Giustizia: ministro Severino; il nuovo Parlamento completi il progetto “salva carceri” Adnkronos, 27 febbraio 2013 “Il nuovo Parlamento dovrà farsi carico del problema del sovraffollamento delle carceri come uno dei problemi principali, bisogna completare i progetto di misure alternative al carcere con interventi strutturali che ci chiede anche lEuropa con la sentenza di Strasburgo. Noi abbiamo dato inizio con la ‘salva carcerì e impulso all’edilizia carceraria”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, incontrando i giornalisti a Palermo. Riferendosi alla visita della Camera penale fatta l’anno scorso al carcere Ucciardone di Palermo, quando parlano di situazione “disastrosa”, Severino aggiunge: “Gli avvocati conoscono la situazione delle carceri e anch’io ho vissuto i disagi dell’affollamento carcerario - dice - hanno ragione sotto il profilo del sovraffollamento. Se in un carcere ci sono il 10 o 20 per cento in più di detenuti, ogni carcere sarà una realtà intollerabile. È questo il fenomeno contro cui combattere”. E conclude: “Cerchiamo l’obiettivo giusto, cioè la deflazione carceraria, portare avanti il piano di edilizia carceraria. Il carcere deve essere l’ultima spiaggia, dopo le alternative percorse. Se è inutile tenere un detenuto in carcere perché ha una famiglia che lo può tenere agli arresti domiciliari, è una strada da percorrere”. Sovraffollamento è grave ombra su penitenziari “Nel sistema carcerario ci sono sempre luci e ombre, e il sovraffollamento è la grave ombra che grava sulle carcere italiani”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, incontrando i giornalisti a margine della visita nel carcere Pagliarelli di Palermo. Il guardasigilli ha quindi espresso l’auspicio che anche nell’agenda del prossimo governo vi sia spazio a discussioni relative alla risoluzione del problema del sovraffollamento. Non mi impegnerò in politica, ma per il mondo della giustizia “Non mi impegnerò in politica, non mi sono candidata. Ma continuerò ad occuparmi del mondo della giustizia e delle carceri in altri ruoli, ad esempio, come docente universitario”. Lo ha detto a Palermo il ministro della Giustizia, Paola Severino, nel corso di un incontro con la stampa in occasione della sua visita in Sicilia ad alcune carceri. La salita in campo di Monti? “La politica rappresenta una parte importante della vita del Paese, nei confronti di chi sceglie l’impegno politico il giudizio può essere solo positivo”. In ogni caso, “credo che i risultati del voto vadano rispettati”. “Si è trattato di un voto significativo in cui ho colto anche l’espressione di un’insoddisfazione per la politica tradizionale - ha aggiunto. Ora si deve cercare di costruire”. Ed ha auspicato una “fusione tra i professionisti e gli esponenti della società civile che entreranno in Parlamento e le tradizionali forze politiche, augurandomi che questa fusione porti alla governabilità del Paese”. Giustizia: Dap; solo 5% detenuti ha partecipato al voto, comunque doppio rispetto al 2008 Agenparl, 27 febbraio 2013 Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria comunica i dati ufficiali definitivi relativi alla partecipazione al voto dei cittadini detenuti. I votanti alla consultazione elettorale del 24 e 25 febbraio sono stati complessivamente 3.426, pari a circa il 5,2% dei circa 65.900 presenti. La partecipazione alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile del 2008 fu del 2,4 % pari a 1.368 votanti su circa 55.000 detenuti allora presenti nelle carceri italiane. È da precisare, tuttavia, che le percentuali sono calcolate sul numero dei detenuti presenti e non sugli aventi diritto al voto in quanto l’Amministrazione Penitenziaria non è depositaria di questo dato. I dettagli regione per regione su www.leduecitta.it rivista dell’Amministrazione Penitenziaria. Giustizia: Severino; la scarsa partecipazione al voto dei detenuti sintomo perdita speranza Agi, 27 febbraio 2013 “Io parlo con i detenuti e tra loro c’è apprezzamento per l’attenzione, in particolare del presidente della Repubblica, data alle condizioni del sistema carcerario. Ma c’è anche delusione per lo stop sul versante delle misure alternative. Il discorso della speranza è importante. Se la maggior parte degli italiani non ha votato è per la scarsa fiducia nella politica. Il moltiplicatore di questo aspetto in carcere è comprensibile. È palpabile la perdita di fiducia e speranza”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, a Palermo, commentando il dato della scarsa partecipazione al voto della popolazione carceraria, che in Sicilia ha fatto segnare appena il 5%. “Il nuovo Parlamento - ha aggiunto Severino - sarà formato da molti giovani e donne e credo potrà avere una grande sensibilità su questo tema”. Giustizia: se nelle carceri la scheda resta nel seggio… di Roberto Galullo Il Sole 24 Ore, 27 febbraio 2013 “Ma perché mai, Roberto, la mafia dovrebbe votare o dettare la linea alle elezioni politiche?” Ha ragione, con qualche distinguo, Alberto Cisterna, ex numero due della Procura nazionale antimafia prima di essere relegato a Tivoli, quando fa questa riflessione a poche ore dal voto alle politiche 2013. Già: perché mai - con questo sistema elettorale che cancella le preferenze - le mafie dovrebbero spremersi più di tanto per le votazioni politiche? Certo, come abbiamo visto nel post che ho pubblicato ieri, non vuol dire che - soprattutto al Senato dove in molte regioni del Sud sono state create liste ad hoc - le organizzazioni mafiose non abbiano visto di buon grado alcuni candidati ma - vivaddio - spremersi è un’altra cosa. Resto convinto che - in attesa di un nuovo assetto politico che in questo momento è lungi dall’essere ipotizzabile - le mafie, come ho scritto ieri, brindino all’ingovernabilità del Paese. Con due specifiche importanti che, però, aggiungo rispetto a quel che ho scritto ieri, affinché il mio pensiero sia compitamente espresso: 1) sempre che questa instabilità non contagi il territorio e 2) sempre che - in primis - questa instabilità politica sia destinata a durare poco. Le mafie, infatti, hanno sempre avuto bisogno di una politica “garantista”, che possa permettere di scendere a patti. Quando così non è - si ricordi quanto avvenne negli anni 91/93 con le stragi mafiose - irrompono sulla scena drammaticamente per “forzare” o creare nuovi assetti. Sono così convinto che oggi le mafie - soprattutto Cosa nostra, indebolita da centinaia di arresti e colpi al patrimonio e la ‘ndrangheta, alla quale la strategia stragista non è mai appartenuta - non sarebbero in grado di replicare il copione degli anni Novanta e così si accontentano - ma solo momentaneamente - della “baraonda” nella quale continuano a barcamenarsi sapendo che possono comunque contare su amici in Parlamento, in attesa di tempi migliori. In attesa di nuovi - e duraturi - interlocutori. In attesa di un “sistema” e non di singoli “amici”. Alle mafie - con questo sistema elettorale, ripeto - giova concentrarsi sul territorio. È alle elezioni amministrative (regionali, provinciali e comunali) dove la preferenza conta e conta molto, che orientano i propri sforzi, ricevendo ormai file di aspiranti e non dovendo più da anni rincorrere loro i candidati. Non è un caso - lo ricordo al volo - che negli anni Novanta la Procura di Palermo mise sotto la luce (ma non riuscì a provarlo) il piano secessionista fomentato dalle mafie del Sud. Piccolo è meglio: il territorio si può controllare, orientare, dirigere e il governo della cosa pubblica sarebbe (è) sempre più inquinato. Anche la rilevazione campionaria che ho condotto presso alcune carceri italiane, testimonia quanto ho scritto: la mafia non ha votato. Non vuol dire che abbia dettato la linea. Semplicemente non ha fatto richiesta di voto consolidando - anche in queste votazioni politiche - un trend che prosegue da tempo. C’è un’altra premessa da fare: per coloro che vengono condannati per mafia il giudice può stabilire la pena accessoria della cancellazione momentanea del diritto al voto e, dunque, nella conta dei numeri questo va sempre tenuto presente. Quel che sorprende - in generale - è che la popolazione detenuta (anche per reati comuni) si è tenuta alla larga dalle urne che sono state allestite in sezioni speciali all’interno degli istituti penitenziari. Alta Sicurezza Nelle strutture che ospitano molti mafiosi, ai quali spesso viene applicato il regime del carcere duro, la scheda è stata quasi sempre lasciata nel seggio. A Parma, ad esempio, ultimamente salita agli onori della cronaca per la presenza di Bernardo Provenzano, soltanto 3 detenuti sui potenziali 389 italiani che potevano esercitare il diritto al voto, ha scelto di entrare in cabina. A Tolmezzo (Udine) dove sono o sono stati reclusi - tra le altre cose - importanti pentiti di mafia, su una popolazione complessiva detenuta di 97 persone, soltanto 8 hanno votato. Nel carcere di Terni - dove Provenzano è stato detenuto prima del trasferimento - su 196 detenuti italiani aventi diritto al voto, solo 9 hanno fatto richiesta della scheda elettorale. Risalendo la penisola, a Opera (Milano), dove sono molti i mafiosi reclusi (di Cosa nostra e ‘ndrangheta) in 21 hanno votato su una popolazione complessiva (anche per reati comuni, dunque) di 954 italiani. Nel carcere palermitano di Pagliarelli hanno votato in 10 su 1.047 detenuti italiani. A Tempio Pausania (nella provincia sarda di Olbia - Tempio) su 114 detenuti (soprattutto per reati di mafia, visto che insieme al carcere di Nuoro, nell’ultimo mese, ha assistito al trasferimento di molti condannati), nessuno ha votato. In 23 hanno votato nel carcere di Vigevano (Pavia) tra i 296 reclusi. Reati comuni I dati sopra evidenziati nelle strutture che ospitano molti detenuti al 41 bis o in alta sicurezza tengono presente - dunque - anche i detenuti per reati comuni (più o meno gravi). Se l’analisi si sposta sulle sole carceri che ospitano la popolazione che si macchia di reati non mafiosi, la musica non cambia: in pochi hanno votato. A San Vittore (Milano), ad esempio, su 614 italiani aventi diritto al voto, solo 76 hanno ritirato la scheda elettorale. A Bollate (Milano) hanno votato in 59 su 816 reclusi. Se si scende in Sicilia e per la precisione ancora a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone, si registra l’affluenza più alta: 112 votanti su 435 aventi che potevano esercitare il diritto. Giustizia: Sappe; riforme del governo inefficaci, per carceri servono interventi strutturali Adnkronos, 27 febbraio 2013 “Il sovraffollamento è davvero la grave ombra che grava sulle carceri italiane, come ha detto oggi la ministra della Giustizia Paola Severino a Palermo, ma altrettanto vero è che le soluzioni della Guardasigilli e del Governo tecnico per contrastare la grave emergenza penitenziaria sono risultate inefficaci; sono ormai più di tre anni - era il 13 gennaio 2010 - da quando il fu governo Berlusconi decretò ufficialmente lo stato di emergenza nazionale conseguente all’eccessivo affollamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale e la situazione”. Lo afferma in una nota Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Anche il cambio di Esecutivo e la guida di Mario Monti non hanno cambiato lo stato delle cose - continua Capece - Anzi, sono peggiorate: dai 64.791 detenuti che c’erano nelle 206 carceri del Paese il 31 dicembre 2009 siamo arrivati a contare 65.905 presenze il 31 gennaio 2013, rispetto ad una capienza regolamentare di poco superiore a 43mila posti letto. Abbiamo più del 39% dei detenuti in attesa di un giudizio, 24mila stranieri in cella, un detenuto su 3 tossicodipendente, il lavoro penitenziario che è un miraggio perché lavorano pochissimi detenuti e 6.000 poliziotti in meno negli organici. E stare chiusi in cella 20/22 ore al giorno, senza far nulla, nell’ozio e nell’apatia, alimenta una tensione detentiva nelle sovraffollate celle italiane fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. Capece invoca “vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena, che mi auguro il nuovo parlamento ed il nuovo esecutivo vorranno fare con urgenza: riforme che non vennero fatte con l’indulto del 2006, che si rivelò un provvedimento tampone inefficace a risolvere i problemi”. Giustizia: caso Adrovandi; i colleghi applaudono l’agente condannato per la sua morte di Luigi Spezia La Repubblica, 27 febbraio 2013 Applausi. Quasi una manifestazione sindacale dentro il Tribunale di via Farini, dove ieri mattina si è tenuta l’udienza per decidere le misure cautelari sul conto di Enzo Pontani, il quarto dei poliziotti condannati in via definitiva per la morte di Federico Aldrovandi. Una trentina di poliziotti del Sap, sindacato autonomo di polizia su posizioni vicine al centrodestra, hanno atteso all’esterno dell’aula la fine dell’udienza del Tribunale di Sorveglianza e all’uscita hanno applaudito Pontani. Vogliamo dare pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza ad un amico che potrebbe dover patire in carcere come gli altri tre colleghi - ha proclamato il presidente Gianni Tonelli. È veramente triste che nel nostro paese un servitore dello Stato, chiamato ad aiutare una persona che stava arrecando a se stesso dei danni, viene ritenuto colpevole di una negligenza, venga per questo condannato e incarcerato. In un caso così il carcere è una vergogna”. Non sfiorano Tonelli le pesantissime motivazioni delle varie sentenze che hanno interessato gli agenti accusati dell’omicidio seppur colposo di Aldrovandi, ultima quella della Sorveglianza, che un mese fa ha disposto sei mesi di carcere (dove stano tuttora) per gli altri tre agenti, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri. Patrizia Moretti, la madre di Federico, ha reagito subito all’iniziativa del Sap: “Sono cose disumane, che mi sconvolgono. Dicono che i poliziotti condannati vivono un incubo, ma il vero incubo è quello che ha vissuto Federico incontrando i quattro agenti che l’hanno ucciso”. Il Tribunale presieduto da Francesco Maisto si è riservato la decisione. Difeso dall’avvocato Giovanni Trombini, Pontani ha letto una dichiarazione con la quale ha espresso “il dolore indicibile che si porta dentro per questa vicenda”. Il Tribunale valuterà se è sincera e non tardiva. Intanto a Ferrara un altro sindacato, il Coisp, dal 2 marzo girerà in camper per difendere l’immagine dei colleghi. Ma a Bologna, il consiglio comunale ha votato un ordine del giorno in cui si chiede l’introduzione del reato di tortura e l’estromissione dei quattro agenti condannati dalla polizia. Lettere: un lavoro sociale per i detenuti da La Voce nel silenzio (periodico della casa circondariale di Udine) Messaggero Veneto, 27 febbraio 2013 “La mancata attuazione dunque delle regole penitenziarie europee confermano purtroppo la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell’articolo 27 della Costituzione repubblicana sulla funzione rieducativa della pena e sul “senso di umanità” - espressione così bella introdotta in quell’articolo della Carta - cui debbono corrispondere i relativi trattamenti”. Giorgio Napolitano Scontando la mia pena sono diventato un “teledipendente”, soprattutto dai telegiornali. Durante la visione del telegiornale serale, nel mio alloggio “ministeriale” che condivido con altre quattro persone e che saranno la mia famiglia per i prossimi quattro anni circa, salvo errori e complicazioni, sono rimasto sgomento per l’ennesimo “scappellotto” che Strasburgo ha dato all’Italia per i “soliti noti “problemi di giustizia ingiusta!”, inerenti in questo caso al sovraffollamento carcerario: l’Italia, secondo la Corte, viola l’articolo 3 della Convenzione dei diritti umani, quello che vieta la tortura e i trattamenti degradanti delle persone detenute (il nostro Paese tra l’altro non ha mai espresso una legge su queste non trascurabili problematiche). Mi sento in obbligo di scusarmi con tutte quelle persone “regolari” che ogni mattina s’alzano presto per affrontare la propria dura giornata di lavoro e dalla cui busta paga sono detratte somme che rasentano oltre il 40% (siamo i più tartassati d’Europa!), somme che servono anche a pagare la mia permanenza in carcere - e quella di altre migliaia di detenuti - e che riguardano il vitto, il riscaldamento degli istituti, la custodia, il servizio sanitario, la frequenza ai corsi scolastici e professionali. Noi detenuti siamo, nostro malgrado, un’attività economica con un indotto composto tra l’altro da una miriade di apparati: Magistrati, Avvocati, Cancellieri, Amministrazione penitenziaria, Funzionari Ministeriali, Sanitari, Politici e via dicendo... Un mese fa la Corte Europea di Strasburgo ha condannato il Governo italiano (no, non temete, è la solita pena pecuniaria pagata con le nostre tasse, non vi sono provvedimenti pecuniari e restrittivi per chi non applica le leggi!) al pagamento di circa 100 mila euro. Va aggiunto che siamo tra i più multati del mondo per inadempienze in merito alle indecenti condizioni degli istituti penitenziari e siamo secondi solo alla Serbia per il tasso di sovraffollamento; questo è del 148% nel nostro paese, contro la media europea del 99%. Io sto scrivendo da una “suite” della catena del “Ministero della giustizia” di 15 metri quadri che divido con altre quattro persone, esclusi servizi e doccia. Quest’anno e per i prossimi quattro non sarò toccato dallo spread, dall’Imu, dall’Enel, dell’Amga, della Net e di tutte quelle “incombenze” che avevo da uomo libero; non va dimenticato che il 41% delle famiglie italiane fa fatica ad arrivare a fine mese... Lo Stato italiano spende per me e per altri 66 mila detenuti (la capienza regolamentare è di 47.040) una somma che, pare, s’aggiri intorno ai 3.511 euro mensili che sono recuperati ovviamente dalle tasse prelevate ai cittadini. Il mio non è spicciolo qualunquismo, con un terzo di questa somma che lo Stato spende per “rieducarmi”, tenendomi in “gabbia”, ad oziare, come un “pollo dall’allevamento in batteria”, andrei volentieri a ripulir strade, giardini e a rendermi utile per tutto ciò che concerne un lavoro sociale di pubblica utilità pur di non “vegetare”, e questo non per uno scontato opportunismo finalizzato a non pagare la mia pena, ma per “allenarmi” a un futuro reinserimento nella società attraverso il senso del lavoro e del risarcimento dovuto alla società verso la quale mi sento in debito per il mantenimento in carcere a causa del reato per il quale sono stato condannato. Mi chiedo, ci chiediamo, se l’ennesima esternazione del Presidente della Repubblica visitando recentemente il carcere di San Vittore (“sulle carceri è in gioco l’onere del nostro paese”), possa sollecitare il nuovo Parlamento, il nuovo governo a un impegno serrato per risolvere la grave situazione in cui versano gli istituti penitenziari del nostro Paese. Lettera firmata Toscana: emergenza carceri, venerdì 1 marzo un convegno in consiglio regionale Ristretti Orizzonti, 27 febbraio 2013 Il problema del sovraffollamento: incontro venerdì 1° marzo alle 16 nella Sala delle Feste di Palazzo Bastogi. Dopo i saluti del presidente Rossi prevista anche una comunicazione del Garante dei detenuti per la Toscana Alessandro Margara Il sovraffollamento delle carceri in Italia è stato recentemente condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Del problema si torna a parlare nel convegno “L’emergenza carceri - le pene e le misure cautelari detentive, la tutela della libertà e della dignità della persona, il diritto vigente e i progetti di riforma”, in programma venerdì prossimo 1 marzo alle 16. L’appuntamento, organizzato dal Consiglio regionale e dalla Lidu (Lega internazionale per i diritti dell’uomo) toscana, è nella sala delle Feste di palazzo Bastogi, in via Cavour 18 a Firenze. A portare i saluti ci sarà il presidente della Regione Enrico Rossi, mentre a presiedere sarà Olinto Dini, presidente della Lidu toscana, e l’introduzione toccherà a Marino Bianco del Foro di Firenze. Il garante dei detenuti per la Regione Toscana Alessandro Margara terrà una sua comunicazione, dal titolo “Il carcere all’epoca della crisi”, seguita dalle comunicazioni del giudice di sorveglianza di Livorno Silvia Sguerso “Le misure alternativa alla detenzione”, del garante dei detenuti per il Comune di Firenze Franco Corleone “Il sogno della grande riforma”, di Michele Passione dell’Osservatorio carceri dell’Unione camere penali “I progetti concreti di riforma”. Sicilia: Severino; in carceri “luci e ombre”, accordo per lavori socialmente utili a detenuti Italpress, 27 febbraio 2013 “Nelle carceri siciliane ci sono luci e ombre. Il sovraffollamento è una di quelle ombre in Sicilia come nel resto d’Italia e confidiamo che il nuovo Parlamento si adoperi per misure di pena alternative per la deflazione carceraria, ma ho trovato anche tante luci come qui al Pagliarelli dove ho visto al lavoro dei detenuti con progetti regionali finanziati con fondi Ue”. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Paola Severino, a Palermo, incontrando i giornalisti dopo una visita al carcere Pagliarelli. Lavori socialmente utili per detenuti “Dobbiamo operare per implementare la possibilità di lavoro per i detenuti. Ho sentito al telefono il sindaco Leoluca Orlando e abbiamo concordato nell’incrementare i lavori socialmente utili”. Lo ha detto il ministro alla Giustizia Paola Severino, a Palermo. “Esiste - ha ricordato - una convenzione con i Comuni italiani perché possano avvalersi dei detenuti per attività utili alla cittadinanza, come pulire i tombini o aiutare nella manutenzione dei monumenti. A Orlando ho detto: lei è stato l’autore della primavera di Palermo, lo sia anche della primavera dei lavori socialmente utili. E lunedì ci sarà una riunione su questo”, ha riferito Severino, che ha concluso: “Si tratta di dare per ricevere: anche solo dieci persone salvate grazie ai lavori socialmente utili sono un beneficio per la collettività. Bisogna rompere il muro tra società e carcere”, ha concluso. Messina: dissequestrato l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, dovrà chiudere a fine marzo Gazzetta del Sud, 27 febbraio 2013 Provvedimento della Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale dopo i miglioramenti adottati. La dimissione dei malati deve avvenire entro il 31 marzo. Diventerà Casa circondariale. Dissequestrato ospedale psichiatrico giudiziario. La Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio Marino, ha disposto come ultimo atto della legislatura - con un provvedimento fatto notificare ieri dai carabinieri del Nas di Catania - il dissequestro dell’intero Ospedale psichiatrico giudiziario “Vittorio Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto. L’Istituto, tra lo stupore generale, era stato interamente sequestrato il 19 dicembre scorso e doveva essere evacuato - dopo una prima proroga - il 12 febbraio scorso. Termine per il quale era stata chiesta ulteriore proroga dall’Amministrazione penitenziaria. Il successivo sopralluogo dei carabinieri dei Nas che hanno evidenziato la risoluzione delle problematiche riscontrate in precedenza e che si riferivano in particolare al sovraffollamento e alle condizioni delll’VIII reparto dove al piano terra vi erano infiltrazioni di acqua. I danni sono stati riparati e il sovraffollamento è solo un ricordo se si pensa che attualmente nell’Opg vi sono solo 157 internati rispetto ai 410 del 2011 ed ai 230 dello scorso 19 dicembre. Il programma di dismissione - fa sapere il direttore dell’Opg Nunziante Rosania - “prosegue spedito grazie alla conferenza con le Regioni del bacino di riferimento dell’Opg (Calabria, Puglia, Campania, Sardegna, Basilicata e Sicilia). Porto Azzurro (Li): il pane e i dolci prodotti dai detenuti in vendita nei supermercati Coop Ansa, 27 febbraio 2013 Il pane e i dolci artigianali prodotti dalla cooperativa sociale Nesos, che coinvolge i detenuti del carcere di Porto Azzurro, in vendita nei supermercati Coop dell’Isola d’Elba. Al momento sono sei i detenuti assunti dalla cooperativa che grazie all’attività nel panificio acquisiscono professionalità spendibili anche una volta terminata la detenzione. Il pane si troverà tutti i giorni solo nei supermercati Coop di Portoferraio e Porto Azzurro; i dolci in tutti i supermercati Coop dell’Isola (Portoferraio, Porto Azzurro, Rio nell’Elba, Capoliveri, Marina di Campo, Mola). Per Unicoop Tirreno non si tratta del primo esperimento commerciale con il mondo carcerario, i supermercati hanno già messo in vendita anche le orate allevate dai detenuti dell’Isola di Gorgona (progetto attualmente sospeso) e i vini del carcere di Velletri, in provincia di Roma, oltre a collaborazioni di natura sociale instaurate anche con Rebibbia a Roma e Le Sughere di Livorno. Bollate (Mi): l’Associazione “Gli amici di Zaccheo Onlus” cerca un nuovo Presidente di Viviana Brinkmann Ristretti Orizzonti, 27 febbraio 2013 Carissimi, vi raggiunge questa mia comunicazione, a ognuno di voi. Questo per il rapporto che ho con tutti di totale trasparenza. Con la fine del 2013 lascio la Presidenza e la Rappresentanza legale dell’Associazione “Gli amici di Zaccheo Onlus”. Associazione penitenziaria principalmente attiva nella 2° Casa di Reclusione Milano Bollate, che si è distinta per impegno, solidarietà e continuità nelle più diversificate attività utili a non emarginare chi ha sbagliato, anche più volte. Personali e famigliari sono i motivi che mi hanno fatto giungere a questa irrevocabile conclusione, con dolore e rammarico, ma anche nella speranza. Grande la considerazione e il buon nome che l’Associazione gode nell’istituto e viciniori; di questo ringrazio i soci e i volontari che negli anni si sono avvicendati nello spirito del volontariato, personale e gratuito. Speranza che mi vede incline a pensare che un così bel percorso dell’associazione di tanti anni, punteggiato di riconoscimenti ufficiali e lastricato di grande entusiasmo nel constatare tanti positivi reinserimenti e tante competenze acquisite nello studio, nel comportamento, nel lavoro anche se frammentato, di detenuti e detenute, non debba essere vanificato ma raccolto con amore per proseguire, per testimoniare. Grave il peso che porto e che so voi tutti capite e sentite di conoscere; questo ci accomuna come la fede. Più di così non mi è possibile. Ma forse tu puoi. Cerco dunque un uomo, una donna, di cuore, di speranza ferma nella sua fragilità della solitudine, che si può fare e si può fare anche bene. Cerco un presidente e legale rappresentante da portare all’attenzione della direzione del carcere, che è stata benevola e affettuosa culla e beneficiaria del nostro agire in tutti questi anni, non pochi. Per non buttare via le speranze di chi crede di potersi migliorare, di poter essere onesto dopo tanto dolore dato e patito, di poter vivere la sua vita nella logica della normalità. La mia è preghiera di comunione. Con affetto. Immigrazione: la Garante Desi Bruno; al Cie di Bologna ogni giorno sta andando peggio La Repubblica, 27 febbraio 2013 La Garante regionale per i diritti dei detenuti, Desi Bruno, ha scritto al prefetto, al sindaco e all’Ausl per denunciare un ulteriore peggioramento delle condizioni all’interno del Cie e chiedere misure drastiche: “I magazzini sono vuoti. Ho visto persone con le ciabatte di plastica ai piedi, senza scarpe, in mezzo alla neve”. In agitazione anche i cinque medici, che hanno dato l’ultimatum al consorzio l’Oasi: se non arriveranno gli stipendi arretrati, a marzo se ne andranno. Il personale del Cie di Modena, stesso gestore, analoghi problemi, sciopererà domani e venerdì. Stati Uniti: spending review e giustizia, per risparmiare si liberano gli immigrati detenuti Apcom, 27 febbraio 2013 Gli Stati Uniti iniziano a risparmiare sulle carceri. Mentre Washington cerca di evitare il “sequester”, l’insieme dei tagli automatici alla spesa che dovrebbe scattare dal primo marzo, l’agenzia per l’immigrazione annuncia la liberazione di centinaia di detenuti dai centri in cui vengono reclusi gli immigrati in attesa di essere esclusi. E Barack Obama torna a rivolgersi ai Repubblicani per evitare i tagli che definisce una mannaia per l’economia: “Ci sono troppi repubblicani al Congresso, in questo momento, che rifiutano qualsiasi compromesso, nemmeno di fronte all’eliminazione delle scappatoie fiscali e delle spese inutili - ha detto il capo della Casa Bianca - Ricordate che nessuno chiede loro di aumentare i tassi di imposta sul reddito. Tutto quello che chiediamo riguarda le scappatoie fiscali e le deduzioni che solo pochi mesi fa, il Presidente della Camera, John Boehner, era disposto ad appoggiare”. In una infuocata riunione a porte chiuse, Boenher ha esortato i rappresentanti del partito dell’Elefante a trovare un accordo, ma in pubblico è tornato all’attacco del Presidente: “Per sedici mesi, il capo dello Stato ha attraversato tutto il Paese tenendo comizi, invece di sedersi con i leader del Senato per cercare di dar vita ad un accordo sul disegno di legge”. I tagli colpirebbero in particolar modo il Pentagono. 800.000 impiegati civili andrebbero in licenza non pagata. “La nostra clientela è composta per il 60% da militari e da studenti delle scuole superiori - spiega Carla Palencia, manager di un fast food nei pressi di una base militare. Per noi sarà un disastro se taglieranno i fondi delle forze armate. Sarebbe un danno per l’attività”. I Repubblicani accusano Obama di usare i militari come espediente per evitare il collasso. Il Presidente replica che l’opposizione rifiuta l’aumento delle tasse per i più ricchi. “Un certo numero di immigrati detenuti è stato liberato in tutto il Paese e sottoposto ad una forma di supervisione appropriata e più economicamente efficiente”, ha reso noto la portavoce dell’Ufficio immigrazione e dogane (Ice) Gillian Christensen. L’Ice, ha aggiunto, continuerà “a perseguire questi casi nei tribunali per l’immigrazione e, quando verranno ordinate, porterà a compimento le deportazioni”. Non sono stati resi noti i numeri degli immigrati scarcerati, molti dei quali cercheranno presumibilmente di sottrarsi al controllo delle autorità. Ieri il ministro della Sicurezza Interna, Janet Napolitano, aveva avvertito che tagli indiscriminati avrebbero reso difficile il controllo dell’immigrazione clandestina. Grecia: corruzione; ex sindaco Salonicco e due suoi collaboratori condannati all’ergastolo Agi, 27 febbraio 2013 Condanna all’ergastolo per l’ex sindaco di Salonicco Vassilis Papageorgopoulos, del partito di centrodestra Nuova Democrazia, accusato di corruzione per aver chiuso un occhio sul trasferimento di 18 milioni di euro dalle casse del municipio greco tra il 1999 e il 2008. Insieme al 65enne ex primo cittadino, sono stati condannati alla massima pena anche il suo braccio destro, Michalis Lemousias, e il tesoriere del comune. È stato proprio quest’ultimo ad aver raccontato agli investigatori di come il denaro, proveniente dalle tasse comunali e dai contributi pensionistici dei dipendenti comunali, venisse sistematicamente distratto, per lo più a beneficio del sistema di potere che ruotava attorno a Papageorgopoulos. In attesa del processo in appello, l’ex primo cittadino, che si proclama innocente, sarà rinchiuso in carcere. Syriza, il principale partito di opposizione, ha chiesto al premier conservatore Antonis Samaras di commentare il caso, puntando il dito contro le parole di elogio che questo ebbe nel 2011 per Papageorgopoulos, definito “un uomo onesto che ha dato un grande contributo a Salonicco”. Russia: Pussy Riot Samutsevich; aumentare pressione su Putin per liberare compagne Asca, 27 febbraio 2013 Le due attiviste punk del collettivo femminista Pussy Riot attualmente in carcere potrebbero essere rilasciate presto. Lo sostiene la terza ragazza processata con loro e che ha ottenuto in seguito gli arresti domiciliari, Yekaterina Samutsevich, in una intervista all’Afp. “L’obiettivo principale è quello di fare uscire Nadya e Masha, ha detto la Samutsevich, facendo riferimento alle sue compagne Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina. Io credo che se riusciamo a organizzare una difesa legale ad alto livello, c’è una chance che possano uscire prima dei due anni”. Le due donne sono state infatti condannate a due anni di carcere per atti vandalici motivati da odio religioso, per aver inscenato una protesta contro Vladimir Putin all’interno di una cattedrale di Mosca. Il caso resta una spina nel fianco per il presidente russo, ha aggiunto la Samutsevich, sottolineando che la pressione politica potrebbe aumentare in occasione dei prossimi Giochi Olimpici invernali che si terranno a Sochi. “Le Pussy Riot chiaramente complicano la situazione di Putin, al quale continueranno a essere poste delle domande sull’incarcerazione delle Pussy Riot, specialmente in vista delle Olimpiadi a Sochi”, ha detto ancora la Samutsevich, che attualmente gode di una libertà vigilata, non può lasciare la Russia e deve chiedere il permesso se vuole allontanarsi da Mosca. La ragazza non può visitare le compagne in carcere, dove sono sottoposte a uno stretto regime di vigilanza che comprende anche i lavori forzati. La Alyokhina ha chiesto e ottenuto di essere trasferita in una cella di isolamento dopo aver ricevuto minacce dalle altre detenute, mentre la Tolokonnikova ha dovuto ricorrere alle cure mediche. Ucraina: medici curanti; la Timoshenko deve continuare terapie, non può tornare in cella Ansa, 27 febbraio 2013 La leader dell’opposizione ucraina Iulia Timoshenko deve continuare la terapia a cui è sottoposta da ormai più di nove mesi per un’ernia del disco e non può quindi tornare in carcere. È quanto sostengono i medici tedeschi della clinica “Charite” di Berlino che stanno curando l’ex premier all’ospedale delle Ferrovie di Kharkiv assieme a dei colleghi ucraini. I medici tedeschi smentiscono così le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dal ministero della Salute di Kiev che, dopo una visita medica all’ex eroina della Rivoluzione arancione da parte di una commissione speciale ministeriale, ha fatto sapere che la Timoshenko non ha più bisogno di cure mediche e può quindi tornare in cella. L’ex lady di ferro della politica ucraina si trova dietro le sbarre da un anno e mezzo e nell’ottobre del 2011 è stata condannata a sette anni di reclusione per abuso di potere per un controverso contratto per le forniture di gas russo siglato nel 2009, quando era premier. Usa e Ue ritengono la sentenza di matrice politica. Timoshenko ha però anche altri problemi con la giustizia. La più grave accusa che le viene mossa è quella di essere stata la mandante dell’omicidio di Ievgheni Sherban, un deputato e imprenditore fatto fuori a colpi di pistola all’aeroporto di Donetsk nel 1996. Se giudicata colpevole, l’ex eroina della Rivoluzione arancione rischia una condanna all’ergastolo. Stati Uniti: detenuto uccide guardia carceraria, l’ultimo episodio analogo cinque anni fa 9Colonne, 27 febbraio 2013 Dopo oltre cinque anni, negli Stati Uniti si è verificato un omicidio di una guarda carceraria federale per mano di un detenuto. L’episodio, come riporta Fox News, è avvenuto nel carcere federale di Canaan, in Pennsylvania, dove, nella notte di lunedì, un prigioniero ha attaccato il 34enne agente Eric Williams con un’arma artigianale. Come ha dichiarato il direttore della struttura, David Ebbert, “è chiaramente il momento più buio della breve storia di Canaan, e sicuramente un episodio che scuote tutta la nazione”. L’ultimo omicidio di una guarda carceraria risaliva al 2008, in California. L’autopsia a cui è stato sottoposto Williams ha stabilito che le numerose ferite al corpo e il forte trauma al collo sono congruenti con l’ipotesi di omicidio volontario. Il caso è stato rivelato ai media solo ieri, con un ritardo imposto dalle autorità investigative. Lo stessa cautela è stata applicata alla diffusione del nome del detenuto colpevole, per ora nascosto in attesa della formalizzazione delle accuse a suo carico. Per il carcere di massima sicurezza di Canaan, che ospita 1.350 detenuti, si tratta del quarto omicidio avvenuto nella struttura. Gli altri casi precedenti avevano avuto come vittime tre detenuti. Stati Uniti: giudice accusata di aver fatto sesso con detenuto, rischia radiazione da ruolo Ansa, 27 febbraio 2013 Un giudice donna dello stato dell’Indiana, Lisa Taylor Wolff, è stata accusata di aver fatto sesso con un detenuto all’interno di un parlatorio della prigione. Se giudicata colpevole, potrebbe essere bandita a vita da qualsiasi carica giudiziaria nello stato. Secondo l’accusa, Lisa Taylor Wolff, 52 anni, ha avuto una relazione fisica intima con un detenuto di 26 anni nel carcere di Peru in Indiana. In Indiana i giudici che lavorano part time sono anche avvocati. Secondo fonti di stampa locali, la relazione tra Lisa Wolff e l’uomo è iniziata prima che quest’ultimo fosse arrestato per furto con scasso e rapina. Taylor Wolff, che è stata giudice superiore in una delle contee dello stato, ha ora 20 giorni di tempo per rispondere alle accuse prima che il caso arrivi alla Corte Suprema dello stato.