigento 208. Giuseppe S. 35 anni 2/9/11 Caltanissetta 209. Serghiei D. 32 anni 18/8/11 Opera (Mi) 210. Joan T. 28 anni 7/8/11 Massa Carrara 211. Beniamino C. 67 anni 6/8/11 Catanzaro 212. F. P. 36 anni 2/8/11 Perugia 213. Messaoudi R. 37 anni 16/7/11 Monza 214. Mario F. 29 anni 15/7/11 Sulmona (Aq) 215. Vincenzo T. 73 anni 15/7/11 Opera (Mi) 216. Antonio P. 46 anni 14/7/11 Lecce 217. Elena D. 30 anni 12/7/11 Trani (Ba) 218. Ennio M. 52 anni 6/7/11 Pagliarelli (Pa) 219. V. K. 47 anni 4/7/11 Verona 220. Giuseppe L. P. 36 anni 3/7/11 Pagliarelli (Pa) 221. Cosimo I. 31 anni 1/7/11 Teramo 222. Salvatore D. M. 27 anni 27/6/11 Bari 223. Michele B. 37 anni 20/6/11 Livorno 224. Enzo P. 32 anni 15/6/11 Teramo 225. S. L. 32 anni 7/6/11 Poggioreale (Na) 226. Alessandro G. 53 anni 5/6/11 Padova Reclusione 227. Nazareno M. 53 anni 3/6/11 Spoleto (Pg) 228. Agostino C. 44 anni 28/5/11 Torino 229. Walter B. 40 anni 24/5/11 Padova Reclusione 230. Luigi F. 57 anni 22/5/11 Viterbo 231. Mario S. 60 anni 18/5/11 Pisa 232. Vincenzo L. 48 anni 15/5/11 Torino 233. Enrico B. 53 anni 14/5/11 Porto Azzurro (Li) 234. Luciano B. 62 anni 6/5/11 Torino 235. Franco L. 65 anni 21/4/11 Torino 236. W. D. 34 anni 21/4/11 Firenze 237. Marzio B. 40 anni 21/4/11 Bologna 238. Federico R. 38 anni 17/4/11 Padova Reclusione 239. Dioune S. S. 30 anni 16/4/11 Viterbo 240. Antonio Raucci 43 anni 12/4/11 Santa Maria C.V. (Ce) 241. Detenuto italiano 60 anni 9/4/11 Prato 242. Carlo S. 22 anni 7/4/11 Bari 243. Mehdi K. 39 anni 3/4/11 Padova Reclusione 244. Mario C. 42 anni 2/4/11 Novara 245. Ilie N. 34 anni 27/3/11 Venezia 246. Giacomo F. 31 anni 25/3/11 Ancona Montacuto 247. Mario D. F. 35 anni 19/3/11 Pescara 248. Loredana B. 44 anni 18/3/11 Reggio Calabria 249. Detenuto albanese 25 anni 15/3/11 Parma 250. Adel M. 36 anni 14/3/11 Padova C. Circ. 251. Victor G. 47 anni 13/3/11 Pesaro 252. Enzo D. M. 49 anni 11/3/11 Massa 253. Francesco S. 53 anni 9/3/11 Carinola (Ce) 254. Michele T. 30 anni 1/3/11 Piacenza 255. Jean Jaques O. E. 39 anni 1/3/11 Avellino 256. Detenuto italiano 53 anni 14/2/11 Sanremo (Im) 257. Vasile G. 48 anni 14/2/11 Castrovillari (CS) 258. Gianluca C. 37 anni 13/2/11 Velletri (RM) 259. Raffaele B. 27 anni 13/2/11 Chieti 260. Jon R. 38 anni 11/2/11 Pavia 261. Ciprian Florin G. 25 anni 8/2/11 Genova 262. Detenuto marocchino 30 anni 30/1/11 Monza 263. Antonio G. 75 anni 29/1/11 Messina 264. Antonino M. 22 anni 20/1/11 Prato 265. Salvatore C. 39 anni 20/1/11 Caltagirone (Ct) 266. Mahmoud T. 66 anni 19/1/11 Sulmona (Aq) 267. Michele M. 23 anni 12/1/11 Perugia 268. Brahim M. 32 anni 9/1/11 Saluzzo (Cn) 269. Yuri A. 28 anni 5/1/11 Livorno 270. H. S. 35 anni 3/1/11 Siracusa 271. Salvatore M. 35 anni 1/1/11 Lecce. Rambo D. 24 anni morto il 30/12/10 a Roma Rebibbia Detenuto italiano 44 anni 29/12/10 Larino (Cb) Claudio A. 53 anni 29/12/10 Frosinone Ferdinando P. 27 anni 26/12/10 Sanremo (Im) Marco F. 24 anni 19/12/10 Genova Pontedecimo Salvatore M. 41 anni 18/12/10 L’Aquila Carlo C. 31 anni 18/12/10 Como Detenuto marocchino 35 anni 15/12/10 Firenze Rocco D'A. 53 anni 28/11/10 Carinola (Ce) Antonio G. 46 anni 19/11/10 Palmi (Rc) Raffaele F. 41 anni 18/11/10 Foggia Giancarlo P. 55 anni 28/10/10 Foggia Alberto G. 22 anni 22/10/10 Ancona Montacuto Gheghi P. 39 anni 21/10/10 Bologna Simone L. 35 anni 14/10/10 Pistoia Carmelo Di B. 42 anni 12/10/10 Ravenna D. M. 28 anni 8/10/10 Siracusa Antonio A. 32 anni 5/10/10 Roma Rebibbia Antonio G. 35 anni 4/10/10 Napoli Poggioreale Mirco S. 27 anni 26/9/10 Belluno Massimo O. 25 anni 25/9/10 Prato Ajoub G. 26 anni 25/9/10 Ancona Montacuto Bruno M. 23 anni 23/9/10 Reggio Calabria Detenuto marocchino 22 anni 22/9/10 Venezia Detenuto italiano 48 anni 17/9/10 Lecce Placido C. 64 anni 16/9/10 Torino Detenuto italiano 40 anni 15/9/10 Prato Francesco C. 32 anni 8/9/10 Napoli Poggioreale Ivan M. 22 anni 8/9/10 La Spezia Moez A. 33 anni 5/9/10 Pisa Giuseppe C. 60 anni 5/9/10 Napoli Poggioreale Pietro F. 44 anni 31/8/10 Bologna Detenuto algerino 27 anni 26/8/10 Siracusa Raffaele P. 31 anni 24/8/10 Sulmona (Aq) Sergio S. 32 anni 24/8/10 Napoli Poggioreale Matteo C. 34 anni 22/8/10 Parma C.C. Massimiliano C. 43 anni 20/8/10 Castelfranco C.L. (Mo) Dino N. 41 anni 16/8/10 Palermo Ucciardone Riccardo G. 50 anni 11/8/10 Roma Rebibbia Mauro M. 32 anni 6/8/10 Frosinone Mohamed H. 43 anni 5/8/10 Brindisi Ramon B. 35 anni 4/8/10 Udine Corrado L. 44 anni 27/7/10 Siracusa Michele T. 79 anni 25/7/10 Saluzzo (Cn) Andrea C. 39 anni 23/7/10 Catania Bicocca Italo S. 53 anni 18/7/10 Sassari Rocco M. 65 anni 18/7/10 Caltanissetta Sabi T. 39 anni 17/7/10 Padova Reclusione Antimo S. 35 anni 14/7/10 Torino Alessandro F. 40 anni 9/7/10 Firenze Solliccianino Hugo C. 47 anni 3/7/10 Roma Rebibbia Santino M. 25 anni 30/6/10 Padova Reclusione Marcello M. 37 anni 28/6/10 Giarre (Ct) Antonio Di M. 43 anni 15/6/10 Catania Bicocca Francisco C. 44 anni 12/6/10 Opera (Mi) Luigi C. 55 anni 12/6/10 Lecce Alessandro L. 34 anni 6/6/10 Salerno Detenuto straniero 30 anni 28/5/10 Lecce Detenuto italiano 40 anni 27/5/10 Cagliari Giuseppe B. 44 anni 25/5/10 Sanremo (Im) Fabrizio S. 32 anni 20/5/10 Frosinone Aldo C. 44 anni 19/5/10 Reggio Emilia Domenico F. 45 anni 15/5/10 Siracusa Vasiline I. K. 33 anni 8/5/10 San Vittore (Mi) Eraldo De M. 56 anni 6/5/10 Como Gianluca P. 34 anni 27/4/10 Teramo Giuseppe P. 34 anni 23/4/10 Firenze Carmine V. 50 anni 14/4/10 Napoli Secondigliano Antonio Z. 40 anni 14/4/10 Napoli Secondigliano Daniele B. 31 anni 13/4/10 Roma Rebibbia Detenuto italiano 39 anni 11/4/10 Santa Maria C.V. (Ce) Domenico C. 39 anni 8/4/10 Sulmona (AQ) Carmine B. 39 anni 7/4/10 Benevento Iaria R. 54 anni 3/4/10 Sulmona (Aq) Luca A. 41 anni 1/4/10 Padova C. Circondariale Emanuele C. 71 anni 31/3/10 Lecce Detenuto italiano 47 anni 28/3/10 Reggio Emilia Angelo M. 50 anni 25/3/10 Bergamo Francesco I. 40 anni 24/3/10 Alba (CN) Agostino G. 35 anni 20/3/10 Viterbo Marcantonio De A. 29 anni 19/3/10 Catania Piazza Lanza Detenuto italiano 29 anni 18/3/10 Napoli Secondigliano Angelo R. 31 anni 10/3/10 Napoli Poggioreale Giuseppe S. 35 anni 7/3/10 Padova Reclusione Habib S. 30 anni 3/3/10 Livorno Roberto G. 47 anni 25/2/10 Roma Rebibbia Alessandro F. 42 anni 24/2/10 Vibo Valentia Walid A. 28 anni 23/2/10 Padova Reclusione Vincenzo B. 40 anni 23/2/10 Fermo (Ap) Detenuto tunisino 26 anni 22/2/10 Brescia Giuseppe N. 45 anni 13/2/10 Lecce Adel Ben M. 57 anni 12/2/10 Livorno Antonio F. 52 anni 9/2/10 Roma Regina Coeli Ivano V. 29 anni 19/1/10 Spoleto (PG) Mohamed El A. 25 anni 15/1/10 Milano San Vittore Eddine A. 27 anni 13/1/10 Massa Carrara Giacomo A. 49 anni 7/1/10 Verona Antonio T. 28 anni 7/1/10 Sulmona (AQ) Celeste F. 62 anni 5/1/10 Cagliari Pierpaolo C. 39 anni 2/1/10 Altamura (BA) Fiorenzo S. 60 anni 27/12/09 Aosta Ciro Giovanni S. 38 anni 23/12/09 Roma Rebibbia Plinio T. 55 anni 22/12/09 Vicenza Marco T. 45 anni 18/12/09 Salerno Uzoma E. 32 anni 17/12/09 Teramo Ciro R. 35 anni 9/12/09 Alessandria C.R. Roberto P. 39 anni 3/12/09 Palermo Ucciardone Detenuto italiano 44 anni 30/11/09 Fossombrone (PU) Detenuto italiano 74 anni 30/11/09 Cagliari Massimiliano M. 36 anni 26/11/09 Sondrio Simone La P. 32 anni 25/11/09 Roma Regina Coeli Alessio S. 24 anni 24/11/09 Cuneo Detenuto egiziano 57 anni 23/11/09 Napoli Secondigliano De tenuto italiano 63 anni 23/11/09 Napoli Secondigliano Antonino I. 64 anni 22/11/09 Palermo Pagliarelli Giovanni L. 41 anni 17/11/09 Palmi (RC) Yassine El B. 17 anni 17/11/09 Firenze Ipm Pietro C. 59 anni 16/11/09 Siena Bruno V. 46 anni 14/11/09 Tolmezzo (UD) Giacomo D. 46 anni 14/11/09 Mamone (CA) Massimo G. 43 anni 12/11/09 Vercelli Giuseppe S. 32 anni 6/11/09 Parma Antonio P. 77 anni 4/11/09 Reggio Calabria Isam K. 22 anni 2/11/09 Piacenza Domenico I. 29 anni 30/10/09 Verona Diana B. 41 anni 30/10/09 Roma Rebibbia Marcello C. 50 anni 28/10/09 Napoli Poggioreale Francesco G. 52 anni 27/10/09 Parma Rahmoni W. 30 anni 26/10/09 Isernia Stefano C. 31 anni 22/10/09 Roma Regina Coeli Detenuto romeno 24 anni 17/10/09 Tolmezzo (UD) Gennaro C. 41 anni 11/10/09 Lanciano (CH) Roberto C. 31 anni 4/10/09 Napoli Poggioreale Ciro T. 25 anni 2/10/09 Napoli Poggioreale Daniele S. 26 anni 28/9/09 Sulmona (AQ) N. C. 39 anni 27/9/09 Castrovillari (CS) Detenuto italiano 40 anni 26/9/09 Firenze Sollicciano Nevio P. 55 anni 19/9/09 Milano Opera Fersi W. 30 anni 12/9/09 Prato Rosario V. 38 anni 12/9/09 Lecce Detenuto italiano 44 anni 11/9/09 Palermo Ucciardone Detenuto cileno 19 anni 10/9/09 Castrovillari (CS) Cole A. 32 anni 8/9/09 Teramo Sami Mbarka B. G. 41 anni 5/9/09 Pavia Carlo E. 41 anni 1/9/09 Torino Adriano Z. 55 anni 18/8/09 Treviso Fabio T. 46 anni 18/8/09 Frosinone Luca C. 28 anni 12/8/09 Milano San Vittore Antonio R. 31 anni 11/8/09 S.M. Capua Vetere (CE) Salah B. M. 28 anni 11/8/09 Ascoli Piceno Stefano C. 51 anni 10/8/09 Roma Rebibbia Vincenzo V. 45 anni 10/8/09 Roma Rebibbia Antonio V. 24 anni 31/7/09 Reggio Calabria Emilio A. 45 anni 31/7/09 Livorno Vincenzo M. 44 anni 28/7/09 Roma Rebibbia Gerardo D'A. 42 anni 27/7/09 Lecce Detenuto tunisino 19 anni 25/7/09 Bari Ipm Stefano F. 50 anni 21/7/09 Rovereto (TN) Eugenio La F. 34 anni 13/7/09 Alghero Dibe R. S. 35 anni 12/7/09 Imperia Detenuta italiana 28 anni 6/7/09 Firenze Camillo B. 49 anni 28/7/09 Parma Detenuto indiano 30 anni 21/6/09 Vercelli Detenuta italiana 35 anni 21/6/09 Civitavecchia (RM) Khalid H. 79 anni 21/6/09 Benevento Abdelhafid Es-S. 30 anni 18/6/09 Brindisi Rino G. 38 anni 16/6/09 Venezia S.M. Maggiore Detenuto italiano 38 anni 16/6/09 Bolzano Charles O. 32 anni 14/6/09 Lanciano (CH) Anna N. 40 anni 11/6/09 Firenze Antonio C. 32 anni 10/6/09 Crotone Detenuto italiano 79 anni 9/6/09 Napoli Secondigliano Detenuto italiano 40 anni 30/5/09 Terni Samir M. 36 anni 27/5/09 Firenze Sollicciano Detenuto marocchino 25 anni 19/5/09 Bergamo Detenuto marocchino 30 anni 15/5/09 San Severo (FG) Detenuto italiano 33 anni 14/5/09 Reggio Calabria Graziano I. 41 anni 1/5/09 Napoli Poggioreale Ion V. 21 anni 1/5/09 Livorno Franco F. 63 anni 26/4/09 Alessandria Daniele T. 37 anni 21/4/09 Rimini Antonino S. 57 anni 20/4/09 Viterbo Andrei Z. 47 anni 16/4/09 Salerno Detenuto tunisino 28 anni 13/4/09 Pisa Gianclaudio A. 43 anni 31/3/09 Marsala (TP) Francesco E. 27 anni 27/3/09 Napoli Poggioreale Carmelo C. 20 anni 27/3/09 Catania Piazza Lanza Marcello R. 38 anni 22/3/09 Voghera (PV) Jed Z. 30 anni 17/3/09 Padova Circondariale Detenuto italiano 37 anni 16/3/09 Napoli Poggioreale Giancarlo M. 35 anni 9/3/09 Cagliari Leonardo D.M. 25 anni 8/3/09 Foggia Giuliano D. 24 anni 7/3/09 Velletri (RM) Mohamed P. 26 anni 6/3/09 Venezia S.M. Maggiore Vincenzo S. 54 anni 1/3/09 Avellino Gaetano S. 38 anni 31/1/09 Teramo M. B. 60 anni 30/1/09 Firenze Sollicciano Francesco Lo B. 28 anni 27/1/09 Palermo Ucciardone Detenuto croato 37 anni 26/1/09 Napoli Poggioreale Rocco Lo P. 72 anni 24/1/09 Torino Edward Ugwoj O. 35 anni 17/1/09 Alessandria Salvatore M. 37 anni 4/1/09 Napoli Secondigliano Aziz B. 34 anni 3/1/09 Spoleto Marino M. 42 anni 31/12/08 Sanremo (IM) Antonio A. 38 anni 28/12/08 Ferrara Vincenzo C. 27 anni 13/12/08 Lecce Nicola M. 30 anni 3/12/08 Trieste Andreas R. 30 anni 26/11/08 Ancona Montacuto Abdelmijd K. 22 anni 24/11/08 Vicenza Kamel A. 23 anni 23/11/08 Bologna Detenuto italiano 45 anni 19/11/08 Trieste Emiliano L. 35 anni 15/11/08 Viterbo Detenuto albanese 40 anni 15/11/08 Pesaro Detenuta italiana 40 anni 12/11/08 Pesaro Hamid D. 20 anni 10/11/08 Torino Alessandro M. 31 anni 9/11/08 Livorno Nicola C. 43 anni 5/11/08 Teramo Rosario T. 27 anni 5/11/08 Enna Massimiliano L. 32 anni 22/10/08 S.M. Capua Vetere (CE) Gianvito G. 44 anni 14/10/08 Trapani Alberto B. 54 anni 14/10/08 Roma Regina Coeli Angelo L. 30 anni 11/10/08 Massa Carrara Gabriele F. 31 anni 7/10/08 Prato Vincenzo M. 39 anni 1/10/08 Viterbo Detenuto italiano 30 anni 17/9/08 Pisa R. S. 42 anni 15/9/08 Viterbo Jonny M. 32 anni 11/9/08 Milano Opera Stefano B. 43 anni 9/9/08 Velletri (RM) Detenuto tunisino 28 anni 9/9/08 Nuoro Michele M. 39 anni 8/9/08 Taranto Rachid B. 29 anni 25/8/08 Trento Franco P. 44 anni 25/8/08 Forlì Okyere N.M. 35 anni 23/8/08 Milano San Vittore Nicola G. 47 anni 21/8/08 Roma Rebibbia Ali J. 40 anni 15/8/08 L’Aquila Antonio S. 45 anni 11/8/08 Nuoro Dule G. 41 anni 8/8/08 Roma Regina Coeli Manuel E. 22 anni 25/7/08 Genova Marassi Mustafà D. 41 anni 22/7/08 Verona Detenuto italiano 50 anni 21/7/08 Spoleto Sophie C. 43 anni 19/7/08 Lecce Giuseppe M. 59 anni 19/7/08 Lecce Giuseppe P. 47 anni 16/7/08 San Gimignano (SI) Elvisa B. 32 anni 4/7/08 Roma Rebibbia Tamara S. 34 anni 24/6/08 Salerno Niki A. G. 26 anni 24/6/08 Firenze Francesco R. 30 anni 11/6/08 Catania Sangare S. 28 anni 11/6/08 Caserta Ignazio R. 34 anni 6/6/08 Avellino Rolando P. 55 anni 4/6/08 Augusta (SR) Fabrizia G. 44 anni 31/5/08 Cosenza Massimo I. 23 anni 30/5/08 Roma Rebibbia Antonello D. 43 anni 25/5/08 Cagliari Rose A. 33 anni 22/5/08 Cagliari Detenuto marocchino 28 anni 21/5/08 Prato Vincenzo P. 66 anni 17/5/08 Milano San Vittore Flor C. 33 anni 4/5/08 Venezia Giudecca Marco P. 42 anni 1/5/08 Oristano Mihai R. 20 anni 30/4/08 Viterbo Orazio J. 35 anni 30/4/08 Frosinone Giuseppe C. 44 anni 27/4/08 Torino Detenuto italiano 60 anni 25/4/08 Verona Stefano M. 40 anni 23/4/08 Roma Regina Coeli Antonio M. 57 anni 20/4/08 Torino Orazio C. 60 anni 13/4/08 Catania N. D. B. 25 anni 11/4/08 Larino (CB) Valentino A. 32 anni 9/4/08 Torino Davide F. 27 anni 25/3/08 Milano Opera Giuseppe R. 48 anni 20/3/08 Siracusa Detenuto cinese 35 anni 2/3/08 Venezia S.M. Maggiore Vincenzo P. 54 anni 24/2/08 Salerno Michele G. 84 anni 13/2/08 Roma Rebibbia Giovanni C. 36 anni 10/2/08 Palermo Ucciardone Sandro Di N. 35 anni 5/2/08 Vasto Andrea B. 29 anni 4/2/08 Imperia Giovanni R. 71 anni 4/2/08 Catanzaro Gianfranco B. 50 anni 3/2/08 Venezia S.M. Maggiore Daniele F. 42 anni 2/2/08 Siracusa Mija D. 40 anni 29/1/08 Roma Regina Coeli Dimitri F. 37 anni 20/1/08 Padova Reclusione Walid El M. 39 anni 20/1/08 Padova Reclusione Claudio T. 31 anni 18/1/08 Viterbo Andrea M. 32 anni 13/1/08 Trani (BA) Detenuto romeno 20 anni 27/12/07 Modena Artur L. 33 anni 19/12/07 Padova Circondariale Vincenzo F. 51 anni 18/12/07 Lecce Giuseppe R. 53 anni 30/11/07 Reggio Calabria Benedetto O. 38 anni 20/11/07 Cagliari Marco E. 40 anni 16/11/07 Sassari Fabrizio C. 44 anni 16/11/07 Roma Rebibbia Mirko V. 24 anni 11/11/07 Roma Rebibbia Massimo F. 19 anni 10/11/07 Cagliari Federico L. 31 anni 9/11/07 Venezia S.M. Maggiore Vincenzo G. 37 anni 31/10/07 Catania. Vincenzo O. 46 anni 30/10/07 Parma Giorgio T. 48 anni 28/10/07 Prato Chinane L. 31 anni 24/10/07 Roma Rebibbia Pasquale G. 30 anni 20/10/07 Foggia Licurgo F. 55 anni 20/10/07 Cagliari Bruno P. 29 anni 15/10/07 Torino Aldo B. 44 anni 15/10/07 Perugia Abeslam S. 34 anni 3/10/07 Livorno Jamal K. 22 anni 26/9/07 Alessandria Fulvio P. 41 anni 23/9/07 Asti Raffaele I. 32 anni 16/9/07 Avellino Detenuto albanese 22 anni 13/9/07 Livorno Detenuta italiana 32 anni 12/9/07 Bergamo R. M. 25 anni 3/9/07 Ancona Montacuto Biagio R. 60 anni 29/8/07 Lucca Giuseppe S. 69 anni 28/8/07 Milano Opera Iwala H. 37 anni 20/8/07 Ragusa Detenuto italiano 40 anni 8/8/07 Vigevano (PV) A. I. 32 anni 7/8/07 Brescia Antonio C. 65 anni 5/8/07 Locri (RC) Omar R. 31 anni 3/8/07 Bolzano Tomas L. 27 anni 1/8/07 Pavia Emanuele F. 30 anni 30/7/07 Roma Regina Coeli Riccardo B. 35 anni 28/7/07 Velletri (RM) Detenuto italiano 24 anni 18/7/07 Trani (BA) Detenuto marocchino 35 anni 12/7/07 Cosenza Sfaxi H. 45 anni 8/7/07 Roma Regina Coeli Cristian B. 38 anni 28/6/07 Messina Detenuto iracheno 24 anni 25/6/07 Firenze Nicola S. 42 anni 22/6/07 Pesaro Carlo Alberto V. 59 anni 20/6/07 Roma Rebibbia Gheorghe M. 41 anni 14/6/07 Torino Giuseppe C. 48 anni 11/6/07 Cagliari Gianluca T. 30 anni 6/6/07 Prato Faouzi T. 37 anni 4/6/07 Pisa Carmine C. 48 anni 2/6/07 L’Aquila Yan O. 26 anni 28/5/07 Roma Rebibbia Salvatore G. 63 anni 25/5/07 Napoli Secondigliano Vitalij S. 24 anni 25/5/07 Foggia Giuseppe C. 68 anni 24/5/07 Catanzaro C. E. 55 anni 20/5/07 Napoli Secondigliano Roberto C. 43 anni 17/5/07 Genova Marassi Ion Giurgiu V. 31 anni 29/4/07 Roma Rebibbia Detenuto italiano 33 anni 24/4/07 Perugia Pietro M. 49 anni 21/4/07 Padova Reclusione Salvatore P. 40 anni 16/4/07 L’Aquila Carlo M. 38 anni 12/4/07 Vicenza Detenuta italiana 33 anni 10/4/07 Roma Rebibbia Detenuto colombiano 35 anni 7/4/07 Napoli Poggioreale Driss K. 25 anni 6/4/07 Modena Paolo R. 22 anni 23/3/07 Roma Regina Coeli Francesco M. 83 anni 13/3/07 Napoli Poggioreale Angelo P. 20 anni 6/2/07 Reggio Calabria Gianluca C. 40 anni 29/1/07 Monza Detenuto italiano 40 anni 25/1/07 Napoli Poggioreale Luciano C. 39 anni 15/1/07 Taranto Lionello Arnaldo S. 54 anni 15/1/07 Palmi (RC) Sergio P. 60 anni 6/1/07 Padova Reclusione Sorin R. 32 anni 20/12/06 Firenze Gaetano Lo P. 52 anni 16/12/06 Palermo Ucciardone Gianluca Di M. 25 anni 15/12/06 Catania Roberto Li G. 42 anni 4/12/06 Agrigento Giampiero M. 56 anni 29/11/06 Roma Rebibbia B. E. 46 anni 29/11/06 Bologna Alfonso C. 30 anni 26/11/06 Napoli Secondigliano Samir A. 26 anni 15/11/06 Bollate (MI) Mauro B. 39 anni 19/10/06 Roma Regina Coeli Mohamed B . 25 anni 17/10/06 Belluno Marius D. L. 32 anni 24/9/06 Imperia Ciro V. 46 anni 11/9/06 Roma Rebibbia Giorgio A. 43 anni 2/9/06 Milano San Vittore Antonio C. 31 anni 17/8/06 Salerno Maria F. 37 anni 17/8/06 Pavia M. B. 33 anni 16/8/06 Piacenza Marco A. 43 anni 15/8/06 Roma Rebibbia Francesco R. 44 anni 15/8/06 Latina Francesco G. 32 anni 15/8/06 Cosenza Daniele L. 21 anni 14/8/06 Frosinone L. C. 30 anni 13/8/06 Teramo Detenuto bosniaco 34 anni 11/8/06 Bologna Detenuto italiano 60 anni 4/8/06 Massa Marittima (GR) Procolo De P. 39 anni 2/8/06 Napoli Poggioreale S. B. 32 anni 2/8/06 Milano San Vittore Daniele L. 33 anni 25/7/06 Milano San Vittore Andrea M. 32 anni 5/7/06 Ancona V incenzo P. 36 anni 3/7/06 Como Carmelo P. 43 anni 1/7/06 Napoli Secondigliano Pierangelo A. 40 anni 25/6/06 Isili (NU) Detenuto peruviano 22 anni 24/6/06 Bollate (MI) Detenuta italiana 44 anni 18/6/06 Perugia Giuliano M. 40 anni 12/6/06 Rovigo Raffaele A. 39 anni 8/6/06 Vibo Valentia Filippo B. 65 anni 31/5/06 Pisa Detenuto italiano 50 anni 30/5/06 Iglesias (CA) Pino L. 46 anni 23/5/06 Napoli Secondigliano Maurizio C. 34 anni 20/5/06 Volterra (SI) Lucio A. 44 anni 20/5/06 Napoli Secondigliano Luca C. 37 anni 15/5/06 Roma Rebibbia Habteab E. 36 anni 14/5/06 Civitavecchia (RM) Domenico L. 72 anni 1/5/06 Napoli Secondigliano Kamelger H. 39 anni 18/4/06 Rovereto (TN) Leonardo M. 47 anni 12/4/06 Torino Fioravante L. 44 anni 9/4/06 Salerno Capri P. 43 anni 7/4/06 Bari Detenuto italiano 60 anni 1/4/06 Modena Francesco L. 42 anni 23/3/06 Firenze O. D. 32 anni 22/3/06 Napoli Secondigliano Santo T. 45 anni 21/3/06 Firenze Giancarlo B. 45 anni 20/3/06 Lodi Raffaele M. 41 anni 18/3/06 Viterbo Cosimo C. 45 anni 17/3/06 Busto Arsizio (VA) Pasquale M. 53 anni 3/3/06 Napoli Poggioreale Asmelash M. 28 anni 26/2/06 Rossano (CS) Antonio D. 75 anni 26/2/06 Napoli Secondigliano R. M. 45 anni 22/2/06 Massa Carrara Andrea A. 56 anni 18/2/06 Palermo Pagliarelli Tiziano M. 34 anni 15/2/06 Palermo Pagliarelli I. A. 39 anni 15/2/06 Brucoli (SR) Salvatore C. 67 anni 8/2/06 Messina Mohamed F. 24 anni 6/2/06 Lecce Emiliano S. 33 anni 4/2/06 Biella Marco F. 41 anni 2/2/06 Roma Rebibbia Marco P. 53 anni 1/2/06 Genova Marassi C. L. 63 anni 27/1/06 Milano San Vittore Antonino M. 78 anni 26/1/06 Napoli Secondigliano Paolo L. 23 anni 18/1/06 Piacenza Gaetano M. 34 anni 30/12/05 Lecce Daniele S. 34 anni 30/12/05 Bologna F. P. 37 anni 26/12/05 Como Romeo C. 37 anni 24/12/05 La Spezia Piero B. 41 anni 17/12/05 Genova Marassi Lorenzo Di P. 44 anni 17/12/05 Cuneo R. O. 36 anni 16/12/05 Milano San Vittore Michelangelo P. 68 anni 15/12/05 Spoleto Mihai V. L. 27 anni 10/12/05 Padova Circondariale B. C. 34 anni 9/12/05 Bologna Mario M. 52 anni 7/12/05 Cagliari Pasquale M. 40 anni 4/12/05 Roma Regina Coeli Mario M. 52 anni 3/12/05 Crotone Emanuele L. 32 anni 30/11/05 Lucca Rinaldo E. 36 anni 20/11/05 Isili (NU) Michelangelo A. 65 anni 18/11/05 Messina Alberto D. F. 51 anni 16/11/05 Roma Regina Coeli D. B. 34 anni 16/11/05 Forlì Grazia G. 51 anni 16/11/05 Empoli (FI) Pietro Del G. 44 anni 3/11/05 Napoli Secondigliano Giacomo T. 46 anni 2/11/05 Foggia Detenuto tunisino 42 anni 28/10/05 Parma Cosimo A. 31 anni 28/10/05 Benevento Maurizio C. 41 anni 27/10/05 Salerno John P. 23 anni 27/10/05 Milano San Vittore Antonio S. D. C. 36 anni 24/10/05 Roma Regina Coeli Detenuto italiano 70 anni 18/10/05 Napoli Poggioreale Patrick B. 23 anni 10/10/05 Como Simon L. 36 anni 6/10/05 Vicenza Ferruccio L. 47 anni 3/10/05 Belluno Detenuto algerino 29 anni 3/10/05 Ancona Antimo B. 27 anni 2/10/05 Civitavecchia (RM) Detenuto italiano 32 anni 26/9/05 Oristano Adam M. 40 anni 25/9/05 Civitavecchia (RM) Detenuta marocchina 36 anni 18/9/05 Verona P. M. 40 anni 17/9/05 Genova Marassi Detenuto italiano 35 anni 16/9/05 Brucoli (SR) Dario B. 73 anni 9/9/05 Firenze Leone S. 32 anni 7/9/05 Parma Walid J. 29 anni 3/9/05 Perugia Detenuto italiano 30 anni 3/9/05 Napoli Poggioreale Branko K. 45 anni 1/9/05 Roma Rebibbia Alberico S. 47 anni 23/8/05 Porto Azzurro (LI) Michele M. 21 anni 11/8/05 Foggia Detenuto italiano 24 anni 7/8/05 Terni Fathi B. 36 anni 5/8/05 Firenze M. L. 39 anni 2/8/05 Napoli Secondigliano Danilo E. 30 anni 23/7/05 Orvieto (TR) Vincenzo O. 49 anni 22/7/05 Spoleto Vincenzo D. 38 anni 21/7/05 Teramo Salvatore Di R. 21 anni 19/7/05 Palermo Pagliarelli Giuseppe B. 60 anni 17/7/05 Novara Detenuto italiano 38 anni 14/7/05 Cremona Luigi M. 39 anni 7/7/05 Napoli Secondigliano Nicola P. 35 anni 4/7/05 Milano San Vittore Enrico V. 57 anni 30/6/05 Bergamo Osvaldo R. 61 anni 24/6/05 Benevento Paolo P. 30 anni 14/6/05 Trieste Andrea N. 33 anni 10/6/05 Ancona Francesco C. 53 anni 9/6/05 Saluzzo (CN) Andrea R. 21 anni 7/6/05 Bollate (MI) Andrea F. 34 anni 31/5/05 Venezia S.M. Maggiore Leonardo I. 38 anni 31/5/05 Ferrara Paolo C. 59 anni 28/5/05 Bolzano Detenuto italiano 31 anni 23/5/05 Orvieto (TR) Filippo M. 42 anni 23/5/05 Genova Marassi Marco Di L. 36 anni 21/5/05 Udine C. M. 27 anni 18/5/05 Roma Regina Coeli Maurizio G. 37 anni 14/5/05 Torino Gospava R. 31 anni 12/5/05 Torino Detenuto italiano 44 anni 11/5/05 Napoli Secondigliano Mamai F. 27 anni 6/5/05 Brescia Francesco V. 37 anni 28/4/05 Sulmona (AQ) Ciro S. 40 anni 27/4/05 Napoli Secondigliano Domenico G. 54 anni 23/4/05 Teramo Gioia Tatiana V. 40 anni 17/4/05 Reggio Emilia Emanuela F. 26 anni 16/4/05 Roma Rebibbia Redi M. 21 anni 14/4/05 Padova Reclusione Domenico M. 34 anni 3/4/05 Roma Rebibbia Detenuto romeno 30 anni 31/3/05 Civitavecchia (RM) Giuseppe A. 23 anni 20/3/05 Siracusa Giuseppe S. 40 anni 16/3/05 Pescara Detenuto algerino 28 anni 6/3/05 Milano San Vittore Nunzio G. 25 anni 2/3/05 Sulmona (AQ) S. D. 22 anni 1/3/05 Bergamo Ken K. 23 anni 25/2/05 Bergamo M. C. 34 anni 19/2/05 Trani (BA) Mohammed G. 43 anni 17/2/05 Ivrea (TO) M. G. 44 anni 15/2/05 Roma Rebibbia Detenuto italiano 40 anni 13/2/05 Prato Carlo Z. 54 anni 12/2/05 Como Sergio V. 29 anni 10/2/05 Padova Reclusione Roberto D. N. 49 anni 31/1/05 Piacenza Francesco P. 62 anni 28/1/05 Modena Detenuto italiano 43 anni 22/1/05 Reggio Emilia Efisio S. 55 anni 21/1/05 Varese Nabil J. 32 anni 17/1/05 Cagliari Mohamed El M. 30 anni 12/1/05 Piacenza Said Z. 45 anni 12/1/05 Lamezia Bayrem M. 21 anni 8/1/05 Padova Reclusione Lucilla T. 29 anni 6/1/05 Ragusa Guido C. 60 anni 2/1/05 Sulmona (AQ) Detenuto italiano 46 anni 30/12/04 Roma Rebibbia Angelo V. 57 anni 27/12/04 Livorno Franco S. 39 anni 25/12/04 Messina Domenico Del D. 26 anni 23/12/04 Napoli Secondigliano Calogero A. 39 anni 16/12/04 Asti Francesca C. 40 anni 15/12/04 Messina Giuseppe C. 53 anni 15/12/04 Augusta (SR) Fiorenzo G. 44 anni 10/12/04 Lodi D etenuto bulgaro 40 anni 6/12/04 Milano San Vittore Domenico C. 48 anni 30/11/04 Torino Fabio M. 44 anni 30/11/04 Bari Marina K. 40 anni 24/11/04 Roma Rebibbia Francesco P. 31 anni 18/11/04 Napoli Secondigliano Max W. 77 anni 9/11/04 Parma Maria C. 34 anni 7/11/04 Como Angelina G. 55 anni 4/11/04 Perugia Giuseppe P. 53 anni 30/10/04 Cagliari Giancarlo V. 54 anni 17/10/04 Milano San Vittore Detenuto italiano 50 anni 13/10/04 Bergamo Alessandro M. 41 anni 5/10/04 Pisa Francesco M. 65 anni 4/10/04 Milano San Vittore Detenuta italiana 30 anni 2/10/04 Pisa Marcello C. 42 anni 28/9/04 Roma Rebibbia Angelo S. 58 anni 25/9/04 Como Khemal B. 32 anni 22/9/04 Piacenza Detenuto marocchino 25 anni 20/9/04 Sassari M. C. 45 anni 15/9/04 Civitavecchia (RM) Paolo M. 40 anni 11/9/04 Padova Reclusione Luca V. 36 anni 7/9/04 Livorno Detenuto bosniaco 33 anni 6/9/04 Sassari Detenuto romeno 40 anni 2/9/04 Como Giuliano G. 74 anni 1/9/04 Padova Reclusione Massimo P. 30 anni 31/8/04 Belluno Sergio La S. 28 anni 26/8/04 Como Vasile T. 28 anni 22/8/04 Frosinone Bruno De M. 36 anni 17/8/04 Napoli Poggioreale Camillo V. 50 anni 16/8/04 Sulmona (Aq) Nabil A. 26 anni 14/8/04 Napoli Secondigliano Giovanni D’A. 38 anni 13/8/04 Vercelli Pasquale S. 79 anni 13/8/04 Napoli Poggioreale Detenuto italiano 20 anni 7/8/04 Roma Regina Coeli Salvatore T. 44 anni 4/8/04 Sassari Shi P. 34 anni 1/8/04 Milano San Vittore Carlos R. 50 anni 30/7/04 Livorno Detenuto dominicano 34 anni 28/7/04 Busto Arsizio (VA) Marco G. 22 anni 23/7/04 Siracusa Cristian O. 26 anni 22/7/04 Verona Detenuto italiano 25 anni 21/7/04 Lecce Michele P. 56 anni 16/7/04 Milano San Vittore Francesco R. 48 anni 13/7/04 Napoli Secondigliano Anacleto L. 35 anni 11/7/04 Padova Reclusione Nicolae D. 37 anni 2/7/04 Frosinone Carmine G. 52 anni 2/7/04 Cassino (FR) Salah T. 28 anni 1/7/04 Ivrea (TO) Vincenzo M. 30 anni 1/7/04 Barletta (BA) Domenico B. 50 anni 29/6/04 Livorno Francesco Di P . 58 anni 28/6/04 Sulmona (AQ) Detenuto italiano 71 anni 23/6/04 Livorno Giuseppe M. 30 anni 21/6/04 Firenze Laudovino De S. 69 anni 20/6/04 Torino Raffaele A. 50 anni 14/6/04 Carinola (CE) Tommaso B. 36 anni 13/6/04 Lanciano (CH) Detenuto palestinese 25 anni 13/6/04 Brescia Roberto L. 39 anni 12/6/04 Torino Detenuto italiano 36 anni 12/6/04 Bologna Khaled Y. 34 anni 11/6/04 Firenze Vincenzo D. 42 anni 7/6/04 Siracusa Bebika H. 38 anni 6/6/04 Bologna Detenuto italiano 43 anni 31/5/04 Vibo Valentia Salvatore F. 52 anni 27/5/04 Napoli Poggioreale Giuseppe P. 53 anni 24/5/04 Forlì Davide B. 20 anni 20/5/04 Gorizia Samuele P. 29 anni 18/5/04 Cagliari Mohammed A. 20 anni 13/5/04 Avezzano (AQ) Carmine N. 37 anni 7/5/04 Vibo Valentia Nicola L. 38 anni 7/5/04 Pescara Rosina M. 56 anni 29/3/04 Salerno Angelo F. 44 anni 25/3/04 Roma Regina Coeli Andrea M. 50 anni 24/3/04 Milano Opera Michele R. 42 anni 22/3/04 Bari Detenuto italiano 35 anni 16/3/04 Fossombrone (PU) Giovanni S. 48 anni 10/3/04 Palermo Ucciardone Detenuto marocchino 23 anni 2/3/04 Firenze Ornella P. 45 anni 19/2/04 Cagliari Oscar B. 25 anni 18/2/04 Como Franco M. 41 anni 16/2/04 Roma Rebibbia Antonio D. S. V. 40 anni 14/2/04 Roma Regina Coeli Giovanni L. R. 60 anni 24/1/04 Trani (BA) Detenuta italiana 60 anni 24/1/04 Trani (BA) Mario M. 47 anni 18/1/04 S.M. Capua Vetere (CE) Arturo R. 30 anni 9/1/04 Napoli Poggioreale G. P. 41 anni 1/1/04 Roma Regina Coeli Mattia F. 39 anni 20/12/03 Pisa Francesco A. 29 anni 13/12/03 Siracusa L. L. 50 anni 11/12/03 Milano San Vittore Gabriele P. 35 anni 28/11/03 Cagliari Detenuto romeno 40 anni 25/11/03 Civitavecchia (RM) Mirko Z. 19 anni 16/11/03 Ipm Casal del Marmo (RM) Miguel C. 22 anni 13/11/03 Iglesias (CA) Pasqualina C. 38 anni 25/10/03 Roma Rebibbia Maurizio P. 20 anni 25/10/03 Milano San Vittore Gioacchino G. 33 anni 22/10/03 Milano Opera Pietro S. 61 anni 21/10/03 Palermo Pagliarelli Detenuto italiano 26 anni 15/10/03 Ragusa Diego A. 41 anni 14/10/03 Sulmona (AQ) Michele B. 36 anni 8/10/03 Salerno Domenico F. 36 anni 8/10/03 Iglesias (CA) Detenuto italiano 33 anni 6/10/03 Vigevano (PV) S. S. 50 anni 16/9/03 Castrovillari (CS) Detenuto italiano 52 anni 7/9/03 Sassari Gennaro P. 23 anni 6/9/03 Napoli Poggioreale M. F. 29 anni 2/9/03 Massa Carrara Faif M. 30 anni 1/9/03 Busto Arsizio (VA) J. H. 30 anni 18/8/03 Pesaro Emiliano M. 47 anni 13/8/03 Catanzaro Antonino F. 50 anni 28/7/03 Agrigento Damiano M. 26 anni 21/7/03 Cagliari Vittorio D. 62 anni 17/7/03 Bergamo Marcello L. 29 anni 11/7/03 Livorno Giosuè M. 25 anni 6/7/03 Piacenza Nicola C. 20 anni 5/7/03 Roma Regina Coeli Detenuto italiano 23 anni 4/7/03 Napoli Secondigliano Gennaro Di G. 40 anni 23/6/03 Roma Rebibbia Paride C. 29 anni 15/6/03 Bologna Roberto S. 37 anni 9/6/03 Cagliari Giovanni C. 28 anni 27/5/03 Sassari Ivan D. 22 anni 19/5/03 Macomer (NU) Morocho C. 30 anni 5/5/03 Milano San Vittore Marco De S. 41 anni 1/5/03 Roma Rebibbia Alluad A. R. 20 anni 30/4/03 Roma Rebibbia Antonio B. 25 anni 25/4/03 Verona Detenuto turco 38 anni 23/4/03 Livorno Roberto S. 41 anni 20/4/03 Pesaro Loris C. 20 anni 30/3/03 Ancona Maurizio Di C. 27 anni 25/3/03 Biella Luigi G. 59 anni 22/3/03 Napoli Poggioreale Maurizio G. 42 anni 17/3/03 Catania Luigi D. 27 anni 16/3/03 Viterbo Santo R. 50 anni 12/3/03 Genova Marassi Detenuto italiano 25 anni 11/3/03 Genova Marassi Leo L. 44 anni 9/3/03 Genova Marassi Abed El S. 32 anni 9/3/03 Camerino (MC) Franca F. 37 anni 8/3/03 Civitavecchia (RM) Manuela C. 42 anni 8/3/03 Civitavecchia (RM) Michael H. 28 anni 28/2/03 Forlì Mauro S. 38 anni 15/2/03 Oristano Riccardo T. 56 anni 7/2/03 Padova Reclusione Roberto S. 33 anni 7/2/03 Is Arenas (CA) Biagio G. 24 anni 1/2/03 Caltanissetta Salvatore S. 35 anni 22/1/03 Padova Reclusione Alessio I. 25 anni 21/1/03 Cagliari Claudio M. 25 anni 14/1/03 Roma Rebibbia Ilir K. 38 anni 9/1/03 Castrovillari (CS) D etenuto italiano 17 anni 4/1/03 Ipm Casal Del Marmo (RM) Nicola C. 30 anni 30/12/02 Isernia Marco R. 25 anni 25/12/02 Roma Regina Coeli Giancarlo S. 28 anni 6/12/02 Busto Arsizio (VA) Maria L.S. 51 anni 4/12/02 Modena A. S. 30 anni 29/11/02 Voghera (PV) Celeste L. 27 anni 25/11/02 Bologna Eugenio P. 44 anni 11/11/02 Milano San Vittore Alfredo V. S. 21 anni 2/11/02 Ancona Maurizio B. 26 anni 30/10/02 Torino Roberto M. 22 anni 24/10/02 Sondrio F. R. 33 anni 17/10/02 Genova Marassi Sandro F. 45 anni 7/10/02 Cagliari Paolo S. 48 anni 6/10/02 Cagliari Sotaj S. 40 anni 5/10/02 Lecce Adolfo N. 30 anni 23/9/02 Pisa S. P. 44 anni 7/9/02 Roma Rebibbia Umberto T. 54 anni 2/9/02 Forlì Vittorio M. 39 anni 16/8/02 Napoli Poggioreale Massimo De R. 39 anni 13/8/02 Roma Rebibbia M. A. 40 anni 3/8/02 Milano Opera Gianluca F. 31 anni 3/8/02 Bari Licia R. 20 anni 17/7/02 Pozzuoli (NA) Luca S. 31 anni 13/7/02 Cagliari Claudio S. 26 anni 8/7/02 Siracusa Ibrahim N. 23 anni 8/7/02 Sanremo (IM) Remo B. 55 anni 3/7/02 Torino Mauro F. 33 anni 30/6/02 Cuneo Renzo C. 45 anni 18/6/02 Tolmezzo (UD) Detenuto marocchino 22 anni 18/6/02 Milano San Vittore Detenuto italiano 35 anni 10/6/02 Salerno Roberto M. 36 anni 4/6/02 Rimini Miguel B. 30 anni 27/5/02 Pavia Patrizia P. 23 anni 25/5/02. Giustizia: se anche il carcere divide i ricchi dai poveri di Chiara Saraceno La Repubblica, 4 novembre 2013 Forse a Giulia Ligresti non occorreva neppure l’interessamento della ministra della Giustizia Cancellieri perché il tribunale valutasse il suo stato di salute come troppo rischioso per la sua incolumità psico-fisica e quindi ne decidesse la scarcerazione. Bastava la sua condizione di persona ricca e privilegiata, non abituata quindi ai disagi. Secondo la perizia medica alla base della decisione del tribunale, infatti, proprio la sua condizione di persona abituata ai privilegi e agli agi l’ha resa particolarmente inadatta a sostenere l’esperienza carceraria. Secondo il perito, Giulia Ligresti soffriva “di un disturbo dell’adattamento, che è un evento stressante in modo più evidente per chi sia alla prima detenzione e in particolar modo per chi sia abituato a una vita particolarmente agiata, nella quale abbia avuto poche possibilità di formarsi in situazioni che possano, anche lontanamente, preparare alla condizione di restrizione della libertà e promiscuità correlate alla carcerazione”. Se ne deduce che invece chi non è abituato a una vita particolarmente agiata ha più facilità ad adattarsi alle condizioni di vita in carcere. Ne deriva, per seguire fino in fondo la logica di questo ragionamento, che l’istituzione carceraria deve essere particolarmente attenta ai bisogni e alle difficoltà di chi arriva in carcere da una vita di privilegi. Una attenzione che invece non è necessaria nei confronti dei poveri cristi che ci arrivano da vite modeste. Le “difficoltà di adattamento” di questi ultimi, e più generalmente il loro malessere, devono essere molto più vistosi per avere una possibilità di essere presi in considerazione. E non sempre ciò basta, proprio perché mancano loro le conoscenze, il know how, per mobilitare perizie e richiamare l’attenzione. Se poi, oltre a non essere agiate, presentano anche qualche tipo di vulnerabilità sociale (piccoli precedenti, tossicodipendenza, segnalazione ai servizi sociali e simili), le loro condizioni di malessere rischiano di essere sistematicamente ignorate o sottovalutate - qualche volta fino alla morte, come è avvenuto per il povero Cucchi: prima picchiato da chi lo aveva arrestato, poi lasciato morire dai medici per carenza di assistenza medica e per mancanza di cibo e di liquidi. La ministra Cancellieri afferma di essere intervenuta per motivi umanitari e di averlo fatto in un altro centinaio di casi rimasti sconosciuti e riguardanti sconosciuti. Sarà sicuramente vero. Ma proprio per questo preoccupante, soprattutto se messo insieme alle argomentazioni del perito del caso Ligresti. Segnala che, nel girone infernale delle carceri italiane, la possibilità che i detenuti continuino a essere considerati esseri umani con diritto alla dignità e integrità personale e alla cura è affidato - come nell’ancien régime - alla discrezionalità di chi ha il potere di accogliere una supplica o ai privilegi riconosciuti alla ricchezza e allo status sociale - incluso il privilegio di vedersi riconosciuto un plus di vulnerabilità e sofferenza. Quanti altri detenuti si trovano in condizioni di “disadattamento grave” alle condizioni carcerarie, ma non hanno modo di attirare l’attenzione della ministra, o non viene loro neppure in mente di poterlo fare, e non sono abbastanza agiati da sollecitare la comprensione di un perito? Se non affronta l’ineguale diritto all’umanità dei detenuti nelle carceri italiane, il diritto alla propria umanità rivendicato dalla ministra non è altro che la rivendicazione del diritto alla discrezionalità benevola in assenza di diritti e garanzie per tutti. Giustizia: non solo Giulia. E gli altri? di Stefano Pasta Famiglia Cristiana, 4 novembre 2013 La polemica sull’intervento della Guardasigilli Cancellieri in favore di Giulia Ligresti mette in ombra il vero problema: tutti gli altri 67 mila. Le condizioni vissute dalla donna sono le stesse di migliaia di reclusi. Con loro come facciamo? Diamo a tutti il numero della Cancellieri? “Non mi dimetto, lo rifarei”, ha detto Annamaria Cancellieri rispondendo a chi l’accusava di aver chiamato i vicedirettori del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) per segnalare le condizioni di Giulia Ligresti, arrestata a metà luglio insieme al padre e alla sorella (un fratello è latitante). Si è trattato di un “intervento umanitario”, secondo la Guardasigilli, che ha rivendicato di averne fatti altri 110 analoghi: “Se Giulia si fosse uccisa, e io ero al corrente delle sue condizioni di ragazza anoressica, che non mangiava da una settimana, in pericolo di vita, non sarei stata forse responsabile della sua morte, della morte di una madre con dei bambini?”. Il vicecapo del Dap, Cascini, uno dei destinatari delle telefonate, ha spiegato che spesso dalla Guardasigilli, che “da quando s’è insediata, s’è dedicata con particolare attenzione ai problemi del carcere”, arrivano segnalazioni di casi particolari. Anche Ilaria Cucchi l’ha difesa sottolineando la partecipazione al dolore per la morte di suo fratello e di Giuseppe Uva. Altri invece hanno attaccato il ministro per il presunto trattamento di favore e per l’amicizia con una delle famiglie più chiacchierate d’Italia. In particolare, per la “telefonata di solidarietà” alla sua “buona amica” Gabriella Fragni (compagna di Salvatore Ligresti, padre di Giulia) e per il rapporto di lavoro tra il figlio del ministro e Fonsai, la compagnia assicurativa dei Ligresti, terminato nel 2012 dopo 14 mesi con una buonuscita di 3,6 milioni di euro. Non è mancata la bufera politica: il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia, il Pd ha chiesto che riferisca in Aula e il Pdl l’ha difesa. Letta si è detto sicuro: la Guardasigilli chiarirà ogni dubbio in Parlamento. Nel frattempo, a fine agosto, Giulia ha lasciato il carcere di Torino, perché, prima dell’interessamento del ministro, la Procura aveva già disposto un accertamento medico. La scarcerazione era stata in un primo tempo respinta dal Gip, che l’aveva poi convalidata soltanto dopo il patteggiamento della donna. La polemica di questi giorni ruota attorno ai detenuti di serie A e B: “Non tutti i parenti possono telefonare al ministro”, si è detto. Infatti, nelle prigioni italiane che Lucia Castellano, ex direttrice del carcere modello di Bollate, ha definito “cimitero dei vivi”, muoiono in media 150 persone l’anno, oltre un terzo delle quali per suicidio, spesso nell’anonimato. Morti che in alcuni casi potrebbero essere evitabili. Il 15 ottobre, a Rebibbia, è morto Sergio Caccianti, di 82 anni: aveva gravi patologie ed era stato recentemente colpito da un ictus, ma il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato la richiesta di differimento della pena per motivi di salute. A fine agosto, Walter Luigi Mariani, 58 anni, paraplegico a seguito di un’ischemia, è morto carbonizzato nell’incendio della sua cella a Opera, non si sa se per incidente o suicidio. Un intervento sicuramente “umanitario” sarebbe quello di occuparsi del cronico sovraffollamento delle carceri italiane. A Taranto, per esempio, 4 detenuti si affollano in 9 metri quadrati. Anche la Corte Europea dei Diritti umani ha condannato l’Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri: tortura e trattamento inumano e degradante secondo l’articolo 3 della Convenzione Europea. Dal 1990 ad oggi, la popolazione carceraria è più che raddoppiata, passando da 25 mila a oltre 67 mila persone, il 21,1% (14mila) dei quali è ancora in attesa di giudizio. Un altro dato dovrebbe far riflettere: il 36% è detenuto per violazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Anche le condizioni delle strutture sono preoccupanti: lo scorso inverno, a Catania i termosifoni restavano spenti, mentre a Messina - rileva l’Associazione Antigone - “per stare in piedi, bisogna fare i turni”. Nella sezione femminile, dove vive anche una bambina di tre anni, “le celle e i corridoi presentano crepe sui muri, intonaco scrostato, gelosie di vetro alle finestre, muffa e umidità nei bagni. Le docce sono in comune e l’acqua calda nelle celle non è disponibile: le detenute lamentano di doversi lavare con le bottiglie”. Ma non tutti possono telefonare al Ministro. E di questi altri, che ne facciamo? Giustizia: Pagano (Dap); nessun favoritismo, proviamo a intervenire in tutti i casi a rischio di Lorenza Pleuteri La Repubblica, 4 novembre 2013 Intervista al vice dell’Amministrazione penitenziaria. A lui il ministro Cancellieri si è rivolto per Giulia. “La struttura competente già monitorava il suo caso”. “Ogni morte in carcere la vivo come una sconfitta. Ma lo è anche per la collettività”. Luigi Pagano, storico direttore di San Vittore e ex provveditore delle carceri lombarde, è il vice capo vicario del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. A lui e al collega Francesco Cascini, magistrato fuori ruolo, il ministro Annamaria Cancellieri si è rivolto per seguire il caso di Giulia Ligresti. Ha qualcosa da rimproverare a sé stesso o altri? Assolutamente no. Non credo che raccogliere informazioni sulle condizioni di un detenuto con problemi di salute o a potenziale rischio di autolesionismo sia una colpa. Anzi, è un nostro dovere, a qualsiasi livello e lo facciamo quotidianamente. Ogni segnalazione che dovesse arrivare al nostro ufficio viene raccolta, smistata e approfondita, a volte direttamente, altre attraverso le strutture territoriali o i singoli istituti. Nel caso specifico ho personalmente chiamato il provveditore regionale che mi ha confermato che la situazione era già conosciuta e sotto controllo. Che tipo di istanze e richieste vi arrivano? Di tutto un po’. Questioni di salute, trasferimenti, piccoli e grandi problemi. Le cose più disparate. Mi ricordo, ero ancora a Milano, di una lettera scritta completamente in arabo. È stata fatta tradurre, per comprendere il contenuto. Avete avuto contatti diretti con la procura o l’ufficio gip di Torino? No. Non abbiamo interloquito con i magistrati. Non ci intromettiamo nelle vicende giudiziarie, ci attiviamo solo per le nostre competenze. Tutti i detenuti sono uguali, dice il ministro Cancellieri. Ma sembra che qualcuno sia più uguale degli altri. O no? Le legge è uguale per tutti e i nostri interventi non li diversifichiamo per censo. Ma sono le condizioni personali e sociali a essere differenti, con le logiche conseguenze che ne derivano. Chi ha un avvocato, una famiglia e una casa credo abbia piu opportunita di chi non ne ha. Ma questo “peccato” se lo porta la società esterna, non lo determina il sistema carcere. È la povertà - come disse un magistrato quando venne approvata la legge Gozzini, nel 1986 - e non si elimina con decreto”. Allora va bene così? Noi stiamo cercando di fare è una “rivoluzione normale”, aderente alle norme, per creare condizioni che consentano a ogni detenuto di vivere una carcerazione dignitosa e Il ministro Cancellieri su questo fronte è molto attivo, si muove a 360 gradi, stimola a trovare soluzioni, firma protocolli con le regioni... Eppure le carceri traboccano di storie disperate, di signori nessuno che non sanno a che santo rivolgersi... È un sistema complesso e di sicuro non siamo esenti da difetti. Ma non dimentichi che si lavora con risorse limitate. E dobbiamo ancora fare i conti con la spending review e gli ulteriori tagli al personale e ai fondi. Nonostante questo stiamo conseguendo risultati significativi. Un esempio, San Vittore entro maggio scenderà al suo minimo storico di presenze. Per un dramma evitato, come il ministro considera il caso di Giulia Ligresti, quest’anno ci sono stati 86 morti in carcere, tra suicidio, overdose, decessi per cause da accertare, malattia. L’ultima vittima è un uomo di 81 anni detenuto a Ferrara, in sciopero della fame, trovato senza vita in cella... Nessuno vi aveva messo al corrente? Ripeto: le segnalazioni che ci arrivano sono continue e ci attiviamo per tutti. Il capodipartimento Giovanni Tamburino manda continue sollecitazioni e circolari agli istituti e ai provveditorati, affinché segnalino le situazioni critiche alle procure e ai giudici di sorveglianza, perché lo prevede la legge e perché c’è una particolare sensibilità. Siamo stanchi di essere visti come quelli “cinici”. Ogni morte in carcere la sentiamo dentro, ma credo sia una sconfitta, per tutti. Giustizia: detenuto malato di cancro muore in carcere... dov'era la Cancellieri? www.net.news.org, 4 novembre 2013 Un detenuto si vede diagnosticare un tumore ad agosto, ma le autorità gli negano la possibilità di curarsi in un ospedale costringendolo a stare in carcere fino alla morte. Un consigliere regionale calabrese si chiede: “Dov'era la Cancellieri?”. Il caso Cancellieri, ministro di Grazia e Giustizia intervenuta per sincerarsi del trattamento carcerario riservato a Giulia Ligresti, attribuisce eco nazionale al caso del detenuto, al quale era stato diagnosticato un tumore ad agosto, ma gli fu impedito di ricoverarsi in ospedale per ricevere cure adeguate. Solo il 3 ottobre gli fu concessa questa possibilità, quando ormai era troppo tardi, poiché egli è morto il 16 ottobre. Al figlio, detenuto, pure lui, gli fu impedito di vedere il padre poiché l’amministrazione competente aveva giustificato l’insussistenza di imminente pericolo di vita. Per questa persona nessuno è intervenuto per “Motivi di umanità”. Antonino Vadalà, 61 anni, è morto il 16 ottobre scorso all’ospedale Pellegrini di Napoli. Stava finendo di scontare una condanna a sette anni di carcere per associazione mafiosa, dopo essere stato giudicato nel processo scaturito dall’operazione “Bellu lavuru” che fece luce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti sulla Ss 106. Ad agosto, Vadalà si era sentito male nel carcere di Melfi, dove stava finendo di scontare una condanna a sette anni di carcere per associazione mafiosa, e gli era stato diagnosticato un neurinoma acustico, ovvero una neoplasia vicino al cervelletto. All’ospedale San Carlo era stato prescritto che il Vadalà si sottoponesse a cicli di radioterapia; l’avvocato della famiglia del detenuto aveva inoltrato istanza al Tribunale di Sorveglianza chiedendo il rinvio dell’esecuzione della pena e in via subordinata la concessione degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in una struttura altamente specializzata che era già stata individuata dai familiari. Il giudice, però, ha rispedito Vadalà in carcere dove le sue condizioni si sono aggravate, anche a causa di una polmonite. Il 25 settembre la famiglia ha presentato una nuova istanza e finalmente il 3 ottobre il magistrato di sorveglianza ha accolto la richiesta. Ma ormai la situazione era talmente grave che non è stato possibile notificargli l’atto; Antonino Vadalà, nel frattempo, era stato ricoverato nel reparto di rianimazione prima all’ospedale Cardarelli di Napoli e poi al Pellegrini dove è deceduto il 16 ottobre. Il figlio di Vadalà, Carmelo, in carcere nell’ambito della stessa operazione aveva chiesto di poter vedere il padre prima di morire, ma la sua richiesta non fu accettata perché, raccontano i familiari, l’amministrazione competente aveva giustificato l’insussistenza di imminente pericolo di vita. I congiunti di Antonino Vadalà hanno sporto denuncia querela “perché anche se lui era colpevole, stava scontando la sua condanna. Sarebbe uscito tra pochi mesi. Ma qui sono stati calpestati i diritti umani e speriamo che non debba capitare più a nessuno”. Aurelio Chizzoniti, avvocato e consigliere regionale della Calabria di centrodestra, ha presentato una esposto al procuratore della Repubblica di Roma, al presidente della Repubblica e al vicepresidente del Csm, in relazione al caso Fonsai facendo un parallelo con il caso Vadalà. Scrive Chizzoniti nel suo esposto: “La sensibilità del ministro Cancellieri sarebbe stata oltremodo lodevole ed apprezzabile ove fosse state estesa anche alle condizioni di salute di una moltitudine di detenuti affetti da patologie ben più gravi rispetto a quella connessa al “denutrimento” volontario della signora Ligresti e che restano puntualmente in carcere. A fronte di talune indulgenti decisioni appare evidente che non solo la giustizia, ma anche la morte non è uguale per tutti. Mentre per Giulia Ligresti si sono spalancate (in uscita) le porte del carcere di Vercelli, per un detenuto plebeo, con l’aggravante della calabresità, Antonino Vadalà, qualche giorno addietro la giustizia italiana ha scardinato le porte dell’aldilà, costringendolo a morire in carcere perché i familiari, evidentemente, non potevano interloquire con il ministro Cancellieri al contrario della famiglia Ligresti”. Giustizia: emergenza carceri e processi “lumaca”, Cancellieri riferisce a Strasburgo Il Sole 24 Ore, 4 novembre 2013 Sovraffollamento carcerario e durata dei processi. Sono le emergenze per la quali l’Italia è sotto esame da parte del Consiglio d’Europa. I due temi saranno affrontati lunedì 4 novembre a Strasburgo dal ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Dagli ultimi dati della Corte europea dei diritti umani, aggiornati al 28 ottobre di questo anno, l’Italia è seconda solo alla Russia per numero di ricorsi pendenti. I due Paesi hanno rispettivamente 14.550 e 18.750 ricorsi. Cifre astronomiche se si considera che i 37 paesi che non si trovano nella top ten dei ricorsi pendenti, ne hanno in totale 19.350. Per l’Italia oltre la metà riguardano un unico problema, quello del ritardo nei pagamenti dei risarcimenti dovuti, in base alla legge Pinto, a chi è stato vittima di un processo durato troppo a lungo. La Corte di Strasburgo ha inoltre già iniziato l’esame di 730 ricorsi ricevuti dai detenuti delle carceri italiane che si lamentano delle condizioni a cui sono sottoposti a causa del sovraffollamento. Ma la Corte fa anche sapere di aver ricevuto, dopo la sentenza Torreggiani con cui l’Italia è stata condannata per il sovraffollamento carcerario, circa altri 2.500 ricorsi dai detenuti italiani. Se quello della lentezza della giustizia è un problema che l’Italia si porta dietro ormai da oltre 20 anni, e per cui è stata ripetutamente condannata dalla Corte di Strasburgo, quello del sovraffollamento carcerario è un problema emerso solo recentemente, ma su cui l’Italia deve agire immediatamente. Infatti con la sentenza Torreggiani la Corte le ha dato un anno per trovare una soluzione. I giudici sono stati molto espliciti. Entro maggio dell’anno prossimo l’Italia dovrà aver messo a punto “un ricorso o una combinazione di ricorsi che abbiano effetti preventivi e compensativi e garantiscano realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia”. Se questo non dovesse avvenire, la Corte ricomincerà a esaminare tutti i ricorsi ricevuti dai detenuti, condannando l’Italia a pagare gli indennizzi che potrebbero costarci tra i 60 e i 70 milioni. Al congresso dei radicali italiani, sabato 2 novembre, il ministro Cancellieri ha illustrato le linee del piano anti degrado, partendo da una convinzione: “serve un cambiamento culturale, una rivoluzione copernicana perché il sovraffollamento è solo il problema peggiore. Quel che deve cambiare è l’approccio; quel che conta è la possibilità di vita e l’opportunità di lavoro”. E ha assicurato: “Sono pronta ad andare a Strasburgo a testa alta per dimostrare che l’Italia è un Paese civile”. Annunciando che “entro il mese di dicembre ci saranno 2.500 posti in più nelle carceri, entro maggio altri 4.500”. Insomma, prima di affrontare il Parlamento per le telefonate con i Ligresti, il ministro della Giustizia a Strasburgo dovrà convincere l’Europa che l’Italia ha già avviato quegli interventi che dovrebbero consentire di evitare nuove condanne per le condizioni di vita nelle nostre carceri da parte della Corte. Interventi che vanno dalla depenalizzazione dei reati minori, all’estensione delle misure alternative, al lavoro esterno, all’introduzione di un modello di “detenzione aperta” in cui i detenuti abbiano maggiori spazi per l’attività lavorativa e la socializzazione. Misure che hanno consentito di ridurre la popolazione carceraria, che è passata dai circa 69mila detenuti del 2010 agli attuali 64.564. Non solo. le nuove norme hanno consentito di limitare anche il ricorso alla custodia cautelare, tanto che il numero di detenuti in attesa di giudizio di primo grado è sceso a 12.348 unita. A questi vanno aggiunti 6.355 detenuti in attesa dell’appello e 4.387 in attesa del ricorso in cassazione. Complessivamente dunque sono 20.744 detenuti: “una riduzione del 25% rispetto a quanti ne avevamo nel 2009”. Quel che servirebbe davvero, e il ministro lo dirà anche in Europa, è però un provvedimento di amnistia o indulto che possa consentire di svuotare davvero le carceri e portare a termine quegli interventi strutturali che non possono essere fatti con questi numeri. “Le scelte appartengono al Parlamento - ha ribadito la Cancellieri - e quindi sarà il parlamento sovrano che deciderà se adottarle o meno. Per quel che mi riguarda, ritengo che sia uno strumento assolutamente importante e direi anche significativo”. Giustizia: una rivoluzione culturale per svuotare le carceri, ecco il piano del ministro di Maria Teresa Camarda www.si24.it, 4 novembre 2013 Una vera e propria rivoluzione culturale. È questo che secondo il guardasigilli Annamaria Cancellieri serve per migliorare il sistema penitenziario italiano. “Voglio che questo sia il paese di Beccaria”, ha detto. “Non è più soltanto un problema di sovraffollamento delle carceri - ha detto il ministro della Giustizia a Chianciano, partecipando al congresso dei Radicali italiani - il problema è più ampio, diverso, e coinvolge non soltanto le condizioni dei detenuti nelle carceri, ma anche il modo in cui si trovano a lavorare gli agenti della polizia penitenziaria e i magistrati di sorveglianza”. “Per sei mesi - ha proseguito Cancellieri - ho ascoltato, mi sono documentata su un tema che, lo confesso, non padroneggiavo; ho affrontato un viaggio lungo tutta l’Italia per visitare le carceri. E ho capito che non possiamo pensare soltanto al sovraffollamento degli istituti penitenziari, ma dobbiamo cambiare il nostro approccio, essere più sensibili, rivoluzionare il sistema dalle fondamenta. Adesso sono pronta ad andare a Strasburgo”. A breve infatti il ministro italiano per la Giustizia sarà ascoltato alla Corte europea per i diritti dell’Uomo che con la sentenza Torreggiani di gennaio ha giudicato le condizioni dei detenuti italiani “una violazione agli standard minimi di vivibilità”. “Questa sentenza non è da vivere esclusivamente come una condanna, ma piuttosto come un’opportunità - ha detto Annamaria Cancellieri. L’Italia è un paese civile che non vuole venire meno alla propria tradizione di civiltà”. Il ministro ha anche dato merito al Governo Letta che sul tema ha voluto agire tempestivamente, approvando un decreto legge con cui si depenalizzano i reati minori, “così da ridurre i flussi di ingresso alle carceri”, e si semplificano gli accessi alle misure alternative alla detenzione. “Tappe fondamentali di una rivoluzione che è iniziata e che non può e non deve arrestarsi”, ha concluso il ministro, forse pensando allo scandalo Ligresti che l’ha investita. Giustizia: un paradosso tutto italiano, tra celle strapiene e carceri mai utilizzate di Bruno Ruggiero Quotidiano Nazionale, 4 novembre 2013 Carceri costruite e mai utilizzate. Spesso neppure riciclate a dovere. Oppure semplicemente incompiute. La mappa degli sprechi che hanno dell’incredibile, nell’edilizia con le sbarre alle finestre, è ben illustrata dall’inchiesta a puntate pubblicata sul nostro giornale a partire dal 26 ottobre scorso. Da Piacenza a Codigoro (Ferrara), da Rovigo a Mantova. E altre segnalazioni in arrivo dai lettori riserveranno nuove sorprese. Ma, come sottolineano anche i sindacati della Polizia penitenziaria, in tutta Italia sono 4 i penitenziari costruiti e abbandonati per le più diverse ragioni e 90 le Case mandamentali (destinate alla cosiddetta detenzione attenuata) rimaste deserte per sopravvenuta “anti-economicità”: pochi detenuti, pochi agenti e il resto è storia. Il tutto mentre la ministra Anna Maria Cancellieri, che ha ereditato dalla collega Paola Severino l’incombenza di spiegare all’Europa anche questo aspetto dell’anomalia italiana, tra oggi e domani deve presentare a Strasburgo l’ennesimo Piano contro il sovraffollamento delle carceri e dare assicurazioni sul rispetto della scadenza del maggio 2014 dettata dalla Corte europea dei diritti umani per porre rimedio alle condizioni di vita “degradanti” dei detenuti. L’Italia è seconda solo alla Russia per numero di ricorsi pendenti. Per il Bel Paese oltre la metà dei 14.550 appelli all’Europa riguarda un unico problema, quello del ritardo nei risarcimenti dovuti, in base alla legge Pinto, a chi è stato vittima di un processo durato troppo a lungo. La Corte di Strasburgo ha inoltre già cominciato l’esame di 730 ricorsi ricevuti dai detenuti delle carceri italiane che si lamentano delle condizioni cui sono sottoposti a causa del sovraffollamento (17mila presenze in più rispetto alla capienza). Ma la Corte fa anche sapere di aver ricevuto, dopo la sentenza Torreggiani della primavera scorsa con cui l’Italia è stata condannata a una multa “simbolica” di 100mila euro, circa altri 2.500 ricorsi scritti in cella. Che nei prossimi 6 mesi potrebbero far salire il costo delle sanzioni a qualche decina di milioni di euro. A parte gli interventi “deflattivi” già adottati con il decreto “svuota carceri” (messo a punto dal Guardasigilli Severino per ridurre i nuovi ingressi e definitivamente approvato dal Senato l’8 agosto scorso), il nuovo Piano che la Cancellieri ha sottoposto all’esame preventivo del Quirinale riprende per alcuni aspetti quello varato dall’ex ministro Alfano nel 2010 e “forte” dello stanziamento di 468 milioni di euro. Di questi fondi, 310 milioni sono destinati alla copertura di 39 appalti per la costruzione di nuove carceri e nuovi padiglioni all’interno di quelli esistenti, nonché per le ristrutturazioni meno onerose. Con l’obiettivo di realizzare 12mila posti letto in più entro il 2016. Tenendo conto che un terzo di questi posti, circa 4.400, in realtà potrebbe essere disponibile già alla fine di quest’anno, con la piena operatività delle 4 nuove carceri costruite tra la Sardegna (dove già si levano le proteste contro la “Cayenna di Stato”) e la Calabria, il padiglione supplementare a Catanzaro e le altre strutture giunte al taglio del nastro a Biella (200 posti), Pavia (300), Ariano Irpino (300). Se questa tabella di marcia verrà rispettata, nel sistema carcerario italiano fra tre anni mancheranno all’appello 10mila posti letto per raggiungere lo standard raccomandato dall’Europa. “L’idea è di realizzare strutture leggere, più ‘aperte’ e più semplici da costruire”, dichiarò nel giugno scorso la ministra Cancellieri. Purché i soldi spesi non siano altrettanto leggeri. Giustizia: amnistia e indulto; svolta nel partito Radicale con Bernardini segretaria di Domenico Mugnaini Ansa, 4 novembre 2013 Rita Bernardini è la nuova segretaria dei Radicali Italiani. Candidata dal leader storico Marco Pannella, candidatura poi condivisa da quasi tutti i delegati, Bernardini è stata eletta al termine del XII Congresso che si è chiuso oggi a Chianciano Terme (Siena). Una scelta che arriva dopo tre giorni nei quali sono emersi non pochi “mal di pancia” poi messi da parte, o quasi, al momento del voto sulla mozione finale nella quale sono indicate le priorità e gli obiettivi da perseguire, primo fra tutti quello che la neo segretaria definisce “il rispetto delle regole, il ritorno alla legalità”. Sull’esempio di Pd e Pdl e anche del M5s, al loro interno sempre più divisi tra le varie anime, per non parlare di Scelta Civica andata a una vera e propria scissione, i Radicali non potevano essere da meno. A poco o niente era servito l’annuncio del segretario uscente Mario Staderini, che aveva già detto di voler lasciare il campo. Contro di lui, e contro gli uomini e le donne a lui vicini, la svolta l’ha guidata proprio Pannella che, senza mezzi termini, ieri aveva definito l’appuntamento di Chianciano la “raffigurazione del nulla”, lanciando la candidatura di Rita Bernardini. Il vecchio leader sembrava pronto a una prova di forza: “Almeno cinque volte i giornali hanno scritto negli anni che ci dividevamo ma dei divisi non si ricorda più nessuno e nessuno sa più dove sono”, aveva detto. Non proprio una minaccia ma quasi contro chi ha guidato il partito negli ultimi anni. Poi, complice qualcuno dice anche una mediazione di cui si è fatta protagonista l’attuale ministro degli Esteri Emma Bonino, la conta non c’è stata e la frattura sembra ricomposta con un ritorno al passato “a un partito non violento”, a quello “che è sempre stato Pannella e che sono stati i Radicali” ha aggiunto Bernardini. Presidente è stata eletta Laura Arconti e tesoriere Valerio Federico, consigliere nazionale uscente. Del resto su alcuni temi, come quello della giustizia, del sovraffollamento delle carceri, dell’amnistia e dell’indulto, e più in generale dei diritti, i radicali sono senza dubbio più uniti rispetto quelle forze politiche che sostengono o si contrappongono al governo di Enrico Letta. Non è un caso che lo stesso ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, in pieno caso Fonsai abbia cercato riparo proprio a Chianciano, “da chi sul tema delle carceri ne sa molto più di me”, aveva detto ieri salendo sul palco. Una battaglia, quella per un’umanizzazione degli istituti di pena che i Radicali sembrano voler continuare a portare avanti tutti insieme. Anzi. Con Rita Bernardini segretaria questo potrebbe diventare il primo tra gli obiettivi, perché “vogliamo riportare la legalità nelle carceri e nella giustizia penale e civile” aggiunge ricordando che per far questo è fondamentale “il cambiamento della classe politica”. Senza dimenticare, come dice la mozione finale la partita che i Radicali vogliono giocare su internet, puntandoci sempre di più, e con l’appuntamento delle prossime elezioni europee perché un altro obiettivo rimane una lista per gli Stati Uniti d’Europa. Bernardini: tantissime volte ho chiamato Dap su condizioni dei detenuti “Non parlerei di una vittoria ma di un esito bellissimo e di un congresso difficile che ha trovato la propria unità di lotta su obiettivi radicali, a partire dal tema dell’amnistia, del carcere legale a cui ormai siamo obbligati dalla Corte Europea, in merito anche a quanto affermato dallo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e dal ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri”. Lo ha detto Rita Bernardini in un’intervista a Clandestinoweb - che ha diffuso una nota - al termine del XII Congresso dei Radicali Italiani nel quale è stata eletta segretario di partito. “Peccato che io sia poco potente e importante altrimenti avrebbero sicuramente intercettato anche i miei dati - ha dichiarato in merito alla vicenda Cancellieri - tante, tantissime sono state le volte in cui ho chiamato il Dap in merito alle condizioni dei detenuti, alcuni lontani dalle loro famiglie. In alcuni casi condizioni disumane e centinaia sono stati gli interventi”. Lettere: le ragioni delle necessarie dimissioni di Riccardo Polidoro (Associazione Carcere Possibile Onlus) Ristretti Orizzonti, 4 novembre 2013 Non per l’intervento nei confronti di una detenuta speciale, che seppur personalizzato resta umanitario, ma per l’evidente condizionamento del processo a carico della famiglia Ligresti L’intervento del ministro in favore degli amici Ligresti, la solidarietà incondizionata dimostrata nel momento in cui gran parte della famiglia - non un solo componente - era destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’aver segnalato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria le precarie condizioni di salute della detenuta Ligresti, sono comportamenti che ancora destano stupore, ma che rappresentano il normale modus vivendi dei c.d. “Poteri forti”. Meravigliarsi è un bene, ma è necessario analizzare, con attenzione, la condotta dei protagonisti per poter poi eventualmente chiedere che vi siano conseguenze a livello istituzionale. Nel caso di specie, l’analisi complessiva della storia politica del prefetto diventato ministro, per quello che possiamo apprendere dai media, pone più che un problema. Fra questi, il minore è l’aver sollecitato personalmente l’intervento in favore della detenuta sofferente di gravi patologie. Come rimproverare il capitano di una nave che sta affondando se nella scialuppa di salvataggio fa salire prima i malati gravi e tra questi prima un suo parente o un amico Ai sentimenti non si comanda. Il Ministro che dirige tutto il sistema Giustizia, di cui è responsabile, conosce bene le realtà della detenzione in Italia e, pertanto, non poteva sopportare che una persona così vicino a Lei potesse soffrire le pene dell’ Inferno e non quelle previste dal nostro ordinamento. Dunque un gesto umanitario, personalizzato ma umanitario. Sul punto sarebbe interessante conoscere l’iter processuale della storia. La segnalazione di un Ministro non basta - fortunatamente (per ora) - a ridare la libertà ad un detenuto. Se questo è in attesa di giudizio, come la Ligresti, occorre il provvedimento di un giudice e, ancora prima, il parere della procura della repubblica, provvedimenti che devono fare riferimento ad una consulenza sullo stato di salute della persona. Avrà pure fatto valere tutto il suo potere il Ministro, ma, invero, quello che poi è avvenuto è stato voluto da altri. Non avrebbe dovuto farlo, perché quell’opportunità - il contatto diretto con Lei - non era per tutti, ma un ministro ha pur sempre un cuore. Ma come dicevamo, ciò rappresenta il male minore. Ben più grave, invece, l’assicurazione data ai Ligresti di poter contare su di Lei. Non solo perché un Ministro ha il dovere di prendere immediatamente le distanze dagli indagati, a maggior ragione se destinatari di misure cautelari, ma soprattutto perché suo figlio aveva ricevuto dai predetti un trattamento economico che, al di là delle capacità della persona, era certamente molto significativo, trattandosi di milioni di euro, guadagnati in brevissimo tempo. Già nel 2011 venne alla ribalta suo figlio, quando la mamma era ministro dell’Interno. Vi fu un contrasto tra Lei e l ‘allora Guardasigilli, per aver confermato il contratto con la Telecom per vari servizi di comunicazione elettronica, tra cui i braccialetti per il controllo dei detenuti agli arresti domiciliari. Il precedente contratto con Telecom prevedeva la spesa di 110 milioni di euro, dal 2001 al 2011, ma le apparecchiature non avevano mai garantito efficienza, dissuadendo i giudici a disporne l’utilizzo. Il nuovo contratto voluto dal ministro, non aveva tenuto conto di tale criticità e prevedeva altri 100 milioni per Telecom. Dopo poco, al figlio viene affidato il settore di Administration , Finance and Control di Telecom. Sempre il ministro proporrà l’uso degli inefficaci braccialetti per gli stalker. Questi palesi conflitti d’interesse sono la base per valutare le dimissioni, ma da soli non rappresenterebbero una valida ragione perché vi sono altri politici, ben più autorevoli e di lungo corso, con i medesimi problemi. Quando però il conflitto d’interessi giunge ad interferire con il buon funzionamento della Giustizia, allora le dimissioni sono necessarie e inevitabili. L’aver garantito la sua disponibilità a intervenire in favore dei Ligresti getta un’inevitabile ombra di sospetto su tutto l’iter processuale, passato e futuro. Su ogni decisione dei magistrati peserà l’ingombrante frase del ministro e i provvedimenti, soprattutto se favorevoli agli indagati, saranno oggetto di feroci critiche. Questa è l’unica ragione per cui la responsabile della Giustizia, anche per garantire ai suoi amici un giusto processo, deve dimettersi. Non vi è altra strada. Massa Carrara: meno colloqui per i detenuti, gli avvocati in protesta Il Tirreno, 4 novembre 2013 Avvocati penalisti sul piede di guerra contro la direzione del carcere di via Pellegrini. I legali protestano per la riduzione delle possibilità di incontrare gli assistiti che stanno scontando una condanna definitiva. Ovvero: da tutti i giorni la saletta è stata messa a disposizione dei professionisti e dei detenuti solamente tre volte alla settimana. Non succede così invece per chi invece si trova nel penitenziario in custodia cautelare, per loro la disponibilità rimane totale. “In questo modo - spiega l’avvocato Riccardo Balatri - viene meno uno dei diritti di chi si trova in carcere. È una decisione che non condividiamo e chiediamo alla direzione di tornare sui suoi passi altrimenti studieremo altre forme di protesta”. Ma come detto Balatri è soltanto una voce. Sono quasi tutti gli avvocati penalisti ad alzare il tiro contro una decisione che non riescono a comprendere del tutto. Il problema sono gli spazi, però. La saletta negli altri giorni verrà messa a disposizione di iniziative che hanno come obiettivo il recupero e l’integrazione dei detenuti. E quello degli spazi apre le porte a un altro problema, che però è comune a tutte le case circondariali italiane. Il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri poco più di un mese fa aveva visitato la struttura trovando una situazione davvero difficile per chi è recluso e di conseguenza per chi lavora in via Pellegrini: “Aprite il padiglione B del carcere di Massa - aveva detto -, necessario per eliminare il problema del sovraffollamento dei detenuti. Poi al personale mancante penseremo dopo. Io mi impegnerò per rendere possibile l’intera operazione”. Ferri aveva visitato tutta la struttura, a fianco del direttore Maria Marone, trovando anche dieci detenuti in una sola cella all’interno della zona C. “Non è umanamente concepibile - aveva spiegato alla stampa -. Ho visto troppo poco personale impiegato e un sovraffollamento del carcere pericoloso per la tenuta della struttura”. Mentre ci sono dei locali nuovi di zecca, ormai pronti da due anni e inutilizzati, che potrebbero accogliere altri 80 detenuti. Non solo darebbero ulteriori aree in comune e quindi risolverebbero il problema dei colloqui tra avvocati e detenuti con condanna definitiva. Il carcere di Massa dovrebbe ospitare un massimo di 174 detenuti, attualmente ne ospita poco più di 250. Ovvero è in sovraffollamento: le condizioni di vita in alcune celle sono davvero tremende. Ma il problema è anche il personale, più spazi da controllare senza rinforzi rischia di diventare troppo per loro. Voghera (Pv): Si.P.Pe; amianto in carcere non smaltito, occorre intervenire subito La Provincia Pavese, 4 novembre 2013 “Nella casa circondariale è stata accertata la presenza di fibre di amianto in alcuni manufatti di eternit da noi segnalati, e l’ufficio che ha il compito di vigilare sull’applicazione della legislazione che tutela la sicurezza e la salute dei lavoratori nei rispettivi posti di lavoro, rimane, a quanto pare, disinteressato alla vicenda”. La nota polemica arriva dal sindacato di polizia penitenziaria Si.P.Pe (segretario regionale è Fabrizio Marongiu), che ha scritto in merito alla situazione vogherese al ministro della Giustizia, al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al provveditore dell’amministrazione penitenziaria per la Lombardia ed al direttore della casa circondariale di Voghera. “La presenza di amianto in alcuni manufatti di eternit - continua il documento del Si.P.Pe. - è stata accertata dopo un’intensa battaglia sostenuta dal nostro sindacato. Anche la stessa direttrice aveva dichiarato la presenza di amianto, in occasione di un incontro sindacale. Ciò nonostante, non sappiamo ancora quali siano le misure di prevenzione e protezione intraprese dall’amministrazione a tutela della salute pubblica”. Il sindacato in particolare si rivolge al ministro Cancellieri, in occasione di una sua prossima visita per l’inaugurazione del nuovo padiglione dell’istituto (i detenuti passeranno da circa 250 a oltre 400). Ancora la nota diffusa dal Si.P.Pe: “Il nostro sindacato regionale della Lombardia e l’Ona (Osservatorio nazionale amianto) per il tramite del corpo Forestale dello Stato di Pavia ha presentato un formale esposto alla procura della Repubblica per accertare anche eventuali responsabilità in merito. Sulla vicenda abbiamo interessato anche il Visag, che, senza aver fornito alcuna motivazione, pare abbia proceduto all’archiviazione del fascicolo. Per quanto concerne l’esposizione all’asbesto, recenti indagini epidemiologiche considerano a rischio per l’insorgenza di adenocarcinoma polmonare anche una singola esposizione”. Il sindacato chiede al ministro Cancellieri “un autorevole intervento che sensibilizzi l’ufficio Visag ad una maggior vigilanza sul caso, a tutela della salute dei lavoratori e degli utenti”. Lecce: all’Ipm 22 agenti e nessun detenuto, l’altra faccia del caos penitenziario di Bruno Ruggiero qn.quotidiano.net, 4 novembre 2013 “I Guardasigilli passano, ma l’emergenza resta. Considerando che, quanto all’edilizia carceraria, le costruzioni realizzate dal 2006 a oggi sono frutto, in buona sostanza, degli impegni assunti dall’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, bisogna concludere che in Italia concetti come “fare chiarezza” e “razionalizzare” sono parole d’ordine rivoluzionarie”. Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe) porta il punto di vista degli agenti di custodia nel dibattito sulla strategia per disinnescare la bomba a tempo del sovraffollamento nelle celle, dopo il pesante monito della Corte europea per i diritti umani. Fare chiarezza e razionalizzare, dunque. Invece di costruire nuove carceri? “Se a suo tempo fossero state concentrate le risorse disponibili per ristrutturare il patrimonio edilizio esistente, anziché privilegiare i grandi appalti dalle lunghe ombre, forse non saremmo a questo punto. Eppoi nel sistema tutto si tiene, quando si parla con leggerezza dei famosi 22mila posti letto in più da assicurare alla popolazione detenuta non si può eludere la domanda che nasce spontanea: e gli agenti per sorvegliarli, dove si vanno a prendere?”. Anche su questo fronte c’è spazio per riformare a costo zero? “C’è un esempio grande come una casa: la giustizia minorile, articolata in Centri di prima accoglienza e Istituti penali. Nel Cpa di Taranto transitano in un anno 3 detenuti al massimo, mentre risultano impegnati ogni giorno 9 agenti e un ispettore. L’Ipm di Lecce forse è un caso limite: da cinque anni non passa un detenuto, ma lì sono in servizio 22 agenti e 15 impiegati. E segnalazioni non molto distanti da questa realtà arrivano anche da Salerno, Ancona e Caltanissetta. In Italia, su 450 minorenni in carcere sono chiamati a vigilare 900 agenti, senza contare i circa 1200 amministrativi. Razionalizzare vuol dire restituire il 50% di queste forze al circuito ‘maggiore’. Dove peraltro esistono casi di squilibrio in controtendenza”. Casi troppo “virtuosi”? “Nella Casa circondariale di Gela, inaugurata da Alfano quando era Guardasigilli, 90 agenti per 60 detenuti; ad Avezzano il rapporto è di 85 a 65; situazioni analoghe a Lucera e San Severo. Che senso ha? Di contro, in un alveare come San Vittore 790 agenti devono fare i conti con 1600 detenuti, ma solo sulla carta: perché 299 di loro sono distaccati ad altri servizi”. Telecamere per sostituire i sorveglianti e “braccialetti” per monitorare gli scarcerati? “Le telecamere non vedono dentro le celle e i braccialetti, su 2000 del nuovo stock ordinato, finora sono stati applicati a 7 persone”. Sassari: Sdr; preoccupa l’assenza di un presidio sanitario nel nuovo carcere di Bancali Ristretti Orizzonti, 4 novembre 2013 “Nonostante le rassicurazioni di qualche giorno fa da parte del segretario regionale della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria sull’assenza del punto di primo intervento nel carcere di Sassari-Bancali, i ripetuti sconcertanti episodi, particolarmente quello del detenuto con i pidocchi fanno registrare una pericolosa scarsa attenzione verso le condizioni igienico-sanitarie dei cittadini privati della libertà”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme, con riferimento alla profilassi contro i pidocchi in atto nella Casa Circondariale sassarese. “La gravità dell’episodio - sottolinea Caligaris - non riguarda la pur preoccupante assenza di farmaci denunciata dai sindacati degli Agenti della Polizia Penitenziaria, che hanno dovuto provvedere anche al loro acquisto. Lo sconcerto maggiore nasce dalla considerazione che i nuovi arrivati nel Penitenziario non vengono sottoposti ad esami, previsti dalla legge, che escludano la possibilità di epidemie con conseguenze imprevedibili per tutti i componenti della comunità e garantiscano delle condizioni psico-fisiche del nuovo giunto “. “Non è neppure rassicurante sostenere che in caso di traumi o di atti di autolesionismo si deve comunque ricorrere al Pronto Soccorso. Una struttura che ospita quotidianamente circa 800 persone, oltre la metà ristrette, deve disporre - conclude la presidente di Sdr - di un’infermeria efficiente e di una farmacia con tutto l’indispensabile per le prime cure. Sapere che è stato necessario usare delle lenzuola per tamponare una ferita da taglio non è un bel biglietto da visita per un’azienda sanitaria locale. Il diritto alla salute è riconosciuto dalla nostra Costituzione. Spetta alle Asl garantirlo ai cittadini anche se privati della libertà”. Roma: Osapp; scontri tra detenuti italiani e stranieri nel carcere di Regina Coeli La Presse, 4 novembre 2013 Continuano da giorni gli scontri tra detenuti italiani e stranieri presso la Casa Circondariale di Regina Coeli. A darne la notizia è l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) in una nota a firma del segretario generale Leo Beneduci. Secondo l’Osapp “le attuali condizioni dell’Istituto Penitenziario Romano sono analoghe a quelle di molte carceri sul territorio Nazionale, in cui sono in aumento attivi di violenza e tensioni tra i ristretti (tuttora in 20.000 in più dei posti disponibili) e rendono ogni giorno più rischioso il lavoro dei Poliziotti Penitenziari, il cui numero è destinato a diminuire ulteriormente, stante i tagli che il Governo continuamente attua solo nei confronti della Polizia Penitenziaria”. “Peraltro - prosegue il sindacato - Regina Coeli è un caso simbolo dello sfascio dell’Amministrazione Penitenziaria centrale, tenuto conto che, da più di un anno, non vi è presente un Dirigente responsabile a tempo pieno e che a nulla sono valsi gli appelli dell’ Osapp allo scarsamente disponibile, benché strapagato, Capo del Dap Tamburino. Tant’è che la Guardasigilli Cancellieri, per i problemi dei singoli detenuti, come si evince ogni giorno di più dai quotidiani, ama rivolgersi ad altri piuttosto che a lui”. “Purtroppo - conclude Beneduci - è sempre più evidente che non sarà destino, né di questo Governo, né di questo Parlamento, risolvere i problemi del sistema penitenziario e della Polizia Penitenziaria nel nostro Paese e ciò anche a causa dei troppi interessi che intorno al carcere ruotano e che nulla hanno a che vedere con quelli dei comuni cittadini”. Torino: avviato progetto Spes@Labor, laboratorio cioccolateria in carcere Ansa, 4 novembre 2013 Parte il progetto “Spes@Labor”, realizzato dalla Cooperativa Sociale Le Soleil, insieme a Spes e a Comunità Murialdo, nell’ambito del “Bando UniCredit Carta E - Strategie di coesione sociale per i giovani”, volto al reinserimento di giovani detenuti all’interno del tessuto sociale. Il progetto, presentato presso l’Istituto Penale per Minorenni Ferrante Aporti, è sostenuto da Unicredit Foundation con un investimento di 60 mila euro. E’ previsto l’allestimento, all’interno dell’Istituto, di un laboratorio con i macchinari per la produzione, l’imballaggio, lo stoccaggio e il trasporto del cioccolato. Al corso di formazione parteciperanno 16 ragazzi: otto avranno una borsa lavoro per svolgere una professione attinente a quella esercitata durante l’apprendistato in laboratorio. “La detenzione, soprattutto se minorile - ha dichiarato Gabriella Picco, direttore del Ferrante Aporti - ha un obbligo: fornire opportunità di crescita e maturazione del ragazzo. Il giovane reo deve poter trovare nella carcerazione l’opportunità di riscattarsi, anche attraverso un lavoro di riconoscimento delle proprie responsabilità e di valorizzazione delle proprie competenze positive; la formazione e l’avvicinamento al mondo del lavoro, nonché concrete opportunità di inserimento nel mondo del lavoro stesso, sono i presupposti per aiutare i giovani a ridefinire in modo positivo i loro percorsi di vita”. Il progetto è tra i 7 vincitori del bando “Strategie di coesione sociale per i giovani” che UniCredit Foundation ha lanciato per sostenere progetti di inclusione nel mondo del lavoro di giovani che vivono in condizioni di difficoltà. “In collaborazione con UniCredit Foundation - ha dichiarato Giovanni Forestiero, Responsabile Nord Ovest di UniCredit - abbiamo voluto dar prova di una presenza concreta sul territorio con un intervento in ambito sociale finalizzato al rafforzamento della coesione delle nostre comunità. La scelta operata dalla nostra Fondazione é stata quella di destinare fondi che creassero una possibilità di riscatto e di reinserimento per giovani ad alto rischio di marginalizzazione sociale. Roma: yoga in carcere, alla ricerca della libertà interiore Affari Italiani, 4 novembre 2013 Si può cercare la libertà interiore nello spazio angusto di una cella. È questa la convinzione dei volontari che, attraverso diverse realtà e associazioni, negli ultimi anni hanno introdotto tecniche di meditazione, rilassamento, yoga all’interno delle carceri. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare la consapevolezza di sé e il benessere psicofisico, limitare l’aggressività e contrastare la depressione. E i risultati sul campo sono positivi. Tanto che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, tramite il suo ufficio stampa e relazioni esterne, ha organizzato nei giorni scorsi un seminario sul tema “La mente che si libera. Pratiche di consapevolezza nei penitenziari italiani”. “L’intensificarsi di progetti di questo tipo indicano l’esigenza di andare oltre gli usuali schemi e percorrere nuove strade -spiegano gli organizzatori -. Utilizzare altri strumenti che possano affiancare quelli attuali, fornendo ai soggetti reclusi la chiave per acquisire la consapevolezza del valore della propria esistenza e migliorare la vita detentiva in termini di disagio e stress psicofisico”.-Il “Progetto Liberazione nella Prigione” è una delle esperienze che percorrono questa direzione. Il primo gruppo si è formato quattro anni fa nella casa di reclusione di Massa e si è via via ampliato. Ora numerosi volontari sono presenti in diverse realtà - Milano-Bollate, Saluzzo (Cn), Pontedecimo (Ge), Massa, Livorno, Roma (Regina Coeli e Rebibbia), Treviso (Istituto Penale per minorenni) - ed è in attivazione in altre strutture, per un totale di 150 i detenuti coinvolti. “Lo scopo del progetto è di aiutare le persone a sviluppare il proprio potenziale umano, senza nessuna volontà di renderle buddiste - spiega Grazia Sacchi, vicepresidente dell’associazione. Si tratta di offrire ai detenuti strumenti di sviluppo personale e conoscenza di sé. I risultati in questi quattro anni sono stati molto positivi, tanto che molti detenuti una volta scontata la pena hanno continuato un percorso con noi”. A Roma opera il centro studi e ricerche applicate “La voce del carro” diretto da Mauro Pedone. Dal 2004 il centro collabora con il ministero di Giustizia, realizzando interventi a Regina Coeli e Rebibbia, in collaborazione con le Aree Rieducative e i Sert di riferimento. “Le tecniche proposte e insegnate mirano a favorire il benessere e la consapevolezza - spiega Pedone -. I principali strumenti operativi sono lo shiatsu, lo yoga, la musicoterapia, il massaggio sonoro con le campane tibetane e la meditazione”. In particolare, le campane tibetane vengono usate per favorire il benessere psicofisico attraverso vibrazioni e suoni terapeutici: “Riescono a far rilassare le persone, in questo caso individui reclusi, creando una sorta di oasi di pace sonora in un ambiente segregato, che talvolta si tramuta in un gabbia esistenziale” riferisce Pedone. Inoltre il centro, da febbraio 2011 a giugno 2012, ha realizzato a Rebibbia il progetto “Coscienza Benessere e reclusione - strategie adattative per le persone detenute”, rivolto a soggetti tossicodipendenti, con doppia diagnosi e con patologie psichiatriche di rilievo. “In questo contesto il massaggio sonoro con le campane tibetane ha dato un intenso aiuto nel miglioramento della qualità della vita dei partecipanti”. Immigrazione: Cie di Gradisca reso inagibile dagli incendi e proteste dei “detenuti” Ansa, 4 novembre 2013 La situazione è sempre più rovente: molti ospiti del centro sono stati espulsi o mandati in altre strutture italiane Ancora una notte di proteste e violenza al Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca. Ancora fuoco e distruzione. Tutte le camerate sono ormai inagibili, tanto che gli ospiti del centro (o i “detenuti” come ritengono in molti) dovranno dormire e vivere nei corridoi. Quel che è certo è che la situazione ormai ha superato il limite della vivibilità. Questa mattina, la parlamentare Serena Pellegrino si è recata presso la struttura di Gradisca D’Isonzo. Al termine del sopralluogo, con una breve dichiarazione ha anticipato la presentazione al Ministro dell’Interno, nei prossimi giorni, di un’interpellanza urgente, che si affiancherà all’analoga iniziativa con cui il sen. Luigi Manconi ha descritto la situazione al Centro dopo i disordini e gli incendi delle scorse notti, sollecitando per l’ennesima volta la chiusura. “Ho voluto entrare al Cie di Gradisca per verificare di persona il contesto in cui si trovano gli immigrati. Non servono le mie competenze tecniche di architetto per affermare che la struttura va chiusa, è inagibile nella sua interezza visto che le stanze si trovano in assoluto stato di degrado e che le persone sono trattenute in condizioni igienico sanitarie indescrivibili. Nelle prossime ore intendo verificare concretamente questa vergognosa situazione”. “Il mio intervento politico - continua la Pellegrino - è una domanda di evidente gravità: chi si assume la responsabilità del fatto che il Cie di Gradisca è rimasto comunque operativo, nonostante le ripetute specifiche denunce e le richieste di chiusura, e nonostante il Ministro dell’interno abbia formalmente riconosciuto che il meccanismo nel suo complesso vada rivisto e che in tutti i Cie le modalità di gestione debbano assicurare alle persone il rispetto della dignità umana e garantire normali condizioni igienico sanitarie? Mi è stato riferito - ha concluso Pellegrino - che dopo i disordini di questi giorni si sono succedute con significativa rapidità le espulsioni dall’Italia e lo spostamento di diverse persone in altri Cie italiani. Ritengo che questo processo possa proseguire - scongiurando l’accadere di nuovi incidenti e di ulteriori manifestazioni dell’esasperazione dei trattenuti - e affrettare così i tempi necessari per la chiusura definitiva del Centro”. Stati Uniti: secondo uno studio la Cia utilizza medici per torturare detenuti www.affaritaliani.it, 4 novembre 2013 I medici e gli psicologi che lavorano per l’esercito statunitense hanno violato i codici etici della loro professione: è quanto denuncia un’indagine indipendente sulle torture e il trattamento degradante di sospettati di terrorismo nelle prigioni gestite dal ministero della difesa americano e dalla Cia. Lo studio, durato due anni e condotto dall’Institute on Medicine as a Profession e dalla Open Socity Foundation del finanziare George Soros, ha rilevato che, dopo l’11 settembre, gli operatori sanitari che lavorano con i servizi di intelligence e i militari “hanno progettato e partecipato al trattamento crudele, inumano e degradante e alla tortura dei detenuti”. “E’ chiaro - ha osservato uno dei co-autori dello studio, Gerald Thomson - che in nome della sicurezza nazionale, l’esercito ha ignorato (il Giuramento di Ippocrate) e i medici sono stati trasformati in agenti dell’esercito e hanno compiuto atti contrari alle pratiche e all’etica medica”.