Giustizia: oggi, un anno fa… la lettera - appello sulle carceri al presidente Napolitano di Valter Vecellio Notizie Radicali, 1 agosto 2013 Sui siti radicali, e in quelli solo, a parte pubblicazioni specializzate, compare un lungo e articolato testo, è una lettera - appello rivolta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quella lettera - appello è una precisa e perfetta radiografia della situazione giustizia in Italia. Si chiede al presidente della Repubblica - quel Napolitano che giusto un anno prima aveva denunciato “l’impellente urgenza” e prima di essere eletto capo dello Stato, a Natale aveva marciato per l’amnistia e l’indulto - che invii un suo messaggio alle Camere, per porre senatori e deputati di fronte alle loro responsabilità. La lettera - appello è stata sottoscritta da oltre un centinaio di prestigiosi giuristi, costituzionalisti, esperti del diritto. Non è mai accaduto, in questi sessant’anni di storia italiana, un fatto più unico che raro; eppure è come se quella lettera - appello non ci sia mai stata. Ne parò, a suo tempo, solo Dimitri Buffa sulla piccola “Opinione”. Sempre oggi, un anno fa, prende corpo un’iniziativa che per comodità si può riassumere in “quattro giorni di digiuno e di silenzio”. Anche qui, una briciola di curiosità sarebbe stata cosa normale. Che cosa vorrà mai dire: “di silenzio”? Marco Pannella, Emma Bonino, i radicali, e tutti coloro che condividono con i radicali un comune sentire - per quattro giorni oltre a nutrirsi di cappuccini, si asterranno dal parlare, replicheranno - chissà - quel tipo di operazione di molti anni fa, quando i radicali si presentarono a una tribuna elettorale imbavagliati, e furono minuti lunghissimi, interminabili, che hanno fatto storia? Nessuno se lo è chiesto. Proviamo una simulazione. Fossero stati Nichi Vendola o Antonio Di Pietro o Beppe Grillo a promuovere quattro giorni di digiuno di silenzio, si sarebbero sprecati gli articoli e le interviste. Ma trattandosi dei radicali e di Pannella. Oggi un anno fa Daniela Marchesi, direttrice dell’Unità di Ricerca “Economia e Diritto” dell’Istituto Studi Analisi Economia analizza e valuta gli effetti del sistema normativo e dell’efficienza della Pubblica amministrazione sull’attività, lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano rispetto a quelli dei maggiori paesi industrializzati. Su “LaVoce.info” Daniela Marchesi ha pubblica un piccolo saggio di straordinaria attualità e interesse: “Il costo salato della giustizia civile”. Naturalmente ignorato. Marchesi ricorda come il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali ha attribuito alla lunghezza dei processi civili la perdita di almeno un punto di Pil per la nostra economia; che la Commissione Europea e il Consiglio, nel formulare le raccomandazioni per l’Italia in adempimento della Strategia Europa 2020 hanno sottolineato che “La lunghezza delle procedure nell’esecuzione dei contratti rappresenta un ulteriore punto debole del contesto imprenditoriale italiano”, raccomandando di “ridurre la durata delle procedure di applicazione del diritto contrattuale”. E osserva che “l’Italia segna il passo rispetto agli altri paesi avanzati sia dal punto di vista dei tempi, sia da quello dei costi privati di accesso alla giustizia civile”. Se ne ricava che i tempi biblici dei nostri processi civili giocano un ruolo determinante per quel che riguarda un freno allo sviluppo, le aziende non crescono e non innovano. Una giustizia lenta rende più difficoltoso ottenere il credito bancario e deprime il livello degli investimenti. Ma questa non è che la punta dell’iceberg. Una giustizia inefficiente, ricorda Marchesi, compromette il potere di minaccia necessario alla regolarità delle transazioni e induce le imprese a preferire altri partner commerciali; il risultato complessivo è una forte perdita di competitività del sistema Italia. Del dissesto della nostra giustizia civile non vi è uno specifico colpevole: non sono gli avvocati, non sono i magistrati. Al risultato concorrono tutti, anche gli utenti del servizio quando ne abusano ricorrendo in giudizio non per risolvere una questione giuridica incerta, ma per spuntare una dilazione di pagamento o una transazione favorevole. Una radiografia “tecnica” della situazione; e proprio il suo essere tecnica la rende politica. Ed è politica la risposta che serve e che urge. Pannella e i radicali sostengono che la riforma strutturale capace di mettere in moto quel meccanismo virtuoso di grandi riforme necessarie è costituito dal provvedimento di amnistia. I fieri avversari di questa proposta hanno avuto molto tempo per offrire proposte e soluzioni alternative all’amnistia che possano raggiungere lo stesso obiettivo. Oltre al loro NO non hanno saputo e potuto dire altro. Il loro NO è la difesa dello status quo, dell’ingovernabilità della giustizia, della barbarie del nostro sistema carcerario. Giustizia: la Cassazione conferma i 4 anni di carcere a Silvio Berlusconi, colpevole di frode Dire, 1 agosto 2013 La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a Silvio Berlusconi per il processo sui diritti tv. La Sezione feriale della terza sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, dopo quasi sette ore di camera di consiglio, conferma i 4 anni di condanna per evasione fiscale a Silvio Berlusconi. La Corte "rigetta il ricorso del Berlusconi nei cui confronti dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata. Condanna tutti gli imputati in solido al pagamento in complessivi euro 5 mila". E' rinviata, invece, a un nuovo giudizio di appello la parte della sentenza relativa alla pena accessoria, cioè l'interdizione dai pubblici uffici, per una nuova rideterminazione. "Non dirò a". E' quanto si è limitato a dire uno dei legali dello studio Coppi che ha assistito Silvio Berlusconi nel processo Mediaset in Cassazione subito dopo la lettura del dispositivo. Anche alle richieste di un suo commento tecnico sulla sentenza non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nessun commento alla decisione della Cassazione da parte del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati che si è limitato a spiegare che "la pena principale è definitiva ed è eseguibile". Cosa succede ora al Cavaliere? La sentenza non sarà subito applicabile. Tra 30 giorni, la giunta delle Immunità deciderà sull''esecuzione della condanna La decisione definitiva della Corte di Cassazione sulla condanna a quattro anni (pena ridotta a un anno per l'indulto) arriverà tra trenta giorni sul tavolo della giunta per le Immunità del Senato. Non sarà quindi immediatamente esecutiva la sentenza della corte di Cassazione emessa sul processo Mediaset. Silvio Berlusconi dovrà infatti attendere prima il parere della giunta per le Immunità e poi la decisione dell'aula del Senato che a scrutinio segreto voterà la presa d'atto della condanna. La Cassazione deve infatti inviare la sentenza alla corte d'Appello di Milano per espletare tutti i tempi tecnici per l'esecuzione della pena. I giudici lombardi dovranno poi trasmettere la richiesta alla giunta che avvierà l'istruttoria, che in Senato non ha procedura d'urgenza come per la Camera, dove la giunta si deve esprimere entro i trenta giorni dal ricevimento della documentazione. Berlusconi però potrebbe fare come Cesare Previti che in una situazione analoga alla Camera diede le sue dimissioni da deputato. Ma solo dopo aver fatto votare la Giunta e pochi minuti prima del voto dell'aula. Quando capì, insomma, che nonostante la strenua difesa dei falchi berlusconiani i numeri finali non gli avrebbero salvato il seggio. Giustizia: decreto-carceri ad esame della Camera, Lega-FdI-M5S contro la maggioranza Adnkronos, 1 agosto 2013 Con la discussione generale in programma domani entra nel vivo alla Camera l’esame del decreto legge cosiddetto svuota carceri, già approvato dal Senato e sul quale lunedì dovrebbe arrivare il voto finale. Delineati gli schieramenti in campo, emersi a palazzo Madama e ribaditi durante il dibattitto sulla questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega e bocciata: da una parte la maggioranza, contro, oltre al Carroccio, il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia. “Un indulto mascherato - ha sottolineato il leghista Nicola Molteni - che garantisce impunità per legge nei confronti di chi commette reati, anche particolarmente gravi”, creando inoltre “una sorta di disuguaglianza tra quei cittadini che sono stati costretti a subire le misure detentive del carcere e coloro i quali, grazie all’entrata in vigore e all’applicazione di questo decreto legge, beneficeranno di tutta una serie di misure detentive alternative al carcere”. Né il decreto legge appare “lo strumento idoneo” e “opportuno per poter deliberare su questo”. “Per noi della Lega nord c’è un principio fondamentale, basilare, che è il principio della certezza della pena. Chi sbaglia paga e sconta interamente la propria pena, e se la consumazione della pena prevede il carcere, la pena deve essere consumata all’interno del carcere”. E “questo provvedimento rappresenta una resa incondizionata di fronte a coloro i quali hanno subito reati, reati anche di una particolare gravità sociale, e al tempo stesso rappresenta anche una resa di fronte a un principio, a un valore costituzionale e a un valore etico, morale fondamentale che è il valore della sicurezza dei cittadini”. “Questa cosiddetta emergenza carceri - pretesto per questo decreto legge - è stata, a detta del prefetto Sinesio, commissario straordinario per l’emergenza carceri, un’emergenza provocata; provocata - ha lamentato dal Movimento 5 stelle Andrea Colletti - dall’inerzia della politica e delle amministrazioni, specie i vari ministeri. Praticamente, la politica provoca l’emergenza e, a seguito dell’inerzia della politica, si fa un decreto legge sull’emergenza, dichiarandolo necessario e urgente. Questo è inaccettabile. Già questo effetto dovrebbe far dichiarare da tutti la non necessità e urgenza di questo decreto legge e, quindi, la sua incostituzionalità”. “Una vera e propria amnistia e un vero e proprio indulto, mascherato, oltretutto, dalle conseguenze certamente dannose per i cittadini onesti”, ha sottolineato il presidente di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, secondo il quale il “provvedimento che continuiamo a chiamare svuota carceri, è stato correttamente definito riempi città di criminali”. Sul fronte opposto naturalmente la maggioranza che sostiene il governo: “È indubbio - ha ricordato dal Pd Anna Rossomando - che siamo in presenza di un’emergenza e di un’emergenza drammatica, non tanto e non soltanto perché dobbiamo rispondere ad una sentenza di condanna della Corte europea in termini e in tempi molto urgenti, quanto perché la drammatica situazione delle carceri è sotto gli occhi di tutti, è stata visitata anche da molti di noi, esponenti di tutti i partiti, ed è stata denunciata da autorità dello Stato e da varie associazioni impegnate sul campo. Dunque la drammatica emergenza c’è e quindi evidentemente c’è l’urgenza e la necessità”. Parole condivise da Renato Balduzzi, di Scelta civica, per il quale “è evidente che c’è una straordinarietà e una necessità di intervenire”. “Non vi è palese disuguaglianza tra i cittadini che sono stati soggetti a misure personali sostitutive rispetto a cittadini che beneficiano di un trattamento agevolato”, ha affermato dal Pdl Antonio Marotta, replicando a quanto affermato dal leghista Molteni. Schierata con la maggioranza anche Sel. “In verità, abbiamo delle perplessità sul fatto che la materia in discussione, cioè la modifica del codice di procedura penale o la modifica dell’ordinamento penitenziario, vengano trattate in questo modo, ciò nonostante - parole di Arcangelo Sannicandro - non si può negare che sussistono ampiamente le condizioni previste dalla Costituzione per emanare un decreto legge. Del sovraffollamento delle carceri, delle condizioni in cui i carcerati vivono, su questa questione non dobbiamo spendere molte parole, ne abbiamo già spese tante in qualche altra occasione non più tardi di qualche settimana fa”. Da domani quindi il via alla discussione nel merito. Poi lunedì le votazioni, a questo punto con la probabile approvazione del provvedimento. Da verificare se ci saranno eventuali modifiche tali da richiedere un ulteriore passaggio al Senato. Giustizia: ok benefici a recidivi, carcere per stalking e finanziamento illecito ai partiti Ristretti Orizzonti, 1 agosto 2013 La commissione Giustizia della Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del dl sull’esecuzione della pena, che passa adesso all’esame dell’Aula. “In commissione il disegno è passato grazie ad un accordo dei gruppi di maggioranza che ha consentito di introdurre importanti modifiche che ne aumentano l’efficacia e riportano il provvedimento allo spirito originario” afferma il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta che ha seguito il provvedimento in commissione per il Governo. “In particolare viene mantenuto il limite massimo della pena a 5 anni per il ricorso alla custodia cautelare con l’esclusione del delitto di finanziamento illecito dei partiti - continua Berretta - e contemporaneamente è stata innalzata a 5 anni la pena prevista per il reato di stalking, in modo che lo stesso rientri tra quelli per i quali è applicabile la custodia cautelare in carcere”. “Con questa modifica - aggiunge il sottosegretario - é stata fatta salva l’efficacia del decreto per limitare il sovraffollamento delle carceri e si è risposto allo stesso tempo all’esigenza di tutela delle vittime di un reato particolarmente odioso come la persecuzione”. Tra gli altri interventi di modifica in commissione Giustizia figura anche il ripristino del testo originale del decreto nelle parte in cui eliminava i divieti introdotti dalla legge cosiddetta ex Cirielli sull’applicabilità di alcuni benefici per i recidivi. “Siamo soddisfatti del lavoro fatto, le misure approvate sono un primo decisivo passo per avere carceri meno piene - sottolinea Berretta - dai dati di cui dispone il ministero di Giustizia sugli ingressi dalla libertà negli istituti penitenziari risulta infatti che solo nel primo mese di applicazione del decreto circa 300 persone non sono entrate in carcere”. “Trovano così conferma le stime ministeriali che avevano previsto un impatto immediato e significativo del decreto sul sovraffollamento penitenziario” conclude il sottosegretario alla Giustizia. Giustizia: decreto-carceri ad esame della Camera, commenti dei rappresentanti politici Ristretti Orizzonti, 1 agosto 2013 Rossomando (Pd): finalmente corretta la ex-Cirielli “Con il lavoro e il voto in commissione è stata recuperata, come auspicato, l’impostazione originaria del decreto del governo sul provvedimento delle carceri, che è un intervento urgente e necessario e di natura strutturale”. Lo afferma la deputata del Pd Anna Rossomando, membro della commissione Giustizia della Camera. “In primo luogo - osserva - si interviene sulle esclusioni automatiche dalle misure alternative al carcere per i recidivi, sbagliate perché non tengono conto del percorso di recupero e della diversa gravità in concreto tra i reati. Le misure approvate in commissione, se confermate in aula, permetteranno invece di contenere sensibilmente la recidiva, come ci indicano le statistiche precedenti alla cosiddetta ex Cirielli. Riteniamo fondamentale - conclude Rossomando - aver corretto l’esclusione automatica della custodia cautelare in carcere per gli stalker, un risultato assolutamente pregiudiziale”. Marroni (Pd): Positivo lavoro della Commissione Giudico positivo il lavoro odierno svolto dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati sul decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di pena esecutiva. Sono stati infatti accolti gli emendamenti del Pd e reintrodotti nel testo i benefici della legge Gozzini per tutti i detenuti, nei limiti già previsti dalla normativa vigente. Un importante passo avanti che ha corretto il testo uscito dal Senato e che garantisce una risposta reale al tema del sovraffollamento degli istituti penitenziari, senza intaccare minimamente il tema della sicurezza della collettività. Scongiurando così la solita confusione tra la certezza e la durata della pena con il principio di recupero e riabilitazione dei detenuti. Così in una nota il deputato PD Umberto Marroni, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Verini: ok custodia in carcere per finanziamento illecito Nel decreto carceri “anche per il finanziamento illecito dei partiti abbiamo previsto la possibilità di disporre la custodia cautelare in carcere, ove il giudice lo ritenga necessario”. Lo rende noto Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia, il quale fa sapere di giudicare “molto positivamente il lavoro fatto in commissione poiché, da un lato è stata mantenuta la sostanza originaria del provvedimento varato dal governo che aveva l’obiettivo di contribuire ad alleggerire il sovraffollamento disumano carcerario, e dall’altro sono stati risolti due problemi importanti che in questi giorni avevano investito e preoccupato la politica e l’opinione pubblica in materia di stalking e finanziamento illecito ai partiti”. “Abbiamo, dunque, approvato che il reato di stalking possa prevedere, qualora il giudice lo ritenga necessario, anche la possibilità della custodia cautelare in carcere, innalzando la pena a 5 anni - aggiunge Verini - e anche per il finanziamento illecito dei partiti, la cui pena massima è fissata dal codice in 4 anni (e quindi escluso dalle modifiche del Senato dalla possibilità della custodia cautelare) abbiamo previsto la possibilità di disporre la custodia cautelare in carcere, ove il giudice lo ritenga necessario. L’iniziativa del Pd, dunque, di concerto anche con le altre forze politiche ha prodotto due miglioramenti del testo dei quali siamo soddisfatti”. Meloni (Fdi): grazie emendamento aumenta pena per stalking “La commissione Giustizia della Camera approva l’emendamento di Fratelli d’Italia sull’aumento della pena da 4 a 5 anni per lo stalking. Grazie a questo provvedimento viene corretta l’incredibile modifica del Senato al dl svuota carceri che prevedeva l’esclusione della custodia cautelare per questo reato”. Lo afferma la presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che aggiunge: “Avevamo detto che non saremmo rimasti a guardare e abbiamo mantenuto la parola presa con tutte le vittime che meritano giustizia e con tutti i cittadini onesti ai quali lo Stato deve garantire la sicurezza. Attendiamo ora l’approvazione definitiva di Montecitorio”. Donne Pd: bene voto custodia cautelare per stalking “Consideriamo la violenza contro le donne una ferita civile, che occorre combattere con forza e rigore. Con questa consapevolezza, la Commissione Giustizia presieduta dall’onorevole Ferranti, relatore alla Camera della Conversione del decreto carceri del Ministro Cancellieri, ha votato affinché al reato di stalking sia assicurata comunque la possibilità della custodia cautelare in carcere, innalzando il tetto massimo della pena da quattro a cinque anni”. Così, in una nota, le deputate donne del Pd della commissione Giustizia: Sofia Amoddio, Micaela Campana, Fabrizia Giuliani, Maria Greco, Maria Gullo, Michela Marzano, Alessia Morani, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Anna Rossomando, Assunta Tartaglione. “La misura - si legge nella nota - raccoglie le indicazioni venute dall’indagine conoscitiva sulla violenza contro le donne, avviata a inizio legislatura e che si concluderà a settembre, ed agisce in coerenza con le indicazioni contenute nella Convenzione d’Istanbul circa la centralità delle misure di protezione per le vittime. Gli episodi di cronaca che scandiscono la nostra quotidianità - concludono - segnalano quanto sia necessario agire tempestivamente per dare alle donne adeguata sicurezza, occorre arrivare in tempo per evitare di allungare l’elenco già drammaticamente lungo delle vittime”. Molteni (Lega): scandaloso ripristino benefici a recidivi “Solo la Lega Nord si è opposta alla vergognosa reintroduzione all’ interno dello svuota carceri dei benefici premiali, in un primo momento tolti dal dibattito in Senato, in favore dei recidivi pluriaggravati, ovvero a beneficio di tutti quei delinquenti che hanno dimostrato di essere dei criminali seriali. Siamo alla follia. Il pericoloso messaggio che trapela è che più reati si commettono, più benefici si ottengono. I premi concessi ai recidivi sono uno scaldalo inaudito, frutto dell’inciucio tra Pd, Pdl e governo, che rende ancora più indecente un decreto già vergognoso”. Lo ha affermato in una nota Nicola Molteni, il capogruppo in Commissione Giustizia per la Lega Nord a Montecitorio. “Acceso ai domiciliari, permessi premio, sospensione dell’ordine di esecuzione della pena e semilibertà - ha sottolineato l’esponente del Carroccio - sono solo alcuni esempi dei premi che verranno concessi ai recidivi. Siamo di fronte ad uno schiaffo senza precedenti alle vittime dei reati e alle persone oneste. Durissima è stata l’opposizione in Commissione Giustizia da parte della Lega Nord e altrettanto dura lo sarà in Aula”, ha concluso. Giustizia: nuovo suicidio all’Opg di Aversa; a Mantova morte annunciata e non evitata di Valter Vecellio Notizie Radicali, 1 agosto 2013 Un altro “invisibile” ha scelto di “evadere” definitivamente, si è “amnistiato” senza attendere che una classe politica imbelle e indifferente si rendesse finalmente conto dell’inferno in cui era condannato a vivere. Si tratta di un detenuto quarantenne, detenuto nell’Ospedale Psichiatrico di Aversa. Si chiamava G.M., lo hanno trovato morto nella sua cella, impiccato alle sbarre della finestra. L’OPG è una di quelle strutture che per legge non dovrebbe più esistere, ma c’è ancora - e forse alla proroga seguirà una proroga ulteriore - perché lo Stato, le regioni, le varie istituzioni non sono in grado di fornire l’assistenza necessaria a meno di 1.500 persone. E già solo questo dovrebbe essere motivo di vergogna, e ancor più vergognoso che non lo sia. Perché G.M. si trovava ad Aversa? Quale il suo reato? Quanti G.M. ci dovranno ancora essere, prima che si intervenga e si faccia qualcosa? E torniamo al caso di “Pietro l’eretico”, il detenuto in attesa di giudizio che si è ucciso giorni fa nel carcere di Cremona. “Quell’uomo in carcere non avrebbe dovuto metterci piede, è abbastanza evidente che avesse un disturbo psichiatrico, visti i suoi comportamenti”, dice il dottor Antonio Esti, dirigente psichiatra dell’Opg di Castiglione delle Stiviere e consulente della casa circondariale di Mantova. E aggiunge che il suicidio di Mario Vignoli, 66 anni - noto come Pietro l’Eretico per le sue proteste pubbliche contro la Chiesa vestito con un saio - è una sorta di “omicidio istituzionale”. “Le carceri”, denuncia di Esti, “stanno diventando un ricettacolo di malati, e la stragrande maggioranza degli istituti non è in grado di curare pazienti affetti da patologie psichiatriche”. Davide Pini, l’avvocato di Vignoli ricorda che “la consulenza era stata fatta e lo aveva dichiarato “capace di intendere e volere”. Nessuno però, nemmeno lo psicologo che aveva avuto un colloquio con lui un paio di giorni prima, aveva avuto la percezione che volesse suicidarsi. Quella di Vignoli è una storia di esasperata disperazione. Quando nel giugno dello scorso anno l’ufficiale giudiziario era andato a bussare alla sua porta con l’ordine di sfratto in mano, accompagnato da carabinieri e vigili del fuoco, Vignoli si era barricato dentro, aveva aperto le bombole del gas e acceso un fiammifero. Solo per un caso non c’erano stati morti e feriti, se non un carabiniere con un paio di costole rotte. Accusato di tentata strage, Vignoli è stato incarcerato prima a Mantova, poi a San Vittore a Milano; infine a Cremona. “Sono psichiatra alla casa circondariale di Mantova, ci vado un paio di volte la settimana - dice Esti - ma per alcuni detenuti sarebbe necessaria un’assistenza continuativa, sette giorni su sette. Cosa però impossibile in un carcere come quello di Mantova o di Cremona dove non esiste un’assistenza sanitaria specialistica. Il suicidio di questo detenuto non è avvenuto per caso, per me si tratta di una morte annunciata”. Annunciata… e che tuttavia non si è impedita. Abruzzo: difensore civico regionale e carceri… duro attacco dei radicali abruzzesi Ristretti Orizzonti, 1 agosto 2013 I Radicali abruzzesi sferrano un duro attacco al difensore civico regionale che proprio ieri ha presentato alla stampa la relazione annuale sull’attività del 2012. “Quando ho sentito il Garante affermare che il 2012 è stato l’anno dei diritti negati nel settore giustizia, ho pensato si riferisse al problema delle carceri abruzzesi; sono rimasto invece di stucco ascoltare dal Difensore Civico una dura critica al Governo per il provvedimento di ridimensionamento dei Tribunali abruzzesi, ridotti da 8 a 4, per effetto di quella che lui stesso ha definito una “presunta spending review che non corrisponde al vero”. Così Dario Boilini, componente della segreteria regionale di Radicali Abruzzo, che ha giudicato “gravissimo lo sconfinamento dei propri ambiti istituzionali effettuato da parte del Difensore Civico, il quale dovrebbe limitarsi ad attività di controllo, sollecitazione e segnalazione, secondo quanto previsto dalla legge anziché avventurarsi in personalissime ed opinabili critiche all’attività di governo che, per ciò solo, gli sono precluse”. L’esponente radicale ha proseguito spiegando che “piuttosto che invadere l’altrui campo di pertinenza istituzionale, il Garante Regionale farebbe bene a rispettare egli stesso per primo la legge, a cominciare da quella che gli impone di presentare la relazione annuale entro il 31 marzo e non entro il 31 luglio:”. “Relazione - ha aggiunto Boilini - che a tutt’oggi non è nemmeno disponibile sul sito regionale”. L’ultima stoccata è arrivata in conclusione, quando Boilini ha ricordato che l’attuale Difensore Civico Regionale abruzzese è l’Avvocato Nicola Sisti, iscritto presso l’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Lanciano. Proprio uno di quelli che sarebbero oggetto di cancellazione per effetto della spending review governativa. Trapani: detenuti senz’acqua da sette giorni, protesta nel carcere di San Giuliano di Claudio Porcasi www.blogsicilia.it, 1 agosto 2013 Il carcere San Giuliano di Trapani è senz’acqua da circa una settimana e i detenuti protestano battendo le stoviglie sulle sbarre delle celle. Un grave problema, che si verifica nel periodo più caldo dell’anno, causato da un guasto alla conduttura del dissalatore di Trapani che rifornisce la città capoluogo e alcuni comuni della provincia. Potrebbero servire ancora diversi giorni, almeno cinque, per completare la riparazione del condotto idrico e ripristinare la normale erogazione. “Purtroppo non è la prima volta che si verifica questo problema - spiega Salvo Fleres, garante dei detenuti siciliani - e il carcere di Trapani non è l’unico in cui le riserve d’acqua sono limitate. Lo stesso disservizio avviene al penitenziario Brucoli di Augusta, in cui l’erogazione idrica diminuisce considerevolmente nel periodo estivo quando entra in funzione il villaggio vacanze Valtur. Anche i carceri di Piazza Lanza a Catania e Gela, per carenze strutturali, non dispongono di riserve idriche adeguate”. La carenza d’acqua nelle carceri nasconde problemi non di poco conto. “In una cella ci sono spesso sei o sette detenuti - spiega Fleres - e il water o la turca si trova nello stessa stanza, separata da un muretto. Far scorrere l’acqua è l’unico modo per tutelare la propria privacy quando si è in bagno, senza considerare i problemi di carattere sanitario che si possono verificare per l’impossibilità di tirare lo sciacquone”. La direzione del carcere di Trapani ha già richiesto l’invio di autobotti ma - secondo Fleres - “non sono mai sufficienti per far fronte alle esigenze dei detenuti”. Firenze: Consiglio provinciale a Sollicciano; bilancio positivo dell’incontro, il Pdl ribatte www.gonews.it, 1 agosto 2013 Il gruppo di opposizione: “Si è risolto in un grande spot elettorale per Pannella, che ha messo in ombra coloro che invece avevano diritto alle loro legittime rivendicazioni”. Consiglio provinciale straordinario nel carcere di Sollicciano. La Quarta Commissione Consiliare della Provincia di Firenze ringrazia il Provveditore e la Direzione del carcere di Sollicciano per aver consentito lo svolgimento della sessione straordinaria del consiglio provinciale all’interno del NCP Sollicciano. Un ringraziamento, per la sua presenza, all’onorevole Pannella, alle associazioni di volontariato che hanno voluto essere presenti e, in particolare, alle guardie penitenziarie per il lavoro ulteriore che hanno dovuto sostenere. La Commissione ringrazia i detenuti per la loro presenza ed esprime soddisfazione per il merito del dibattito al cui interno sono state espresse da rappresentanze dei detenuti stessi analisi e posizioni che hanno dato un contributo importante alla qualità del dibattito stesso. La Commissione è impegnata, anche a seguito di quanto dichiarato dal Presidente della Provincia Andrea Barducci nelle sue conclusioni, a proseguire nel lavoro intrapreso con particolare attenzione agli impegni assunti nell’ordine del giorno approvato con un solo voto contrario e che riguardano: - superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari; - realizzazione della struttura per le madri detenute con figli piccoli; - remunerazione del lavoro intramurario ed extra murario. La commissione ribadisce con forza che il Consiglio Provinciale non è stato né una “passerella” né un’occasione strumentale. Questa occasione è stata il prodotto di un lavoro serio, ponderato ed approfondito di confronto con tutti i soggetti coinvolti sulle problematiche del “quotidiano carcerario” sotto tutti i punti di vista e rigetta le accuse, queste sì strumentali, del gruppo Pdl che ha scelto di non partecipare provocando, in questo sì, una strumentale attenzione sul nulla. I membri della Quarta Commissione consiliare della Provincia di Firenze dei gruppi: Partito Democratico, Progetto Toscana - Idv, Partito della Rifondazione Comunista, Udc, Sinistra Ecologia e Libertà, Radicali - Gruppo Misto La posizione del Gruppo Consiliare del Pdl Il gruppo consiliare del Pdl in Provincia non ha partecipato al Consiglio Provinciale fissato presso il carcere di Sollicciano per le motivazioni già espresse dettagliatamente nel proprio comunicato stampa di ieri, fermo restante la piena garanzia dei diritti individuali dei detenuti. Oltre alla voluta e grave omissione verso le associazioni delle vittime territorialmente rappresentative, il Pdl segnala anche l’assenza al consiglio di ieri delle sigle sindacali rappresentative del personale della polizia penitenziaria, costretto a lavorare nella struttura carceraria di Sollicciano in condizioni di degrado e di abbandono. Perché la Provincia ha dimenticato di invitare i rappresentanti di coloro che quotidianamente, con volontà e fatica, lavorano per garantire il buon funzionamento dei servizi , con mezzi e strumenti ridotti? Già in commissione i consiglieri del Pdl, nell’ambito del lungo percorso di preparazione al Consiglio in carcere, avevano proposto fermamente l’incontro con le rappresentanze sindacali degli agenti di polizia penitenziaria, ma purtroppo la richiesta è caduta nel vuoto. Anche le problematiche espresse dagli operatori sanitari sono non solo da tenere in considerazione, ma è necessario un percorso anche di scelte politiche che la Regione Toscana, per quanto si legge nel documento, non è riuscita a fornire. Il Pdl sollecita quindi la Regione Toscana, competente in materia sanitaria, a dare una risposta a questi operatori sanitari che chiedono soltanto la possibilità di una formazione più appropriata al fine di poter svolgere un lavoro così delicato e impegnativo, cosa che già succede in altre regioni. Stessa carenza si riscontra anche nella mancata realizzazione delle camere di sicurezza presso il centro ospedaliero di Careggi, richiesta che i sindacati portano avanti da anni, ma su cui sono ancora in attesa di una risposta dalla Regione. In conclusione, anche dalla lettura della rassegna stampa di oggi, il Consiglio Provinciale di Sollicciano si è risolto in un grande spot elettorale per Pannella, che ha messo in ombra coloro che invece avevano diritto alle loro legittime rivendicazioni. Firenze: progetto digitalizzazione con i detenuti, per salvare un pezzo di storia italiana La Repubblica, 1 agosto 2013 “Alcuni atti dei processi e delle indagini sulle stragi di mafia si stanno pericolosamente deteriorando. Occorre digitalizzare al più presto tutto il materiale”. È l’allarme lanciato dal procuratore Giuseppe Quattrocchi, che già nei giorni scorsi aveva ribadito la richiesta durante la visita al carcere di Sollicciano del ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. “Le pagine che riguardano le stragi, tra cui quella di Firenze, sono 1 milione e 300 mila - spiega Quattrocchi - è un pezzo di storia italiana oltre che un materiale fondamentale per chi ancora lavora su quei fatti. Si tratta di 20 anni di indagini, che hanno visto in prima linea magistrati come Gabriele Chelazzi, Pier Luigi Vigna, Alessandro Crini, Giuseppe Nicolosi e Pietro Grasso. Oltre al sottoscritto”. Il progetto della procura, messo nero su bianco in collaborazione con il capo delle carceri toscane Carmelo Cantone, prevede l’impiego di decine di detenuti (in galera per reati non legati alla criminalità organizzata) di Sollicciano e di altre carceri della Toscana. Il tutto con la supervisione di una squadra di polizia giudiziaria con specifiche conoscenze della materia. “L’idea è quella di farli lavorare ogni mattina qui al Palazzo di Giustizia, per scannerizzare i documenti. Il costo complessivo tra manodopera e strumenti dovrebbe aggirarsi sui 360 mila euro, una cifra che potrebbe essere presa direttamente dalla Cassa delle Ammende, senza quindi oneri per le finanze pubbliche”. Tra gli atti da “salvare” spiccano quelli relativi ai pentiti di mafia, da Giovanni Brusca a Gaspare Spatuzza: non solo le testimonianze, ma anche le contro indagini svolte dai magistrati per verificarne l’ attendibilità. Secondo quanto emerso, al momento il materiale è custodito in un luogo di massima sicurezza. “Ma ancora oggi i magistrati hanno bisogno di quelle carte - dice il procuratore - spesso occorre rivedere le dichiarazioni alla luce di fatti successivi. Indicizzare e digitalizzare tutti i faldoni è un servizio per il presente e per il futuro, ormai molte pagine hanno perso l’inchiostro e si rischia di rovinare una mole di documenti impressionante”. Il duro lavoro di inchiesta sulla stagione delle stragi rischia dunque di incontrare un nuovo ostacolo. “Sono atti che riguardano vicende con le quali ancora ci misuriamo. Bisogna indagare a fondo sulle responsabilità materiali e morali, oltre che sulle possibili complicità esterne”. Volterra (Pi): teatro in carcere; Armando Punzo ed i suoi 25 anni di autoreclusione Vita, 1 agosto 2013 Nell’agosto 1988 Armando Punzo entrava per la prima volta nel carcere di Volterra. In questi anni ha rivoluzionato il concetto di teatro in carcere e non solo. E dopo 25 anni ci ha regalato un libro, il primo a firma sua. Era l’agosto 1988 e Armando Punzo varcava per la prima volta le sbarre del carcere di Volterra. Oggi, dentro quello stesso carcere, progetta di realizzare il primo Teatro Stabile in Carcere del mondo. In mezzo, da venticinque anni, ci sono trenta spettacoli teatrali realizzati dai detenuti del carcere Toscano, ormai migliaia di spettatori che hanno consegnato le loro carte d’identità e hanno sentito chiudersi alle loro spalle le pesanti inferriate del carcere per assistere (che poi non è mai solo qualcosa di passivo) a questi straordinari lavori della Compagnia della Fortezza, e quattro Premi Ubu. Il libro si intitola È ai vinti che va il suo amore e racconta questi 25 anni “di auto reclusione”, con oltre 150 fotografie, testi inediti, appunti, poesie. Venticinque anni - scrive lo stesso Punzo sul blog della Compagnia - “passati a dis-fare e ri-fare l’Uomo, il Teatro di rappresentazione, il concetto di Realtà, l’architettura mentale e fisica della Prigione, l’Essere Prigioniero, l’Io prigione di noi stessi, l’Arte come superamento dell’Arte, il concetto di Bellezza rassicurante, il Maledettismo nichilista, il Pessimismo, la morte di Dio, l’Inferno prima di Dante, l’anelito al Paradiso in noi…”. Santo Genet Commediante e Martire Lo spettacolo proposto quest’anno è ispirato a Jean Genet. Lo spettacolo è presentato così: “Come santi meravigliosi, nell’atto dell’estasi, dell’oblio. Perché quel corpo deve essere mitizzato, non è il corpo del reato del reale, ma è il corpo di chi si allontana dal reale, dalla storia e dalla sua storia. Tutte qualità e potenzialità nello stesso soggetto. Genet non uccide, si uccide, si sacrifica. Sacrifica il suo essere. I suoi eroi vengono svuotati della loro realtà. Ogni omicidio diventa un suicidio, un morire a se stessi su un piano estetico. Il teatro è la macchina del delitto. La realtà diventa immagine reale che si fa riflesso che tradisce la realtà con tutta la sua arroganza”. “La bruttezza è bellezza in riposo. La bellezza è la proiezione della bruttezza”. Rivoluzionare il teatro “Il nostro obiettivo non è rendere più umane le carceri, quanto quello di mettere alla prova il teatro in queste condizioni”, dicono senza mezzi termini. A Volterra il “teatro” dove gli attori provano e vanno in scena è una cella di tre metri per nove: una sfida per reinventare il teatro stesso e restituirgli la sua necessità. L’impossibilità diventa una scelta, oltre che una condizione. “L’impossibile come attitudine della mente e del corpo attraverso cui spingersi alla ricerca di una propria espressione”: da qui parte ogni anno ogni lavoro. Da qui nasce il progetto de I teatri dell’Impossibile, di cui la Compagnia della Fortezza è la prima incarnazione. Oltre la scena “Se la Compagnia della Fortezza è potuta divenire quello che è, ovvero una compagnia teatrale longeva e di successo, ciò lo si deve al fatto che nulla è lasciato al caso”, recita il sito della Compagnia. Dietro la Compagnia infatti ci sono certo le idee e le visioni del suo fondatore, ma anche una struttura che cura, gestisce, organizza e supporta ogni attività: l’Associazione Carte Blanche, attiva nel campo della ricerca e della sperimentazione teatrale e il Centro Nazionale Teatro e Carcere, che ha dotato la Compagnia della Fortezza di nuovi strumenti con cui tutelare e valorizzare il lavoro svolto tanto all’interno della Casa di Reclusione di Volterra quanto all’esterno. Un vero lavoro Dal 1993 la Compagnia ha iniziato ad essere invitata e ospitata nei principali teatri, festival e rassegne italiani. A quel punto l’attività teatrale svolta dai detenuti cessa di essere un’attività ricreativa ma viene riconosciuta come attività lavorativa a tutti gli effetti: gli attori quindi possono uscire dal carcere e andare in tournée, come previsto dell’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario. Prima di allora, i detenuti spesso erano costretti ad utilizzare i loro permessi - premio per andare in tournée, a scapito degli incontri con i loro famigliari. Stati Uniti: prigioniero Gb di Guantánamo denuncia abusi sessuali da parte di guardie Ansa, 1 agosto 2013 L’ultimo prigioniero britannico detenuto nel carcere di Guantanamo ha denunciato di subire periodicamente abusi anche di tipo sessuale da parte delle guardie americane. Si tratta di Shaker Aamer, è stato catturato nel 2001 in Afghanistan ed è ancora in attesa di conoscere i suoi capi d’imputazione. Aemer, 46 anni, ha riferito le condizioni della sua prigionia al suo avvocato in una telefonata la cui trascrizione viene pubblicata dal quotidiano Independent. “Mi rivoltano per la perquisizione - ha spiegato Shaker. Nella maggior parte dei casi è una aggressione, a volte diventa aggressione sessuale. Lo chiamiamo il massaggio di Gitmo (soprannome del carcere di Guantánamo, ndr)”. Aamer, che aveva detto al momento dell’arresto di essere in Afghanistan per attività di volontariato e non per combattere coi talebani, sta conducendo, come gli altri detenuti, uno sciopero della fame contro le condizioni di detenzione nella struttura Usa a Cuba. Norvegia: via libera del carcere, Breivik studierà scienze politiche per corrispondenza La Stampa, 1 agosto 2013 Il giovane responsabile della strage di Utoya si iscriverà all’Università. Ma tra gli insegnanti è polemica. Il carcere norvegese di Ila, dove è detenuto Anders Behring Breivik, ha accettato il desiderio manifestato dal terrorista di estrema destra di studiare per corrispondenza, a condizione che l’Università di Oslo accetti il suo caso. “È possibile attivare questa funzione a condizione che il suo caso venga accettato dalle università”, ha spiegato il direttore del carcere di Ila, Knut Bjarkeid, interrogato in merito alla notizia che il terrorista norvegese ha espresso la volontà di iscriversi ad un corso di scienze politiche. Breivik che sta scontando una pena di 21 anni per aver ucciso 77 persone ed è detenuto in condizioni di elevata sicurezza, equivalenti de facto ad un regime di isolamento. Il fatto che Breivik intenda iscriversi presso l’Università di Oslo per studiare scienze politiche ha fatto scalpore in questi giorni, soprattutto tra gli insegnanti. “Sarebbe un apprendimento a distanza, dalla sua cella, e anche gli esami sarebbero sostenuti in prigione”, ha detto Bjarkeid, secondo cui Breivik non avrà a disposizione una connessione ad internet e il suo rapporto con i suoi insegnanti sarebbe solo epistolare. Svizzera: detenuto si spara poco dopo la sua evasione www.tio.ch, 1 agosto 2013 Un detenuto è riuscito a evadere oggi verso le 11.30 dal penitenziario Waaghof a Basilea. Poco dopo, si è ucciso con una pistola della polizia, ha annunciato il Ministero pubblico basilese. Il giovane tedesco di 22 anni era stato trasferito stamattina al reparto emergenze del penitenziario a causa di una ferita. Dopo aver ricevuto delle cure, è riuscito a darsi alla fuga mentre doveva salire sull’auto della polizia. Uno dei due agenti incaricati della sorveglianza l’ha seguito ed è riuscito ad acciuffarlo, ma il detenuto gli ha sottratto l’arma e si è sparato. “L’agente non è rimasto ferito ma è sotto shock. È stato interrogato”, ha indicato la polizia all’ats. Un’inchiesta è in corso e un appello è stato lanciato a eventuali testimoni.