Giustizia: "Marcia di Natale", corteo per l’amnistia, la giustizia, la libertà promosso dai Radicali Corriere della Sera, 25 dicembre 2013 Da via della Conciliazione la manifestazione è passata sui Lungotevere fin sotto al penitenziario "Regina Coeli" e poi in centro: cambiare gli istituti di pena e i Cie. Un corteo anche a Natale, nel cuore della Capitale. Ma questa volta non protesteranno né i commercianti né i romani di ritorno dalla Santa Messa: perché si tratta di una manifestazione cui nessuno può negare spazio e voce; quella del 25 dicembre è infatti la "Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà". Un’iniziativa - organizzata dai Radicali - che in tempi di notizie sempre più nefaste sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane e nei Centri di identificazione ed espulsione trova sostegno ed adesioni in ogni parte politica. Centinaia di persone si sono radunate in via della Conciliazione all’altezza di piazza Pia. Aderisce il sindaco di Roma Ignazio Marino, aderisce l’"Associazione Sandro Pertini presidente", nell’auspicio che "l’Italia recuperi rapidamente i principi di civiltà giuridica indicati sin dal 1765 da Cesare Beccaria". E il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che invia alla marcia il gonfalone della città lombarda, si dice "favorevole a un provvedimento di amnistia e di indulto che inciderebbe positivamente sulla situazione disumana che vivono attualmente le persone detenute". E ribadisce che "il ricorso alla carcerazione deve essere l’estrema ratio", dunque giudica "non più procrastinabile che il Parlamento si impegni per una riforma complessiva del codice penale". Aderisce e richiama il Parlamento allo stesso impegno il presidente della commissione bilancio della Camera Francesco Boccia. "La mattina di Natale sono alla marcia per l’amnistia, perché il carcere - così come è - è fuorilegge, sovraffollato e disumano", spiega il deputato di Scelta civica Mario Marazziti. "Perché il 67 % di recidive dopo avere scontato tutta la pena denuncia da solo il fatto che il sistema è alla bancarotta e che un sistema "carcerocentrico" ammette da solo di non avere una idea di futuro e nessun progetto per il disagio sociale e la riabilitazione". La manifestazione si svolge dalle 10 alle 14, con un corteo che parte da piazza Pia - per percorrere lungotevere in Sassia, lungotevere Gianicolense, lungotevere della Farnesina, ponte Sisto, via dei Pettinari, via delle Zoccolette, via Arenula, largo Arenula, largo di Torre Argentina, corso Vittorio Emanuele, piazza Sant’Andrea della Valle, via del Teatro Valle, piazza Sant’Eustachio, piazza della Rotonda, piazza Capranica, piazza Montecitorio, piazza Colonna e piazza San Silvestro - comporterà deviazioni e limitazioni del trasporto pubblico. In corteo anche il sindaco Marino, Bonino e Pannella È partita da piazza Pia la marcia organizzata dai Radicali italiani "per l’amnistia, la giustizia e la libertà". Il corteo si sta indirizzando al ministero della Giustizia dopo aver fatto tappa di fronte al carcere di Regina Coeli. Tra i manifestanti - presenti il ministro Bonino, Marco Pannella, organizzazioni che si occupano di carcerati, le sigle sindacali della polizia penitenziaria, i cappellani e alcuni esponenti politici - c’è anche il sindaco di Roma Ignazio Marino. La marcia proseguirà verso il Senato, la Camera, Palazzo Chigi e si concluderà a piazza San Silvestro dove è previsto un comizio di chiusura. Boccia (Pd): aderisco convintamente a marcia per amnistia "Aderisco convintamente alla Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà, è un battaglia che ho sempre sostenuto e spero che il Parlamento abbia il coraggio di assumersene la responsabilità. Io su questo tema mi sono espresso più volte e ribadisco con convinzione il mio sostegno alla marcia e più in generale all’amnistia". Lo ha detto a Radio Radicale il presidente della commissione bilancio della Camera Francesco Boccia, deputato Pd. Il Comune di Milano partecipa alla "Marcia di Natale" Il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha inviato il seguente messaggio agli organizzatori: "Pur non potendo essere personalmente presente, aderisco alla Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà. La situazione delle carceri è ormai da tempo intollerabile e insostenibile, come ci confermano anche le numerose condanne della Corte europea di Strasburgo nei confronti della Stato italiano. Il ricorso alla carcerazione deve essere l’estrema ratio. Sono quindi favorevole a un provvedimento di amnistia e di indulto, che inciderebbe positivamente sulla situazione disumana che vivono attualmente le persone detenute e contribuirebbe a creare le condizioni per una giustizia più celere, efficiente e garantista. Ritengo altresì non più procrastinabile che il Parlamento si impegni per una riforma complessiva del codice penale, prevedendo, per i reati di non grave allarme sociale, una ampia depenalizzazione e pene non detentive che, come dimostra l’esperienza di tutti i Paesi più avanzati, fanno diminuire la recidiva e aiutano il reinserimento dei condannati. È anche necessario intervenire perché i magistrati di sorveglianza, i direttori delle carceri, gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori e i volontari, possano svolgere il loro importantissimo compito con risorse e strutture adeguate". Meloni (Clemenza e Dignità): aderisco alla marcia per l’amnistia. Per i valori della nostra Costituzione, l’art. 27, e così i diritti fondamentali dell’uomo. "Ho aderito con convinzione ed entusiasmo alla Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà, ed auspico che questa manifestazione possa essere testimonianza dell’idea che i valori della nostra Costituzione, l’art. 27, e così i diritti fondamentali dell’uomo, sono presenti ed ancora vivi nel cuore e nella mente della gente". È quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, responsabile del movimento Clemenza e Dignità. Ferri: marcia Radicali stimolo per osare di più "La marcia organizzata a Roma dai radicali per carceri, amnistia, giustizia deve costituire un importante stimolo per la politica". Lo sostiene il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri sottolineando che "l'Europa aspetta risposte forti. Una sfida che l'Italia deve vincere per partire con il piede giusto nel semestre europeo", aggiunge. "Non va dimenticato inoltre - prosegue Ferri - il rischio concreto che l'Italia sia condannata a risarcire danni per migliaia di euro che graveranno sul bilancio del nostro paese. Governo e Parlamento stanno facendo molto ma si deve osare di più. Nel giro di pochi mesi - ricorda - il governo, su proposta del ministro della giustizia, ha approvato due decreti leggi, uno dei quali è stato già convertito in legge, che offrono soluzioni immediate per risolvere in parte il problema del sovraffollamento carcerario. La sfida per tutti noi è quella di fare ancora di più, di rivedere il sistema delle pene, di credere nell'efficacia delle misure alternative, di lavorare per rioffrire alla società persone che, dopo aver scontato la loro pena e compreso i loro errori, possano essere recuperate e reinserite nel contesto sociale". "Questa mattina - aggiunge ancora Ferri - nel partecipare alla messa celebrata all'interno dell'istituto di san Vittore, ho potuto ascoltare le profonde parole di monsignor Mario Delpini, vicario della diocesi di Milano, che ancora una volta ha richiamato l'attenzione delle istituzioni di fronte a questi problemi ed alla necessità di non disperdere le forze di chi ha sbagliato, ma vuole riscattarsi a servizio della collettività". Boldrini: impegno per rimuovere condizioni degrado "Quello dell'impegno della Camera dei deputati sullo stato delle carceri italiane" è un impegno "che fin dal giorno del mio insediamento ho voluto indicare come assolutamente prioritario per rimuovere le condizioni disumane e degradanti in cui sono costretti a vivere migliaia di detenuti". è quanto scrive in una lettera di risposta alla presidente del Movimento dei Radicali, la presidente della Camera, Laura Boldrini. Boldrini tiene a sottolineare lo sforzo compiuto dalla Camera su questo tema che, dice, purtroppo paga le "carenti informazioni sull'attività del Parlamento". Boldrini aggiunge poi di aver molto "apprezzato anche in forma pubblica il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano perché rappresentava un richiamo non eludibile a tutte le istituzioni ad intervenire tempestivamente ed energicamente su una situazione drammatica, quella delle carceri italiane, che ci pone di fatto fuori dalle prescrizioni costituzionali e in aperta violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo". "Più volte - aggiunge - il Presidente della Repubblica era intervenuto su questo tema, con aperte denunce e forti richiami al mondo politico. Ma lo strumento del messaggio alle Camere costituisce un atto la cui rilevanza nessuno può ignorare e sottovalutare. Lei - prosegue facendo riferimento alla denuncia dei Radicali - scrive che su quel messaggio sarebbe calato 'un silenzio cimiterialè e che sarebbe stato 'semplicemente ignorato, archiviato, cestinato'. Per fortuna le cose non stanno così", precisa. "La riunione della Conferenza dei capigruppo che lei mi propone di convocare d'urgenza il prossimo 27 dicembre, in realtà - ed è questa la prima informazione che ci tengo a darle - fu convocata immediatamente dopo l'invio del messaggio Presidenziale alle Camere per valutare quale fosse il modo più appropriato per analizzarne il contenuto e dargli il seguito più coerente. Si decise di impegnare la Commissione Giustizia della Camera non solo per discutere nel merito i contenuti del messaggio, ma per verificare contestualmente quali provvedimenti assumere per corrispondere alla richiesta del Presidente Napolitano di un intervento immediato". "La Commissione - assicura la presidente della Camera - ha svolto un dibattito serio e impegnato, a conclusione del quale ha elaborato e approvato una relazione conclusiva, che è un atto pubblico consultabile sul sito della Camera. Questa relazione contiene indirizzi e proposte di riforme strutturali su pressoché tutti i temi sollecitati dal Capo dello Stato e in particolare su quelli tesi a ridurre il numero complessivo dei detenuti: dalla messa alla prova all'ampliamento delle misure alternative alla detenzione, dalla espiazione della pena nel paese di origine del reo alla depenalizzazione di alcune fattispecie di reato, fino alla netta riduzione del ricorso alla custodia cautelare in carcere. Su quest'ultimo tema la stessa Commissione ha concluso l'esame di alcuni progetti di legge e li ha consegnati all'Assemblea, che ha già svolto la discussione generale rinviando a gennaio l'esame del provvedimento. Questi progetti di legge mirano a rendere più stringenti i criteri per l'applicazione della custodia cautelare in carcere, rafforzando concretamente il principio secondo il quale essa debba rappresentare l'extrema ratio". Boldrini, infine, fa riferimento al decreto legge adottato nei giorni scorsi dal Governo per affrontare l'emergenza carceraria intervenendo sia sui flussi di entrata che su quelli di uscita dalle carceri stesse. Un Dl che "è stato presentato alla Camera che lo ha annunciato nella seduta del 23 dicembre e lo ha assegnato alla Commissione Giustizia che ne inizierà l'esame subito dopo la pausa natalizia. "Il ritardo accumulato è purtroppo grande e sentiamo tutto il peso dello scarto che ancora sussiste tra il nostro impegno e una realtà che rimane drammaticamente inaccettabile. Ho voluto darle conto dell'attività della Camera non per un vanto, che sarebbe del tutto fuori luogo, ma per dirle che non sfugge ai parlamentari la gravità della situazione e la necessità di giungere prima possibile a risultati concreti e tangibili", conclude. Leva (Pd): completare riforme e atto di clemenza "Con la marcia dei radicali si avvia a conclusione un anno estremamente difficile per il sistema giudiziario e, in particolare, per quello carcerario. Voglio esprimere quindi la mia vicinanza a chi, oggi, pur in un periodo di festa, ha la volontà di tenere i riflettori accesi sui problemi delle persone più deboli, quelle che patiscono maggiormente la situazione esistente". Lo afferma Danilo Leva ricordando che "il governo ha compiuto un importante passo in avanti" ma che ora, "alla ripresa dei lavori delle aule, tocca al parlamento dare un segnale di coscienza e di maturità al Paese". "Abolizione della ex Cirielli, revisione della custodia cautelare, abolizione della Bossi-Fini, e completamento del lavoro di revisione avviato dal governo sulla Fini-Giovanardi - spiega il deputato Dem - sono alcuni dei passi inderogabili da compiere. Queste misure, insieme al decreto carceri, sono interventi di sistema. All'interno di tale contesto non è eludibile quindi un provvedimento straordinario di clemenza. La classe dirigente deve esercitare la sua funzione fino in fondo. Abbiamo una possibilità, probabilmente una sola, di rispondere con i fatti ai problemi esistenti. Bisogna ascoltare quindi con attenzione e intelligenza gli appelli del capo dello Stato, ricordandoci che non possiamo aprire il semestre europeo di presidenza italiana continuando ad avere le nostre carceri in una condizione di manifesta illegalità e al di fuori di un contesto di civiltà", conclude Leva. Speranza-Folino (Pd): impegno su lettera Napolitano Nell'ambito dell'iniziativa promossa da "Argomenti 2000", i deputati lucani del Pd Roberto Speranza (capogruppo alla Camera) e Vincenzo Folino hanno visitato stamani la casa circondariale di Potenza. Incontrando "numerosi detenutì', i due parlamentari - è spiegato in un comunicato - hanno testimoniato "l'impegno assunto dal Partito democratico in merito alle riflessioni contenute nella lettera inviata al Parlamento del presidente Napolitano e che dovranno trovare precise risposte legislative. A cominciare dalla limitazione della carcerazione preventiva, dal superamento della Fini-Giovanardi, alle agevolazioni per favorire il lavoro nelle carceri. Un impegno - hanno sottolineato i deputati del Pd - che non può più essere disatteso dal Parlamento". Durante la visita Speranza e Folino hanno espresso "gratitudine al personale della Polizia penitenziaria e a tutti i lavoratori del comparto che assicurano il corretto funzionamento dell'Istituto". Patriarca: pene alternative e gesto clemenza "Le pene alternative, accompagnate a un gesto di clemenza, sono la strada maestra per decongestionare in modo strutturale le nostre carceri. Dobbiamo assolutamente intervenire anche per evitare nuove condanne da parte della Ue". Lo afferma il deputato del PD Edoardo Patriarca, componente della Commissione Affari Sociali. "Rafforziamo quindi le procedure per le pene alternative e depenalizziamo alcuni reati. Dobbiamo assolutamente spezzare il meccanismo delle porte girevoli - continua Patriarca - è una battaglia di civiltà che va portata avanti con decisione". Capezzone: da marcia richiamo a obiettivi concreti "A mio personale avviso, la Marcia di Natale organizzata dai radicali non va interpretata solo come un pur sacrosanto richiamo umanitario, ma come un'occasione per indicare obiettivi concretamente realizzabili. Mi auguro che nessuno si sottragga all'onere di dare risposte effettive". Lo afferma in una nota Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera. Giustizia; il secondo D.L. Cancellieri in materia penitenziaria, un primo e sintetico commento di Francesco Maisto (Presidente Tribunale Sorveglianza Bologna) Ristretti Orizzonti, 25 dicembre 2013 Il secondo D.L. Cancellieri in materia penitenziaria rappresenta una manovra finalizzata a ridurre i danni della grave situazione penitenziaria, in modo articolato ed "arlecchinesco", ma di limitata portata e di corto respiro. Risponde parzialmente alla Cedu della sentenza Torregiani prevedendo, finalmente e con ritardo, tanto la fondamentale figura del Garante dei detenuti e delle persone private della libertà ( pur se con ombre sulla effettiva indipendenza), quanto i casi, i modi ed i tempi della tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti e dell’esecuzione, mediante il reclamo giurisdizionale e il giudizio di ottemperanza, globalmente assegnato al Magistrato di Sorveglianza. Mentre non appresta ancora, in modo compiuto e coerente, gli strumenti alternativi alla detenzione, di adeguamento della popolazione penitenziaria alla ricettività delle carceri. Una manovra, dunque, non aderente completamente allo spirito della legge penitenziaria, caratterizzandosi il decreto, in primo luogo, per una visione meno trattamentale e rieducativa, e più selettiva, in modo oggettivo, ad esempio fondamentale, con la stabilizzazione della detenzione domiciliare, secondo il modello della L. 199. In secondo luogo, per la concentrazione di maggiori competenze in capo al magistrato di sorveglianza, a scapito della multidisciplinarietà del Tribunale, con implementazione della liberazione anticipata speciale a tempo accanto a quella ordinaria, la concessione dell’affidamento provvisorio, la proroga per sopravvenienza di titolo esecutivo. E dunque, una torsione del sistema verso l’oggettività e la monocraticità. Infine vengono accolte alcune delle proposte della Commissione Mista in materia di piccolo spaccio di stupefacenti, quanto alla configurazione di un delitto autonomo ( ma non per i limiti edittali), di rimozione di limiti alla concessione dell’affidamento terapeutico per tossicodipendenti o alcooldipendenti, di raccordo tra P.M.e magistrato di sorveglianza ex art. 51 bis O.P., e di implementazioni di procedimenti de plano, secondo le prassi virtuose di efficienza già sperimentate da alcuni T.S. La novella si caratterizza per l’intervento su tre misure alternative in particolare. L’esecuzione domiciliare per fine pena o detenzione domiciliare ex l. 199, pur restando fuori dal sistema dell’ordinamento penitenziario, viene stabilizzata nel quadro delle alternative " fuori sede", ma nulla innova quanto a presupposti, condizioni, competenza. L’affidamento al servizio sociale diventa ammissibile anche se la pena residua è di 4 anni di reclusione, ma alla condizione della lecita condotta nell’anno precedente. Spicca lo slivellamento con i 3 anni previsti dall’art. 656 ai fini della sospensione dell’esecuzione. Lascia inalterato il sistema quanto alla doppia previsione ( eventuale) della sospensione dell’ordine di esecuzione ( v. Caso Sallusti). Si prevedono poi, l’applicazione provvisoria della misura da parte del magistrato di sorveglianza, deroghe provvisorie passate alla competenza dell’UEPE., ed una ( discutibilissima) riformulazione dell’art. 51 bis O.P. La nuova liberazione anticipata speciale, a termine e fuori sistema, pur aumentando la riduzione di pena di 75 giorni a semestre dall’entrata in vigore del decreto fino al dicembre 2015, e consentendo un abbuono di altri 30 giorni ai 45 già concessi a semestre, a decorrere dall’ 1 gennaio 2010, presenta profili opinabili, discriminando per i titoli comprensivi dei delitti ex art.4 bis ed ancorando il beneficio anche alla prova del concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori. Non è difficile prevedere che detto filtro selettivo ulteriore possa rallentare le decisioni sulle richieste di liberazione anticipata speciale o sulle integrazioni di quella ordinaria. E dunque, allo stato, per la liberazione anticipata si possono sintetizzare le seguenti ipotesi: A) quelle concesse, restano tali per semestralizzazione e quantificazione, B) quelle pendenti, si possono concedere nella misura di 45 gg. a semestre, C) quelle "nuove", sopravvenute: a) relative a titoli comprensivi di delitti ex art. 4 bis O.P. vengono scrutinate in base anche alla nuova prova e per 75 giorni a semestre, b) relative a titoli irrelati al 4 bis, riduzione di 75 giorni a semestre. D) quelle di conguaglio ( 30 gg.): a) se come a) precedente, ulteriore scrutinio sulla nuova prova ed anche alla luce del certificato penale aggiornato, b) se come b) precedente, scrutinio in base al certificato penale. Particolare attenzione bisognerà porre poi ai provvedimenti di cumulo o di unificazione delle pene comprensivi di delitti ex 4 bis. Giustizia: per Natale parlamentari in diverse carceri, cronaca delle visite… Ristretti Orizzonti, 25 dicembre 2013 Delegazione Fi visita Regina Coeli Stamani una delegazione di parlamentari azzurri, composta dal vicepresidente della Camera dei Deputati, Simone Baldelli, dall’on. Renata Polverini e dall’on. Ignazio Abrignani, ha fatto visita al carcere di Regina Coeli di Roma. "Quello del sovraffollamento carcerario è un tema centrale da affrontare con consapevolezza e serietà": affermano gli azzurri in una nota. "Visitare le carceri è il modo più concreto per rendersi conto delle condizioni dei detenuti e anche di chi opera all’interno di queste strutture, e per constatare quanto sia necessario intervenire al più presto su questo fronte". Fontanelli e Sofri a Pisa portano in dono panettoni Il deputato del Pd Paolo Fontanelli e Adriano Sofri, insieme al docente universitario pisano Michele Battini, hanno visitato oggi il carcere don Bosco di Pisa, portando in dono 330 panettoni per il Natale dei detenuti e degli agenti penitenziari in servizio durante le festività. La visita in carcere per Fontanelli alla vigilia di Natale è ormai una consuetudine degli ultimi anni e il parlamentare ha colto l’occasione per una breve ispezione della struttura. Anche l’anno scorso era accompagnato da Adriano Sofri. Melilla (Sel) in visita al carcere San Donato di Pescara Il deputato abruzzese di Sinistra Ecologia e Libertà Gianni Melilla oggi alle ore 11,00 in visita ispettiva presso la Casa Circondariale di Pescara. "La visita - spiega Melilla - avviene all’interno di una iniziativa nazionale in cui tutti i nostri deputati visiteranno le carceri italiane per riportare l’attenzione su un tema importante quale la riforma dell’ordinamento penitenziario: la detenzione carceraria consiste sì nella privazione della libertà, ma nondeve comportare la privazione della dignità di chi è detenuto". A conclusione della visita incontro con i giornalisti. Giustizia: Arcivescovo Milano Scola "è necessario ridurre il sovraffollamento delle carceri" Ansa, 25 dicembre 2013 L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha oggi incontrato nel carcere milanese di Opera dirigenti, personale, agenti di polizia penitenziaria, volontari e cappellani e ha celebrato una messa con i detenuti. "Cosa educa l’uomo? Cosa ci cambia? Gli affetti, il lavoro, il riposo - ha detto Scola incontrando gli operatori - solo questa è la strada in cui l’espiazione diventa educazione e rieducazione. Occorre parlare di nuove forme di espiazione. Ho visto le iniziative di lavoro per i detenuti. L’espiazione e la sua necessità sono riconosciuti da tutti i detenuti". Per Scola è "necessario ridurre il sovraffollamento. Ripensiamo al carcere - ha invitato - pensiamo con coraggio ad altre forme. Occorre lavorare di fondamentali della vita, senza cedere alle paure della gente. La speranza nasce a un’esperienza di gioia, abbiamo bisogno di speranza, viviamo la gioia del Natale come ragionevole per tutti gli uomini". Durante la messa, l’arcivescovo di Milano ha spiegato che "la pena deve essere medicinale, non punitiva. In questi anni da vescovo, incontrando spesso i detenuti, parlando con loro, ho visto che il tempo di espiazione spesso diventa tempo di ripresa, una ripresa che è un processo, non un colpo di bacchetta magica. Nelle carceri ho trovato tra i detenuti una coscienza acuta del bisogno di questo processo. E questo processo può travolgere, senza sottovalutarli, i limiti del sistema carcerario. Occorre pensare ad un modo alternativo per vivere la pena. Occorre non rinviare il cambiamento personale. Devo cambiare io, non le circostanze esterne". Giustizia: Istituto Superiore Sanità; contenzione fisica negli Opg solo in condizioni estreme Adnkronos, 25 dicembre 2013 La priorità alle alternative meno traumatizzanti, l’esame caso per caso, la valutazione di pericolo grave, il limite temporale e l’informazione. Tutto ciò deve attuarsi quando si parla di contenzione fisica del paziente negli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), ovvero l’immobilità fisica dei movimenti volontari della persona. A ribadirlo è l’ultimo studio pubblicato negli Annali dell’Istituto superiore di sanità, e firmato da Carlo Petrini, responsabile dell’Unità di Bioetica dell’Iss e componente del Comitato nazionale per la bioetica. "La contenzione è dunque una pratica ammissibile soltanto in condizioni estreme, quando non siano praticabili alternative meno lesive della persona", spiega la ricerca. Nella terminologia medica e infermieristica, e in psichiatria, si parla di contenzione fisica per definire l’immobilità totale o parziale di una persona in cura, attraverso l’uso di cinghie, lacci, fascette, spallacci, cinture, polsini, corpetti, sedie di contenzione o altri mezzi, più o meno sofisticati. Nell’articolo di Petrini, "Ethical considerations for evaluating the issue of physical restraint in psychiatry", il ricercatore affronta il tema della contenzione fisica anche dalle istituzioni in relazione alla chiusura, entro il 1° aprile 2014, degli ospedali psichiatrici giudiziari e all’attivazione di programmi regionali per affidare ai dipartimenti di salute mentale la presa in carico dei soggetti, detenuti e internati, affetti da disturbi mentali. L’autore propone un quadro di riferimento dei valori di etica che dovrebbero essere considerati dagli esperti (decisori, professionisti sanitari) chiamati a prendere, ciascuno nel proprio ambito, decisioni operative. Non sono quindi proposte regole procedurali tecniche, bensì criteri decisionali. L’argomento è affrontato facendo riferimento principalmente a due tipologie di argomentazioni. La prima considera documenti emanati da autorevoli istituzioni nazionali e internazionali con particolare riferimento al Consiglio d’Europa. La seconda considera il quadro teorico dei valori o principi di etica. La ricerca di Petrini propone alcuni criteri per giudicare l’eventuale ammissibilità della contenzione, tenendo presente che è un atto gravemente lesivo della dignità della persona e che vi sono opinioni convergenti nel ritenere che essa non abbia alcun valore terapeutico. Giustizia: Parlamento in guerra contro inquinatori ambientali, pene fino a 20 anni di carcere Adnkronos, 25 dicembre 2013 Fino a 20 anni di carcere e multe che possono arrivare a 100mila euro. Si inasprisce in Parlamento la battaglia contro ecomafie e inquinatori, sotto la spinta delle proposte di legge di Pd, Sel e M5S. In commissione Giustizia di Montecitorio è stato adottato un testo base. Il 10 gennaio scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti; poi si voterà il provvedimento che, a quel punto, sarà pronto per approdare in aula. "Ogni anno nel nostro Paese -spiega il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, primo firmatario di una delle proposte di legge - si consumano oltre 30mila reati contro l’ambiente: dalle discariche abusive alle cave illegali, dall’inquinamento dell’aria agli scarichi fuorilegge nei corsi d’acqua. Si tratta quasi sempre di reati che vengono sanzionati in maniera assolutamente inefficace e con tempi di prescrizione estremamente rapidi". "Da oltre vent’anni -aggiunge l’esponente del Pd- Legambiente chiede l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale, come previsto anche dalla lettera e dalla sostanza della direttiva comunitaria del 2008, formalmente recepita ma di fatto finora disattesa dal nostro Paese. L’assenza di sanzioni adeguate, proporzionate e dissuasive, come recita la stessa direttiva, rappresenta di fatto un incentivo ad inquinare e saccheggiare l’ambiente in cui viviamo". Le ecomafie in Italia, ricorda Realacci, "godono di ottima salute e hanno un giro di affari di oltre 16 miliardi di euro". Cemento e rifiuti si confermano settori clou del florido business dell’eco-criminalità. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’ arte e dei beni archeologici, triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. "Dati allarmanti che testimoniano l’enorme pervasività dei traffici gestiti da ecomafiosi ed eco-criminali", ricorda Realacci. Un’emergenza confermata dalle calamità che troppo spesso colpiscono l’Italia e che è stata di recente sottolineata anche da Giorgio Napolitano: la difesa dell’ambiente e della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio e del territorio, rappresentano "una sfida cui vanno date risposte urgenti nel nostro Paese, colpito da eventi calamitosi riconducibili ad errori e carenze nella gestione di un territorio fragile e prezioso come quello italiano", sottolinea il Capo dello Stato. Si tratta di una sfida "che si intreccia alla crisi ecologica che interessa l’intero pianeta e che può essere fronteggiata solo con un impegno comune e innanzitutto in una dimensione europea", aggiunge Napolitano, secondo il quale è indispensabile "comprendere e far comprendere il reale valore del patrimonio naturale e della biodiversità anche per la nostra economia, e operare di conseguenza per delineare nuove prospettive di crescita economica e di progresso civile". Le ecomafie non conoscono confini e hanno ormai intessuto relazioni e traffici tali da rappresentare una vera e propria ‘globalizzazione in nerò: negli ultimi due anni, infatti, sono ben 163 le inchieste internazionali che hanno interessato l’Italia per traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie protette: quasi un’inchiesta ogni 4 giorni, per un totale di 297 persone denunciate e arrestate, 35 aziende sequestrate e un valore complessivo finito nelle mani degli inquirenti che supera i 560 milioni di euro. Da qui la necessità di intensificare l’azione contro i responsabili di danni all’ecosistema, puniti con una multa da 10mila a 100mila euro e con la detenzione da uno a cinque anni, secondo le norme del testo unico approvato in commissione Giustizia della Camera, che introduce nel Codice penale anche il reato di disastro ambientale, sanzionato con la reclusione da 4 a 20 anni. Nella lista dei reati contro l’ambiente trova posto anche quello di frode ambientale, punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a 10mila 329 per chi "omette o falsifica in tutto o in parte la documentazione prescritta dalla normativa ambientale o fa uso di documentazione falsa". Previste anche le circostanze aggravanti, quando il danno ambientale si intreccia con il reato di associazione per delinquere: in questo caso le pene previste dall’articolo 416 del Codice penale sono aumentate fino a un terzo. Le pene sono aumentate da un terzo alla metà se l’associazione include pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che esercitano funzioni o svolgono servizi in materia ambientale. In caso di ravvedimento operoso, quando il responsabile del danno ambientale si adopera per evitare ulteriori conseguenze o segnalare all’autorità giudiziaria gli altri autori del delitto contro l’ambiente, le pene sono diminuite dalla metà a due terzi. Lucca: Marcucci (Pd) visita carcere; 154 reclusi contro i 99 consentiti, riformare custodia cautelare Ansa, 25 dicembre 2013 "Sono 154 (contro i 99 consentiti) i detenuti attualmente reclusi nell’istituto penitenziario di Lucca, in diminuzione rispetto alle ultime visite parlamentari, per effetto dei recenti provvedimenti ‘svuota carcerì. Tra di loro 67 sono italiani ed 87 stranieri, ed in prevalenza extra comunitari (41 solo i marocchini). Restano la drammatica inadeguatezza della struttura che rende la detenzione ampiamente al di sotto della soglia minima di civiltà e la piaga nazionale della carcerazione preventiva". Lo ha riferito il senatore Andrea Marcucci, al termine della visita ispettiva alla Casa Circondariale San Giorgio di Lucca, dove ha incontrato il direttore Francesco Ruello, una rappresentanza della polizia penitenziaria ed i detenuti. "Anche in un carcere di piccole dimensione come il nostro- ha spiegato il parlamentare- i reclusi in attesa del primo giudizio sono ben 37 su 154, che salgono a 75 se aggiungiamo appellanti e ricorrenti, con una percentuale elevatissima di reati legati alla droga. La prossima riforma della custodia cautelare dovrà interrompe un abuso insopportabile, tornando a prevedere la carcerazione preventiva come extrema ratio e non come regola. C’è poi l’applicazione della sentenza ‘Torreggianì in cui la Corte di Strasburgo ha imposto all’Italia, tra le altre cose, di assicurare ai detenuti uno spazio minimo di 4 metri quadrati, e di tenerli fuori dalle celle, impegnati in attività socialmente utili o ricreative, almeno 8 ore al giorno. Il San Giorgio - conclude Marcucci - è una struttura fatiscente, e nonostante la buona volontà del direttore e del personale, servirà chiedere al ministro Cancellieri un’attenzione speciale affinché la sentenza sia rispettata anche in carceri problematici come quello di Lucca". Modena: a un nordafricano accusato di spaccio il primo "braccialetto elettronico" La Gazzetta di Modena, 25 dicembre 2013 È un nordafricano accusato di spaccio di droga; è uscito dal carcere e si trova ai domiciliari in un alloggio a Bomporto. È la prima persona in custodia cautelare in regione e la sesta in Italia alla quale viene applicato il cosiddetto "braccialetto elettronico", in realtà una cavigliera con posizionatore Gps che tracciando il perimetro di spostamenti indica alle forze di polizia se l’arrestato è effettivamente in casa o vaso. Si tratta del nuovo dispositivo caldeggiato dal ministro Cancellieri per rendere più "morbida" la detenzione cautelare: infatti la decisione presa pochi giorni fa dal Tribunale del Riesame di Bologna, scarcerando l’indagato, mirava proprio a questo: evitare il carcere. Il "braccialetto elettronico" punta insomma a sostituire la carcerazione e questo potrà dare sollievo alle carceri ma anche ai detenuti, come sottolinea con forza anche una nota della Camera penale di Modena "Perroux" firmata dal presidente, l’avvocato Enrico Fontana. Secondo la Camera Penale, che raggruppa tutti gli avvocati penalisti modenesi, il "braccialetto elettronico", "se correttamente applicato, può rappresentare uno strumento effettivamente atto a rendere la custodia cautelare in carcere ciò che la stessa, codice di procedura penale alla mano, dovrebbe essere secondo i principi propri di uno stato di diritto: l’eccezione, non la regola". Fontana sottolinea il grave stato delle carceri, anche di Sant’Anna, che stanno vivendo una grave emergenza: a Modena si superano i 600 detenuti, una situazione di sovraffollamento. Il caso di Modena è uno dei tanti in Italia, maglia nera in Europa per la detenzione: 147 detenuti ogni 100 posti. E aggiunge: "Ed è altrettanto noto che l’emergenza dipenda in primis dall’abuso che della custodia cautelare in carcere s’è, ancora oggi, portati a fare in chiave di (malintesa) prevenzione sociale. La nostra Camera penale non può ignorare che solo nel 2013 risultino decedute in carcere ben 146 persone". Di queste, 47 sono suicidi. E l’Italia è anche maglia nera per detenuti in attesa di giudizio. Ecco perché, secondo la Camera penale, "occorre dare massima espansione applicativa a quelle misure alternative alla detenzione che rendono, purtroppo spesso solo sulla carta, l’ordinamento penitenziario italiano caposaldo garantista delle legislazioni mondiali". Carlo Gregori Mantova: droga introdotta all’Opg di Castiglione delle Stiviere, processo in corso Gazzetta di Mantova, 25 dicembre 2013 "All’Opg circolano ancora droga e alcolici. Hanno appena beccato una con del fumo e l’hanno mandata in comunità. Invece la Francesca che è innocente è in galera". Corrado Rigamonti, occhialino da Johnny Deep, look bel tenebroso, un omicidio sulle spalle e una diagnosi di schizofrenia paranoide con cui convivere, difende in aula a spada tratta l’infermiera dell’Opg Francoise Ferrarelli, alla sbarra con l’accusa di aver spacciato droga e alcolici ai pazienti della struttura di Castiglione. "Non ha mai spacciato. Mi era più simpatica delle altre, e mi ha fatto mandare anche dei soldi da mio padre" spiega Rigamonti, a voler scansare il sospetto del pm Silvia Bertuzzi di una relazione tra infermiera e paziente". Lui indica l’operatrice socio-sanitaria di fianco al legale e afferma di "trovarla dimagrita". Una testimonianza sotto giuramento, questa del detenuto, che sconcerta anche il giudice Gianfranco Villani. Se Rigamonti difende lei e punta il dito contro la struttura, un altro detenuto, scarpe griffate ai piedi e l’assassinio della moglie da scontare, assicura di essere rimasto di stucco alla notizia della Ferrarelli coinvolta nello spaccio di stupefacenti e di averle anche mandato una lettera per esprimerle il suo stupore. Molto meno stupito il direttore dell’Opg, Ettore Straticò, che ha confermato di aver raccolto personalmente le dichiarazioni di un paziente sugli episodi di spaccio che vedevano protagonista la Ferrarelli. "Ho capito che diceva la verità e ho girato tutto in Procura. Da qui è partita l’indagine affidata ai carabinieri". Straticò non è sorpreso delle dichiarazioni di Rigamonti: "All’Opg il 25% dei pazienti ha un passato pesante di tossicodipendenza. È prevedibile che ci siano tentativi di far entrare droga nella struttura. Noi manteniamo alta la sorveglianza ma questo non è un carcere. È vero che è stato trovato hashish recentemente: era nella tasca di un giubbotto". Immigrazione: al Cie di Roma prosegue la protesta, ma 5 su 9 rinunciano alla bocca cucita Corriere della Sera, 25 dicembre 2013 Lunedì una giovane tunisina ha tentato il suicidio perché le era stato rifiutato l’asilo politico. "È il Natale più triste". Cinque dei 9 immigrati che si erano cuciti le labbra al Cie di Ponte Galeria, alle porte della Capitale, Roma hanno interrotto la loro protesta, dopo le aperture del governo. La protesta prosegue, ma "la situazione ora è tranquilla anche se in 4 continuano ad avere la bocca cucita", spiega Vincenzo Lutrelli, il direttore della struttura dove lunedì a portare avanti la protesta shock erano in dieci, mentre aumenta il numero di chi rifiuta i pasti: erano 30 mentre, ora sono 37.Inatnto martedì da Lampedusa sono partiti 169 profughi; restano 17 superstiti dei naufragi del 3 ed 11 ottobre, che devono essere sentiti ancora dai pm. Il deputato pd Chaouki resterà nel centro di prima accoglienza finché non saranno tutti trasferiti. "Ad ogni modo - rassicura Lutrelli dal Cie di Roma - i 37 immigrati che rifiutano i pasti si nutrono grazie all’assistenza che forniamo. Poiché la protesta va avanti da sabato scorso, posso assicurare che nessuno di loro è in condizioni critiche". "Mi auguro che il fatto che sia Natale - conclude il direttore - possa portare ad uno stop della protesta...vedremo cosa succederà nelle prossime ore, certo apprezzano quanto detto dal Governo sui trasferimenti, anche se il loro obiettivo è veder risolta la propria situazione personale". Come dicono i volontari di Auxilium "il più triste e difficile che si potesse immaginare". Lutrelli fa la spola tra il suo ufficetto, le camerate dove continua a succedere di tutto, le delegazioni di parlamentari che si avvicendano, le telecamere che assediano il Cie di Ponte Galeria e che lunedì pomeriggio sono state respinte: sono rimaste fuori le equipe del Tg1, di SkyNews24, di Roma Uno. L’emergenza è dentro. Lunedì pomeriggio un urlo improvviso dal reparto donne, dove sono sistemate una trentina di immigrate. Una giovane tunisina, Alia, stava cercando di mettere fine alla sua vita, aveva già annodato le lenzuola, voleva chiudere così il suo 2013. Motivo del gesto estremo? Lei e il suo compagno Alì, arrivati da Lampedusa il 29 novembre, avevano appena ricevuto il rifiuto della loro richiesta di asilo politico. E allora che cosa ha fatto Vincenzo Lutrelli? Ha parlato con la donna, l’ha rinfrancata, l’ha fatta incontrare col suo compagno. L’ultima delle crisi del Cie è rientrata così. La mattina di martedì, la donna è stata comunque portata in un ospedale romano per accertarne le condizioni psicologiche e di tenuta mentale. Tutt’intorno si respira un clima da assedio. Non solo per le bocche cucite. Fanno impressione le labbra dei migranti che continuano a rifiutare le cure mediche e sono ormai al terzo giorno di protesta. Ad avvelenare l’aria aver visto portare via l’altro giorno due di loro con le bocche cucite che sono stati espulsi dal Paese. Il tempo solo di salutare Mohamed Ben Gi e Abdelrahim Arami. Fuori c’erano gli agenti della polizia. Intanto sta male uno degli immigrati con la bocca cucita. Gli hanno dato degli antibiotici. Probabilmente ha una forma influenzale. "La situazione è costantemente monitorata – spiega il direttore Vincenzo Lutrelli -. Facciamo quello che è possibile". Si fanno i conti intanto di chi è uscito dal Cie dopo i quattro accompagnati lunedì all’ufficio di polizia, tra cui i due con la bocca cucita. Sono sei in tutto gli immigrati che hanno lasciato il Cie, anche due rumeni in aggiunta ai quattro maghrebini sono usciti dal Cie. I due hanno liberamente varcato la soglia di uscita lunedì con i tasca l’invito a lasciare il paese entro sette giorni. A Natale non restano che un paio di alberelli messi da Auxilium (sono in tutto 82 i volontari impegnati nel Cie) all’ingresso dei reparti maschile e femminile, più il presepe allestito nella cappelletta dove il 25 alle 16 sarà celebrata una Messa. Nella vicina moschea i musulmani si sono riuniti venerdì scorso. Immigrazione: Cie Roma; deputati Sel, intervenga Napolitano "Domani chiederemo al presidente Napolitano di intervenire direttamente con un atto umanitario per mettere fine alla situazione del Cie di Ponte Galeria. è peggio di un carcere di pessima qualità". Così la deputata di Sel Ileana Piazzoni, che con i colleghi Filiberto Zaratti e Nazareno Pilozzi ha visitato stamani il Centro di identificazione ed espulsione a Roma. "L'altro giorno una donna ha tentato il suicidio, 4 hanno ancora le bocche cucite, oltre 20 digiunano, 15 da ieri dormono fuori" ha aggiunto. Marino: Cie vanno chiusi, pessima organizzazione "L'organizzazione dei Cie è pessima, lo posso dire con molta cognizione di causa perché questo ha fatto parte delle inchieste che ho condotto come senatore e presidente della Commissione di Inchiesta sul servizio sanitario internazionale". Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino a margine del pranzo di Natale con i poveri che si è svolto a Roma nella basilica di Santa Maria in Trastevere, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Secondo Marino i Cie "sono luoghi orribili, di vero orrore, dove non è rispettata la dignità delle persone. sono luoghi che vanno chiusi, così come va cancellata la Bossi-Fini. La politica dell'immigrazione - ha concluso - non la si fa con le cannoniere nel Mediterraneo, ma la si fa con la solidarietà". Immigrazione: Alfano; task force ministeriale sui Cie, ma non dobbiamo dare messaggi sbagliati Dire, 25 dicembre 2013 "Ho istituito una task force ministeriale che dovrà rivedere i capitolati di appalto sulla gestione dei centri e ho inviato ispezioni per verificare la situazione nelle strutture". Il ministro degli Interni Angelino Alfano, in un’intervista al ‘Corriere della Serà, racconta come intende far fronte alla questione dei Cie, in primo piano in questi giorni e ricorda come "l’ultimo decreto legge sulla giustizia prevede che l’identificazione avvenga già nelle strutture carcerarie e questo abbrevierà la permanenza nei Cie". Il ministro fornisce inoltre alcuni dati: "Nel 2013 il tempo di permanenza medio nei Cie è stato di 38 giorni. Attualmente nei Cie ci sono solo 445 stranieri. I ritardi nei rimpatri sono dovuti ai ritardi nel rilascio dei documenti da parte dei consolati. Aggiungo che dei nove immigrati che si sono cuciti la bocca a Ponte Galeria, tre sono ex detenuti per spaccio e uno, l’Imam, ha precedenti per rapina, lesioni e tentato furto". Alfano, chiamato in causa sull’abolizione o meno della legge Bossi-Fini, fissa alcuni paletti: "Non possiamo, sull’onda di una giustificata emotività, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini". E insiste: "Dobbiamo stare attenti a non fare arrivare dall’altra parte del Mediterraneo messaggi sbagliati del tipo: venite in Italia, qui c’è posto e lavoro per tutti. Non è così, abbiamo già grandi difficoltà ad assicurare un futuro ai giovani italiani". Polonia: Natale in carcere per i 3 tifosi laziali, tribunale respinge istanze di scarcerazione di Federico Colosimo Giornale d’Italia, 25 dicembre 2013 Il Tribunale di Varsavia ha respinto le ultime 3 istanze di scarcerazione avanzate dai legali dei supporters biancocelesti ancora prigionieri nel carcere di Bialoleka. Matteo Buttinelli, Alberto Corsino e Daniele De Paolis, saranno costretti a trascorrere il Santo Natale in quella terribile prigione dove venivano rinchiusi gli oppositori del regime comunista polacco. La notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare è arrivata. Reclusi da 20 giorni, sono stati abbandonati in tutto e per tutto dall’esecutivo nostrano. Mentre Enrico Letta continua a infischiarsene, pensando solo a come mantenere ben salda la sua poltrona, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, sceglie la via del silenzio. Nessun commento, nessuna reazione. Niente di niente. Quella che è considerata da tutti come una delle figure più influenti del radicalismo liberale italiano, continua a svolgere il ruolo di "assente ingiustificata". C’è chi non ha commesso alcun crimine ed è stato costretto, in preda alla disperazione, a patteggiare una pena a due anni di reclusione per far ritorno in Italia. E ancora: chi ha dovuto sborsare 7.500 euro di cauzione per abbandonare quel carcere gelido. E chi invece passerà le feste natalizie dietro a delle sbarre per non si sa quale crimine commesso. "Rumore, schiamazzo, ostacoli nell’uso del marciapiede", o forse solo per aver avuto il volto coperto. Sono queste le vergognose accuse che tengono ancora in carcere i 3 tifosi della Lazio. Che siano colpevoli o vittime, adesso non ha importanza. L’unica cosa fondamentale, in questo momento, era tirarli fuori di prigione. Ma il governo italiano non è stato in grado di fare neanche questo. E si è mostrato impotente, ancora una volta, di fronte all’arroganza delle autorità polacche. E così, oltre ai Marò (tenuti in ostaggio dal governo indiano da quasi due anni) e ai 52 genitori adottivi ancora "prigionieri" in Congo, l’Italia può vantare un altro primato: quello disgustoso, di avere 3 ragazzi italiani rinchiusi in una cella polacca anche nei giorni di Natale. Russia: Khodorkovsky scrive alle Pussy Riot "non cedete a odio e rancore…" Tm News, 25 dicembre 2013 L’ex oligarca russo Mikhail Khodorkovsky, graziato dopo dieci anni in prigione, ha scritto alle due ragazza del gruppo punk femminista Pussy Riot, amnistiate ier, mettendole in guardia contro "l’odio e il rancore". "L’essenziale ora è trovare la forza per non lasciare posto nel cuore all’odio e al rancore, dopo questa pesante prova delle prigione" ha detto l’ex prigioniero più famoso di Russai sul suo sito khodorkovski.ru. "La liberazione dei detenuti rende il potere un po’ più umano" scrive ancora Khodorkovsky nel messaggio indirizzato a Maria Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova. "Sono felice di sapere che questa prova, indegna di un paese europeo nel XXI secolo, sia finita". Le due Pussy Riot si sono incontrate oggi a Krasnoyarsk, in Siberia orientale, all’indomani della loro liberazione e hanno promesso di continuare a battersi per la difesa dei diritti umani. Tolokonnikova ha lanciato un appello al boicottaggio delle Olimpiadi di Sochi a febbraio. Khodorkovsky è volato venerdì in Germania, dopo aver ottenuto al grazia, tra la sorpresa generale, dal presidente Vladimir Putin. In varie interviste, l’ex uomo più ricco di Russia, che secondo gli osservatori ha pagato l’aver voluto sfidare il presidente, mostrando troppa indipendenza dal Cremlino e finanziando partiti d’opposizione, ha escluso di entrare in politica e di finanziare l’opposizione, ma ha promesso di dedicarsi alla difesa dei prigionieri politici in Russia.