Giustizia: Napolitano; nelle carceri trattamenti disumani, Parlamento prenda decisioni giuste Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2013 Nelle carceri ci sono “trattamenti disumani e degradanti”, ma il Governo sta lavorando con decisione. Lo ha detto ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una telefonata al carcere di San Vittore per fare gli auguri ai detenuti riuniti per la diretta tv della Traviata alla presenza del ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Due sorprese, quindi, per i detenuti di San Vittore in occasione della Prima della Scala: la presenza del ministro della Giustizia per la diretta tv e la telefonata del capo dello Stato, che ha fatto gli auguri di Natale spiegando di essersi “ispirato alla visita a San Vittore” per il messaggio alle Camere sulle carceri. Sul tema del sovraffollamento delle carceri, ha sottolineato Napolitano, “il governo sta già lavorando e spero che dal Parlamento vengano decisioni giuste che tengano conto della sofferenza di quanti, oltre a dover pagare il proprio conto con la giustizia vengono sottoposti a trattamenti degradanti e disumani”. Neanche una parola da Giorgio Napolitano sugli attacchi più o meno diretti alla sua persona che vengono da Roma. Comprensibile che le antenne del Quirinale siano ben alzate ad osservare sia le dinamiche interne al Pd, in vista della fiducia al Governo prevista per mercoledì, che i percorsi non ancora chiari che Silvio Berlusconi intenderà percorrere nel suo nuovo ruolo di leader dell’opposizione. Se le parole del Cavaliere di venerdì non hanno turbato più di tanto il presidente, ben diversa sarebbe la questione se si formasse un asse tra Forza Italia e il M5S. Cancellieri: Napolitano sempre attento tema detenuti, condivido “Il presidente Giorgio Napolitano da anni è impegnato nella battaglia dell’amnistia, dell’indulto, delle carceri. È un tema che sente fortissimo, tanto è vero che ha fatto un messaggio alle camere molto importante”. Così il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in una delle pause della Prima della Scala, all’interno del carcere di San Vittore, commenta la telefonata che il Capo dello Stato ha voluto fare ai detenuti del penitenziario milanese prima di entrare al Piermarini. Il Capo dello Stato, aggiunge il ministro “quando viene in contatto con questo mondo non dimentica mai l’importanza delle risposte da dare. E io condivido sicuramente”. Alfano a Renzi: riformiamo custodia cautelare “Lo dico chiaro a Renzi: se la sua indignazione per l’ingiusto arresto di Silvio Scaglia non è durata il tempo di una Leopolda allora facciamo insieme la riforma della custodia cautelare, poi se uno viene condannato definitivamente deve scontare la pena fino alla fine. Costruiamo nuove carceri, perché non voglio stare in un Paese in cui ci delinquenti vanno in giro liberi perché non c’è posto nelle carceri”. Lo ha detto Angelino Alfano alla convention di Ncd. Giustizia: Ilaria Cucchi querelata da agenti per dichiarazioni reputate diffamatorie Adnkronos, 8 dicembre 2013 I tre agenti della Polizia Penitenziaria, Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, assolti nel processo per la morte di Stefano Cucchi hanno presentato querela per diffamazione nei confronti di Ilaria, sorella di Stefano. I tre contestano alla sorella del giovane, morto quattro anni fa durante il ricovero all’ospedale Pertini di Roma una settimana dopo il suo arresto per droga, contestandole alcune dichiarazioni rese al Tg3 Lazio e su un blog dell’Huffington Post. Le dichiarazioni della Cucchi: “Apprendo la notizia che i tre agenti mi avrebbero querelata. Non vedo l’ora di andare in Procura con il mio avvocato, magari può essere l’occasione per fare un processo al contrario”. Così, all’Adnkronos, Ilaria Cucchi commenta la notizia della querela per diffamazione presentata nei suoi confronti da parte dei tre agenti della Polizia Penitenziaria assolti durante il processo per la morte del fratello, Stefano. Lazio: Garante dei detenuti Marroni; al via incontri su nascita imprese cooperative Agi, 8 dicembre 2013 Favorire la nascita di imprese cooperative fra detenuti ed ex detenuti al fine di garantire un futuro lavorativo anche ai reclusi delle carceri del Lazio. È questo lo scopo del ciclo di incontri organizzati sull’impresa cooperativa nelle carceri, dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni insieme alla Agci Lazio, la Associazione generale delle cooperative italiane. “Lo scopo di questi incontri - ha detto il Garante Marroni - è quello di informare e di formare i detenuti della nostra regione sulle possibilità occupazionali attraverso la autoimprenditorialità e la creazione di micro, piccole e medie imprese, in particolare cooperative, che operano in un’ottica di sviluppo sostenibile del territorio regionale. La carenza di opportunità lavorative è, infatti, uno dei problemi del carcere, un grande ostacolo al reinserimento sociale dei detenuti. Istruzione, formazione cultura della legalità e del lavoro possono, invece, rappresentare un elemento decisivo per dare motivazioni e prospettive a persone che stanno scontando una pena detentiva”. - Inizialmente pensate per gli istituti scolastici della Regione, tali conferenze sono state estese anche alle carceri. “Questo perché - hanno spiegato gli organizzatori - siamo consapevoli che spesso la criminalità affonda le proprie radici in situazioni di grave disagio, dove l’assenza di istruzione, di formazione professionale e le pressoché inesistenti prospettive lavorative, creano le premesse per una deriva comportamentale che trascina i soggetti al di fuori della legalità“. Per quanto riguarda le carceri, un primo ciclo di incontri è stato organizzato a Velletri: al fine di soddisfare tutte le richieste provenienti dai reclusi si terranno tre eventi in tre distinte giornate. Attraverso l’incontro, nelle aule didattiche predisposte dalle direzioni delle carceri, con professionisti/imprenditori del settore e con lo sportello di promozione di impresa della Agci Lazio, i detenuti avranno la possibilità di approfondire tematiche come il concetto di impresa e di imprenditore, le forme societarie previste dal codice civile, la stesura di un business plan, le possibilità di accesso ai finanziamenti pubblici e privati alle imprese, le norme sulla sicurezza sul lavoro. Ai partecipanti verrà distribuito gratuitamente del materiale didattico, predisposto dalla Agci Lazio, sulle tematiche trattate durante gli incontri fra cui un manuale multilingue per immigrati sulla promozione di impresa (redatto oltre che in italiano, in inglese, francese, spagnolo, rumeno e cinese). I detenuti interessati a creare operativamente un’impresa potranno, successivamente, avvalersi gratuitamente dello sportello di promozione di impresa della Agci Lazio, ed essere accompagnati ed assistiti nella fase di costituzione e di avvio della impresa stessa. “L’iniziativa - ha detto il presidente della Agci Lazio, Marino Ianni - è realizzata con il contributo della Regione Lazio e rientra in un più ampio complesso di attività messe in campo dalla Agci Lazio per contribuire allo sviluppo socio economico del territorio regionale: attraverso gli sportelli di promozione di impresa, gli incontri con i detenuti, gli studenti delle scuole e, più in generale, attraverso l’assistenza rivolta soprattutto ai giovani e alle donne, si intende promuovere la costituzione di nuove imprese e generare nuova occupazione”. Milano: San Vittore aperto per una “prima” della Scala solidale, la Cancellieri tra i detenuti di Paolo Foschini Corriere della Sera, 8 dicembre 2013 La “rotonda” di San Vittore, per un giorno, anzi per poche ore soltanto, si è trasformata in un palco privilegiato affacciato sulla Scala. Lì, da quella “piazza” dove non entra chi vuole e tantomeno ne esce, si diramano i sei raggi del penitenziario. Non certo un palco elegante, tradizionale, ma un palco molto più affollato e “controllato”, capace, in oltre tre ore e mezza di spettacolo, di trasformarsi in un ponte tra quelle celle spoglie e grigie del ventre del carcere e la Milano che in fondo celebra se stessa. È una prima, a San Vittore, con tanti ospiti illustri. Ci sono Annamaria Cancellieri, il Guardasigilli, l’architetto Stefano Boeri, Philippe Daverio, l’assessore Cristina Tajani e l’assessore Daniela Benelli. Giggino, quattro anni ancora prima di ritornare Ubero e salutare San Vittore, ha voluto la prima fila. E dalla moglie, l’altra mattina, s’è fatto portare la giacca buona e la cravatta. Sì, quella messa tre volte in tutta la vita, un po’ larga in fondo, col nodo fatto stretto stretto. Per la “Traviata”, per la Scala, voleva essere elegante. Perché la “rotonda” di San Vittore, per un giorno, anzi per poche ore soltanto, si è trasformata in un palco privilegiato affacciato sulla Scala. Lì, da quella “piazza” dove non entra chi vuole e tantomeno se ne esce, si diramano i sei raggi del penitenziario. Non certo un palco elegante, tradizionale, piuttosto un palco molto più affollato e “controllato”, senza fiori. Ma capace, in oltre tre ore e mezza di spettacolo, di trasformarsi in un ponte tra quelle celle spoglie e grigie del ventre del carcere e quella Milano che in fondo celebra se stessa e vede sfilare lustrini e pezzi di Stato, personaggi famosi e belle dame. Non è la prima volta che la Scala entra a San Vittore, ma è la prima volta che ci entra un ministro della Giustizia, è la prima volta che Giggino e gli altri si mettono a sedere accanto a chi, ogni giorno, respira proprio un’altra aria. “Noi abbiamo sbagliato”, dice uno. “E qua dobbiamo stare, certo che oggi è una giornata speciale”. E la prima, a San Vittore, con tanti ospiti illustri. C’è dunque Annamaria Cancellieri, il Guardasigilli. Ci sono l’architetto Stefano Boeri e Philippe Daverio, Umberto Veronesi con gli assessori Cristina Tajani e l’assessore Daniela Benelli. Arriva don Virginio Colmegna, ma soprattutto, e a sorpresa, c’è il Capo della Stato Napolitano. Non in prima persona, che infatti sta sul Palco d’onore alla Scala, ma a Giggino e gli altri il Capo dello Stato arriva dritto al cuore con una telefonata in cui lancia un messaggio “contro i trattamenti disumani e degradanti” vissuti dai detenuti e sollecita “governo e Parlamento a trovare una soluzione a questa sofferenza”. Ascoltano tutti in religioso silenzio. Poi tocca ad Annamaria Cancellieri: “La Scala significa molte cose, la grandezza di Milano e la grandezza d’Italia, ed è bello che venga divisa con questa parte di città che è una parte molto significativa”. Inizia l’opera. Grazie a uno strano gioco di colori e musica che si fondono nella “rotonda” del carcere, il contatto con il mondo che sta fuori San Vittore c’è davvero. Le emozioni saldano. Sono ottanta i detenuti vestiti per la festa che guardano, che ascoltano. Giovani e meno giovani, italiani e stranieri. È stato un immigrato a dare il benvenuto, ed era stato sempre lui a spiegare a tutti cosa sarebbe successo sul palco della “Traviata”. I compagni di raggio l’hanno visto piangere: “Hei, ti sei commosso pure tu...”. Ma lui, del Sudan, 25 primavere, dentro per rapina e ricettazione, condannato a cinque anni, s’era affrettato a dire: “Non mi sono commosso, sono entrato nel panico più totale”. Tutti col naso al video. Violetta piace. Tutti ad applaudire e a non capire perché, là alla Scala, quella vera, alla fine escono i “buuhh”, i fischi. “Ma perché lo fanno? Perché fischiano? È stato tutto bellissimo... ce ne vorrebbe una tutti i giorni di storia così”, eccolo il giudizio di Giggino. Che, oramai, allenta la cravatta. Al primo raggio c’è il risotto cucinato dalle detenute. A mangiare arrivano dal cuore di Milano il prefetto Francesco Paolo Tronca e l’ad di Expo Giuseppe Sala. La “rotonda si svuota”. La musica, adesso, è quella dei piatti. Roma: Rita Bernardini partecipa a dibattito sulle carceri al Liceo Virgilio occupato Notizie Radicali, 8 dicembre 2013 Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani, ha partecipato ad un incontro con degli studenti del Liceo Virgilio di Roma attualmente occupato, incentrato sul tema delle carceri. Pubblichiamo la lettera inviata da un’insegnante del Liceo alla Bernardini e la risposta della Segretaria, nella quale espone i motivi della sua adesione all’incontro. Lettera di un’insegnante a Rita Bernardini Sono un’insegnante del Liceo Virgilio di Roma. In questi giorni il Liceo è stato occupato da un gruppo di studenti. Leggo nel programma pubblicato dagli studenti occupanti che nei prossimi giorni lei interverrà per tenere un seminario. Anche altre personalità più o meno note hanno accettato l’invito degli occupanti. Ogni anno si ripete questa situazione. Docenti e personale scolastico buttati fuori dal loro luogo di lavoro, studenti ebbri di una libertà senza regole e limiti, genitori complici e orgogliosi dei loro figli ribelli, soddisfatti dello schiaffo dato agli insegnanti come sempre colpevoli di tutto, di non essere preparati, esemplari, capaci di educare e di ascoltare, di non fare niente e di rubare lo stipendio. E poi spuntano gli esterni, i luminosi esempi che possono, loro sì, aprire le menti dei loro figli, farli crescere. In questi giorni sento continuamente ripetere questo mantra: l’occupazione fa crescere. E allora poco importa se è una violazione della legalità, dei diritti al lavoro, allo studio, se comporta un costo economico che la nostra scuola pubblica non può più permettersi, se comporta atti che sono violenti nei confronti di coloro che sono contrari. L’occupazione fa crescere, poco importa se questo avviene umiliando chi nella scuola ci lavora tutti i giorni, nonostante le difficoltà, i problemi, le contraddizioni. Quando ha accettato di partecipare, ha pensato che avrebbe potuto entrare nel liceo in condizioni di normalità? Che entrando in una scuola occupata lei si è unita a quegli studenti nell’umiliare tutti gli insegnanti della scuola pubblica? Che gli studenti avrebbero potuto chiederle di intervenire durante una regolare Assemblea d’Istituto? Vedo che è nata nel 1952, magari ha contribuito a conquistare per gli studenti quegli spazi di democrazia, le Assemblee, che oggi vanno sempre deserte, a meno che in un ordine del giorno implicito non vi sia la conta per decidere se come e quando occupare. Lei è una parlamentare di questa nostra Repubblica Democratica e appartiene a un movimento che si è sempre identificato con la lotta per la difesa dei diritti. Come si concilia la sua storia con la frustrazione che in questo momento io e i miei colleghi proviamo, nel sentirci soli nella difesa non trattabile dei diritti di tutti e soprattutto nel rifiuto della violenza come mezzo di affermazione di se stessi? La prego di non rispondere durante il suo intervento nel Liceo, io non ci sarò, non potrei risponderle, io sono fuori! La risposta di Rita alla lettera Gentile Professoressa, La ringrazio per avermi scritto e per avere manifestato in modo così limpido il suo pensiero. Innanzitutto, alcune precisazioni: non sono una parlamentare in carica; lo sono stata nella passata legislatura (2008/2013). Attualmente sono Segretaria Nazionale di Radicali italiani, eletta al congresso di Chianciano di un mese fa. Ho accettato l’invito che mi è stato rivolto dagli studenti del Virgilio perché, potendolo, non rifiuto mai le occasioni di dibattito e confronto anche quando provengono da acerrimi avversari politici. Aggiungo che mi ha colpito il fatto che i ragazzi che mi hanno contattata mi abbiano chiesto di parlare di carcere, un argomento che, in genere, non riscuote molta attenzione nella società e nei mezzi di informazione. Quanto all’occupazione, ne discuterò con loro perché io - che non la escludo - credo che debba essere realizzata con metodi rigorosamente nonviolenti, consentendo a studenti e insegnanti, che non vogliano interrompere le lezioni, di proseguire il percorso didattico nella più totale serenità. Inoltre, chi intende occupare, deve assumersi la responsabilità delle conseguenze. È uno dei principi della nonviolenza, nel momento in cui si manifesta nella forma della disobbedienza civile: io vìolo una legge (o una regola) che ritengo ingiusta perché voglio che essa cambi e cerco di interloquire con il “potere” affinché consideri il mio punto di vista. Se riesco a convincere il “potere” con la mia iniziativa dialogica, ottengo il cambiamento delle regole, altrimenti, non devo lamentarmi se nei miei confronti vengono presi i provvedimenti sanzionatori previsti. Infine, non è nelle mie intenzioni umiliare alcuno. Credo che riflettendoci si possa facilmente comprendere la differenza che corre fra un’assemblea concordata con gli insegnanti e l’occupazione di uno spazio in cui stare tutte e tutti insieme, giorno e notte, decidendo per un periodo determinato come organizzare le giornate e scegliendo gli argomenti da approfondire. Davvero pensa che sia così negativo? Agrigento: detenuti-studenti della Casa circondariale Petrusa realizzano il loro presepe www.canicattiweb.com, 8 dicembre 2013 “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi” (Mt 25,36). È questo il messaggio evangelico che ha ispirato la costruzione del presepe presso la Casa Circondariale Petrusa di Agrigento ad opera dei detenuti che frequentano i corsi scolastici del Centro Territoriale Permanente “Salvatore Quasimodo” di Agrigento e dell’Istituto professionale per i servizi alberghieri e ristorativi “Gaspare Ambrosini” di Favara. Il presepe è stato realizzato grazie alla pronta collaborazione della Direzione, del Comando, degli Agenti di polizia penitenziaria e dell’Area Trattamentale che operano all’interno della Casa Circondariale e grazie al contributo dell’associazione di volontariato “Società di San Vincenzo dè Paoli” di Favara. Il Presepe parteciperà anche al concorso “Il tuo presepe al Museo Diocesano” indetto dal Museo Diocesano di Agrigento per le scuole della Diocesi, per volere dare all’esterno il segnale di una realtà scolastica viva e partecipe anche se ristretta tra mura e sbarre. Gli Istituti S. Quasimodo e G. Ambrosini, presenti all’interno del penitenziario da diversi anni, offrono, con i loro corsi di alfabetizzazione, licenza media e scuola secondaria, una reale opportunità di riscatto e reinserimento sociale. L’insegnamento delle discipline diventa infatti per i detenuti-studenti veicolo di legalità e via di “fuga” dalla monotonia della routine detentiva. La strada che porta a Betlemme passa dunque anche dal carcere Petrusa dove, tra mille difficoltà, vivono detenuti di diversa provenienza e nazionalità. Nella diversità delle culture e delle esperienze di vita, i detenuti volgono così il loro sguardo verso la grotta di Bethlemme proiettando al di là delle sbarre le loro speranze per un avvenire migliore. Padova: cena (sensoriale) al buio per finanziare corsi di scrittura e scultura in carcere Il Mattino di Padova, 8 dicembre 2013 Con gli artisti non vedenti Marta Telatin e Felice Tagliaferri Giovedì 19, il ricavato finanzieranno corsi in carcere Non servono solo a penetrare l’anima delle cose e a comprendere meglio i sensi, le cene al buio: come quella del prossimo giovedì 19 al Ristorante Antico Brolo di corso Milano 22, proposta dalla poetessa e sociologa Marta Telatin e dallo scultore Felice Tagliaferri, dal titolo “Cena Sensoriale. L’evasione delle emozioni al buio vedrà i ricavati destinati al finanziamento dei corsi di scrittura e scultura Cre-attiva (creatività sensoriale) organizzati per i detenuti del carcere Due Palazzi. Entrambi non vedenti, Telatin e Tagliaferri da tempo organizzano corsi insegnando a far parlare i sensi sopiti: tatto, gusto, udito e olfatto. Da qui l’idea della cena al buio: i convitati, bendati, verranno guidati in un universo di sapori, odori e consistenze inaspettate, con un menù raffinato in linea con la fama che ha reso l’Antico Brolo meta prediletta dei gourmet cittadini. Iscrizioni allo 049664555, quota individuale 40 €. Polonia: le famiglie dei tifosi laziali detenuti attendono un segnale dalla società sportiva Il Tempo, 8 dicembre 2013 Ventidue tifosi della Lazio e cittadini italiani ancora in carcere, dopo più di una settimana, a Varsavia. Si son mosse, seppur in ritardo, le istituzioni nostrane. La società biancoceleste è rimasta in silenzio, ma a dare l’esempio ci hanno pensato i giocatori. Come anticipato qualche giorno fa, è stata la squadra capitolina - guidata dal capitano Cristian Ledesma - a far partire una colletta per aiutare economicamente i sostenitori laziali ancora in Polonia: s’è parlato di ventimila euro già raccolti, in realtà la cifra non è ancora definitiva perché i biancocelesti stanno aspettando che i giudici fissino le cauzioni per il rilascio. Con ogni probabilità dunque si dovrà attendere la fine della prossima settimana. I giocatori mettono una mano al portafogli e una sul cuore, e la società cosa fa? Ufficialmente nulla, in molti hanno lamentato l’assenza della dirigenza capitolina. Il presidente Claudio Lotito, seppur in ritardo, ha lavorato sottotraccia, mantenendo un filo diretto con il ministro degli Esteri Emma Bonino per conoscere ogni sviluppo della vicenda. La società capitolina ha preferito tenere un profilo basso per diversi motivi. In primis perché l’Uefa vigila attentamente su ogni comportamento del club: la Lazio, dopo più di una sanzione subita nelle ultime due stagioni in Europa League, è sempre sotto osservazione. E poi perché la stessa Farnesina, negli ultimi giorni, ha chiesto alla Lazio di non prendere posizioni ufficiali in quello che ormai è diventato un caso diplomatico tra Italia e Polonia. Le famiglie dei ragazzi ancora in carcere, però, non hanno affatto gradito il silenzio della società e aspettano ancora un segnale dal presidente Lotito.