Giustizia: Quinto Congresso di "Nessuno tocchi Caino", Organi eletti e mozione generale www.radicali.it, 26 dicembre 2013 Il Quinto Congresso di Nessuno tocchi Caino, tenuto nella Casa di Reclusione di Padova nel ventennale dalla sua fondazione avvenuta nel dicembre del 1993, in collaborazione con "Ristretti Orizzonti", si è concluso oggi con la elezione degli organi dirigenti e l’approvazione della mozione generale. Marco Pannella, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti sono stati confermati, rispettivamente, Presidente, Segretario e Tesoriera dell’Associazione. L’oncologo Umberto Veronesi ha accettato la presidenza onoraria di Nessuno tocchi Caino. Il Congresso, che aveva per tema il "No alla pena di morte e alla morte per pena", ha approvato una mozione generale che individua gli obiettivi di lotta per il biennio 2014-2015. Sul piano internazionale della lotta alla pena di morte, la mozione congressuale impegna gli organi dirigenti a intensificare l’azione di lobbying volta a ottenere altri sostegni alla nuova Risoluzione pro-moratoria in discussione all’Assemblea generale Onu nel 2014. Nessuno tocchi Caino chiede che il nuovo testo sia rafforzato con la richiesta di istituire un Inviato Speciale Onu che abbia il compito di far superare i "segreti di Stato" sulla pena di morte ancora vigenti in molti Paesi, che sono causa di un maggior numero di esecuzioni. Il Congresso ha deciso inoltre di rafforzare il fronte di iniziative di non collaborazione internazionale nella pratica della pena di morte, attraverso una nuova campagna volta a fermare il contributo finanziario all’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine elargito dai Governi per i programmi di lotta al narcotraffico in Paesi come l’Iran, il Pakistan e il Vietnam dove centinaia di persone sono state giustiziate o condannate a morte negli ultimi anni per reati non violenti legati alla droga. Sul fronte più strettamente italiano, Nessuno tocchi Caino ha rilanciato gli obiettivi della "Marcia di Natale per l’Amnistia", promossa dai Radicali per il 25 dicembre prossimo a Roma e volta a ottenere un provvedimento ampio di amnistia e indulto quali riforme prioritarie e di per sé strutturali per interrompere le violazioni al diritto europeo e al diritto interno italiano, quali sono la irragionevole durata dei processi e i trattamenti disumani e degradanti nelle carceri. A tal fine, il Congresso di Nessuno tocchi Caino ha rilanciato l’Atto di Diffida, firmato da Marco Pannella e dall’Avvocato Giuseppe Rossodivita e inviato a tutti i soggetti responsabili dell’Amministrazione della Giustizia e del Carcere italiani, in cui si chiede una sorta di Moratoria delle esecuzioni di pene e detenzioni illegali in Italia. Nessuno tocchi Caino ha deciso, infine, di prendere iniziative, anche in sede giurisdizionale italiana ed europea, volte a cancellare il marchio di infamia del "fine pena mai" dei condannati all’ergastolo, a partire dall’ergastolo "ostativo" che esclude per legge ogni possibilità di misura alternativa e liberazione condizionale anche di coloro che hanno scontato 26 anni di carcere e a superare il regime del 41 bis, il cosiddetto "carcere duro" dal quale si può uscire solo tramite il "pentimento", una collaborazione con la giustizia considerata autentica solo se a rischio della vita propria e dei propri familiari. Impossibilitata a partecipare perché impegnata in Parlamento a rispondere sulla vicenda del detenuto evaso da un permesso premio, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha inviato un messaggio al congresso in cui ha ribadito il suo piano di interventi volti a umanizzare le condizioni delle carceri nel nostro paese. Giustizia: Boldrini (Camera), impegno per rimuovere condizioni di degrado delle carceri Ansa, 26 dicembre 2013 "Quello dell’impegno della Camera dei deputati sullo stato delle carceri italiane" è un impegno "che fin dal giorno del mio insediamento ho voluto indicare come assolutamente prioritario per rimuovere le condizioni disumane e degradanti in cui sono costretti a vivere migliaia di detenuti". È quanto scrive in una lettera di risposta alla presidente del Movimento dei Radicali, la presidente della Camera, Laura Boldrini. - Boldrini tiene a sottolineare lo sforzo compiuto dalla Camera su questo tema che, dice, purtroppo paga le "carenti informazioni sull’attività del Parlamento". Boldrini aggiunge poi di aver molto "apprezzato anche in forma pubblica il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano perché rappresentava un richiamo non eludibile a tutte le istituzioni ad intervenire tempestivamente ed energicamente su una situazione drammatica, quella delle carceri italiane, che ci pone di fatto fuori dalle prescrizioni costituzionali e in aperta violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo". "Più volte - aggiunge - il Presidente della Repubblica era intervenuto su questo tema, con aperte denunce e forti richiami al mondo politico. Ma lo strumento del messaggio alle Camere costituisce un atto la cui rilevanza nessuno può ignorare e sottovalutare. Lei - prosegue facendo riferimento alla denuncia dei Radicali - scrive che su quel messaggio sarebbe calato ‘un silenzio cimiterialè e che sarebbe stato ‘semplicemente ignorato, archiviato, cestinato’. Per fortuna le cose non stanno così", precisa. "La riunione della Conferenza dei capigruppo che lei mi propone di convocare d’urgenza il prossimo 27 dicembre, in realtà - ed è questa la prima informazione che ci tengo a darle - fu convocata immediatamente dopo l’invio del messaggio Presidenziale alle Camere per valutare quale fosse il modo più appropriato per analizzarne il contenuto e dargli il seguito più coerente. Si decise di impegnare la Commissione Giustizia della Camera non solo per discutere nel merito i contenuti del messaggio, ma per verificare contestualmente quali provvedimenti assumere per corrispondere alla richiesta del Presidente Napolitano di un intervento immediato". "La Commissione - assicura la presidente della Camera - ha svolto un dibattito serio e impegnato, a conclusione del quale ha elaborato e approvato una relazione conclusiva, che è un atto pubblico consultabile sul sito della Camera. Questa relazione contiene indirizzi e proposte di riforme strutturali su pressoché tutti i temi sollecitati dal Capo dello Stato e in particolare su quelli tesi a ridurre il numero complessivo dei detenuti: dalla messa alla prova all’ampliamento delle misure alternative alla detenzione, dalla espiazione della pena nel paese di origine del reo alla depenalizzazione di alcune fattispecie di reato, fino alla netta riduzione del ricorso alla custodia cautelare in carcere. Su quest’ultimo tema la stessa Commissione ha concluso l’esame di alcuni progetti di legge e li ha consegnati all’Assemblea, che ha già svolto la discussione generale rinviando a gennaio l’esame del provvedimento. Questi progetti di legge mirano a rendere più stringenti i criteri per l’applicazione della custodia cautelare in carcere, rafforzando concretamente il principio secondo il quale essa debba rappresentare l’extrema ratio". Boldrini, infine, fa riferimento al decreto legge adottato nei giorni scorsi dal Governo per affrontare l’emergenza carceraria intervenendo sia sui flussi di entrata che su quelli di uscita dalle carceri stesse. Un Dl che "è stato presentato alla Camera che lo ha annunciato nella seduta del 23 dicembre e lo ha assegnato alla Commissione Giustizia che ne inizierà l’esame subito dopo la pausa natalizia. "Il ritardo accumulato è purtroppo grande e sentiamo tutto il peso dello scarto che ancora sussiste tra il nostro impegno e una realtà che rimane drammaticamente inaccettabile. Ho voluto darle conto dell’attività della Camera non per un vanto, che sarebbe del tutto fuori luogo, ma per dirle che non sfugge ai parlamentari la gravità della situazione e la necessità di giungere prima possibile a risultati concreti e tangibili", conclude. Leva (Pd): completare riforme e atto di clemenza "Con la marcia dei radicali si avvia a conclusione un anno estremamente difficile per il sistema giudiziario e, in particolare, per quello carcerario. Voglio esprimere quindi la mia vicinanza a chi, oggi, pur in un periodo di festa, ha la volontà di tenere i riflettori accesi sui problemi delle persone più deboli, quelle che patiscono maggiormente la situazione esistente". Lo afferma Danilo Leva ricordando che "il governo ha compiuto un importante passo in avanti" ma che ora, "alla ripresa dei lavori delle aule, tocca al parlamento dare un segnale di coscienza e di maturità al Paese". "Abolizione della ex Cirielli, revisione della custodia cautelare, abolizione della Bossi-Fini, e completamento del lavoro di revisione avviato dal governo sulla Fini-Giovanardi - spiega il deputato Dem - sono alcuni dei passi inderogabili da compiere. Queste misure, insieme al decreto carceri, sono interventi di sistema. All’interno di tale contesto non è eludibile quindi un provvedimento straordinario di clemenza. La classe dirigente deve esercitare la sua funzione fino in fondo. Abbiamo una possibilità, probabilmente una sola, di rispondere con i fatti ai problemi esistenti. Bisogna ascoltare quindi con attenzione e intelligenza gli appelli del capo dello Stato, ricordandoci che non possiamo aprire il semestre europeo di presidenza italiana continuando ad avere le nostre carceri in una condizione di manifesta illegalità e al di fuori di un contesto di civiltà", conclude Leva. Speranza-Folino (Pd): impegno su lettera Napolitano Nell’ambito dell’iniziativa promossa da "Argomenti 2000", i deputati lucani del Pd Roberto Speranza (capogruppo alla Camera) e Vincenzo Folino hanno visitato stamani la casa circondariale di Potenza. Incontrando "numerosi detenuti", i due parlamentari - è spiegato in un comunicato - hanno testimoniato "l’impegno assunto dal Partito democratico in merito alle riflessioni contenute nella lettera inviata al Parlamento del presidente Napolitano e che dovranno trovare precise risposte legislative. A cominciare dalla limitazione della carcerazione preventiva, dal superamento della Fini-Giovanardi, alle agevolazioni per favorire il lavoro nelle carceri. Un impegno - hanno sottolineato i deputati del Pd - che non può più essere disatteso dal Parlamento". Durante la visita Speranza e Folino hanno espresso "gratitudine al personale della Polizia penitenziaria e a tutti i lavoratori del comparto che assicurano il corretto funzionamento dell’Istituto". Giustizia: Arconti (Radicali) risponde al Presidente della Camera dei Deputati Boldrini www.radicali.it, 26 dicembre 2013 Gentile Presidente Boldrini, la ringrazio della sua cortese e pronta risposta alla mia lettera. Non dubitavo che lei mi avrebbe risposto, poiché da molti anni sono fra i sostenitori dell’Unhcr, faccio parte del gruppo "Angeli del rifugiato" dalla fondazione, e la conosco da molto prima che lei fosse nota come Presidente della Camera dei Deputati. Non facile, passare dalle visite ai Campi Rifugiati del’Unhcr - che ne so, Dadaab in Kenia o i campi dei bambini siriani rifugiati in Libano e Giordania- alla presidenza della Camera: là lei rappresentava la speranza e l’aiuto, mentre ora deve affrontare e governare molte bassezze dell’essere umano in giacca e cravatta. Non ho ricevuto materialmente la sua risposta, ne ho solamente ascoltato la lettura dalla voce di un Redattore di Radio Radicale nel Notiziario delle ore 19. Non proverò neppure a replicare ad un lungo ed impegnativo testo che lei ha voluto dedicarmi: non potrei farlo con il solo ausilio di ciò che ricordo dopo una sola rapida lettura altrui, ed in ogni caso ne verrebbe una mia replica lunga, noiosa ed inutile. Desidero però dirle ciò che ho pensato dopo aver ascoltato la lettura della sua lettera, condividendo con lei la sensazione che ne ho tratto, chissà mai si possa trovare un’intesa. Il Presidente Napolitano, nel suo solenne messaggio alle Camere, ha parlato di "questione da affrontare in tempi stretti", di "sollecitazione pressante" da parte della Corte di Strasburgo, e ha chiesto di "porre fine, senza indugio" alla situazione, riconoscendo "necessario intervenire nell’immediato". A fronte di tante espressioni di urgenza, di necessità e immediatezza, il Parlamento ha risposto con lunghe riunioni di commissione, che si concluderanno -secondo le sue previsioni- fra qualche mese. E, da quando il Presidente ha firmato quel documento fino ad oggi, di mesi ne son già passati quasi tre. Ai miei vecchi occhi il divario temporale fra ciò di cui parla il mio coetaneo Giorgio Napolitano e la risposta della Camera da lei diretta è abbacinante: il Capo dello Stato parla di ore, lei di mesi. Inoltre qualcosa mi ha colpita profondamente, ascoltando la lettura della sua lunga lettera di risposta, così documentata e precisa: dalla sua risposta mancano tre parole, che sono invece presenti e ben chiare nel messaggio presidenziale. Basta la prima metà del vocabolario, per trovare queste parole che la sua lettera ignora completamente, gentile signora presidente Boldrini: indulto, clemenza, amnistia. È ciò che chiediamo nel giorno di Natale, camminando, un passo dopo l’altro. Lettere: un Natale possibile oltre le sbarre … ma anche impossibile di Emanuela Cimmino (Funzionario Giuridico Pedagogico) Ristretti Orizzonti, 26 dicembre 2013 È un Natale possibile anche per chi vive dietro le sbarre, lontano dagli affetti, dalla propria terra e le tradizioni, è un Natale possibile anche se si è privati di uno dei doni più belli della Vita, quello della Libertà, libertà violate per" scelte e per caso". Le sezioni vengono addobbate, da un lato un alberello con le palle rosse per ricordare il calore della casa, dall’altro su di un lungo tavolo, il tradizionale presepe, la culla è vuota, si aspetta la notte del 24 dicembre per appoggiare il bambinello su una soffice ovatta. Ed il presepe non dà fastidio neppure ai reclusi musulmani che si commuovono dinnanzi alla semplicità, alla bellezza di così tanto splendore. In cucina c’è profumo di mandarini, limoni, finocchi e scarole, non verrà preparata la frittura di pesce, ma l’insalata di calamari, quella sì. Sui carrelli trasportati dai porta vitto panettoni e biscotti donati dalle associazioni di volontariato, consegnati cella per cella, ristretto per ristretto, per non dimenticare nessuno. Le celle hanno il colore del nuovo, le pareti bianco neve, dal soffitto cadono stelline argentate create con la carta da cucina, alla finestra pezzi di tovaglia rossa fungono da tendine; il carcere nei mesi precedenti ha subito una trasformazione nell’ottica dei nuovi Circuiti penitenziari, alle spalle c’è stato tanto lavoro, collaborazione, ma anche tanto stress psicologico sentito sia da chi quotidianamente in carcere ci lavora e sia dai ristretti che hanno dato la loro parte. Uno spettacolo di Canti Natalizi ad opera di Associazioni musicali del territorio ha rallegrato l’arrivo del Natale in carcere, Astro del ciel, Over the Rainbow, I Will Follow Him per trasportare come di magia pensieri, dolori, preoccupazioni nel mondo delle fiabe dove prevale il Bene e l’Amore. La tombola con doni per gli Ambo, terno e quintine, una platea di 80 ristretti speranzosi di chiudere la finestra contenente il proprio numero, in un angolo della sala teatro, agenti di polizia penitenziaria sorvegliano con il sorriso sulle labbra, in un altro appoggiata al muro l’educatrice porta fortuna, secondo i detenuti vincitori, incrocia le dita, partecipando attraverso l’osservazione e l’ascolto attivo. E per questo Natale in carcere c’è stata anche la pubblicazione di un ricettario, un modo alternativo di evadere attraverso il gusto, i ricordi, un modo per tornare metaforicamente a casa per le feste Natalizie, quando tutto è più sentito se si vive con i propri cari. Si fa di tutto, si fa quel che si può, per rendere il clima meno pesante, meno triste, in carcere, in giorni particolari, durante i quali l’attenzione sui "casi a rischio" è maggiore. Sono i giorni dove i sentimenti di tutti vengono messi in discussione e per gli operatori penitenziari il lavoro raddoppia. È un Natale ma anche un Capodanno possibile in carcere per chi vive in una stanza con le sbarre, ma forse, paradossalmente, meno possibile è invece per chi consuma il lungo corridoio della sezione, a suon di stivale, in divisa anche nella notte di Natale dopo aver cenato" arrangiandosi" nella sua stanza in caserma. Di loro e di tutti gli altri operatori penitenziari che anche la mattina del 24 e del 31 dicembre sono tra pratiche da mandare e colloqui relazionali da fare, non si parla quasi mai, se non quando accade l’evento che fa rumore e spesso mal interpretato. Tanti, tantissimi, sono coloro che lavorano in carcere lontani a distanze kilometriche dalle proprie famiglie, i turni, il piano ferie, consentono anche ai poliziotti ed ai funzionari di riabbracciare i propri cari, ma non c’è nessuno che porti loro un panettone, o consegni un biglietto d’Auguri, solo doveri da adempiere con una certa tempestività anche prima di mettersi in viaggio per partire con il rischio di perdere il treno. La notte di Natale fa freddo, soprattutto per chi è di turno alla sentinella, non tutte le rotonde sono state dotate di riscaldamento, è la parola di conforto tra i colleghi a riscaldare il gelo interiore, la tristezza ed il non senso di appartenenza. C’è il collega che si ammala e lo fa sapere all’ultimo momento, per quel turno, saranno in due e non in tre, per cento ristretti, tocca darsi da fare responsabilmente anche la notte di Natale e di Capodanno quando fuori ci sono i fuochi d’artificio per salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al nuovo. Negli uffici, non c’è tempo per un caffè, ci sono i permessi premio , le istanze di liberazione anticipata da elaborare, la biblioteca da organizzare, controllare le riviste che sono state inviate, la commissione cucina detenuti da fare ed anche il controllo vitto, un continuo lavorare anche in quei giorni quando la mente ed il cuore è a casa, tra quei profumi e sapori, colori e suoni che ci hanno fatto crescere e diventare grandi. Se da un lato il Natale possibile, dall’altro il Natale impossibile oltre le sbarre fino a quando chi lavora dietro le quinte sarà dimenticato. Torino: il Vescovo Nosiglia celebra Messa alle Vallette e ricorda gli agenti morti Ansa, 26 dicembre 2013 "Questo è Natale diverso, per via della tragedia che ha colpito tutti voi dirigenti, agenti, personale e detenuti: la morte dell’ispettore Giampaolo Melis e dell’agente Giuseppe Capitano (ndr. morti in un omicidio-suicidio il 17 dicembre). A loro e alle loro famiglie va il nostro pensiero e la nostra preghiera e a tutti noi la volontà di aiutarci a vincere ogni scoraggiamento e ad affrontare le pene che ciascuno porta dentro di sé". Così ha aperto la sua Messa di Natale nel carcere delle Vallette di Torino, il vescovo cittadino Cesare Nosiglia che ha poi voluto sottolineare il suo affetto "per voi detenuti che vivete in situazioni di grave sofferenza e siete bisognosi del perdono e della misericordia del Signore, e voi agenti che svolgete un lavoro a volte pesante e stressante, che può esasperare gli animi e chiudere il cuore alla speranza". Ha poi sottolineato il valore della vita, anche di quella in carcere "che è un tempo di Dio e che, come tale, va vissuto", e invitato a "rivedere la giustizia umana sul metro della giustizia di Dio", perchè, ha concluso "il carcere non deve essere luogo di diseducazione, ma di redenzione, offrendo condizioni di vita, ambiente e relazioni umane dignitose, per poter ritornare a sperare in una vita nuova e a prospettive di riscatto e di reinserimento nella società con dignità di persona e con spirito di solidarietà. Va risolto l’annoso problema del sovraffollamento nelle celle, ma vanno anche promosse modalità di vita e di rapporti interni al carcere e con la comunità del territorio più consone a queste finalità". Genova: rimozione del Direttore Mazzeo, anche la Camera Penale si schiera per difenderlo www.ogginotizie.it, 26 dicembre 2013 "In questi giorni stiamo assistendo ad un linciaggio mediatico nei riguardi del dott. Salvatore Mazzeo, direttore della casa Circondariale di Genova Marassi, a seguito delle dichiarazioni dallo stesso rese in ordine i noti fatti relativi al parere espresso per la concessione di un permesso premio Si discute di superficialità, incompetenza ed incapacità, espressioni utilizzate da parte di soggetti che, a vario titolo intervenendo sulla passerella mediatica, forniscono una errata e cattiva informazione alla collettività, espressioni che vengono rivolte a chi invece: ha sempre mostrato qualità, capacità ed impegno nell’assolvere i compiti assegnatigli, ha riscosso e riscuote apprezzamento da parte degli operatori e dei fruitori del servizio carcerario, ha cercato di avvicinare il carcere alla città e ai cittadini, ha cercato di rendere vivibile l’inferno del carcere di Marassi attraverso una serie di iniziative all’avanguardia e di certo coraggiose. La rimozione del dr. Mazzeo dalla direzione della casa circondariale di Genova Marassi, decisione che sarebbe stata già adottata dal Ministro Cancellieri - per quanto dato da apprendere dalla maggior parte degli organi di informazione - appare, alla luce degli indiscutibili meriti personali dimostrati sul terreno "minato" della particolare realtà locale del carcere genovese, l’ennesima immolazione del capro espiatorio per saziare l’appetito dei campioni della demagogia, garantisti o giacobini a seconda della convenienza o emozione del momento. Per tali motivi la Camera Penale Regionale Ligure, pur non entrando nel merito delle dichiarazioni rese dal dr. Mazzeo agli organi di informazione a proposito del caso Gagliano, non vuole limitarsi ad esprimere al Direttore l’umana solidarietà, ma vuole rivolgere un appello alle Istituzioni affinché non vada dispersa la sua straordinaria professionalità dimostrata quotidianamente in questi anni". Brindisi: Campana e Mariano (Pd); non abbandonare esperienze positive a se stesse Agenparl, 26 dicembre 2013 "Questa mattina abbiamo visitato il carcere di Brindisi accompagnate dalla direttrice Anna Maria Dello Preite, una persona disponibile che ci ha permesso di conoscere questa realtà. La visita è durata quasi due ore. Abbiamo verificato l'assenza di sovraffollamento poiché lo spazio per i detenuti rispetta le indicazioni europee, anche se gli spazi all'aperto sono davvero scarsi. I detenuti sono circa 200, hanno un'età media di circa 25 anni, buona parte di loro sono di origine albanese e maghrebina. Ma ciò che ci deve indurre a riflettere è che circa il 50% di loro è ancora in attesa del giudizio definitivo". Questo il primo report delle deputate del Pd, Micaela Campana e Elisa Mariano che hanno trascorso la mattina di Natale nella casa circondariale di Brindisi per una visita della struttura. "Abbiamo notato da parte del personale del carcere un rapporto molto umano e disponibile verso i detenuti, e abbiamo chiesto informazioni circa tutte le iniziative intraprese ai fini della rieducazione e del reinserimento lavorativo. In tal senso abbiamo registrato l'attività di laboratori per la lavorazione del cuoio, di mosaico, laboratori teatrali, resi possibili dall'impegno di alcuni volontari, ma che ancora però non rappresentano delle attività strutturali ed accessibili a tutti i detenuti data la carenza di fondi e di spazi in cui organizzarli. Si tengono, inoltre, corsi di prima alfabetizzazione, soprattutto per stranieri, e vi è la possibilità di frequentare corsi scolastici. Anche in questo caso però, gli scarsi spazi delle aule limitano le potenzialità di queste preziose attività. Tuttavia nel carcere vi è un'intera ala che oggi è inagibile e che, invece, adeguatamente ristrutturata, potrebbe perfettamente colmare le carenze strutturali riscontrate. Inoltre, purtroppo, anche il numero degli educatori è inferiore al bisogno. - Raccontano le deputate pugliesi - " Per tutte queste ragioni, al nostro rientro, presenteremo un'interrogazione al Ministro Cancellieri al fine di sollecitare interventi concreti. Su questo importante tema, il passo deve essere più sostenuto, le risposte tangibili. Inoltre ci impegneremo affinché le istituzioni locali, le forze imprenditoriali e associative non abbandonino queste strutture a loro stesse. Sarebbe auspicabile che ci fossero imprenditori coraggiosi in grado di investire su percorsi di formazione lavorativa e di coniugare sviluppo e solidarietà. La civiltà del nostro Paese si misurerà da questo". Le deputate hanno donato, poi, alla biblioteca della casa circondariale brindisina circa cento libri e giochi acquistati presso la storica libreria Piazza riaperta grazie al lavoro e alla passione di due giovani mesagnesi. Messina: i Radicali in Piazza per chiedere l’amnistia di Danilo Loria www.strettoweb.com, 26 dicembre 2013 Si è concluso positivamente il sit-in a piazza Duomo nel giorno di Natale. L’iniziativa, promossa dall’associazione "Leonardo Sciascia", ha raggiunto l’obiettivo di informare i cittadini sulla necessità di un urgente provvedimento parlamentare che conduca all’amnistia. Alla manifestazione hanno aderito la Camera Penale di Messina e l’Associazione Giovani avvocati, le famiglie dei detenuti e degli ex detenuti. Il Comune di Messina, a differenza di altri, non ha ritenuto di accogliere e sostenere tale iniziativa a favore delle vittime di un sistema giudiziario distorto da una montagna di procedimenti. I Radicali di Messina, alla luce di questa situazione drammatica che alimenta l’invivibilità degli istituti di pena e la condizione insopportabile dei detenuti e delle loro famiglie, ha deciso di avviare una campagna per l’istituzione della figura del Garante dei detenuti a livello comunale. In Italia esistono garanti regionali, provinciali e comunali le funzioni dei quali sono definite dai relativi atti istitutivi. I garanti ricevono segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria, sui diritti dei detenuti eventualmente violati o parzialmente attuati e si rivolgono all’autorità competente per chiedere chiarimenti o spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie. Il loro operato si differenzia pertanto nettamente, per natura e funzione, da quello degli organi di ispezione amministrativa interna e della stessa magistratura di sorveglianza. I garanti possono effettuare colloqui con i detenuti e possono visitare gli istituti penitenziari senza autorizzazione, secondo quanto disposto dagli artt. 18 e 67 dell’ordinamento penitenziario (la legge n. 14/2009). Saranno quindi avviati gli opportuni contatti con l’Ordine degli avvocati, l’Associazione dei magistrati, le forze politiche e istituzionali per verificare la disponibilità di ognuno a perseguire tale obiettivo. Messina: storie di detenuti a Gazzi; tra le sbarre il Natale non esiste…. di Veronica Crocitti www.tempostretto.it, 26 dicembre 2013 La testimonianza di chi a Gazzi c’è stato e può raccontare cosa voglia dire maledire ogni singolo istante del 25 dicembre. Normale apertura del cortiletto, normali colloqui giornalieri, normale mensa. "Semplicemente dietro le sbarre, il Natale non esiste. Esisterà un mercoledì 25 dicembre, uno dei tanti mercoledì dell’anno, forse solo un po’ più triste". Il Natale? Forse avete sbagliato posto per raccontare il Natale. Mi ascolti bene: all’interno di queste quattro mura, il 25 dicembre non esiste. Domani sarà semplicemente mercoledì, un banalissimo mercoledì dell’anno. L’ennesimo giorno in cui quei 270 detenuti si alzeranno e tutto ciò che vedranno saranno le sbarre delle celle. Poco importa che siano stati allestiti degli alberelli, con addobbi e tutto, nei vari reparti. Qui il Natale non esiste, e non saranno due palle o due luci a far dimenticare che sono rinchiusi, senza libertà. Io lo so bene quel che vuol dire essere rinchiuso, senza aria, senza vita. Perché la prima cosa che tolgono, quando si mette piede in una Casa Circondariale, è proprio la libertà. Lo tenga bene a mente, lo scriva pure se vuole. Certo, si può studiare, si può lavorare e partecipare a progetti socialmente utili, si può anche laurearsi. Una volta un ragazzo che stava qui è riuscito a darsi tutte le materie, era così soddisfatto. Come dicevo, si possono fare tante cose, ma ciò non vuol dire essere liberi. Qui ci sono carcerati, detenuti, non si faccia illusioni. Qualcuno di loro avrà ricevuto un permesso per uscire domani. Io non ho mai avuto questa fortuna. Quando tutta la città festeggiava, brindava, rideva con amici e parenti, io stavo qui, a maledire ogni singolo istante del 25 dicembre. C’era la messa alle 9.30 e poi l’apertura del cortiletto per tutta la mattinata, forse qualche momento in più per socializzare con gli altri detenuti. Che vuole che facciano domani? Prenderanno un po’ d’aria, per modo di dire, e poi pranzeranno a mensa, come ogni sacrosanto giorno. Alcuni cucinano, ma figuriamoci, non ci sarà nessun menù particolare, non c’è mai stato. Sono sicuro che moltissimi andranno a messa. Padre Salvatore Alessandra è una guida importante per tutti, un trascinatore, riesce a starti vicino in momenti difficili, anche solo con un gesto. Avranno fatto anche venire i parroci per le confessioni, lo fanno ogni anno. Non si stupisca, qui ci si confessa tutti, anche solo per togliersi qualche peso dalla coscienza. So che c’è stata anche la visita dell’arcivescovo monsignor La Piana e che la prossima settimana verrà anche il Sindaco Accorinti. Fa ridere pensare che molti si ricordano di Gazzi sempre in questi periodi dell’anno. Vogliono sempre portare qualche musicista, qualche concerto. Come se bastasse questo per fare Natale, come se bastasse questo a dimenticare quelle dannate sbarre. Ma lei la vuole sapere la verità? A nessuno di noi è mai importato nulla del 25 dicembre. A noi bastava avere i colloqui giornalieri con mogli e figli. Solitamente erano la mattina ma, da poco, so che ai ragazzi è permesso venir qui il lunedì pomeriggio, così non perdono la scuola. Oggi ho parlato con la moglie di un ragazzo che domani passerà il Natale qui. Mi ha detto che stamattina sono andati a trovarlo, lei e i suoi due figli. Il più piccolo piangeva e diceva: "Papà, papà, quando torni a casa?". Signorina, ma mi guardi bene negli occhi: lei davvero vuol parlare ancora di Natale in carcere? Milano: Scola celebra Messa nel carcere di Opera "studiare nuove forme di espiazione" Corriere della Sera, 26 dicembre 2013 Circa cinquecento i detenuti che hanno assistito alla funzione religiosa che s’è svolta nel teatro del carcere. La Messa dell’arcivescovo Angelo Scola a Opera. Un appello per "studiare nuove forme di espiazione della pena e di rieducazione che vadano oltre il carcere". Una "necessità" specie in un sistema penitenziario "che ha molti problemi a cominciare da quello del sovraffollamento e delle condizioni della detenzione". Queste le parole dell’arcivescovo Angelo Scola che martedì, vigilia di Natale, ha visitato i reclusi del carcere milanese di Opera. Il cardinale ha officiato la santa Messa insieme ai cappellani dell’istituto di pena e ha benedetto due cappelle all’interno del carcere. La più grande ha visto finalmente nel loro splendore le vetrate artistiche realizzate grazie alla Sesta opera San Fedele e restaurate con il contributo della Fondazione Cariplo. Il saluto - Il cardinale Scola ha salutato i detenuti - circa cinquecento quelli che hanno assistito alla funzione religiosa che s’è svolta nel teatro del carcere -, gli agenti e i volontari che ogni giorno svolgono la loro, fondamentale, funzione nel carcere di massima sicurezza. Come i laboratori di Libera-Mente che insegnano a leggere e scrivere ai detenuti (quest’anno anche un corso di scrittura creativa) e stampano un giornale interno al penitenziario, "In corso d’Opera", diretto dal giornalista Renzo Magosso. Il valore del tempo - Vittore, ha ringraziato per il lavoro svolto il direttore dell’istituto Giacinto Siciliano, il quale in un breve discorso ha sottolineato la "strada intrapresa per una maggiore umanizzazione del carcere, via necessaria dopo i richiami dell’Europa ma anche per le condizioni in cui versano molti istituti di pena". Richiamo condiviso da Scola che ha però chiesto che le istituzioni si interroghino sul senso della pena e del carcere magari andando in una direzione nuova che preveda "la necessaria e condivisa anche da molti detenuti espiazione della pena e la rieducazione senza passare per forza attraverso la detenzione": "Dare maggiore umanità alla pena significa intraprendere un percorso che rieduchi l’uomo - ha detto il cardinale durante l’omelia -. Questo è possibile solo attraverso ciò che rende nuovo un uomo, ossia l’esperienza degli affetti, dell’amore, anche del dolore. Tutto questo anche grazie a una giustizia onesta". Il direttore del carcere ha insistito anche sul "valore del tempo trascorso durante la detenzione": "Bisogna dare un senso a questo tempo". Necessità, ancora una volta, condivisa dal cardinale: "I detenuti affrontino il percorso della sofferenza con speranza, non con rassegnazione". Il messaggio di Natale - Insieme all’arcivescovo erano presenti ad Opera - carcere che ospita il capo dei capi di Cosa nostra Totò Riina, le cui parole raccolte da alcuni agenti della penitenziaria di Opera sono alla base delle minacce al pm dell’inchiesta sulla "trattativa" Nino Di Matteo - anche l’assessore comunale alla Sicurezza Marco Granelli, il sindaco di Opera Ettore Fusco e il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Maurizio Stefanizzi. Scola durante la celebrazione ha ricevuto un dono dai detenuti che hanno chiesto all’arcivescovo di "sensibilizzare istituzioni e magistrati per non far mai venir meno la figura dell’uomo anche all’interno delle case di reclusione". Il cardinale ha poi invitato tutti a meditare sul messaggio del Natale che ci restituisce il Vangelo: "La vita sia sobria, giusta e pia". Treviso: la speranza del Natale, messa del Vescovo con i detenuti Ansa, 26 dicembre 2013 "Nessuno di noi è il proprio reato. Desideriamo che il carcere sia davvero occasione di riabilitazione e poi di reinserimento nella società, perché il tempo di ciascuno deve avere uno scopo". Sono tra le parole più forti che un detenuto, a nome dei propri compagni, ha rivolto al vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin, che, come da tradizione, ha celebrato la prima messa del giorno di Natale nella casa circondariale di Santa Bona, insieme al cappellano del carcere di Treviso, don Pietro Zardo. Alla celebrazione, trasmessa da Rete Veneta, hanno preso parte anche il direttore Francesco Massimo e il personale di Polizia penitenziaria. Durante l'omelia il Vescovo ha ricordato il significato profondo del Natale, la speranza rappresentata da un bambino, il figlio di Dio, che nasce nell'umiltà e nella povertà. Mons. Gardin ha augurato ai detenuti che il periodo che trascorrono in carcere possa trasformarsi anche in un momento di riflessione, di crescita per la loro vita e per il loro futuro, assicurando la propria preghiera per ciascuno di loro e per le loro famiglie. Al termine della celebrazione il direttore Massimo ha rivolto il proprio ringraziamento al Vescovo, al personale carcerario e ai detenuti stessi, invitandoli a proseguire nel comportamento corretto che li ha contraddistinti finora. Le giuste richieste di rispetto dei vostri diritti - ha sottolineato, ricordando il recente fatto accaduto al carcere di Genova - non devono mai travalicare il rispetto delle regole e delle leggi. Al termine un altro detenuto ha rivolto al vescovo l'invito a visitare la sezione giudiziaria de carcere trevigiano. Catanzaro: messa di Natale con i carcerati di Lamezia "Dio è anche in cella con voi" di Gianluca Teobaldo www.infooggi.it, 26 dicembre 2013 La prima Messa di Natale, per Monsignor Cantafora Vescovo di Lamezia Terme è tra i detenuti della casa circondariale di Lamezia Terme. Il Vescovo nell’omelia ai carcerati ha sottolineato come: "Gli errori commessi, il peccato compiuto, tutto viene raccolto nel vagito del Bambino appena nato! Il Signore del mondo si fa uomo, assume la nostra carne mortale facendosi bambino! Dio non rimane fuori dalla cella, non rimane fuori dalle carceri ma è dentro, è qui con voi" . Oltre ai detenuti erano presenti anche il Sindaco di Lamezia, il Dottor Gianni Speranza, il direttore della Casa Circondariale e gli agenti di polizia. Le celebrazioni natalizie proseguiranno con la Messa della mezzanotte in Cattedrale e il pontificale del mattino alle ore 12.00. Per pranzo il Vescovo si recherà alla mensa Caritas tra i poveri della città per gli auguri di Natale. Benevento: Ugl: momenti di tensione in carcere, detenuto prova a colpire ispettore www.ilquaderno.it, 26 dicembre 2013 Carcere di Benevento ancora "protagonista" e stavolta, per un episodio di tensione tra un detenuto ed alcuni agenti. Secondo quanto è stato comunicato dal delegato regionale della Ugl Federazione Nazionale Polizia Penitenziaria, Nicola Schipani e dal segretario provinciale Luigi Napolitano, un detenuto si sarebbe procurato delle ferite all’avambraccio per futili motivi e poi avrebbe cercato di colpire un ispettore e gli agenti presenti. Ad evitare qualsiasi forma di contatto c’hanno pensato le guardie del carcere del quartiere Capodimonte che hanno bloccato l’uomo. Il fatto è accaduto sabato scorso. "È davvero preoccupante - hanno dichiarato i due rappresentanti Ugl - come il susseguirsi di questi episodi cruenti e la loro similarità abbia assunto quasi cadenza quotidiana. Minimizzare non è possibile come non è concepibile ridurre il tutto a singoli ed isolati casi. Occorre a nostro avviso una seria e reale politica di ascolto e analisi delle problematiche della popolazione detenuta per evitare che, futili motivi, amplificati dalla difficile condizione di reclusi, si trasformino in veri e propri drammi. Parimenti a ciò si ritiene di sensibilizzare l’Amministrazione sul rispetto dei protocolli di prevenzione e sicurezza a tutela del personale, prima ancora di attuare progetti che aumenteranno inesorabilmente i pericoli per l’incolumità degli operatori di Polizia Penitenziaria". Immigrazione: Cie Roma; dopo il successo della protesta, inutile proseguire Ansa, 26 dicembre 2013 Marocchino, stiamo cercando convincere chi ha ancora bocca cucita. "Ora che le istituzioni si sono mosse e la stampa ha parlato del nostro caso, proseguire la protesta è inutile. Stiamo cercando di convincere i 4 che hanno ancora le labbra cucite e gli oltre 10 ancora in sciopero della fame a smettere". Dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, all’estrema periferia di Roma, a parlare è Mohammed Nouimy, considerato uno dei portavoce della protesta. Marocchino, 44 anni, da 25 in Italia - dei quali 11 passati in carcere per omicidio -, da due mesi a Ponte Galeria, non si è cucito le labbra come 9 ospiti del centro (5 dei quali ieri hanno desistito). Fino a ieri ha fatto lo sciopero della fame. "A continuare il digiuno sono soprattutto ragazzi provenienti da Lampedusa - ha raccontato Nouimy. I quattro con le labbra cucite sono marocchini". Nouimy si trova al Cie da due mesi, "da quando mi hanno trovato con i documenti scaduti e portato qui - ha detto, ma io ho un permesso di due anni e mezzo concesso dal giudice. E dopo 25 anni in Italia non è possibile che non sanno chi sono e devono identificarmi. Il giudice non mi ha espulso e il prefetto invece sì". Gli ospiti del Cie di Ponte Galeria hanno chiesto "tempi più rapidi per l’identificazione, per non stare qui troppo tempo come accade adesso", ha affermato Nouimy. "Ma ora le istituzioni si stanno muovendo e non c’è motivo di continuare la nostra protesta pacifica", ha ribadito. Polonia: l’ambasciatore Guariglia ha fatto visita ai tifosi laziali ancora detenuti www.lazialita.com, 26 dicembre 2013 Non può essere un Natale qualunque per Matteo, Alberto e Daniele. Lontani dai loro cari e dalla loro famiglia, i tre ragazzi stanno trascorrendo - ingiustamente - queste ore nel carcere di Bialoleka. Momenti difficili e che speriamo possano essere superati il prima possibile. Nel frattempo, e stando alle indiscrezioni raccolte dalla redazione di Lazialità, l’ambasciatore italiano a Varsavia, Riccardo Guariglia, ha mantenuto fede alla promessa fatta nella giornata di ieri. Stamane il diplomatico ha infatti fatto visita ai nostri tre ragazzi, portando loro un panettone. Un gesto che accogliamo con piacere e che speriamo possa essere accompagnato - quanto prima - dalla liberazione di Matteo, Alberto e Daniele. Trattenuti, ingiustamente, a Varsavia. Aggiornamento ore 11:40 - L’Ambasciatore italiano a Varsavia, Riccardo Guariglia, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Lazio Style Radio. Ecco le sue dichiarazioni: "Due rappresentanti della Lazio saranno a Varsavia subito dopo Natale e avranno la possibilità di incontrare i tre ragazzi ancora in carcere, ai quali farò visita anche io. Il primo giorno utile dovrebbe essere il 27, ci sono delle domande da fare al Tribunale. Noi stiamo facendo di tutto per questi ragazzi, alcune cose poi non possono ovviamente essere pubblicizzate per non creare effetti contro producenti. Tutto sommati i tempi con cui sono stati processati i vari casi sono stati veloci, rispetto alla giustizia polacca. Sinceramente, però, ci aspettavamo che le istanze di scarcerazione venissero accettar. Nella giornata odierna saranno presentate nuovamente". "A questo punto possiamo parlare di sequestro". Roberto Privitera, uno dei legali che sta assistendo Matteo Buttinelli, Alberto Corsino e Daniele De Paolis, non usa giri di parole per manifestare il suo disappunto sulla sentenza emessa ieri mattina dal Tribunale inferiore di Varsavia, con la quale i giudici hanno negato la libertà agli ultimi tre giovani italiani che erano ancora in attesa di conoscere la loro posizione con la giustizia polacca. Parla a Il Tempo pochi minuti dopo aver appreso la notizia. "Alla luce dei precedenti eravamo abbastanza fiduciosi, purtroppo invece abbiamo dovuto incassare un verdetto negativo - dichiara - Dopo il "no" della corte del Tribunale superiore avevamo deciso di ripercorrere l’iter già utilizzato con successo dagli avvocati degli altri ragazzi (la richiesta di scarcerazione al Tribunale Inferiore dietro il pagamento di una cauzione di 30.000 szlote, circa 7.300 euro, ndr). Non ci resta che prendere atto della decisione". E ora? Per Matteo, Alberto e Daniele non ci sono più chances di trascorrere le festività natalizie a casa. Ieri i tribunali polacchi hanno chiuso i battenti e novità non si avranno prima del nuovo anno. Quando saranno più di 35 i giorni trascorsi dietro le sbarre del carcere di Bialoleka. "Appresa la sentenza ho parlato con i ragazzi - continua Privitera - Li ho trovati abbastanza rassegnati. Stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di non presentare altri ricorsi e di scontare quindi fino alla fine i due mesi di custodia cautelare". Il legale non si capacita del rigetto delle istanze. "All’inizio del procedimento, gli avvocati d’ufficio assegnati a Buttinelli, Corsino e De Paolis avevano seguito un iter differente dai legali di tutti gli altri ragazzi (le istanze erano state presentate a due tribunali diversi, ndr). Ma ora che noi ci siamo rivolti agli stessi giudici che hanno rilasciato gli altri 19, perché la scarcerazione è stata negata?". Buone notizie arrivano invece dalle parole di Davide Parenti, il papà della trasmissione televisiva Le Iene. Riccardo Messa, il montatore arrestato il 28 novembre nei pressi dell’Hard Rock Cafe, è tornato libero dopo i problemi legati al pagamento della cauzione. "Finalmente il bonifico è arrivato - ci dice Parenti al telefono - Riccardo sta tornando a casa". Iraq: Amnesty International; gruppo jihadista tratta detenuti in modo "crudele e disumano" di Aurora Scudieri news.you-ng.it, 26 dicembre 2013 Amnesty International ha presentato una accusa contro il gruppo jihadista legato ad Al-Qaida di sequestro, tortura e omicidio di detenuti nelle prigioni segrete. L’Organizzazione in difesa dei diritti dell’uomo afferma che, tra i prigionieri detenuti dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante sarebbero presenti anche bambini, alcun di appena 8 anni, imprigionati insieme ad adulti in condizioni "crudeli e disumane". I prigionieri vengono sequestrati da uomini mascherati, detenuti per settimane intere in isolamento e poi portati davanti al giudice di tribunali che applicano la charia (legge islamica), che condanna alla pena di morte o ai colpi di frusta senza che l’indiziato possa difendersi. Alcuni ex prigionieri, infatti, hanno raccontato di essere stati picchiati con fili elettrici, sottomessi a choc elettrici o ancora tenuti per ore nella posizione molto dolorosa detta dello "scorpione", spiega l’Organizzazione. "Dopo aver sofferto per molti anni la brutalità del regime (del presidente Bachar Al-Assad), gli abitanti di Raqqa e di Aleppo devono subire adesso la tirannia imposta loro da Al-Qaida" spiega Philip Luther, responsabile di Amnesty per il Medio Oriente e l’Africa del Nord. Secondo Amnesty, alcune persone vendono detenute senza aver commesso alcun crimine, altre per aver solo fumato o avuto rapporti sessuali fuori da matrimonio o perché appartengono ad altro gruppi armati. Tra i detenuti ci sono anche molti giornalisti siriani e stranieri. Amnesty cita anche il caso di un giudice che incute molto terrore distribuendo pene durissime in pochi minuti. Due adolescenti di 14 anni sono stati ad esempio condannati da lui ad essere frustati e un padre è stato costretto ad ascoltare le urla del proprio figlio torturato nella stanza a fianco. Amnesty chiede alla Turchia e ai paesi del Golfo, che sostengono l’opposizione siriana, di prendere immediatamente delle misure per limitare il commercio di armi che arrivano a questi gruppi armati accusati di violare i diritti dell’uomo. Anche il regime di Damasco è da tempo accusato di torturare e uccidere i prigionieri e qualche giorno fa un membro del governo inglese ha accusato le autorità di aver ucciso un medico inglese detenuto dal novembre del 2012. Oltre 126mila persone sono morte dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011. Russia: caso Greenpeace; cadute accuse tutti attivisti, oggi udienza per d’Alessandro La Presse, 26 dicembre 2013 Gli investigatori russi hanno lasciato cadere le accuse contro tutti i membri della nave di Greenpeace fermati per una protesta nell’Artico, eccetto per l’italiano Cristian d’Alessandro, per il quale ieri mancava un interprete. I procedimenti penali sono stati chiusi grazie all’amnistia approvata recentemente dal Parlamento russo. Ryabko ha riferito che i membri stranieri dell’equipaggio hanno già chiesto alle autorità russe dei visti per lasciare la Russia e aspettano di averli nei prossimi giorni. Le trenta persone che si trovavano a bordo della nave Arctic Sunrise erano state arrestate a settembre dopo una protesta contro una piattaforma petrolifera nelle acque artiche. Anche D'Alessandro è libero Mancava solo lui all'appello. Ieri erano stati amnistiati tutti i militanti ecologisti fermati in Russia tranne quello italiano, a causa della mancanza di un interprete. Oggi finalmente la giustizia russa ha notificato oggi a Christian D'Alessandro, l'attivista italiano di Greenpeace accusato di "teppismo" dopo l'azione nell'Artico, la chiusura del procedimento a seguito dell'amnistia approvata la scorsa settimana. Lo riferisce l'ufficio stampa di Greenpeace. D'Alessandro è stato l'ultimo dei 30 attivisti ad essere informato ufficialmente dell'amnistia dal Comitato investigativo di San Pietroburgo, poichè ieri mancava un interprete. Questa mattina Greenpeace Russia ha fatto sapere che 22 su 26 attivisti stranieri amnistiati hanno già presentato i documenti per ottenere i visti di transito necessari a lasciare la Russia, che potrebbero ricevere già domani. Quanto a Christian, "ha già ricevuto la notifica. Ora si unirà agli altri per risolvere la questione del visto di transito", ha detto un rappresentante dell'ufficio stampa di Greenpeace all'agenzia Itar-Tass. Russia: caso Khodorkovsky; dopo grazia concessa da Putin Corte Suprema rivedrà processi Ansa, 26 dicembre 2013 La Corte Suprema russa esaminerà la legittimità delle condanne nei due processi contro Mikhail Khodorkovsky, l’ex capo della Yukos graziato di recente dal presidente russo Vladimir Putin, e del suo ex socio Platon Lebedev, in relazione a una sentenza del Tribunale europeo di Strasburgo per i diritti umani sul primo, e a un ricorso degli avvocati sul secondo. Lo ha annunciato un portavoce della Corte Suprema. Lo riferisce l’agenzia Itar-Tass. Dopo l’arresto nel 2003, l’ex oligarca fu condannato in due processi successivi a 14 anni di prigione per frode, evasione fiscale e furto di petrolio. A luglio scorso il Tribunale di Strasburgo ha ritenuto che nel primo processo, conclusosi nel maggio 2005 con la condanna a 8 anni di carcere degli ex soci in affari, erano stati violati i diritti dei due imputati. A novembre un membro della Corte Suprema aveva rifiutato invece di esaminare il ricorso degli avvocati di Khodorkovski e Lebedev contro il secondo verdetto di colpevolezza, emesso il 30 dicembre 2010. Oggi il capo della corte Suprema ha deciso di abolire quella decisione, obbligando quindi il presidium a esaminarlo. Soddisfatto Vadim Kliugvant, uno dei legali dell’ex petroliere, che parla di "una decisione positiva, ma non definitiva" in quanto non implica l’annullamento della seconda sentenza. Non esclude che il figlio possa tornare in patria Marina Khodorkovskaia, madre dell’ex patron Yukos, se il presidium dovesse abolire anche la decisione emessa nel primo processo di far pagare ai due imputati 17 miliardi di rubli (oltre 500 milioni di dollari) richiesti all’epoca dal fisco russo per le tasse evase. Contestata a luglio 2013 da Strasburgo ma formalmente ancora in vigore.