Giustizia: cresce ipotesi dell’amnistia, Scelta Civica e Sel contro il ministro Mauro La Repubblica, 23 agosto 2013 Sarebbe un “atto di realismo” sostiene il capo del dicastero Difesa. L’ipotesi prende quota anche nel Pdl. Bondi: “Tema posto da Mauro e Cancellieri non eludibile”. Ma il partito del ministro frena e contesta la proposta: “Sono contrario a indulti e amnistie”, dice il capogruppo al Senato di Sc Susta. Mentre Sinistra Ecologia e Libertà precisa: “In questo caso contrari anche ad aprire discussione”. M5S: “Basta con le pantomime” Il ministro della Difesa Mario Mauro insiste: una soluzione alla “agibilità politica” di Berlusconi che scongiuri dunque il rischio di una eventuale crisi di governo c’è. Serve un’amnistia generale, di cui beneficiario sia anche lui, ovviamente, Silvio Berlusconi, la cui condanna per frode fiscale è stata confermata dalla Cassazione. Mauro lo aveva già detto ieri all’Avvenire e lo ha ribadito oggi in un’altra intervista. “Propongo - spiega - un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare una armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare ad un atto di clemenza di iniziativa delle Camere, cioè un’amnistia”. La convinzione di Mauro. Secondo il ministro, questa “è l’unica alternativa reale a un confronto politico immaginato per troppo tempo senza esclusione di colpi. Da una parte e dall’altra”. Nell’amnistia ricadrebbe il caso di Berlusconi e “con lui delle migliaia di detenuti in sovrannumero che affollano le carceri italiane in attesa di giudizio. Il sistema carcerario italiano è inadeguato e sta scoppiando. Non sono io a dirlo, lo dicono puntualmente ogni anno i magistrati in apertura dell’anno giudiziario. La certezza del diritto e della pena ne uscirebbero rafforzate”. Le reazioni di Scelta Civica. Ma a questa ipotesi, che prende quota anche tra il Pdl come una delle strade percorribili per salvare il proprio leader, si oppone categoricamente lo stesso partito del ministro e senatore, Scelta Civica, per voce proprio del capogruppo al Senato Gianluca Susta: “Sono decisamente contrario ad altri indulti e amnistie. Non dimentichiamo che Berlusconi è stato condannato a quattro anni e gode dell’indulto ultimo di tre anni. Il problema non riguarda la condanna quanto l’interdizione dai pubblici uffici, quindi l’incandidabilità o la decadenza dall’ufficio di senatore o di qualunque altro ufficio pubblico, altra cosa rispetto all’amnistia”, ha chiarito. “Mi pare che da parte del Pdl ci sia quasi la richiesta di un Berlusconi sciolto dalle leggi. Io credo che bisognerebbe fare un salto di qualità verso la normalità che c’è in tutto il mondo quando viene coinvolto un leader politico in un fatto che prefigura anche una fattispecie penale. Non vedo strade per salvare Berlusconi”, ha aggiunto Susta. Una posizione condivisa nel partito, e confermata anche dal capogruppo alla Camera: “Differenze sostanziali non ne vedo. Se ci sono necessità di approfondimenti, facciamoli” ha detto Lorenzo Dellai. “Io non vedo maggiori assicurazioni di quelle già previste e definite in Giunta per le elezioni - continua - un percorso garantista, rispettoso della legge; lo definirei anche prudente; richiederà alcune settimane e darà a Berlusconi la possibilità di potersi difendere. Quindi non capisco quali altri approfondimenti servano”. Il no di Sel. E che si possa appoggiare un’amnistia per risolvere la vicenda di Silvio Berlusconi lo esclude anche Sinistra Ecologia e Libertà, da sempre comunque favorevole a questo tipo di provvedimento. “Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità a provvedimenti per alleviare quella che è la condizione drammatica delle carceri”, ha ricordato il capogruppo di Sel “Ma se si parla di amnistia si fanno delle selezioni dei reati. Certamente i reati più odiosi, quelli dei colletti bianchi, quelli che hanno prodotto come nel caso di Berlusconi l’accumulazione di ingentissimi fondi noi ovviamente non solo saremmo contrari ma non saremmo disponibili nemmeno ad aprire la discussione”, ha chiarito. Le strategie del Pdl. Nel Pdl a questo punto c’è chi vede nell’amnistia la soluzione più praticabile, come il coordinatore Sandro Bondi che plaude all’intervento di Mauro e anche a quello del ministro della Giustizia Cancellieri che si è detta favorevole a un’amnistia generale: “Se due membri autorevoli del governo, come Mario Mauro e Anna Maria Cancellieri, affrontano con serietà e lungimiranza il problema dell’amnistia, ciò ha un valore che non può essere eluso, sottovalutato o accantonato da chi ha a cuore le sorti dell’Italia”, ha affermato. Della stessa idea Altero Matteoli: “Accolgo con molto favore la posizione del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, sull’amnistia. Uno Stato democratico forte dimostra di essere tale anche con gesti di clemenza verso chi ha sbagliato”. E c’è chi come Mara Carfagna, portavoce Pdl alla Camera sceglie il campo di battaglia sulla legge Severino: “No al giacobinismo, sì al garantismo. Il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge Severino è la scelta più giusta”, scrive su Twitter. C’è poi la polemica sul voto in Giunta per la decadenza che viene comunque alimentata: “Se il Pd continuasse con un atteggiamento pregiudiziale facendo prevalere la volontà di eliminare Berlusconi, ovvero il proprio alleato di governo, oltre che ad essere un’ illusione, si assumerebbe una grave responsabilità di fronte agli italiani aprendo una nuova stagione di contrapposizioni e di instabilità”, ha affermato la senatrice Pdl Manuela Repetti. Mentre Daniela Santanché non risparmia la sua dose quotidiana: “Si può governare insieme al partito delle tasse e delle manette?” chiese su Twitter. M5S, basta pantomime. Tutte “pantomime” secondo il Movimento Cinque Stelle che dice “basta”, con un intervento di Maurizio Buccarella, vicepresidente della commissione Giustizia del Senato. È ora che si ristabilisca e riaffermi con forza lo Stato di diritto e l’applicazione delle leggi. Il voto sulla decadenza del pregiudicato Silvio Berlusconi è una mera formalità e presa d’atto per applicare la legge Severino e la sentenza definitiva che lo fa decadere da parlamentare e lo ha già reso incandidabile per i prossimi sei anni”. Giustizia: Cancellieri; situazione carceri ripugnante, sono favorevole all’amnistia di Fabrizio De Feo Il Giornale, 23 agosto 2013 “La mia opinione personale è favorevole all’amnistia ma è un provvedimento che tocca al Parlamento: mi rimetto alle scelte della politica”. Anna Maria Cancellieri al Meeting di Rimini fa pienamente sua la scommessa e la battaglia a favore della dignità dei detenuti nelle carceri italiane. Ma anche quella delle assunzioni lavorative di ex detenuti con gli incentivi fiscali previsti della Legge Cancellieri, entrata in vigore il 19 agosto, la cosiddetta “svuota carceri”, titolo per lei del tutto immeritato. “Non svuota un bel niente”, spiega. “Ha solo alleggerito un po’ la pressione” e contrariamente alla percezione diffusa non metterà in circolazioni migliaia di delinquenti. “Assolutamente no - dice - non metteremo in circolazione chi è socialmente pericoloso, ma ci sono tanti che hanno commesso fatti penalmente rilevanti e possono pagare la loro colpa lavorando”. “Sono favorevole all’amnistia, oltre che per motivi umanitari anche perché ci darebbe l’opportunità di mettere in cantiere una riforma complessiva del sistema penitenziario”, dice la Guardasigilli. L’importante è procedere a un “cambio di passo culturale”, adoperandoci per “migliorare, e di molto, le condizione delle carceri e dare al maggior numero di detenuti possibili l’opportunità di reinserirsi nella società. Aumentare quindi le opportunità di lavoro, lavoro sociale e studio”. Quello del sovraffollamento nelle carceri, aggiunge il ministro, è un tema “delicato” per l’impatto che ha sul senso di sicurezza dei cittadini. “Il nostro provvedimento - spiega - affidando sempre al magistrato la decisione finale, vuole proprio evitare che possano uscire dalle celle detenuti considerati pericolosi”. Ma per una volta “dobbiamo ringraziare l’Europa che ci ha messo con le spalle al muro dicendoci: entro un anno dovete mettervi a posto”, dice riferendosi alla condanna inflitta all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per le condizioni di sovraffollamento delle nostre carceri. “L’Europa in fondo ci dice di fare quello che la nostra Costituzione prevede. Dice di non maltrattare la dignità degli uomini, di far sì che la pena sia strumento per pagare il proprio conto con la società e uscire migliorati. Il problema è che per tutta una serie di motivi in questi anni abbiamo perso la via maestra, abbiamo dimenticato la nostra civiltà”. Insomma “c’è molto da fare per migliorare il sistema carcerario italiano. Le nuove regole dicono che nei parlatori non ci devono essere barriere, nelle celle non devono esistere grate o altri ostacoli all’ingresso della luce. Ebbene questo non avviene. Sono pochi casi di carceri in regola. Siamo il paese di Beccaria, ma nella realtà abbiamo una situazione che, come dice a ragione il presidente della Repubblica, è ripugnante”. Giustizia: Letta chiude la porta Adesso il Cavaliere punta sull’amnistia di Salvatore Dama Libero, 23 agosto 2013 Dopo il duro faccia a faccia fra il premier e il vice, il leader del Pdl cambia obiettivo. I ministri Mauro e Cancellieri aprono alla “soluzione politica”. E il ruolo del Colle torna decisivo. La posizione non cambia: mai più con i carnefici di Silvio Berlusconi, se il Partito democratico si assume la responsabilità della cacciata del Cavaliere dalle istituzioni parlamentari. Ma i democratici sembrano immuni alle pressioni psicologiche. Quasi che non desiderino altro che la caduta del governo, per mano berlusconiana, e il ritorno alle urne. E allora il cerino ritorna ad Arcore. Acceso e con la miccia sempre più corta. Silvio si trova in una posizione assai scomoda. È in predicato di subire l’onta più grande, la decadenza dal seggio parlamentare per mano di quelli che, nemici storici, adesso sono i suoi alleati di governo. Ma la cosa peggiore è la consapevolezza di non poter consumare la propria rappresaglia. Se un minuto dopo Silvio manda a gambe all’aria il governo facendo dimettere i suoi ministri, “gli italiani me la faranno pagare”, ne è certo. Lui si sentirebbe anche legittimato a reagire, ma poi vallo a spiegare in giro che non è colpa sua. Intervistato dalla rivista Tempi, Berlusconi utilizza una metafora marinara: “Se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?”. D’accordo che siamo un popolo di navigatori, ma è anche vero che in Italia l’80 per cento delle famiglie ha una casa di proprietà. E se la nave va a fondo perché Silvio la manda sugli scogli, addio cancellazione dell’Imu sulla prima casa. E benvenuto al punto di Iva in più finora messo in congelatore. Morale: disfare le larghe intese richiede una forte assunzione di responsabilità. Ecco perché dal Pdl continuano a cercare ogni sponda che eviti il patatrac. Ieri sera Angelino Alfano ha fatto ritorno ad Arcore per riferire sul lungo incontro con il presidente del Consiglio e per valutare le contromosse. Il capo del governo non ha voluto sentire ragioni, quasi che le sorti del suo governo non gli interessassero. E ciò alimenta il sospetto che Letta si stia giocando la sua partita all’interno della fase congressuale del Pd. Dubbio che riecheggia in una nota di Daniela Capezzone: “Se Letta ribadirà il suo “no” e Franceschini il suo “mai”, risulterà evidente che l’attuale delegazione del Pd al governo vuole semplicemente ottenere in fretta e furia una nomination da parte del proprio partito, scavalcando Renzi”. Fallito l’approccio con Palazzo Chigi e considerando velleitari i tentativi di prendere tempo in Giunta per le elezioni, Berlusconi continua a guardare al Quirinale. Giorgio Napolitano ha gli strumenti per risolvere la questione, “se solo volesse”. Quali? Va esclusa la grazia, perché Silvio ha già fatto sapere di non essere intenzionato a chiederla. C’è il percorso della commutazione della pena, ma questa non cancella la condanna e non fa venire meno l’ineleggibilità e la decadenza dalla carica parlamentare. Non è una soluzione risolutiva. L’altra ipotesi che è tornata a balenare nelle ultime ore è quella di un atto di pacificazione nazionale, questo sì invocato dal Cavaliere, sotto forma di amnistia. Il Quirinale ha avuto contatti con i due Letta, il premier e Gianni, quest’ultimo ascoltato in qualità di ambasciatore berlusconiano. Inoltre al Colle ieri sera è salita anche il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Il Guardasigilli è stato interpellato sulla situazione delle carceri e, a quanto pare, sull’ipotesi di clemenza generalizzata. “Personalmente sono favorevole oltre che per motivi umanitari anche perché ci darebbe l’opportunità di mettere in cantiere una riforma complessiva del sistema penitenziario”, ha affermato ieri Cancellieri. Amnistia e indulto. Una estingue il reato e l’altro condona in tutto o in parte la pena. Sono i due provvedimenti suggeriti dal ministro della Difesa Mario Mauro come possibile soluzione al caso Berlusconi. È una questione, ha spiegato l’esponente di governo, che “va risolta politicamente, non per via giudiziaria. E con un provvedimento generale, non individuale. Come nel dopoguerra, con l’amnistia Togliatti”, ricordando il precedente del 1946 quando l’allora Guardasigilli propose l’estinzione di tutti i reati comuni e politici legati al conflitto mondiale. Tuttavia, anche se ci fosse un eventuale imprimatur del Quirinale, esso non basterebbe. Amnistia e indulto sono due atti di natura parlamentare e necessitano di una maggioranza qualificata dei due terzi di ciascuna Camera. Il Pd, con Rosy Bindi, già mette le mani avanti (“Questo non è un governo di pacificazione nazionale”) e anche la Lega si chiama fuori. Giustizia: in Parlamento 3 proposte di legge sull’amnistia per pene non sopra 4 anni Adnkronos, 23 agosto 2013 Sono tre, una alla Camera e due al Senato, le proposte di legge presentate per la concessione dell’amnistia e dell’indulto, tutte finalizzate ad alleggerire la pesante situazione di sovraffollamento carcerario e depositate proprio all’inizio della legislatura. Tre testi che al momento però non sembrano applicabili ai reati che vedono condannato e imputato Silvio Berlusconi, visto che le fattispecie indicate sono quelle per cui la pena massima prevista non deve superare i 4 anni. La proposta presentata il 26 marzo scorso da Sandro Gozi, deputato del Pd, “concede amnistia per tutti i reati commessi entro il 14 marzo 2013 per i quali è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, ovvero una pena pecuniaria, sola o congiunta a detta pena, ferme restando alcune esclusioni per i reati connotati da maggiore pericolosità sociale e lesivi di beni giuridici di rango costituzionale particolarmente elevato. Analoghe esclusioni sono previste per l’indulto, che è concesso nella misura di tre anni in linea generale e di cinque per i soli detenuti in gravi condizioni di salute”. Identico il disegno di legge di cui al Senato è autore Luigi Manconi del Pd, sottoscritto anche da Luigi Compagna del Pdl, a sua volta autore di un testo al quale ha aderito lo stesso Manconi. Entrambi sono stati depositati il 15 marzo, giorno inaugurale della legislatura. La proposta dell’esponente del centrodestra, oltre a prevedere l’amnistia “per ogni reato per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, ovvero una pena pecuniaria, sola o congiunta alla suddetta pena detentiva”, indica tutta una serie di altri reati per i quali è prevista oppure categoricamente esclusa. In base all’articolo 79 della Costituzione, “l’amnistia e l’indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale. La legge che concede l’amnistia o l’indulto stabilisce il termine per la loro applicazione. In ogni caso l’amnistia e l’indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge”. L’amnistia determina l’estinzione del reato, mentre l’indulto è una causa di estinzione della pena: pertanto, con l’amnistia lo Stato rinuncia all’applicazione della pena, mentre con l’indulto si limita a condonare, in tutto o in parte, la pena inflitta, senza però cancellare il reato. L’ultima amnistia risale al 1990, mentre l’ultimo indulto è del 2006. Giustizia: dibattito sull'ipotesi di amnistia, dichiarazioni di esponenti politici Ristretti Orizzonti, 23 agosto 2013 Compagna (Pdl): l’amnistia vale anche per Berlusconi, ma l’accordo c’è? (Dire) “L’amnistia vale per 30mila persone e varrebbe anche per Berlusconi. Ma senza accordo politico non si va da nessuna parte”. Luigi Compagna, senatore del Pdl, iscritto al gruppo Gal, docente di Scienza Politica alla Luiss, è il firmatario di due proposte di legge sull’amnistia depositate a Palazzo Madama. Compagna non è sicuro che la via del provvedimento parlamentare di clemenza sia quella giusta per risolvere l’impasse legata al caso Berlusconi. “Il vero problema - spiega interpellato dall’agenzia Dire - è quello di sbloccare l’iter. L’approvazione dell’amnistia è una cosa complicata, che dura dieci mesi. È previsto un procedimento rafforzato con il voto dei due terzi delle Camere. Ma quando io ho presentato la proposta di legge, firmavano solo i colleghi del Pdl. Quelli del Pd non firmavano perché, dicevano, non vogliamo fare il gioco di Berlusconi”. Alla fine, Compagna una proposta bipartisan per l’amnistia è riuscita a presentarla, insieme al Democratico Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani del Senato. “Ma Manconi è un’altra storia. Lui- spiega- è un garantista. Io mi chiedo, con tutto il rispetto per i colleghi, Zanda e Casson la pensano alla stessa maniera? Piuttosto il fatto significativo di queste ore mi sembra l’atteggiamento del ministro di giustizia Anna Maria Cancellieri. La sua disponibilità è importante, perché potrebbe essere il segnale di un accordo nel governo. Ricordo, a titolo di paragone, che i suoi predecessori, Alfano, Nitto Palma e Severino erano stati più timidi. In ogni caso la partita è in mano al Pd. Io potrei anche fare un intervento in aula per chiedere l’iscrizione all’ordine del giorno della mia proposta. Ma la cosa diventa interessante solo se per il Pd non c’è il veto a legiferare”. Secondo il senatore Luigi Compagna, la via maestra, anzi obbligata per risolvere il caso Berlusconi è che si chieda il parere della Corte Costituzionale. L’esponente del Gruppo Grandi Autonomie e Libertà spiega che “la legge Severino è fatta malissimo. E sarebbe l’unica della Repubblica italiana sottratta al vaglio di costituzionalità. Ora l’unico che può chiedere un intervento è il Senato. La legge Severino prevede infatti che sia la Camera di appartenenza a dichiarare decaduto un suo componente, e dunque ritiene vigente l’articolo 66 della Costituzione. Ma se questo è vero, può una legge incidere sull’elettorato passivo, valore tutelato dalla Costituzione?” È la premessa della discussione in giunta per elezioni, il prossimo 9 settembre. “Ed è la giunta, che ha funzioni giurisdizionali, che può adire la Corte prima di deliberare. Secondo me- conclude Luigi Compagna- non deve nemmeno far votare. Del resto siamo nella drammatica attesa del pronunciamento della Corte sulla legge elettorale, il Porcellum. In questo caso ad adire la Consulta è stato un cittadino di Milano, il signor Bozzi. Se c’è riuscito Bozzi, potrà farlo il Senato. O no?”. Leva e Favi (Pd): contrari all’amnistia… al Pdl interessa solo Berlusconi (Adnkronos) “Come già più volte dichiarato nelle scorse settimane, siamo nettamente contrari a un provvedimento di amnistia. Per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, c’è bisogno di interventi strutturali”. Così Danilo Leva, responsabile Giustizia e Sandro Favi, responsabile carceri del Partito Democratico. “È quindi necessario proseguire sulla strada già tracciata dalle leggi recentemente approvate in Parlamento, nonché riformare la custodia cautelare e intervenire per maggiore azione di depenalizzazione. Fuori da un contesto di riforme, l’amnistia è un provvedimento una tantum, e come tale non serve a nulla”, continuano. “La tempistica del provvedimento fa tra l’altro sorgere il dubbio che l’emergenza che il Pdl vuole affrontare non riguarda tanto le sorti della popolazione carceraria italiana quanto quelle di una sola persona, Silvio Berlusconi. È l’unica cosa che interessa al Pdl. Ma non è nell’interesse dell’Italia”, concludono. Ex ministro Frattini: l’amnistia non è “ad personam” per Berlusconi (Ansa) “Mi auguro che il governo Letta, che sta provando a risolvere la crisi economica, non cada”. Lo dice l’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, parlando in conferenza stampa al Meeting di Comunione e Liberazione. Frattini, che oggi è presidente della Sioi (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) parlando anche della questione della decadenza di Silvio Berlusconi ha spiegato, sottolineando di essere fuori dalla politica e di essere “un cittadino”, che si potrebbe arrivare “ad un’amnistia, che non è un provvedimento ad personam, bensì generale che tocca una questione generale”. Ricordando che l’Italia ha molti problemi nel campo della giustizia, Frattini ha concluso dicendo di guardare con favore ai referendum dei Radicali sulla giustizia. Migliore (Sel): no amnistia per salvare il Cav (Adnkronos) “Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità a provvedimenti per alleviare quella che è la condizione drammatica delle carceri. Ma se si parla di amnistia si fanno delle selezioni dei reati. Certamente i reati più odiosi, quelli dei colletti bianchi, quelli che hanno prodotto come nel caso di Berlusconi l’accumulazione di ingentissimi fondi, si parla di duecentosettanta milioni di euro di fondi neri per agire al di fuori di ogni norma, noi ovviamente non solo saremmo contrari ma non saremmo disponibili nemmeno ad aprire la discussione”. Così il capogruppo di Sel alla Camera, Gennaro Migliore, ospite a “Radio Anch’io” su Radio 1 Rai, chiude all’ipotesi “amnistia” per la soluzione della questione di “agibilità politica” di Silvio Berlusconi. Matteoli (Pdl): bene il ministro Cancellieri sull’amnistia (Adnkronos) “Accolgo con molto favore la posizione del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, sull’amnistia. Condivido la necessità di un provvedimento per fronteggiare l’emergenza carceri ed essere nel contempo precondizione per risolvere la questione della detenzione garantendo condizioni civili negli istituti di pena e la reale riabilitazione, come prevede la Costituzione. Aggiungo che uno Stato democratico forte dimostra di essere tale anche con gesti di clemenza verso chi ha sbagliato”. Lo afferma il senatore del Pdl Altero Matteoli. Bondi (Pdl): bene Mauro e Cancellieri su amnistia (Ansa) “Se due membri autorevoli del governo, come Mario Mauro e Anna Maria Cancellieri, affrontano con serietà e lungimiranza il problema dell’amnistia, ciò ha un valore che non può essere eluso, sottovalutato o accantonato da chi ha a cuore le sorti dell’Italia”. Lo dice Sandro Bondi, senatore del Pdl e coordinatore del partito. Lauro (Gruppo Misto): solo amnistia generale e indulto possono evitare caos (Dire) “Soltanto un’amnistia generale, con un indulto, potrà evitare il caos alla politica italiana, insieme con la riforma elettorale e la convocazione di un’Assemblea costituente. Pdl, Pd e Scelta Civica si stanno perdendo in polemiche inutili e proposte inconcludenti. Abbiano il coraggio di scegliere questa strada maestra, unica corretta e percorribile, altrimenti scompariranno dalla scena e distruggeranno il nostro paese”. Lo ha dichiarato Raffaele Lauro, senatore del Gruppo Misto nella XVI legislatura. Susta (Sc): no a ipotesi indulto o amnistia (Ansa) “Mi pare che da parte del Pdl ci sia quasi la richiesta di un Berlusconi sciolto dalle leggi. Io credo che bisognerebbe fare un salto di qualità verso la normalità che c’è in tutto il mondo quando viene coinvolto un leader politico in un fatto che prefigura anche una fattispecie penale. Non vedo strade per salvare Berlusconi”. Lo ha affermato Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta Civica, intervenendo a Radio Anch’io. Sull’ipotesi di un provvedimento generale ha aggiunto: “Io sono decisamente contrario ad altri indulti e amnistie. Non dimentichiamo che Berlusconi è stato condannato a quattro anni e gode dell’indulto ultimo di tre anni. Il problema non riguarda la condanna quanto l’interdizione dai pubblici uffici, quindi l’incandidabilità o la decadenza dall’ufficio di senatore o di qualunque altro ufficio pubblico. È altra cosa rispetto all’amnistia”. Rispondendo alla domanda sulle presunte diverse posizioni all’interno di Scelta Civica, Susta ha chiarito: “Differenze sostanziali non ne vedo. Se ci sono necessità di approfondimenti, facciamoli, ha detto Lorenzo Dellai. Io non vedo maggiori assicurazioni di quelle già previste e definite in Giunta per le elezioni. È un percorso garantista, rispettoso della legge; lo definirei anche prudente; richiederà alcune settimane e darà a Berlusconi la possibilità di potersi difendere. Quindi non capisco quali altri approfondimenti servano”. Infine nel dibattito sull’abolizione dell’Imu ha aggiunto: “Anche sull’Imu bisogna finirla coi ricatti di Brunetta e del Pdl. L’abolizione dell’Imu era una loro promessa elettorale, ora fanno parte di un governo di coalizione e devono trovare una mediazione. Scelta Civica propone di alzare la soglia delle detrazioni e agevolare le famiglie numerose. Bisognerà trovare un punto di mediazione, non è Brunetta che distribuisce le carte e detta la legge”. Molteni (Lega): amnistia soluzione scellerata, faremo dura battaglia (Adnkronos) “Il ministro Cancellieri invoca ancora una nuova amnistia. La Lega spera invece in un atto di responsabilità e quindi che il ministro della giustizia e il Governo Letta tolgano il disturbo in tempo zero! Dopo aver assistito a due azioni criminali come gli svuotacarceri che porteranno circa 20 mila delinquenti fuori dalle celle, l’auspicio oggi del ministro Cancellieri di una nuova amnistia è una ulteriore vergogna che porterà la Lega a salire sulle barricate per impedire l’ennesimo colpo di spugna a danno della sicurezza dei cittadini e delle vittime dei reati”. Lo afferma in una nota il capogruppo della Lega Nord in commissione giustizia a Montecitorio, Nicola Molteni. “L’amnistia è la resa manifesta dello Stato dinnanzi alla criminalità e solo un governo ormai allo sbando può chiedere un atto di clemenza per ladri, violenti e finanche assassini. Una follia a cui la Lega si opporrà in tutti i modi possibili dentro e fuori il parlamento”, aggiunge. Giustizia: pena e recupero, equilibrio possibile con l’entrata in vigore della nuova legge di Cosimo Maria Ferri Il Sole 24 Ore, 23 agosto 2013 La sospensione dell’esecuzione e i calcoli sulla liberazione anticipata ridurranno drasticamente la popolazione carceraria. Il Decreto legge 78/13, ora convertito in legge, rappresenta la prima risposta concreta dell’Italia alla condanna subita in sede europea con la sentenza Corte europea dei diritti dell’Uomo sul caso Torreggiani e altri contro Italia. L’intervento sul sistema esecutivo penale operato con il provvedimento cosiddetto “svuota carceri” punta, per un verso, a realizzare un equilibrio possibile tra le istanze preventive e di tutela sociale e la finalità rieducativa della pena; per l’altro a conseguire l’obiettivo di garantire condizioni di vita più umane all’interno degli istituti penitenziari, attraverso misure di natura strutturale. Esempi di questa nuova strategia di approccio alle problematiche dell’esecuzione penale sono costituiti dalla sinergica azione sui flussi in entrata nel circuito penitenziario, con la modifica del meccanismo di sospensione dell’ordine di esecuzione di cui all’articolo 656, del codice di procedura penale, cui sì accompagnerà ora l’immediata applicazione della riduzione di pena a titolo di liberazione anticipata, evitando così le detenzioni “inopportune”); e sui flussi in uscita dagli istituti penitenziari, per effetto della rimozione della preclusione alla detenzione domiciliare “infrabiennale” (articolo 47ter, comma 1bis, Legge 354/759) per i condannati recidivi “qualificati”. Tale ultima novità assume particolare rilievo, dal momento che riattiva un importantissimo strumento deflativo a disposizione della magistratura di sorveglianza, che aveva contribuito in termini significativi al contenimento del sovraffollamento carcerario. Tra le ulteriori novità introdotte, meritano di essere segnalate l’elevazione del limite edittale di pena per l’applicazione della custodia cautelare in carcere (ma resta la custodia preventiva per il finanziamento illecito dei partiti e per lo stalking); l’ulteriore rafforzamento delle esigenze di tutela della vittima del reato, conia previsione della prevalenza delle stesse nella decisione del giudice sulla fissazione del luogo di esecuzione degli arresti domiciliari; l’introduzione di forme di lavoro volontario per i detenuti. anche a titolo di riparazione del danno cagionato alle vittime dei reati; l’attribuzione della competenza “cautelare” del magistrato di sorveglianza per l’applicazione in via provvisoria di tutte le tipologie di detenzione domiciliare, qualora ricorra un grave pregiudizio in capo al detenuto per la protrazione della carcerazione; la riformulazione del meccanismo di sospensione dell’ordine di carcerazione, includendo il computo della liberazione anticipata sulla detenzione presto offerta, ma escludendo la sospensione dell’esecuzione per alcuni reati di particolare gravità e/o allarme sociale (mafia, estorsione e rapina aggravata, omicidio, stalking, maltrattamenti in famiglia aggravati, furto in abitazione, incendio boschivo, scippo). Con la legge in esame sono stati, infine, rafforzati i poteri del Commissario straordinario per le infrastrutture penitenziarie. In definitiva, l’intervento sul sistema dell’esecuzione penale e penitenziaria operato con il Decreto legge. 78/13 costituisce un primo e importante passo - cui altri dovranno necessariamente seguire - nella giusta direzione. Giustizia: Alfano e gli immigrati in carcere... riparte la macchina elettorale di Lorenzo Sani Il Giorno, 23 agosto 2013 “Gli immigrati che vanno in carcere ledono il patto con lo Stato dove hanno deciso di andare a vivere. Almeno il vitto e l’alloggio dei detenuti immigrati facciamolo pagare agli Stati di provenienza”. Per Angelino Alfano è già tempo di elezioni. Lui l’ha buttata lì, nel bel mezzo dell’incontro sull’annoso tema delle carceri al Meeting di Rimini, alla presenza del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, dell’ex presidente della Camera Luciano Violante e Nicola Boscoletto, presidente della cooperativa Giotto, un modello nel recupero dei detenuti attraverso il lavoro nel istituto di pena padovano Due Palazzi. “Ben vengano i richiami della Ue in tema di immigrazione, ma non può imporci tanto e darci troppo poco. Siamo un popolo accogliente, accogliamo i migranti vicino a Malta, sostituendoci a Malta, ma l’Italia non può essere dimenticata dall’Europa e soprattutto non può essere dimenticato che lo sforzo umanitario può porre un problema di sicurezza”. Il titolare del Viminale ha anche ricordato che “nel 2011 l’emergenza Nord Africa è costata all’Italia 1,2 miliardi di euro. E questo perché noi diamo molto valore all’accoglienza”. Spedire il conto ai Paesi di provenienza degli immigrati ospiti delle patrie galere (poco più di un terzo su circa 60mila detenuti, quindi almeno 20-25mila) è una proposta di sicuro impatto, che si può facilmente tradurre in uno slogan elettorale. Naturalmente ha scatenato un vespaio di polemiche, ma anche raccolto accorati consensi, come quello del Sappe, la più importante sigla sindacale della polizia penitenziaria. Per Livia Turco, invece, la proposta è impraticabile: “Se vuole risparmiare è meglio che il ministro dell’Interno riveda le strutture dei Cie, che oltre ad essere disumani ed inefficaci sono anche molto costosi”. Sempre in tema di giustizia Alfano ha anche sollecitato la riforma della custodia cautelare. “Il 50% di chi viene arrestato preventivamente, poi è assolto nel processo. Bisogna prendere coscienza del fatto che non c’è alcun risarcimento statale che possa ridarti l’onore e la dignità di un’ingiusta detenzione”. Si vuole avere il coraggio di prendere questa decisione?”. Giustizia: niente custodia cautelare a stalker per fatti pregressi legge di conversione di Franca Selvatici La Repubblica, 23 agosto 2013 È allarme alla procura di Firenze per gli effetti delle norme “svuota carceri” sulle violenze contro le donne. Lo spiega il procuratore aggiunto Giambartolomei. Grazie alla svista contenuta nel decreto legge entrato in vigore il primo luglio, alla quale è stato posto rimedio solo con la legge di conversione vigente da ieri, escono dal carcere gli stalker che erano stati arrestati quando la custodia cautelare era ammessa per i reati con pena massima di 4 anni. Lo “svuota carceri” ha alzato l’asticella, consentendo la custodia cautelare solo per reati puniti nel massimo fino a 5 anni. Solo in sede di conversione il Parlamento ha rimediato alzando la pena massima per lo stalking a 5 anni. Così da ieri è di nuovo consentita la custodia cautelare. Anzi, grazie al decreto sulla violenza di genere, l’arresto per stalking sarà obbligatorio. Ma intanto, per il principio della norma più favorevole, escono gli stalker arrestati per fatti pregressi, quando il reato di atti di persecuzione consentiva la custodia cautelare pur essendo punito nel massimo a 4 anni. E i pm di Firenze temono nuove violenze. Con grande clamore mediatico il Governo ha varato le “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere” che dovrebbero arginare la tragedia dei femminicidi, ma contemporaneamente - per effetto del decreto “svuotacarceri” - i magistrati sono costretti a rimettere in libertà gli stalker in custodia cautelare. È un incredibile pasticcio, una contraddizione in termini e una situazione di estremo pericolo, anche perché la custodia cautelare, in Italia, è tale fino a sentenza definitiva: quindi torneranno in circolazione non soltanto i violenti arrestati da poco ma anche quelli già condannati in primo e in secondo grado. Il procuratore aggiunto di Firenze Giuliano Giambartolomei, che coordina i magistrati della procura specializzati nelle violenze in famiglia, lancia l’ allarme, perché - spiega - “qualche volta gli arresti domiciliari non sono sufficienti”. Proprio ieri mattina stava preparando una richiesta di sostituzione della custodia in carcere in arresti domiciliari per uno stalker ritenuto particolarmente pericoloso. Ma, secondo una certa interpretazione delle nuove norme, non sono consentiti neppure gli arresti domiciliari. Tanto è vero che un imputato accusato di un altro dei reati che rientrano nell’ ambito della “svuotacarceri” - un reato pericoloso come il danneggiamento seguito da incendio - è attualmente agli arresti domiciliari e tornerà libero. Il pasticcio nasce dal decreto “svuota carceri” entrato in vigore il primo luglio, che ha elevato da 4 a 5 anni l’ ambito della pena entro il quale si può chiedere la custodia cautelare in carcere. Fino ad allora la custodia cautelare era consentita per i reati per i quali era prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni. Questo limite è stato portato a 5 anni. E così ora non è più possibile tenere in carcere in attesa di giudizio chi è accusato di reati di forte impatto sociale come la violenza privata, il favoreggiamento personale (gli appelli dei magistrati antimafia sono caduti nel vuoto), la contraffazione dei titoli di credito, l’ abuso d’ ufficio, le lesioni volontarie aggravate (se uno viene massacrato di botte e il suo aggressore non è arrestato in flagranza, se lo vedrà di nuovo attorno), il tentato furto in appartamento, il tentato scippo. E gli atti di persecuzione, cioè lo stalking. In forza del decreto, tutti gli imputati in custodia cautelare per questi reati devono essere scarcerati. Svista colossale. Gli acuti giuristi autori della norma non se ne erano accorti. Con tutte le donne falcidiate da mariti ed ex fidanzati, i parlamentari hanno fatto mea culpa e promesso che si sarebbe posto rimedio all’ errore. Infatti nella legge di conversione, entrata in vigore ieri, la pena massima della reclusione per stalking è stata portata da 4 a 5 anni e quindi consente la custodia cautelare. Peccato che il Parlamento si sia dimenticato che - in base al principio della norma più favorevole - l’ innalzamento della pena per gli atti di persecuzione non opera per i fatti commessi prima dell’ entrata in vigore della legge di conversione, cioè di ieri. Quindi tutti gli stalkers che erano stati arrestati in forza della norma che consentiva la custodia cautelare per reati con pena massima fissata a 4 anni ora devono lasciare il carcere. Da ieri, se torneranno a tormentare le loro vittime potranno (anzi dovranno) essere nuovamente arrestati. Ma nel frattempo potrebbero arrivare ad uccidere. I magistrati che cercano di arginare i femminicidi - un’autentica epidemia - sono sinceramente terrorizzati. Non è per niente chiaro, infatti, se le norme introdotte nel frattempo dal decreto legge 93 del 14 agosto per il contrasto della violenza di genere risulteranno efficaci per fermare i bruti. Il decreto prevede l’ arresto obbligatorio per gli atti di persecuzione e i maltrattamenti in famiglia. Rafforza gli istituti dell’ allontanamento e del divieto di avvicinamento, e prevede che qualunque revoca o sostituzione delle misure cautelari o coercitive debba essere immediatamente comunicata alla persona offesa e che questa venga informata anche delle richieste di revoca delle misure. Potrà essere allontanato d’ urgenza dalla casa familiare chi è colto in flagranza di violazione degli obblighi di assistenza familiare, abuso di mezzi di correzione, prostituzione minorile, pedopornografia, violenze sessuali, minacce gravi. Tutto molto interessante, ma non è certo che basti, se intanto gli stalkers escono di galera. Giustizia: arrestato due volte in pochi mesi, stalker libero con lo “svuota carceri” La Repubblica, 23 agosto 2013 Era stato arrestato l’8 agosto il giovane accusato di atti di persecuzione che ieri è tornato in libertà a Firenze per effetto del decreto “svuota carceri”. Il suo curriculum sembra confermare l’allarme dei magistrati della procura di Firenze, che temono nuove e più gravi violenze da parte degli stalker che ora tornano in libertà. Jihed Bounenni, nato il 14 marzo 1988 in Tunisia, è accusato di aver perseguitato la sua ex fidanzata. Secondo gli inquirenti, era ossessionato da una morbosa gelosia, al punto che le impediva di uscire di casa. Poi lui era stato arrestato e la ragazza aveva ricominciato a respirare. Però nel giugno scorso Bounenni è tornato in libertà e le minacce sono riprese come prima, peggio di prima. Il 17 luglio il giovane ha aggredito il compagno della sua ex fidanzata e lo ha ferito. Per questo il pm Sandro Cutrignelli aveva chiesto e ottenuto una nuova misura cautelare. Ma Bounenni è rimasto in cella poco più di dieci giorni. Grazie allo “svuota carceri” è tornato libero, e l’unico obbligo che è stato possibile imporgli è il divieto di avvicinamento alla sua vittima. Giustizia: torna il carcere per gli incendiari, il Parlamento corregge norma svuota-celle di Antonello Sechi La Nuova Sardegna, 23 agosto 2013 Chi brucia i boschi, se condannato, finirà di nuovo in galera. Com’era fino a due mesi fa e come non è stato in questa estate durante la quale la Sardegna è stata devastata da alcuni dei più grandi e disastrosi incendi che si ricordino. Il Parlamento ha corretto l’incredibile norma choc del cosiddetto decreto svuota-carceri che inseriva gli incendi boschivi dolosi tra quelli di minore allarme sociale, prevedendo che l’eventuale pena potesse essere scontata con l’affidamento ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. Il decreto è diventato legge il 9 agosto ma ambientalisti e forestali hanno atteso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale per leggere bene commi inseriti e commi cancellati ed essere sicuri che il carcere per i criminali incendiari fosse stato davvero ripristinato. In prima fila Maurizio Santoloci, magistrato ambientalista, ex pretore di Sorgono e oggi magistrato di Cassazione, tra i primi ad accorgersi e a denunciare la norma inserita nel decreto legge 78 pubblicato il 1° luglio scorso. Ora che le cose sono tornate a posto Santoloci esprime soddisfazione e amarezza allo stesso tempo: “È stato ripristinato il carcere per i criminali incendiari che bruciano i nostri boschi. Questo grazie alla campagna lanciata da “Diritto per l’ambiente” e condivisa da tante associazioni ambientaliste e di categoria, rilanciata da organi di stampa e fatta propria da molti parlamentari”. Dunque, dalla pubblicazione nella gazzetta ufficiale per gli incendiari è scattato di nuovo il rischio di finire dietro le sbarre del carcere. Chi ha appiccato incendi tra il primo luglio e il 20 agosto, invece, potrebbe cavarsela con poco. È il caso, ad esempio, di chi ha acceso gli incendi che hanno devastato la Sardegna il 7 agosto scorso e nei giorni seguenti. Se verranno presi, per loro, secondo il principio del favor rei, si applicherà la legge più benevola: in questo caso la folle norma del decreto svuota-carceri che ha inserito gli incendi dolosi tra i reati minori. Lo stesso vale per chi è stato condannato in questo periodo per un incendio doloso commesso in precedenza: niente carcere ma affidamento ai servizi sociali o arresti domiciliari. “È un effetto sconcertante e paradossale - ammette Maurizio Santoloci, il danno è stato enorme: si può dire che in questi due mesi si è dato indirettamente un via libera a chi ha bruciato i boschi. Resta comunque fermo il fatto che a carico di ogni incendiario si possono caricare gli enormi costi delle operazioni di spegnimento come danno erariale, pignorando la casa e ogni altro bene”. L’allarme sulle norme del decreto svuota-carceri era scattato il 10 luglio, quando “Diritto per l’ambiente” (www.dirittoambiente.net), ha scoperto “la silente ma rilevantissima operazione di modifica apportata al Codice di procedura penale che, di fatto, toglieva ogni effetto deterrente e repressivo al reato di incendio boschivo”. Una norma choc che, peraltro, è arrivata nel momento più critico dell’anno, quando l’apparato antincendio nazionale si stava preparando a fronteggiare il prevedibile e inesorabile assalto degli incendiari. Un incubo che ha fatto scattare l’allarme rosso tra gli ambientalisti e le forze impegnate sul campo a livello nazionale e in Sardegna. In particolare nel Nuorese dove la sensibilità al tema è elevatissima. Diversi, e di tutte le forze politiche, i parlamentari sardi chiamati a intervenire perché il decreto legge fosse modificato in sede di conversione in legge. Così è stato. Per gli incendiari è stato ripristinato il carcere. Gli investigatori possono continuare la caccia agli incendiari sapendo che il loro sforzo non sarà vano. Resta l’amarezza per i criminali che hanno incendiato l’isola nelle scorse settimane e il dubbio che quella norma sciagurata possa averli aiutati ad accendere il cerino. Lettere: no all’ergastolo... no al referendum? dall'Associazione "La Fraternità" di Verona www.lafraternita.it, 23 agosto 2013 Il rifiuto dell’ergastolo è un tema fondativo della Fraternità. Fra Beppe ricorda spesso che la Fraternità è nata proprio in reazione ed opposizione all’ergastolo. Recentemente questo principio è stato inserito nel nostro Statuto per impedire ogni eventuale equivoco. In precedenza pareva talmente ovvio che non si era ritenuto necessario scriverlo. Ora il Partito Radicale sta raccogliendo le firme per presentare un certo numero di richieste di referendum, tra cui alcuni sulla giustizia. Un referendum chiede l’abrogazione dell’ergastolo. Come non essere d’accordo? Molte autorevoli associazioni di volontariato, a livello nazionale, e anche noi in un primo momento, ci siamo affrettati ad approvare e sostenere la richiesta. Poi abbiamo letto i risultati di qualche ricerca, di qualche sondaggio tra lettori di giornali, e abbiamo riflettuto meglio sulla nostra stessa esperienza, quando abbiamo occasione di discutere con le persone comuni, fuori dal nostro ambiente necessariamente competente e sensibile. Tutti i ritorni sono univoci: nell’opinione comune difficilmente la quota dei contrari all’ergastolo supera il 20%. La battaglia culturale è ancora quasi tutta davanti a noi e impiegherà molto, molto tempo. Più del tempo tra adesso e l’eventuale voto referendario. Tra le forze politiche sembra esserci qualche attenzione in più, vuoi per le ragioni ideali di chi ancora si ispira ai valori costituzionali (tra i quali la finalità rieducativa della pena), vuoi per la massiccia presenza in Parlamento di avvocati e giuristi, vuoi per il meraviglioso esempio di papa Francesco (recentissima abrogazione dell’ergastolo nella legge del Vaticano) che non può non fermentare tra le componenti cristiane, che già vantano chiari precedenti come le indicazioni dell’on. Aldo Moro. Nasce allora la domanda: pur nella riconosciuta difficoltà di cambiamento, ha qualche margine di probabilità di successo in più un’iniziativa parlamentare o un voto popolare? Nel secondo caso la risposta è certa: nessuna possibilità di riuscita, ma al contrario un macigno, una volontà popolare certificata, che impedirebbe per molti anni ogni altro intervento. Nel primo caso non restano che briciole di speranza, ma non la sicurezza che non si possa far niente. Un volontario della Fraternità si spinge a trarne, assolutamente a titolo personale, qualche conseguenza. “Sconsiglio vivamente - dice - di firmare per il referendum radicale. Se fosse proposto e consentito, e si esprimesse poi la maggioranza degli aventi diritto, non solo non verrebbe abrogato l’ergastolo, ma si creerebbe un blocco ad ogni altra proposta legislativa, almeno per parecchi anni. E se il referendum dovesse svolgersi, consiglio ancora di non votare per l’abrogazione, scelta comunque minoritaria e perdente, ma di non andare proprio a votare, contando sul fatto che il mancato raggiungimento del quorum invaliderebbe il risultato”. Questa è un’opinione. Pubblicheremo volentieri altri interventi che ci aiutino a decidere responsabilmente cosa pensare e come comportarci. Sulmona (Aq): caso di legionella in carcere, disposte analisi sull’acqua Il Tempo, 23 agosto 2013 Allarme legionella prima di Ferragosto all’interno del penitenziario di via Lamaccio a Sulmona. Il recluso, detenuto nel reparto di Alta Sicurezza, è attualmente ricoverato nel reparto Malattie Infettive dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila perché risultato positivo al test per la legionellosi. Il caso, scattato a ridosso del 15 agosto, è stato immediatamente isolato anche se, al momento, non si capisce bene dove sia stato contratto. Il batterio della legionella che di solito si annida nelle condutture idriche oppure negli impianti di areazione potrebbe anche essere stato raccolto fuori dalla struttura carceraria, visto che, intorno ai primi dell’agosto scorso, l’uomo ha dovuto effettuare diversi controlli in ospedale per una serie di problemi pregressi. Tre giorni fa, i primi controlli. All’interno della struttura penitenziaria ci sono stati i sopralluoghi dei tecnici dell’Arta e della Asl per effettuare i prelievi del caso ed attivare così la profilassi che per il momento ha visto l’effettuazione dello shock termico e della clorazione delle tubature. Le condutture idriche, almeno dai primi controlli, non sembrano rilevare nulla di particolare, anche se la Asl e l’Arta hanno ritenuto opportuno prelevare campioni di acqua per verificare la presenza o meno del batterio. Un modo per scongiurare altre eventuali contaminazioni. Se da una parte sembra che ad oggi nessun altro caso sia stato rilevato, dall’altra le organizzazioni sindacali, ed in particolar modo la Uil penitenziaria, vogliono vederci chiaro. Proprio due giorni fa la Uil ha inviato una missiva alla direzione del carcere per avere cognizione di quanto realmente sta accadendo presso la casa di reclusione e del perché gli addetti del servizio di prevenzione e protezione non siano stati messi al corrente della situazione. “Siamo molto preoccupati - ha sottolineato il segretario provinciale della Uil, Mauro Nardella - soprattutto perché la direzione non ha ufficializzato nulla. Ma purtroppo, all’interno della struttura la voce corre nei corridoi del carcere aumentando sempre più la preoccupazione tra gli altri detenuti e il personale. Intanto - continua - latitano le riunioni periodiche che i servizi di prevenzione e protezione dovrebbero fare annualmente per avere sotto controllo la situazione dei detenuti e vorremmo capire il perché. Inoltre, non si capisce ancora bene chi dovrebbe svolgere il ruolo di responsabile del servizio stesso visto che il carcere è soggetto a questo tipo di problematica”. A preoccupare, inoltre, le associazioni sindacali è l’assenza all’interno delle celle dell’aria condizionata che nei giorni scorsi, a causa della grande afa, sono state trasformate in autentici forni. Aria condizione che appare necessaria visto che mancano le prese d’aria. La situazione al momento sembra sotto controllo, anche se si dovranno attendere i risultati ufficiali delle analisi effettuate. Intanto, gira voce che il detenuto tra qualche giorno dovrebbe essere dimesso e reintrodotto in carcere visto che il batterio sembra essere stato debellato. Sassari: Cisal; riscontrate inefficienze nell’area sanitaria del carcere di Bancali La Nuova Sardegna, 23 agosto 2013 Prime proteste per l’organizzazione di alcuni servizi interni nel nuovo carcere di Bancali. La Cisal-Fpc territoriale, ieri ha messo in evidenza le difficoltà che riguardano l’area sanitaria dell’istituto. In particolare, il segretario Salvatore Sanna, ha sottolineato che “il locale dove è ubicata l’area sanitaria poteva essere progettato in maniera appropriata, evitando costruzioni di locali inutili. Mancano i presidi medici, la farmacia è stata ricavata in una stanza piccola e soleggiata dove si raggiungono alte temperature che, tra l’altro, possono portare anche all’alterazione dei farmaci”. La Cisal denuncia che “non è stato allestito uno spazio sanitario per i detenuti articolo 21 e semiliberi e le terapie vengono somministrate in ambienti non idonei”. L’infermeria della sezione femminile - sempre secondo la Cisal - “è ubicata di fronte alle celle, con conseguente violazione delle più elementari regole della privacy”. Il sindacato sollecita un intervento urgente finalizzato “a risolvere le inefficienze segnalate” e richiede - alla Direzione sanitaria dell’Asl e alla Direzione del carcere - l’urgenza dei provvedimenti “anche alla luce del recente caso di un detenuto morto per presunto infarto in cella”. Roma: Referendum Radicali, continua la raccolta firme nelle carceri romane Notizie Radicali, 23 agosto 2013 A completamento dell’iniziativa di Ferragosto, venerdì 23 i Radicali tornano nelle carceri romane per raccogliere le firme sui 12 referendum per la giustizia giusta e i nuovi diritti umani e civili. A Rebibbia, alle ore 15, con Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale, Diego Sabatinelli, segretario della Lega per il Divorzio Breve, Sheyla Bobba, Elena Rampello e Valentina Stella. A Regina Coeli, alle ore 15, con Antonella Casu, già Segretaria di Radicali Italiani, Caterina Caravaggi, Giulia Crivellini e Fiorella Mancuso. L’obiettivo è raccogliere almeno 500 mila firme entro metà settembre, perché nella primavera del 2014 gli italiani possano essere chiamati a votare per dodici riforme possibili che, secondo i Radicali, il Parlamento non metterà mai all’ordine del giorno perché sgradite ai potenti e che solo una nuova, immediata mobilitazione - istituzionale, civile, sociale, nonviolenta - attraverso i Referendum popolari può imporre all’agenda della politica. Pescara: Sel promuove raccolta firme alcuni quesiti referendari Radicali Asca, 23 agosto 2013 Sinistra Ecologia Libertà di Pescara raccoglierà le firme per alcuni dei referendum promossi dai Radicali italiani. Sel ha aderito solo ai seguenti referendum: abrogazione del reato di clandestinità; depenalizzazione dei fatti di lieve entità legati al consumo di droghe leggere; e, ancora, a due quesiti sulla libertà individuale, uno per arrivare presto al divorzio breve e l’altro per fare in modo che chi non esprime una preferenza sui fondi dell’otto per mille veda la propria quota, anziché distribuita tra le confessioni religiose, destinata allo Stato, di modo che questi fondi possano essere spesi nell’interesse della collettività. “Tali quesiti referendari - spiega Roberto Ettorre, coordinatore comunale di Sinistra Ecologia Libertà Pescara - affrontano argomenti che noi consideriamo dirimenti per uno Stato che si dica “civile”. Non è più tollerabile che le nostre carceri siano sovraffollate e invivibili anche a causa di due leggi, la Bossi-Fini e il testo sul reato di clandestinità, che criminalizzano e incarcerano migranti e chi detiene piccole quantità di stupefacenti ad uso personale, con costi enormi per lo Stato. Queste due leggi - ritiene Ettorre - hanno solo contribuito a riempire le nostre carceri, non hanno risolto nulla, e sono il frutto marcio di anni di politiche repressive e insensate che hanno solo portato ad un incremento del giro d’affari per le organizzazioni criminali che speculano su droghe leggere e immigrazione clandestina, giro d’affari stimato oggi a circa 30 miliardi di euro”. Ettore assicura che “Sel si impegnerà anche per il referendum sul divorzio breve, teso a diminuire i tempi di divorzio in un Paese dove circa un milione di famiglie deve attendere 4 anni per un divorzio consensuale e 10 per uno giudiziale”. “Battaglie di civiltà - conclude - che sosterremo con forza”. I banchetti dove i cittadini potranno firmare i referendum si terranno dal 24 al 28 agosto dalle ore 21:00 alle 23:00 nella zona antistante la Nave di Cascella, a Pescara. Ascoli: esce dal carcere in licenza premio, uomo 44enne trovato morto nell’auto Il Messaggero, 23 agosto 2013 Era uscito dal carcere con una licenza premio, ma è stato ritrovato morto a bordo della sua auto, stroncato forse da un’overdose. A. P., 44 anni, aveva lasciato il carcere di Fermo per buona condotta e avrebbe dovuto tornare per qualche giorno in famiglia a Castel di Lama, ma non avrebbe resistito alla tentazione di acquistare una dose di eroina che, dopo mesi di astinenza, si sarebbe rivelata letale. La scoperta del cadavere all’interno di una Fiat Punto parcheggiata lungo la strada è stata fatta da un anziano che ha dato l’allarme. Inutili i tentativi di rianimare l’uomo da parte dei sanitari. La Procura ha aperto un’inchiesta per cercare di capire le cause dell’accaduto. Verona: detenuto aggredisce infermiera e ferisce tre agenti accorsi per difenderla L’Arena, 23 agosto 2013 Nel carcere di Verona un detenuto ha aggredito tre agenti con pugni e calci, procurando loro lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. L’episodio, denunciato da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto Sappe, sarebbe scaturito dal fatto “che i tre agenti erano intervenuti per bloccare il detenuto che stava tentando di usare violenza ad una infermiera in servizio a Montorio. L’uomo, dopo aver avvicinato la donna, aveva tentato di baciarla”. Per il Sappe, episodi del genere “non dovrebbero verificarsi se nel carcere ci fosse un’adeguata organizzazione che tenesse in debita considerazione la sicurezza del personale che ci lavora. Invece, a Verona, sembra che il vertice faccia di tutto per vanificare il lavoro fatti negli anni passati”. Tutto ciò, conclude Durante, “provoca disorganizzazione e malcontento tra gli operatori che non si sentono più tranquilli e sicuri”. Teramo: detenuto potrà incontrare il suo cane in carcere Il Centro, 23 agosto 2013 Ludovico è molto contento: potrà finalmente riabbracciare Attila. Lo farà nel giardino di un carcere, ma lo farà. È questo quello che conta. Perché Ludovico Valentini da un anno e quattro mesi è detenuto a Castrogno, perché Attila è il suo cane, “il suo più fedele amico”, quello di cui custodisce la foto che invia al giornale “perché vorrei che la pubblicaste”. Nell’Italia delle carceri sovraffollate, che a gennaio è stata condannata dalla Corte di Strasburgo “per il trattamento inumano e degradante dei detenuti”, a Valentini servono 16 righe per raccontare una storia diversa, che guarda al vissuto dell’uomo prima ancora che del recluso, che regala la speranza di un qualcosa di diverso. La richiesta di Valentini, di quelle che non devono passare per i legali ma vengono fatte dai detenuti su appositi modelli delle strutture penitenziarie, qualche settimana fa è arrivata sul tavolo del direttore Stefano Liberatore. Che l’ha accolta. Molto probabilmente dimostrando una sensibilità che va oltre i ruoli. “Mi sono confrontato con l’equipe degli educatori”, dice Liberatore, “e ho preso in considerazione la richiesta. Bisognava prendere in esame la possibilità dell’idoneità sanitaria dell’animale che entra in una struttura pubblica, ma una volta ottenuti tutti i certificati ho detto sì. E’ importante per l’uomo, è importante per l’animale. Perché è evidente che se il detenuto ha fatto questa richiesta per lui l’incontro con il suo cane deve significare tanto. Si potranno incontrare, naturalmente per un tempo limitato, nel giardino dell’istituto”. Ma al detenuto Valentini, in carcere per truffa e ricettazione e con un processo per tentato omicidio in corso, anche un incontro di poche ore basta. “Voglio ringraziare il direttore”, conclude nella sua lettera, “il corpo degli agenti di polizia penitenziaria e l’educatrice”. E poi chiude con una richiesta: “ma dopo la pubblicazione mi potete rimandare la foto di Attila?”. Perché quel cane, che non vede da un anno e quattro mesi, resta il suo più grande amico. Quello di cui si può anche tenere la foto nel portafoglio da guardare di tanto in tanto. Immigrazione: “tratta” e sfruttamento, in Italia ben 2.400 vittime www.bresciaoggi.it, 23 agosto 2013 La “tratta” è un fenomeno che non conosce crisi. In Europa risultano oltre 9.500 nel 2010 le vittime accertate e presunte, di cui il 15% minori, con un incremento del 18% nel triennio 2008-2010. E l’Italia è il Paese dove è stato segnalato il maggior numero di vittime, pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto alle 2.421 del 2009 ma un notevole aumento rispetto alle 1.624 del 2008. Sono alcune delle principali evidenze dell’edizione 2013 del dossier “I piccoli schiavi invisibili”, diffuso ieri da Save the Children, alla vigilia della Giornata in ricordo della Schiavitù. Le principali forme di sfruttamento sono sessuale (62%), lavorativo (25%) o altre forme come accattonaggio, prelievo di organi (14%). Romania, Bulgaria, Nigeria e Cina i principali paesi di provenienza. Sfruttamento sessuale. La maggioranza delle minori vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale restano invisibili a causa della forte mobilità sul territorio, o perché spostate in appartamenti, locali notturni, centri massaggi o perché dotate di documenti che ne attestano false generalità, come, per esempio, la maggiore età. Sono per lo più ragazze, tra i 16 e i 18 anni, provenienti dalla Nigeria o dalla Romania, in misura minore da Ungheria, Bulgaria, Brasile, Albania, Cina, Burkina Faso. Le somme che le giovani debbono “restituire” a fronte del trasferimento dai paesi di origine e del lavoro giornaliero, sono imponenti: fino a 50 mila euro. Alfano. Il vitto e l’alloggio dei detenuti immigrati lo paghino gli stati di provenienza. La proposta la lancia dal Meeting di Cl, in corso a Rimini, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. E le polemiche non si fanno attendere. “In un momento in cui la crisi economica morde è giusto porsi il problema di risparmiare in ogni ambito. Tuttavia, la proposta di Alfano”, commenta Livia Turco (Pd), “è assolutamente strampalata, anche perché difficilmente praticabile. Se vuole risparmiare nell’ambito delle politiche per l’immigrazione, è meglio che il ministro dell’interno riveda le strutture dei Cie che oltre a essere disumani e inefficaci sono anche molto costosi”. Immigrazione: un’espulsione costata 23mila euro, parte l’indagine del Viminale La Repubblica, 23 agosto 2013 Un’indagine del ministero dell’Interno per chiarire come mai il trasferimento del detenuto cileno condannato a Firenze per furto è costato così tanto. La annuncia il vice ministro Filippo Bubbico. “Bisogna fare chiarezza - dice - non capisco perché non vengono seguiti criteri di risparmio”. Nei prossimi giorni arriveranno i risultati dell’approfondimento. Dopo la corte dei conti, così, apre un’inchiesta anche l’amministrazione che ha pagato i 23 mila euro necessari a portare a Santiago del Cile il ventenne che doveva scontare 6 mesi di reclusione. Il quadro dei trasferimenti dei detenuti in Toscana è piuttosto vario. Firenze, ovviamente, ha dati più alti delle altre province perché fa un maggior numero di arresti ed espulsioni. A Pisa, ad esempio, quest’anno è stato rimpatriato solo un condannato, un cittadino marocchino. Al prefetto Francesco Tagliente risulta una spesa di 592 euro a cui vanno aggiunti i soldi necessari a pagare la missione dei poliziotti accompagnatori. Cioè cifre che sembrerebbero appropriate al tipo di viaggio e comunque molto più basse di quelle spese nel capoluogo. Vincenzo Vassallo, responsabile del Siulp di Prato, spiega: “Facciamo prevalentemente accompagnamenti in Italia, presso i Cie, con i nostri veicoli. Si seguono le procedure del ministero per evitare gli sprechi. Ad esempio i colleghi che devono andare in altre regioni dormono nelle caserme e non in albergo. Per quanto riguarda i rimpatri, ne vengono fatti pochi, e sempre seguendo criteri di risparmio”. Anche in questa città, almeno a detta del sindacalista, non ci sarebbero grossi problemi di sprechi. Vede molto più nero il responsabile della stessa sigla a Firenze, Riccardo Ficozzi, che ha sollevato il caso dei 6 mila euro spesi per portare due cittadini georgiani espulsi al Cie di Trapani. “Ci sono i casi eclatanti, come quello del viaggio in Cile, ma non dobbiamo perdere di vista la grande massa di accompagnamenti che generano sprechi più piccoli, che messi tutti insieme possono arrivare però a cifre astronomiche. È la disorganizzazione a far buttare via un sacco di soldi. Come per il caso di Trapani, quando, dopo aver acquistato il biglietto, si è scoperto che in realtà c’era un posto disponibile in un centro di identificazione ed espulsione più vicino, che si poteva raggiungere senza prendere l’aereo ma con i nostri mezzi”. Al di là degli errori e dei problemi di comunicazione con il Viminale, le trasferte sul territorio italiano comportano comunque molte spese. “Il vitto e alloggio per gli agenti, il pagamento degli straordinari per tutta la giornata del viaggio di rientro - spiega sempre il sindacalista - E dobbiamo considerare che ogni settimana vengono previsti due giorni dedicati ai trasporti degli immigrati espulsi verso i Cie del sud o del nord del nostro paese. Sono messi in quel turno due agenti, cioè risorse umane che vengono distolte da altre attività”. Ficozzi spiega anche come spesso gli accompagnamenti in aereo non abbiano molto senso. “Intanto se il comandante non vuole che vengano portate armi, le pistole restano a terra - dice - Inoltre, per motivi di sicurezza non si può ammanettare il detenuto. Andrebbero usate le fascette di plastica, il problema è che molto spesso, anche se può apparire incredibile, non ce le danno. E così se queste persone diventano violente, i colleghi riescono a fermarle soltanto se sono fisicamente più forti di loro. Altrimenti rischiano di soccombere, con le immaginabili conseguenze per l’atmosfera all’interno dell’aereo. Mi chiedo che senso abbiano scorte organizzate in questo modo”. Se a questo si aggiunge che il trasferimento rischia di essere carissimo per le casse dello Stato, magari perché si sceglie una classe di volo più costosa, il ragionamento del sindacalista acquista ancora più forza. Brasile: nel carcere di San Paolo detenuti al lavoro per poveri in cambio riduzione pena Tm News, 23 agosto 2013 Aiutare ragazzi svantaggiati e poveri, in cambio di una riduzione della pena. Si chiama “Paint Freedom” ed è il progetto di un carcere vicino San Paolo in Brasile finanziato dal Ministero dello Sport. Protagonisti: i detenuti, che ogni giorno realizzano magliette, abbigliamento sportivo e palloni da calcio in favore delle famiglie più bisognose. “Dal punto di vista umano - dice questo detenuto, Eduardo - ciò che ho apprezzato maggiormente è il senso di dignità. Possiamo camminare a testa alta, non veniamo trattati diversamente, non come detenuti, ma come qualsiasi cittadino”. Condannati per traffico di droga, furto o omicidio, questi uomini cercano la via della riabilitazione per ritrovare un ruolo nella società. Possono arrivare a guadagnare anche 300 euro al mese. Ma la cosa più importante, per loro, è la riduzione della pena: ogni tre giorni di lavoro, viene scontato un giorno. I prodotti realizzati dai carcerati, poi, vengono distribuiti nelle scuole e dati alle associazioni locali, per le famiglie più povere e per i ragazzi di strada. “E’ una iniziativa geniale - dice questo ragazzo - queste persone così possono cambiare le loro vite e fare qualcosa di buono”. Australia: l’uomo che scrive a 560 detenuti di Zambia, Sudafrica e della Thailandia Tm News, 23 agosto 2013 Il 21 agosto lo Special Broadcasting Service (Sbs), una delle due radiotelevisioni australiane di stato, ha pubblicato su YouTube un breve documentario sull’incredibile storia di Clive Jacobsen. Jacobsen, 65 anni, australiano, da undici anni passa le sue giornate a scrivere lettere a 560 detenuti nelle carceri dello Zambia, del Sudafrica e della Thailandia. Ha iniziato nel 2002 offrendosi come volontario alla sua organizzazione cristiana, e scrivendo le prime lettere a tre detenuti in Zambia. Poi, col tempo, da 3 sono diventati qualche decina e poi qualche centinaia. Jacobsen racconta di essere stato ispirato dopo essere stato in carcere per qualche mese negli anni Sessanta; ha spiegato di voler rimanere in contatto con queste persone perché “è l’unica loro forma di comunicazione. […] Io non li giudico. Nessuno può andare al di là della redenzione”. Oggi Jacobsen ha creato un suo sistema organizzato di raccolta delle lettere, con una specie di indice scritto a mano su diversi quaderni, diviso per paesi e prigioni. Pakistan: scarcerati 377 pescatori indiani accusati di essere entrati in acque territoriali www.cdt.ch, 23 agosto 2013 Il Pakistan ha scarcerato oggi 377 pescatori indiani detenuti nella metropoli di Karachi con l’accusa di essere entrati in acque territoriali pachistane durante l’attività di pesca. Lo riferiscono le autorità penitenziarie ai giornalisti locali. La decisione è stata presa dal governo di Islamabad come gesto di buona volontà nonostante l’escalation della tensione militare nella regione contesa del Kashmir che ha causato la morte di diversi soldati di entrambi i Paesi. In cambio, il Pakistan auspica che New Delhi liberi oltre cento pescatori che si trovano nelle prigioni indiane. I pescatori liberati si trovano ora in viaggio verso Lahore e domani saranno consegnati alle autorità indiane al posto di confine di Wagah, l’unico valico di frontiera aperto tra le due nazioni rivali.