Carcere, il diritto di Stefano a un’altra vita (Risponde Corrado Augias) La Repubblica, 23 luglio 2013 Egregio dottor Augias, da qualche anno sono volontaria alla biblioteca “Tommaso Campanella” nel carcere di Padova. Una bella biblioteca che vive del nostro contributo, delle donazioni e della buona volontà di un detenuto, Stefano, che, attivissimo e disponibile, cataloga, etichetta, attiva il prestito, sistema i volumi, li consegna ai piani, consiglia. I libri hanno salvato la sua vita: grazie ai libri ha scoperto curiosità e talenti che non sapeva di avere, ha valorizzato energie e competenze. Stefano è, agli occhi di tutti, esempio di “riabilitazione” riuscita, quella tanto incoraggiata nelle discussioni politiche e giornalistiche, quella di cui qualsiasi operatore del settore andrebbe fiero. Che succede a Stefano? Ottiene riconoscimenti, attestazioni di stima? Permessi per andare come bibliotecario nelle scuole, in linea con il concetto di pena riabilitativa e come da tempo programmato? No. Con motivazioni rese note a posteriori (un ricorso per sovraffollamento) Stefano è stato improvvisamente trasferito, da un giorno all’altro, perde così tutti i benefici, lascia la sua cella, la biblioteca Tommaso Campanella, il lavoro che aveva imparato per essere trasferito a Cremona. La biblioteca resta senza Stefano. Siamo amareggiati, preoccupati per Stefano e per la sua disperazione. Siamo soprattutto impotenti. Scrivo a lei perché so che da questa “piccola storia” si può ricavare una grande storia: la conferma che un’altra vita è possibile, che si può uscire dal tunnel e che lo si può fare con i libri e con la cura di essi. Agnese Solero È vero, la storia di Stefano illumina tutti gli aspetti che la signora Solero tratteggia nella sua lettera. Ma illumina purtroppo, nel suo rovescio, anche una certa Italia di burocrati, negligente e distratta, contro la quale non è facile difendersi. Intendiamoci bene, sappiamo tutti perfettamente che i comportamenti della burocrazia sono a volte obbligati. Le norme, le circolari, i regolamenti consentono margini ridotti al comportamento dei singoli funzionari. Le ragioni per cui questo accade sono evidenti, non c’è bisogno di ripeterle. Per un altro aspetto il problema delle carceri è immenso e non facilmente risolvibile, a cominciare dal sovraffollamento di cui a quanto pare anche il detenuto Stefano è rimasto vittima. Bisognerebbe costruire nuove carceri, adeguare quelle esistenti ai criteri di umanità riabilitativa che, nel paese di Cesare Beccaria, gli istituti di pena dovrebbero avere. Servirebbero insomma molti soldi che come sappiamo non ci sono. Intanto però si potrebbe cominciare dalle piccole storie come quella di Stefano. Il ministro della Giustizia è persona di comprovata efficienza e umanità, sono certo che vorrà porre mano al caso, e risolverlo nel modo migliore. Corrado Augias Giustizia: storie di carcere, dall’amnistia (Epifani permettendo) alla “domanda di grazia” di Francesco Lo Piccolo (direttore di “Voci di dentro”) www.huffingtonpost.it, 23 luglio 2013 Frequentando il carcere, vedendo i detenuti da vicino, si imparano cose che generalmente non si ha occasione di imparare. Innanzitutto si scoprono umanità diverse e si vedono le persone e non il solito marchio come invece avviene per chi “conosce” i detenuti solo grazie alle foto segnaletiche e alle righe scritte dal cronista di turno. Ma più che le parole servono i fatti, ed ecco allora due piccole storie, scampoli di vite che si muovono tra sezioni, celle, rumori e pensieri. La prima storia riguarda un uomo che si chiama Giuseppe Festinese che conosco ormai da anni, e che ho seguito nel suo peregrinare di carcere in carcere (Vasto, Avezzano, Sulmona, Teramo, Larino, Chieti). Con se stesso non vive bene, con gli altri ancora meno, per letto aveva una cassettone nei bassi di Napoli, di suo padre ha un solo e ultimo ricordo: il rumore di un colpo di pistola che l’ha lasciato steso in una pozza di sangue sotto casa. Ora, da anni, Giuseppe la sua pace la trova - quando la testa non fa boom - nella scrittura, nei suoi testi che butta giù lettera dopo lettera rigorosamente a stampatello, senza punteggiatura. Escono musiche. Escono luci e colori come nella tela di un pittore. I quadri che compone sono pugni nello stomaco. Per chi ha voglia di sapere e non si accontenta, ecco qui un file con un suo video messaggio, poi un vecchio testo che ho pubblicato anche su Voci di dentro dove si parla di sgabelli, lenzuola e una finestra e ancora un altro suo scritto di qualche giorno fa dove parla di un tale Mamadou, di piccoli orti da innaffiare e di colpe da pagare. Con tanti altri testi Festinese ha partecipato a numerosi concorsi e ha vinto tanti premi. Vittorie personali in un mach con la vita. Colpito dal cancro, in un incontro con una donna vittima della stessa malattia ha detto: “Tu sorridi dicendo che siamo fortunati ad essere guariti, io accenno un sorriso dicendo che ci è stato fatto un dispetto lasciandoci in questo mondo; tu cerchi di spiegarmi la tua esperienza raccontandomi che così ci è stata data una seconda possibilità, io ascolto ma non condivido, per me era preferibile andare via”. L’altra storia ha per protagonista un giovane che di nome fa Tarek. Nato in Tunisia, a 13 anni lasciò il suo paese nascosto sotto un camion dentro una nave: sei giorni di navigazione poca acqua, poco cibo e tanta incoscienza. Dopo essere passato per Marsiglia, fatto tappa a Padova, dopo aver lavorato come edile, fatto a botte con un connazionale, di mezzo c’è anche la droga, Tarek è stato arrestato nel 2008. Storia uguale a quella di tanti altri che si trovano in carcere, ma questa ha una sua variante: Tarek non si è dato per vinto, il mondo della devianza l’ha sfiorato ma non inquinato: ha preso il diploma di terza media, ha seguito tutti i corsi che era possibile seguire e da alcuni è nel carcere del Chieti, dove appunto l’ho conosciuto e dove ho potuto osservare il suo percorso. Un buon percorso tanto che recentemente è stato ammesso all’articolo 21 (fuori di giorno per lavoro, dentro il pomeriggio e la sera) così da poter lavorare presso una cooperativa edile con un contratto di tirocinio formativo. “Ho trovato la mia strada”, dice rabbuiandosi quasi subito e rivelandomi la sua angoscia: per colpa della Bossi - Fini non potrà rinnovare il permesso di soggiorno, e non avendo il permesso di soggiorno non potrà essere assunto: quando a breve terminerà di scontare la sua pena rischierà l’espulsione. E pensare che alla Cooperativa dove lavora vorrebbero tenerlo con contratto a tempo indeterminato, perché bravo, volenteroso, capace. Spero che la stella che lo accompagna nella vita (Tarek in arabo è proprio il nome di una stella) gli porti fortuna. Nonostante le leggi sbagliate come quella sulla droga, quella sulla recidiva inventata da Cirielli, la Bossi - Fini. Nonostante la realtà che tanti non vedono: il carcere non funziona, non ha mai funzionato. Una realtà ignorata anche da tanti esponenti del Pd, non ultimo Guglielmo Epifani che a proposito di amnistia, alla domanda di Massimo Giannini per Repubblica Tv, qualche giorno fa ha detto sicuro: “Non voteremo mai amnistia o indulto. No, no e no”. Come se amnistia, indulto e condono fossero degli istituti fuori dal mondo, dimenticando che invece sono previsti dalla nostra Costituzione e che oggi, e non ho alcun dubbio, servirebbero solo a fare giustizia, a portare fuori dal carcere alcune migliaia di persone dentro per piccoli reati, che sono a fine pena e per i quali un anno in più non cambierebbe nulla, anzi porterebbe un po’ di legalità in un mondo, quello dentro il carcere, dove la legalità non è più di casa. Qualche settimana fa ho letto “Domanda di grazia”, romanzo - inchiesta che consiglio perché un bel libro e perché scritto da Gabriele Romagnoli che conosco e con il quale ho lavorato fianco a fianco in tante inchieste nel mio periodo come giornalista a Milano. Nel libro si racconta la storia vera di Andrea Rossi, suo vecchio compagno di scuola, gigante dalla rigida morale che dava del “lei” alla compagna di doppio a tennis e diceva “cappero” come massimo turpiloquio, e che è stato condannato per omicidio di una anziana donna. Romagnoli racconta le sedute di primo grado e l’appello, segnala le incongruenze dei testimoni, scrive che l’amico non ha avuto un processo equo. “Penso che la sua colpevolezza non sia stata provata oltre ogni dubbio...ma penso che la sua innocenza sia stata ancor meno dimostrata... anzi credo che la colpevolezza sia possibile”. E conclude: “Il giorno in cui ho perso la fiducia in lui l’ho persa in chiunque. Per questo vorrei perdonarlo”. E per questo, arrivato al fondo della sua storia, Gabriele Romagnoli scrive: “Chiedere la grazia è l’ultimo atto che posso ancora compiere. Per farlo giuridicamente occorrerà un passo formale. Qui è di un’altra grazia che sto parlando...Nel silenzio di questa notte, senza rivolgermi a nient’altro che al principio della mia esistenza, chiedo la grazia, quella grazia. Non soltanto per Andrea Rossi. La chiedo per la nostra generazione... Per tutti. Anche per me”. Giustizia: i giovani in cella e l’attesa di chi sappia parlargli di Antonio Mattone Il Mattino, 23 luglio 2013 Un giovane di 21 anni ucciso come un boss alla Sanità, baby rapinatori protagonisti di raid e rapine nel cuore della città, minorenni che sfrecciano su potenti moto pistole in pugno a poca distanza dal luogo dove un commando di killer ha appena sparato raffiche di mitra contro l’abitazione di un capoclan di Ponticelli. E ancora, ragazzini coinvolti in associazioni criminali di stampo camorrista, alcuni dei quali già vanno ad ingrossare le fila dei pentiti. Sono solo gli ultimi fatti di cronaca che vedono protagonisti giovani e giovanissimi in episodi di violenza degni di consumati specialisti del crimine. Un fenomeno che sta assumendo vaste proporzioni ma che non sembra preoccupare più di tanto l’opinione pubblica. Se poi aggiungiamo le aggressioni di baby - gang verso anziani, immigrati e senza fissa dimora, gli atti di vandalismo e di bullismo con cui i minori spadroneggiano spavaldi e impuniti, ci rendiamo conto di come esista un disagio del mondo giovanile che sfocia in atti di violenza talvolta gratuiti e che è ormai diventato una vera e propria emergenza. Non solo nella città di Napoli. Nella casa circondariale “Giuseppe Salvia - Poggioreale” sono attualmente rinchiusi 340 giovani al di sotto dei 25 anni di età, poco più del 12% del totale dei carcerati. Ma se esaminiamo il numero dei giovanissimi alla prima esperienza detentiva, osserviamo subito come questa percentuale aumenti in modo esponenziale, fino ad arrivare a un terzo dei detenuti reclusi nel padiglione che ospita chi entra in carcere per la prima volta. È un dato allarmante che indica come si sia abbassata l’età di chi fa il suo ingresso nel modo del crimine. Anche nel circuito dell’alta sicurezza si registrano percentuali di più elevate di giovani rispetto al passato: il 10% di persone under 25 è una cifra davvero preoccupante. Gli arresti di molti esponenti di spicco dei clan hanno lasciato liberi posti di comando che sono stati occupati da questi giovani in cerca di affermazione e di successo, con la speranza di poter contare finalmente qualcosa. Quella della violenza giovanile è una realtà complessa e trasversale, che coinvolge anche il mondo femminile e ceti sociali più elevati, con la costante presenza della cocaina, dell’alcool e di altre sostanze stupefacenti a fare da sfondo e sempre pronti a narcotizzare. Il mondo degli adulti sembra impotente e rassegnato e ha rinunciato a parlare a questa generazione. Talvolta pensa che assecondare lo sballo e il non senso sia la cosa migliore da fare. Probabilmente perché non ha proposte e ideali su cui impegnare i giovani, non ha risposte a quelle domande, tante volte inespresse, di senso della vita. Allora si permette tutto per appagare il senso di insoddisfazione. Ricordo che alcuni mesi fa, per festeggiare la maggiore età del figlio, un genitore aveva organizzato un festino con ragazzine e cocaina e solo un controllo delle forze dell’ordine gli impedì di portare a compimento questo perverso intento. Forse il bisogno più vero per questi ragazzi è quello di avere riferimenti autorevoli che sappiano indirizzare e valorizzare l’energia e la vitalità di questa età. Non sono particolarmente cattivi, ma la noia e la monotonia di giornate vuote trasforma la loro vivacità in passatempi violenti. È la banalità del male che li trascina, fino a fargli raggiungere i gradini più alti della malavita. In questi anni ho conosciuto tanti giovanissimi nel carcere di Poggioreale. Esistenze svuotate che sembravano in attesa di qualcuno che sapesse parlargli in modo autorevole e concreto, di una presenza paterna. Con alcuni c’è voluto veramente poco per sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda. Talvolta la chiave per rigenerare vite che si stanno perdendo è a portata di mano. Ho in mente il rapporto di simpatia tra Giovanni Paolo II e i giovani. Papa Wojtyla, seppur debole e malato sapeva entrare in sintonia con loro come pochi. E in questi giorni la Gmg di Rio de Janeiro può rappresentare una occasione per ritrovare i contenuti e un linguaggio che sappia parlare al cuore della gioventù. Il futuro dipende da come saranno un domani questi giovani, dal loro senso di responsabilità e dalla loro voglia di cambiare le cose. La loro educazione è un discorso che riguarda tutti, non solo la scuola, gli specialisti o i preti impegnati. D’altra parte Dostoevskij metteva in guardia l’umanità affermando che “quando tutto è possibile il mondo diventa orribile”. Giustizia: lavoro nelle carceri e professionalità da “sprigionare” di Lucilla Vazza Il Sole 24 Ore, 23 luglio 2013 Imparare un mestiere è un antidoto efficace alle recidive e ogni milione di euro investito ne rende nove allo Stato. Ancora troppo pochi i detenuti coinvolti. Servono più risorse per la legge Smuraglia. Investire nel futuro dei detenuti si può e si deve. Il lavoro per chi è costretto dietro le sbarre è l’unico vero deterrente alla recidiva di reati. Chi lavora non torna a delinquere, chi non ha lavorato nell’80% abbondante dei casi torna nel mondo peggiorato. Oggi i detenuti lavoratori nei nostri penitenziari regolarmente inquadrati sono meno di 900, quelli “articolo 21” e ì semiliberi sono in tutto 2.200. In totale si arriva a circa 14mila con chi è impegnato nei “lavori domestici” (pulizie, manutenzione, lavanderia, mense) alle dipendenze del Dap e non percepisce un vero e proprio stipendio, ma un “corrispettivo” in media di 230 euro. Insomma, cifre irrisorie quelle dei lavoratori rispetto al numero totale di reclusi: 66mila (a fronte di una capienza di 47mila). Siamo il paese più sovraffollato d’Europa: ogni cento posti nelle celle italiane sono stipati 142 detenuti, la media Ue è di 99,6. Il tema del lavoro nelle carceri è stato rilanciato grazie a un provvedimento a fuma dell’ex ministro Severino di importanza rilevante: 16 milioni dì euro (una tantum) per rifinanziare la legge Smuraglia, che regola la materia del lavoro dietro le sbarre e le sinergie con il privato. A dicembre il rifinanziamento era rimasto fuori dalla manovra economica. La Severino ha realmente recuperato quanto possibile, ma il rischio è che resti un episodio se non si rimette mano alla normativa, aumentando e mettendo a regime le agevolazioni a chi decide di investire nel lavoro in carcere. Il provvedimento Severino contiene due importanti novità: il credito d’imposta sulle assunzioni passato da 516 a 700 euro per detenuto e la defiscalizzazione al 100% (prima era all’80%). Resta però aperto il capitolo delle innovazioni per attirare nuove imprese. Nel frattempo, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria sta effettuando una ricognizione, istituto per istituto e provveditorato per provveditorato, per mappare la situazione delle attività in corso nelle carceri così da poter riprogrammare la distribuzione delle risorse. Oggi le allocazioni sono ancora determinate da quanto deciso nel Duemila, in lire, al momento del varo della legge. Da allora permangono disparità di trattamento tra regione e regione: là dove esistevano già esperimenti di sinergia con il privato sociale sono stati previsti maggiori fondi, rispetto a realtà meno dinamiche, che oggi continuano a ricevere risorse con il contagocce. L’obiettivo del Dap è quintuplicare il numero dei lavoratori detenuti. Spiega Nicola Boscoletto, a capo del consorzio Giotto di Padova, tra i più autorevoli operatori di lavoro per ì detenuti: “L’ex ministro ha fatto ciò che ha potuto, oggi bisogna rimettere mano alla legge Smuraglia e agevolare la creazione di nuove esperienze. Occorre dare stabilità ai finanziamenti secondo parametri adeguati in base a esigenze maturate in 13 anni di attività, perché chi investe ha bisogno di sapere che ogni anno i progetti saranno rifinanziati. Un detenuto che lavora smette di essere un costo per la società, perché con lo stipendio paga da sé le spese di mantenimento in carcere e gli indennizzi alle parti offese: è un lavoratore che riacquista dignità e progetta il proprio futuro”. Finora il finanziamento alla legge Smuraglia è rimasto fermo a 4,6 milioni dal 2000. Nei penitenziari il lavoro con il maggior ritorno in termini di recupero del detenuto è quello che crea professionalità per il dopo pena. La sensazione è che sono ancora troppo pochi i “veri” lavoratori, quelli che fuori dalle sbarre potranno portare una professionalità definita e spendibile, “Il carcere - conclude Boscoletto - appare come un campo lasciato incolto per troppo tempo. Ogni milione investito nel lavoro in carcere ne rende nove allo Stato: con otto milioni che possono essere restituiti in servizi ai cittadini. Non è troppo tardi per cambiare rotta”. Best practice. Da Torino all’isola di Gorgona Pane, biscotti, biciclette, vino, birra, abiti, antiquariato, ma anche cali center e servizi di ogni tipo dal turismo alla manutenzione dei giardini. Non mancano le best practice tra le decine di iniziative che in tutta Italia coinvolgono i detenuti. Nel carcere le Vallette di Torino Piero Parente ci racconta come è nata la cooperativa Ecosol, che ha dato vita al marchio “Libera mensa”, che dà lavoro stabile a 34 detenuti. Specializzata in catering per piccoli e grandi eventi, oggi produce anche ristorazione di qualità: “Siamo nati nel 2005, per gestire la cucina centrale del carcere, occupando 22 detenuti. Dal 2008 abbiamo avviato un’attività di catering all’esterno che ci ha fatto conoscere e apprezzare. A breve Liberamensa aprirà un punto vendita in centro città e un ristorante. Il valore aggiunto è la solidarietà, ma l’ingrediente di base è il lavoro dì persone formate che non sapevano cucinare e che nel tempo sono diventati professionisti in grado di inserirsi nel mondo del lavoro dopo la fine pena”. Oggi alle Vallette operano otto cooperative che offrono vari servizi e creano occasioni di formazione e di inserimento professionale per i detenuti. A Milano dal 2007 opera la “Cascina Bollate”, che vede impegnati detenuti in attività di giardinaggio, di vendita di piante e fiori. Il concetto di base è un carcere come istituzione trasparente, vi sono corsi di giardinaggio per le persone “libere” e sinergie con il territorio. Le rose di Bollate, per esempio, sono note agli appassionati che le comprano da tutto il mondo. I lavoratori sono formati e pagati regolarmente e l’esperimento è diventato una realtà riconosciuta a livello internazionale. A Padova c’è il consorzio sociale Giotto che ha ideato il marchio “ Officina Giotto”. Dalla volontà di Nicola Boscoletto e dei suoi soci, dietro le sbarre della casa di reclusione Due Palazzi sono nate biciclette per grandi marchi, sono stati formati operatori per servizi di cali center oggi attivi al Cup dell’Ulss di Padova, si assemblano pen drive, impiegando 125 detenuti che producono reddito e mantengono così la loro famiglia. Vino bianco per le carceri: è il progetto Frescobaldi per il penitenziario di Gorgona. L’azienda vinicola ha lanciato un progetto di formazione per ì detenuti, celebrato nei giorni scorsi dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, come un simbolo per la realtà carceraria italiana. La Gorgona è un gioiello naturalistico che ospita appena una settantina dì detenuti, abituati a lavorare all’aria aperta. Una vigna già esisteva; ora si forma il personale. Racconta Lamberto Frescobaldi: “Non è un interesse commerciale, sull’isola è un ettaro, sono 2.500 bottiglie. Però per chi produce vino affrontare una nuova sfida è sempre stimolante”. Oltre al vino si faranno olio e formaggi per i ristoranti fiorentini. A Roma la coop Men At Work ha dato lavoro nel campo della ristorazione e del recupero dei mobili a decine dì detenuti dal 2003, anche se poco più di 800 lavoratori sono ancora troppo pochi per una popolazione carceraria che supera le 66mila unità. Giustizia: Gonnella (Antigone); decreto-carceri, tira brutta aria al Senato… Ristretti Orizzonti, 23 luglio 2013 Dichiarazione di Patrizio Gonnella, Presidente dell’associazione Antigone: “Tira brutta aria al Senato. Nei giorni scorsi la Commissione Giustizia è riuscita nell’intento di peggiorare il decreto-legge del Governo pensato per affrontare la questione drammatica del sovraffollamento delle carceri. Un asse composto dal Pdl, dalla Lega, dal Movimento 5 Stelle e da alcuni deputati del Pd è riuscito a far rientrare dalla finestra alcune delle preclusioni alle misure alternative (che erano state giustamente soppresse nel decreto-legge del Governo) presenti nella famigerata legge ex Cirielli, responsabile di enormi danni nella crescita della popolazione detenuta. Ad esempio sono tornati alcuni limiti alla concessione della detenzione domiciliare. Ora il decreto, così come modificato, torna all’esame dell’Aula di palazzo Madama. Invitiamo tutti i senatori a tornare al testo originario e ad allargarlo con misure che vadano ad esempio ad abrogare la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Ricordiamo che il sistema penitenziario versa nella illegalità. Vi sono circa 30 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Lega e M5S hanno detto invece che non vi era urgenza. Nel frattempo la gente sta male e muore in carcere. Qui di seguito raccontiamo un caso come molti, segno della urgenza di intervenire. Nei giorni scorsi abbiamo presentato, con il nostro difensore civico, un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa sulla morte di Alfredo Liotta. Il 26 luglio 2012, Alfredo Liotta, a soli 41 anni, veniva trovato cadavere in una cella della C.C. di Siracusa. A seguito del decesso, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo contro ignoti e le indagini sono ancora aperte. Nell'esposto si chiede che vengano chiariti molti aspetti oscuri e contraddittori delle cause che hanno portato alla morte di Alfredo: cosa è stato fatto per i problemi fisici e psichici del detenuto, considerati "strumentali" dal personale penitenziario, quando nel giro di sei mesi aveva perso circa 40 chili e non riusciva più neanche a camminare? Perché non sono stati monitorati i parametri vitali e non è stato mai neanche pesato? Azioni fondamentali per accertare lo stato di malnutrizione e il potenziale rischio di morte. Infine, perché non è stato ricoverato presso una struttura ospedaliera? Le galere sono stracolme. Mancano gli spazi vitali. I detenuti sono ridotti a numero. Quei senatori che andranno a mortificare le misure dirette a contenere il sovraffollamento saranno corresponsabili di comportamenti lesivi della dignità umana delle persone oggi detenute". Giustizia: Marroni; il decreto-carceri snaturato dagli emendamenti presentati in Senato Ristretti Orizzonti, 23 luglio 2013 L’allarme del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni: a rischio la spinta verso una nuova stagione di tutela dei diritti dei reclusi. “Il testo della legge che dovrebbe convertire il Decreto carceri emanato alla fine di giugno dal governo, sta subendo, in Parlamento una serie di modifiche che rischiano seriamente di compromettere la già incerta volontà di affrontare e risolvere i problemi delle carceri italiane”. Lo dichiara, in una nota, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando i lavori parlamentari che dovrebbero portare al varo della legge di conversione del cosiddetto “Decreto Cancellieri”. Nei giorni scorsi, anche l’Unione delle Camere Penali Italiane aveva criticato gli emendamenti apportati in Commissione Giustizia del Senato, tutti orientati “in senso peggiorativo della legge”. Se, infatti, sono giudicati favorevolmente la modifica all’art. 280 cpp, per alzare a 4 a 5 anni il limite di pena che prevede la custodia cautelare in carcere, e gli ampliamenti delle possibilità di lavoro dei detenuti, molti emendamenti vanno nel senso di restringere di nuovo il ricorso alle misure alternative: dal ripristino delle limitazioni della detenzione domiciliare per i recidivi, alla modifica sui permessi premio, che ora sembrano possibili solo a chi ha una pena non superiore ai 4 anni, fino alla mancata previsione dell’applicazione provvisoria dell’affidamento in prova al servizio sociale. “Il Decreto Cancellieri - ha detto Marroni - sembrava l’inizio di una nuova stagione di tutela dei diritti dei detenuti, anche se era apparso da subito evidente che ci sarebbe servito più coraggio per dare un segnale inequivocabile della volontà di risolvere la situazione delle carceri italiane. Per questo riponevamo molte speranze nell’iter di conversione parlamentare del decreto. Dal testo approvato in commissione, sembra invece che anche quella minima spinta propulsiva stia per essere definitivamente spenta. Se così fosse, sarebbe l’ennesima, drammatica, occasione persa”. Giustizia: al Senato ddl su pene detentive non carcerarie e ddl conversione decreto-carceri Asca, 23 luglio 2013 Nelle tre sedute programmate per questa settimana la Commissione Giustizia dovrà portare avanti rapidamente la discussione del ddl 925 - già approvato dai deputati - di delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova nei confronti degli irreperibili. Un ampio schema normativo, portato avanti con impegno dall’Esecutivo, che si connette per vari aspetti ai contenuti del dl 78 di alleggerimento del sovraffollamento delle carceri. In particolare il ddl 925 prevede al Capo 1 la delega al Governo diretta ad introdurre nel nostro ordinamento un articolato sistema di pene anche detentive alternative alla sanzione carceraria, in particolare prevedendo modalità che possano consentire la reclusione domiciliare anche a chi non abbia un domicilio adeguato. Il Capo II introduce nell’ordinamento penale l’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova già presente nell’ordinamento minorile. La Commissione Giustizia ha all’ordine del giorno i ddl riguardanti le coppie di fatto per la parte relativa al patto di convivenza e alle conseguenti modifiche da apportare al Codice Civile, i ddl sulla responsabilità civile dei magistrati e i controversi provvedimenti di proroga dell’applicazione del dlgs sulle circoscrizioni giudiziarie. No a pregiudiziali su decreto-carceri, avvio discussione L’Aula del Senato ha respinto le questioni pregiudiziale e sospensiva avanzate dalla Lega sul decreto legge sulla esecuzione della pena. È ora in corso la discussione generale. Il provvedimento dovrebbe essere approvato nella seduta di oggi pomeriggio. Fra le novità approvate in Commissione e che dovrà essere confermata dall’Aula, un emendamento che salva dai tagli ai dipendenti Pa, il personale dell’amministrazione penitenziaria. La copertura dei 35 milioni di onere viene trovata, per quest’anno, con l’anticipo dal primo gennaio 2014 al 1 settembre 2013 della tassazione sulle sigarette elettroniche (introdotta dal Dl su lavoro e Iva). Dal 2014 la copertura sarà reperita attingendo al fondo per il pagamento dei canoni di locazione degli immobili conferiti dallo Stato ad uno o più fondi immobiliari. Giustizia: detenuti e loro familiari detenuti in sciopero della fame per sostegno a Pannella Ristretti Orizzonti, 23 luglio 2013 Le famiglie dei detenuti sostengono Marco Pannella nella sua lotta contro le condizioni disumane in cui versano i penitenziari italiani. Sono già oltre 1.000 le persone che hanno aderito allo sciopero della fame, accettando di abbracciare la battaglia nonviolenta lanciata dal leader storico del Partito Radicale. Da anni Pannella insieme ai radicali sostengono la difesa della legalità e dello stato di diritto. L’iniziativa è stata lanciata su Facebook dalla militante genovese dell’associazione Il Detenuto Ignoto Alessandra Terragni, iscritta anche all’Associazione Per la Grande Napoli, attraverso il gruppo Oltre il muro e le manette…stop tortura! Giustizia: il ministro della Difesa Mario Mauro “l’amnistia deve precedere le riforme” Agi, 23 luglio 2013 “Un provvedimento di amnistia credo debba precedere qualsiasi riforma carceraria e non seguirla”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, parlando del problema del sovraffollamento carcerario a margine di un’audizione alla Camera. “L’amnistia e l’indulto - ha concluso Mauro - sono strumenti previsti dalla Costituzione che devono essere seguiti da percorsi di riforma significativi. Basta seguire le indicazioni della storia dove, anche quando è stata fatta la riforma della giustizia dopo la seconda guerra mondiale, questa è stata preceduta da amnistia e non seguita dall’amnistia”. Giustizia: Scalia (Pd); decreto-carceri, rivedere disciplina custodia cautelare Ansa, 23 luglio 2013 Il Senatore Francesco Scalia (Pd), intervenuto nella discussione sul decreto-carceri, ha evidenziato - si legge in una nota - che “riaffermare il primato costituzionale della finalità rieducativa della pena, eliminando automatismi ed affidando il trattamento punitivo alla valutazione discrezionale del magistrato, incide non solo sulla dimensione della popolazione carceraria - il problema che stiamo affrontando - ma anche sulla complessiva sicurezza sociale. È un dato, infatti, che il condannato che espia la pena in carcere recidiva in oltre il 68% dei casi, laddove chi ha fruito di misure alternative alla detenzione ha un tasso di recidiva del 19%, che si riduce all’1% fra quanti sono immessi in un circuito lavorativo”. Il Senatore Scalia ha infine concluso sulla necessità di rivedere la disciplina in materia di custodia cautelare: “Oltre il 40% della popolazione penitenziaria è costituito da persone in attesa di giudizio, persone, cioè , che secondo la nostra Costituzione dobbiamo presumere innocenti e che tali, in larga misura, vengono poi dichiarati all’esito del processo. Bisogna, quindi, intervenire sul terzo comma dell’art. 275 c.p.p., eliminando la presunzione legale di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere per soggetti gravemente indiziati dei reati indicati, lasciandola per i soli delitti di mafia: la sola presunzione legale che ad oggi ha superato il vaglio di costituzionalità della Corte. La custodia cautelare in carcere deve tornare ad essere, nel nostro sistema, l’extrema ratio: la misura cui ricorrere in presenza di esigenze cautelari non fronteggiabili con alcuna altra misura. Questa valutazione deve essere affidata al magistrato e non deve rappresentare il portato automatico e necessitato dell’imputazione per particolari tipi di reato, salvo - come detto - che per i delitti di mafia”. Giustizia: Boldrni; sovraffollamento intollerabile, è come una pena aggiuntiva di Luca Fazio Il Manifesto, 23 luglio 2013 Ha voluto che fosse una visita non rituale - “la mia non è una passerella “ - si è fermata ad ascoltare le storie dei detenuti, e si è indignata dopo aver visto con i propri occhi, con la dovuta compostezza, come si addice a un presidente della Camera quando varca la soglia di un carcere italiano. Dove “la situazione - come ha ammesso ieri mattina Laura Boldrini - è intollerabile e non più accettabile a causa del sovraffollamento”. Una considerazione che sempre accompagna ogni riflessione sul sistema carcerario italiano perennemente sprofondato in una “emergenza” che ha spinto la Corte europea dei diritti dell’uomo a condannare l’Italia, imponendole di prendere provvedimenti entro l’anno. Un’emergenza che anche ieri (non) è stata scossa dall’ennesimo suicidio in una cella, a Rossano Calabro, proprio mentre Boldrini stava visitando Regina Coeli: un detenuto straniero, di origine greca si è impiccato nel carcere calabrese dove a fronte di una capienza di 233 posti sopravvivono 320 persone. Laura Boldrini, con un ottimismo che deve superare la prova dei fatti, si è detta convinta che questo governo e questo parlamento possano dare al più presto risposte concrete. “Il tema carceri è una cruciale cartina di tornasole del livello di civiltà di un paese. Chi ha sbagliato è giusto che paghi, non chiediamo sconti ma che ci sia la rieducazione del detenuto: che chi entra in carcere possa uscirne migliore. E invece con il sovraffollamento, che è come una pena aggiuntiva, si crea tensione, abbrutimento, promiscuità e si tira fuori il peggio delle persone. Questo, come ha detto il presidente della Repubblica, è inaccettabile in un paese come l’Italia”. Per il presidente della Camera bisogna “ripensare il sistema della custodia cautelare, perché non è ammissibile che più del 40% dei detenuti sia in attesa di condanna definitiva, con il rischio di danni irreparabili se innocenti”. All’ordine del giorno - “il governo ci sta lavorando” - ci sarebbero le misure alternative alle pene detentive. I detenuti del secondo e terzo braccio del carcere romano da oggi entrano in sciopero della fame. “Condivido il vostro sentimento di indignazione”, ha commentato Boldrini dopo aver visto celle prive di spazio, dove spesso manca l’acqua e con materassi marci che si sbriciolano. Tra i diversi apprezzamenti per aver richiamato l’attenzione mediatica su questa vergogna nazionale, anche quello del vice sindaco della Capitale, Luigi Nieri: “Il sovraffollamento strutturale dei nostri istituti di pena e le condizioni di estrema difficoltà in cui operano gli operatori penitenziari sono questioni che vanno affrontate a livello nazionale con la massima urgenza. Non si tratta di intervenire con provvedimenti spot di clemenza, bensì di sanare in maniera sistemica veri e propri vulnus democratici: va rivisto il sistema della custodia cautelare, vanno rilanciate le misure alternative alla detenzione, vanno stanziati fondi per le attività rieducative negli istituti di pena, innanzitutto”. Boldrini a Regina Coeli. I detenuti urlano: “Dignità” (La Repubblica) Inaccettabile, non più tollerabile il sovraffollamento delle carceri italiane”. Si indigna la presidente della Camera Laura Boldrini mentre visita Regina Coeli, a Trastevere. “Dignità, dignità”, urlano i detenuti della terza sezione, la stessa di Pertini e Saragat sotto il fascismo. “Il tema carceri è una cruciale cartina di tornasole del livello di civiltà di un paese - dice ancora Boldrini. Il sovraffollamento è come una pena aggiuntiva. E questo, come ha detto il presidente della Repubblica, è inaccettabile in un Paese come l’Italia”. “Chi ha sbagliato è giusto che paghi, non chiediamo sconti - dichiara Laura Boldrini - ma che ci sia davvero la rieducazione del detenuto sì. Chi entra in carcere deve uscirne migliore. E invece con il sovraffollamento si creano tensione, abbrutimento, si tira fuori il peggio delle persone. Lo ha detto anche Napolitano: è inaccettabile in un paese come l’Italia”. “Per nuove strutture servirebbero troppe risorse - dice ancora il presidente della Camera - ma intanto bisognerebbe rendere agibili le strutture che ci sono, sfruttare i padiglioni inutilizzati”, come la quinta sezione di Regina Coeli, chiusa per la carenza di personale della polizia penitenziaria. “Durante un turno normale c’è uno solo di noi per tre piani: 200 detenuti”, denunciano gli agenti. Ancora: “Bisogna ripensare il sistema della custodia cautelare, perché non è ammissibile che più del 40% dei detenuti sia in attesa di condanna definitiva, con il rischio di danni irreparabili se innocenti”. Da oggi i detenuti del secondo e terzo braccio saranno in sciopero della fame, per unirsi all’iniziativa non violenta per le carceri di Marco Pannella. La presidente è entrata nelle celle, dove i materassi si sbriciolano e a volte manca l’acqua. “I cittadini chiedono più sicurezza ma questa - conclude Boldrini - si garantisce se il sistema carcerario funziona”. Giustizia: Fns-Cisl; ddl misure alternative pena e messa in prova prima della pausa estiva Il Velino, 23 luglio 2013 “Siamo d’accordo con quanto più volte sottolineato oggi dal Presidente della Camera, Laura Boldrini che ha definito inaccettabile il sovraffollamento delle carceri italiane”. Lo dichiara in una nota, Pompeo Mannone, il Segretario generale della Fns, la Federazione della sicurezza della Cisl, commentando quanto detto in mattinata, dal Presidente della Camera, Laura Boldrini, nel corso di una lunga visita al carcere romano di Regina Coeli. “Le difficili condizioni, anche igienico - sanitarie, in cui versano i nostri penitenziari - continua Mannone - concorrono a determinare episodi di violenza inaudita all’interno delle stesse carceri. Ecco perché come Fns Cisl riteniamo che i provvedimenti in discussione in Parlamento sulle misure alternative alla pena e la messa in prova debbano essere approvati rapidamente e prima della pausa estiva”. “È anche urgente - conclude Mannone - intervenire sulla struttura delle carceri per renderle idonee dal punto di vista igienico - sanitario, oltre che colmare la carenza degli organici della polizia penitenziaria”. Giustizia: De Cristofaro (Sel); intervenire su leggi che sono a origine sovraffollamento Dire, 23 luglio 2013 “A differenza degli altri gruppi di opposizione, i senatori di Sel condividono l’ispirazione di fondo che anima il decreto del governo sulle carceri. Si comincia infatti a invertire la tendenza che ha portato le carceri italiane nella condizione intollerabile in cui versano oggi e che ha spinto l’Europa a darci un anno di tempo per intervenire prima di sanzionare l’Italia per comportamenti inumani e degradanti. In particolare sono elementi molto positivi la scelta di decarcerizzazione per i reati di minor allarme sociale e l’ampliamento della facoltà del magistrato di sorveglianza di disporre gli arresti domiciliari e le misure alternative alla detenzione. Si tratta di un primo passo. Bisognerà poi intervenire sulle leggi che sono all’origine del sovraffollamento delle carceri, la Bossi - Fini sull’immigrazione e la Fini - Giovanardi sul consumo di stupefacenti, e varare le leggi di iniziativa popolare per cui anche Sel sta raccogliendo le firme, prima fra tutte quella che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura”. Così il senatore Peppe De Cristofaro, capogruppo Sel in commissione Giustizia. Giustizia: Bitonci (Ln); con il decreto-carceri governo libera delinquenti Asca, 23 luglio 2013 “Mentre al Senato si discute lo svuota-carceri, il provvedimento che libererà migliaia di delinquenti il Pd è assente in aula e il governo manda un sottosegretario. La Cancellieri si vergogni! Perché non è in aula ad ascoltare la voce dei cittadini?”. È quanto afferma il capogruppo di Lega Nord al Senato, Massimo Bitonci. “L’esecutivo è lontano anni luce dal sentire comune - prosegue - invece di impegnarsi per dare risposte alla tremenda crisi economica mette in campo azioni che avranno ricadute sociali tremende, questo decreto è infatti una vera e propria amnistia che non risolve il problema del sovraffollamento, fra tre o quattro anni saremo ancora in questa situazione. La Lega ha proposto svariate alternative di buon senso per scongiurare l’assurda scelta di liberare chi ha commesso ogni sorta di reato. Dal recupero e l’utilizzo dei beni demaniali per riconvertirli in strutture di detenzione agli accordi bilaterali con i paesi d’origine dei detenuti. La popolazione carceraria nel nostro Paese è infatti, composta per lo più da immigrati, prima di scegliere la scarcerazione è un obbligo vagliare ogni alternativa. Il buonismo del governo Letta è socialmente devastante”. Reggio Calabria: il ministro Cancellieri inaugura il nuovo carcere di Arghillà Ansa, 23 luglio 2013 Il ministro della Giustizia Annamaria cancellieri ha inaugurato oggi il nuovo carcere reggino di Arghillà. La struttura, che ospita già circa 200 detenuti a media sicurezza, che devono scontare, cioè, gli ultimi tre anni di pena, ha una capienza complessiva di 350 posti. La struttura era stata ultimata una decina d’anni fa, ma è stata inaugurata solo ora dopo che sono state realizzate le opere accessorie. “È molto bello - ha detto la Cancellieri - che la Calabria abbia questa struttura che è veramente un gioiello. Adesso occorre che, parimenti, sia fatto il massimo dello sforzo affinché si completi il nuovo palazzo di giustizia. Reggio se lo merita”. Il nuovo carcere, ha aggiunto il Ministro, “è una struttura di civiltà, frutto di uno straordinario impegno di tutto il personale che io voglio ringraziare. Una storia iniziata 25 anni fa ma felicemente conclusasi”. “Trovo un po’ di disagio a pensare che ci sono voluti 25 anni per inaugurare il carcere di Arghillà, e con altrettanta forza dico che bisogna inaugurare anche il Tribunale di Reggio Calabria”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, che questo pomeriggio ha inaugurato il carcere di Arghillà, alla periferia nord di Reggio Calabria. La struttura diretta da Carmela Longo, i cui lavori sono iniziati nel 1993, già ospita 147 detenuti di media sicurezza, tutti con fine pena nel 2105. A pieno regime potrà ospitare fino a 300 detenuti, e se si dovesse costruire un altro padiglione potrebbe ospitare fino a 700 detenuti. “È giusto che ci sia un carcere così, è giusto che i detenuti possano avere degli spazi vivibili, è bene anche tutto il resto, al più presto - ha concluso il ministro - completeremo il Tribunale”. Padova: detenuti in sciopero della fame, rivendicano diritto a 3mq in cella Ristretti Orizzonti, 23 luglio 2013 Due detenuti della Casa di Reclusione di Padova in sciopero della fame, con cui rivendicano il diritto di essere in cella in due e non in tre: i loro nomi sono Pasquale Giordano e Said Abdurahmanovic, 3° blocco, lato A, cella 23, Casa di reclusione di Padova. Scioperano appellandosi all’accoglimento del ricorso alla Corte Costituzionale da parte del Magistrato di sorveglianza circa i 3 mq come soglia minima dello spazio in cella. Non hanno presentato personalmente reclamo. Roma: oggi i Radicali a Regina Coeli per ringraziare i detenuti dello sciopero della fame Ristretti Orizzonti, 23 luglio 2013 Oggi, martedì 23 luglio 2013, alle ore 15 Marco Pannella e Rita Bernardini si recheranno con il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti al carcere di Regina Coeli per ringraziare i detenuti che con grande generosità sostengono la lotta del leader radicale nella sua battaglia nonviolenta per sollecitare l’opinione pubblica sulla condizione disumana delle carceri e per la difesa della legalità e dello Stato di diritto. Sono già quasi 1.000 le adesioni di parenti di cittadini detenuti che hanno deciso di iniziare lo sciopero della fame. Anche l’on Giachetti intraprenderà un digiuno con i detenuti. Al termine della visita all’interno del carcere si terrà un incontro con la stampa. Roma: a Rebibbia e Regina Coeli è allarme sovraffollamento, troppi detenuti, pochi agenti di Beatrice Picchi Il Messaggero, 23 luglio 2013 “Dignità, dignità” hanno urlato ieri mattina i detenuti della terza sezione di Regina Coeli all’arrivo del presidente della Camera Laura Boldrini. E gli agenti di polizia penitenziaria le hanno chiesto: “Torni un’altra volta presidente, ma senza preavviso: troverà un solo agente su tre piani per 250 detenuti”. Voci arrabbiate dalle carceri romane che raccontano di istituti pronti a esplodere, di attese infinite per un dentista o una lastra, di celle dove c’è ancora la fogna aperta e gli escrementi dopo una settimana vengono a galla, di poliziotti aggrediti nel tentativo di salvare una donna che vuole tagliarsi le vene. Queste sono le condizioni delle carceri romane: a Regina Coeli ci sono 1250 detenuti, invece dei 750 previsti, a Rebibbia sono 2.500, almeno seicento in più. Le statistiche dicono che trentacinque detenuti su cento sono stranieri. E che il 25,30 per cento è tossicodipendente. Dall’altra parte delle sbarre ci sono gli agenti di polizia penitenziaria: ma le difficoltà, i disagi, le condizioni pessime sono le stesse. Nella casa circondariale di Trastevere invece di 614 agenti ne lavorano circa 450. Stesse carenze a Rebibbia, tra femminile, nuovo complesso e reclusione: un migliaio, invece ne servirebbero altri quattrocento. Fino ad oggi le associazioni hanno già contato 53 decessi tra i carcerati, tra suicidi e morti naturali. Secondo l’Osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone onlus “nei penitenziari italiani c’è un suicidio ogni cinque giorni, un bollettino di guerra”. “E nel 2013 si sono suicidati anche sette agenti - racconta Donato Capece, del sindacato autonomo il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il Sappe - perché nel carcere si muore. Le condizioni di estremo disagio cancellano qualunque tipo di soluzione. Il sovraffollamento crea tensione, abbrutimento e tira fuori il peggio di ognuno”. Secondo le normative comunitarie un detenuto dovrebbe avere a disposizione sette metri quadrati in una cella singola; mentre adesso, in molte celle i detenuti non possono scendere tutti contemporaneamente dai letti a castello, che spesso sono a quattro piani, perché non ci sarebbe spazio sufficiente per stare tutti in piedi. Secondo la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo l’Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli rinchiusi in meno di tre metri quadrati. Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “una mortificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi”. Parole che anche ieri ha ripetuto ai detenuti il presidente della camera, Laura Boldrini: “Il sovraffollamento delle carceri è una condizione inaccettabile in un Paese come l’Italia”. Daniele Nicastrini, sindacalista Uil penitenziaria, conosce storie e vita disperate di agenti e detenuti: “Nel femminile di Rebibbia tre agenti sono state aggredite poche settimane fa: avevano provato a salvare una giovane detenuta che voleva uccidersi. Noi continuiamo a lavorare senza strumenti, a mani nude nonostante tossicodipendenti, malati di Aids. Viviamo e lavoriamo in una situazione precaria: anche quest’estate. Un esempio? A Regina Coeli il piano ferie è stato disegnato dall’amministrazione senza l’accordo sindacale perché non vengono rispettati i livelli di sicurezza, nemmeno quelli minimi. A Rebibbia, invece, l’accordo è stato firmato solo perché in alcuni reparti verranno fatti turni più lunghi, per coprire la mancanza di personale”. Tutto chiaro, no. “Eppure una cosa concreta da fare ci sarebbe - propone Nicastrini - rimandare a Rebibbia quasi trecento dipendenti distaccati ad altri servizi extra penitenziari al ministero di Giustizia”. Pompeo Mannone, segretario generale della Federazione della sicurezza della Cisl dice: “I provvedimenti in discussione in Parlamento sulle misure alternative alla pena e la messa in prova devono essere approvati rapidamente e prima della pausa estiva”. A Regina Coeli più del 40 per cento dei detenuti è in attesa di condanna definitiva, come nelle altre carceri. “Nessuna sorpresa: in Italia sono oltre 14mila le persone in attesa del primo giudizio, tutti presunti non colpevoli puri - racconta Riccardo Arena di Radio carcere - come quel ventenne in carcere per concorso in omicidio: dopo quattro anni la Cassazione ha annullato le due prime sentenze e la Corte d’Assise d’appello lo ha assolto”. Roma: Marroni (Pd): interrogazione parlamentare su mancanza direttore a Rebibbia Agenparl, 23 luglio 2013 Nei giorni scorsi ho presentato un interrogazione in Commissione Giustizia in merito al caso di Rebibbia dove ad oggi, dopo la nomina del dottor Carmelo Cantone a provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Toscana, risulta vacante il posto di direttore dell’istituto. Attualmente, infatti, tale ruolo è affidato al dottor Mauro Mariani che al tempo stesso dirige però il carcere di Regina Coeli. Malgrado il Dottor Mariani svolga il suo ruolo con massimo impegno e abnegazione è evidente che è impensabile surrogare in una sola persona due funzioni direzionali così pesanti e complesse come nel caso dei due più importanti istituti penitenziari d’Italia. A tal punto ho chiesto al Governo quali azioni intenda intraprendere per superare questa situazione anomala al fine di garantire la massima funzionalità delle due strutture di pena sia in termini di sicurezza sia in termini di vivibilità visto anche il grave sovraffollamento registrato. Così in una nota il deputato del Pd Umberto Marroni, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Palermo: Palazzotto (Sel); sovraffollamento carcere di Pagliarelli divenuto insostenibile Italpress, 23 luglio 2013 “Una bella serata all’aperto, un bel concerto. Tutto normale, se non fosse accaduto ieri sera nel futuro campo di calcio del carcere Pagliarelli, in compagnia dei detenuti.” Così Erasmo Palazzotto, Deputato e Coordinatore Regionale di Sel Sicilia, commenta la visita all’istituto di pena Pagliarelli di Palermo, in occasione dell’iniziativa “Evasioni d’Estate”, promossa dall’Istituto, in collaborazione col Centro Padre Nostro. “In quel carcere - prosegue - ci sono circa 1400 detenuti, a fronte di una capienza di 760 posti. La condizione di sovraffollamento è divenuta insostenibile. Ieri ho chiesto scusa a nome delle Istituzioni di un paese, l’Italia, che non potrà definirsi civile fino a quando non rispetterà la dignità di ogni essere umano. Ho chiesto scusa perché la funzione del carcere non deve essere quella di cucire addosso le sbarre della galera, ma quella di permettere a chi ha sbagliato di pagare per i suoi errori e di potersi reinserire nella società. Voglio ringraziare pubblicamente - conclude - il centro Padre Nostro che, raccogliendo l’eredità di Padre Puglisi, ha reso possibile la serata di ieri, insieme alla Direttrice dell’istituto di pena e tutto il personale, che ogni giorno lavorano per rendere accettabili le condizioni di vita dentro la struttura. Voglio ringraziare tutti gli artisti che durante l’estate parteciperanno alla rassegna “Evasioni d’Estate”. Nei prossimi giorni Palazzotto depositerà un’interrogazione proprio in riferimento alla grave condizione di sovraffollamento della struttura. Foggia: Mastrulli (Coosp); serve maggiore utilizzo del braccialetto elettronico per detenuti www.statoquotidiano.it, 23 luglio 2013 Alcuni magistrati del Piemonte hanno avviato le procedure per l’utilizzo del “Braccialetto elettronico”, “modalità utile per snellire il sovraffollamento delle Carceri e destinato ai detenuti in attesa di giudizio”. Il Braccialetto collegato con le forze dell’ordine, Comandi Regionali Arma Carabinieri, Sala Operative delle Questure e Ministero dell’Interno impedisce di fuggire prima del processo e allo stesso tempo evita il sovraffollamento nelle carceri. Il primo a beneficiarne, su decisione del gip Alessandra Bassi, è un nigeriano di 21 anni che si trovava da sei mesi in custodia cautelare. Lo stesso giudice ha spiccato un provvedimento analogo per un altro detenuto. Anche in Puglia - nel Carcere di Foggia - potrebbe a breve uscire una terza persona detenuta - in base alle indiscrezioni trapelate dagli Uffici d’Udienza del Tribunale di Foggia - dopo la richiesta avviata dal Magistrato competente per Giurisdizione e Territorio al fine di permettere un terzo detenuto di beneficiare del “controllo elettronico a distanza” previsto per arresti domiciliari e strumenti di controllo ex art. 275 bis. C.P. La strumentalizzazione a cura della Polizia Penitenziaria dovrà preventivamente essere accertata la disponibilità e l’impiego dell’uso presso la polizia giudiziaria Divisione Anticrimine delle Questure, Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri o della Guardia di Finanza, al momento i Comandi della Polizia Penitenziaria non sono stati ancora dotati per omessa previsione di legge, di apri utilità elettronica. Plauso del Coosp, Coordinamento Sindacale Penitenziario, del segretario Mastrulli: “utile ed innovativo al pari degli Americani e Paesi Europei il nuovo sistema di controllo laddove applicato in generale e secondo le direttive della Magistratura Competente potremmo, diversamente dallo svuota carceri, ottenere una dimissione di oltre 10.000 persone su un numero di 66.500 detenuti”. Solo la Puglia potrebbe avviare in regime di “arresti controllati” almeno 1.000 persone secondo i dati dell’Osservatorio del Coosp su una popolazione attuale di 4.300 reclusi. Tali disposizioni di carattere tecnico per l’utilizzo del dispositivo sono state fissate nel decreto del Ministero dell’Interno datato 2 febbraio 2001 di concerto con il Ministro della Giustizia sempre su determinazioni assunte dall’Autorità Giudiziaria e l’esito della procedura di applicazione del dispositivo. Nicosia (En): davanti al carcere banchetto per offrire i prodotti coltivati nella struttura www.vivienna.it, 23 luglio 2013 Nicosia. I prodotti agricoli provenienti dall’appezzamento di terreno coltivato dai detenuti del carcere cittadino, sulla tavole dei nicosiani. A partire dai prossimi giorni verrà allestito un banco nei pressi del carcere cittadino dove verranno esposti pomodori, fagiolini, zucchine e altri ortaggi provenienti dal campo messo a disposizione dai frati cappuccini, il cui convento è adiacente alla casa circondariale. Il convento dispone di un vasto appezzamento di terreno coltivato dai frati, che ne hanno messo a disposizione un pezzo per consentire la realizzazione del progetto sperimentale portato avanti nel carcere di Nicosia, che vede i detenuti impegnati nell’orticoltura. I prodotti non sono in vendita e che desidera portarli sulla propria tavola può dare un contributo che verrà destinato alla prosecuzione dei progetti di riabilitazione per i detenuti. I carcerati hanno lavorato con grande impegno dalla primavera scorsa, prima nella preparazione del terreno, poi nella piantumazione degli ortaggi e in questi mesi nella coltivazione di prodotti genuini, per i quali non sono stati usati concimi e pesticidi, ma che sono stati coltivati secondo le tecniche tradizionali. Un modo per rendere produttivo il tempo che i detenuti trascorrono in carcere, facendo sì che possano imparare un mestiere, o anche semplicemente riappropriarsi dell’importanza del lavoro e della soddisfazione di vederne i frutti. Nei prossimi giorni verrà reso noto il calendario delle giornate in cui sarà possibile scegliere gli ortaggi in cambio di una piccola offerta, sapendo di acquistare prodotti genuini, a chilometro zero, coltivati su un terreno incontaminato, quale è la “Silva del convento” e che saranno sul banco subito dopo essere stati raccolti. L’amministrazione comunale sta curando la parte logistica per l’allestimento del banco che potrebbe essere sistemato ai piedi della scalinata che conduce al carcere o nel piazzale al quale si accede alla Silva in pieno centro cittadino. Il progetto è l’ennesima dimostrazione che la casa circondariale di Nicosia è un carcere dove è possibile applicare il concetto di pena come rieducazione e non semplice punizione, anche grazie alla disponibilità dei frati che mettono a disposizione il terreno e che stanno costruendo la casa di accoglienza per i familiari dei detenuti che arrivano da altre province. Sanremo (Im): Osapp; aggredito agente, prognosi di 15 giorni per distorsione cervicale Ansa, 23 luglio 2013 Durante una protesta collettiva dei detenuti del carcere di Sanremo - finalizzata all’ottenimento dell’amnistia o di altre forme di clemenza - un agente della polizia penitenziaria è stato aggredito, riportando ferite guaribili in 15 giorni. È avvenuto ieri sera, verso le 20,15, nella terza sezione della casa circondariale, mentre i detenuti stavano battendo le gavette contro i cancelli. Un carcerato italiano di 37 anni (recluso per violazione della legge sulle armi e ricettazione, fine pena 2014) all’improvviso ha afferrato un agente e lo ha scaraventato contro le grate, procurandogli una distorsione cervicale. “Continuano le aggressioni alla polizia penitenziaria - denuncia Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto dell’Osapp - e il nuovo ministro non ha ancora posto in essere le opportune iniziative per porre fine a questa situazione. Chiediamo al Guardasigilli rinforzi urgenti per far fronte all’emergenza estiva che si sta manifestando in questi giorni”. Bolzano: il servizio Odós della Caritas inaugura la mostra “Spazio e corpo nella pena” Alto Adige, 23 luglio 2013 Il servizio Odós della Caritas - che si occupa della reintegrazione sociale e lavorativa delle persone carcerate ed ex - carcerate - ha organizzato diverse iniziative e manifestazioni con l’obiettivo di proporre alla popolazione una riflessione sul senso e sulle modalità di svolgimento della pena carceraria. Quest’anno, il focus della mostra - che verrà inaugurata il prossimo venerdì 26 luglio, e che si intitolerà “Il corpo e lo spazio nella pena” - saranno gli effetti di uno spazio sempre minore sul corpo delle persone recluse. La mostra prevede l’esposizione dì una serie di piccoli spaccati della realtà carcerata raffigurati per mezzo di scatole di cartone. Appuntamento fissato in vicolo Gumer 7. Sarà presente anche il sindaco Gigi Spagnolli. Immigrazione: Ucpi; al Cie di Trapani si patisce sete, 1 litro e mezzo di acqua al giorno Ansa, 23 luglio 2013 Un immigrato rinchiuso nel Cie di Trapani Milo, dove oggi si raggiungono i 30 gradi, “riceve soltanto un litro e mezzo di acqua, a temperatura ambiente, nelle 24 ore”. A fornire il dato è Antonella Calcaterra dell’Osservatorio carcere Unione camere penali italiane, che stamani ha visitato, insieme ad una delegazione di penalisti, la struttura. “Non si tratta di una violazione dei diritti umani, ma proprio della dignità ha commentato il legale. Nel Cie di Trapani Milo non c’è attualmente nessun frigorifero in funzione, come pure alcun climatizzatore. “La qualità del cibo è pessima - aggiunge Diego Tranchida, presidente dell’Unione camere penali di Marsala - non ci sono psicofarmaci e la sera manca l’assistenza medica. All’interno della struttura la vita è disumana; domani visiteremo le carceri di Trapani e non vorrei avere l’amara sorpresa che là stanno meglio di qui”. L’avvocato Manuela Deorsola (della Giunta Unione camere penali) ha sottolineato che alla base di molte disfunzioni ci sono le gare d’appalto per la gestione del Cie “fatte al ribasso, che consentono a queste cooperative di avere una gestione al limite della decenza”. Gran Bretagna: detenuti e diritto di voto, parla il Commissario per i diritti umani di Ivano Abbadessa www.west-info.eu, 23 luglio 2013 Il caso dei due detenuti inglesi che hanno fatto ricorso alla Corte Suprema di Sua Maestà per essere riammessi all’elettorato attivo, sta ancora facendo discutere la Gran Bretagna. La questione, però, è più ampia e riguarda il rispetto dei diritti umani dei carcerati a livello europeo. Per questo abbiamo chiesto un’opinione in proposito a Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa. “È necessario attuare le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), che impegnano tutti gli Stati parte della Convenzione”. Dice Commissario lettone. “Al Regno Unito è stato dato più tempo per adeguare la propria legislazione agli standard internazionali e una discussione sulle misure adottate avrà luogo in seno alla riunione del Consiglio d’Europa il prossimo autunno. È utile ricordare - continua - che la Corte non chiede al Regno Unito di dare indiscriminatamente il diritto di voto a tutti i prigionieri. Ma di valutare caso per caso. Senza negare, come invece si verifica oggi, questo diritto automaticamente nel momento in cui si varca la soglia del carcere. Bensì di tenere conto della gravità del reato”. I 47 stati membri dell’organizzazione europea nata nel 1949 rimangono divisi su questo tema. “Ci sono paesi che consentono ai prigionieri il pieno diritto di voto, altri che lo permettono solo ad alcuni e in una dozzina di stati vi è, invece, un divieto generale”. L’augurio del Commissario è che “questi ultimi non attendano una sentenza della Corte di Strasburgo contro di loro per riformare la legislazione. Sebbene questo tema possa essere controverso, i paesi devono rispettare la giurisprudenza della Corte”. Per il difensore europeo dei diritti umani l’Austria è un buon esempio da seguire in questo contesto. La legislazione del paese, infatti, “è stata modificata nel 2011 a seguito di una sentenza della Cedu simile a quella emessa nei confronti del Regno Unito. Oggi, nessun prigioniero è automaticamente escluso dal diritto di voto in Austria”. La discussione che si terrà in autunno in seno al Comitato dei Ministri - l’organo di governo del Consiglio d’Europa, in cui siedono tutti gli Stati membri e che supervisiona l’esecuzione delle sentenze della Corte - offrirà l’opportunità di valutare i progressi compiuti e persuadere i paesi recalcitranti a portare la loro legislazione in linea con la giurisprudenza della Cedu”. Per il Commissario Muižnieks, “ciò che è in gioco qui sono non solo i diritti di migliaia di individui detenuti, ma anche l’efficacia a lungo termine del sistema europeo di protezione dei diritti umani. Anche io - ci dice - continuerò a seguire la questione personalmente”. Iraq: Al Qaida in Iraq rivendica assalto a prigioni “liberati oltre 500 mujaheddin” Tm News, 23 luglio 2013 Il gruppo terroristico di Al Qaida in Iraq ha rivendicato lo spettacolare assalto di ieri a due carceri nei pressi di Baghdad. Con un comunicato diffuso su internet, il gruppo rivendica l’azione: “Oltre 500 mujaheddin sono stati liberati” nel corso dell’operazione “pianificata da mesi contro due delle principali prigioni” del paese, si legge sul sito jihadista Honein. Oman: proteste 2011, sultano grazia 14 manifestanti, avevano condanne fino a 5 anni Aki, 23 luglio 2013 Il sultano dell’Oman, Qabus Bin Said, ha concesso la grazia a 14 manifestanti arrestati durante le manifestazioni antigovernative scoppiate nel 2011 nel Paese del Golfo, sulla scia delle rivolte della Primavera Araba. Lo ha reso noto l’agenzia ufficiale Ona, precisando che i detenuti liberati erano stati condannati a pene detentive fino a un massimo di cinque anni. Due anni fa i dimostranti erano scesi in piazza in alcune località del Paese per chiedere posti di lavoro e riforme politiche. Le proteste erano sfociate in scioperi e sit-in, in alcuni casi anche in violenti scontri con le forze della sicurezza. Il governo aveva risposto alle proteste facendo alcune concessioni, come la possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti negli 11 consigli regionali, che hanno solo poteri consultivi e non legislativi.